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ALLO ILLVSTRISS-
ET ECCELLENTISS. Si-
gnore IL SIGNOR COSIMO
de Medici Duca di Fiorenza.
Signore mio offer-
uandifsinio*
0 1 che la Eccellenti** uoftra;
feguedo in ciò torme de gli 11
luflrifimi fuoi progenitori; et
data naturale magnanimità
fua incitata etffinta no ceffi
difauorire& asfaltare ogni
forte di uirtù> douunqueella
fitruoui;& ha fecalmente
protezione de [arti del di/ègno, inclinazione agli artefici
d'effe; cognizione*? diletto delle belle 3& rare opere lo-
ro 3fenfo che non le farà fenon grata c^uejìa fatica frefa,
da me difiriuerle uites i ìauorije maniere, Cr le condizio
ni di tutti quell'oche effendo già ff ente J t hanno primiera-
mente rifufcitate , dipoi di tempo in tempo accrefciute, or
nate, & condotte finalmente a quel grado di bellezza 3 <&
di maeftà doue ellafitruouano a giorni d'oggi. Et perciò*
che quejlitah fono flati quafituttiTofcani^lapiupar
tefuoi Fiorentini, 8 molti de fi dagli IlluHrifìmi antichi
Juoi con ogni for te dipremij <? di onori incitati '& aiutati
a mettere in opera; [ì può dire che nel fuo flato anzi nella
fuafelicifima cafafano rinate i &fer benefizio de fuoi
wedefimì abbia limoneto quefie beiti firn* artunwptotte
C^ che per effa nobilitato e rimbellito fifa. 'Onde per folli
go che queftofecoloyuefle arti, & queftaforte d'artefici,
debbono comunemente a gli fimi, & a lei come erede della
Utrtù loro& del lor patrocinio uerfo quefie prof efioni,<&
per quello che le debbo io p ar tic ul armeni e per auere impa
rato da loro, per eJ]erleJuddito,per e ferie denoto, perche
mi fono allenato [otto Ippolito Cardinale àe Medici et fot
to ^lefandrofuo anteceffore,et perche fino infinitamete
tenuto alle felici offa del Mag.Ottauiano dfMediciJal
quale iofuifoftentato3amato3et difefo mentre che e uifes
per tutte quelle cofe dico: & perche da la grandezza del
ualore & della fortuna fu a uerrà molto difauore a que-
/opera; & da l'intelligenza ci/ ella tiene àelfuof oggetto
meglio che da nefiuno altro farà confiderai a [utilità di
efifa et la fatica &la diligenza fatta da me per condurla,
mi eparfo che a fEccellenzia. V. fi/amente fi conuen-
ga di dedicarla: & fitto tonoratifimo mmefùo ho uoluto
che ellaperuenga a le mani degli huomni.Vegnifi adun-
que tEccellenzia.V. d accettarla, difauorirU, <&feda
/altezza defuoi penfieri le farà concefo 3t aiuoli a di legger
la, riguardando a la qualità delle cofe che ui fi trattano ,
e£* ala pura mia intenzione daquale è fiata non diprocac
darmi lode come feriti ore, ma come artefice ài lodar l'in-
iuftria & auuiuar la memoria di quegli, che auedo dato
uita &- ornamento a quetfc profefiiow 3 non meritano che
inomi & l opere loro fìano in tutto coficome erano impre
da della morte & della obliuione . Olirà che in un tempo
medefimo^conf e/empio di tanti ' ualenti huominhet citati
te notìzie ditate co/e che da me fino fiate raccolte in que
fio libro,hopefitto di giovar non poco a* profefiori di quefii
efircizi) et di Siettare tutti gli altri che ne hanoguflo (p
vaghezza* llcbe mi fino ingegnato di far e con quella acct*
ratez^a &* con quella fede, chef! ricerca alla uerita della
ftoria,\& delle cofi chefifcriuono.Mafe la frittura per
e fere incoltay& cofi naturale corri iofauellotnon è degna
de lo orecchio di. ZJ. Eccellenza, ne de9 meriti di tanti chia
ripmì ingegnifiufimi quato a loro,che la penna dun di fé
gnatore come furono efi ancora no ha più forza di linear
H & d ombreggiarli. Et quato a leimibafli che ella fi de-
gni di gradire la mia f empite e fatica 3 cenfiderado che U
ne ce ef ita di procacciarmi i bifignidela uita3no mi ha con
ceffo che io mi efirciti con altro mai che col pennello. NI?
anche con queflo fin giunto a quel termine 3aH quale io mi
imagino di potere aggiugnere ora che la fortuna mi pro-
mette pur tato difauorey che conpiu comodità & conpitt
lode mia & più fatif azione altrui potrò forfi cofcolpen
nello 3 come anco con la penna piegare al Mondo i con*
tetti miei qualunque fi (ì ano. Tercioche oltra lo aiuto &
la protezione che io debbo fierar da t Eccellenzia.TJ .co-
me da mio Signore, & come da fautore defoueriuirtuo
fi,e piaciuto alla diuina bontà d'eleggere per /ito uicario in
terrail SANTISSIMO ET BEATISSIMO
IVLIO III. PONTEFICE MASSIMO,^*
tore&* ricono fuor e £ ogni forte uirtu & di quefìe Eccel
lenti fime ù* dfficilifiimc artifietialmente . Da la cui
fimma liberalità attendo ri fioro di molti anni confumati ^
tt dimolte fatiche f^arte f no a orafinza alcun frutto %
^i Hi
Et non pur tocche mi fon dedicato per firuo perpetuo a la
Santita.S.ma t ut tigfingegniofi artefici di quella età, ne
debbono affettare onore et premio tale^et occafione defer
citar fi talmente, che io già mirallegro di u edere quefle or
ti3arriuate nel fio tempo al fufremo grado della lor per-
fezione : et 'Roma ornata aitanti & fi nobili artefici,che
annoueradoli con quelli di Fiorezj che tutto giorno fa met
tere in opera t Eccellenza V . fiero che chiuerra doppo
voi ara da fr mere la quarta età del mio uolume ; dotato
d'altri maeflrì , d altri magifteri/ che non fino i de frit-
ti da me ; 'Nella compagnia de quali io mi uopreparando
con ogni flu dio > di non efier degli ultimi. In tanto mi con-
tento che ella abbia buona fferanza di me, et migliore opi-
nione di quella chefenza alcuna mia colpa n'ha forfè con
ceputa . "Defiderando che ella non mi tafci opprimere nel
fuo cocetto dell altrui maligne relazioni 3fino a tanto che
la una & l opere mie , moHr eranno il contrario di quello
che e dicono. Ora con quello animo che io tengo d onorar
la& di fruirla fempr e de die adole quella mia rozafati
ca3come ogni altra mia cofa3 et me mede fimo ttib dedicato
lafùpplico che non fi f degni di auerne la protezione 3 o di
mirar almeno a la deuozione di chi gliela p orge :et allafua
buonagrazia raccomandandomi umili f imamente le ba-
cio le mani.
D V- Eccellenzia vmilifsimo feruitore .
Giorgio Vafert Pittore aretino.
PROEMIO.
Ole vano gli fpiriti egregii in
tutte le azzioni loro per vno ac-
ccfb defiderio di Gloria non per-
donare ad alcuna fatica 3 quantun-
che grauifsima , per condurre le
opere loro a quella perfezzione,
chelerendefle ftupende3& marauigliofc a tutto il
Mondo : Ne la bafla Fortuna di molti poteua ritar-
dare i loro sforzi , delperucnirea Sommi gradi , fi
per viuere onorati & fi per lafciare ne tempi aueni-
re eterna Fama d'ogni rara loro eccellenza. Et ancora
che di cofi laudabile ftudio & defiderio fuffero in vi-
ta altamente premiati dalla liberalità de Principi , &
dalla virtuofa ambizione delle Rcpubliche, & dopo
morte ancora perpetuati nel confpetto del mondo co
le tefumonanze delle ihtue,delle fepulture, delle me
daglic,& altre memorie fimili i La voracità del tempo
nondimeno fi vede manifeftamente che nonfòlo ha-
feem ate le opere proprie & le altrui onorate teftimo-
nanze di vna gran parte,ma cancellato & fpento i No
mi di tutti quelli che ci fono (lati ferbati da qualun-
que altra cofa che dalle fòle viuacifsime& pietofifsi-
me penne dclli fcrittori. L'a qual cofa più volte me-
co {tefìb confiderando , & conofeendo non folo con
l'efcmpio degli antichi ma de moderni ancora, che i
Nomi di moltifsimi Vecchi & Moderni Architetti
Scultori & Pittori infìeme con infinite bellifsime ope
r^loro, in diuerfe parti di Italia f\ vanno dimentican-
do & confumando a poco a poco , & di vna maniera
per il vero che ci no fene può giudicare altro che vna
certa morte molto vicina j Per difenderli il più che io
8 PROEMIO.
poflo da quefta feconda morte, & matenergli più luti
gamentc che fia pofsibile nelle memoriede viui, ha-
uendo fpefo moltifsimo tempo in cercar quelle , vfà-
to diligenzia grandifsima in ritrouare la Patria l'origi
ne,& le azzioni degli Artefici, & con fatica grande ri
trattole dalle relazioni di molti huomini vecchi,& da
diuci fi ricordi & fcritti ,la feiati dagli heredi di quel-
li in preda della poluere & cibo de tarli. Et riceuuto-
ne finalmente & vtile & piacere ho giudicato eonue-
niente anzi debito mio farne quella memoria che per
il mio debole ingegno, &per il poco giudizio fi po-
trà fare. Ad honore diiquc di coloro che già fono mor
ti 6V beneficio di tutti gli ftudiofi principalmente di
quelle tre arti eccellentifsime Architcttura,Scultura,
& Pittura/cri uerro le Vite delli Artefici di ciafeuna,
fècodo i tépi che ci fono flati di mano m mano da Ci-
mabue infino ad hoggi,Non toceado altro degli anti-
chi fé no quanto ùcefsi al propofito nofìro per non fé
ne poter dire più che fé ne habbino detto quei tanti
fc ritto ri che fono peruenuti alla età noftra. Tratterò
bene di molte cofe ebe Ci appartegono al Magiftero di
qual fi è luna delle arti dettc,Ma prima che io venga a
fegreti di quel!e,o alla Iftoria delli Artefici,mi par giù
fio toccare in parte vna difputa, nata& nutrita tra
molti lenza propofito del principato & nobilita non
della Architettura che quefta hano lafciatada parte,
ma della Scultura & della Pittura, effendo per luna &
l'altra parte,addotte,fe non tutte, almeno molte ragio
ni degne di effere vdite & pergli artefici loro cofidera
te.Dico diique che gli /cultori come dotati forfè dalla
natura & dallo efercizio dell'arte di migliore comple-
fsione^dipiufangue&di più forze, & per qucfto più
arditi & animofi de notòri Pittori, cercado di attribui
re il più honorato grado alla arte loro 3 arguifcono &
prouano
DELLA OPERA 9
premanola nobilita della Scultura primieramente da la
Antichità {uà per auer il grande Iddio fittolo huomo
che fu la prima Scoltura dicono che la Scultura. abbrac
eia molte più arti come congeneri & ne ha molte piu
fbttopofte che la Pittura, come il baffo rilieuo,il far di
terra,di cera,o,di Stuccho,di legno,d'auorio,il gettare
de metalli,ogni cefèlamento,il lauorare di incauo,o,di
nlieuo,nelle pietre fini,& negli Acciai,& altre molte,
lequali & di numero & di maeflria auanzano quelle
della Pittura:& allegando ancora che quelle cofè che
fi difendono piu & meglio dal tempo & piu fi cófèrua
no all'ufo degli huommija beneficio & feruizio de'qua
li elle fon fatte, fono fenza dubbio piu vtili,& piu de-
gne deffer tenute care & onorate che non fono l'ai—
trerAffermano la Scultura effere tanto piu nobile della
Pittura quanto ella , è , piu atta a conferuare & fé & il
nome di chi,e,celebrato da lei,ne' marmi & ne* bronzi
Contro a tutte le ingiurie del tempo & della Aria; che
non,e,efìaPittura,la quale di fua natura pure non che
per gli accidenti di fuora , perifee nelle piu ripofte &
piu fìcure fìanze che abbino faputo dar loro gli Ar-
chitettori.Vogliano eziandio che il minor numero lo-
ro,non folo degli Artefici eccellenti ma degli ordinari*
rifpetto allo infinito numero delittori arguitala loro
maggiore nobilità,dicendo che la Scultura vuole vna
certa migliore difpofizione & di animo & di corpo , il
che rado fi truoua congiunto infieme ; doue la Pittura
fi contenta d'ogni debole complefsione pur che abbia
la man ficura fé non gagliarda. Et che quefto inten-
dimento loro fi pruoua fimilmente da' maggior pregi
citati particularmente da Plinio,da gli Amori caufàti
dalla marauigliofa bellezza di alcune ftatue,& dal giu-
dizio di colui che fece la ftatua della Scultura di Oro
& quella della Pittura dargento &pofe quella alla de-
li
I
IO
PROEMIO
ftra & quefta alla finiflra. Ne lafciano ancora di alle
gareledifììcultà prima dell'auer la materia fubbietta
come i Marmi & i Metalli -, & la valuta loro rifpetto
alla facilità dell'auere letauole3le tele5&icolon5a pie
colifsimi pregi & in ogni luogo. Di poi le efrreme 6c
graui fatiche del maneggiare i Marmi5&i Bronzi per
la grauezza lort>,& del lauorargli per quella de gli Arti
mentori fpetto alla leggerezza de Pennegli , degli ftili,
& delle Pcnne,difegmatoi & carboni,oltra che di loro
fi affatica lo animo con tutte le parti del coi pò. Et è,co
fa grauifsima, rifpetto alla quieta & leggiere opera del
lo animo & della mano fola del dipintore. . Fanno ap
predo grandiisimo fondamento fopra lo effere le cole
tanto più nobili & più perfette,quanto elle Ci accollano
più ai vero ; & dicono che la Scultura imita la forma
vera , & moitra le fue colè girandole intorno a tute le
vedute3Doue la Pittura per edere (pianata con {empii
disimi lineamenti dipennello,&nonauere che un'lu
me lblo5non móftra cne vna apparenza fbla.Ne hanno
rifpetto a dire molti di loro3che la Scultura è tanto fu-
periore alla Pittura ;quanto il vero alla bugia. Ma perla
vltima & più forte ragione adducono5che allo Sculto-
re è neCeffario no folaméte la perfezzione del giudizio
ordinaria come al Pittore,ma affoluta & fubita, di ma-
niera che ella conofea fin detro a'Marmi l'intero appuri
todi quella figura che efsi intendono di cauarne; Et
polla fenza altro modello,prima fare molte parti perfet
te, che eie accompagni & vnifea infìemejcomeha fat-
to diuinamente già Michelagnolo. Auuengha che mah
candodi quefta felicità di Giudizio fanno ageuolmen
te& fpeffo,di quelli incouenienti che no hanno rime
dio;& che fatti fon fèmpre teftimonii degli errori del-
lo fcarpello o del poco giudizio dello fcultore.Laqual
colà non auuiene a Pittori percioche ad ogni erro-
DE1LA OPERA
II
re di pennello o mancamento di giudizio che venik
fé ior fatto , hanno tempo conofcendoli da per loro,
o allertiti da altri , poffono ricoprirli & medicar-
li con il medefìmo pennello che lo aueua fatto , il
quale nelle man loro ha cjuefto vantaggio da gli Scar-
pelli dello fcultore,che egli non folofana come faceua
il ferro della lancia di AchiIIe,"ma lafcia fenza margine
le fue ferite. AHequali cofe rifpondendo i Pittori
non fenza fdegno , dicono primieramente che volen-
do gli Scultori confiderai la cofa in fagreftia, la prima
nobilita è la loro:& che gli Scultori fi ingannano di
gran lunga a chiamare opera loro la Statua del primo
padre;effendo fiata fatta di terra,Parte della quale ope-
razione mediante il fuo leuare & porre,nò è manco de*
pittori che di altri:& fu chiamata Plafìice da' Greci &
Fiaoriada'Latinij&da Prafsitele fu giudicata madre
della Scultura y del Getto,& del Cefello ; cofa che fa la
(cultura veramente nipote alla Pittura; conciofia che
la Plaftice& la Pittura nafchino infìeme & fubito dal
difegno.Et efaminata fuori di fagreftia dicono che tan
te fono & fi varie le opinioni de tempi, che male fìpuò
credere più alluna che all'altra:& che considerato final
mente quefta nobilita doue e uogliono,nelluno de
luoghi perdono,& nell'altro non vincono,ficome nei
Proemio delle vite più chiaramente potrà vederfi. Ap-
preflbper rifcontro delle arti congeneri & fottopor
fìe alla fcultura dicono , auerne molte più di loro , co^
me che la pittura abbracila inuenzione della iftona,
la difficilifsima arte degli fcorti,tuttii corpi della Ar-
chitettura ,per poter fare i cafamenti,& la profpettiua,
il colonie a temperatane del lauorare in frefco,dirfe-,
rente & vario da tutti gli altri,fimilmente il lauorare a
olio,inlegno,tn pietra,in tele, & il Miniare arte diffe-
eate da wtteje fincftrc di vetroni Mufaico de vetrini
12, PROEMIO
commetter le tarde di colori > faccendone iftorie eoa
ilegni tmti,che è. Pittura, lo fgraffire le cafe con il fer-
rosi Niello & le (lampe di tame,membri della pittura,
gli smalti de gli orefici , il commetter l'oro alla dama
fchina,ildipigner'le figure inuetriate,& fare ne vafi di
terra iftorie & altre figure chetegono alla acqua, il
teffere i broccati con le figure Si. fiori , & la bellifsima
inuenzione degli Arazzi telluriche fa commodita&
grandezza, potendo portar la pittura in ogni luogo Se
Tàluatico Se dome(tico:(ènza che inogni genere che bi
fogna eiìcrcitarfi,il Difegno che, è, difegno noftro lo
adopra ognuno. Si che molti più membri ha la pittura
& più vtili che non ha la (cultura - Non niegano la et-
ternità poi che cofi la chiamano delle fculture.Ben' di-
cono quefto no efler priuilegio che faccia l'arte più no
bile che ella fi (ìa di fui ti aturai, per edere (èmplicemen-
te della materia. Et che fé la lunghezza della vita defic
alle anime nobilitaci Pino tra le piante,& il Ceruio tra
gli animali, arebbon la anima oltramodo più nobile
che non ha l'huomo.Non ottante che ei potefsino ad-
durre vna fimile etternità & nobiltà di materia ne Mu
faici loro, per vederfene delli antichifsimi quato le più
antiche (culture che fiano in Roma,& eflendofi vfato
di farli di gioie,& pietre fini. Et quato al Piccolo,o,mi
noi* numero loro,aftermano che ciò no,è,per che la ar-
te ricerchi miglior di(pofizione di corpo;& il giudizio
maggiore : ma che ei depende in tutto da la pouertà.
delle full anzie loro,& dal poco fauore,o, auaritia che
voghamo chiamarlo de gli riuomini ricchi,! quali non
fanno loro commodità de' marmi o , danno occafione
di lauorare come fi può credere Se vedefi che fi fece ne
tempi antichi,quando la (cultura venneal fommogra
do. Et,è,manifeilo che chi non può confumare o > pit-
tar vza non piccola quantità di marmi & pietre fOrp,Ie
DELLA OPERA
5'
quali coftano pure aiiai-.no può fare quella pratica nel-
la arte,che fi conuiene;chi non vi fa la pratica non la in
para;& chi non la impara non può fare bene»Per laqual
cofa douerrebono efcufàre più tofto con quelle cagio
ni la imperfe zzione & il poco numero degli eccellen-
tijche cercare di trarre da effe {òtto vno altro colore la
nobild.Quanto a maggior pregi delle fculture,rifpon
dono che quando i loro fufsino bene minori, non han
no a compartirli , contentandoli di un putto che ma-
cini loro i colori,& porgha i pennelli ò , le predelle di
poca fpefa,doue gli {cultori oltre alla valuta grande del
la materia, vogliono di molti aiuti & mettono più tem
pò in vna fola figura che no fanno efsi in molte & mol
te ; per il che apparivano i pregi loro eflère più della
qualità & durazionedi eflamatena,delli aiuti che ella
vuole acondurfi,& dei tempo che vifi mette a lauorar
lacche della eccellerizia della arte ftefTa.& quando que-
(la non ferua,ne fi truoui, prózzo maggiore come fareb
be facil cofa,achi volefsi diligentemente confiderarla;
Truouino vn prezzo maggiore del marauigliofo,bel-
lo, & viuo dono,che alla virtuofifsima & eccellentifsi-
ma opera di Apelle fece Aleflfandro il Magno j donado
li non tefori grandifsimi o flato mala fua amata & bel-
lifsima Càpfaìpe.& auucrtifchino di più che Alefsadro
era giouane, innamorato di lei & naturalmete a gli afc.
fetti di Venere fotto pofto,& Re infieme & Greco, &
poi ne faccino quel giudizio che piace loro.Agli amori
di Pigmalione & di quelli altri federati non degni più
d'e(Terehuomini,citatiperpruoua della nobilita della
arte,non fanno che fi rifpondere;fe da vna grandissima
cecità di méte,& da vna fopra ogni naturai modo sfre-
nata libidme,ulpuo fare argumeto di nobi!ti.& di quel
non fo chi allegato dagli {cultori d'aucr fatto la {cul-
tura d'oro & la pittura di argento comedi fopra,cot*
B Hi
14 PROEMIO
fentonoche fé egli auefsi dato tanto fègno di giudi-
iiofò quanto di riccho,non farebbe da difputarla.& co
eludono finalmeie che lo antico vello dello oro per ce-
lebrato che è fia5 no velli però altro che un Motone Tea
za intelletto;per il che ne il teftimonio delle ricchezze,
ne quello delle voglie difòneite5ma delle lettere , dello
efercizio,della bontà , & del giudizio fon quelli achi fi
debbe attédere.Ne rifpondono altro alla dificulta dello
auere i Marmi & i metalli , fé no che quefto nafee da
la poucrtà propria & dal poco fauorede potenti co-
me fi è detto,& nò da grado di maggiore nobilitatile
cftreme fatiche del corpo & apericoli proprii & delle o
pere lorOjridendo&fenza alcun difàgio rifpondono,
che fé le fatiche & i pericoli maggiori arguifeono mag
giore nobilitàjl'arte del cauare i marmi de le vifeere de
monti,per adoperare! coniii pali & le mazze farà più
nobile della fcultura;quella del fabbro auanzera lo ore
fice;& quella del murare,laArchitettura.& dicono ap
prefTb che le vere difficultà ftanno più nello animo che
nel corpo,onde quelle cofè che di lor natura hanno bi-
fogno di ftudio Se di fàpere maggiore,fbn più nobili et
eccellenti di quelle, che più fi feruono della forza del
corpo;& che valendoli i pittori della virtù dellanimo
più di loro3quefto primo onore fi appartiene alla pit-
turargli fcultori badano le fefte ò le fquadre a ritroua
re & riportare tutte le proporzioni & mifure che egli
hanno di bifbgno3a'pitton è neceflàrio oltre al fapere
bene adoperare ìfòpradetti ftrumenti vna accurata co
gnizione di profpettiua,per auere a porre mille altre co
fé che paefì o cafàméti;oltra che bifbgna auer maggior
g iudicio per la quantità delle figure in vna ftoria doue
può nafeer più errori che in una fòla ftatuevallo (cul-
tore bafta auer notizia delle vere forme & fattezze de
corpi fohdi&palpabili,&fottopofl;i in tutto al tatto
DELLA OPERA If
& di quei foli ancora che hanno chi gli regge. Al Pitto
re è neceffario no folo conofcere le forme di tutti i cor
pi retti & non retti;ma di tutti i trafparenti & impalpa
bili;& oltra qu etto bi fogna che'fappinoi colori che fi
couengono a' detti corpi, la moltitudine & la varietà
de quali quanto ella fia vniuerfàlmente & proceda qua
fi in infinito, lo dimoftrano meglio che altro i fiori &
i frutti, oltre a minerali;Cognizione fòmmamente dif-
fìcile ad acquiftarfi &a mantenerli per la infinita va-
rietà loro. Dicono ancora chedouelafculturaper
la inobbedienzia & imperfezzione della materia noa
rapprefenta gli affetti dello animo fé non con il moto,
ilquale non fiitende però molto in lei ^ & con la fa-
zione fteffa de membrane anche tutti •, i Pittori gli di-
moftrano con tutti i moti che fono infiniti , con la fa-
zione di tutte le membra per fòttilifsime che elle fìano,1
ma che piu?con il fiato fteflb,& con gli fpiriti della vi-
fìa.& che a maggiore perfezzione del dimoftrare non
(blamente lepafsioni& gli affetti dello animo,maan-
Coragli accidenti a venire,come fanno inaturali,oltre
alla lunga pratica della arte bifogna loroauere vna iti
tera cognizione di effa Fifionomia,della quale batta Co
lo allo fruitore la parte che confiderà la quantità & for
ina de'mébri,fenza curarti della qualità de colori, la co
gnizion de quali 5 chi giudica dagli occhi,conofce qua
to ellafìa vtile «^cneceffariaalla vera imitazione della
naturatila quale chi più fi accorta è più perfetto. Ap-
predo foggiùgono che douela fcultura leuado a poco
apoco invn medefimo tempo da fondo & acquifta rilie
uo a ctuelle cofè che hanno corpo di lor naturaj& fèrue
fi del tatto & del vedere;i pittori indue tempi danno ri
lieuo & fondo al Piano , con lo aiuto di vn fenfo fòlo -
la qual cofa quando ella è fiata fatta da perfòna intelli-
gente della arte,con piaceuolifsimo inganno ha fatto
j6 PROEMIO
rimanere molti grandi huomini per non dire degli ani
mali;il che non fi è mai veduto della fcultura per non
imitare la natura in quella maniera che fi poifa dire
tanto perfetta quanto c,la loro . Et finalmente per ri-
fpodere a quella intera & alToluta perfezzion e di giu-
dizio che fi richiede alla fcultura , per non auer modo
di aggiugnere doue ella leua5arfermando prima che ta
li errori fono come ci dicano incorrigibili,ne fi può ri-
mediare loro fenza le toppe3lequali cofi come ne panni
fon cofe da poueri di robamelle fculture & nelle pittu
re fimilmentc fon cofe da poueri di ingegno & di giu-
dizio.Di poi che la Pazienzia co vn'tempo conuenien
te mediante i,modelli3le centine,le (quadrerie feiìe,&
altri mille ingegni & finimenti da riportare non fola-
mente gli difendano dagli errori: ma fanno condurlo
ro il tutto alla fua perfezzione, concludono che que-
lla difficultà che ei mettano perla maggiore é,nulla o,
poco;rifpetto aquelle che hanno i pittori nellauorare
infrefco.&cheladetta perfezzion e di giudizio non,
c,punto più neceffaria alli fcultori,che a'pittori,baftan
do aquelli condurre i modelli buoni di cera di terra Oj
d'altro,come a quefli i loro difègni in fimih materie pu
re o,ne cartoni;& che finalmente quella parte che riero
ce a poco a poco3loro i modelli ne' marmi e più tolto-
pazienzia che altro.Ma chiamifi giudizio come voglio
no gli fcultori fé egli, è3 più neceffario achi lauorain
fi efeo che achi fcarpella ne* marmi. Percioche in quel-
lo non (blamente non ha luogo ne la pazienzia nel il
tempo per eflfere capitalifsimi nimici3della vnione del
la calcina & de'colori;ma per che l'occhio non vede i
colori veruinfino a che la calcina non,è\benfecca3ne la
mano vi può auere giudizio d'altro che del molle,ò,
feccojdi maniera che chi lo dicefsi lauorare al buiojO,
con occhiali di colori diuerfi dal vero, non credo che
errafsi
DELLA OPERA
*7
crrafle di molto. Anzi non dubito puntecene tal'nome,
non fé li conuenga,piu cheallauoro d'incauo;alquale
per occhiali,ma giuAi & buoni,ferue la cera . Et dico-
no che a quefto lauoro e neceffario auere vn giudizio
rifoluto, che antiuegga la fine nel molle , & quale egli
abbia a tornar'poi fecco.Oltra che non fi può abbando
nare il lauoro,mentre che la calcina tiene de'l frefco;&
bifogna refolutamente fare in vn'giorno,quello che fa
la fcultura in vn'mefe.Et chi non ha quefto giudizio &
quefta eccellenzia,fi vede nella fine del lauoro fuo,o,
col tempore toppete macchie,i rimefsi,& i colori fo-
prappofti,o ritocchi a feccoxhe e cofa vilifsima ; Per-
ché vi fi fcuoprono poi le murfej& fanno conofeere la
infufficienzia , & il poco fapere, dello artefice fuo;fi
come fanno bruttezza5i pezzi rimefsi nella fcultura.
Soggiungono ancora che doue gli fcultori , fanno in-
fieme due,o tre figure al più d'un' Marmo folo ; efsi ne
fanno molte in vna tauola fola3c6 quelle tante & fi va-
rie vedute,che colo io dicono che ha vna ftatua fòla:ri
compenfando conia varietà delle pofiture , feorci 3 &
attitudini loro3il poterfi vedere intorno intorno quel-
le degli fcultori. Affermano oltra di ciò , chela Pittura
non lafcia elemento alcuno3che non fia ornato3& ripie
nodi tutte le eccellenzie,che la natura ha dato loro ;
Dando la fua luce , o le fue tenebre alla aria , con tutte
le fue varietà & imprefsioni;& empiendola infieme di
tutte le forti degli vcelli: Alle acqueta trafparenza3i pe
fci,i Mufchije fchiume5il variare delle onde3le naui3&
l'altre fue pafsioni;Alla terra,i monti,i pianale piante5i
frutti^ fiorigli animargli edifizii3con tanta moltitu-
dine di cofe,& varietà delle forme loro,& de veri colo
ricche la natura ftefTa,molte volte n'ha marauiglia.
Et dando finalmente al fuoco , tanto di caldo & di lu-
ce,che e fi vede manifeftarnejue ardere le cofe;& quafi
$ PROEMIO
tremolando nelle fuefiamme,rendere in parte lumino
fe,le più ofeure tenebre della notte . Per le quali co fé
par'loro,poteregiuftamente concili udere,& dire; che
contra pofto le difhcultà degli fcultori^alle loro,le fati-
che del copojalle fatiche dello animosa imitazione cir
cala forma (biadila imitazione della apparenzia circa
la quantità &la qualità che viene a lo occhio; Il poco
numero delle cole doue la fcultura può dimofìraie,&
dimoftra la virtù fua,allo infinito di quelle che la pittu
ra ci rapprefènta;oltra il cóferuarle perfettamente allo
intelletto,& farne parte in que luoghi, che la natura
non ha fatto ella ; Et contrapefàto finalmente lecofè
dell'unajalle cofe deH'altrajla nobiltà della fcultura,qua
to à lo ingegno , a la inuenzione , & a'1 giudizio degli
artefici fuoijnó corrifpondea gran pezzo,a quella che
ha,& merita laPittura.Et quefto è quello,che per lu-
na & per l'altra parte^mi e venuto a gli orecchi de^no
di confiderazione.Ma perché a me pare che gli (cultori
abbino parlato con troppo ardire;& i pittori con trop
pò fdegno;Per auere io affai tempo considerato le cofè
della fcultura,& efìermi eferotato fèmpre nella pittu-
ra ; quantunche piccolo fìa forfè il frutto che fé ne ve-
de; Nondimeno & per quel tanto che egli e, ci' per
laimprefa di quelli ferini, giudicando mio debito,di-
moftrare il giudizio che nello animo mio ne ho fatto
fempre;& vaglia la autorità mia quanto ella può ; dirò
fopra tal'difputa ficuramente &breuemente il parer
mio Pervadendomi di non fottentrare a carico alcu-
no di profunzione, o diignoranzia ; non trattando
io de l'arti altrui,comc hanno già. fatto molti , per ap-
parire nel vulgo, intelligenti di tutte le cofe;median^
te le lettere; Et come tra gli altri auuenne a Formio
ne peripatetico m Efefo,che ad oftentazione della elo-
quenza fua3 predicando &difpur.ando de le virtù Se
DELLA OPERA
IS>
parti dello eccellente Capitano;nón meno de la profun
zione,che dela Ignoranzia Tua, fece ridere Annibale.
Dico adunque che la Scultura & la Pittura per il vero
fono forellejnate di vn'Padre,che e il difegno,in vn'for
parto,& ad vn tempo:& non precedono l'una alla al-
tra, fé non quanto la virtù & la forza di coloro che le
portano adoflo,fò pattare l'uno artefice innanzi a lai-
tro;&nonperditferenzia,o,gradodi nobiltà che ve-
ramente fi truoui infra di loro.Et fé bene per la diuerii
tà della eftenzia loro,hanno molte ageuolezze: non Co
no elleno però ne tante,nè di manierarne elle non ven
ghino guittamente contrapefateinfieme;& non fi co-
nofca la pafsione,o la caparbietà,più tofto che il giudi-
ziosi chi vuole che l'una auanzi l'altra. La onde a ra-
gione fi può dire che vna anima medefima regga due
corpi:& io per quefto conchiudo, che male fanno colo
ro,che fi ingegnano didifunirle,&di fepararle l'una
da l'altra . De laqual cofii volédoci forfè sgannare il eie
lo3& moftrarci la fratellanza & la vnione di quelle due
nobilifsime arti,ha in diuerfi tempi fattoci nafecre mol
ti feukori che hanno dipinto;& molti pittori, che han
no fatto de le fculture;come fi vedrà nella vita di Anto
nio del pollaiuolojdi Lionardo da vinci,& di molti al-
tri dj^ià palTati. Manellanoftraetà,ciha prodotto la
bontà Diuina,Michelagnolo Buonarroti,nel quale a-
mendue quefte arti,fi perfette rilucono , & Ci umili &
vnite infieme apparifcono;che i Pittori,de le lue pittu
re ftupifcono;& gli feukori Je fculturc fatte da lui,am
mirano,& reuenfconofommamente.A coftui,perche
c«li non auefle forfè a cercare da altro maeftro, doue a
gratamente collocare le figure fatte da lui; ha la natura
donato fi fattamente la fcienzia della architettura; chp
fenza auere bifogno di altrui,può & valeda fé folo, &
a quefte^ac^uelleima^midaluiformateSare ono
C ii
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P R OEMIO
rato luogo;&ad efle conueniente.Di maniera che egli
meritamente debbe efìer detto, fcultore vnico;Pittore
fommo; & eccellentifsinio Architettore;anzi, della ar-
chitettura vero maeftro.Et ben'pofsiamo certo affer-
macene e non errano punto coloniche lo chiamano
diuinojpoi che diuinamente ha egli in fé folo raccolte
le tre più Iodeuoli arti,& le più ingegnofe,che fi truo-
uino tra'mortali;& con elle ad efempio d'uno i Dio,in
finitamente ci può giouare.Et tanto bafti per la difpu-
ta fatta dalle parti5& per la noftra opinione. Et tornan
do oramai al primo propofito ; dico che volendo per
quanto fi eftendono le forze mie, trarre da la voracifsi-
ma bocca del tempo , i nomi degli Scultori , Pittori,&
Architetti,che da Cimabuein qua fono fìati in Italia
di qualche eccellenzia notabile;^ defiderado che que-
fìa mia faticala non meno vtile, che io me la fia pro-
ponga piaceuole;Mi pare necefTariOjauanti che e' fi ven
gaalaiftoria,farefottobreuità5vna introduzzione a
quelle tre animelle quali Valfero coloro,di chi io deb-
bo fcnuere le vite: A cagione che ogni gentile fpirito,
intenda primieramente le cofepiù notabili , delle loro
profefsioni;& appreflo con piacere & vtile maggiore,
polTa conofcere apertamente,in che e fufTero tra fé dif
terenti;& di quàto ornamento & comodità alle patrie
lora,& a chiunque volfe valerfidelainduftna& fape
re di quelli.Comincerommi dunque da l'Architettura,
come da la più vniu erfale,& più neceflaria & vtile agli
huomini,& al feruizio & ornamento della quale fono
l'altre due;& breuemcnte dimoftrerrò,la diuerfità del-
le Pietre;le maniere5o modi dello edificare,con le loro
proporzioni;& a che fi conofchino le buone fabbriche
& bene intefe. Appretto ragionando de la fcultura, di-
rò come le ftatue fi lauorinojla forma & la proporzio-
ne che fi aletta loro;& quali fiano le buone Sculture,
DELLA OPERA
21
con tutti gli ammaeftramenti pili fegreti & più neceflà
rii.Vltimamente difeorrendo de la pittura,dirò del di-
fecrnoide modi del colonre;de'l perfettamente condur
relè cofe;de la qualità di effe Pitture; & di qualunchc
cofa che da quella dependa ; De Mufaici d'ogni forte;
del Niello; de gli smalti ;de lauori a la Damafchina;&
finalmente poi de le {lampe delle pitture . Et con* mi
perfuado,che quelle fatiche mie , diletteranno coloro
che non fono di quelli efercizii.Et diletteranno & gio
ueranno a chi ne ha fattoprofefsione. Perche oltra
che nella introduzzione riuedranno i modi dello ope-
rare ;& nelle vite di efsi arteficijimpareran.no doue fia-
no l'opere loro;& a conofeere ageuolmete la perfezzio
ne,o imperfezzione di quelle ;& difeerneretra ma-
niera & maniera : E' potranno accorgerli ancora ,
quanto meriti lode & onore,chi con le virtù di fi nobi
li arti,accompagnaonefticoitumi3& bontà di vita.Ec
accefi di quelle laudi che hanno confeguite i fi fatti ; fi
alzeranno efsi ancora à la vera gloria . Ne fi cauerà po-
co frutto de la ftoria,vera guida & maeftra delle noflre
azzioni j leggendo la varia diuerfità di infiniti cafi oc-
corfi a gli Artelìci;qualche volta per colpa loro,& mol
te altre della fortuna . Refterebbemi a fare fculà 3 de lo
auere alle volte vlàto qualche voce non ben'tofcana,
de la qual cofa non vo' parlare ; auendo auuto Tempre
più cura,di vfare le voci & i vocaboli particulari &pro
prii delle noftre artiche i leggiadri^ gli fnelli della de
licatezza degli fcrittori. Siami lecito adunche vfare nei
la propria lingua , le proprie voci de noftri artefici : &
contentili ognuno de la buona volontà mia3laquale fi
è molTa a fare quello effetto 3 non per infegnare ad al-
triache non so per me;Ma per defiderio di conferuare
almanco quella memoria degli artefici più celebrati;
poi che in tante decine di anni 3 non ho faputo vedere
C iii
8$$
I
I
12. PROEMIO
a ncora,chi n'abbia fatto molto ricordo. Con ciò /Ta
e he io ho più tolto voluto co quefte roze fatiche mie,
o nereggiando gli egregi i fatti loro, renderli in qual-
che parte,/'obhgo che io tengo alle opere fue3che
mi fono ftate maeftre,ad impararequel tan
to chciofo: Che malignamente vi-
uendoin ozio,effercenfor' delle
opere altrui , accufandole
& riprendendole co-
me inoftrifpeflb
coft umano.
Ma edi
"ò1
e già Tempo
di venire a lo effetto.
Fine del Proemio
2;
DE LE DIVERSE PIETRE
CHE SERVONO A GLI ARCHI-
TETTI PER GLI ORNAMENTI, ET PER
LE STATVE ALLA SCOLTVRA.
Cap. i.
VANTO Sia grande I'utile^clie ne
apporta l' Ai chitetura, non accade a
me raccotarlo;per trouarfi molti ferie
tori , i quali diligentifsimamente,& a
lungo n'hanno trattato. Et per quello
lafaandoda vna parte le calcine,lea-
rene,i legnami,i ferramenti , e'1 modo
del fondare,& tutto quello che fi adopera alla fabrica;
& l'acque3le regioni,e i fiti largamente già deferitti da
Vitruuio3& dal noflro Leon Batifla Albertijragione-
rò (blamente per feruizio de' noflri artefici 3 & di qua-
lunque brama fapere5come debbano effere vniuerfàl-
mente le fabriche. Et quanto di proporzione vnite, &
di corpi3per confeguire quella graziata bellezza,che fi
defidera,breuemente raccorrò infieme, tutto quello,
che mi parrà neceiTano a quello propofito . Et accio-
che più manifeilamente apparifea la grandifsima diffi-
cultadellauorar delle pietre,che fon dunisime& for-
tÌ5ragioneremodiltintamente,macon breuità, di cia-
feuna forte di quelle, che maneggiano inolili Artefi-
ci. Et primieramente del Porfido.Quefto è vna pietra
rofìa con minutifsimi fchizzi bianchi 5 condotta nella
Italia già delo Egittojdoue comunemete fi crede , che
nel cauarla ella fia più tenera,che quado ella è Hata fuo
ri della caua,alla pioggia3al ghiaccio,e al Sole : perche
tutte quelle cole la fanno più dura,& più diffìcile a la-
14 D E L A
uorarla.Di quefta fé ne veggono infinite opere lauora
te,parte con gli fcarpelli,parte fegate,& parte con ruo
te,& con gli fmerigli confumate a poco a poco ; come
fé ne vede in diuerfi luoghi diuerfamence più cofejcio
è,quadri, tondi, & altri pezzi {pianati, per far paui-
menti; &cofi ftatue per gli edifici ; & ancora gran-
difsimo numero di colonne & picciole & grandi,
& fontane con tefte di varie mafchere , intagliate con
grandifsima diligenzia.Veggonfi anchora oggifepol-
ture con figure di baflb & mezzo rilieuo , condot-
te con gran faticajcome al tempio di Baccho fuor di
Roma , a fanta Agnefà , lafepoltura che e' dicono
di Santa Goftanza figliuola di Goftantino Impera -
dorè; doue fon dentro molti fanciulli con pampa-
ni&vue,che fanno fede della difficultà,c'hebbe chi la
lauorò nella durezza di quella pietra.il medefimo fi ve
de in vn pilo a Santo Ianni Laterano,vicino alla porta
fanta,ch e ftoriato;& euui dentro gran numero di figli
re. Vedefi ancora fulla piazza della Ritonda vna bel-
lifsima calìa fatta per fepoltura Jaquale è lauorata con
grande induftria & fatica;& è per la fua formaci gran
difsima grazia,& di fomma bellezza,& molto varia dal
l'altre . Et in cafa di Egidio & di Fabio Saffo ne foleua
effere vna figura a federe di braccia tre & mezo codot
ta à di noftri con il refto delle altre ftatue in cafa'Farne
fe.Nel cortile ancora di cafà la Valle fopra vna fineftra
vna lupa molto eecellente,& nel lor'giardino i due pri
gionilegati del medefimo porfidoji quali fon quattro
braccia d'altezza l'uno,lauorati da gli antichi con gran
difsimo giudici©, arte,& difegnou' quali fono oggi lo
dati ftraordinariamente,da tutte le perfone eccellenti,
conofcendofi la difficultà che hanno auuto a condur-
li per la durezza della pietra.A di noftri non s'è mai con
dotto pietre di quefta fgrtc a perfeazigne alcuna^per a-
^ uer
ARCHITETTVRA. 2
uere gli artefici noftri perduto il modo del temperare i
ferri,& cofi gli altri ftormcnti da condurle. Vero è,che
le ne va fegando con lo fmeriglio rocchi di colonne>&
molti pezzi per accomodarli in ifpartimenti per piani,
& cofi in altri varii ornamenti per fabrichejandandolo
confumando a poco a poco con vna Tega di rame len-
za denti tirata dalle braccia di due huominuJaquale co
lo fmeriglio ridotto in poluere3& con l'acqua,che con
tinuamente la tenga molle , finalmente pur lo ricade.
Ma per volerne fare ocolonne,otauole,cofi fi lauora.
Fannofi per quello effetto alcune martella graui &
grotte co le punte d'acciaio temperato fortifsimaméte
col fangue di becco, &lauorate aguifadi punte di dia
manti,con lequaìi picchiando minutamente in fui por
fìdo,& fcantonandoloapocoapoco il meglio che fi
puo,fi riduce pur finalmente o a fondono a piano , co-
me più aggrada allo artefice con fatica & tempo non
picciolo; ma non già a forma di flatue; che di que-
llo non riabbiamo la maniera , & fi gli da il pulimen-
to con lo fmeriglio , & col cuoio flrofinandolo , che
viene di luftro molto pulitamente lauorato & finito.
Succede al Porfido il Serpentino,ilquale è pietra di co
lor verde feuretta alquanto , con alcune crocette den-
tro giallette& lunghe per tutta la pietra; dellaquale
nel medefimo modo Ci vagliono gli arteficì,per far co-
lonne & piani per pauiméti perle fabriche3ma di que
ila forte non se mai veduto figure lauorate,ma Ci bene
infinito numero di bafe perle colonne,& piedi di tauo
le,& altri lauori più materiali . Perche quefla forte di
pietra fi fchianta anchorche fia dura più che'l porfi-
do; & riefee a lauorarla più dolce, & men faticofa che'l
porfido;& cauafi in Egitto,& nella Grecia3& la fua fai
dezza ne' pezzi non è molto grande.
Più tenera poi di queiìa.è il Cipollaccto , pietra che fi
l6 O B L A
cauaindiuerfiluoghi;ilqualeè di color verde acerbo
& gtalletto , & ha dentro alcuno macchie nere qua-
dre,picciole & gradi3& cofi bianche alquanto grolTet-
te,& fi veggono di quella forte in più luoghi colonne
grolle & fottili,& porte,& altri ornamentijma non fi-
gure . Quella piglia il pulimento come il porfido & il
Serpentino ; & anchora Ci lega come l'altre forti di pie-
tra dette di fopra,& le ne trouano in Roma infiniti pez
zi fotterrati nelle mine , che giornalmente vengono a
luce,& delle cofe antiche fé ne lòno fatte opere modcr
ne, porte, & altre forti di ornamentane fanno doue el
le fi mettono ornamento & grandilsima bellezza.
Ecci vn altra pietra chiamata Mifchio dalla mefcolan-
za di diuerfe pietre cogelate infieme,& fatto tutt' una
dal tepo,& dalla crudezza dell'acque. Et di quella for-
te fé ne troua copiolamente in diuerfi IuoghijCome ne*
monti di Verona, in quelli di Carrara,& in quei di Pra
to in Thofcana,cofl nella Grecia,& nello Egitto ; che
fon molto più duri,che i nollri Italiani. Et di quella ra
gion pietra fé ne troua di tanti colori, quanto la natu-
ra lor madre s'è di continuo dilettata & diletta di con-
durre a perfettione.Di quelli fi fatti milchi fé ne veg-
gono in Roma nc'tempi nollri opere antiche & moder
ne,comecolonne,vafi,fontane,ornamenti di porte,&
diuerfe incroftature per gli edifici,& molti pezzi ne'pa
uimenti.Senevede diuerfe fòrti di più colori,chi tira
al giallo,& al rolfo,alcuni al bianco & al nero , altri al
bigio & al bianco pezzato di rolTo,& venato di più co
lon:cofi certi rolsi verdi neri & biachi,che lono orien
tali, eh e fpecie più dura & più bella di colore,& più fi-
ne , come ne fanno fede hoggi due colonne di braccia
dodici di altezza nella entrata di San Pietro di Roma,
lequali reggono le prime nauate,& vna n'è da vna ban
da»& l'altra dall'altra . Di quella forte quella ch'é ne'
*
ARCHITETTVRA. 1J
moti di Verona,è molto più tenera che l'orientale infì
nitamente,&necauanoin quello luogo duna forte,
eh e rofsiccia,& tira in color ceciato, & quefte forti fi
lauorano tutte bene a' giorni noftri con le tempere <3c
co'ferri,fi come le pietre noftrali,& fé ne fa & fineftre,
&colonne,& fontane,& pauimenti , & ftipidi perle
porte,& cornicinomene rende teftimonanza la Loro
bardia,& tutta la Italia anchor a.
Trouafi vn'altra fòrte di pietra durifsima molto più ru
uida,& picchiata di neri & biachi,& tal volta di rofsi,
dal tiglio,& dalla grana di quella,comunemente detta
Granito . Dellaquale fi truoua nello Egitto faldezze
grandifsime , & da cauarne altezze incredibili , come
noggi fi veggono in Roma negli Obelifchi , Aguglie,
Piramidi,colonne,&in que'grandifsimi vafi de'bagni,
che habbiamo a San Piero in vincola, & a San Saluato
re del Lauro,& a San Marco, & in colonne quafi ìnfi-
nite,che per la durezza & faldezza loro non hanno te-
muto fuoco,ne ferro . Et il tempo ifteffo,che tutte le
cofe cacciaaterra,nonfolamentenonle ha diftrutte,
ma ne pur cagiato loro il colore.Et per quefta cagione
gli Egittii fé ne fèruiuano per i loro morti ,fcriuédo in
quefte Aguglie,co i caratteri loro ftrani la vita de gra-
di , per mantener la memoria della nobiltà & virtù di
quegli .Veniuan e d'Egitto medefimamente d'una altra
ragione bigio,ilquale tra più in verdiccio,i neri & i pie
chiati bianchi,molto duro certamente,ma non fi,che ì
noftri fcarpcllini perla fabrica di San Pietro non riab-
biano delle fpoglie che hanno trouato mefle in opera,
fatto fi,che con le tempere de ferriche ci fono alpre-
fente,hanno ridotto le colonne,& l'altre cofe a quella
fòttigliezza c'hanno voluto , & datoli bellifsimo puli-
mento fimile al porfido.Di quefto granito bigio è do-,
tata la Italia in molte parti 3 ma le maggiori faldezze,'
D ii
28
DE LA
che G trouino,fòno nell'ilòta dell'Elba,doue i Romani
tennero di continuo huomini a cauare infinito nume-
ro di quefta pietra. Et di quefta forte ne fono parte le
colonne del portico della Ritonda, lequali fon molto
belle & di grandezza ftraordinaria,& vedefi,che nella
cau<i,qnado fi taglia, è più tenero affai, che quado è ila
to cauato,& che vi fi lauora co più facilità . Vero è che
bifogna per la maggior parte lauorarlo con quelle mar
telline,che hahbianola puta,come quelle del Porfido,
& nelle gradine vna dentatura tagliente dall'altro lato.
Cauafi del medefimo Egitto,& di alcuni luoghi di Gre
eia anchora certa forte di pietra nera detta Paragone,
laquale ha quefto nome, perche volendo fàggiar l'oro
s'arruota fu quella pietra , & fi conofee il colore,& per
quefto paragonandoui fu vicn detto Paragone. Que-
fta è di più fpecie di grana,& di colore, che chi non ha
il nero morato affatto , & chi non è gentile di grana o
finezza^dellaquale ne fecero gli antichi alcune di quel
le fphingi,& altri animali,come in Roma in diuerfi luo
ghi,& di maggior fàldezza vna figura in Parione d'u-
noHermaphrodito accompagnata da vn'altra ftatuadi
Porfido bellifsima . Laqual pietra è dura a intagliarli,
ma è bella flraordinariamete,& piglia vn luftro molto
mirabile. Di quella medefima fòrte fé ne troua ancho-. .
ra in Thofcana ne' monti di Prato, vicino a Fiorenza a
X. miglia,& cofi ne' monti di Carrara,dellaquale alla fc
polture moderne fé ne veggono molte caffè , Se dipo-
lìti per i morti,& nella incroftatura di fuori del tempio
di Santa Maria del Fiore di Fiorenza,per tutto lo edifi
ciò è vna forte di marmo nero, & marmo rofìò,che tue
to fi lauora in vn medefimo modo.
Cauafi alcuna forte di marmi in Grecia, e in tutte le par
tid'Onente,che fon bianchi,& gialleggiano, & trafpa.
jono molto , iquali erano adoperati da gli antichi per
ARCHITETTVRA
*9
bagni,& per fturfe,& per tutti que' luoghi,doue il ven
to poteffe offendere gli habitatori. Come hoggi fé ne
veggono anchora alcune fineflre nella tribuna di San
Miniato a monte,luogo de' monaci di Monte Oliueto
in fu le porte di Fiorenza, che rendono chiarezza , &
non vento. Et co quella inuentione riparauano al fred
do,& faceuano lume alle habitationi loro. In quella ca
uà medefima cauauano altri marmi fenza vene, ma del
medefimo colorerei quale eglino faceuano le più no-
bili flatue. Quelli marmi di tiglio & di grana erano fi-
nifsimi,& fé ne feruiuano anchora tutti quegli,chein
taejiauano capitegli,ornamenti,& altre cofè di marmo
per l'architettura . Et vi eran faldezze grandini me di
pezzi,come appare ne'giganti di monte Cauallo di Ilo
ma,& nel Nilo di Beluedere , & in tutte le più degne
& celebrate flatue. Et fi conofeono effer Greche olirà
il marmo alla maniera delle tefle , & alla acconciatura
del capo,& a 1 nafi delle figure,iquali fono dall'appicca
tura delle ciglia alquanto quadri fino alle nare del na-
fo. Et quello fi lauora co i ferri ordmarii,& co i trapa-
ni ,& fi gli da il lullro con la pomice & col gettò di Tri
poli col cuoio,& ftrurfoli di paglia.
Sono nelle montagne di Carrara,nella Carfagniana vi-
cino a i monti di Luni molte forti di marmi, come mar
mi nen,& alcuni che traggono in bigio,& altri che Co
no mifchiati di roflfo,& alcuni altri , che fon con vene
bigie, che fono crolla fbpra a marmi bianchi ; perche
non fon purgati,anziorfefi dal tempo, dall'acqua, &
dalla terra piglian quel colore . Cauanfi anchora altre
fpecie di marmi,che fon chiamati Cipollini,& Saligni,
& Càpanini,& mifchiati,& per lo più vna forte di mar
mi bianchitimi , & lattatocene fono gentili e in tutta
perfettione per far le figure. Et vi s'è trouato da cauar
il laidezze grandifsime^ iè ne cauato anchora a gior
D iii
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50 DE LA
ni noftrl pezzi di nouc braccia per far giganti ; & d'un
mcdefimo fallo cauatone due,&in oltre colonne della
medefima altezza per la facciata di San Lorenzo con-
dottane vna in Fiorenza. Et in quefte caue s'eflercita-.
rono tutti gli antichi5& altri marmi che quelli no ado
peraronoperfareque'maeft.ri,chefuron fi eccellenti^
le loro ftatue;eiTercitandofi di continuo 3 mentre fi ca-
uauano le lor pietre per far le loro ftatue,in fare ne'fafc
fi medefimi delle caue bozze di figure ; come anchora
hoggi fé ne veggono le veftigia di molte in quel luo-
go . Di quella forte adunque cauano hoggi i moderni
le loro flatue, & non folo per il feruitio della Italiajma
fé ne manda in Francia5in Inghilterra , in Hifpagna3e
in Portogallo;come appare hoggi per la fepoltura fatta
in Napoli da Giouan da Nola fcultore eccellente a
Don Pietro di Toledo Viceré di quel regno; che tutti
i marmi gif furon dopati & condotti in Napoli dallo
Illuftrifsimo & Eccellentifsimo Signore cosmo de
Medici Duca di Fiorenza ; laquale opra fi conduce in
Hifpagna.Quefta forte di marmi ha in fé faldezze mag
giori, & più paftofe3& morbide a lauorarle;& fé le da
bellifsimo pulimento,piu ch'ad altra forte di marmo.
Vero è,che fi viene tal volta a fcontrarfi in alcune vene
domadate da gli {cultori fmerigli,iquali fbgliono rom
pere i ferri. Quefti marmi fi abbozzano con vna forte
di ferri chiamati fubbie,che hanno la punta a guifà di
pali a facce & più grofsi & fottili;& di poi feguitano
con (carpelli detti calcagniuoliuquali nel mezzo del ta
glio hanno vna tacca,&.cofi con più fonili di mano in
mano5che riabbiano più tacche,&gli intaccano quan-
do fono arruotati con vno altro fcarpello . Et quefta
forte di ferri chiamano gradine,perche con effe vanno
gradinando & riducendo a fine le lor figure ; doue poi
con lime di ferro diritte & torte vanno leuando legra
•
ARCHITETTVRA $1
dine,che fon reftate nel marmo:& coh* poi con la pomi
ce arruotando a poco apoco gli fanno la pelle che vo-
gliano & tutti gli ftrafori che fanno per non introna
re il marmo,gli fanno co trapani di minore & maggior
grandezza, & di pefo di dodici libre l'uno , & qualche
volta venticene di quelli ne hanno di più forte, per far
maggiori & minori buche,& gli Cernetti quelli per fini
re ogni forte di lauoro,& condurlo a perfettione.
De' marmi bianchi venati di bigio gli fruitori & gli ar
chitetti ne fanno ornamenti per porte , & colonne per
diuerfe cafe;feruonfeneper pauimenti & perincrofta-
ture nelle lor fabriche;& gli adoperano a diuerfe fpecie
di cofe: Umilmente fanno di tutti i marmi mifchiati .
I marmi Cipollini fono vn'altra fpecie di grana,& colo
re differente,& di quella forte n'è anchora altroue che
a Carrara;& quelli il più pendono in verdiccio ; & fon
pieni di vene,che feruono per diuerfe ccfe,& non per
figure . Quegli che gli fruitori chiamano Saligni , che
tengono di cogestione di pietra,per efferui que'luflri
ch'apparifeono nel falc,& trafpaiono alquanto; è fatica
affai a farne le figure : perche hanno la grana della pie-
tra ruuida & groffa;& perche ne' tempi humidi goccia
no acqua di continuo,o vero fudano.
Quegli,che fi dimandano Campanini,fon,quella forte
di marmi, che fuonano quando fi lauorano; & hanno
vn certo fuono più acuto degli altri, quelli fon duri,&
fi fchiantano più facilmente,che l'altre forti fudette;&
fi cauano a Pietrafanta.
Cauafì vn'altra forte di pietra chiamato Treuertino,il
quale ferue molto per edificare,& fare anchora intagli
di diuerfe ragioni ; che per Italia in molti luoghi fé ne
va cauando,come in quel di Lucca,& a Pifa,& in quel
di Siena da diuerfe bande , ma le maggiori faldezze &
le migliori pietre,cio è quelle che fon più gentili,{i ca-
32 D E L A
nano in fui fiume del Teueronc a TigoIi,ch'è tutta fpe
eie di congclationc d' acque & di terra , che per la cru-
dezza & freddezza fua non Colo congela & petrifica la
terra,mai ceppi, i rami,& le fronde de gli alberi. Et per
l'acqua, che riman dentro,non (ì potendo finire di afeiu
gare,quando eHefonfbttolacqua,vi rimangono i po-
li della pietra canati, che pare fpugnofa,& buccheratic
eia egualmentedi dentro & di fuori. Gli antichi di que
fìa forte pietra fecero le più mirabili fabriche& edifici
che faceflerojeome appare ilColifèo,& l'Erano da San
Cofmo & Damiano,& molti altri edifici,& ne mette-
uanone' fondamenti delle lor fabriche infinito nume-
ro^ lauorandoli non furon molto curiofi di farli fini-
tela le ne feruiuano rufticamente.Et quefto forfè fa»
celiano; perche hanno in fé vna eerta grandezza Se fu-
perbia.Ma ne* giorni notòri s'è trouato chi gli ha lauo-
rati fottilifsimamente,come fi vede in quekempio tot*
do,ch e cominciato, & non finito,fàluo che tutto il ba
fàmento>in {lilla piazza di San Luigi de Francefi in Ro
ma,i lquale fu condotto da vn Francefe chiamato Mae
ftro Gian ; che ftudiò l'arte dello intaglio in Roma , 8c
diuenne tanto raro,che fece il principio di quella ope-
ra;laquale può ftare al paragone di quante cofeeccel-
lenti antiche & moderne, che fi fian ville d'intaglio cH
tal pietra,per hauere {traforato sfere di aftrologi,& al-
cune Salamandre nel fuoco imprefe reah,& in altre li-
bri aperti con le carte lauorati con diligenza, trofei, 6c
mafcherc3lequali rendono teftimonio della eccellenza
& bontà da poter lauorarfi quella pietra fimilealmar-
mo,anchor che fia ruftica. Et recali in fé vnagratiaper
tutto,vedendo quella fpugnofità de buchi vnitamen-
te,che fa bel vedere. Quella forte di pietra è bonifsima
per le muraglie hauendo lotto fquadratola o fcorn:cia
ta;perche fi può incrostarla di ftucco>con coprirlo con
«fio,
ARCHITETTVRA $$
eflo , & intagliorui ciò ch'altri vuole : come fecero gli
antichi nelle entrate publiche del Culifeo , &: in molti
altri luoghi:& come ha fatto a* giorni notòri Antonio
da San Gallo nella fàla del palazzo del papa dinanzi alla
capella,doue ha incroftato de treuertini con ftucco,co
vari intagli eccellentifsimamente . Ecci vn'altra forte
di Pietre che tendono a'1 nero;& non feruono a gli Ar
chitettori fé no a laftricare tetti. Quefte fono laftre fot
tili, prodotte a fuolo a fuolo dal tempo & dalla natura,
per feruizio degli huomini,che ne fanno anchora pile,
murandole talmente infìeme che elle commettino lu-
na nel altra, & le empiono d'olio fecondo la capacità
de' corpi di quelle,& fìcunfsimamente velo confèrua
no.Nafcono quelle nella riuiera di Genoua,& i Pitto
ri fé ne feruono, a lauorarui fu le pitture a olio ;perche
elle vi fi conferuano fu, molto più lungamente^che nel
le altre cofcjcome al fuo luogo fi ragionerà ne'capitoli
della pittura. Aduienequefto medefìmo de la Pietra
detta PipernOjpietra nericcia & fpugnofà come il Tre
uertino,laquale fìcauaperla campagna diRoma;&fè
ne fanno ftipiti di fineftre& Porte in diuerfì luoghi co
me a Napoli & in Roma:& ferue ella anchora a' Pitto-
ri a lauorarui fu a olio come al fuo luogo raccoteremo.
Cauafì anchora in Iftria vna pietra biancha liuida , la-
quale molto ageuolmente fi fchianta; & di quefta fb-
pra di ogni altra fi ferue non fòlamente la città di Vine
gia,ma tutta la Romagna anchora, facendone tutti i lo
ro lauon & di quadro & d'intaglio. Et co forte di ftro-
mentiÓV ferri , più lunghi che gli altri, la vanno Iauo-
rando;& mafsimamente co certe martelline } & vanno
fecondo la falda della pietra, per effere ella tanto fran-
gibile . Et di quella forte pietra ne ha mefìb in opera
vna gran copia M. Iacopo Sanfouino,ilquale ha fatto
inVinegialo edificio Dorico della Panatteria^dc il
DE LA
54
Thofcano alla Zecca in Culla piazza di San Marco. Et
coli tutti 1 lor lauori vanno facendo per quella citrà,&
porte,fineltre,cappelle,& altri ornamentane lor vien
comodo di faremon ottante che da Verona perii fiu-
me dello Adige habbino comodità di condurui i Mif-
chi,& altra forte di pietre;dellequali poche cofe fi veg
gono,per hauer più in vfo quefta.Nellaquale fpeflb vi
commettono dentro Porfidi, Serpentini , & altre forti
di pietre mi(chie,che fanno accompagnate con elle bel
lifsimo ornamento.
Rettaci la pietra Serena,& la bigia detto Macigno,& la
pietra forte^che molto s'ufa per Italia;doue fon monti,
& ma(sime in Thofcanajperlo più in Fiorenza , & nel
fuo dominio . Quella ch'eglino chiamano pietra Sere-
na^ quella forte die trahe in azurrigno , o vero tinta
di bigio;dellaquale ne ad Arezzo cane in più luoghi,a
Cortona,a Volterra,^ per tutti gli Appennini; & ne*
moti di Fiefole è bellissima, per efferuifi cauato faldez
se grandifsime di pietre, come veggiamo in tutti gli
cdifici,che fono in Fiorenza fatti da Filippo di Ser Bru
nellefco,ilquale fece cauare tutte le pietre di San Lo-
renzo^ di Santo Spirito , & altre infinite,che fono in
Ogni edificio per quella città. Quefta forte di pietra è
bellifsima a vedere^ma doue fia humidità , & vi pioua
fù,ohabbia ghiacciati adoiTo,fi logora, & fi sfalda ; ma
al coperto ella dura in infinito.Ma molto più durabile
di quefta , & regge piu,& molto più bel colore , è vna
forte di pietra azurrigna^che fi dimanda hoggi la pie-
tra del FofTatodaquale quando fi caua il primo filare,c
ghiaiofo & groflb ; il lecondo mena nodi & feffure,ii
terzoèmirabile^ercheè più fine.Dellaqual pietra Mi
chele agnolo se feruito nella libreria &Sagreftia di
San Lorenzo, per papa Clemente. Laqual pietra è gen-
tile di grana,& ha fatto condurre le cornici le colonne
AfcCHlTEtTVXA
35
& ogni Iauoro con tanta diligenza;che d'argento non
remerebbe fi bella. Et quefta piglia vn pulimento bellif
fimo; &non fi può defiderarein quello genere cofa
migliore.
Fuor di queiìa n'è vn'altra fpecie,cb'è detta pietra Sere
na per tutto il monte ; ch'è più ruuida & più dura 3 &
non è tato colonta;che tiene di fpecie di nodi della pie
trajlaquale regge aU'acqua,al ghiaccio;& fé ne fa figur
re,& altri ornamenti intagliati. Et di quella ne la Do-
uitia figura di man di Donatello in fu la colonna di
Mercato vecchio in Fiorenza 3 cofi molte altre fìatue
fatte da perfone eccellenti non folo in quella città , ma
per il dominio.Cauafi per diuerfi luoghi la pietra For-
te,laqual regge all'acquaci Sole,al ghiaccio,^ a ogni
tormento;& vuol tempo alauorarla,ma fi coduce rriol
tobenej& non ve molte gran faldczzé . Delinquale fé
ne fatto & per 1 Gotthi,& per i moderni i più belli edi
ficijche fiano per la Thofcana . Quella ha il colore al-
quanto gialliccio,con alcune vene di bianco fottilifsi-
me,che le danno grandifsima gratia;& cofi fé n'è vfa-
to fare qualche (latua anchora , doue habbiano a efler
fontane,perche reggano all'acqua. Et di queiìa forte
pietra è murato il palazzo de' Signorina loggia,Or San
Michele , e il di dentro di tutto il corpo di Santa Maria
del Fiore,& cofi tutti i ponti di quella città,il palazzo
de Pitti,& quello de gli Strozzi.Quefìa vuole efler la-
uorata con le martelline, perch e più foda:& cofi l'altre
pietre fudette vogliono eflfer lauorate nel medefimo
modo,che s'è detto del marmo, & dell'altre forti di pie
tre. Imperò non ofìantc le buone pietre & le tempere
de'ferri,è di necefsità rarte,intelligenza3& giudicio di
coloro,chele lauorano;perch'è grandifsima differenza
ne gli artefici tenendo vnamifura medefima da mano
a rnano;in dar gratja& bellezza all'opere che filauora
E ii
$6 D E L A
no. Et quefto fa difcernere & conofcere la perfettione
del fare da quegli che fanno,a quei che manco fanno.
Per confiftere adunque tutto il buono, & la bellezza
delle cofe eltremamente lodate ne gli eftremi della per
fettione,che fi da alle cofe;che tali fon tenute da colo-
ro che intendono : bifogna con ogni induftria inge-
gnarti fempre di farle perfette & belle; anzi belliisime
&perfettifsime.
Che co/a fia illauoro di quadro fempl'ice , & 'dimoro dì qua-
dro intagliato. Cap. II*
HAuendo noi ragionato con* in genere di tutte le
pietre, che o per ornamenti, o per ifcolture,fèr-
nono a gli artefici noflri ne loro bifogni : diciamo ho-
rajche quando elle fi lauorano per la fabrica;tutto quel
lo doue fi adopera la fquadra & le fefte,& che ha canto
ni>fi chiama lauoro di quadro.Et quelìo cognome de-
riua dalle faccie & da gli fpigoli,che fon quadri,perche
ogni ordine di cornicio cofa che fia diritta,o vero ri-
faltata & habbia cantonate,è opera che ha il nome di
quadro,& però volgarmente fi dice fra gli artefici la-
uoro di quadro . Ma s'ella non refta cofi pulita , inta-
gliandoli poi in tai cornici fregi,fogliami,huouoli,fu-
faruoli , dentelli , gufcie,& altre forti d'intagli in que'
membri,che fono eletti a intagliarli da chi le fa , ella fi
chiama opra di quadro intagliata^ vero lauoro d'inta
glio.Di quella forte opra di quadro & d'intaglio fé ne
fanno tutte le forti ordini Ruftico,Donco,Ionico,Co
rinto,& Compofto,& cofi fé ne fece al tempo de Got-
thi il lauoro Tedefco, & non fi può lauorare nelTuna
forte d'ornamenti,che prima nò fi lauori di quadro, &
poi d'intaglio,cofi pietre mifchie,& marmi , & d'ogni
forte pietra,cofi come anchora di mattoni , per hauer-
ui a incroftar fu opra di ftucco intagliata,fimilmente di
ARCHITE T T V R A- $7
legno di noce,& d'albero,& d'ogni forte legno.Ma per
che molti non fanno conofcere le differenze, che fono
da ordine a ordine;ragioneremo didimamente nel ca-
pitolo che fegue,di ciafcuna maniera,o modo più bre-
uemente che noi potremo.
De cinque ordini et architettura, Ruttico s Dorico,
Ionico ^Corinto, compoflo ,&* dellauoro Tede*
fco. Cap. Ili
IL lauoro chiamato Ruflicoè più nano di tutti gli
altri,& di più groffezza che tutti gli altri , per efferc
il principio & fondamento di tutti gli altri ordini ; Se
fi fa nelle modanature delle cornici più fèmplici , eoo*
ne' capitello bafe,& in ogni fuo mébro . I fuoi zocco
li,o piedirtalli,che gli vogliam chiamare, doue pofàno
le colonne,fono quadri di proportione,con l'hauere da
pie la fua fafciafoda,& cofì vn altra di fbpra,che lo ri-
cinga in cambio di cornice.L'altezza della fua colonna
fi fa di fei tefte,a imitatione di perfbne nane,e atte a reg
ger pefò;& di quefta forte fé ne vede in Thofcana mol
te loggie pulite,& alla ruftica con bozze,& nicchie fra
le colonne,& fenza,& cofi molti portichi , che gli co-
flumaronogli antichi nelle Ior ville ;& in Campagna
fé ne vede anchora molte fèpolture,come a Tigoli , &
a Pozzuolo.Seruironfi di quefto ordine gli antichi per
porte, fin eftre, ponti, acquidotti, Erarii daconferuar
thefori,cafl:elli,torri,& rocche da cóferuar munitione,
artiglieria,& porti di mare,prigioni,& fortezze,douefì
fa càtonatc a punte di diamati,& a più facce bellffsime;
Et di quefta opera n'è molto per le ville de Fiorentini,
portoni,entrate,& cafè,& palazzi,doue e'villeggiono;
che non folo recano bellezza & ornamento infinito a
quelcontado,ma vtilità & comodo grandifsimo ai eie
tadim . Ma molto più è dotata la città di fabnche ftu-
£ Hi
$8 Dfi LA
pendifsime fatte di bozze,come quella di caia Medici,'
la facciata del palazzo de Pitti,quello de gli Strozzi,&
altri infiniti . Quella forte di edificii tanto quanto piti
fòdi,& femplicrfi fanno,& co buon difegno,tanto più
maeftria & bellezza vi fi conofce dentro ; & è neceflà-
rio,che quefta forte di fabrica Ma più eterna & durabi-
le di tutte l'altre,auuenga che fono 1 pezzi delle pietre
maggiori, & molto miglior commettiture , doue fi va
coìlegando tutta la fabrica con vna pietra,che lega l'al-
tra pietra. Et perche elle fon pulite & fode di membri,
non hanno polTanza 1 cafi di fortuna,o del tempo,nuo
cergli tanto rigidamente, quato fanno alle ahre pietre
intaghate,& traforate,o come dicono i noftri, campa-
te in aria dalla diligenza degli intagliatori.
L'ordine Doricofu il più mafsiccio, che hauefferoi
Greci,&piu robufto d'i fortezza,^ di corpo,& molto
{)iu de gli altriloro ordini collegato infieme,& non fb
o i Greci,ma i Romani anchora dedicarono quefta for
tedi edificii a quelle perfone,ch?erano armigeri;come
imperatori de gli cflerciti,confoli , &rpretori; ma a gli
Dei loro molto maggiormente;come a Gioue,Marte,
HercoIej&altri,hauendo tempre auuertenza di diitin
guere,fecondoillor genere la differenza della fabrica
opulita,o intagliarlo più femplice,opiu ricca^ accio-
che fi poteffe conofcere (fa gli altri il grado & la di fiere
za fra gl'Imperatorio di chi faceua fabricare. Diremo
adunque, che quefta fòrte di lauoro fi può vfare folo
da fe,& anchora metterlo nel fecondo ordine da ballo
fòpra il Ruftico;& alzando metterui fòpra vno altro or
dine variato,come Ionico,o Connto,o compojftojnel-
la maniera che moftrarono gli antichi nel Cuhfeodi
Roma,nelquale ordinatamente vfàrono arte & giudi-
ciò . Perche hauendo i Romani trionfato non folo de
Gfeci,ma di tutto il mondoimifero l'opra compoftain
ARCHITBTTVRA $ Q
cima, per hauerla i Thofcani cópofla di più maniere:&
la miicro (opra tutte , come fuperiore & di forza & di
bellezza,& come più apparente de le altre, hauendo a
far corona allo edificio,che per eflere ornata di be'mé-
bri,fa nell'opra vn finimento honoratifsimo,& da non
defiderarlo altrimenti. Et per tornare al lauoro Dorico
dico,chela colonna fi fa di fette tefìe di altezza; &il
fuo zoccolo ha da elfere poco manco d'un quadro &
mezo d'altezza , Se larghezza vn cjuadro,facendoli poi
fopra le fue cornici, & di lotto la fua fafeia col balìone
Se duo piani,fecondo che tratta Vitruuio:& la fua ba-
fè & capitello tanto d'altezza vna, quanto l'altra, com-
putando del capitello dal collarino in fu, la cornice fua
col fregio & architraue appiccata, rifiatando a ogni di-
rittura di colonna con que'canah,che gli chiamano Ti
grifi ordinariamente,che vengono partiti fra vn rifai-
to,& l'altro vn quadro dentroui o tefte di buoi fecche,
o trofei,o mafchere,o targhe,o altre fantafie. Serra l'ar
chitraue rifaltando con vna lifta i rifàlti,& da pie fa vn
pianetto fottile,tanto quanto tiene il rifalto ; a pie dei-
quale fanno fèi campanelle per ciafcuno,chiamateGoc
eie da gli antichi. Et fé fi ha da vedere la colonna acca-
nalatanel Dorico, vogliono efTere venti facce in cam-
bio de canali; & non rimanere fra canale & canale altro
che il canto viuo.Di quefta ragione opera ne in Roma
al foro Boario , eh e ricchissima , Se d'un'altra forte le
cornici Se gli altri membri al Theatro di Marcello;do-
ue hoggi è la piazza Montanara, nellaquale opera non
fi vede bafe,& quelle che fi veggono fon Corinte.Et e
openione,che gli antichi non lefacefTero,&in quello
(cambio vi mettefTeroVn dado tanto grande, quanto
teneualabafe. Et di quefto n e il rifeontro a Roma ai
carcere Tulliano, doue fon capitelli ricchi di membri
più che gli altroché fi fian villi nel Dorico . Di quefto
40 D E L A
ordine medefimo n'ha fatto Antonio da San Gallo il
cortile di ca(à Farnefe in Campo di Fiore a Roma , ìl-
quale è molto ornato & bello ; benché continuamente
fi vede di quella maniera tempii antichi & moderni,co
fi palazzhiquali perla fodezza & collegatione delle pie
tre fon durati & mantenuti più che non hanno fatti
tutti gli altri edifici!.
Lordine Ionico per eflfere più fuelto del Dorico fu fac
to da gli antichi a imitatione delle perlbne , che fono
fra il tenero e il robuflo;& di quello rende teftimonio
lo hauerlo efsi adoperato & mefso in opera ad Apolli-
nea Diana,& a Baccho,& qualche volta a Venere .Il
2occolo,che regge la fua colonna lo fanno alto vn qua
dro &mezzo,& largo vn quadro; & le cornici fue di
(opra & di lotto fecondo quello ordine . La fua colon-
na è alta otto tefte,& la fua bafe è doppia con due ballo
nijcome la deferiue Vitruuio al terzo libro al terzo ca-
po^ il fuo capitello fiaben girato con le fue volute,
o cartocci , o viticci,che ogniun fé gli chiami;come fi
vede al Theatrodi Marcello in Roma fopra lordine
Dorico:cofi la fua cornice adorna di men(ble& di den
telli,& il fuo fregio co vn poco di corpo tondo. Et vo-
lendo accanalare le colonne,vogliono eifere il numera
di canali ventiquatro,ma {partiti talmente, che ci refti
fra l'un canale & l'altro la quarta parte del canale , che
ferua per piano.Qiiefto ordine ha in fé belhfsima gra-
tia & leggiadria , &fe ne colìuma molto fra gli archi-
tetti moderni.
Il lauoro Corinto piacque vniuerfàlmente molto a'Ro
mani , & fé ne dilettarono tanto, che fecero di quello
ordine le più ornate & honorate fabnche, per lafciar
memoria di loro;come appare nel tempio di Tigoli in
fui Teuerone,&le fpoglie di Templum Pacis,& l'arco
diPola,&quel del porto d'Ancona. Ma molto più è
bello
ARCHITETTVRA
41
bello il Pantheon, cioè,la Ritonda di Roma;ilquale e il
più ricco,e'l più ornato di tutti gli ordini detti di fo-
pra .Fafsi il zoccolo,che regge la colonnari quella ma
niera;largo vn quadro,& due terzi,& la cornice di fo-
pra & di fbtto a proporzione , fecondo Vitruio faf-
ti l'altezza della colonna noue tefle-, con la fua baia,
& capitello ; ilquale farà d' altezza tutta la grolìezza
della colonna da pie : & la fua bafe farà la metà di det-
ta groflezza;laquale vfàron gli antichi intagliare in di-
uerfì modi. Et l'ornameto del capitello fìa fatto co'fuoi
vilucchi, & le fue foglie,fecodo che fcriue Vitruio nel
quarto hbrojdoue egli fa ricordo effere flato tolto que
fio capitello da la fèpoltura d'una fanciulla corinta. Se-
guitili il fuo architraue5fregio3& cornice con le mifu-
re defcritte da 1 ui tutte intagliate con le menfble,& no
uoli,& altre forti d'intagli fòtto il gocciolatoio. Ei fre
gi di quella opera fi poiTono fare intagliati tutti co fo-
gliami^ ancora farne de' puliti o vero co lettere den-
tro; come erano quelle al portico dellaRitonda di bron
20 commefTe nel marmo . Sono i canali nelle colonne
di quefta forte a numero ventifei,benche ne di manco
ancora ; & è la quarta parte del canale fra l'uno & l'al-
tro, che refla piano:come benifsimo appare in molte o-
£ere antiche,& moderne mifurate da quelle,
'ordine copoflo,fe ben Vitruio non ne ha fatto men-
zionerò facendo egli conto d'altro, che dell'opera Do
rica,Ionica,Corinthia,&Thoicana: tenendo troppo li
centiofi colorOjche pigliando di tuttequattro quegli or
dini nefacefTero corpi, che gli rapprefentafTero più toflo
moflri che huomini; per auerlo coflumato molto i Ro-
mani,& a loro imitazione i moderni,non mancherò di
quefto ancora , accio fé n'abbia notizia dichiarare &
formare il corpo di quella proporzione di fabrica.Cre-
dendo quefto, che fai Greci e i Romani formarono
DB LA
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que' primi quattro ordini , & gli riduflfero a mifura &
regola generacene ci pofsino efTere ftati di quegli che
abbino fin qui fatto nell'ordine Comporto, & com-
ponendo da fé delle cofe,che apportino molto più gra
zia,che non fanno le antiche . Et per quefto e feor-
fo l'ufo, che già è nominato quefto ordine da alcuni
compofto,da altri Latino, & per alcuni altri Italico .
La mifura dell' altezza di quefta colonna vuole eflfere
dieci tefte : la bafe fia per la metà della groffezza
della colonna , & mifurata fimile alla Corinta ; come
ne appare in Roma all'arco di Tito Vefpafiano . Et
chi vorrà far canali in quefta colonna, può fargli li-
mili alla Ionica, o come la Corinta; o come farà F ani-
mo di chi farà l'architettura di quefto corpo,ch'è mifto
con tutti gli ordini . I capitelli fi poflfon fare fimili a i
Corinti , faluo che vogliono eflfere più la cimafa del
capitello;& le volute o vitici alquanto più grandko-
me fi vede all'arco fuddetto.L architraue fia tre quarti
della grettezza della colonna, & il fregio abbia il re-
do pien di menfole : & la corn ice,quanto 1 architraue,
che lagetto la fa diuentar mag giore: come fi vede nel-
l'ordine vltimo del Culifeo di Roma:& in dette men-
fole fi poflbn far canali a vfo di tignfi,& altri intagli fé
condo il parere deH'architetto'.& il zoccolo,doue pofk
fu la colonnata da eflere alto due quadri,& cofi le fue
cornici a fua fantafia,o come gli verrà d'animo di farle.
Vfauano gli antichi o per porte, o fepolture,o altre
fpecie d'ornamenti , in cambio di colonne , termini di
varie forti ; chi vna figura c'habbia vna cefta in capo
per capitello:altri vna figura fino a mezo,& il refto ver
Io la bafe piramide,o vero bronconi dalberi;& di que-
fta forte faceuano vergini,fatiri, putti , & altre forti di
moftri,o che bizarrie gli veniua lor comodo , fecondo
che nafceua loro nella fantafia,le-metteuano in opera.
A RCHITETTVRA.
43
Eccivn'altra fpeeiedilauori , che fi chiamano Tede-
fchijiquah fono di ornamenti & di proporzione molto
differenti da gli antichi & da' moderni : ne oggi s'ufà-
no per gli eccellenti,ma fon fuggiti da loro come mo-
fìruofi & barbari: Dimenticando ogni lor cofa di ordi
ne,che più torto confufione,o difendine Ci può chiama
re;auendo fatto nelle lor fabriche,che fon tante,c'han-
no ammorbato il mondo, le porte ornate di colonne
fottili & attorte a vfo di vite , le quali non poflbno a-
ucr forza a reggere il pefo di che leggerezza fi fia;& co
fi per tutte le facce, & altri loro ornamenti faceuano
vna maledizzione di tabernacolini l'un fòpra i'altro,cò
tante piramidi,& punte,& foglie,che non ch'elle pof-
(ano ftare3pare imponibile ch'elle fi pofsino reggere. 3
Et hanno più il modo da parer fatte di carta,che di pie
tre o di marmi.Et in quefte opere faceuano tanti rifal-
ti5rotture,menfoline,& viticci,che fproporzionauano
quelle opere che faceuano;& fpeffo con mettere cofà
fopra cofa andauano in tanta altezza,che la fine d'una
porta toccaua loro il tetto. Quefta maniera fu trouata
da i Gothi , che per auer ruinate le fabriche antiche,
& morti gli architetti per le guerre.fecero dopo chi ri
mafe le fabriche di quefta manierale quali girarono le
volte con quarti acuti, & riempierono tutta Italia di
quefta maledizzione di fabriche: che per non auerne
afarpiu,s'è difmeflb ogni modo loro. E Iddio fcampi
ogni paefe da venir tal penfiero & ordine di lauori,che
pereffere eglino talmente difformi alla bellezza delle
fabriche noftre, meritano che non fé ne fauelh più che
quefto.Etperòpafsiamoa dire delle volte.
Del fare le mite digetto >che uengano intarliate quan-
do fi dij armino >• &* et impattar lo (ìucco
CaP, Il II.
F li
44
DE LA
/^\ Vanda Ice
l I volte s'abb
""^^fi^o di fpu<
Vando le mura fono armiate al termine,che le
'abbino a voltare di mattoni, oditu-
igna,bifogna voltare di tauole in cer-
chio ferrato , che commettino in crociera , o a fchifo
l'armadura della volta in quel modo , che fi vuole con
bonifsimi puntelli fermarle;che la materia di (opra del
pelo nò la sforzi;& dapoi faldifsimamente turare ogni
pertugio nel mezzo,ne'cantoni,& per tutto con terra,
accioche la miftura non coli fotto,quando fi getta . Et
cofi armata (opra quel piano di tauole, fi fanno caffè di
legnOjchein contrario fiano lauorate,doue vn cauo ri
lieuo,& cofi le corniciai membri, che far ci voglia-
mo,(ìano in contrario;accio quando la materia fi getta,
venga douè cauo di rilieuo:& cofi fimilmente voglio-
no effere tutti i membri delle cornici al contrario feor
niciati.Se fi vuol fare pulita e intagliata medefimamen
te è neceflario auere forme di legno , che formino di
terra le cofe intagliate in cauo : & fi faccin d'eila terra
le piatire quadre di tali intagli, & quelle fi commetti-
li o l'una all'altra fu pianio gola,o,fregi,chefar fi voglie
no diritto per quella armadura.Et finita di coprir tut-
ta de gl'intagli di terra formati in cauo & commefsi
già di fopra detti,fi debbe poi pigliare la calce,con poz
zolana o rena vagliata lottile (temperata liquida & al-
quanto gra(Ta;& di quella fare egualmente vna incro-
ftatura per tutte,fin che tutte le forme fian piene . Et
appretto fopra co i mattoni far la volta alzando quegli
Se abballando, '^condo che la volta gira, & di còtinuo
fi conduca con efsi crefcendo,fino ch'ella fia ferrata.
Et finita tal cofa fi debbe poi lafciare far prefà,& aflb-
dare,fin che tale opra fia ferma & fècca.Et da poi quan
do i puntelli fi leuano,& la volta fi difàrma, facilmente
la terra fi leua;& tutta l'opra refta intagliata,^ lauora-
ta^come fé di ftueed folle condotta^ quelle paniche
ARCHltETTYRA. 45
non fon venute, fi vanno con lo fìucco ritta ur andò,
tanto che fi riducano a fine.Et cofi fi fono condotte ne
gli edifici antichi tutte lopre,lequaIi hanno poi di ttuc
co lauorate fopra a quelle . Cofi hanno ancora oggi
fatto i moderni nelle volte di San Pietro;& molti altri
rnaettri per tutta Italia. Ora volendo mottrare,come lo
fìucco s'impatti, fi fa con vno edificio in vn mortaio di
pietra peftare la fcaglia di marmome fi toglie per quel-
Io altro che la calce,che fia bianca , fatta o di (caglia di
marmo,© di treuertino:& in cambio di rena fi piglia il
marmo petto 5 & fi ftaccia fottilmente3& impattali con
la calce ; mettendo due terzi calce , & vn terzo marmo
pefto,& le ne fa del più grotto & ibttile,iecondo che fi
vuol lauorare groffamente o fottilmente.Et de gli ttuc
chi ci batti hor quetto:perche,il refìante fi dirà poi3do-
ue fi tratterà del mettergli in opra tra le cofe della {cul-
tura. Alaquale prima che noi pafsiamo diremo breue-
m ente de le fontane3che fi fanno perle mura , & de gli
ornamenti varii di quelle.
Come di Tartari & di colature di acque fi conducono le Fon
tane Ruflichei& come nello flucco fi murano le Telli-
ne <& le colature delle pietre cotte* Cap, V*
LE fontane,che nelle mura gettano acque,furono
da gli antichi in varie fpecie acconce , & finiate,
fìando nelle metafore delle cofe dell'acquarne adopran
do fé non quellc,cheda effe fono generate. Fecero del
le pulite de lifce5& delle ruttiche anchora ; & ne' bagni
&ttufeloro fcruiuano &perlemura3&perlopiano,
doue fi poiano i piedi di vani mufàici,& molto fi dilet
tauano ftranamete variarle:& di cole maritime le ador
naronodequali a imitazione loro hanno poi i moderni
operato in varii luoghi d'Italia , & di tali opere hanno
rérco abbellire , & con diuerfe coiè ruttiche murate e
F ni
DE LA
imitate gli antichi>& da efsi ritruouate di nuouo han
no aggiuntemi a(Tai,& malsime componimenti di ope
ra tofeana coperti di colature di accjue petrifìcate che
pendono a guifa di radicioni fatti col tempo di alcune
congelazioni di effe acque,ne'luoghidoueelle fono
crude & grolle ; come a Tigoli , & al lago di Pie di
lupo & m molti altri luoghi d'Italia . Si pigliano
quelle ,& sinneftano nelle pietre con perni di rame,
o di ferro, & l'uno fopra l'altro s'impiombano , che
fofpefi pendino ; & murano quelli adolTo all' opera
Tofeana , facendola in qualche parte vedere ; & fra
efsi s'accomodano canne di piombo afeofe , {partiti
per quelle i bucchi , che verfono le acque ,quaudo
fi volta vna chiaue >(ch' è nel principio di detta can-
nella & cofi fanno condotti d'acque,& diuerfì Zampil
li;doue poi l'acqua pioue per le colature di quefti tarta
rii& colando fa dolcezza nell'udire,& bellezza nel ve-
dere. Se ne fa anchora di vn altra fpecie di grotte più
miticamente compofte contrafacendo le fonti alla fal-
uatica in quella maniera .
Piglianfi fafsi fpugnofi , & fi commettono con far na-
fcerui erbe fòpra ; lequali più con ordine, che paia di-
fordine &fàluatico,fi rendono più naturali,& più ve-
re. Altri ne fa di ftucco più pulite , & lifce , nellequali
mefcolano l'uno & l'altro. Et quando qnelloé frefeo,
mette,fra e(Co perfregi,& fpartimenti gongole,telline,
chiocciole maritime,Tartarughe,& nicchi gradi & pie
coli, chi a ritto,& chi a rouefcio.Et di quefti fé ne fan
no vafi & feftoni,che tali telline figurano le foglie>&al
tre chiocciole , & i nicchi fanno le frutte:& a lcorze di
teftuggine d'acqua vi fi pone.Cofi fi faancora di diuerli
colori vn mufaico ruftico,che alle fornaci de'vetri le pa
delle talora feoppiano ; & a quelle doue fi cuocono s
mauoni>& ch'adoifo alle pietre & altre colature fanno
ARCHIT ET TYRA 47
Varii colori inuetriati,bianchi,ncri,verdicci, rofsi , fe-
condo la violenzia del fuoco;& quelli fi murano, & co
ifhicchi fi fermano,& fi fa nafecre tra efsi coralli, & ai-
tri ceppi mantimiuquah recano in fegrazia,& bellez-
za grandi fsima.Cofi fi fanno animali & figure , lequali
fi cuoprono di (malti in varii pezzi porti alla grofla,&
co le nicchie fudette;lequali fono bizzarra cofa a veder
le-Et di quefta fpecie ne a Roma fatte moderne di mol
te fontane , lequali hanno defto l'animo d'infiniti a efle
re per tal diletto vaghi di tal lauoro.Et lo ftucco , con
che fi mura & lauora , è il medefimo che inanzi abbia-
mo ragionato,& per la prefa fatta con effa rimangono
m urate.a quefte tali fontane di frombole,cio è , fafsi di
fiumi tondi &ftiacciati fi fanno pauimenti murando
quelli per coltello,& a onde a vfo d'acque , che fanno
benifsimo. Altri fanno alle più gentili pauimenti di ter
ra cotta amattoncini con vani fpartimenti,& inuetria
ti afuoco,comein vafi di terra dipinti di varii colori,
& con fregi,& fogliami dipinti;& quefta forte di paui
menti piuconuengono alle ftufe & a bagni,che alle
fonti.
Del modo di fare i Pauimenti di commeffò. Cab, V I,
TVtte le cofè,che truouar Ci poterono,gli antichi
ancora checondifficultàinogni genere ole ri-
trouarono,odi ritrouarlecercarono,quelIe dico,ch'al
la vifta degli huomini vaghezza & varietà indurre pò
tefferojaccioche i pofteri fcorgeflTero l'altezza dell'ingc
gno loro . Trouarono fra l'altre co(c belle i pauimenti
di pietre ifpartiti con varii mifti di porfidi, Serpentini,
& graniti,con tondi & quadri,& altri {paramenti; on-
de s'imaginarono,che fare fi poteflero fregi, fogliami,
& altri andari di difegni & figure.CDnde per poter me-
glio riceuere l'opera tal lauoro, tritauano i marmi > ac-
48 D E L A
cioche eflendo quegli minori poteflero per lo campo,
& piano con efsi rigirare in tondo & diritto , Se a tor-
to , fecondo che veniua lor meglio; & dal commettere
infieme quefti pezzi lo dimandarono Mufaico. Et ne i
pauimenti di molte loro fabriche le ne fèruirono : co-
me ancora veggiamo all'Antoniana di Roma,& in al-
tri luoghi, doue fi vede il mufaico lauorato con qua-
dretti di marmo piccioli jcodueendo fogliami mafehe-
re,& altre bizame,& co quadri di marmo biachi, & al
tri quadretti di marmo nero fecero il campo di quegli.
Quefli fi lauorauano in tal modo.Faceuafì fbtto vn pia
no di ftucco frefeo di calce,& di marmo,tanto groflb,
che baftaffe per tenere in fé i pezzi comefsi fermamétej
{in che fatto prefa fi poteffero fpianar di fopra ; perche
faceuano nel feccarfì vna prefà mirabile,& vno fmalto
marauigliofo,che ne l'ufo del caminarc,ne l'acqua no
gli offendeua.Onde effendo quefta opera in grandifsi-
ma confiderazione venuta, glingegni loro fimifero a
fpeculare più alto; fendo facile a vna inuenzione troua
ta aggiugner fempre qual cofà di borita. Perche fecero
poi 1 mufàici di marmi più h*ni,& per bagni,& per ftu-
fe i pauimenti di quelh,& con più fbttile magiftero &
diligenza quei lauorauano fbttilifsimamente;facendo-
ci pefei variati, e imitando la pittura con varie (orti di
colori atti a ciò con più fpecie di marmi ; mefcolando
fra quegli alcuni pezzi triti di quadretti di mufaico di
offa di pefce,c'hanno la pèlle luftra. Et cofi viuamente
eli ficeuano,che nel metterui l'acqua di fopra,velando
quegli,purche chiara foffe,parcuano viuifsimi neipa
uimenti, come fé ne vedeinParioneinRoma incafà
di M.Egidio,&Fabio Saffo-Perche paredo loro quefta
vna pittura da poter reggere all'acque , & a i venti , &
al fole per l'eternità fua;Et penfando che tale opra mol
to meglio di lontano3che dappreflb ritornerebbc;per-
che
ARCHITETTVRA. 49
che cofi no fi ftorgerebbono i pezzi,che'I mufaico dap
prefìbfa vedere5ordinarono ornar le volte & le pareti
de i muri , doue tai cofe fi aueuano a ueder di lonta-
no . E perche lullraifcro,& da gli vmidi & acque fi-
di fcndeflero,penfàrono tal cola douerfìfare di vetrij
& cofi gli mifèro in opra:& facendo ciò bellifsimo ue-
dere, ne ornarono i tempii loro5& altri luoghi ; come
veggiamo oggi ancora a Roma il tempio di Bacco
Se altri . Talché da quegli di marmo deriuano quelli,
che fi chiamano oggi mufaico di uetri. Et da quel di
vetri s'è pattato al mufaico di gufei d'iiouo; & da que-
lli al mufaico del farle figure & le florie di chiaro {cu-
ro pur di commefsi3che paiono dipinte j come tratte-
remo al fuo luogo nella pittura.
Come fi ha a cono/cere uno edificio proporzionato bene}
& che parti generalmente fé li conuengono
Cap- VII,
MA perche il ragionare delle cofe particulari\,mi
farebbe deuiar tropo dal mio propofito; labia-
ta quella minuta cófiderazione a gli fcrittori della Ar
chittetura ; dirò {blamente in uniuerfile come fi cono
fcano le buone fabriche;& quello che fi conuenga alla
forma lorojper effere infieme & utili & belle.Quando
s'arriua dunque3a uno edificio, chi uoleffe vedere s'e-
gli è flato ordinato da uno architettore eccellente ; 8c
qu anta maeflria egli ha auuto,& fàpere3s'egli ha fàpu-
to accomodare al (ito e alla uolunta di chi l'ha fatto fa
bri care:egli ha a confiderare tutte quelle parti. In pri-
ma3che chi lo ha leuato dal fondamento penfl,fè quel
luogo era difpoflo& capace a riceu ere quella qualità
& quantità di ordinazione^cofi nello fpartimento del-
le flanze5come ne gli ornamentane per le mura com-
porta quelfìto3o{lretto>o largo,o alloco baflfo;purche
D fc LA
5°
fia fpartito con grandiisima commefurazione: difpen-
fàndo& dando la qualità & quantità di colonne,fine-
ftre , porte, & rifcontri delle facce fuori & dentro nel-
le altezze o groflezze de muri , o in tutto quello che
e ìnteruenga a luogo per luogo. E di necefsità che fi di
(tribù ifchino per lo edificio le danze c'abbino lelor
corrifpondetie di porte, fineftre, camini,fcale fegrete,
anticamere,deftri,fcrittoi,fenza che vi fi vegga errori;
come (aria vna fala grande , vn portico picciolo, Se le
ftanze minorale quali per efl'er membra dello edificio,
è di necefsità eh' ellefiano cornei corpi vmani egual-
mente ordinate & diftribuite/econdo le qualità & va
rietà di fabric1ie,come tempii tondi , otto faccie,in fei
facce , in croce & quadri ; & gli ordini varii fecondo
chi, & i gradi che fi troua chi le fa fabneare . Percio-
che quando fon difegnati damano che abbia giudi-
ciò con bella maniera,moftrano l'eccellenza dello arte-
fice^ lo animo dello auttor della fabrica.Percio figu-
reremo per meglio effereintefivn palazzo qui di lot-
to^ quefto ne darà lume agli altri edifici,per modo di
poter conofeere , quado fi vede,fe è ben formato o no.
In prima chi confiderei la facciata dinanzi lo vedrà le
uatoda terra,o in fu ordine di fcalee,o di muricciuoli,
tanto che quello sfogo lo faccia vfeir di terra con gran
dezza;& férua che le cucine o cantine lotto terra fiano
più viue di lumi,& più alte di sfogo , che molto ferue
& ad abitarui,come & per terremoti & altri cafi di
fortuna. Bifogna che rapprefenti il corpo dell' huomo
in tutto, & le parti ciafeuna fimile ; che per auere,
come l'huomo , a temere i venti, l'acque,& l'altre coie
della naturatoti egli fia fognato co ifmaltitoi,che tutti
rifpondino a vn centro , che porti via tutte infieme
le bruttezze ,e i puzzi,che gli portano generare infer-
mità. Per l'aipeuofuo primo la facciata vuole auere
ARCHITETTVRA. $1
decoro & maeftà , & eflere compartita come la faccia
deirhuomo,la porta da baffo e in mezo, cofi come nel-
la tefta ha l'huomo la bocca,dóde nel corpo pafìa ogni
forte di alimento,le fineftre per gli occhi vna di qua,&
l'altra di lamentando Tempre parifiche non fi faccia fé
non tanto di qua, quanto di la negli ornamenti o dar-
chi o colonne o pilaftri o nicchie o fineftre inginoc-
chiate,© vero ogni forte di ornamento, con le mifure
& ordmi,che già s'è ragionato o Dorici,o Ionici, o Co
rinti,o Thofcani.Sia ii fuo cornicione5che regge il tet-
to fatto con proporzione della faciata,fecondo ch'egli
è grande;& che l'acqua non bagni la facciata, & chi fta
nella ftrada a fèdere.Sia di fporto fecondo la proporzio
ne dell'altezza & della larghezza di quella facciata. En
trando dentro ne! primo ricetto (la magnifico,& vnita
mente corriiponda all'appicatura della gola, oue fi paC
fà;& fia fuelto 8c largo,accioche le ftrette o de' caualli,
o d'altre calche ; che fempre v'intcruengonomon faci-
no danno a lormedefimi nell'entrata odi fefte o d'altre
allegrezze.il cortila figurato per il corpo fia quadro &
vgua'e,o vero vn quadro & mezo,come tutte le parti
del corpo:& fia ordinato di porte & di parità di ftanze
dentro co belli ornaméti. Vogliono le (cale publiche ef
fer comode & dolci al falire,perche quado fon ripide
rompono le gabe Et quello mebro è più difficile a por Ci
nelle fabrkhe,& per effere il più frequentato che fia , &
piuc6mune,auuienefpefib, che per faluarle ftanze le
guattiamo. Et bifbgna che le fàle con le ftanze di fòtto
taccino vno appartamelo comune per la ftate,& diuer
famete le camere per più perfone; & fbpra vi fia falotti,
fale,& diuerfi appartamenti di ftanze , che rifpondino
fempre nella maggiore ; & cofi faccino le cucine & le
altre ftanze , che quando non ci fofTe queft'ordine,&
aueife il componimento /pezzato 3 & vna cofa alta , 8c
G ii
<>ì D E L A
l'altra baflfa,& chi grande & chi picciola , rapprefènte-
rebbe huomini zoppi , trauolti,biechi,& ftorpiati ; le-
quali opre fanno che fi riceue biafimo;& non lode alca
na . Debbono i componimenti , doue s'ornano le facce
o fuori o dentro auer corrifpondenza del feguitar gli
ordini loro nelle colonne,che i fufi ài quelle non fiano
lunghi,© fòttili,ogrofsi,o corti, feruando fèmpreil de
coro de gli ordini fuoimc fi debbe a vna colonna fatti-
le metter capitel groiìb,ne bafe fimili,ma fecodo il cor
pò le membra,lequali abbino leggiadra & bella manie
ra & difègno.£t quefte cofe fon più conofciute da vno
occhio buono;ilqua!e Ce ha giudizio,fi può tenere il ve
ro compaffo,& la ìftefla mifura,perche da quello farart
no lodatele cofe & biafimate.Et tanto batti auer detto
generalmente deUarchitettura,perche il parlarne in al-
tra maniera, non e cofa da quello luogo.
DE LA SCVLTVRA.
Che cofa fia la [cultura & come fi ano fatte le fcutture
buone; & chs partì elle debbino auer e, per e [fere
tenute perfette Cap. Vili.
LA Scultura,é vna Arte , cheleuando il fuperfluo
da la materia fnggetta,la riduce a quella forma di
corpo,che nella idea dello Artefice e difegnata.Et e da
confiderare,che tutte le figure di qualunque forte fi fia
nOjO intagliate ne Marmi , o gittate di bronzi ,o fatte
di ftucco,o di legno,auendo adeflerc di tondo rilieuo,
& che girando intorno fi abbino a vedere per ogni ver
foie di necefsita,che a volerle chiamare perfette,elle ab
bino di molte parti. La prima é,che quando vna fimil fi
gura ci fi prefenta nel primo afpetto alla vifta , ella rap-
prefenti & renda fòmiglianza,a quella cofà perla qua-
le ella e fatta,o fiera,o vmile,o bizarra, o allegra,o ma-
lenconica,fecondo chi fi figura . Et che ejja abbia cor-
^^M *$$$: &'$$
■
SCVLT VRA.
53
ri fpondenza di parità di membra,cio e , non abbiale
gambe lunghe,il capo grofFo,le braccia corte,& disfojr
mi.Ma fia ben' mifurata, & vgualmente aparte apartc
concordatajda'ICapoa'piedi. Et umilmente fé ha la
fàccia di uecchio,abbia le bracciali corpo , le gambe,
le mani & ì piedi di uecchio,vnitaméte ofTuta per tut-
to,mufculofa}neruuta,&le vene pofte a' luoghi loro.
Et Ce arala faccia di giouane,debbe parimente effer n-
tonda^morbida,& dolce nella aria,& per tutto unita-
mente concordata. Se ella non ara ad effe re ignuda,
facciati che i panni chella ara ad auere addoffo non {la-
ri o tanto triti , che abbino del fèccho,nè tanto grofsi,
che paino fàfsi ; Ma fiano con le Tue rotture di pieghe
girati talmente, che fcuoprino lo ignudo di fbtto , &
con arte & grazia talora lo moftrino,& talora lo a-
fcondino,fenza alcuna crudezza che offenda la figu-
ra. Siano i fuoi capegli & la barba lauorati con una
certa morbidezza , fuellati & ricciuti che moflrino dì
effere sfilati , auendoli data quella maggior piumofi-
tà & luftro,che può lo fcarpello. Ancora che gli (culto
ri in quefta parte non pofiinocofi bene contraffare la
Natura,facendo efsi le ciocche de' capegli fode& ric-
ci ute,piu di maniera che di immitazione naturale.
Ht ancora che le figure fiano ueftite,e neceflàrio fare i
piedi & le mani che fiano condotte di bellezza, & di
bontà come le altre parti. Et per efì'ere tutte la figura
tonda è forza che in faccia,in proffilo,& di dietro, ella
fia di proporzione vguale,auedo ella,ad ogni girata &
veduta,a rapprefèntarfi ben difpofta per tutta.E necef
(àrio adunque^he ella abbia corrifpondenzia , & che
vgualmente ci fia per tutto attitudine , difègno,vnio-
ne,grazia,& diligenzia,lequal cofe tutte infieme dimo
ftrino lo ingegno & il ualore dello artefice. Debbo-
no le figure cofì dirilieuo come dipinte;efTer condotte
G iti
54 DE LA
più con il giudizio che con la mano , auendo a (lare in
altezza,doue fia vna gran diftanzajperche la diligenzia
dell'ultimo finimento non fi vede da lontano; Ma Ci co
nofce bene la bella forma delle braccia & delle gambe;
& il buon giudizio nelle falde de panni con poche pie-
ghe;perchc nella (implicita del poco,fi moftra la acutez
za dello ingegno.Et per quefto le figure di marmo,o de
brózo che vanno vn'poco alte,vogliono eflere trafora
te gàgliarde;accioche il Marmo che e bianco,& il bron
zo che ha del nero,piglino a la Aria,della ofcurità ; &
per quella apparifca da lontano il lauoro efler finito,&
dapreflb fi vegga lafciato in bozze.La quale aduerten-
za ebbero grademente gli Antichi,come nelle lor figu
re tonde & di mezo rilieuo che negli archi & nelle co-
lonne veggiamo di Roma; lequali moftrano ancora
quel gran giudizio che egli ebbero.Et infra i Moderni
fìvedeefTereftatoofleruatoil medefimo grandamen-
te nelle fue opere da Donatello .Debbefi oltra di que-
fto confiderare,che quando le ftatue vanno in vn'luo-
go alto,che non abbia molta diftanza da poterti difco-
ftare a giudicarle da lontano , ma che vi fi abbia quafi
che a ftar loro fotto5che cofi fate figure fi debbon fare
di vna tefta,o due più di altezza. Et quefto Ci fa,perche
quelle figure, che ibn'poftein alto, fi perdono nello
fcorto della veduta , ftando di (otto & guardando allo
in fu.Onde cioche fi dà di accrefeimento , viene acon-
fumarfi nella groflezza dello fcorto 5 & tornano poi di
proporzione nel guadarle,giufte,& non nane; ma con
bonifsima grazia. Et quando non piaceffe far'quefto,fi
potrà mantenere le membra della figura ,fòttilette &
gentili , che quefto ancora torna quafi il medefimo .
Coftumafi per molti artefici , fare la figura di noue te-
fte;la quale vien'partita inotto tede tutta,eccetto la go
la 3 il collo 3 & Fahezza del piede; che con quefte torna
SCVLTVRA
5*
n oue. Perche due fono gli fìinchi.due da le ginochia
a 'membri genitali, & tre il torfò fino alla fontanella del
la gola , & vna altra da'l mento all'ultimo della fronte,
&" vna ne fanno la gola & quella parte che e, da'l dofìb
del piede3alla piantacene fono noue» Lebraccia vengo
n o appiccate alle fpalle,& da la fontanella a la appiccha
torà da ogni bada e vna tefta;& effe braccia fino a la ap
pi ccatura delle mani fono tre tefte,& allargadofi l'huo
m e con le braccia,apre apunto tanto quato egli e alto.
Ma non fi debbe vfare altra miglior' Mifura>che il Giù
d i zio dello occhioni quale fé bene vna cofà farà benifsi
in emifurata , & egli ne rimanghi offefò , non refterà
perqueftodibiafimarla. Pero diciamo che fé bene la
Mifura e vna retta moderazione;da ringrandire le figu
re talmente3che le altezze & le larghezze,fèruato l'or-
dì ne,faccino l'opera proporzionata,& graziofà, lo oc-
chio nondimeno ha poi con il giudizio a leuare , & ad
ag;giugnere,fecondo che vedrà la di (grazi a dell'opera.,
talmente che eie dia guittamente proporzione,grazia,
diiègno,& pcrfezione;acciò che ella fia in fé tutta loda
ta da ogni ottimo giudizio . Et quella ftatua5o figura
che auerà quefte parti , farà perfetta di bontàjdi bellez
Za 3di difègno,& di grazia . Et tali figure chiameremo
to nde,pur che fi polsino vedere tutte le parti finitelo
me fi vede nel huomo girandolo a torno;& umilmente
poi Taltre,che da quefte dependono.Ma e mi pare ora-
mai tempo da venire a le cofè più particulari.
J>dfare i modelli di cera &* di terra , &* come fi uejììno } &*
come a proportione fi ringrandifebino poi nel Marmo i
come/ì Jùbbino,&fì rradiinino,& puti/chino9
0» impomicino^ jìluflrino1& firen-
dino finiti. Cap. IX*
56 D E L A
SOgllono gli fcultorijquado uogliono lauorare vna
figura di marmo,fare per quella vn'modello,che co
fi fi chiama,cio e' uno efèmplo,che e una figura di gran
dezza di mezo braccio ò meno ò più fecondo che gli
torna comodo,o di terra,o di cera,o di fìucco;pur clic
e' pofsino moftrare in quella la attitudine & la propor
7Ìone,chehàda effere,nella figura che e'uoglion'fare:
cercando accomodarfi alla larghezza & alla altezza del
fafìfo che hanno fatto cauare,per faruela dentro. Ma
per moftrarui come la cera fi lauora,diremo dell'lauo-
rar la cera,& no la terra. Quefta per rederla più morbi
da,ui fi mette dentr un'poco di fèuo & di trementina,
& di pece nera, dellequali cofe il fèuo la fa più arrende
uole;& la trementina tegniente in fe;& la pece le da il
colore nero5& le fa una certa fòdezza dapoi ch'è,lauo-
rata,nello ftare fatta , che ella diuenta dura. Acconcia
queftamiltura&infiemefonduta,fredda ch'ella e, fé
ne fa i paftelli,iquali nel'maneggiarli dalla caldezza del
le mani fi fanno come pafta,& con eflà fi crea vna figu
ra a federe,ritta, ò come fi uuole, laquale abbia fbtto
una armadura,per reggerla in fé fìefsa òdi legni òdi fi
li di ferro 5 fecondo la uolonta dello artefice,& ancor
fi può fare con effj,& fenza,come gli torna bene . Et à
poco à poco col giudizio & le mani lauorando,crefcen
do la matena,con i itechi d'ofTo,di ferro,ò di legno , fi
fpinge in dentro la cera , & con metterne dell'altra fo-
pra fi aggiugne & raffina, finche con le dita fi da a que
fìo modello l'ultimo pulimento.Et finito cio,uolendo
fare di quegli che fiano di terra , fi lauora à fimilitudi-
ne della cera,ma fenza armadura di fbtto,ò di legno, ò
di ferro,perche li farebbe fendere & crepare. Et men-
tre che quella fi lauora,perche non fenda,con un'pan-
no bagnato Ci tien coperta , fino che refta fatta. Finiti
quelli piccioli modellilo figure di cera3ò di terra fi or-
dina
SCVLTVRA- 57
dina di Tire un'altro modello che abbia ad eflere ^ran-
ci e, quato quella ftefTa figura che fi cerca di fare duna r-
moUèccarfi la vmidità. che ui e dentro ritira & rientra;
Et fi fa alquanto maggiorc,perche la terra nel'accio mi
furandolo poi venga la figura dal modello nella figura
d.ii marmo più giuira.Et perche il modello di terra gii
de fi abbia à reggere , in fé & la terra non abbia a fen-
d erfi,bifogna pigiare della cimatura,ò borra,che fi chia
rnijòpelo.Et nella terra mefcolar^ que!la,la quale la re
de in (e tegnentc:& no la lafcia fendere.Armafi di legni
fbtto,& di fbppaftretta co lo fpago Ci fa l'odi della fi^u
na, & fé le fa fare quella attitudine,che bifognaj fecodo
il modello picciolo dritto, o a federe ,& cominciando
à coprirla di terra fi conduce ignuda,lauorandola infi-
mo al fine-La qual'condotta fé fé le vuol poi fare panni
a doffo che fiano fottili,fi pigia pannolino, che fia fotti
lce;& fé grofTo,groflb:& fi bagna;& bagnato,con la ter
r:a s'interra non liquidamente , ma di vn'loto,che fia al
q uato fodetto;& attorno alla figura fi va acconciando
lo,che faccia quelle pieghe, & amaccature,che l'animo
gli porge; di che fècco verrà à indurarfi,& manterrà
dn continuo le pieghe. In queflo modo Ci conducon' a
fine i modeIli,& di cera,& di terra. Volendo ringradir
lo,a proporzione nel Marmo; bifògna che nella fletta
Pietra , onde s'ha da cauare la figura, fia fatta fare vna
fcjuadra,che vn'dritto vada in piano a' pie della figura •
&c l'altro vada in alto,& tenga fempre il fermo del pia-
moj& cofi il dritto di (òpra;& fimilmente vnaltra fqua-
dlra ò di legno,ò d'altra cofa fia al modello,per via del-
la quale fi piglino le mifure da quella del'modello quan
Ko f portano le gambe fora,& cofi le braccia:& fi va fpi
gnendo la figura in dentro con quefte mifure nportan
dlole fui marmo dal' modello,di maniera che migran-
do il marmo & il modello a proporzione viene a leuare
H
58 D E L A
della pietra con li fcnrpelli;& la figura a poco, ì poco
mifurata viene a vfeire di quel'fafìo nella maniera, che
fi cauerebbe d'una pila d'acqua pari & diritta vna figu-
ra di cera,che prima verrebbe'ilcorpo,& la tefìa & le gi
nocchia,&à poco,àpoco fcoprendofì,&in fu tirando
la,fi vedrebbe poi la ritóditi di quella fin pafTato il me-
zo;& in vltimo la ritòdita dell'altra parte.Perche quel-
li, che hanno fretta a lauorare,& che bucano il faffo da
principio,& leuano la pietra dinanzi,& di dietro,rifo-
lutamente,no hanno poi luogo doue ritirarli, bifbgna
doli:& di qui nafeono molti errori, che fbno,nelle rta-
tue,che per la voglia eh a l'artefice del'uedere le figure
tonde fuor'del fonò a vn'tratto,ipeflb fi gli fcuopre vn
errore,che no può rimediarui,fe non vi fi mettono pez
21 commefsi,come abbiamo villo coftumare a molti ar
tefici moderni. Ilquale rattoppamento e', da ciabattini,
& non da huomini eccellenti , o Maeftn rari; & e' cola
vilifsima,& brutta,& di grandifsimo biafimo.Soglono
gli fcultori nel'fare le ftatue di marmo nel principio lo
ro abozzare le figure con le fubbie,che fono vna fpe-
cie di ferri,da loro cofi nominati;iquaIi fono apuntati
& grofsi & andare leuando & fubbiando groffamente
il'loro faflb,& poi con altri ferri detti calcagnuoli 3 eh*
hanno vna tacca in mezo , & fono corti3andare quella
ritondando,per fino ch'eglino venghino a vn'ferro pia
no più lottile del'calcagnuolo,cheha duetacche,&é
chiamato gradina.Co'l quale vanno per tutto con gen
tilezza gradinando la figura, con la proporzione de
Mufcoli & delle pieghe ; & la tratteggiano di mani era
per la virtù delle tacche,o,denti predetti , che la pietra
moftra grazia mirabile. Qucfìo fatto fi va leuando le
gradinature con vn' ferro pulito.Etper dare perfezzio
ne alla figura,volendole aggiugnere dolcezza,morbi-
<lezza3& fìne^fi va con lime torte leuando le gradinejil
SCVLTVRA
59
fimile fi fa con altre lime fattili & fcnfEne dirittejiman
do che refti piano ; & da poi con punte di pom ice fi va
impomiciando tutta la figura dandole quella carnofi-
ta,che fi vede nelle opere marauigliofe della fcultura.
Adoperaci ancora il geffo di tripoli, accio chell'abbia-
luftro & pulimento:fimilmente con paglia di grano,fac
cendo ftruffoli fi Aropiccia, talché finite & luftrate fi
rendono à gl'ochi noftri.
Ve3 ha/sì , <& de me%i Rìlìeui j la dfficttltà del fargli}
{?* in che con/i/la il conduro ti a perfezione.
Cap. X.
S~\ Velie figure,che gli fcultori chiamano mezi ri
U lieui5furono trouate già da gli antichi, per fare
""^^iftone da adornare le mura piane:& fé ne fèrui
rono ne'tcatri3& negli archi per le vittoriejperche vo-
lendole fare tutte tonde^ion le poteuano fituare fé no
faceuano prima vna fhnza,o,vero vna piazza che fufle
piana.Ilche voledo sfuggire trouarono vna fpecie3che
mezo rilieuo nominarono , & e' , da noi cofi chiamato
ancora rilqualeà fimilitudine d'una pittura 3 dimoftra
prima l'intero delle figure principali, o meze tonde , ò
più come fono;& le fecode occupate dalle prime ; & le
terze dalle feconde;in quella fteffa maniera che appari,
feono le perfone viue , quando elle fono ragunate &
riftrette infieme. In quefta fpecie di mezo rih'euo 3 per
la diminuzione dell'occhio , fi fanno l'ultime figure di
quello,batlè come alcune tefte bafsifsimc, & cofi i cafà
menti,& i paefi,che fono l'ultima cofa.Quefta fpecie di
mezi rilieui da neiTuno e mai fìata meglio , ne con più
ofTeruanziafatta;nepiu proporzionatamente diminui
ta5o allontanatale fue figure l'ima da l'altrajche da gli
antichi . Come quelli che imitatori del vero3& in°e-
gnofinon. hanno mai fatto le figure in tali ftorie, che
h a
6o
D E L A
abbino piano , che (corti ,ò fuggajMa l'hanno fatte co*
propni piedi, che pofino fu la cornice di fotto ; Doue'
alcuni de'noftri moderni animoii più del douere hanno
fatto nelle ftorie loro di me2o rilieuo , pofare le prime
figure nei'piano,che e, di baffo rilieuo , & sfugge;& le
figure di mezo;che ftando cofi non pofano i piedi con
quella fodezza,che naturalmente douerebbono; la on-
de fpeffe volte fi vede le punte de piedi quelle figure
che voltano il di dietro , toccare gli ftinchi delle gam-
be,perlo fcorto che e violento. Et di tali co fé fé ne ve-
de in molte opere moderne , & anchora nelle porte di
fan Giouanni,& in più luoghi di quella età. Et per que
fìo i mezi rilieui , che hano quefta propri età, fono faì-
frperche fé la metà della figura fi caua fuor del faffo,
auendona fare altre dopo quelle prime ,voglonoa-
uere regola dello sfuggire & ài minuire;& co' piedi in
piano , che fia più inanzi il piano , che i piedi , come fa
l'ochio & la regola nelle cofe dipinte; & conuiene che
elle Ci abballino dimano in mano à proporzione , tan-
to che vengbinoà rilieuo diacciato , & bafso : & per
quella vnione,che in ciò bifogna;e",difficile darli per-
fezzion & condurgli \ attefo che nel rilieuo ci vanno
feorti dipiedi,&ditefte;cliè,neceifario auere gran-
difsimo difegno,à volere in ciò moftrare il valore del-
lo artefice. Et tanta perfezzione fi recano in quefto gra-
do le cofe lauorate,di terra,& di cera,quanto quelle di
bronzo,& di marmo.Perche in tutte l'opere che aran-
nole parti, ch'io dico,faranno i mezi rilieui tenuti bel-
lifsimi , & dagli artefici intendenti fommaméte lodati.
La fecòda fpezie,che bafsi rilieui fi chiamono, fono di
manco rilieuo affai ch'il mezo , & fi dimoftrano alme
no perla metà di quegti,che noi chiamiamo , mezo ri-
lieuo^e in quefti fi può con ragione,fare il'piano,i caia
mentile profpe&iue j le fcalea& i paefi , come veggio^
SCVIT VKA.
6l
mo ne* pergami di bronzo in fan Lorezo di Fircnze,&
& in tutti 1 baisi rilieui di Donatojil quale in quefta prò
fefsionelauorò veramente cofe diurne con grandissi-
ma ofieruazione. Etquefti fi rendono a l'ochio facili,
& fènza errori,ò barbarifmi;perche non fportano tan-
to in fuori, che pofsino dare caufa di errori,o di biau-
mo.La terza fpezie fi chiamano baisi, & ftiacciati rilie-
ui , i quali non hanno altro in fé ch'el difegno della fi-
gura,con amaccato,&{tiacciatonlieuo.Sono diffìcili
af!ài,attefo che è ci bifogna difègno grande , & inuen-
zione. Atiuega che quefti fono faticofi a dargli grazia,
per amore de* contorni. Et in quefìo genere ancora
Donato lauorò meglo d'ogni artefice con arte difegna
Se inuenzione.Di quella forte fen e,vifto ne vafì areti
ni affai n*gurc,mafchere ,& altre ftorieantiche,& fìmil
menteDne' Cammei antichi, & ne comi da {lampare le
cofe di bronzo perle medagle;& fimilmente nelle mo-
nete.Et quefto fecero perche fé fodero {tate troppe di
rilieuo non arebbono potuto coniarle, chal colpo del
martello non fàrebbono venute l'impronte, douendofi
imprimere i Comi nella materia gittata,la quale quado
e bafla,dura> poca fatiga a riempirei cani del conio. Di
quefta arte vediamo oggi molti artefici moderni che
Thano fatta diuinifsimamente ; & più di loro fi può di-
re aueredi tal'cofà veduto meglo di perfezzione con
tutta quella grazia che gl'antichi diedero alle cofe loro,
& co più begli caratteri di lettere, & meglio mi fu rate.
Perciò chi conofeerà ne'mezi rilieui Ja perfezzione
delle figure , fatte diminuire con offeruazione;& ne*
bafo la bontà dil difegno per le profpect iue,& altre in
uenzioni;& nelli diacciatila nettezza, la pulitezza , &
la bella forma delle fìgure,che vi fifanno;gli faràeccel
lentemente per quefte parti,tenere,ò lodeuoli, ò biafi-
meuoli 5 & wfegnerà cognofcerli altrui ♦
H iii
Si D E 1 A
Come fi f cinno l modelli per fan di bronco le figurettgrandi (p
picciole; &* come le forme7perbuttarle,/ìgettino;come fé ar-
mino diferri,& tome filettino di metallo; & di tre forti bron
3$ì& rome o-'mai e fi cefelino,& fi 'rinettino ,• & mancando
pe%£t che non fu/fero uenun fi mnefìinojt commettinonel
medefimo bronco. Caf?. XI*
VSano gl'artefici eccelléti,quado vogliono gittare
di materia,ometallo,o bronzo figure gradi , fare
nel principio vna ftatua di terra, tato giade, quato quel
lacneevoglonobuttaredimetallo,&la còducono di
terra a quella perfezzione, eh' è conceda dal'arte,& dal
lo ftudio loro.Quefto fi chiama da loro modello ilqua-
lc poi che è fatto & condotto a tutta la perfezzione del
la arte & del faper loro , cominciano poi con gelfo da
fare prcfa a formare fopra quello modello parte per par
te,facendo a doiTo a quel' modello i caui di pezzi, & fò
pra ogni pezzo fi fanno rifcontri,che vn' pezzo con l'ai
tro fi còmettano,fegnàdoli ò co numeri, ò co alfabeti,
o altri contrafegni;& che fi polsino cauare, & reggere
infieme.Gofi a parte per partelo vano formando; & vn
gendo con olio fra gelso & geflfo,doue le commettitu-
re s'hanno à congiugnere^ cofi di pezzo in pezzo la
figura fi forma;& la tefla3le bracciali torfo, & le gam-
be per fin a l'ultima cofa;di maniera che il cauo di quel
la ftatua,cio c,la forma incauata, viene improntata nel'
cauo co tutte le parti,& ogni minima cofa,che e nel'mo
dello.Fatto cio,quelle forme di gefTo fi lafciono afloda
re>& ripofàre : poi pigliano vn'palo di ferro,che fia più
lungo di tutta la figurarne voglono fare,& che fi ha a
gettare:& fbpra quello fanno vn'anima di terra,laqua-
ie morbidamente impalcando , vi mefcolano Aereo di
cauallo,& cimatura,laquale anima ha la medefima for
ma che la figura del Modello ;& à fuolo à iuolo fi cuo-
SCVLTVRA. 6$
ce per caua re la vmidità della terra,& qucfla fcrue poi
alla figura:perche gittando la fìatua , tutta quella ani-
ma,^ e,foda,vien'vacua,ne fi ricpie di bronzo;cheno
fi potrebbe mouere per lo pefo: cofi ingroflano tanto,
& con pan mifure quella anima,che fcaldando & co-
cendo 1 fuoli,come e detto, quella terra vien' cotta be-
ne^ cofi priua in tutto, de lo vmido , che gittandoui
poi fòpra il bronzo , non può fchizzare,o fare nocu-
mento;come Ci è villo gia.molte volte con la morte de'
maefln\& con la rouina di tutta l'opera.Cofi vanno bi
Iicando quella anima,& affettando^ contrapefando
i pezzi finche la rifeontrino, & riprouino,tanto ch'e-
gli no vengono a' fare che fi lafci appunto la grofiezza
dei'metallo,ò la fottilita di che vuoi che la fìatua fia.Ar
mano fpeffo quella anima per trauerfò con perni di ra-
me^ con ferri che fi pofsino cauare & mettere;per te
nerla con ficurta & forza maggiore. Quella anima qua
do e finita,nuouamente ancora fi riquoce co fuoco dol
ce:&cauatane interamente la vmidità, fé pure vene
fu/Te reflata punta,fi lafcia poi ripofare , & ritornando
a' caui del geffo;fi formano quelli pezzo per pezzo con
cera gialla che fia fiata in molle ; & fia incorporata con
vn poco di Trementina,& di feuo.Fondutala dunque
a'1 fuoco,la gettano à metà per metà nei pezzi di cai'o;
di maniera che l'artefice fa venire la cera fottile,fecc n-
do la volontà fua per il getto.Et tagìati i pezzi , fecon-
do che fono x caui adoflò à l'anima ,- che già di terra fé
fattagli commettono, & infieme gli rifeontrano, & in
neflano;& con alcunibrocchi di rame fottili fermano,
fopra l'anima cotta Spezzi della cera, confitti da det-
ti brocchi;, & cofi à pezzo ,à pezzo, la figura inne-
ilano3& nfcontrono,& la rendono del tutto finita.
Fatto ciò vanno leuando tutta la cera,da le bauc delle
fuperflyitadeicaui,conducen4olail più che fipuòa
64 D E L A
quella finita borita &perfezzione, che fidefidera che
abbia il Getto.Et auanti che e'proceda più innanzi,riz
za la figura , & confiderà diligentemente , fé lacera hi
mancamento alcuno , & la va racconciando , & riem-
piendo,o rinalzando,o abbaflando,doue mancafle. Ap
preifo finitala cera,& ferma la figuraunette lo Artefice
fu due alari ò di legno ò di pietra,ò di ferro , come vno
arofto al' fuoco laTua figura con commodita, che ella
fi polfa alzare & abbaflare5& co cenere bagnata,appro
priata à quello vfo, con vnpennello tuttala figura va
ricoprendole la cera non fi vegga,& per ogni cauo
& pertugio la vefte bene di quella materia . Dato la
cenere , rimette i perni àtrauerfo, che palfanola cera,
& l'ani ma,fecondo che gl'ha lafciati nella figura; per-
cioche quefti hanno à reggere l'anima di dentro , & la
cappa di fuori,ch'è la incroftatura del'cauo fra 1* anima
& la cappo,doue il bronzo fi getta.Arrnato cio,lartefi-
ce comincia a torre della terra fòttile con cimatura,
& fterco di cauallo, come difsi battuta infieme ; & con
diligenza fa vna incroftatura per tutto fòtilifsima, &
quella fi lafcia feccare,cofi volta per volta fi fa l'altra in
craftatura,con lafciare feccare di continuo fin3che vie
ne interrando,& alzando alla groflezza di mezzo pal-
mo il più . Fatto cio,que ferri che tengono lanima di
dentro,fi cingono con altri ferriche tengono di fuori
la cappa;&à quelli fifermano,&run'& l'altro incate-
nati,& ferrati fanno reggimento l'uno a l'altro . L'ani-
ma di dentiOjregge la cappa di fuori5& la cappa di fuo-
ri regge l'anima di dentro . Vfafi fare certe cannelle fra
l'animale*: la cappate quali fi dimandano venti, che sfia
tano a la in sii, & fi mettono verbigrazia da vn'gino-
chio,à vn'braccio , che alzi;perchc quefti danno la via
al metallo di foccorrere quello,che per qualche impe-
dimento non venifle, et fé ne fanno pochi & affai fe-
condo
SCVLTVRA. 65
condo eh e,diffìcilc il getto.Cio fatto Ci va dando il fuo
co à tale cappa venalmente per tuttofai' che ella ven-
ghavnita,&à poco à poco à rifcaldarfi; rinforzando il
fuoco fino a tantoché la forma fi infuochi tutta di ma-
niera che la cera ch'è nel cauo di dentro, veno-a a ftru^-
gerfi,tale che ella efea tutta per quella bandajperlaqua
le fi dehbe gittare il metallo jfenza che vene rimanga
dentro niente.Età conofeere ciojbifogna quado i pez
zi fi inneftano fu la figura,pefàrli pezzo perpezzo;cofi
poi nel'cauare la cera npefarla;& facédo il calo di quel
Ia,vede l'artefice fé ne,nmafla fra l'anima & la cappa,
& quata ne vfcita.Et fappi che qui cofifte la maefìria &
la diligézadello artefice a cauare tal'cera;doue Ci moftra
la difficultà di fare i getti.che venghino begli & netti ,
Attefo che rimanedoci puto di cera,ruinarchbe tutto iÌ
getto,mafsimametein quelle parti doueeflà rimane.Fi
nito quello l'artefice fotterra quella forma vicino alfa
fucina,doue il brozo fi fonde3& puntella fi,che il br5zo
no la sforzi,& li fa le vie,che pofìa buttarfi;& al somo la
feia vna quantità di groffezza 3 che Ci pofià poi fegare il
brozojche auanza di quella materia^ quello Ci fa.per-
che vega più netta.Ordina il mettacene vuole;& per
ogni libra di cera ne mette dieci di metallo.Fafsi la lega
del metallo (tatuano di due terzi rame,&vn'terzo otto
ne;fecondo lordine Italiano.Gli egizzii,dai quali qUC-
ftarte ebbe origine,metteuano nef brozo 1 due terzi ot
tone,& vn'terzorameJl metallo ellettro de gl'altri più ri
ne 5 due parti rame5& la terza argento.Le campane per
ogni cento di rame. xx. di flagno : & a l'artiglerie per
ogni cento di ram e dieci di (lagno , accio che il fuono
di quelle fia più fquillante & vnito.Reflaci hora ad infe
gnare,che ven endo la figura con mancamento , perche
fofse il brozo cotto,ò fottile,ò mancafsi m qualche par
te^ilmododell'inneilarui vnpezzo. Et in quello caio
I
66 DE LA
lieut lo artefice tutto quanto il trifto che e in quel get
to &facciaui yna buca quadra cauandola fotto fqua-
dra , di pò i le aggiufta vn'pezzo di metallo attuato à
quel' pezzo che venga in fuora quel'che li piace. Et Co-
rnelio appunto in quella buca quadra, colmai-tello tan
to lo percuotale lo faldi, & con lime & ferri facciali
che lo pareggi,& finifca in tutto . Ora volendo l'arteri
ce gettare di metallo le figure picciole , quelle fi fanno
di cera,ò auendone di terrajò di altra materiali fa fo-
pra il cauo di geiTo come alle grandi & tutto il cauo fi
empie di cera.Ma bifogna che il cauo fra bagnato; per-
che buttandoni detta ceratila fi rappiglia per la fred-
dezza della acqua & del cauo . Dipoi fuentolando,
& diguazzando il cauo fi vota la cera , eh e in mezo
dil cauo; di maniera che il getto refta voto nel me-
zoulqual voto,o vano riempie lo artefice poi di terra,
& vi mette perni di ferro . Quella terra,ferue poi
per anima;ma bifogna lafciarla feccar'bene.Da poi fa la
cappa come al'altre figure gradi, armandola & metten
douile cannelle per i venti , la cuoce di poi & ne caua
la cera;& cofi il cauo fi refta netto , fi che ageuolmente
fi poflbno gittare.il fimile Ci fa de bafsi & de mezi nlie
ui,& d'ogni altra cofa di Metallo . Finiti quefti getti ,
lo artefice dipoi, con ferri appropriati ciò e Bulini,
Ciappole, Strozzi, Cefelli, Puntelli, Scarpelli &
Limejlieuadoue bifogna ; & doue bifogna fpignea
lo indentro ; & rinetta le bane : & con altri ferri chei
radono , rafehia & pulifee il tutto con diligenza
& vltimamente con la pomice gli da il pulimento.
Quefto bronzo piglia col tempo per fé medefimo vn
colore , che trahe in nero,& non in roflb,come quan-
do fi lauora: Alcuni con olio lo fanno venire nero;
altri con lacetolo fanno venire verde ; & altri con la
vernice li danno il colore, di neioj tale che ognuno lo
JC VLTYRA 6j
conduce,comcpiugli piace.
De conti di acciaio per fare le medaglie di bronco dialtrìme
talli , £?* come elle fi farinosi efei metalli j didietre Orientali,
& di Cammei, Caf>, XII ,
'Olendo fare le medaglieri Bronzo, di Argento
o d'orOjCome già le fecero gli Antichi,Debbe Io
artefice primieramente,con Punzoniceli ferro, intaglia
re di nlieuo i punzoni nello acciaio indolcito a fuoco,
a pezzo per pezzo;Come per efemplo Lì tefìa {bla,di ri
lieuo ammaccato in vn'punzone fòlo di acciaio; & cofi
l'altre parti che fi commettono a quella . Fabbricati
cofidi acciaio tutti i Punzoni che infognano per la me
daglia , fi temperano co'l fuoco; & in fui Conio dello
acciaio (temperato chedebbe feruire per cauo& per
madre della medaglia,fi va improntado a colpi di Mar-
tello & la Tefta,& l'altre parti a' luoghi loro. Et dopo
lo auere improntato il tutto,fi va diligentemente rinet
tando & ripulendo,& dando fine & perfezzione al pre
detto cauo,che ha poi a fèruire per Madre.Hanno tut-
ta volta vfato molti artefici,di incauare con le ruote le
dette Madri, in quel modo che Ci Iauorano di incauo i
Criftalli,i Diafpri,i Calcidonii,le Agate,gh Annerirti,
i Sardonii,i lapis lazuli,i Crifòlitije Corniuole,iCam-
mei,& l'altre pietre orientali-.^ il cofi fatto lauoro,fa le
madri più pulite,come ancora le pietre predette . Nel
medefimo modo fi fa il rouefeio della Medaglia:& con
la Madre della tefta,& con quella del rouefeio, fi Cam-
pano Medaglie di cera, o di Piombo; lequali fi forma-
no di poi con fbttilifsima poluere di terra atta a ciò,nel
le quali forme, cauatane prima la cera,o,il piombo pre
detto,ferrate dentro a le ftaffe^fi getta quello fteflo me
tallo,che ti aggrada per la Medaglia . Quefti getti fi ri-
mettono nelle loro Madri di acciaio;& per forza di vi-
I ii "
&*.-
68 D E L A
ti,o ài Lieue,& a colpi di martello fi ftringono talmen
te,che elle pigliano quella pelle da la itampa,che elle no
hanno prefa dal Getto. Ma le Monete & l'altre Meda-
glie più baffe,fi improntano fenza viti, a colpi di mar-
tello con mano;& quelle pietre orietali che noi dicem-
mo di iopra,fi intagliano di cauo con le ruote per for-
za di fmenglio,che co la ruota confuma ogni forte di
durezza di qualunche pietra fi fia.Et lo artefice va fpef
fo improntando con cera quel cauo che e la uora, & in
quefto modo,valeuando douc più giudica di bifògno,
& dando fine alla opera.Ma i Cammei fi lauorano di ri
lieuo;perche effendo quefta pietra faldata^cio è bianca
fopra & fotto nera3fi va leuando del bianco tanto che,
o tefta , o figura refti di baffo rilieuo bianca nel campo
nero.Et alcuna volta per accomodarli che tutta la tefta
o figura venga bianca in fui campo nero,fi vfa di tigne
re il campo,quando e' non e tanto (curo, quanto bifò-
gna.Et di quefta profefsione abbiamo vifte opere mira
Bili & diuinifsime antiche, & moderne .
Come diftuccojì conducono t lauori bianchi 3 & detmodo del
fare la forma di fotto murata ; <& come fi lauorano
Cap. XllL
Oleuano gli Antichi5nel'volcre fare volterò incro-
j ftature,ò porte,ò fineftre5ò altri ornamenti di ftu-
chi bianchi,fare l'offa difotto di muraglia,che fia ò mat
toni cotti,ò vero tufi,cio'èfafsi, che fiano dolci ,& fi
pofsino tagliare con facilità,& di quefti murando face
uano l'offa di fotto;dandoli ò forma di cornice,ò di fi-
gure,ò di quello che fare voleuano;taglando de* matto
ni,ò de le pietre,lequali hanno à effere murate co la cai
ce.Poi co lo ftucco,che nel capitolo ini dicemmo,im
paftato di marmo pefto,& di calce di Treuertino, deb-
bano fare foprale offa predettela prima bozza di ftucco
/
SCVLTVRA 69
ruuidoxiòéjgrofsoj&grancllofbjaccio vi fipofsi met-
tere (opra il più fottile,quado quel'di fotto ha fatto la
pi efa;& che (ìa fermo,ma no fecco afatto. Perche Jauo
rando la mafsa della materia in fu quel' ch'è umido; fa
maggior' prefa;bagnando di continuo doue lo fìucco
fi mettc;accio fi renda più facil a lauorarlo. Et volendo
fare cornici, ò fogliami intagliati, bifogna auere for-
me di legno,intaglate nel cauo, di quegli ftefsi intagli
che tu vuoi fare.Et fi piglia lo ftucco,che fia non fodo
fbdo, ne'tenc"ro;ma di vna maniera tegnete;& fi mette
fu l'opra a la quatità della cofà che fi vuorformare,& vi
fi mette fopra la predetta forma intagliata,impoliierata
di poi uere di Marmo,& picchiadoui fu co vn'martello
che il colpo fia vgualeji'eftalofìuccojmprotatoulqua-
le fi va rinettando,& puledo poi accio ven<*a il lauoro
diritto,vS: vgu ale. Ma volendo che l'opera abbia mag-
gior'rilieuo a lo in fuori fi conficcano doue ella ha da
eflere,ferramenti,o chiodi, o altre armadure fimili che
tenghino fofpefo in aria lo ftucco,che fa con efse prefà
grandifsima,come ne gli edifizii antichi fi vedeme'qua
li fi truouano ancora gli flucchi & i ferri conferuati fi-
no al di d'oggi. Quado vuole adiiche lo artefice, codur
re in muro piano vna iftona di baffo rilieuo cóficca pri
ma in quel muro i chioui fpefsi,doue meno &doue più
in fuori,fecodo che hano a ftare le figure,& tra quegli
ferra pezami piccoli di Mattoni, o di tufi;a cagione che
le punte,o capi di quegli,teghino i! primo fìucco grofc
io & bozzato,& appreffo lo va finendo con pulitezza*
de co paziézia che e'fi raffodi.Et metre che egli indurii
fce,lo artefice lo va diligctemete lauorado,& ripulédo
lo di continouo co'pennelh bagnatici maniera che e'io
conduce a perfezzione,come fé e' fufTe di cera,o di ter
ra.Gon quefta maniera medefima di chioui & di ferra-
menti fatti a portai maggiori & minori fecondo il bi
I Hi
^O D E L A
fogno/i adornano di ftuccWe volte, gli fpartimenti,
& le fabbriche vecchie, come fi vede coftumarfi oggi
per tutta Itaha,& da molti maeftri che fi fondati a que
fio efercizio.Ne fi debbe dubitare di lauoro cofi fatto,
come di cofa poco durabile,Perche e fi conferua infini
tamente:& indunfee tanto nello ftar fatto, che e'diuen
ta col tempo come marmo.
Come fi conducono le figure di legno , & che legno fici buono
a farle. Cap. XI III.
C Hi vuole che le figure dil legno fi polsino con-
durre à perfezzione,bifogna che e ne faccia pri-
ma il modello di cera ,ò diterra,come dicemmo.Que
fìa fpezie fi e vfata molto nella chriftiana religione atte
fo che infiniti maeftri hanno fatto molti crocififsi>& di
uerfe figure ancora.Ma in vero, non fi da mai al legno
quella carnofita ò morbidezza,che al metallo,& al mar
mo,& à le altre (culture chenoi veggiamo,cio è cofe ò
di ftuchi ,ò di cera, ò di terra.U migliore nientediman-
co tra tutti i legni che fi adoperano a la fcultura,é il Ti
glio:Perche egli ha i pori vguah per ogni lato & vbbi-
difee più ageuolmente alla lima & allo fcarpello. Ma
perdi: lo artefice eflendo grande la figura che e vuo-
le,non può fare il tutto d'un'pezzo folo , bifogna ch'e-
gli lo commetta di pezi,& lo alzi , & ingrofsi fecondo
laformachelovuol'fare.Et per appiccarlo infieme in
modo che e' tenga,non tolga,Maftrice di cacio,perche
non terrebbe,ma colla di fpicchi,con la quale ftrutta,
fcaldati 1 predetti pezzi al tuoco,gli cornetta & gli fer-
ri infieme,non con chioui di ferro,ma del medefimo le
gno.Ilche fatto, lo lauori Scintagli fecondo la forma
del fuo modello.Et degli artefici di cofi fatto meftiero
fi fono vedute ancora opere di boifolo,lodatifsime ; &
ornamenti di noce bellifsimi,i quali quado fono di bel
SCVLf VIA 71
noce,che fia nero,apparifcono quafi di bronzo. Et an-
coiaabbiamo veduti intagli in noccioli di frutte come
Ciregie & meliache di mano di Todefchi, molto eccel
lenti jlauorati con vna pazienza & fonigli ezza grandif
(ima. Et fé bene e* non hanno quel perfetto dife^no,
che nelle cofe loro dimoftrano gli Italiani, hanno meri
te dimeno operato & operano continouamente ridu-
ccndolecoieatanta fottigliezza che eli e fanno {lupi-
re il Mondo. Et quelìo balli breuemente aucr detto de
le cole della /cultura. Pafsiamo ora a la Pittura.
D E LA PITT VRA
Come fifanno,&Jì cono/cono le buone Pitture y&àche'.&t
del difegno & muen^ioHe delle flone Cab, X V,
LA Pittura è vn piano coperto di campi di colori,
in fu perfide,© di tauola,ò di muro,ò di tela , in-
torno à diuerfi lineamétijiquali per virtù di vn buon'di
fègno, di linee girate,circodano la figura. Qtjeflofi fat
to piano5dal Pittore con retto giudizio mantenuto nel
mezo,chiaro;& negli eflrerm & ne fondi fcuro;& acco
pagnato tra quelli & quello , da colore mezano tra il
chiaro & lo fcuroifa che vnendofi infieme quelli tre ca
pi ; tutto quello che e tra l'uno lineamento & l'alto fi
rilieua, & apparifce tondo & fpiccato. Bene e vero
che quelli tre campi, non pofsono badare ad ogni cofà
minutamente ;attefo che egli e necefTario , omidere
qualunchedi loro almeno in due fpezie sfaccendo di
quel chiaro due mezi,&di queH'ofcuro,dua? più chia-
ri, & di quel mczo due altri mezi , che pendino, l'uno
nel'piu chiaro;& l'altro nel più fcuro. Quando quelle
tinte d'un' color' folo qualunche egli fi fia faranno /lem
perateifi vedrà ì poco à poco cominciare il chiaro > &
«2 D E L A
poi meno chiaro,& poi vn'poco più fcuro , di maniera
ch'a poco à poco trouerremo il nero fchietto . Fatte
dunque le metriche, ciò e il mefcolare infieme qucfti
colorijvolendolauorareoaolio,o,a tempera, o in fre
fco;fi va coprendo il lineaméto,& mettendo a' fuoi luo
ghi'i chiari , & gli fcuri , & 1 mezi,& gli abbagliati de*
mezi &de lumache fono quelle tinte mefcolate detre
primi,chiaro,mezano,& fcurojiquali chiari,mezani &
fcuri & abbagliati fi cauano dal cartone , ò vero altro
difegno che per tal* cofa e fatto per porlo in opra;il
quale neceflario che fia condotto con buona colloca-
zione^ difegno fondato;& con giuditio, & inuentio
ne attefo che la collocazione non è,altro nella pittura,
chehauerefpartitoinquel'locodoue fi favna figura,
che "li fpatii fiano cocordi al giuditio del'ochio , & no
fiano disformi, cWl campo fia in vn luogho pieno & ne
l'altro voto,la qual'cofa nafca dal difegno , & da lo ha-
uere ritratto ò figure di naturale viue,o da modelli di
figure fatte per quello che fi voglia fare. Il qual'dife-
gno non può hauere buon'origine, fé non s'hà dato co
tinuamente opera a ritrare cofe naturali}& ftudiato pie
ture d'eccellenti maeftri& diftatùe antiche di rilie-
uo.Ma fopra tutto il meglio è,gl'ignudi degli huomini
viui,&femine,& da quelli hauere prefo in memoria
per lo continuo vfo,imufcoli del' torfo,delle fchiene,
delle oabe,dellebraccia,dellegmochia,& l'offa di fot-
io^ poi hauere ficurtà per lo tanto Audio , che fenza
hauere inatnraliinanzi, fi pofìa formare di fantafia da
fé attitudini , per ogni verfo: cofi hauer veduto de gli
huomini fcorticati,perfapere comeftanno l'offa fono,
& i mufeoh & i nerui , con tutti gli ordini & termini
della Notomia ; per potere con maggior ficurtà,& più
rettamente, fituare le membra nello huomo,& porrei
Mufcoli nelle figure. Et coloro che ciò fan»o;forza e
che
P I T T V T R A. 7»
clie faccino perfettamente i contorni delle figure :Ie-
quali dintornate come elle debbono,moftrano buona
grazia & bella mamera.Perche chi ftudia le pitture &
iculture buone,fatte con fimi \\ modo, uedendo &in
tendendo il uiuo, e' necefsario che habbi fatto buona
maniera nell'arte . Et da ciò nafte Pinuenzione , la*
quale fa mettere infieme in iftoria le figure à quattro
a fei,à dieci,à uéti,talméte che iìuiene à formare le bat
tagle, & l'altre cofe grandi della arte . Quefta inuen-
zioneuuol'in fé una conueneuolezza formata di con
eordanzia, & di obedienza; che s'una figura fi muoue
perfàlutare un'altra; non fi faccia la falutata uoltarfi
indietro auendo à rifpondere , & con quefla fimilitu
dine tutto il redo . La iftoria fia piena di cofe uaria
te & differenti l'una da l'altra5ma a propofito Tempre di
quello che fi fi & che di mano in mano figura lo Arte
fici.Ilquale debbe diftinguerc i geiti & l'attitudini face
do le femmine cu aria dolce & bella, & fimilméte i gio
uani : Ma i uecchi,graui (empie di afpetto, & i facen-
doti mafsimamenteJ& le perfone di autorità. Aduer-
tendo però (empie mai, che ogni cola, corrifpondaad
untutto della opera,di maniera che quando la pittura
fi guarda , ui fi conofca una cocordanzia unita,che dia
terrore nelle furie, & dolcezza negli effecìi piaceuoli:
Et rapprefènti in un'tratto la mtezione del Pittore,&
non le cofe che e' non penfàua.Conuiene adunque per
quefto,che e' formi le figure che hanno adefìer' fiere,
con mouenzia & congagliardìa; Et sfugga quelle che
fono lótane da le prime,co Pombre,& co i colori appo
co appoco dolceméte ofcuri: dì maniera che l'arte fia ac
copagnata (empre co una grazia di facilita & di pulita
leggiadria di colori : Et condotta l'opera a perfezzionc
non con vno (lento di pafsione crudele,cheglhunmi-
ni che ciò guardano abbino à patire pena della pair
K
74 DE LA
fione,che in tal* opera ueggono fopportata dallo Arte
fìce; Ma da ralegrarfi della felicità, che la fua mano ab-
bia auuto dal' Cielo quella agilità, che renda le cofe
finite con iftudio & fatica fi, ma non con iftento ; tan-
to che doue elle fono pofte,non fiano morte,ma fi ap-
prefentino viue & vere achi le confiderà. Guardini
dale crudezze. Et cerchino che le cofè che di cotinuo
fano, non paino dipinte : ma fi dimoftrino viue , &di
rilieuo fuor della opera loro : Et quefto e', il uero dife
cno fondato, & la vera inuenzione , che fi conofee ef
fer data da chi le ha fatte3alle pitture da chiamar buo-
ne.
VegIiJchiz&diftgni,cartoni& ordine diproJpeSime$
&* per cjuel che fi fanno }&à quello che i Pìt
tonfi neferuono. Cap. XVI.
GLi fchizzi chiamiamo noi una prima forte di difè
gni, che fi fanno per trouare il modo delle attitu
dini, & il primo coponimento dellopra , Et fono fat-
ti in forma di unamachia;accénati folamente da noi in
una fola bozza del tutto. Et perche quelli dal' furor
dello artefice fono in poco tepo exprefsi, uniuerfàlmé
te fon detti fchizzi :per che uengono,fchizzado ò co la
pena,ò co altro difegnatoio,ò carbone: in maniera che
quefti no feruono,fe no per tetare l'animo di quel'che
gli fouuiene . Da quefti fchizzi vengono poi rileuati
in buona forma & con più amore & fatica idifègni,i
quali con tutta quella diligenza che fi può fi cerca ue-
dere dal' uiuo,fe già l'artefice non fi fentifìe gagliardo
che da fé li poteffe còdurre . Apprefso mifuratili co le
fèfte,ò a ochio , fi nngrandifeono da le mifure piccole
nelle maggion,fecondo l'opera che fi ha da fare. Que
fti fi fantiOjCon uarie cofè,cio è,o di lapis roflb,che é,
vna pietra , la qual' viene da monti di Alanwgna,chc
P I T T V R A.
75
per eflfer tenera,ageuolmente fi léga & riduce in pun-
te lottili da fegnare con effe in fu i fogli, come tu uuoi
o con la Pietra nera che uiene de' monti di Francia, la-
qual' e,fimilmente come la roflà, Altri di chiaro Se (cu
ro,fi conducono fu fogli tinti, che fa un'mezo.&la
penna fa il linemento , ciò è, il d'i ntorno ò profilo, Se
J'inchioftro con un' poco d'acquaia" una tinta dolce,
che vela,& ombra quello,da poi con un pennello dot-
tile con della biacca , {temperata con la gomma Ci lu -
meggia il difègno,& quefto modo e',molto alla pitto-
refea Se moftra più l'ordine del colorito.Molti altri fa*
no con la penna fòla,lafciando ilumi della carta 3 che e*
difficile , ma molto maeftreuole , de infiniti altri modi
anchora, de' quali non accade fare menzione, perche
tutti rapprefentano una cofà medefima,cioéil difègna
re. Fatti cofiidifsegni,chiuuolelauorarein fre^o,
cioè in muro,è neceffario faccia i cai toni, ancora che e
fi coftumi per molti di fargli per lauorare anco in tauo
la. Quefti Cartoni Ci fanno cofi.Impaftanfi fogli co col
la di farina Se aqua cotta al fuoco,& i fogli voglion' ef
(ère /quadrati, & fi tirano al* muro con lo incollarli a
torno duo dita uerfòil muro con la medefima pafta,
Et fi bagnano fpruzzadoui dentro per tutto acqua fre
fca,& cofi molli fi tirano, accio nel' feccarfi, venga no a
difendere il molle delle grinze. Da poi quando fono
fèchi,con vna canna lunga per giudicare difeofto, uan,
no riportando fui' cartone tutto quello che nel difè-
gno piccolo edifègnato, con pari grandezza, &àpo*
co a poco quando a" una figura ; quando à" l'altra danno
fìne.Quj fanno i pittori tutte le fatiche dell'arte del ri*
trarre dal viuo ignudi Se panni di naturale,^ tirano le
profpettiue con tutti quelli ordini , che piccoli fi fono
fetta in fu fogli,ringrandendoli à prò porzione. Et (è in
quegli fuifero uroìpeuiuejò cafamenti,fi ringrandife©
K li
jb D E L A
no con la RetejLaquale è vna Graticola di quadri pic-
coli nn^randita nel cartone ; che riporta giuftaméteo
gni cofa.Perche chi ha tirate le profpéttiue ne' difegni
piccoli cauate di fu la pianta, alzate co'l profilo,& co la
interfecazione & co'l punto fatte diminuire & s'fuggi
rejBifogna che le riporti proporzionate in fu'l Carto-
ne.Ma del modo del tirarle,perche ella e cofà faftidio-
fa,& difficile a darfi adintendcremon voglio io parla-
re akrimentf.Bafta che le profpéttiue fon' belle tanto ;
quanto elle fi moftrano giufte alla loro veduta,& sfug
gendofi allontanano da l'occhio, Et quando elle fo-
no compofte con variato & bello ordine di cafamenti.
Bifogna poi ch'il pittore abbia rifguardo à farle co prò
porzione fminuirecon la dolcezza de* colori ; laquai*
e, nello artefice vna retta difcrezione,& vn' giudi-
zio buonora caula del' quale fi moftra nella difficultà
delleunte linee confufe colte da la pianta dal profilo
& inter-azione che ricoperte dal colore , reftano
vna facilliisima colà , laquai' fa tenere l'artefice dotto,
intendente, & ingegnofo nell'arte. Vfbno ancora mol-
ti maeflri innazi che faccino la ftoria nel' cartone, fare
vn modello di terra in fu un piano,con fituare tonde
tutte le figurejper vedere li sbattimenti , ciò e', Tom -
bre che da un lume fi caufano adoflb alle figure, che Co
no quella ombra tolta dal' fole,ilquale più crudamen -
te che il lume le fa in terranei' piano per l'ombra della
fìgura.Et di qui ritraendo il tutto della opra hano fat-
to l'ombre,che percuotono adoflb a luna & l'altra fì-
gura,onde ne uengono i cartoni & l'opera per quefte
fatiche,di perfezzione & di forza più finiti, & da la cai*
ta fi (piccano per ilrilieuo.Il che dimoftra il tutto più
bello,& maggiormente finito,Et quando qucfti carto
ni al frefcOjò al muro s'adoprano, ogni giorno nella co
mettitura le ne taglia vn' pezzo , & & calca fui muro
PITTVRA
77
che fia incalcinato di frefco,& pulito eccellentemente.
Quefto pezzo del cartone fi mette in quel' luogo,douc
s'ha à fare la figura,& fi contrafTcgna -.perche falcio di,
che fi voglia rimettere vn'altro pezzo , fi riconofea il
fuo luogo appunto:& non pofla nafeere errore. Ap-
prefib,per i dintorni del pezzo detto,con vn'feri o fi va
calcando in fu lo intonico della calcinala quale per e£-
fer frefea acconfente alla carta:& cofi ne rimane iègna-
ta.Per il che fi lieua via il cartone,& per que legni che
nel'muro fono calcati , fi va con i colon lauorando : &
cofi;fi conduce illauoro in frefco,òin muro. Alle tauo
le & alle tele fi fa il medefimo calcatola il cartone tut
to d'un' pezzo 3 faluo che bifògna tingere di dietro il
cartone,con carbonio poluere nera accioche legnan-
do poi col ferro , quello venga profilato,& dilegnato
nella telaio tauola. Et per quefta cagione i cartoni fi
fanno per compartire che l'opra venga giufta,& mifu-
rata.Aifai pittori fono, che per l'opre à olio sfuggono
ciò, ma per il lauoro in frefeo non fi può sfuggire , che
non fi faccino. Ma certo chi trouò tal'inuenzione,eb^
be buona fantafia;attefo che ne cartoni fi vede il giudi
zìo di tutta l'opra infieme ; & fi acconcia & guafhjfin
che ftiano bene . Il che nel'opra poi non può farfi.
Ve li /corti delle figure al dijòttojnjù, &* di quelli in piano;
Cap. XVII.
T T Anno auuto gli artefici noftri vna grandifsinu
I J[auuerteza nel fare fcqrtarc le figure/cfo è nel far,
le apparire di più quantità che elle non fono vcramen
tejeflendolo feortoanoi vnacofàdifegnatain faccia
Corta, che al occhio, venendo innanzi non ha la lun-
ghezza ,o la altezza che ella dimoftra;Tuttauia, la
groflezza , i dintorni,l'ombre & i lumi fanno parere
che ella venga innanzi,& per quefto fi chiama feorto.
Pi queftafpecie non fu mai pittore ò difegnatore,chc
78 t> ì. 1 A
faceflfe meglio ] che s' abbia fatto il noftro Michele
Angelo Buonarroti : & ancora nefluno meglo gli
poteuafare ,auendo egli diurnamente fatto le figu-
re di rilieuo . Egli prima , di terra , ò di cera ha*
per quefto vfo fatti i modelli : & da quegli , che più
delviuo reftano fermi , ha cauatoi contorni, i lumi,
& 1* ombre . Quefti danno à chi non intende gran
difsimo faftidio;perche non arriuano con l'intelletto a
la profondità di tale difficultà,laqual' e, la più forte à
farla bene,che nelfuna,che fia nella pittura. Et certo i
noftri vecchi, come amoreuolide l'arte,trouarono il ti
tarli per via di linee in profpettiua,che no fi poteua fa-
re prima , pure li riduffero tanto innanzi , che oggi
s'ha la vera maeftria di farli. Et quegli , che li biasi-
mano ( dico delli artefici noftri ) fono quelli che
non li fanno fare , & che per alzare fé flefsi , van-
no abaflando altrui . Et abbiamo affai maefln pitto-
ri, iquali ancoraché valenti, non fi dilettano di fare
fcorti : Et nientedimeno quando gli veggono belli et
difficih,non folo non gli biafimano,ma gli lodano fbm
mamente.Di quefta fpecie ne hanno fatto i moderni,aÌ
cuni che fono à propofito , & difficili ; come farebbe a
dir'in una uolta le figure , che guardando in fu fcorta-
no, & sfuggono, & quefti chiamiamo al difòtto in fu,
c'hanno tanta forza,ch'eglino bucano le volte. Et que
fti non fi poflbno fare , fé non fi ritraggono dal' uiuo 3
e con modelli in altezze convenienti non fi fanno fare
loro le attitudini & le mouenzie di tal* cofe.Certo che
in quefto genere,fi recano in quella diff ìculta vna fòm
ma grazia, & vna gran bellezza , &moftrafi vna terri*
bilifsima arte. Di quefta fpecie trouei rete che gli arte-
fici noftri nelle uite loro hanno dato grandifsimo rilie
\io à tali opere , & condottele a vna perfetta fine,onde
banno confeguito lodegrandifsima . Chiamanti feor ti
PITTVRA yo
di fotto in fu9 perche il figurato , e alto, guardato dal-
l'ochio per veduta in fu , & non per la linea piana del-
l'orizonte, la onde alzandoli la tefta à volere vederlo
& fcorgendofi prima le piante de piedi , & l'altre parti
di fottOjgiuftameme fi chiarna co'l detto nome.
Come fi debbino unire i colori a olio, afie/co, o a tempera ;&*
come le (arni,ìpanni,&* tutte quello che fi dipio-netueno-a nel
lopera adunirey alche le figure non uenghim dmife ; & abbino
rilicuoi&forza&moftrino l'opra chiara & aperta.
Cap. XV III.
LA vnione nella Pittura,è vnadifcordanzadi colo
ri diuerfi,accordatiinfieme;iquali nella diuerfità'
di più diuife , moftrano differentemente diftinte luna
da l'altraje parti delle figure;come le carni dai capelli;
& vn'panno diuerfo di colorerà l'altro. Quando que-
(li colori fon'mefsi in opera accefàmente & viui , con
Vnadifcordanzafpiaceuole3talche fiano tinti & cari-
chi di corposa* come vfauano di fare già alcuni pittori:
11 difegno ne viene ad effere offendi manieratile le fi
gure reftano più pretto dipinte dal colorejche dal pen-
nello che le lumeggia & adombra/atte apparire di ri-
lieuo & naturali.Tutte le Pitture adiique, ò a olio, ò a
frefco,ò a tepera,fìdebbon fare talmente vnite ne'loro
colorisene quelle figure che nelle Aorie fonoleprinci-
pali,veghino codone chiare chiare;mettedo i panni di
colore no tanto feuro a doiTo a quelle dinazi,che quei
le che vanno dopo gli abbino più chiari poi che le pri-
me; anzi a poco à poco,tanto quanto elle vanno dimi-
nuendo a lo indentro jdiuenghino anco parimente di
mano inmano&dil colore delle carnagioni & delle
veftimenta,piu feure. Et principalmente fi abbia gran
difomaauuertenzadi mettere fempre'i colori più va-
DE LA
8°
ghi piu,di letteuoli,& più belli , nelle figure principali
& in quelle maTsimamente, che nella iftoria vengono
intere,&non meze, perche quelle Tono Tempre le piti
con(ìcieratei& quelle che fon più vedute,che ìaltre ; le-
quali Temono quafi per campo nel colorito di quefte:
&vn colore piùTmorto ,fa parere più viuolaltro che
gli è pofto accanto. Et con i colori maninconici &
Pallidi Tanno parere più allegri quelli che li Tono accan
to , & quafi d'una certa bellezza fiameggianti. Ne fi
debbono veftiregli ignudi di colori tanto carichi di
corpo, che diuidino le carni da'panni,quado detti pan
ni atrauerTaTsino deti ignudi, ma i colori de lumi di dee
ti panni fiario chiari fimili alle carni o giàlletti, o rofsi-
gni,o violati,o pagonazzi>con cangiare i Tondi Tcuret-
ti,o verdi , o azzuri, o pagonazzi5o gialli;purche trag
ghino a lo ofcuro;& che vnitamente fi accompagnino
nel girare delle figure,con le loro ombre,inquel mede
fimo modo che noi véggiamo nel viuo,che quelle par-
ti che cifi aprefentano più vicine allo occhio, più han-
no di lume;& Ìaltre perdendo di vifta, perdono ancora
del lume & del colore. Cofi nella pittura fi debbono
adoperare i colori con tanta vnione, che e' non fi lafci
vnoTcuro&vn chiaro fi Tpiaceuolmente ombrato &
lummeggiatOjche è fi Taccia vna diTcordanza & vna di
{unione Tpiaceuole,Taluo che negli sbattimenti;che fo-
no quelle ombre,che Tanno le figure addotto l'unaal-
l'altra,quando vn lume Tolo percuote addoffb ad vna
prima figura che viene ad adombrare delTuo sbattimeli
to la feconda. Et quelli ancora quando accaggiono,
Vo^lion efìcre dipinti con dolcezza,& vnitamente.per
che chi gli diTordina , viene a fare che quella Pittura
par' più pretto vn tappeto colorito , o vn paro di carte
da giucareiche carne vnita,o panni morbidi5o altre co-
lè piumoTe,delicate & dolci.Che Ci come gli orecchi re
fono
PITTVRA 8l
ftano offerì da vna mufica che faftrepito,ò diffonaza,ò
durezze;faluo però in certi luoghi & a' tepi;fi come io
difsi degli sbattiméti;cofi iettano orfcfi gli occhi da' co
lori tropo carichilo troppo crudi.Cóciofia che il trop-
po acce fb, offende il difègno>Etlo abbacinato,fmorto
abbagliato ,& troppo dolce;pare vna cofà fpétajVechia
& affumicatala lo vnito che tenga in fra lo accefo &
lo abbagliato e perfettifsimo; et diletta locchiojparime
te che vna mufìca vnita,& arguta diletta lo orecchio.
Debbofi perdere negli fcuri certe parti delle figure:&
nella lotanaza della Iik) ria; perche oltra che fé elle fufsi
no nello apparire troppo vtue,& accefe;confondereb-
boho.le figure,elle dano ancora, reftando (cure & abba
gliate,quafi come capo, maggior forza alle altre che vi
fono inazi. Né fi può credere, quanto nel variere le cai-
ni con i colori faccendole a' giouani più frefche, che a*
vecchi ;& a' mezani , tra il cotto & il verdiccio, & gial
licciojfi.dia grazia & bellezza alla opera. Et quafiin
quello (lefl'o modo che fi faccia nel difegno la aria del-
le vecchie accanto alle giouani , & alle fanciulle , & a'
putti;doue veggendofene vna tenera,& carnofajlaltra
pilli ta,& frefca;fà belli/sima difcordanza accordatifsi-
ma.Et in quefto modo Ci debbe nel lauorare metter gli
fèuri doue meno offendino,& faccino diuifione ; per
cauare fuori le figure;come fi vede nelle pitture di Ra-
faello da Vrbino,& di altri pittori eccellenti , che han-
no tenuto quefta maniera.Ma non fi debbe tenere que
fìo ordine nelle Iitorie,doue fi contrafacefsino lumi di
fòle,& di luna,o uero fuochi,o cofe notturne; perche
«juefte fi fanno con gli sbattimenti crudi & taglienti.
Et nella sómità doue fi fatto lume percuote, fempre vi
fata dolceza & vnione.Et in quelle pitture che aranno
Sjucfte parti fi conofcerà che la intelligenzia del Pitto-
re ara con la vnione del colorito, campata la bontà del
82 D E L A
difegnoi dato vaghezza alla Pittura,&rilieuo & for-
za terribile alle figure.
Del dipingere in muro come/ìfa;&* per che fi chiama lattoni*
rtnfre/co. Cap. XV UH.
in\ I tutti gl'altri modi, che i pittori faccino,il dipi-
ì gnere in muro,e' più maeftreuole,& bello; per-
checonfifte nel fare in vn'giorno folo quello, che nella
altri modi fi può in molti ritoccare {opra il lauorato.
Erada gli antichi molto vfato il frefeo , & i vechi mo
derni ancora l'hanno poi feguitato.Quefto fi lauora fu
la calciche fia frefea , ne fi lafcia mai fino a che fia fini
to quanto per quel'giorno vogliamo lauorare. Perche
allungado punto il dipingerla,fa la calce vna cena ero
flerella pel caldo,pe'l freddo,pe'l vento & pe* ghiacci,
che muffa & macchia tutto il lauoro . Et per quefto
vuole effere continouamente bagnato il muro che fi di
pigne, & i colori che vi fi adoperano,tutti di terre , 8c
non di minierejcV il bianco di treuertino cotto . Vuole
ancora vna mano, deftra refoluta & veloce , mafopra
tutto vn'giudiziofaldo& intero, perche 1 colori men-
tre che il muro e molle,moft rano vna cofa in vn'modo
che poi fecco non e più quello. Et però bifogna che in
queftilauori a frefeo, giuochi molto più al Pittore il
giudizio,cheil difegno;& che egli abbia per guida fua
vna pratica più che grandifsima,eflendo ìommamente
difficileil condurlo a perfezzione.Molti de noftri ar-
tefici vagliono affai negli altri lauori 5 ciò e a olio , ò a
temper.i,& in quefto poi non riefeono per e (fé re egli
veramente il più virile, più fecuro,piu refoluto,& du-
rabile di tutti gl'altri modi,& quello che nello ftare fat
to dicontinuo aquifta di bellezza,& di vnione più de-
gl'altri infinitamente. Quefto à laria fi purga,& da la<
qua fi difende, & regge di continuo à ogni percofìa.
PITTVRA 8$
Ma bifogna guardarli di non auere a rittocarlo co'colo
ri che abbino colla di Carnicci, ò roflb d uouo3ò gom-
ma^ Draganti3come fanno molti pittori.Perche oltra,
die il muro non fa il fuo corfo di moftrare la chiarezza
vengono i colori apannati da quello ritoccar di (òpra,
& con poco fpacio di tempo diuentano neri.Pero que-
gli che cercano lauorar in muro , lauorino virilmente
a frefco3& non ritochino a fecco,perche oltra l'efler'co
fa vilifsima,rende più corta vita alle pitture.
"Deldipìgnere à tempera ò uero a uouo/ù le fattole ; o tele , &
tome fi può ufarcful muro che fia /ecco, Cap. XX*
DA Cimabue in dietro & da lui in qua s'è3fempre
veduto opre lauorate da' Greci à tempera in ta-
uola3& in qualche muro . Et vfauano nello ingeflàre,
delle tauole quefti maeftri vecchi3dubitando che quel
le non fi apnflero,in fu le committiture3mettereper
tutto co la colla di carnicci3tela lina3 & poi fòpra quel
la ingefTauano,per volere lauorarui fopra,& tempera-
uano i colori da condurle col rollo dello ùouo3ò tem-
perajlaqual'è quefta. Toglieuano vno iiouo3& quello
dibatteuano3& dentro vi tritauono vn'ramo tenero di
fico3accio che quel' latte con quel iiouo3 facefle la tem
pera de colori;! quali3con effa temperando , lauorauo-
no3l'opere loro.Et toglieuano per quelle tauole i colo
ri ch'erano di miniere i quali fbn'fàtti parte da gli alchi
mifti3& parte trouati nelle caue, Et di quefta fpecie di
lauoro ogni colore,è buono3fàluo ch'il biancojche fila
uora in muro fato di caIcina3ch'è3tròppo forte . Cofi
veniano loro condotte con quefta maniera le opere,
& le pitture loro. Et quefto chiamauono colorire ì
temperatolo gli azzuri temperauono con colla dicar
xiiccijperche la giallezza dell'uouo gli faceua diuentar*
yerdi,oue la colla gii mantiene neU'efiere fuo 3 el fimilc
L ii
84 D E L A
fa la gomma.Tienu" la medefima maniera fule tauole o
ingellate,ò fenza,& cofi fu muri, che fìano fechi , fi da
vna^ò due mano di colla calda,& da poi con colori tem
perati con cjuella,fi códuce tutta l'opera , & chi voleflc
temperare ancora i colori a colla,ageuolmenie gli ver-
rà fatto ofleruando il medefimo che nella Tempera fi e
raccontato. Ne faranno peggiori per quefto . Poi che
anco de vecchi Maeitri noitn , fi fono vedute le cofe a
tempera,conferuate centinaia d'anni , con bellezza &
frefchezza giade. Et certamente e' Ci vede ancora delle
cofedi Giotto3chece né pure alcuna in tauola, dura
ta già dugento anni,& mantenutati molto bene.E' poi
venuto il lauorar' a olio che ha fatto per molti mettere
in bando irmodo della tempera , fi come oggi veggia
mojche nelle tauole,& nelle altre cofe d'importanza fi
è lauorato;& filauora ancora del continouo .
Ve l dipingere a olio 3 in tauold,et file tele, Cap.XXI.
V viiabellifsirnainuenzione^&vnagran'comrnò
dita all'arte della pitturaci trouare il colorito a o-
lio ; Pi che fu primo inuentore 5 in Fiandra Giouahni
da Bruggia. ikjuale mando la tauola à Napoli al Re Al
fonfò ;& al Duca d'Vrbino Federigo 1 1 la ftufa fua;
& fece vn'fan Gieronimo , che Lorenzo de Medici
aueuar& molte altre cofe lodate. Lo feguitò poi Rug-
gieri da Bruggia (uo dtfcipolo,& Auffe creato di Ru-
gieri , che fece à Portinari in ianóta Maria Nuoua di
Fiorenza vn'cjuadro picciolo , il quale oggi aprefs'al
Duca cosim o,& è , di fua mano la tauola di Careggi
villafuora di Fiorenza della llluftrufs .cafa de Medi-
tirfimilmenteLodouicodaLuano & Pietro Chrifta,
i& maeftro Mai tmo3& ancora Giufto da Guanto 3 che
fece la tauola della comunione de'l Duca d'Vrbino, &
altre pitture;& Vgo d'Anuerfa^che fé la tauola di San*
PITTYRA. ' 8|
£a Maria Nuoua di Fiorenza. Queftaarte condufTe
poi in Italia Antonello daMefsina, che molti
anni confumò in Fiandra,& nel tornarli di qua da' Mo
affermatoli ad abitare in Venezia, la infègnò quiui ad
alcuni amici, Vno de' quali fu Domenico Venizia
nOjchela conduife poi in Firenze quando dipmiè a o-
lio la capella de Portinari in Santa Maria Nuoua , do-
ue la imparò Andrea da'lcaftagno che la inicgnòaelt
altri maefh'i,con i quali Ci andò ampliando l'arte 8c ac
quiftando,fino a Pietro Perugino,a Lionardoda Vin-
ci^ a Rafaello da Vrbino:talmente che ella s'è , ridot
ta a quella bellezza , che gli artefici noftri merce loro
l'hano acquiftata.Quefb maniera di colorire accende
più i colorane altro bifogna,che dihgenza,& amore;
pere he l'olio in fé fi reca il colorito più morbido , più
do Ice & delicato , & di vnione , & sfumata maniera
piufacile che li altri, & mentre che frefcho il lauora , i
colori il mefcolano, & fi vnifeono l'uno con l'altro più
facilmente.Et in fòmma li artefici danno in quello mo
do bellifsima grazia,& viuacità,& gagliardezza alle fi-
gure loro5tal'mente che fpeflò ci fanno parere di rilie-
\ioleloroflgurc;& che elle efehino de la tauola. Et
mafsimamente quando elle fonocontinouate di buo-
no di fègno,con inuenzione & bella maniera. Ma per
mettere in opera quello lauoro fi fi cofi\ Quando uo-
gliono cominciare cio,ingefsato che hano le tauolc, ò
quadri gli radono,&datoui di dolcifsima colla quat-
tro ò cinque mani,con vna fpugna, vanno poi macina
do i colon con olio di noce,o di Cerne di lino ( benché
il noce è meglio perche ingialla meno )&cofi macina
ti con quefti olii,che e la tempera loro, non bifora al
tro quanto a efsi,che difendergli co'l pennello. Ma co
tiiene far prima vna medica di colori feccatiui , come
biacca^Giallolino , Terre da campane mefcolati tutti
L iiì
rJp»
86 D E LA
in vrì'corpo & vn* color folo,& quando la colla e Zec-
ca impiantarla fu per la tauola ; il che molti chiamano
laìmprimatura.Seccata poi quella medica vaio artefi-
ce ò calcando il cartone,ò con geffo bianco da farti di
fegnando quella ; & con* ne primi colori Imbozzacene
alcuni chiamono imporre. Et finita di coprire tutta ri-
torna con fomma politezza lo artefice da capo a. finirla
&qui via Tarte,& la diligenza,per condurla aperfez-
zione&cofi fanno iMaeftriin Tauola a olio le loro
Pitture.
Vehingere k olio nel muro chefìaficco. XX IL
QVando gl'artefici vogliono lauorare a olio in
fui muro fecco,due maniere poffono tenere: vr
. na con fare che il muro, fé vi è dato fu il bia
co , ò a frefeo , ò in altro modo,fi rafchi;ò fé egli e re-
ftato lifeio fenza bianco,ma intonacatoci fi dia fu due
ò tre mane di olio bollito & cotto; continouando di ri
daruelo fu ,fino a tanto che non vogliapiu bere;&
poi fecco fi gli da di meftica,o imprimatura come fi dif
Te nel capitolo auanti a queiìo.Go fatto & fecco, pop
fono gli artefici calcare,ò difegnare,& tale opera , co-
me la tauola,condurre al fine, tenendo mefcolato con
tinuo nei colori vn poco di vernice: Perche facendo
quefto,non accade poi vernicarla. L'altro modo e',chc
l'artefice di ftucco di marmo,& di matton pedo finit
fimo fa vn arriciato , che fia pulito ; & lo rade co'l ta-
glio della cazzuola,perche il muro ne retti ruuido. Ap-
pretto gli da una man d'olio di feme di lino , & poi fa
in vna pignatta vna miftura,di pece greca et mafticojet
vernice grofl"a;& quella bollita, con un pennel'grouo
fi da nel' muro: poi fidiftende per quello con vna cal-
atola da murare,che fia di fuoco . Quefta intafa i bu-
chi dello aricciatOi& fa vna pelle più vnita per il muro
***
P I T T V R A. 87
Et poi eli* e* fècca3fi uà dandole d'imprimatura,ò di me
ftica,& fi lauora nel modo ordinano dell'olio, come ab
biamo ragionato.
Del 'dipingere a olìofo le tele* Cap. XX 111.
GIÀ huomini per potere portare le pitture di paefè
in paefe , hanno trouato la comodità delle tele di
pinte,Come quelle che pefano poco,& auuolte, fono
ageuoli a traportarfi.Quefìe à olio,pcrch* elle Cimo ar
rendeuoli,fe non hanno à ftare ferme non s mgeflàno i
attefo che il geffo vi crepa fu arrotolandole 5 però Ci fa
vna parta di farina con olio di noce,& in quello fi met-
teno due3ò tre macinate di biacca,& quando le tele ha
no hauto tre ò quattro mani di colla,che fia dolce,c'ab
bia palTato da vna banda à l'altra , con vn coltello Ci da
quefta pafta,& tutti i buchi vengono con la mano dell*
artefice à turarli . Fatto ciò fé li da vna ò due mani di
colla doIce3& da poi la meitica,ò imprimatura3& à di
pignerui fopra Ci tiene il medefimo modo 3 che agl'altri
di fòpra racemi.
Del dipingere in pietra à olio} & che pietre pano bone
Cap. XX 111 I*
P^Crefciuto fèmprelo animo ai nofrri artefici pitto
| /sfaccendo che il colorito à olio,oltra lo hauerlo
lauorato in muro,fi pofìa volendo lauorare ancora Cu
le pietre. Delle quali hanno trouato nella Riuiera di
Genoua quella fpezie di ladre che noi dicemmo nella
architettura,che fono attifsime a quefto bifogno. Per-
che per effer ferrate in fé et per auere la grana gentile,
pigliano il pulimento piano . In fu quefte hanno di
pinto modernamente quafi infiniti & trouato il moda
Vero da potere lauorarui fòpra. Hanno prouato poi le
pietre piufme%corae mifchi di marmo3ferpentini , &
!
88
DE LA
porfidi,& altre fimili,che fendo lifcie & brunite ui fi a
tacca (opra il colore . Ma nel vero quando la pietra fia
ruuida,& arida,molto meglio inzuppa, & piglia l'olio
bollito & il colore dentro,come alcuni piperni gentili
j quali quando fiano battuti col ferro , & non arrenati
con rena,ò faffo di Tufi,fi poiTo fpianare con la mede-
fima mi(tura,che difsi nello arricciato con quella caz
zuola di ferro infocata.Percioche à tutte quefte pietre
non accade dar' colla in principio; ma folo vna mano
d'imprimatura di colore a olio, ciò e' meftica , & fecca
che ella fia fi può cominciare il lauoro a Tuo piacimen-
to. Et chi voleffe fare vna ftoria a olio fu la pietra, può
torre di quelle laftre Genouefi,& farle fare quadre, &
fermarle nel muro con perni fopra vna incroftatura di
ftucco,diftendendobene la meftica in fu le commetti-
ture . Di maniera che euenga a farfi per tutto unpia -
no di che grandezza l'artefice ha bifogno.Et quello ,e
il vero modo di còdurre tali opre à fine.& finite fi può
à quelle fare ornamenti di pietre fini, di mifti}& d'altri
marmi, lequali fi rendono durabili in infinito,j>ur che
con diligenza fiano lauorate & poflbnfi ,;& no fi polio
no vernicare,come altrui piace,perche la pietra no prò
fciuga,ciò e',non forbifce.quanto fa la tauola,& la tela
Del dipingere nelle mura dichiaro et/curo di uarie terrene >et
tome fi contrafanno le cofe di Bronco & delle fùrie di terrei
taper archilo per fefte,à colla,che è chiamato agua^
%j>, & a tempera» Cap* X XV»
VOgliono i pittori che il chiaro fcuro (la una for-
ma di pitura,che tragga più a'1 difegno,che a'1 co
lonto,che ciò e', llato cauato da le iìatue di marmo,co
trafacendole, cofi da le figure di bronzo, & altre vane
pietre . Et quello hanno ufato di fare nelle faciate dq
palazzi
P I T T V R A. $9
palazzi, &cafe, in iftorie, moftrando che quelle fiano
contrafatte,& paino di marmo 3 òdi pietra con quelle
{ione intagliate ,o veramente contrafacendo' quelle
forti di fpecie di marmo & porfido & di pietra verde
Se granito roflò & bigio ò bronzo ò altre pictre,come
per loro meglio3fifono accommodatiin più fpartimen
ti di quefta maniera , laqual' e, oggi molto in vfò per
fare le facce delle cafe & de palazzi5cofi inRoma_,come
per tutta Italia.Quefte pitture frlauorano in due modi
prima in frefco,che' e',la vera; ò intele per archi , oper
fette le quali fannobellifsimo vedere. Trattaremo pri-
ma de la fpecie & forte del fare in frefcojpoi diremo de
l'altra.Di quefta forte diterretta fi fanno i campi con la
terra da fare i vafi^mefcolando quella con carbone ma
cinato , ò altro nero per far' l'ombre più feurc ; & bian
co di treuertino con più feuri & più chiari & fi lumeg
giano col bianco fchietto &convltimo neroavltimi
kuri finite : voglono auere tali fpecie fierezza \ dife
gno3f orza5viuackà5& bella manieray& fffere efprefTe
•con vna gaglardezza che moftriarte,&nonftentoper
che fi hanno à vedere & a eonofeere di lontano . Et
conquefte ancora s'imitano le di bronzo Je quali col
campo di terra gialla & rotto > sbozzano , & coti più
'feuri di quello nero & roflò ; & giallo fi sfondano &
co gì allo fchietto fi fanno 1 mezi 5 & congiallo .&bia*i
co fi lumeggiano.Et di quefle hanno iPitton le faccia
te&lefìorie di quelle con alcuneftatue tramezate ,.
che in quefto genere hanno gradifsima grazia.Quelle
poi che fi fanno per archi,comedie,òfefte,i fi lauorano:
che la tela fia data di terretta cioè di quella prima terra
•fernetta da far vafi ^temperata con colla , & bifiogna
che effa tela fia bagnata di dietro3mentre lo artefice la
*hpigne,a ciò che con quel campo di Terretta , vnifea
meglio li fcun & i chiari della opera fua,Et fi coftum*
M
«0 D E L A
temperare i neri di quelle, con un'poco di tempera. Et
fi adoperano biacche per biancho;& Minio per dar ri*
lieuo alle cofe che paiono di bronzo,& Giallolino per
lumeggiare (òpra detto minio . Et per i campi & per
gli fcuri , le medefime terre gialle & rofle ; & i medefi
mi neri che io difsi nel lauorare a frefco i quali fanno
mezi & ombre . Ombrati ancora con altri diuerfi co-
lori, altre forti di chiari & fcuri ; come con terra d'om
bra alla quale fi fa la terretta di uerdeterra ; & gialla &
bianco; umilmente con terra nera, che è un'altra forte
di uerde terra & nera,che lo chiamono uerdaccio .
Ve gli Jgr Affiti delle afe che reggono a t acqua } Qttcu1*
■ che fi adoperi a fargli} Et come fi lavorino le
Grotte/che , nelle Mura . Caf>.
XXV L
HAnno i pittori unaltra fpecie di pittura ; ch'è,di
fegno , & pittura infieme & quefto fi domanda
rafhto ,& non ferue ad altro, che per ornamenti di
facciate di cafe & palazzi , che più breuemente fi con
ducono con quefta fpezie, & reggono alle acque fie-
ramente . Perche tutti i lineamenti , in uece di eflere
difeemati con carbone,o con altra materia fimile,fono
tratteggiati con un'ferro dalla mano del Pittore.il che
fi fa in quefta maniera.Pigliano la calcina mefcolata co
la rena ordinariamente ; & con la paglia abbruciata la
tingono dTuno Tcuro , che uenga in un mezo colore ,
che trae in argetino;& uerfo lo feuro un poco più che
tinta di mezo & con quefta intonicano la facciata. Et
fatto cio,& pulita col bianco della calce dì treuertino*
la imbiacano tutta & imbiancata ci fpoluerono fu i car
toni:ò uero difegnano quel che ci uogliono fare.Et di
poi agrauàdo,cc3 ferro uanno dintornando,& tratteg
PITTVRA 91
glandola calce ; la quale eflendo Cotto di corpo nero,
moftra tuttn graffi del ferro, come légni di difègno.Et
fifuolene'campi di quegli radere il bianco;& poi haue
re una tinta d' acquerello fcurretto molto acquidofo ;
& di quello dare per gli fcuri come fi deffeà una car-
ta ; il che di lontano , fa un bellifsimo uedere;Ma il
campo fé ciè,grottefche ò fogliami, fi sbattimenta ciò
e ombreggia con quello acquarello.Et quello è il lauo
ro che per efière dal ferro graffiato,rhanno chiamato i
pittori fgraffì to.Reftaci ora ragionare de legrottefche
che fi fanno fui muro, quelle che uannoin campo
bianco non ci effendo il campo di iìucco, per non elle
re bianca la calce ; fi dà loro per tutto iòtilmete il cam
pò , di bianco : & fatto ciò fi fpoluerano , & filauora-
no in frefco, di colon fodi ; perche non arebbono mai
la grazia , ch'hanno quelle, che fi lauorano fu Io {lue-
co : Dì quefta fpezie poffono effere grottefche groffe,
& fattili, le quali uengono fatte nel medefimo modo,
xhe fi lauorano le figure a frefco,ò in muro*
Come fi lavorino legrottefche filo flucco*
Capitolo . XXVJ1*
LE grottefche fono una fpecie di pittura licenzio-
fa, & ridicola molto , fatte dagl'antichi per orna-
menti di uani,doue in alcuni luoghi non ftauabene al
tro che cofe in aria; perilche faceuano m quelle , tutte
feonciature di monftri,per ^rattezza della natura ; &
per gricciolo, &ghiribizo degli artefici; i quali fanno
in quelle, cofe fenza alcuna regola, apiccando à vn fot
tihfsimo filo un pefb, che non fi può reggere, a un'ea-
uallo le gambe di fogle, a un'huomo le gambe di gru;
& infiniti fciarpelloni&pafìerotti ; Et chi più iìrana-
mente fegliimmaginaua, quello era tenuto più valen
*e,furono poi regolate & per fregi & fpartim enti fatto
M ii
ol D E LA
bellifsimi andari ; cofi di ftucchi mefcolarono quelle
con la pittura . Et fi inanzi andò quefta pratica, che in
Roma, & in ogni luogo , doue ì Romani rifèdeuano y
uè n'è ancora conferuato qualche ueftigio. Et nel ue-
ro che tocche doro & intagliate di ftucchi , elle fono
opera allegra,& diletteuoleà uedere. Quefte fi lauora
no di quattro maniere ; che l'ima lauora lo ftucco
fchietto; L'altra fa gli ornamenti foli di ftucco,& dipi
ene le ftorie ne'uani, & le grottefohe ne'fregi: La ter*
za fa le figure parte lauorate di ftucco,& parte dipinte
di bianco & nero, contrafacendo Cammei & altre pie
tre . Et di quella fpezie Grottefche & ftucchi , fé ne
wifto & uede tante opere lauorate da'moderni, i quali
con fomma grazia & bellezza hanno adornato le fab-
briche più notabili di tutta la Italia ; che gli antichi ri-
mangono uinti, di grande fpazio. Et la ultima lauora
di acquerello in fu lo ftucco, campando il lume con ef
fo ; & ombrandolo con diuerfi colori. Di tutte quefte
forti ebe fi difendono affai da'l Tempo fé ne veggono
delle antiche in infiniti luoghi a Roma,& a Pozzuolo
uicino àNapoh. Et ancora quefta ultimazióne fi può
bemfsimo lauorare con colori fodi à frefeo ; & fi lafcia
lo ftucco bianco per campo a tutte quefte, che nel'ue-
ro banno in fc bella grazia ; & fra elle fi mefcolano pa
efi che molto danno loro de lo allegro . Cofi ancora
ftoriette di figure piccole colorite . Et di quefta forte
oggi in Italia ne fono molti maeftri, che ne fanno prò
fefsione, &in effe fono eccellenti .
Del modo del mettere (toro a bolo, & 'a mordertela!
tri modi - Capitolo. XXviU.
FVueramente bellifsimofegreto ,& inueftigatio-
ne fofiftica il trouar'modo, che l'oro fi battette in
fogli fi fottilment e; che per ogni migliaio di pezzi bat
P I T T V R A. m
tmi,grancli vno ottauo di braccio per ogni uerfo, ba-
flaiTe fra lo artificio & l'oro , il ualore foìo di lèi feudi.
Ma non fa punto meno ingegnofa cofa , il trouar'mo-
<do, a poterlo talmente difendere fopra il Geffo; che ii
legno o daltro afcoftoui fotto , pai-effe tutto una Ma£
fa d'oro.Ilche fi fa in quefta maniera.IngeiTafi il Legno
congedo fottilifsimo,impaftato con Scolla più torto
dolce che cruda : Et ui fi da fopra grofìò più mani, fe-
condo che il legno è lauorato bene,o male . In oltre
con la chiara dello ouo fchietta sbattuta fottilmente
con l'acqua dentroui, fi tempera il bolo armeno, maci
nato ad acqua fottilifsimamcte ; Et fi fa il primo acqui
dofo, o uogliamo dirlo liquido & chiaro : & l'altro ap
prefìo più corpulento . Poi fi da con effo al manco tre
uolte fopra il lauoro,fino che e lo pigli per tutto bene.
Et bagnando di mano in mano con un pennello doue
e dato il bolo, ui Ci mette fu l'oro in foglia , il quale fu-
bito fi appicca a quel molle. Et quando egli è foppaflb,
non fecco-, fi brunifeeeon una zanna di cane , o di lu-
po,finche e'diuenti lucrante & bello . Dorafi ancora
in un'altra maniera che Ci chiama a mordete,che Ci ado
pera ad ogni forte di cofe,pietre,Legni, Tele, Metalli
d'ogni fpezie , Drappi & Corami ; Et non Ci brunifce
come quel primo . Quello Mordente, che è la maefìra
che lo tiene fi Cà di colori feccaticci à olio di nari e for-
ti, & di olio cotto con la uernice dentroui; Et dafsi m
fu il legno che ha auuto prima due mani di colla . Et
poi che il mordente e dato, cofi, non mentre che egli è
frefeo, ma mezo fecco, ui fi mette fu l'oro in foglie .
Il medefimo fi può fare ancora conl'orminiaco,quan-
do s'ha fretta; attefo che mentre Ci da è, buono, Et que
ftoferue più à fare felle, arabefehi, & altri ornamenti.
Et fé ne macina ancora di quefti fogli in una tazza di
uetro con un'poco di mele, & di gomma ; che feruei
M ìii
9+ D E L A
miniatori, & infiniti, che col pennello fi dilettano fi
re proffiti,& fotilifsimi lumi nelle pitture.Et tutu quc
fti fono bellifsimi fegreti , ma per la copia di efsi , non
fé ne tiene molto conto .
VelMufiico de'uetrii Età quello cheficonofce il buono
^Lodato -Cap- XXV1UL
ESfendo affai largamente detto di fopra nel vi.Cap.
che cofa fia il Mufaico, & come e* fi faccia j conti-
nuandone qui, quel tanto che e propio della Pit-
tura diciamo,Che egli è maeflria ueramente grandifsi
ma, condurre i fuoi pezzi cotanto vniti, che egli appa
rifca di lontano , per onorata pittura & "bella. Attefò
che in quefta fpezie dilauoro bifogna & pratica &giu
dizio grande, con una profondifsima intelligenzianel
la arte del difegno.perche chi ofufca ne difegni il mu-
fàico ,conlacopia& abbondanza delle troppe figure
nelle iftorie;con le molte minuterie de'pezzik confon
de. Et però bifogna ch'il difegno de cartoni, che per
effo fi fannoifia aperto,largho, facile, chiaro & di bon
tà , & bella maniera continuato, Et chi intende nel di
fcano la forza degli sbattimenti, & del dare pochi lu-
mf,& affai fcuri; con fare in quegli certe piazze ò cam
pi, Coftui fopra di ogni alto, lo farà bello & bene ordì
nato . Vuole auere il mufaico lodato,chia rezza in fé;
con certa vnitafcurita uer'fò femore ;.& vuole elTerc
fatto con grandifsima difcrezione , T ochio lontano
acio cheloilimipittura,&n6tarfiacommefTa.Laon
de' i mufaici,che aranno -quelle partiranno buoni ,
& lodati da ciafcheduno & certo e'chel mufaico eia
più durabile pittura che fia ; Imperò che l'altra col tem
pò fi fpegne-,& quefta nello lìare fatto di continuo s'ac
tende : Et in oltre la Pittura manca & fi confuma per
fé medefima; Oueil Mufaico per la fua lunghifsima a*
P1TTVRA
95
ta, fi può quafi ch?amare5eterno . Per ilche fcorgiamo
noi in effo,. non Colo la perfezione de'Maeftri uecchi;
ma quella ancora degli antichi mediante quelle opere,
che oggi fi riconofeono della età loro . Preparafi adun
que i pezzi da farlo; in quefta maniera . Quando le for
mei de'uetri fono diipofte, & le padelle piene di uetro
fé li uanno dando i colori,a ciafeuna padella il fuo: Ad
uertendo Tempre, che da un'ehiaro bianco che ha cor-
po, & none trafparente : fi conduchinoipiu feuri di
mano in mano; in quella fleffa guifa, che fi fanno le me
diche dc'colori , per dipignere ordinariamente. Ap-
pretto quando il vetro è cotto & bene ftagionato , &
le mediche fono condotte & chiare & feure & d' ogni
ragionerò certe cucchiaie lunghe di fèrro Ci cauaifue
tro caldo. Et fi mette in fu uno marmo pi ano,& {opra
con uno altro pezzo di marmo fi fchiaccia pari . & Ce
ne fanno rotelle, che uenghino ugualmente piane ; oc
reftino di groflèzza la terza parte dell' altezza di un'di
to.'Se ne fa poi con una bocca di canedt ferro pezzetti
quadri taglati:& altri col'ferro caldo lo fpezzano inerì
nandolo à loro modo.I medefimi pezzi diuentano lun
ghi, & con uno fmerigho lo tagliano;il fimile fanno di
tutti i uetri che hanno di bifogno, Et fé n'empiono le
fcatole,& Ci tengono ordinati,come Ci fa i colori quan
do G vuole lauorare a frefeo , che in uarii fcodelhni Ci
tienefeparatamentelameitica delle tinte più chiare &
più feure per lauorare. Ecci un'altra fpecie di uetro,
che fi adopra per lo campo, & per i lumi de panni,che
fi mette doro.-quefto quando lo voglanodorare,piglio
no quelle piaftre di uetro,ch'hano fatto; & con acqua
di gomma bagnano tutta la piafìra del uetro; & poi vi
mettono fopra i pezzi d'oro. Fatto ciò mettono la pia-
ftra fu vna pala di ferro , & quella nella bocca della for
nace. coperta prima con vnuetro lottile, tutta la pia-
rjó D E L A
ftm di vetro che hanno metti d'oro & 'fanno quelli co
peréti , o di bocce , ò modo di fiatóni fpezati , di ma-
niera che un pezzo cuopra tutta la piaftra ; Et lo ten-
dono tanto nel'fuoco che vien' quafi rofìo , Et in vn
tratto cauandole, l'oro uiene con vna prefa mirabile a
imprimerli nel vetro & fermarli ; & regge alle acque,
& a ogni tempeftajPoi quefto fi taglia & ordina come
l'akro'di (opra, Et per fermarlo nel muro vfano di fare
il cartone colorito : alcuni altri fenza colore; il quale
cartone calcano , o fognano a pezzo a pezzo in fu lo
ftucco ; & di poi vanno commettendo appoco appoco
quanto vogliono fare nel mufaico. Quefto ftucco per
elTer pofto groflb in fu la opera gli afpetta duoi di, &
quattro fecondo la qualità del Tempo ; Et fifsi di tre
uertino di calce & mattone pefto, Draganti,& chiara
di (ioiio j il quale tengono molle continuo con pezze
ba^nate.cofi pezzo per pezzo taglano i cartoni nel mu
ro^ & lo difcgnano fu lo ftucco calcandolo^ che poi
con certe mollette fi pigliano i pezzetti degli imaltr/&
fi commettono nello ftucco, & fi lumeggiano i lumi;,
& dafsi mezi a mezi,& feuri a gli feurkeontrafacendo
l'ombre, 1 lumi, & i mezi minutamente,come nel car>
tone; & cofi lauorando con diligenzia fi conduce apo
co a poco a la perfezzione. Et chi più lo conduce vni-
to , fi che e'torni pulito & piano; colui e più degno di
loda , & tenuto da più degli altri. Impero fono alcuni
tanto diligenti al mufaico, che lo conducono di ma-
niera che egli apparifee pintura a (refeo. Quefto fatto
la prefa , indura talmente il vetro nello ftucco; che du
ra in infinito ; come ne fanno fede i mufaici antichi ,
che fono in Roma , & quelli che fono uechi ; & anco
nell'una,& nell'altra parte i moderni a i di noftri. n'han-
no fatto del' marauigliofo ►
De le
PITtVRA.' 97
Deletjlorte &* de le figure, che fi fanno dìcommejfì
ne Pauimetiti, ad imitacene delle cofe di ehm
ro&fcuro. Caj>. XXX.
HAnno aggiunto i noflri moderni maeftri al mti-
faico di pezzi piccioli vnaltra fpecie di mufàici
di marmi commefsi, che contrafanno le ftorie dipinte
di chiaro fcuro,E quefto ha caufàto il defìderio arden
tifsimo di volere.che e 'retti nel Mondo a chi uerrà do-
po fé pure fifpegneffero le altre fpezie della Pittura ;
vn'lume che tenga accefà la memoria delittori moder
ni ; & con* hanno contrafatto con mirahile magifterio
ftorie grandissime, che non folo fène potrebbe mette-
re ne'pauimenti,doue fi camina ; Ma incroftarne anco
ra le facce delle muraglie, & di palazzi, con arte tanto
bella & marauigliofa che pericolo non farebbe ch'el
tempo confumaffe il difegno di coloro,che fono rari
in quefta profefsione.Come fi può vedere nel Duomo
di Siena cominciato prima da Duccio Sanefe, &poi
da Domenico Beccafumi à di noflri & feguito, & au-
gumentato . Quefta arte ha tanto del buono,del nuo-
uo, & del durabile; che per pittura commeffa di bian-
co , &nero poco pmfìpuote defìderare di bontà &
di bellezza . II componimento fuo fi fa di tre fòrte mar
mi,che vengono dementi di Carrara : L'uno de'quali
è bianco fìnifsimo , & candido : l'altro non e bianco ,
ma pende in huido, che fa mezo à quel'bianeo, & il ter
zo è vn'marmo bigio di tinta,che trahe in argentino ;
che ferue per ifeuro. Di quelli volendo fare vna figu-
rale ne fa vn'eartonedi chiaro & fcuro,con le medefì
me tinte: & ciò fatta,per i dintorni di que'mezi & few
ri, & chiari à luoghi loro : fi commette nel mezo con
diligenza il lume, di quel marmo candido :&cofìi
mezij & gli feuri allato a qu e mezi, fecondo 1 dintorni
N
^8 DE LA
ftefsi che nel cartone ha fatto l'artefice. Et quando ciò
hanno commeifo in fieme , & fpianato difopra tutti i
pezzi de marmi , cofi chiari come fcuri , & come me-
zi ; pigia lo artefice, che ha fatto il cartone vn'pennel-
lodt nero temperato, quando tutta l'opra e in fieme
comincila in terrai & tutta fui marmo la tratteggia, &
proffila , doue fono gli fcuri , a guifa che fi contorna,
tratteggia, & proffila co la penna una carta,che aueffe
difegnata di chiaro o (curo.Fatto ciò lo fcultore viene
incauando coi ferri , tutti quei tratti & proffili , che il
pittore ha fatti, & tutta l'opra incaua, douunque ha
difegnato^dinero il pennello. Finito quefto fi murano
nei piani a pezzi, a pezzi,& finito con vnamiftura di
pegola nera bollita o asfalto &nero di terra, fi riem-
piono tutti gli incaui che ha fatti lo (carpello ; Et poi
che la materia è fredda & ha fatto prefa , con pezzi di
Tufo , vanno leuando & confumando ciò che Copra
auanza; & con rena mattoni & acqua fi uà arrotando
& fpianando, tanto che il tutto relìi ad vn'piano, cioè
il marmo (teiTo, & il ripieno . Ilche fatto, retta l'opera
in vna maniera,che ella pare veramente Pittura in pia
no . Et ha in fé grandifsima forza con arte & con ma-
eftria. Laonde e ella molto uenuta in vfo per la fua bel
lezza: Et ha caufàto ancoraché molti pauimenti di
ftanze oggi fi fanno di mattoni, che fianovna parte
di terra bianca Jcio e, di quella chetine in aznrnno,
quando ella è frefea, & cotta diuenta bianca; & l'altra
della ordinaria da fare mattoni, che viene roffa quan-
do ella e cotta. Di quefte due forti , fi fono fatti paui-
menti commefsi di varie maniere a fpartimenti come
ne fanno fede le fale papali à Roma al tempo di Raffa-
ello da Vrbino; & ora vltimamente molte ftanze in ca
ftello Santo Agnolo, doue fi fono con i medefimi mat
toni fatte imprefe di gigli, commefsi di pezzi , che di-
PITTVRA 90
moflrano l'arme di Papa Paulo ; & molte altre impre-
se, con tanta diligenzia commifTe che più di bello non
fi può desiderare in tale magifterio.. Et di tutte quelle
cofe cominelle fu cagione il primo mufàico*
EelMufaico di legnamelo è de le Tarfìe: Et de le jfìorie che
/ì fanno di legni tinti & commeJsìta gwfadi
Pitture, Capìtolo. XXXb
Q Vanto fia facil cofa lo aggiugnere alle inuenzio
ni de'paffati qualche nuouo trouato fèmpre ;
Wj^ affai chiaro ce lo dimoflra non folo il pre-
detto commefTode'pauimenti che fenza dubbio viene
dal Mufaico: Ma le fleiTe Tarile ancora5& le figure di
tante varie cofe,che a fimilitudine pur del Mufaico &
della pittura, fono fiate fatte da'noftri vecchi di picco-
li pezzetti di legno,commefsi & vniti in fìeme nelle ta
uole del noce & colorati diuerfamente;Ilehe i moder-
ni chiamano lauoro di commefiò,benche a' vecchi fof
fé Tarfia.Le miglior'cofe che in quella fpezie già fi fa-
ceffero, furono in Firenze ne'tempi di Filippo difèr
Brunellefco : & poi di Benedetto da Maiano. Il quale
nientedimanco giudicandole cofà difutile, fi leuò in
tutto da quelle, come nella vita fua fi dirà. Coftui co-
me gli altri patìati lelauorò fblamente di nero &di
bianco: Ma fra Giouanni Veronefè,che in effe fece
gran'frutto,, largamente le migliorò; dando varii colo
ri a legni, con acque & tinte bollite , & con olii pene-
tratiui; per auere di legname i chiari & gli fcuri,uaria
ti diuerfamente , come nella arte della Pittura : Et lu-
meggiando con bianchifsimo legno di Silio fòttilmen
tele colè fue . Quefìo lauoro ebbe origine primiera-
mente nelle profpettiuc : Per che quelle aueuano ter-
mine di canti viui che commettendo infieme i pezzi
faceuano il profilo; & pareua tutto d'un pezzo il pia-
N ii
100
DE LA
no del'opera loro, fé bene e foffe fiat o di più di mille •
Lauorarono pero di quefto gli antichi ancora nelle in
cromature delle pietre fini,come apertamele fi vede nel
portico di fan Pietro,doue e vna gabbia con vno vcel
lo invn campo di porfido, & d'altre pietre diuerfè,
commeflfe in quello con tutto il refto degli ftaggi &
delle altre cofe . Ma per effere il legno più facile , &
molto più dolce a quefto lauoro ; hanno potuto i Ma-
cftri noftrilauorarne piuabbondantemente& in quel
modo che hanno voluto . Vfarono già per far l'om-
bre, abbronzarle co'l fuoco da vna banda : ilche bene
imitaua l'ombra : Ma gli altri hanno vfato di poi olio
di zolfo, & acque di folimati &di arfenichi , con le
quali cofe hanno dato quelle tinture , che eglino ftefsi
hanno voluto;Come fi vede nel'opre di fra Damiano,
in fan Domenico di Bologna.Et perche tale profefsio
ne confifte folo ne difegni, che fiano atti à tale eferci-
zio,pieni di cafàmenti,& di cofe ch'abbino i lin eamen
ti quadrati ; & Ci polla per via di chiari,& di fcuri dare
loro forza, & rilieuo ; hannolo fatto fempre perfone ,
che hanno auto più pazienzia;che difegno . Et cofi s'è
caufato, che molte opere vi fi fono fatte .Et Ci fono in
quefla profefsione lauorate ftorie di figure , frutti , &
animali: che in vero alcune cofèfòno viuifsime;ma
per effere cofe, che tofto diuenta nera ; & non contra
fa fé non la pittura : fendo da meno di quella, & poco
durabile per i tarli, Se perii fuoco, e tenuto tempo
buttato in uano, ancora che e'fiapure & lodeuole &
maeftreuole.
Del dipignere le Fine/Ire dì uetroi Et come eUeficonduchìm
co Piombi &* co ferri da/òttenerle,fenz£ impe
dimento delle figure. Capitolo*
XX XII.
PITTVRA. IO!
^"^Oftumarono già gli antichi, ma per gli huomin*
\. grandi o almeno di qualche importanza; di ferra
relè flneftre in modo, che fenza impedire il lumemon
vi entraflero i uenti o il freddo : Et quefto folamente
ne'bagni loro, ne'fudatoi,nelle ftufe, & negli altri luo
ghi riporti . Chiudendo le aperture, o vani di qu elle
con alcune pietre trafparenti, come fono le Agate, gli
Alabaftri, & alcuni marmi tenere , che fono mifchi, o
che traggono a'1 Gialliccio. Ma i moderni che in mol-
to maggior copia hanno auuto le fornaci de'vetri;han
no fatto le flneftre di vetro , di occhi & di piaftre; à fi-
militudine od imitazione di quelle che gli antichi fece
ro di pietra . Et con i piombi accanatati da ogni ban-
da, le hanno infieme ferrate & ferme; & ad alcuni fer-
ri, mefsi nelle muraglie a quefto propofito,o veramen
te ne' tali di legno, le hanno armate & ferrate come di- tefeix
remo. Et doue elle fi faceuano nel principio fèmplice
mente di occhi bianchi & con angoli bianchi , o pur'
colorati; hanno poi imaginato gli artefici , fare vn'mu
fàicodele figure di quelli vetri, dinerfamente colora
ti; & commefsi ad vfo di pittura.Et talmente fi è aflbt
tigliato lo ingegno in ciòcche e'fi vede oggi condotta
quella arte delle fineftre di vetro a quella perfezzione
che nelle tauole Ci conducono le belle pitture,vnite di
colori , & pulitamente dipinte ; Si come nella vita di
G uglielmo da Marzilla Franzefè , largamente'dimo-
flrerremmo . Di quella arte hanno lauorato meglio i
Fiaminghi,e i Franzefi, che l'altre nazioni-.Attefo che
eglino come inuelligatori delle cofe del fuoco, & de
colon hanno ridotto a cuocere a fuoco i colori che fi
pongono in fui uetro; A cagione che il vento, YAiia9
& la Pioggia,non le offenda in maniera alcuna. Doue
già coflumauano dipigner quelle di colori velati con
gomme & altre tempere 3 che co'l Tempo le faccua
N lii
101
DE LA
fuggire il Tempo: Et i ventale nebbie,& l'acque fé le
portauano di maniera, che altro non vi reftaua 3 che il
femplice colore del vetro. Ma nella età prefente veg-
o-iamo noi condotta quella arte a quel fommo grado ,
oltra il quale non fi può appena defiderare perfezzio-
ne alcuna,di finezza,di bellezza & di ogni particulari
tà, che a quefto polla feruire : con vna delicata & fom
ma vaghezza , non meno falutifera , per afsicurare le
frante da'venti & da le arie cattiuejche vtile & corno
da, per la luce chiara & fpedita, che per quella ci fi ap-
prefenta . Vero e che per condurle che elle fiano tali 5
bifognano primieramente tre cofe, cioè vna luminofa
trafparenza ne'vetri fcelti;Vnbellifsimo componimene
to, di ciò che vi fi lauora ; & vn'colorito aperto fenza
alcuna confufione . La Trafparenza confitte nel faper
fare elezzione di vetri che frano lucidi per fé ftefsi: Et
in ciò, meglio fono i Franzefi,o Fiaminghi che e fi fia
no", che i Vcniziani: perche i Fiaminghi fono molto-
thiari,& iVj*niziani molto carichi di colore. Etquegli
cWiWdifari , adombrandoli di feuro , non perdono-
il lume del tutto , tale che e non trafpaino nelle om-
bre loro; Ma i Veniziani eiTendo di loro natura feuri,,
& ofcurandoli di più con l'ombre,perdono in tutto la
trafparenza: Et Ancora che molti fi dilettino di auer-
cli carichi di colorivartifiziatamente foprapoftiui, che
sbattuti da l'aria & da fole mofìrano non so che di bel
lo più che non fanno i colori naturali; Meglio e nondi
meno auere i vetri di loro natura chiari , che feuri ; a
ciò che da la groffezza del colore no rimanghino oflfu
fcati . A condurre quefta opera,bifogna auere vn'Car
tone difegnato con proffìli,doue fiano i contorni del-
le pieghe de'panni & delle figure ; i quali dimoftrino
doue fi hanno a commetere i vetri : Di poi fi pigliano
j pezzi de'uetn, rofsi , gialli 3 azurri , & bianchi : & fi
PITTVRA
I05
fcompartifcono fecondo il difegno per panni , o per
carnagioni , come ricerca il bifogno , Et per ridurre
ciafcuna piatirà di efsi vetri ale mifure difègnate fò-
pra il cartone,*! fegnano detti pezzi in dette piatire pò
fate fòpra il detto cartone, con vn pennello di biacca :
Et a ciafcuno pezzo fi aflfegna il Tuo numero,per ritro
uargli più facilmente nel comettergli ; i quali numeri
finita l'opera, fi (cancellano. Fatto quefto , per tagliar
li a mifura , fi piglia vn ferro appuntato affocato, con
la punta del quale auendo prima con vna punta di fine
riglio intaccata alquanto la prima fu perfide doue fi
vuole commciare,& con vn poco di fputo bagnatoui
fi va con elfo ferro lungo que'dintorni ma alquanto di
feofto ; Et a poco a poco raouendo il predetto ferro il
vetro fi inclina,^ fi fpicca da la piatirà. Dipoi,con vna
punta di fmenglio Ci va'rinettando detti pezzi,& leua
done il fuperfluo;Et con vn ferro che e'cliiamano Gri
fatoio, o uero Topo,fi vanno rodendo i dintorni dife
gnati,Tale che'uenghino giudi da potergli commette
re per tutto . Cofi dunque commefsi i pezzi di vetro j
in fu vna tauola piana fi difendono fòpra il Cartone,
& fi comincia àdipignere peri panni l'ombra di que-
gli, laquale vuol'eiìere di fcaglia di ferro macinata, &
d'un'altra ruggme^h'alle caue dil ferro fi troua,la qua
le è, rotta, & con quella fi ombrano le carni, cangian-
do quelle co'l nero.& roffo,fecondo che fa bifogno .
Ma prima è necelfario alle carni velare con queì'rofìo
tutti 1 vetri,& con quel'nero fare il medefimo a panni,
con temperarli con la gomma a poco a poco dipignen
doli,& ombrandoli come Ita il cartone. Etappreffo,
dipinti che e' fono , volendoli dare lumi fieri fi ha vn*
pennello di fetolecorto,&fottile,& con quello fi graf
fiano i vetri in fu il lume, & leuafi di quel panno , che
aueua dato per tutto il primo colore; Et con Micci*
104 d E l a
la del pennella fi va lumeggiando i capegli & le barbe»
& i panni & i cafamenti & paefi come tu vuoi . Sono
però in quella opera molte difficultà,& chi Te ne dilet
ta può mettere varii colori fui vetro , perche fegnan-
do fu vn colore rodo, vn' fogli am e; ò cofa minuta, vo-
lendole a fuoco venga colorito d'altro colore fi può
fquagliare quel'uetro quanto tiene il fogliame, con la
punta dWferro,che leui la prima fraglia dil uetro ciò
è, il primo fuolo, & non la pafsi,perche faccendo cofi,
rimane il vetro di color bianco, & fé egli da poi quel
rotto fatto di più mifture,che nel cuocere mediante Io
{correre, diuenta giallo. Et quefto fi può fare fu tutti i
colori, ma il giallo meglio riefee ful'bianco, che in al-
tri colori,fu lo azurro à campirlo diuien'uerdenel cuo
cerlo,perche il giallo & lo azurro mefcolati/anno co-
lor verde. Quefto giallo non fi da mai fé non dietro,
doue non è, dipinto,perche mefcolandofi, feorrendo
«maftarebbe , & fi mefcolarebbe1, con quello , il quale
cotto rimane fopra groffo il roflb,che rafebiato via co
vn'ferro , vi lafcia Giallo, Dipinti che fono i vetri,vo
gliono efler'mefsi in vna teghia di ferro con vn fuolo
di cennere ftacciata,& calcina cotta mefcolata:&a fuo
lo, à fuolo i vetri parimente diftefi , & ricoperti dalla
cenere iftefTa; poipoftineP fornello, il quale à fuoco
lento à poco à poco rifcaldati, venga à infocarfi la cen
nere, ei vetri, perche i colóri che vi fono fu infocati ,
in rugginirono, & feorrono, & fanno la prefa fui ve
tro. Et a quefto cuocere bifogna ufare grandifsima di
ligen2a,percheil troppo fuoco violento,li farebbe ere
pare; & il poco non li cocerebbe.Ne fi debbono caua-
re finche la padella , o tegghia doue e fono non fi ve-
de tutta di fuoco:& la cennere con alcuni faggi fopra,
che fi ve^ga quando il colore è feorfò fatto ciò, fi but
tano i piombi in certe forme di pietraio di ferro,! qua
li hanno
P I T T V R A.
!0f
li nano due canali ciò e da ogni latovnodentroalc.ua
Je fi commette & /erra il vetro : Et fi piallano, & diriz
fcano, & poi , fu vna tauola fi conficcano , & à pezzo
per pezzo s'impiomba tutta l'opera in più quadri; Se (i
faldano tutte le commettiture de' piombi con faldatoi
di ftagno; & in alcune trauerfè , doue vanno i" ferri , fi
inette fili di rameimpiombatijacciochepoisinoreg^e
re.,& legare l'opra : la quale s'arma di ferriche non fia
no al dritto delle figure ma torti fecondo le commetti
ture di quelle, a cagione che e non impedifchinoil ve
derle.Quefti fi mettono con incbiouature ne'ferri che
reggono il tutto : Et non fi fanno quadri, ma tondi
accio impedifebino manco la vifta:Etdala banda di
fuori fi mettono alle feneftre, & ne buchi delle pietre
s'impiombano, Se con fili di rame che nei piombi delle
fenefìre faldati fiano a fuoco,fi legano fortemente. Et
perche i fanciulli^ altri impedimenti non le guafìino
vi fi mette dietro vna rete ài filo di rame fotile.Le qua
li opre fé non foffero in materia troppo frangibile du-
rerebbono al mondo infinito tempo. Maperquefìo
non refta, che l'arte non fia difficile, artificiofa3 & bel
Jifsima.
JD taf Niello , e cerne per quello aliamo la {lampe di rame j 0*
come fiintaglin ogt argenti per fare ?li fin alti di
vajjo rtheuOj &fimilmenje fìctjelmo le
grò/ferie. Capitolo, XXXU1
IL NieHo,il quale non è altro che vn dilegno tratteg-
giato & dipinto fu lo argento , come fi dipigne Se
tratteggia fottilmente con la penna ; fu lionato da gli
Orefici fino al tempo degli antichi; efTendofi veduti
caui co'ferri, ripieni di miftura negli ori,& argenti lo
ro . Quefto fi diicgna con lottile fu lo argento , che fia
J»iano3 & fi intaglia xoUbiilino , che,* vn ferro quadro
o
io 6
DE LA
pagliato àvnghia,da l'uno degliangoli àlaltro'per isbie
co, che coi! calando verfo vno de' canti, Io fa più acu-
to, & tagliente da due lati , & la punta di elfo feorre j
& fottilìfsimameute intaglia . Con quefto fi fanno tut
tele cole che fono intagliate ne'metalli per riempierle,
o per lafciarle vote fecondo la volontà dello artefice.
Quando hanno dunque intagliato & finito col buli-
na; pigiano argento,& piotnbo,& fanno di elfo al'fuo
co, vna cofa; ch'incorporata infieme è,nera di colore,
& frangibile molto , & fottilifsima a feorrere . Quefta
fi pefta^ & fi pone foprala piaftra dello argento dou'è,
l'intaglio; il quale, neceflario che fia bene pulito & ac
coftatolo a fuoco di legne verdi,foffiando co mantici
fi fa che i raggi di quello , percuotino doue e il Niello
Il quale per la virtù del calore fondendofi, & feorren-
do,riempie tutti gli intagli che aueua fatti il bulino .
Appreflb, quando l'Argento e raffreddo ; fi va diligen
temente co'rafchiatoi leuando il fuperfluo : & con la
pomice appoco appoco fi confuma/regandolo & con
le mani & con vn'quoio tanto che è fi truoui il vero
piano; & che il tutto refti pulito. Di quefto lauorò mi
rabihfsimamente Mafo Finiguerra Fiorentino , il qua
le fu raro in quefta professione , come ne fanno fede al
cune paci di niello in fan Giouanni diFiorenza,che fò
no tenute mirabili . Da quefto intaglio di bulino son
denuate le ftampe di rame: onde tante carte e*;Italiane
èTedefche veggiamo oggi per tutta Italiaxhe fi come
negli argenti s'improntaua, anzi che fuflfero ripieni di
niello,diterra,&fibuttauadi zolfo5cofi gli Stampa-
tori trouarono il modo del fare le carte fu le Stampe
di rame coltorculo,come oggi abbiam veduto da eisi
imprimerò* . Ecci vn'altra forte di lauon in argento, o
in oro , comunemente chiamata Smalto , che e fpezie
di pittura mefcolata con laYcultura : Et. feiue doue
P I T T V R A. I07
iT mettono l'acque, fi che gli /malti reftino in fondo .
Quella douendo/ì lauorare in fu l'oro, ha bi/ògno di
oro finifsimo;Et in fu lo argento,argento almeno a le
ga di Giulii . Et è necefTario quefto modo , perche lo
fmalto ci pofl'a reftare,&non ifcorrerealtroue che nel
fuo luogho;bifogna la/ciarli i proffili d'argento,che di
fòpra fian' lottili , & non fi vegghino . Cofi fi fa vn ri-
li^iéuo piatto,& in contrario a l'altrojaccioche metten
doui gli fmalti, pigli gli feuri, & chiari di quello da l'ai
tezza, & da la ba/fezza dello intaglio.Piglafi poi final-
ti di vetri di varii colori, che diligenteméte fi fermino
col martello, Et fi tengono negli fcodcllini con acqua
chiarifsima, feparati & di/tinti l'uno da l'altro . Et no-
ta che quegli che fi adoperano a l'oro, fono differenti
da quegli che feruono per al argento . Et fi conduco-
no in queiìa maniera . Con vna fottilifsima Palettina
di argento fi pigliano feparatamente gli /malti ; & con
pulita pulitezza fi di/tendono a' luoghi loro ; & vi fé
ne mette, & rimette /òpra fecondo che ragnano,tutta
quella quantita,che fi di meftiero. Fatto quello fi pie
para vna pignatta di terra , fatta à polla che per tutto
fìa piena di buchi, & abbia vna bocca dinanzi ; Et vi fi
inette dentro la Mufola , cioè vn'eoperchiettodi Ter
ra bucato, che non laici cadere i carboni a baffo; & da
la Mufola in fu fi empie di carboni di certo & fi accen
de ordinariamente . Nel voto che e re/tato fotto il pre
detto coperchio , in fu vna fottili/sima pia/tra di ferro
fi mette la cofa fmaltata,a fentire il caldo a poco a poco
& vi fi tiene tanto, che fondendoli gli /malti, feorrino
per tutto quafi come acqua . Uche fatto fi lafcia rafred
dare; & poi con vna frafsinella che vna pietra da dare
filo ai ferri, co rena da bicchieri fi sfrega,& con acqua
chiara, finche fi truoui il fuo piano.Et quando ètni-
co di leuare il tutto fi rimette nel'fuoco medefimo,chc
O ii
toS DE t A
iHuftro nello (correre l'altra volta gli da per tutto. Faf
fene d un'altra forte à mano che fi pulifce con gelfo d'i
Tripoli, & con vn'pezzo di cuoio; del quale non acca
de fare menzione ; ma di quello, lho fatto, perche e£
fendo opra di pittura 5 come le altre, m'è paruto à prò
pofìto .
Velia Tau/ta , cioè Lavoro a la Dama/chiné
Capitolo. XXXII1L
HAnno ancora i moderni ad imitazione degli an-
tichi rinuenuto vnalpezie di commettere ne
metalli intagliati, d'argento , o d'oro, faccendo in elsi
làuori piani,ò di mezo,ò di hallo rilieuo ; Et in ciò gra
demente gli hanno auanzati. Et cofi abbiamo veduto
nello acciaio l'opere in tagliate a la Taufia, altrimenti
detta a la Damafchma , per lauorarfi di ciò in Dama-
feo, & per tutto il Lenante eccellentemente. La onde
vessiamo oggi di molti bronzi , & ottoni & rami
commefsi di argento, & oro, con arabefehi, venuti di
tali paefi : Et negli antichi abbiamo veduto anelli d'ac
ciaio con meze figure fuui , & fogliami . Et di quella
fpezie dilauoro lène fono fatte àdinoftri armadure
da combattere lauorate tutte d' arabefehi d' oro com-
mefsi , & Umilmente ftafìc, arcioni di felle , & mazze
ferrate, Et ora molto fi coftumano 1 fornimenti del-
le fpade , de pugnali de' coltelli , & d'ogni ferro che fi
voglia riccamente ornare & guei nite -, & Ci fa cofi.
Cauafi il ferro in fotto fquadra , & per forza di mar-
tello fi commettejbro in quello, fattom prima fot-
to vna tagliatura à guifa dt lima fottile, Ci che l'oro vie
ne a entrare nc'eaui di quella, & a fermaruifi . Poi con
ferri Ci dintorni, ò con garbi di foglie , ò con girare di
quei'che fi vuole;& tutte le cofe co'fili doro pillati per
filiera fi girano per il fé ito, & col martello s'amaccano;
PltTVRA i©^
8e fermano nel'modo di fopra . Aduertifcafi nientedi-
meno, che i fili (ìano più grofsi; & i proffìli più fonili,
a ciò fi termino meglio in quegli . Fn queftaprofefsio-
ne infiniti ingegni hanno tatto cofè lodeuoli & tenu»
temarauigliofe;& però non ho voluto mancare di far
ne ricordo, dependendo dal commetterfi , & effendo
{cultura, & pittura, ciò e cofà che deriua dal difegno.
De le Stampe di legno-, &*de'l modo di farle, & del primo
Imentor loro > <&* come con tre flampe fi fanno le carte , che
paiono difegnate ; &* moflrano diurne x ilmezgo , e t ombre ,
Capitolo, JCXJCK.
TL primo inuentore delle (rampe di Iegno,di tre pez-
I zi, per moftrare oltra il difegno, l'ombre i mezi, & i
fumi ancora, fu Vgo da Carpi , il quale ad imitazione
delle ftampe di Rame,ritrouò il modo di quefte; Inti-
gnandole in legname di pero, o di bo/Tolo, che in que
ilo fono eccellenti fòpra tutti gli altri legnami . Fecelc
dunque di tre pezzi, ponendo nella prima tutte le cofe
protriate Se tratteggiate: Nella feconda, tutto quello
che e tinto a canto al proffilo conio acquerello perom
bra ; Et nella terza i lumi &il campo, lafciando il bian
co della carta in vece di lume : & tingendo il refto per
campo.Quefta, doue e il lume Se i! campo fi fa in que-
llo modo. Pigli afivna carta ftampata, conia prima do
ne fono tutte le proffilature,& itratti;& cofi frefea fre
fca fi pone in fu l'affo del pero , & agrauandola fopra
con altri fogli, che non (ìano umidi , Ci fi rofina, in ma
niera , che quella che , frefea l'afeia fu l'afte la tinta di
tutti i profhli delle figure . E allora il pittore piglia la
biacca à gomma , Se da in fu'l pero i lumi ; I quali dati
lo intagliatole gli incaua tutti co' ferri fecondo.che fb
no fègnati. Et quella e la lìampa che primieramente fi
adopera; perche ella fa i lumi Se il campo, quando ella
O lii
no
DE LA
e imbrattata di colore ad olio : & per mezo della tinta,
lafcia per tutto il colore, fàluo che doue ella è incaua-
ta che iui reità la carta bianca. La feconda poi e quel
la delle ombre,che e tutta piana,& tutta tinta di acque
rello, eccetto che doue le ombre non hanno ad efìere,
che quiui è incauato il legno . & la Terza , che è la pri
ma a formarli, e quella doue il proffllato del tuttojè in
canato per tutto, faluo che doue e'non ha 1 proffih toc
chi dal nero della penna. Quelle fi ftampano al torcu-
lo & vi fi rimettono fotto tre volte , cioevna volta
per ciafeuna llampa, fi che elle abbino il medefimo ri-
feontro . Et certamente che ciò fu bellifsima inuen-
zione . Tutte quefte profefsioni & arti ingegnofe fi
vede che deriuano dal'difcgno ; il quale è, capo necefc
fario di tutte : & non 1'auendo non fi hi nulla . Perche
fé bene turti i fegreti, & i modi fono buoni : quello e*
ottimo , per lo quale ogni cofa perduta fi ritroua , &
& oeni difficil' cofà, per elio diuenta facile, come po-
trete vedere nel'leggere le vite degl artefici; i quali dal
la natura, & dallo fludio aiutati, hanno' fatto cofe fo-
pra vmane per il mezo fólo del difegno.Et cofi faccen
do qui fine alla introduzzione delle tre arti, troppo
più lungamente forfè trattate, che nel principio non
mi penai ; Me ne paffo a fcriuere le vite.
Il fine della introduzzione
ni
PROEMIO DELLE
VITE.
_ O non dubito punto che non fi a qua/Idi
|||gSrr: tutti gli fcritton commune 3 & certiftma
'■■-< opinione ; che la/cultura infteme con lapit
\ turafufifero naturalmente da i populi dello
a Egitto primieramente trouate ; E ch'alcu-
n altri non(ìanox che attribuifihino a Cal-
dei le prime bo^e de marmi., & i primi rilieui delle Jìatueico
me danno anco a Greci la inuen^ione del pennello 0* del colo
rire. Ma io diro bene, che fe/Jère dell'una 3& dell'altra arte :
& ildtfegno che è il fondamento di quelle 3 an%t l'iflefft ani-
ma che concepe &* nutrifee m fé me de firn a tutti i parti degli
intelletti, fufie perfettifimo info l'origine di tutte t altre cofe^
Quando l'altifiimo T>ìo fatto ilgran corpo delmondo,& orna
to il cielo defùoi chiaritimi lumi, di/ce/e con l' intelletto piugitt
nella limpide %£a dell'aere^ nella folidità della terrai&for
mando l' huomo feoperfe con la uaga inuen^ione delle co/e 3 la
primaforma della f coltura^ della pittura 7 dal quale huomo
a mano a nano poi (che non fide dire il contrario) come da uè
ro efemplarefur cauate le flatus, & lefcolture&la difpcul-
ta dell attitudini e de i contorni; &per le prime pitture (qual
che elle ffujfero) la morbidezza 3 l'unione , ^ la difior dan-
te concordia che fanno i lumi con l'ombre. Cofi dunque il primo
modello onde uj a la prima imagine dell' huomo fu una majfa
di terra; & non fen%a cagione, percioche il diurno tìrchi-
tetto del tempo&* della natura,tome perfettifimo uolfe mojìra
re nella imperfezione della materia, la uia dclleuare& del
l'aggiugnerc^nelmedefimo modo che foghono fare i buoni fui
PROEMIO
111
tori, & pittóri t quali nelor modelli aggiungendo ,& Iettan-
do; riducono le imperfette bq&e a quel fine & perfezione
ehtuQ*Uono. Viedegli colore uiuacifimo di carne/oue s'è trat
to nelle pitture poi da le Miniere della terra gli iflefi colori,
ter contraffare tuttele e ofe che accaggiono nelle Pitture, Bene •
aero, che e non fi pub affermare per certo^ quelloche ad mutar
zjpne di coli bella opera fi facejìinogli huomini ottanti al Vt-
htuio in quefìe arti} ^uuegna che uerifìmilmente pam da ere
deve , che efi ancora &fcolpijfero <&jlipi*ne]fero\£ogm ma
mera-, Poi che Belo figliuolo del Superbo Nebrot circa-ccanm
dopola monda%wnegenerale,fecefarelafìatua,donde nacque
poi la idolatria j #• Ufamofìfima nuora fua Semiramù Regi
na di Babilonia , nella edificatone di quella città pofe tra gli
ornamenti di quella, non folamente Moriate & diuerfe - fresie
di animali , ritratti & coloriti di natnrale j Ma e la imagtne
difejìeffa <& di Ninofuo marito;<& leflatue anchora dtbron
%o delfuocero & della fuocera <& della antifuocerafita , come
raccontaViodorOychiamandole co nomi de Greci che ancora
non erano, Gioue fiimone <& Ope.Va le quali ftatue apprefe^
roperauueuturai Caldei, a fare le magmi de loro Vii; poi
che 15.0 anni dopo , Rachel nel fuggire di Miopotami* in
fieme con Jacub/ùo manto ; furigli idoli di Labanfuo padre ^
come apertamente racconta ilÒentfi . Ne furono pirofili i
.Caldei a fare fculture & pitturerà le fecero ancoragli Egi^
%ii efercitandofi in quefìe arti con tanto ftudio,quanto moflra
il Sepolcro marauigliofo dello ^ntichijìtmo Re Smandio; lar-
gamente de fermo da Viodoro ; & quanto ar*uifce tlfeucro co
'mandamento fatto da Mofe nello ufeire de lo Egitto ; cioè che
fitto pena della morte, nonfifaceffero a Vio magmi alcune .
Cofìui nello fendere di fui monte, auendo trouato fabricato lì
uitello dello oro, & adorato folenncmente dalle fue gentijTur
$atofi grauemtntt ditudtre cenaci idmmi mori allaima-
gira
DELLE VITE: IIj
gìne d'una Beflta; nonfoLmente lo ruppe , & reduffe in poi-
uerej Ma per punitone di cotanto errore 3fece uccìdere da Le
viti, mohe migliaia degli fc e lerati figliuoli di Ifrael, che haue-
nano commi/fa quella idolatrìa . Ma perche , non illauorare
le patite _, ma lo adorarle era peccatofceleratiftmo ; e fi levge
nello E/odo e he tane dei difgno et delle fatue nonfolamente
di marmo ma di tutte le fon e di metallo ,fu donata per bocca
di Dio a Bejeleelydella tribù di Juda & adoliab della tribù di
Dan, eh e furono que che fecero idue cherubini dtoro&ilcan
delliere , e 'luelo, & le fìmbrie delle uefle facci dotali', & tan-
te altre belli f ime co/è digetto nel Tabernacolo ; non per altro
che per indurui legentia contemplarle & adorarle . Va le co-
Je dunque uedute mangiai Diluvio, la fuperbia degli huomini
trono il modo difare le fatue di coloro che al mondo uolfero
che r e jì afferò per fama inmortali ,• Et i Greci che diuerfamen-
te ragionar o di qui (la originerei ono3 che egli Etiopi trouaro*
no le prime flarue fecondo Diodoro }et gli Egitti le prefono da
loro et da qui fi i i Greci poi che in fino a tempi di Omero fi uè de
effere flato perfetta la (cultura et lapittura/xmefafede lofcu-
do d occhile da quel diurno Poeta co tutta l'arte più t odo fui
può ^dipinto che fritto. Lattando Fnmianofauoleo-o-ìando
le cocede à Prometeo il quale a fimilitudine del grande Diofor
rno C immagine humana di loto-.et da lui Carte delle Qatue affer
ma effere uenutaMafecodo e hefriue Plinto, qui Ha arte Men-
ine m Egitto da Gige Lidio j il quale effendo al fuoco 3et f cabra
di f mede fimo rguar dando Jubit& con un la) bone in mano,
contorno Je flifjo nel muro . &> da quella età pi r unnmpole
fole Linei fi cojlumó mettere in optrafen\a corpi di colore, fi
come afferma il mede fimo Plinio, Laqualccfa da Filocle Egi^
^w con più fatua <&fmilmente da Cleante &^4idice Corm
thoj& da TeU-phane Sicioniofo ritrouara. Cleophante Corin
thiòfiA il primo apprejjo de Greci che colori. Et ^Jpolodoro il
n a PROEMIO
primo che rìtrouafifie il pennello . segni Polignoto, Tdfio,Zeufi
&* Timagora Calcidefè, Pìthio & ^iglaupho tutti cebratijìi
mi, &* dopo quelli ilfamofifiimo ^4pelle da ^4leffandro Ma-
o-no tanto per quelli uirtu filmato <& honorato , ingegnofifii-
mo inucjligatore della Calumila & del Fauor eccome ti dimo-
(ira Luciano-, & come fempre far qua/i tutti e pittori & gli
/cultori eccellenti dotati dal cielo il più delle uolte 3 non filo del
[ornamento della Poefia come fi legge di Pacuuio ; ma della
philo/òfia ancora comefiuide in Metr odoro perito tanto in Fi
lofifa quanto in pittura ^andato dagli eterne fi a Paulo
Emilio per ornar il trionfo , che ne nmafe a leggiere filofifa a
Cuoi Miuolt . Furono adunque gr andemente in Grecia e/èrti-
tate le/culture nelle quali fi trouarono molti artefici eccellenti
et tra o-li altri Fidia ^.tenìefie Prafitele &* Policleto grandini
mi maeflrr, cofiLifippo & Pirgotele in intaglio di cauo ualfe
ro affai ;& Pigmaleone in^Auorio dirilieuo di cui fi fauoleg.
pia che a preghi fiuoì impetro fiato &* ffmto alla figura della
nero-ine eh 'et fece. La pittura fimilmente honorarono, <&con
premii o-li antichi Greci <& Romani grandi a coloro che la fe-
cero marauiglìofa apparire lo dimofirarono col donare loro Ot
tà <& dio-mtàgrandifiime. Fiori talmente queffarte m Roma
che Fabio diede nome al fio cafato fottoficriuendofi nelle cofie
da luifiuagamente dipinte nel tempio della Salute <& chiama,
dofi 'Fabio Pittore. Fu proibito per decreto publico che le perfi-
ne ferue tal arte non face/fero perle citta <&tanto honorefecie
ro le gente del contìnuo all'arte <&*agli artefici che l 'opere rare
nelle fiorite de trionfi come cofie miracolo/è a Roma fi manda
uono &<rli artefici egregi erono fatti dificrui liberi & rico-
nofiiuti con honorati premij dalle Repubhche . Gli éìefii Ro-
mani tanta reuerentia a tale arti portarono che oltre.il ri/petto
che nelguafìare la citta di Siragufit uolle Marcello che sauefi
fé a uno artefice famofi di quejle nel uolere pigliare la citta pre
DELLE VITE Hj
detta l 'ebbero riguardo di non mettere il fuoco a quella parte
deue era una bewfiima tamia dipinta la quale fu di poi portata
a Rema nel Trionfo con molta pompa. Voue in Sfatto di tem-
po hauendo qua fi fogliato il mondo jiduffcro gli artefici fu fi
&le egregie opere loro, delle quali Roma poi fi fece fi bella che
in uerole diederogrande ornamento le fatue pellegrine più
che le domefìiche &partkularì che fi fa che in Rhodi citta d'i
fola nonmolto grande furono più di trema, mila ftatue onora-
te fra di bronco & di ma) mo . ne manco ne hebbero gli *Ate
mefima molto più que di Olimpia &dt Delfo &fen-%a alcun
numero que di Corinto & furono tutte belìi f ime & digran-
difimo prezzo . Non fi fa egli che Nicomede Re di Licia per
Tmvordma di una Venere che era di mano di Prafitele m con
fumo quafi tutte le ricchezze de Popoli ì non fece ilmedefimo
*Attalo?.cheper hanere la tauola di Bacco dipinta da *4rifti-
de non fi curo diTfenderui dentro più dtfei mila fifertij . La
quah auola da Lucio Mummiofupoftaper ornarne pur Ro-
ma nel tempio di Cerere con grandif ima pompa Ma con tutto
che la nobiltà diquefla artejuffe cofl in pregio^ enonfisapero
ancor aper certo > chi le dejfe il primo principio. Perche come
gtafièdifipra ragionato : èUa fi uè de antichi fiima ne Caldei j
certi la danno alh Etiopi;^* ì Greci afe medefimi t attribuifio
no ; & puofit nonfin^a ragione penfare che clLfia forfè più
antica appreffo, a Tofani) Come rettifica elnoflro Lion Bati
ila *A [berti, & ne rende affiti buona chiarezza la maraui-
gliofafepoluira diPcrfena a Chiu/ì, doue nonfe molto tempo
che fi è trcuato fitto terra fra le mura del Labe rinto alcune
tegole ài terra cotta dentrom figure di mex^o rilieuo , tan-
to eccellenti & di fi bella maniera; che facilmente fi può cono
fiere, l arte non effer cominciata a punto in quel tempo ■; an%i
per la perfi^gione di cuè lauori 3 effer molto più uiciria al col-
moj che al principio. Come ancora ne può far medefimamente
P ij
n6
PROEMIO
fede } ìlueder tatto ilgìorno molti p&gò, &<}** tiaf rofl &*
turi pretini fatti come fi giudica per la maniera 3intor no k
que tempi., con legjfiadriftimi intagli sfigurine , & tfìorie
di Baffo rilteuo-, & moire mafcherine tondefotttlmente lauora
te, da Mae fin di quella età 3 come per leffettofìmojìra prati-
chijìimi & ualentifiimi in tale arte, V edefi anchoraper lefìa
tue trouate a Viterbo, nel princìpio del pontificato d'^leffan-
dro « VI. lafcultura effere fiata in predio & non pictiota per-
fezione in Tofana; Et come che enonfifappia apunto iltem
pò che elle furon fatte , pure & dalla maniera delle figure &*
dal modo dette fepulture <& dette fabnche, non meno che dalle
infcrvzgioni di quelle lettere Tofane , fi può uerifimdmtnte
conietturare che le fono antìchifóme . Et fatte ne tempi \c.he le
cofe di qua erano in buono &grande ftato;Ma perche le ami
chita3 delle cofe noftre, come de Greci & detti Etiopi 3& de
Caldei , fono parimente dubbie ; & per il più bifogna fondare
ilgiudi^to ditali cofe in fu le conietture ; che ancor non fieno
talmente deboli che intutto fi fofìino dalfegnoj non pero fono
certe certe;io credo non mi effer punto partito da'luero,et pen
fo che ognmno che quefla parte uorrà difcr et amente confiderà
regtudichera come io quando dfopra io dtft,ll principio diquc
fle arti effere fiata la ifìeffa natura-, &* ['innanzi , o modello ,
la bcllifimafabrica del mondo ; & ilmaefìro, qutl diurno In-
me jnfufo per gratta fingulare in noi il quale nonfolo ci ha fot
tifuperìori atti altri animali) ma fintili (fé è lecito dire) a Dio.
Et fé ne tempi nodri efi è mduto(come io credo per molti efem
pli3poco tnan^i poter mofìrare) che ifèmphci fanciulli & roT^
Temente atteuati nebofchì; infitto Efemptofolo di quefìe Bel-
le pitture frfiulture detta natura; con la uiuacita dettoro inge
gno3 daperfe flefi hanno cominciato a difegnare;quantoptuft
può &* debbe uerifimilmente penftre 3 que primi huommi ,
e quali quanto manco erano lontani dal fm principio & diuina
DELLE VITE
U7
generazione-tanto erono più perfetti & di migliore ìno-e?no}
efi da per loro 3 battendo per guida la natura; per maeflro /in-
telletto purganfèmo ; per cf empio fi uago modello del mondo,
hauer dato origine a quefìe nobtltjsime arti; et da picioì princi
pio a poco àpoc.o migliorandole;condottole finalmente a perfez
Spione ì Non uogliogia negare,che enonfia flato un primo che
cominctaffe; che io so molto bene che è bifognò che qualche uol
ta <& da qualchuno uenifii il principine anche negherò e/Ter
Jìatopofibile3 che /uno aiutaci l'altro 0* mfonaJÌi,&* aprifii
lama , aldifegno, al colore 3& al rilieuo; perche io so chelar
te no/ira è tutta imitatone della natura, principalmente , <&+
pot3percht da fé nonpuofalir tanto alto delle cofe^che da quelli
che miglior maeflri di j e giudica ,fono condotte. Ma dico bene
che ilmlere determinatamente affermare chi cofìui o co/loro
fuffero è cofa molto pericolo fa a giudicar e ^forfe poco neceffa
ria aJapere3poi che ueggiamo la uera radice <& orto-ine donde
ella nafee. Perche poi che delle opere, che fono la una <& taf a
madelli artefici t le prime & di mano in mano le feconde &
le terzgiper il tempo che confuma oo-ni cofa uenner manco ,&
non effendo alfora chi fcriueffe 3 nonpotettono effere almanco
per quella uia cono fc'mt e dapofleri; Vennero ancora a effere
incogniti gli artefici di quelle; Ma da cheglìfer inori comincio
rono a far memoria delle cofe fiate inanità loro .nonpotettono
già parlare di quelli adequali non aueuano potuto auer notizia;
immodo che primi appo loro uengono à efferquelli7de quali era
fiata ultima àperderfìla memoria . Si come il primo de poeti
per confenfo comune fi dice ffferHomero j non perche manzi
a lui non nefufi qualcuno che ne furono fi bene non tanto
eccellenti & nelle cofefue tfìejfefiucde chiaro 3 ma perche di
que primi tal quali ej?i furono 3 era per fa già dumila anni fa
ogni cognizione . Pero lafciando quefìa parte indietro; troppo
per fantichitafita incerta , uegnamo alle cofe più chiare della
P iij
n8 PROEMIO
loro perfezione & Rouina , & Refi aur azione, & per dir
meo- Ho Rina/cita 3 delle quali con molti miglior fondamt-na pò
treno ragionare . Dico adunque che egli è ben uero che elle co
mmeiorno in Roma tardi, fé le prime figure furono pero come
fi dice ilfimulacro di Cerere fatto di metallo, de beni di Spurio
Cafìio: il quale perche macchinaua di far fi Re , fu morto dal
p roprio Padre, fin^a re/petto alcuno » E continuarono farti
della (cultura <& della pittura fino a la conjumazipne de XII
Ce fari . Ma la fortuna quando ella ha condotto altri alfemmo
della Ruota-, o per ifcherzo, o per pentimento il più delle uolte
iotorna infondo. Per dche folleuatcfi in diuer fi luoghi del Mo
do qua fi tutte le nasoni barbar e 3contraiRomani:nefegui fra
vonwlto tempo no fidamente lo abbaffamento di co fi mirabile
impcriOiMa la rouina del tuttofi mafimamete di Romafìef
fa3cola quale routnatono parìmetegli eccellenti fimi artefici 3
Scultori Pittori & architetti) lafctando farti & loro medefì
mi Sotterrate & fommcrje 3fra le mifer abili flr agi & rouine
di quella famof firn a Città.Ma prima andarono in malaparte
la pittura, & la/coltura come arti che più per diletto , che per
altro fcruiuanoibcnche f altra, ciò è f architettura come necejfa
ria, & utile allafalute del corpo di continuo, ma non troppo be
ne fi efjercitaffe « Et fé nonfujftflato 3 che lefculture & le
pitture rapprefentauano manzi agli occhi di chi nafceua di ma
no in mano, coloro 3 ch'erano onorati per darfi loro perpetua ui
taSe ne farebbe tofto spento la memoria dell' une 3 e dcllaltre .
La doue la conferuaronoper le imagine &per le infcriz^toni
pofle nelf architetture priuatc3 nelle publiche ao è negli anfite
atri, ne3 teatri, nelle Terme, negli aque dotti 3ne Ti mpijne-
o-liobelt/ci, ne'colìojfi, nelle piramidi, negli circhi, nelle con-
ferue3e negli Erarif, e finalmente nelle jcpulture mede f mei
delle quali furono difìrutte una ^ran parte da gente bobara
& efferata, che altro non hammno dlmomo > che ftffigiec'l
DELLE VITE Ho
nome , Quefìifr agli altri furono i vifigothi , / quali hauendo
creato ^Alarico loro Re affalìrono t Italia, e Romx, elafacche
o-iorno due uolte/èn^a rifletto di cofa alcuna . // mede fimo fe-
dero i Vandali uenuti £ affrica con Genferico loroRe;ilqua
le non contento à la roba , e prede , e crudeltà , che uifece 3 ne
meno mfiruitù le perfine con lorograndijìima miferia , e con
effe Eudojìia mogie [lata di Valenttniano Imperatore (lato
ama^ato poco auanti da ifòui faldati mede fimi • laudi dege
nerati ingrandì/sima parte dal udore antico Romano, per ef
ferne andati gran tempo innanzi tutti t migliori in Rifinito ,
con Goflanuno Imperatore, non aueuanopiu cofiumi, ne mo-
di buoni neluiuere . ^An^i auendo perduto in un tempo mede-
fimo i uerihuomim,e ogni forte di uirtìt; e mutato leo-gi ,abito ,
nomi, e lingue j tutte quefìe cofe infieme,e eia/cuna per fé aue
uano ogni bello animo, e alto iugegno fatto bruttijìimo , e baf
fi\ìimo diuentare . Ma quello, che /òpra tutte le cofe dette fu di
perdita e danno infinitamente a le predette prof efìioniju ilfer
uente %elo della nuoua Religione Crifìiana > la quale dopo lun.
go , efangmnofò combattimento, auendo finalmente con la co-
pia de* miracoli e conia fine ent a delle operazioni abbattuta, e
annullata la uecchiafede de Gentili; mentre che ardentijìima
mente attendeua con ogni diligenza a leuar wa, & a fi ir pa-
re in tutto ogni minima occafione , donde poteua no/cere erro-
re ; non guaflofolamente, ogettoper terra tutte leftatue m a-
rauighofe <& leJcolture7pitture7Mufipci, e ornamenti de fa Ila
et Dijde Gentili ,• Ma le memorie anchora, &gfbonori di)? fi
nite perfine egregie-^ille quali per gì 'eccellenti menti loro dà
la utrtuofifìma antichità erono fiate pojlc inpublico le fatue,
e l'altre memorie . In oltre per edificare le chiefe à la ufa n^a
Criftiana , nonfolamente diftrajfe ipiu onorali Tempi/ deo-li
ìdoli,' ma per far diuentare più nobile,&per adornare San
Piero (foglio di Colonne di pietra la Mole d'Adriano, oggi
120
PROEMIO
/p\C »
d:tto Caflello.S. agnolo ; fi come la*Antoniana dì Colonne,
e di pietre , £?• di mcro/ìature, per quella di S. Paulonie Ter'
me Vcocii^ane , e di Tito per fare S. Maria maggiore , con
efìremx rouina, e dxno di quelle diainif?imefabriche,quali ueg
riamo o;r<nguafìe,e deftrutte.^uuenga che la Religione Cri
{liana nonfacefi quefìoper odio, che ella aueffi con le uirtìt ,
ma Colo per contumelia, & abbattimento degli Vij,de Genti-
Ili non fi pero che da quefìo ardentijìimoZelo nonfiguiffe tan
ta rouina à quefìe ornate prof elioni , che fine perdeffi in tutto
la forma. E fé niente mxncaua a quefto graue infortunio, l ira
dt Totila contro a Roma, che oltre a sfafaarla di mura, e roui~
nar col ferro , e col fuoco tutti i più mirabili , & degni edificif
di quella uniuerfalmente la brucio tutta] e spogliatola di tutti i
tintemi corpi Ja lafcto in preda alle fiamme del fuoco, fi n-^a che
X~Viii. giorni continoui fi ritrouaffe in quella umente alcuno >
abbatte^ e deft-ufje talmente leflatue, le Pitture , iMufaid,
eglijìuchimarauigliofi: che fine perde non dico lamaieflafo
la, ma la forma, e ìeffere ftejfo . Per il che e/findo le flange
terrene pirone difluahi di pitture , e difìatut lauorate , con le
rouine difopra affocamo tutto il buono, che à giorni nofìri s e
ritrouato. E coloro: che fi.cceffcr poi , giudicando il tutto roui-
na, ui piantarorwfipra le uigne . Di maniera che ptreffere le
jìa^e rimafle fitto la terra le hanno i moderni nominale Grot
te', e Grottefi.be le Pitture che ut fi veggono al preferite - Fini-
tigli Oftrogotti, che da Narfe furono ff enti abitandofi per le
rouine di Roma in qualche maniera pur malamente, uenne do
pò cento anni Coflant e fecondo Imperatore di Costantinopo-
li, e riceuuto amoreuolmente dai Romaniguafth,fpogliò, &»
porto!?i uia tutto ciò, che nella mfira Citta di Roma era rima-
lo } più perfine 3 che per libera uolonta da coloro , che faueuono
rouinata. Bene è uero, che e non potete goder fi di queitapre
daferchedàla temjxQàddMare tra/portato nella Sicilia y
gmjlé>
DELLE VITI
121
guittamente ocri/ò da ifùoi , Lanciò le /potile, ììregno% e la ai
ta tutto in preda della Fortuna. Lacuale non contenta mct*
ra de danni di Poma,perchc le co/e tolte non potemmo tornami
già mai,ui condii/] e una armata dì Sor acini a danni dalTlfò
Lì t quali, e te robe de Sntliani,e te ftejjc Sfoglie di Romafenc
portorono in ^lejfandria; con gran didima uergogna, e dan-
no della Italia, e del Cnfìiancfimo. E cofì tutto quello che non
tucuonoguafìoi Pontefici 3 e Jan Gregorio ma f 'imamente ,d
quale fi dice che mefjt in bando tutto ilre/lant e delle fìat uè 3 e
delle faglie degli Ed fa ij ,- per le mani di cjuejìo Sceleratifimo
Greco finalmente capito male» Dimaniera che non frenando/!
più ne uefìigio, ne indizio di co/a alcuna ,che aueffe del buono;
gì buomint,(he uennono àprcjjo rttYouandofi ro%£Ì3e materia
m^je pamcuUrmente nelle Pitture, e nelle Scolture ,- incitati
dalla Natura , & affottigliati dalfauìa Ridiedero a fare non a ri x
fecondale regole dell '*4rti predette 3 che non le aucuano;màfè
condo la qualità degli ingegni loro. E tofi nacquero da le lor
mani quei fantocci e qutlle goffcz&e > che nelle cofe uecchie an
Cora oggt appari/cono . il mede/imo auuenne de la ^irchitet
tura. Peri he bifognando purfabneare 3& effendo Jmarrita
in tutto taf orma } e il modo buono per gl^rtef emioni 3 e per
l opere di/ìrutte3egua/ìe; Coloro 3cht 'fi diedero à tale efeni^io
non edtfcauano cofa che per ordine }o per mifura aueffe ora-
ria \ ne difegno, ne ragionali una . Onde ne uennero a rtfòr
gere nuout architetti 5 che delle loro barbare nasoni fecero il
modo di quella maniera di edifici , eh 'oggi da noi fon chiamati
Tedi fi hi 3i quali faceuauo alcune co/è più tofìo a noi moderni
ridicole, che a loro lodeuolt ■ ; finche la miglior forma trouaror.o
poti migliori artefici 3 come fi ueggono di quella maniera per
tutta Italia te più uecchie Cbie/e,& non amiche,che da efiifu
tono edificate, Si ioni m Fifa la pianta del Duomo da Bufchet
toGrxwdaVuliibiQAréitmofdi^
m PROEMIO
del amie furono fatti per commemorazione deltroppo effer uè
lente in quella £ta rv%* , quefìi uerji oggi in duomo diPifk
allafuafèpokura*
Quoàwx mille boitmpoffènt tuga ìunc~ia ntouere
Et <juod uix potutt per mare f erre rati* ,
Bufcheti nifù,quod crat mirabile ufo,
Vena pueìlarum turba leuauit onus.
Tu ti Duomo di Milano fatto nella medefima maniera', edifica
to Unno 1388. et quello ài Siena ^infiniti edifici alla Tedefca
di quella medefìmaferte,&*mo[tipala%xìi&* uariefabriche,
che per turi Italia, &* fuor dieffafiueggonoi come fan Mar-
co di Vinegiaj la Certofadi Pauta, il finto di Padoua ,fan Pe»
tronio di Bologna fan Martino di Lucca,tl duomo di^4re*gp0
la Pieue,ilVefcouado fatto finire da Papa Gregorio X.Ptacen
tino della famiglia de Vifcontiy & cofulT empio difanta Ma
ria del Fiore in Fiorenza, fabbricato da Arnolfo Tedefco ar-
chitettore . Stettero poi oltra le ruine di Roma per le guerre fòt
ferrati imodi delle ftulture}& de le pitture da le ruine di Toti
la fino a gl'anni di Chriflo MCCL- nel qual tempo era rimafla
inGreciaunrefiduo d'artefici, che uecchi erano, i quali face
vano imagìni di terra & di pietra ; & dipigneuano altre figa
re mojlruofè,&*col primo lineamento , &* col campo di colore
Et quegli per effer fòli in tale prof efiione , l'arte della pittura
%n Italia portarono infieme colmufaico &* conia/cultura, &*
quella comefapeuano,agfhuominiltdlianiinfègnarono rozgg
mente. Onde gl'huomim di qui tempi, non ef fendo ufatia uè
der altra'bonta, ne maggior perfezione nelle cofeidi quelle
eh ' efìi uè deuano Solamente fi marauigliauano: E quelle ., an-
cora chebaroncefchefofpro, no dimeno per le migliori apprert
deuano, Pur gli fjf irti di coloro, che nafceuano , aitati in qual-
che luogo dalla fòttilirà dell' aria fi purgarono tanto che nel
MCCL, il cielo afietà moffofide'i belli ingegni chel teneri
DELIE VITE!
"3
Tofano produceua ogni 'giorno gliriduffe a la forma primiera.
E tjt l en< gli inaridì à /ora autuar.o ut àuto refi due are ht,o di
colofi, o di fatue, opili, o colonne fioriate, nell'età che furono
dopo ifacchi, & le ruine', &*glt incendi di Roma; e3 non ftp-
fono mai ualer/ene ,o cattarne profitto alcuno, fino attempo
detto di/òpra . Nel quale uenuti/u come io die tua ingegni p'm
begli jConq/cendo afjai bene il buono dàlcattiuo abbandonan-
do le maniere vecchie, > nomarono ad imitare te antiche , con
tutta la. indupria & ingegno loro . Ma perche più ageuolmen
te fi intenda, quello che io diami uecchic &< antico, antiche
furono le cefi inanzj Cefi amino, di Corimbo^ ^Athene , e di
Jlcma,ed ^ href amofijfime atta, fatte fino àjotto Nerone a
i V tfpafiam ,Tr ai ano, Adriano & intonino; perciò chetai
tre fi chiamano Vecchie ;cbe da Jan Salueftro in qua furono pò
Jìe m opera da un arto refiduo de Greci, i quali più tofio tigne
re, che dipigmrefitpeuano . Perche e/fendo in quelle g nette
mortìgli.ecctllenti primi artefici , al rimanerne di que Greci
vecchi, &* non antichi altro non era nmafp,che le prime linee
in un campo di colore ; cerne di cw fanno fede oggidì infiniti
Mufaia,che per tutta Italia lauoratt da tfò Greci fi ueggono,
come nel duomo diPifa,infan Marco di Vmegia , & ancora
in altri luoghi, & cefi molte pitture contìnouando fecero di
quella maniera con occhi Ff tritati & mani aperte m punta di
piedi, come fi uè de ancora in fan Mimato fuor di Fiorenza
fra la porta che uà in Sagrtfiia,& quella che uà in e omento ,
tjsrin Santo Spirito di detta citta tutta la banda del chuftro
mrfo la chieja, &>fmi!mentc in ^re^p ir. fan Giuliano, et
in fan Bartolom o,& in altre chte/e, & in Roma in fan Pie-
tro nel uecchiofione intorno intorno fra leftnefire,cofe clihan
no più delmoflrancllmeamento,cbe tfftgte di quel che fifa,
X>if cultura nef ecero fmilmtnte infinite, come fi ut de ancora
Jopratafortadifan Michele a Piazza Padella di Fiortn^a
124
PROEMIO
di bdffo rilieito; & in Ogni Santi,®* per molti luoghi fepòlw-
re,®* ornamenti diparte per chiefè , dotte hanno per menfole
certe figure per regger il tetto s cofefi Gjjfe&fi ree,®* tan
to malfatte JigrOjfeì&i, ®* di miniera, che pare imponibi-
lej che imagmare peggio fi poteffe , Et di quefla maniera ne ^
in Roma /òtto i tóndi nell'arco di Coti amino ,che da leftorie di
fopra3 che furono dale frogie di Traiano/murate,®* a Coflan
tino in onore della rotta datta da lui a Ma/fen^o,quiui/onpo^
fle, Onde per non auere maeftri mancandogli ripieno , fecero i
mxeflri, ch'alora teneuano il principato, que berlingo^i,che
fi *eZZonù ml m&im intagliati- Lauorarono ancora le chie-
fè mone di Roma dimufaico alla Greca3comaJàntaPraJfedia
la Tribuna , ®* a f anta Potentina , ilfimile afanta Mark
Nuoua,in un mede fimo modo 3co fi afanta ^ignefafuor ài Ro-
ma, & a tutte le onorate bafiliche che a fanti dedicato aueua
noJin ch'eglino di miglioramento accrebbero ,fi 'che fecero U
Tribuna di fante Ianni,®* quella di Santa Maria Maggiore,
typarticularmente la Tribuna della Cappella maggiore di fan
Pietro di Roma;® infinite altre Chiefe ®*cappelle di detta cit
ta. Et nel lamichiamo Tempio di San Giouanni in Fiorenza,
la tribuna delle otto facce , da la cornice fino alla lanterna , la*
uorata di mano d \Andrea Taffi co la medefima maniera Gre
ed ma in uero molto più bella. Sino a qui mi èparfo decorrere ,
dal principio dtllafcultura ® della pitturai ®*per aduentu
rapiu largamente ,che in quefio luogo non bi/ognaua. ilcheho
io però fatto, non tanto traportato dalia affezione della arte;
quanto moffo dal benefico et utile comune degli artefici miei,
i quali auendo ueduto inche modo , ella da picco? principio 3fi
conduce] fé a lafomma alterai et come da grado fi nobile pre
cipitajfe in ruma eftrema:®*per confluente la natura di que
fta arte, fimile a quella dell'altre, che cornei corpi umani, ha»
tìo, dna/cere, ilcrefcere, lo inocchiare,® il morire-, Potran-
I>ELLE VITE I2{
no o* a piti facilmente cono/cere ilprogreffo dell* fot rina/citai
&* di (pieliti (ieffa perfezione , dotte ella è rif alita ne" tempi
noftri . Et a cagione ancora che fé mai ( ilche non acconfènta
$ Dio) accade/fi per alcun tempo perla tra/curatine degli
hmmmì _, oper la malignità de 'Secoli 3o pure per ordine de Cie
h 3i quali non pare che uoglino,le cofè di quaggiù mantener fi
molto in uno efpre;ella incorreffe di nuouo,nel mede/imo di/òr
ime di rouina,pojìino quefle fatiche mie qualuche elle fi pano
(fé elle pero faranno degne di più benigna fortuna) per le cofè
difcor/è innanzi , &*per quelle che hanno da dirfi , mantener
Li in una-, O almeno dare animosi più eleuati ingegni dì prò
uederle migliori aiutn Tanto che con la buona uolontà mia&*
con le opere diqueftì tali y ella abbondi di quelli aiuti &* orna-
menti, de quali {fìami lecito liberamente dire il uero ) ha ma»
catofino a quefì'ora. Ma Tempo è di uenire oggi mai a la una
dtGiouanni Ctmabue ; il quale fi come dette principio al mo-
tto modo del dipigneret cofìègiufìo &conuentente che e' lo dia.
ancora alle uite, nelle quali mi sforerò di offeruare il più che
fìpoffa , V ordine delle maniere loro più che del Tempo .fen%a
defcriuere pero altrimenti le forme & fattele degli
.Artefici : Giudicando Tempo perduto , ti^cir -
cunfcriuere con le parole Quello che ma
mfefl amente fi pub uedere negli
jìefii ritratti loro , citati &
affegnati da metdou
unque e1 fi
truoua
no.
*
k6
GIOVANNI CI-
MA b ve..
-j Rano per l'infinito diluuio dei mali,
che aueuano cacciato al difotto, & af
fogatala mifera Italia; non /blamente
rouinate quelle,che chiamar fi poteua
no fabriche ; Ma quel che importaua
affai, più fpentone affatto tutto'l nu-
mero degli artefici Quando ( come
Dio uolfe) nacque nellacittadi Fiorenza l'anno.
MCCXL. per darei primi lumi all'arte della pittura
Giouanni cognominato Cimabue, della famiglia de
Cimabuoi in quel tempo nobile; ilqu ale crefeiendo fu
conofeiuto non. {blamente dal padre ma da infiniti lo
acume dello ingegniofuo, Dicefi che configliato da
molti il padre deliberò farloefercitare nelle lettere; eia
mando a fànta Maria nouellaaunmaeft.ro fuo parente
il quale allora infegniaua la Gramatica ai nouizii di
quel Conuento;Perilche,Cimabuechefifentiua,non
auerelanimo aplicato aciò;in cambio dello ftudio tut-
to il giorno andàua dipigniendo infu i libri o altri. fo-
gli huomini caualli cafamenti,Et diuerfefantafie:fpin
Mto dalla natura che le pareua riceuer danno a no effe
re efercitatatAuuenne che in que' giorni erano venu
ti di Grecia. certi pittori in Fiorenza; chiamati dachi
gouernaua quella città no per altro cheper introdur ni,
Jarte della pittura, la quale in Tofcana era fiata fmarri
ta.molto tempo . La onde auendo quefh maefìri prefì,
molte opere per quella Gittà;Comincioronoin fra lai.
tre la capella deGondi allato ala principale in fantaMa
riaNouellajdella aguale oggi daltépo lauolta & le faccia
CIOVANNI CIMABVB 127.
te fon molto fpente & confu mate; per jlcLe Cimabue
cominciato adar principio a quefta arte che gli piace-
uà; fi fuggiua {pedo da la fcuola et tutto il giorno fta-
ua auedere lauorare queMaeiìr^perilche fu giudicato
dal padre & da que Greci chefeegli attédefsi allapittu
rafenza alcun dubbio egli verrebbe perfetto in quella
profefsione. Fu aconcio con no fua piccola fatisfazio
ne alla arte della pittura co que'maeftri & di continuo
efercitandofi; in poco tempo la natura Io aiuto talmen
te,chepafsòdi granlungha didifegno &di colorito
*maeftn che glinfegnauano : nel che inanimito perle
lode che egli fi fentiua dare ,meiTofi amaggior fltud io
auanzò la maniera ordinaria che egli aueua villo in co
loro; ìquali non fi curando pafTar5piu innanzi aueuoa
fatto quelle opere nel modo che elle fi veggono o^ii
& ancora che egli imitafsi i Greci, lauorò affai opere
nella patria fua onorando quella con le fatiche che ni
fece. Etaqueftò a fé fteffo nome Et utile certo Gran-
difsimo. Ebbe coftui per conpagnio& amico Gaddo
Gaddi il quale attefe alla pittura con Andrea Taffi do
meftico fuo ; & leuò da la pittura gran parte della ma-
niera Greca nelle figure dipinte da luijCome ne fanno
fede in Fiorenza: le prime opere che egli lauorò;come
il doiìàle dello altare di fanta Cecilia & m fanta Croce
vna tauola dentroui vna Nofìra donna; che gli fu fat-
ta dipigniere da vn Guardiano di quel conuento ami-
chamo Ìuo;laquale fu appoggiata in un pilaftro amati
deftra intorno al Coro, laqualeopera fu cagione che
auendolo feruito Benifsimo ; elo conduff* in Pifa in
fan Francefco lor'conuento.& quiui fece vn fan Fran
cefeo Scalzo;ilquale fu tenuto da que'popoli Cofà ra-
rissima; conofciendofi nella maniera fua un certo che
di nuouo& di miglior' per lana delle tefte & per le
pieghe de'panni che non aueuon fatto qui infino allo-
ca
uS
PARTE,. 1»
raque Mae^ri Greci nelle lor pitture fparfe già per
tutta Italia. Cofi dunque prefe pratica con quefh frati
iquah lo concludono in Aicefì doue nella chief a di San
Fra ne efeo lafciò vna opera da lui cominciata , & da al
tri pittori dopo la morte Tua finita benifsimo.CoOui
lauorò nel Gattello di Empoli nella Pieue: & in Santo
Spirito di Fiorenza nel chioftro-,dour e dipinta alla
Greca da altri maeftri tutta la banda di verfo la chiefa i
&oue fono medefimamentelauoratidifua mano tre
archetti fra quegli ,dentroui itone della vita die H Ri
st o. Fece poi nella chiefa di fanta Maria Nouella vna
tauola,dcntroui vna Noftra Donnajaquale e pofta in
alto fra la cappella de'Rucellai ,&dc'Bardi da Vernia
con alcuni angeli intorno aderta, ne iquah ancora,
che egli aueffe la vecchia maniera Greca; tuttauolta fi
vede che e'tenne il modo eil linimento della moder
ria . Fu queft'opera di tanta marauiglia ne populi di
quel tempo, per non eflerfi ueduto wfino allora me-
glio, che di cafa fua con le trombe perfino in chiefa fu,
portata, con folennifsima procefsione.Et egli premio
ftraordinario ne riceuette. Edicefi. che mentre Cima
buechttaTauoladipigneuain certi orti vicina porta.
S.Piero^ò per altro che per auerui buon lume,è buon
aerei& per fuggire la frequenzia de gli huomini;pafsà
per la Città di"Fiorenza il Re Carlo uecchio di Angiò
figliuolo di Lodouico; il quale andaua al pofTeflo del*
la&Sicilia chiamatoui daVrbano pontefice nimico capi
tal di Manfredi. Et che fra le molte accoglienze fatic-
eli da gli huomini di quella Città, elo condufTero à
uedere la tauola di Cimabue; laquale per ciò ch'anco-
ra non era ftata veduta da alcuno moflrandofi al Re fu
bito vi concorfero tutti gli huomini , & tutte le don-
ne di Fioréza con grandifsima feftai& con la maggio/
calca del mondo, La onde pabUegrezaa che n'ebbeT
xoi
Gì OVANMI CIMABVB j2*
io i tìicini, chiamorono qij*l luogo borgo allegri ; iU
quale col tempo meflb fra le mura della città fempr'ha
tenuto quel nome. Or'aueua la Natura dotato Cima-
bue di bello, & deliro ingegnosi maniera.che fu mef
fo per architetto in compagnia di Arnolfo Tedeico al
lora nell'architettura eccellente , della fabrica di /anta
Maria del Fiore in Fiorenza , & tanto fbtto di lui mi-
gliorò la pittura, che nel fuo tempo eccellenre,& mira
bile fui chiamata quell'arre, làquale mfino a quell'età
era fiata fepolta.Vifle Cimabue anni feflànta,& Jafciò
molti difcepoli di quell'arte, Et fra gli altri Giotto di
perfettifsimo ingegno. Mori nel. MCCC.& infanta
Maria del Fiore di Fiorenza gli fu dato fepoltura, &
vno de Nini gli fece quello Epitafio.
M. Credi dir ut Cimabos pittura cadrà tenere. ,
,, Sic tenuit uiuens, mne tenet aflrapoli .
Le cafefue erano nella via del cocomero, nelle quali^
dopo lui ( fecondofidice ) habito Giotto fuo difcepo
lo. dicono chela morte dicoftui dolfe molto ad ar-
no l f o, il quale, con altri inanzi fondò la chiefà di Sa
ta- Maria del Fiore di Fiorenza ; Iaquale fu vna pianta
bellifsimadi quella maniera;&gira incircuito braccia
DCCLXXX11.& due terzi,& la lunghezza di quella e brac
cia.ccLX.chefu di pietre forti fquadrate di dentrotutta
Jauorata,& di fiori di marmi biachi,& neri, & rofsi in
crollata & adorna ; laqual cofìa infino al prefente due
millioni d'oro , & più di. 700000. fiorini Nein Chri
ftianità fi truoua fabrica moderna più ornatadi quella-
fendoui molte ftatue, & nella facciata, & nel campani
le , fabricate da Eccellenti maeftri.Arnolro dùnque ri
maflo fblo voltò le tre Tribune fòttola cupola oltra
quel, che s'è detto di fopra a honor,& memoria del
quale, & della edificazione, del tempio. oggi ancorai
R.
IjO PARTE I.
ueggono fra il campanile & la chiefa fu'lcanto gli infra
feruti veri! di marmo in lettere tonde intagliate.
tènnis millenis centum bis otto nogems
Venit legatus Roma bonitate donatus
Qui lapidemfixit fondo fìmulj &* benedixtt*
Prefitte Vrancifco gelante pontificatum
Jttudab ^irmifo Templumftttt aèficatum*
Hoc opus mfi*ne decorans Florentia digne
Regina cd\tconjìruxit mente fideli.
Qitamtu uirgo piafemper defende Maria*
Or s'alia gloria di Cimabuc non aueflTe contrattato la
grandezza diGiotto fuo difcepolo,farebbela fama fua
{lata maggiore-come ne fa fede Dante Alighieri nella
comedia fua alludendo nello xi. canto del purgatorio
a la fteiTa jnfcrizzione della fepultura, & dicendo .
Credette Omabue, nella pittura
Tener io campo;&* ora ha Giotto itgndo,
Si che la fama di colui o/cura ,
Cimabue dunche fra tante tenebre fu prima luce della
pittura, & no folo nel lineamenti delle figurerà nei
colorito di quelle ancora , montando per la nouità di
tale efercizio fé chiaro,& celebratifsimo.Coftui deftò
l'animo a i compatrioti fuoi di feguirlo in Ci difficile
& bella fetenza ,di che lode infinita merita egli per la
impofsibilità,& per la groflezza del Secolo in che nac
que, & molto piu,che s'egli ritrouata laucfle. Et ciò
fu cagione , che Giotto fuo creato, molfo dalla ambi-
zione della fama,& aiutato dal cielo & dalla naturanti
dò tanto aito col penderò, ch'aperfe la porta della veri
ti a coloro che anno ridotto tal mefticro a lo ftupore ,
& a la marauiglia, che ueggiamo nel feco $ nouro.
GIOVÀNKI C1MABVE.
m
Il qual auezzo ogni di a vedere le maraviglie, e i mira
coh,& lcimpofsibjlità degli artefici in quelìa arte,e co
dotto oggimai a tale, che di cofa fatta da gli huomini>
benché più diurna; che umana fTa,puntonon iiìupilce,
& buon per coloro, chelodeuolmemes'affaticano,ie
in cambio d'efTer lodati, & ammirati; non ne riportai
fero biafimo,& il più delle volte vergogna .,
ANDREA TAFFI
PITTOR FIO-
RENTINO.
Auendo cominciato Cimabue a da-
re all'arte della pittura difegno,& far
ma migliore; fu di non poca maraur-
glia a quegli,, che l'arte per pratica 5
| più , che per iftudio oper faenza e-
fercitauano,non.viando{I in que'tem
pi mettere in opera altro , che il mo-
do vecchio della maniera goffa Greca , & non la pro-
fonditi del'arte della pittura,poco nota ad Andrea Taf
£ Fiorentino, eccellente maetìronelmufaicodi que*
tempi, & in quella profefsione tenuto diuino da que*
popoli inetti , non penfando eglino,che in tale arte me
glio operare fì potefle.Or'elTendo il mu/àico perla per
petuiiidelle memorie, più che l'altre pitture fìimato
da gli huomini,fì parti da Fiorenza Andrea, & a Vme
già (e n'andò; doue alcuni pittori Greci lauorauano
in San Marco opere di mufàico ; & con efsi pigliando
dimeftichezza,con prieghi,con danari, & con premef
fé di maniera operò, che a Fiorenza conduile \n ma-
«ftjùoApoUoniopittorGrecojilquale gliinfe^nò cuoce
,I}2 PARTE |;
re i vetri Jel Mufaico,& fare lo ftucco di quello:Et iti
.compagnia con Andrea lauorò nella tribuna di San
Giouanni,la parte di fopra,doue fono le PotefU i
Troni,& le Dominaziom.Doue Andrea più dottori
tientato fece in vltimoilChrifto fopra la banda della
cappella maggiore. Onde famofo per tutta Italia diue
nuto,& nella patria fua raro,& primo ftimato,da fuoi
cittadini meritò honorato premio . Felicita certamen
te grandifsimafu quella d'Andrea , nafcere in tempo ,
che goffamente operando, fi fìima{requeHo,che niea
te fi doueuafUmare . Et nel vero tutte l'età fèmpre eb
bero per coftume in tutte l'arti j&particularmente nel
la pittura, auere in maggior pregio & grado i pochi ,
& rari quantunque goffi follerò, che i molti fàputi,&
veramente eccellenti ;& quegli co eftraordinari premi
•remunerare ; come apertamenre fi vede nella opera di
quel fra Iacopo di fan Fracefco,che molte decine d'ari
ni prima lauorò dimufaico lafcarfella dopo lo altare
nella detta chiefa di San Giouanni.Ma poi che l'opere
di Giotto furono porte in paragone di quelle d'An-
drea, & di Cimabuei conobbero 1 popoli la perfezzio
ne dell'arte, vedendo la differenza, ch'era da la manie
ra prima di Cimabue,a quella diGiotto nelle figure lo
ro,& da gli imitatori dell'uno e dell'altro egregiamen
te fatte, La onde feguendo gli altri di mano in mano
l'orme de lor maeflri,alla bonta,doue oggi fiamo,per-
uenuti fono & da tanta baffezza al colmo delle mara-
ui°Iie, ch'oggi veggiamo , la pittura hanno inalzata ,
infelici fecoh poflfono chiamarti quegli , che priui fo-
no flati di cofi bella virtù, la quale ha forza, quando e
da dotta mano , o in muro o in tauola infuperficie di
difegno, o con coloi e lauorata, tenere gli animi fermi
& attenti a riguardare il raagiiìeno delle opere vma-
serrapprefentando la idea, & la imaginazione di quel
ANDREA TAFFX ift
le parti chefòno cele(ti:alte,&diuinejdoue per pruoua
fi moftra l'altezza dello ingegno & le inuenzioni dello
intelletto , l'operazioni de 1 quali altamente riducono
gli egregi fpinti,& i ualoros'ingegni ala notizia delle
cole della natura : & efprimendole nelle pitture fanno
fede dellagrandezze del cielo ne gli ornamenti del M6
do. ViflTe Andrea anni lxxxi. & mori inanzi a Cima-
bue, ne 1 Mccxcim. Et perla riputazione & onore che
e'fi guadagnò co'lMufaico per auerlo egli prima d'ogni
altro arrecato & mfegniato agli huommi di Tofcana ,
in migliore maniera, fu cagione cheGaddoGaddi ,
Giotto, & gli altri pittori moderni,fecero poi le eccel
lentifsime opre di quel magifteno;che hanno recato fi
ma, & nome a belhfsimi ingegni.Ne manco, chi dopo
la morte Tua lo magnificò con cotale infcrizzione .
Q,V[ GIACE ANDREA3 CHOPRE LEGGIADRE E BELLE
fECE IN TVrTA FIORENZA: £T ORA E ITO
A FAR VAGO LO REGNO DELLE ST£LLE.
GADDO GADDI
PITTOR FIOREN
TINO.
Imoflrò Gaddo Pittor Fiorentino ,
in quello nude (imo tempo più difè-
gno nelle opere Tue lauorate allaGre
ca,& con grandifsima diligenza con
dotte: che non fece Andrea Taf-
rì,& gli altri pittori inanzi a eflò ,
nafecndo quello da la amicizia &
& da la pratica daneflicamente tenuta con Cima-
li ili
*if
fAPTE T.
bue, perche , o per la conformità de' fanguì , o per la
borita degli animi ritrouandofi tra loro congiunti d'u
na ft retta Beniuolenzia; nella frequente Conuerfazio
ne che aueuano in fieme & nel decorrere benefpeffo,
amoreuolméte fopralediffi.cultà della artevnafceuano
loro nell'animo concetti bellifsimi e grandi ; generati
da la fonile aria, della citta di Firenze, 1 a quale produ-
cendo ordinariamente fpiriti ingegno»* & gentili, He—
uà loro del continuo d'attorno quel poco di ruggine e
di graflèzza chel più delle volte la natura non puote ;
con la emulazione,e co'precetti.che d'ogni tempo por
gano i buon'artefici. Et vedefi apertamente, chele co
fé conferite fra quegli,! quali nella amicizia di doppia
feorza non.fono coperti,!! ridùcono a molta perfezzio
ne. Et i medefimi nelle feienze che imparano , confe-
rendo le difficultà di efTe,le purgano & affai più le fan
no limpide , & chiare; onde fé ne trae grandifsima lo-
de.Et per lo contrario alcuni diabolicaméte nella prò
fefs ione dell'amicizia praticando, fotto fpezie di veri-
tà,per inuidia,& per malizia i concetti loro defrauda-
no ; di maniera che l'arti in quella eccellenza non rie-
feono^he douerebbono,fe la carità abbracciane gli in
gegm degli fpiriti gentili , come veramente fìrinfè
Gaddo, & Gimabue; medefìmamente Andrea Taftì ,
& Gaddo, che in compagnia lo elefTe per finire il Mu-
faico di fan Giouanni . Doue Gaddo imparando fece
poi i profeti che fi veggono intorno intorno a quel
Tempio nei quadri fotto le fineftre : i quali auendo
egli lauorati da fé folo,& con molto miglior' maniera,
gli arrecarono fama grnndifsima.La onde crefciutogli
l'animo, & difpoftofi a lauorareda fé folo >attefe.con.
tinouamente a ftudiare la mameraGreca accompagna
ta con quell'adi Cimabue. Et fra non molto tempo ef
fendo venuto eccellente nella artejda gli operai di Saa
GADDO GADDt. j»f
la Maria del Fiore, gli fu allogato il mezo tórvdo den
troalachiefa, fopra la porta principale. Doue celi la
uorò di Mufaico la incoronazione di noftra Donna .
La uuale da tutti i Maeitri & foreft ieri & noftrali , fu
giudicata la più nella opera die fi foflfc veduta ancora
per tutta la Italiani quel meOieto . Conofcendofi in
cfla, più difegno, più giudizio & più diligenzia ,chc
in tutto il redo delle altre.Et cofi mefcolando Gaddo,
quando il Mufaico , & quando la pittura , nell'una &
nell'altra, fece molte opere nella Città & fuori affai ra
gioneuoli. Per le quali acquiflò tal creditorie per te-
nerlo in Firenze,& auerne feme,gli dierono moglie ,
di nobilmente; De la quale ebbe^piu figliuoli , & tra
gli altri Taddeo,dalui dopo lo auergli infegnati iprin
cipii della arte, dato perdifccpolo a Giotto: co'I quale
•venne poi buon Maeflro nella pmu ra. Ora io non mi
diftenderò in raccontare, tute l'opere di Gddo; effen-
do le maniere ancora di quelli maeftri,fi dure nelle dif
ficulti bell'arte; che non bifognaauer molta curiofiti
di quellr.attefo,che l'eftremità di coloro,chehanno fac
to grande vtile all'artefice & all'arte daranno fecondo
l'opre loro , con quella fottigliezza,& curiofità ch'eli
lauorarono , da noi fottilmente, & curiofamente dc-
fcritte.Viife Gaddo anni lxxiii. & mori nel. mcccxii.
& in Santa Croce fu da Taddeo fuo figliolo , con dolo*
rofo pianto fepolto; co n queftainfcrizzione.
Htcmambustalisfuerati (juodforfhn spelte*
Cefiffit : quamuts Gr&ciafic tumeat ;
t>
i;6
SARTE I.
MARGARITONE
ARETINO PIT-
TORE.
Ntrò molto grande fpauento ne vec-
ni chi maeftri pittori , per le gran'lode,
che glihuomini fentiuanodi Cima-
bue , & di Giotto Tuo difcepolo; che
già per l'altrui terre ancora, s'udì uà la
grandezza, e'1 marauigliofo grido del
lvago operai-loro nella pittura. Per-
che Temendo i maeftri pittori l'aite cflere accompagna
ta dallo ftudio di'queftì artefìci;quegli,che il fupremo
erado teneuano, & già da'popoli erano adorati; veni-
vano perdendo della fama,& del principato loro tanti
anni e,ia poffeduto. Et fra gli huomini, che alla Greca
lauorauano era tenuto eccellente Margaritone Areti-
no ; il quale lauorò a freico in Arezzo,molte tauole &
moke pitture . Et in San Clemente Badia de Frati d»
Camaldoli; oggi Rouinata& fpianata tutta , infiemc
con altri edirìzii;Per auereil dvca Cosimo de
Medici non folo in quel luogo , ma intorno intorno a
quella Città disfatte le mura vecchie: le quali da G VX
D o Pietramalefco Vefcouo& padrone di quella Cit-
tà furon già rifatte, Et oggi per ordine di quefto Prin
cipe fi vanno gittando per terra,& riducendo fortifsi-
me alla modcrn a. Aueua Margaritone non fenza gran
difsimo tempo & fatica quafi tutta quefta Chiefa di-
pinta,^ più quadri,ne'quali fi uedcuano figure gran-
di & piccole :& ancora che.elle fufsino lauorate alla
Greca , ci fi conofceua dentro vn'buon giudizio , &
xn erandifamo amore, come può fai fede, quel che
° kueck
li A R G A R I T O N E. ìfi
Ci uededi Tuo rimafto in quelIaCittà;& mafiime in fan
Francefco dbue ora é meffa in vno ornamemo moxfer
no in la Cappella della Concezzione,vna tauola détto
ui vna Noftra donna tenuta da que' frati in grandissi-
ma venerazione . Fece nella medcfima chiefa alla Gre
ca vn Croci fifìogrande,oggi porto inquellaCappella,.
doue èia fhnza degli operai : ìlquale e in fu I'afTe din-
tornato la Croce ;& di cpefta forte ne fece molti per
quella Città . Lauorò nelle monachedi Santa Marghe
rka vna opera che ora è pofta nel tramezzo della Chie
& appoggiata a quello, & e vna tauola con ìlìoriedi fi
gure piccole , da lui con affai miglior maniera che le
grandi diligenza & grazia condotte.Fece per tutta la
citta pitture infinite ; & fuori della città umilmente; a
Sargiano conuento ere Frati del zoccolo. Et in vna ta-
vola vn'San Francefco ritratto di naturale , & in que-
fìa opera fcriffe il fuo nome,parendogli più del fohto
hauer bene operato . Fece in legno vn'Crocififfo gran
de lauorato a la Gì ecajil quale fu portato a Firenze &
porto inSanta Croce tra la cappella de'Peruzzi & quel
la de Giugni 5 fopra il Pilafìro che regge gli archi di'
quelle . Et a Sanghereto , luogo fopra Terra nuoua
in Valdarno, vn'altra tauola di San Francefco.Ma ab-
bandono finalmente la pittura in vecchiezza; ÓV diede
fi a lauorare Crocifìfsi grandi di legno tondi : & molti
ne fecefinche giunte all'età d'anni . LXxvii;infaiìidito
(per quel che fi diife)d'effer tanto virtù to, vedendo va
riato l'età & gli onori ne gli artefici nuoui . Fu fcpolto
Margaritone nel Duomo vecchio Fuori d'Arezzo ,.
in vna cafla di Treuertino, Fanno, mcccx vi coi*
«juefto epitafio.
fiic iacet Ole bonus, pittura Mdrgaritonus ,
Cui retptem Domimi tradat ubiquepius,.
4»
PARTE I.
GIOTTO PITTOR
FIORENTINO-
Vello ohligo ifteflb, che hanno gli ar-
tefici pittori alla Natura,laquale con-
tinuamente per eiTempio ferue a que-
gli , che cariando il buono da le parti
di lei piu -mirabili & belle, di cótrafar
la Tempre s'ingegnano ;il medefimo fi
deue auere aGiotto. Perche e (Tendo
{lati fotterrati tanti anni dalle ruine delle guerre i mo
di delle buone pitture, e i (fintomi di quefie;egli folo,
ancoraché nato fra artefici inetti,con celefle dono,
quella ch'era per mala via, refuicitò, & redufTe ad una
forma da chiamar buona . Et miracolo 'fu certamente
grandilsimo , che quella età &grofla& inetta aueflc
forza d'operare in Giotto fi. dottamente chel difègno,
delquale poca,o nell'una cognizione aireuano gli huo
mini di que' tempi , mediante fi buono artefice, ritor-
naffe del tutto in vita. Et nientedimeno iprincipii di
fi grande huomo, furono nel Contado di Fiorenza vi
cino alla Citta, xiiii. migliai Era lanno.MCCLXxvi.nel
la villa di Vefpigniano vno lauoratore di terre., il cui
nomefu Bondonejilquale era tanto di buona Fama
nella vita: E di valente nellartc della Agricoltura, che
neflbno che intorno a quelle ville abitafìe era fìimato
più di lui. Coftui nello aconciare tutte le cofe; era tal-
mente ingegnioiò c,d'aiTai,che doue i ferri del fuo me
fliero adoperaua; più torto che rufticalmente adopera
ri e parefsmo; ma da vna mano che gentil fuisi dun va
lente Orefice,o intagliatore moftrau ano efferceferci
tati. Acoftui fece la natura dono d'un Figliuolo, il
GIOTTO I$9
quale egYi per fùo nome alle fonti ùce nominare Giot
to. Quefto fanciullo crefciendo danni 3 con bonifìimi
coftumi & documenti moflrauaintutti gliatti, anco-
ra fanciullefchi, vna certa viuacirà eprontezza dinee-
gnio ftraordinario, ad vna età puerile .. Et non folo
f>er quefto inuaghiua Bondone}ma i parenti etutti co
oro che nella villa & fuori lo cono/ceuano . Perilche
fendo crefciuto Giotto in età di x.anni gli aueua Bon
done dato inguardia alcune pecore del podere ;lequa-
li egli ogni giorno, quando inun luogo & quando in
vnaltro Tanaauapafturando;. E venutagli inclinazio-
ne da la natura dellarte del difegniojlpeiTo per Te laftre
Et interra per larena,difegniaua del continuo per fuo
diletto alcuna cola di naturale ; o vero che gli. venifsi
in fantafia . Et coli Aucnne che vn'giorno Cimabue
pittore celebratilsimo Transferendofì per alcune lue
occorrenze da Fiorenza doue egli era in gran pregio •
Trouo inella, villa di Velpignianc Giotto , ilquale
inmentre chele lue pecore pafceuano aueua tolto vna
ladra piana & pulita,& co vn fallavo, poco apuntato,
ritraeua vna pecora di naturale fenza e£ferli infègnia-
tomodo nell'uno altro che dallo eftinto della natura.
Perilche fermatoECimabuej e grandifsimamente ma
rauigliatofi, lo domando fé volelfe ftarfeco.Rifpofe il
fanciullo, che fe il padre fuo ne foffe contento ch'egli
contentifsimo nefarebbe.. Laonde domandatolo a
Bandone con grandifsima inftanzia , egli di fìngular*
graziaglielo Con celle. Et inlìeme a Fiorenza inuiati-
S3non. folo in poco tempo pareggiò il fanciullo la ma-
niera di Cimahue ; Maancora diuenne tanto imitato-
re della naturatile ne'tempi fuoi sbandi affatto quella
Greca goffa maniera :.& nfufcito la moderna,& buo
na arte della pittura; &introduife il ritrar di naturale
le perfone viuc 3 che molte centinaia d'anni non s'era
S a
I^O PARTE l.
vfato . Onde ancor* oggi di , fi vede ritratto nella cap
pella del Palagio del Podeftà di Fiorenza l'effigie di
Dante Alighieri,coetaneo & amico di Giotto,& ama
to da lui per le rare doticene la natura aueua nella bori
tà del gran pittore imprefle; come tratta MeiTer'Gio-
uanni Boccaccio in Tua lode , nel prologo della nouei
la di Mcflere Forefe da Rabatta, & di Giotto. Furono
le Tue prime pitture nella Badia di Fiorcnzala cappella
dello Aitar maggiore nella quale fece molte cofe tenu
te belle; ma particularmente in vna floria della Noftra
donna,quando ella eannuntiata dal'angelomella qua-
le contrafece lo fpauentoela paura che nel {aiutarla
Gabriello la fé mettere con grandifsimo timore qua fi
in fuga . Et in Santa Croce quattro cappelle,tre porte
frajlaC$agreftia,& la cappella grande nella prima edoue
fi fuonono oggi le Campane,ui e fatto di fìia mano la-
vita di San Francefco ; & laltre due vna e della Fami-
glia de'Peruzzi & laltra de'Giugni,e vn'altra dall'altra
parte di eflfa cappella grande.NellaCappelIa ancora de*
fearoncelli e vnatauola a tempera, co diligenza da lui
finita,dentroui l'incoronazione di NoftraDonna con
grandifsimo numero di figure picciole, & vn coro da
geli & di Santi, fatta con diligenzia grandifsima: & in
lettere d'oro fcrittoui il nome Tuo. Onde gli artefici ,
che confideraranno in che tempo quello marauiglio-
fo pittore, fenza alcun lume della maniera diede prin-
cipio al buon mododi difegnare , &<del colorire ; Sa-
ranno sforzati auerlo in perpetua venerazione . Sono
anchora in detta Chiefa altre tauole,& infrefeo molte
altre fi^ure,come fopra il fepolcro di Marmo di Carlo
Mafurpini Aretino,vn'CrocifiiTo co la noftra Donna,
& San Giouanni & laMagdalena a pie della Croce.F.t
da l'altra banda della Chiefa fopra la fepcltura di Lio-
nardo Aretino vna Nunziata verfo l'altare maggiore ;
Giotto 141
la quale è ftata ricolorita da altri pittori moderni come
nel Refettorio vno albero di Croce , & ftorie di San
Lodouico, & vn' cenacolo ; & nella Sagreftia ne gli ar
marii ftorie di e H r i s t o e di fan Franceico.Nel Car-
mino alla cappella duSanGiouanni Bautta lauorate in
frefeo tutte le ftorie della vita Tua: Et nella parte Guel
fa di Fiorenza vna ttoria della fede Chriftiana in frefc
co, dipinta perfettifsimamente.Fù condotto adAfcefi
a finir l'opera cominciata da Cimabue; doue paffando
da Arezzo lauorò nella pieue la Cappella di San Fran-
cefilo (òpra il battesimo; & in vna colonna tonda, vici
no a vn capitello Corintio antico bellifiimo , dipinte
vn San Francefco & San Domenico. Al Duomo ruor
d'Arezzo vnacappelluccia, dentroui la lapidatone di
Santo Stefano con bel componimento di figure. Finite
quefte opere fi conduffe ad Aicefi,a l'opra cominciata
aa Cimabue ; doue acquiftò grandifsima fama , per la
bontà delle figure.che in quella opera fece; nelle quali
fi vede ordine, proporzione, viuezza,& facilità dona-
tagli dalla natura,& dallo ftudio accrefeiuta. Percio-
che era Giotto ftudiofifsimo,& di continuo lauoraua,
Et allora dipinfe nella Chiefa di Santa Maria de gli
Agnoli, & nella Chiefa d'Afcefi de frati minori tutta
la Chiefa dalla banda di {otto. Senti tanta fama,& gri-
doni quefto mirabile artefice,Papa Benedetto, xn. da
Tolofà die volendo fare in fan Pietro di Roma molte
pitture per ornamento di quella Chiefa mandò in To
fcana vn fuo Cortigiano , che vedette che huomo era
quefto Giotto, & l'opere fue. Et non {blamente di lui,
ma ancora degli altri maeftri^ che fu fsino tenuti eccel-
lenti nella pittura & nel Mufaico. Coftui auendo par-
lato a molti Maeftri in Siena,&auuti difegni da loro;
capitò in Fiorenza per vedere l'opere di Giotto,E pi-
gliar' pratica feco:& cofi vna mattina arriuato ì n Bot-
S ili
PARTI. I.
141
tega di Giotto che lauoraua ; gli efpofe la niente del
Papa; & in che modo e'fi voleua valere dellopera Tua.
Et invltimo lorichiefeche voleua vn poco didifè-
enio , per mandarlo a Già Santità. Giotto che cortefif-
fimo era. Squadrato il Cortigiano , prefe vn foglio di
carta: & in quello con un pennello che egli aueua in
mano tinto di rofìb; fermato il braccio, al fìancho per
farne conpaffo. Et girato la mano fece vntondo fi pa-
ri di fefto & di profnlo , che fu a vederlo vna maraui-
elia grandifsima.Et poi ghigniando, volto alCortigia
no gli di{Te;Eccoui il difègnio. Tennefibeffato il man
dato del Papa,dicendo; ho io auere altro difègnio che
quefto. Rifpofe Giotto. Aflai e purtroppo, è quel che
io ho fatto :mandatclo a Roma inficine con gli altri;Et
vedrete, fé farà conofciuto . Partifsi il Cortigiano da
Giotto,& quanto e'pigliafle mal volentieri quefto af.
funto,dubitando non effere vcellato a Roma, ne fece
fegnio-, co'l non cifer fatisfatto nel fuo partire/, pure,
vlcito di Bottegav& mandato al Papa. tutti e difegni,
fcriuèdo in ciafcunoilnomeiEtdi chi mano^egli erano.
tanto fece nel tondo difegniato da Giotto; & nella ma
nierache egli l'aueua girato,fenza muouere ilbraccio;
& fenza fefte,fu conofciuto dal Papa,& da molti Cor.
tigianiintendenti,quanto egli auanzafsedi Eccellen-
za tutti glialtri artefici de'fuoi tempi . E perciò diuul
gatali quefta cofa,ne nacque quel prouerbio familiare
& molto ancora ne noftri tempi vlàtojTu fei più ton-
do chel O. di Giotto. Il quale prouerbio nonfolo per
ilcafo donde nacque fi puodii bello; ma molto più
per il fuo fignificato che confifte nella anbiguita del to.
do,che oltra a la figura cir.culare perfetta^ fignifica an-
cora tardità & groffezza dingegnio. Fecelo dunque il
predetto Papa venire a Roma,onorandolo grandeme
te & con premi riconofcendolo, doue fece la Tribuna
GIOTTO
«45
ii San Pietro, & vno angelo di fette braccia , dipinto
fopra l'organo ; &molte altre pitture, parte riftaurate
da altri a noftri di; & parte nel rifondare le mura nuo-
ue,disfatte,&traportate da lo edificio delvecchio San
Piero fin fotto l'organo come vna.Noftra donna che
era in funnn muro , il quale perche ella non .andaiTe
per terra. Fu tagliato attorno,Et allacciato co traui &
ferri: Et murata di poi per la fua bellezza dalla Pietà&
amore che portaua allarte, il Gentilesimo MeiTer Nic
colò Acciaiuoli Dottore Fiorentino, co altrereftaura
ziom.moderne.di pittura & di iìucchi per abellire que
ila opera di Giotto. Fu di fua mano la Naucdel mu-
faico,fatta fopra le tre porte del portico , nel cortile di
San Pietrodaquale fu (ì marauiglioIa,& in quel.tempo
di tal difegno,d'ordine, & d i perfezzione ; che le lode
Tniuerfalmente datele da gli artefici ,& da altri interi
dentiingegniimeritamentefele conuengono. Fu chia
mato a Napoli.dal.ReRuberto,iI quale gli fece fare in
Santa Chiara,chiefa..realejedificata da lui ,alcune cap-
pelle: nelle quali molte ftorie del vccchio,& nuouo te
(lamento fi veggono. Doue ancora in vna cappella, Co
no molte ftorie deirApocaliiTe,ordinateg!i (per quan-
to fi dice) da Dante, fuor'ufcito allora di Firenze &
condotto in Napoli anch'egli,per le parti. Nel cartello
del ùouo fece ancora molte opere, & particularmente
la cappella di detto Calréllo.Et fu Ci da quel Re amato,
che oltra la pittura pigliò grandifsimo piacere del fuo
ragionamento : auendo egli alcuni motti , & alcune ri
fpofte molto argute. Come fu quando dicendogli vn
giorno il Re,che lo voleua fare il prim'huomo di Na-
poli;^ per ciò gli rifpofe Giotto,fon io alloggiato vi-
cino a porta Reale, per eiTer'il primo di Napoli. Et vn
altra volta,dicendogh il Re, Giotto s'io fuife in te ora
che £ì caldo3tralafTerei vn'poco il dipignere,riipofe &
,44 fARTE. !.
io fé fufsi in voi Farei il mcdcfimo. Fecegli dunque fa
re moke cofe invna fala che il Re Àlfonfo primo rumò
per fare il Cartello; & cofi nella Incoronata.Dice{l,chc
gli fu fatto dal Re dipignere per capriccio il Tuo reami»
perche Giotto gii dipìnfe vno afino imbaftato,che te-
nera a piedi vn'altro bafto nuouo; & fìutandoIo,face-
na fegno, di desiderarlo: & fu l'vno & l'altro bafto,era
la corona reale,&lo feettro della pode{ta,Domandato
dunque Giotto da'lRe,neI preferirgli quella pitturai
del lignificato di quella , rifpofe tali i fudditi fuoi efle
re,& tale il Tuo regno; nel quale ogni giorno nuouo fi
gnoredefiderauano.Ora partitoli da Napoh,fù inter-
tcnuto in Roma dal Signor Malatefta daRimir.i ; che
condottolo nella Tua Città molti fsime cofe nella Chic
fa di San Francefco gli fece dipignere: le quali da Sigi-
fmondo figliuolo di"Pandolfo,che rifece la chiefa tut-
ta di nuouo, furono guafte,& rouinate . Fece ancora
nel chioftro di detto luogo, a l'incontro della facciata
della Chiefa, la iftoria della beata Michilina , à frefeo ;.
che fu vna delle più belle, & eccellenti cofe, che Giot-
to faceffe;per leleggiadrifsime confiderazioni, che eb
be quefto rarifsimo artefice nel dipignerla. Perche ol-
irà la bellezza depanni, & la grazia, & la viuezza del-
le tefte de gli huomini,e delle donne, che fono viuifsi
me,e miracolofe. Egli e cofa fmgularifsima vna gioua,
ne che ue,bellifsima quanto più efTer fi poflfa; la quale
per librarli da la Calumnia dello adulterio , giura fo-
pradivn'libro;congliocchi fifsi negli occhi del pro-
prio marito , che giurarla faceua per diffidanza d'un
fìohuol nero partorito da lei, ilquale in niflun modo,
che fuo fune poteua credere.Coitei (cofi come il ma-
nto moftra lo sdegno & la diffidenza nel v.ifo)fa cono
fccre con la pietà della fronte & de gli occhi,à coloro,
che mtenr.ifsimam.ente la contemplanQjlamnocenzia^
&la
GIOTTO iqì
& la (implicita Tua , & il torto che fé le faceua in farla
giurare;, enei publicarla,atorto per meretrice;Mede-
finiamertte grandifsimo affetto fu quel ch'efprelTe cjue
fto ingegnofifsimo artefice,in vn'infermo di certe pia
ghe:doue tutte le femmine,che viiono dattorno,oifé
fé dal puzzo,fanno certi torcimenti fchifofi, i più gra
ziati del mondo . Et in viValtro quadro vi fi veggono
feorti bellifsimi fra Vna quantità di poderi attratti; Et
émarauigliofifsimo l'atto, ehefàlafbpradetra beata a
certi vfurai,che le sborfàno i danari della vendita delle
fue poilèfsioni,per dargli a' poueri: & le pare che i de-
nari di coftor putino ; Et vi è vno 7 che mentre quegli
amnouera»,pare ch'accenna al notaio-, che fcriua; & col
tenere le mani foprai denari, fa conofeere con garba»
ti-fsima confiderazione , l'afrezzione . e l'auarizia fùa ;
Moftrò Giotto in u<e figure, che in aria fofteng ano l'a
bito di San Francefeenfigurate per i'obedienza,e la pa
fcienzia., & la pouerti,molta bella maniera di panni ; i
quali con bello andare di pieghe3morbidamente colo-
rite fanno conofeere a coloro, che le mirano , che egli
era nato, per dar luce all'arte della pittura . Ritraile di
naturale il Signor Malatefìa in vna naue, che pare ui-
uifsimoi & alcuni marinai, & altre genti, che di pron
tezza,& di affetto nelle attitudini loro fanno conofee
re reccellenzia di Giotto, come fi vede in vna- figura-,
che parlando co alcuni, fi mette vna mano al vifoi fpu
tando in mare . E certamente fra tutte le cofe fatte da
Giotto in pittura , quella fi può dire effere una delle
migliori ; perche non vi é\ figura in cofi gran numero
di figure,che nonabbiain fé, grandifsimo,è bell'artifi
ciò: & non fia porta, con capricciofa attitudine. Et pe
io non mancò il Signor Malatefìa, viftofi nafeere nella
fila città vna delle più belle cofe del mondo,premiarlo
tonagni£camenifiLlodarlq .. finiti i lauori di quel fi*
J46 PARTE I.
gnore pregato da vn'Prior Fiorentino, che allora nel-
la Chiefa eli San Cataldo in quella Citta, era dafuoi fu
periori mandato; che egli voleflfe.dipignerli fuor della
porta della Chiefa, vn San Tomafo d'Aquino chea
fuoi frati legge il e lalezzione; Eflo per l'amicizia che
{èco aueua non mancò di fatisfarlo; faccendoli vna pit
tura molto lodeuole.Et di quini partito andò aRauen
na:& in fan Giouanni Vangelifta fece vna cappella a
frefeo lodatp molto. Tornofii poi con grandifsimo
onere, & con grandifsima faculti a Fiorenza; douein
fan Marco fece vn Crocififfo in fu'llegnio grande lauo
rato a tepera,maggiore chel naturaleyin campo doro il
quale fu meilb a mano deftra inxhieia ;,& vn fimile ne
lece in Santa Maria Nouella , fui quale Puccio Ca-
panna fuo creato in compagnia diluì lauorò:& anco-
ra oggidi è locato foprala porta maggiore nell'intrata
della chiefa. Dipinfe in frefeo nel medefimo luogo vn
San Lodouico,fòpra altramezzo della chiefa a man de
{tra fbttola fepoltura de Gaddi; & ne frati vmiliati in
ogni fanti vna cappella: 3c quattro tauole. E fra l'altre
vna, dentroui vna noftra Donna, con molti angeli at-
torno^ il figliuolo in braccio: & vn Crocififto gran
de inlegno , dal quale Puccio Capanna pigliando il
difegno, molti per tutta Italiane lauorò,auendo prefà
molto la pratica, & la maniera di Giotto .Nel tramez-
zo della chiefa in detto luogo è appoggiata vna tauoli
na a Tempera dipinta di mano di Giotto con infinita
diligenza,& con difegno, & viuacità,dentroui lamor
te di noftra J)onna,con gli Apoftoli,che fanno l'eflè-
quie, & e H ri s t o, che l'anima in braccio tiene ; da
gl'artefici pittori molto lodata, & particularm^nte da
Michel'Agnolo Buonarotijattribuendole la proprietà
della ftoria eflere molto fimile al vero. Oltra che le at-
titudini nelle figure con grandifsima grazia dello arte
GIOTTO I47
£cc fono efprefTe. Et vermente fu in que' tempi vn mi
racolo,il vedere in Giotto tanta vaghezza nel dipigne
re: & conflderareTcrùgli aueffe apprefò queflarte3fèn
za maeftro. Auuenne che per atier Giotto nel difegno
fatto vna bellifsima pratica, li fu fatto fare molti dise-
gni : & non folamente per pitture , ma per fare delle
(culture ancora.Come quando l'arte de'Mercatati voi
fé far gettar di bronzo le porte delBatifteo di fan Gio-
uanni ; Egli difegno per Andrea Pifàno tutte le ftorie
di fan Giouani batifta; che e quella porta che volta oe
gi verfo la Mifericordia* Ma quanto e valefle nella Ar
chitettura , lo dimoftrò nel modello del Campanile di
Santa Maria del flore . che effendo mancato di u ita Ar
noifo Todefco, capo di quella rabrica y& deflderando
gli operai di quella ChiefàJEt la Signioria di quella cit
ta ; che fi faceffe il campanile ; Giotto ne fece fare col
fuo difegniovn modello di quella maniera Todefca,
che in quel tenpo fi vfaua& per auerlo egli ben consi-
derato inoltre difegniò tutte fé fiori e che andauano
perornamentoin quella opera. Et coflfcomparti di co
lori bianchi rofsi & neri in fui modello ;; tutti que'luo
ghi doue aueuanO' andare le pietre, &i fregi con gran-
difsima dilio;enzia.& ordinò che'l circuito da bafio fuf
fi in giro di larghezza de braccia 100; ciò è braccia.25.
per ciafcuna faccia & l'altezza braccia 144. nella quale
opera fu meffo mano l'anno, m e e e x x x 1 1 11. & fegui
tata del continuo : ma non fi che Giotto la potefsi ve-
der finita; interponendofl lamorte fua . Mentre che
quella opera fi andaua fabricando.Fece egli nelle mo-
nache di fan Giorgio , vna tauola , & nella Badia di
Fiorenza in vno arco {opra la porta di dentro alla chie
fà,tre meze figure:oggi dalla ignorantia d'uno Abbate
fatte inbiancare , per illuminare la Chiefa', Nella fala
grande del PodefU di Fiorenza per mettere paura ai'
T ii
«4^ PARTE I.
popoli dipinfè il Commune, eh e rubato da moItr,do-
uein forma di giudice con lo feettro in mano a federe
lo figura, & le bilancie pari.fopra la tefta, per le giuiìe
ragioni miniftrateda effo, & aiutato da quattro figu-
re.dal!aPortezza3con l'animo ; dalla Prudentia5conk
leggi; dalla Giuflizia,con l'armi-^ dalla Temperanza,
con le parole , pittura bella , & inuenzione garbata ,
propria,& venfimile. Partifsi di Fiorenza per fare nel
Santo di Padova alcune cappelle,doue molto dimorò :
perchefece ancora nel luogo dell'arena vna gloria mo
dana,la quale gli.diede molto onore. Et a Milano tra-
sferitoci cjuiui ancor lauorò.e a Fiorenza ritornatoli al
li vnr. di Genaio nel m e e e x xx v i.refè«l'anima a Dio
onde da gli artefici pianto.& a Cuoi cittadini afiai do-
luto,non fenza portarlo alla fepolturaeon quelle efe-
quie onoreuoli;che auna tanta virtù com'era quella di
Giotto Ci conuenifsi ; E avna patria comeFiorenza ,
degnia duno ingegnio mirabile come il fuo . Et cofì
quel giorno nonreftò huomo piccolo , o grande
che non faceffe fegnio con Je lacrime oco'l dolerfi dei
la perdita di tanto huomo.. Ilqualeper le rare virtù
che in luijriplenderono, meritò, ancora che e'foflfe na
to di fangue vile,lode &fama certo chiarifsiraa Jl cam
panile di Santa Maria del Fiore fs fègukat© & tirato
auanti da Taddeo Gaddi filo dtfcepolo in fu lo fteffo
Modello ,di Giotto : Et è opinione di molti , & non
ifeiocca ,che egli de(fe opera alla fcoltura ancora, at-
tribuendogli , che'faceffedue (toriettc di marmo, che
fono in detto Campanile doue fi figurano.! modi, e i
principii dell'arti: Ancora che altri dichino,foLamente
il difegno di tali ftorie eflfere di fua mano.Rjeitò in me-
jnoria della fuafepoltura in Santa Maria del Fiore dal
h banda finillra entrando in Chieia , vn mattone di
marmo, doue e fepolto il corpo fuo J difeepoh fuoi fu
rono tadde.o (òpradetto,& pvccio capan n-a,
Giotto i^
cke in Rimini nella chiefà di SanCataldo de'frati predi
catori,dipinfe vn'uoto d'una naue che par che affoghi
nel mare,con gente che gettano le robe nel mare. Et
cuui Puccio di naturale > fra vn'buon numero di mari
nai. Fu ancora fuodi (crepolo, otta vi ano da fa
bnz Arche in Sa Giorgio di Ferrara/luogo de monaci
di Mote Oliueto dipinte molte coferEt in Faenza fua
f>atria doue egli vifife & mori dipinfè nello arco Copra.
a porta di San Francefco , vna noftra Donna con San
Piero & SanPanlo.Et g vg $ i e l m o da forli,che fece
molte opere , & particularméte la cappella di San Do-
menico nella fua città. Furonofimilméte creati diGiot
tOSlMON SA N E S E, S T E FA M O F I O R E N T I N O, &
Pietro cavallini Romano;.& altri infiniti,! qua
li molto alla maniera, & alla imitazione di lui s accorta
rono.Reftò nelle penne di chi fcriflTc a fuo tépo.& poi,
tanta marauigliadel nomefuo,per efler flato primo a
ritrouare il modo di dipignere,perduto inanzi lui mol-
ti annirche dal MagnificoLorenzo vecchio de'Medici
facendoli eglidi quefto maeitro ogni giorno più mara
uiglia , meritò d'auerc in Santa Maria del Fiore, la efjjST1'
gie fua fcolpita di marmo; & dal diuino huomo McC
fèrAngelo Poliziano lo infraferitto epitaffio in fua lo-
de:acciò che quegli,che verranno eccellenti.& rari in
qualfi voglia profefsione, debbino valorofamcte efer
citarfi,per auer.e di fi fatte memorie,meritandoIe,in lo
de loro dopo la morte, come fé Giotto.
llie ego/mi,per quem Pittura extìnSia reuixit ,
Cuiquam retta mamt4,tamfuit,& facili* ,
Natura deerat,noftr<ie quoddefuit arri •
Plus licuit nuUt fingere }ne e meiius .
Miraris Turrtm egregiamfacro $re fònantem
Hxc quoque de modulo creutt adaftra meo ,
t>enique/iim Jottus,quidopusfuit illa referre
Hocmmcnlongicarmitysinjìarerit. T ii*
i5o
PARTE I*
STEFANO PITTOR
FIORENTINO.
Ka tanta la fama della nuoua pittura 5,
& tanto erano onorati gli artefici di
quella: perlemarauiglie, che Giotto
faceuav a paragone di quelli, che inan
zi a lui in muri e in tauole aueuano m
perato; che molti giouani proti & vo
lonterofi, fi metteuano ad imparar ta-
le arte; fcioperandofi da tutto il refto de gli eflercizii ;
& fentendo il bene che del continuo ne traeuano, vo-
lentieri vi perfeuerauano.Fra i quali fu Stefano pittor
Fiorentino^ il quale con l'opere fue di gran lunga pa£
$ò coloro , che prima di lui s'erano affaticati nell'arte ;
moftrando il valor fuo eiTere di tanta, intellìgenzia in;
tale efercizio,quanto dì minore gli inanzi a lui erano
itati • Imparò Stefano l'arte della pittura da Giotto , il
quale l'amò molto perii coftumi buoniy&perl'afsidii
ità^che' moftraua in ogni dia azzione, che per tale e£
fercizio faceflfe .La onde in poco tempo dopo la mor
te di Giotto, lo auanzò di maniera , d'inuenzione , &
di difegno talmente, che ne gli artefici uecchi può ve
ramente darfigli. il vanto ; poi ch'egli tolfe atutti l'o-
nore , & il pregio . Coftui dipinte a frelco in Pila , la
Noftra Donna del campo fanto:&in Fiorenza nel
chioftro di Santo Spirito in tre archetti, a frefeo lauo
rò di fua mano; nell'unode i quali, è la trasfigurazione
di e h R i s t o con Mofe & Helia e i tre difcepoli.Do-
ue Stefano imaginandofi lo fplendore che abbagliò
quegli, figurandogli in ftraordmarie attitudini, cercò
STEFANO FIORENTINO rjl
auuiluppargli di panni; & nuoue pieghe facendo , ten
taaa ricercare fotto, lo ignudo della Jigura.Feceui fòt
to la ftoria,quando christo libera la indemoniata:
douetirò inprofpettiua vno edificio perfettamente,
di quella maniera allora poco nota : & a delira forma,
& a miglior cognizione la ridufTe: quiui con giudicio
ftraordinario modernamente operando, d'arte,d'inue
Zione, di proporzione & di giudizio nelle colonne,
nelle porte, nelle fineftre, & nelle cornici, fi dimoerò
talmente eccellente, & da gli altri maeftri diuerfo.che
mi pare, che non (egli difconuengail,titolo,d'accorto
& di fauio inueftigatore della nuoua maniera moder-
na. Imaginofsi coftui fra l'altre cofe ingegnofe, vna fa
lita di fcale molto difficili , lequali in pittura ,& di ri-
lieuo muratey&in ciafcun modo fatte, hanno diiègno
varietà, Scmueazione garhatifsima. Sotto quefta nel-
l 'altro archettoe vna ftoiia di chrijt o,quando libe
ra San Pietro da'l naufragio: ou egli par che gridi: Do
mine faluanos: perimus; cofà giudicata molto più bel
la dell'altre, e/fendoui oltra lamorbidezzade'panni,
& la dolcezza dell'aria nelle tette delle figure , lo fpa-
uento dellafortuna del mare , & gli Apertoli percofsi
da diuerfi moti & fantafmi marini, & figurati con atti
tudini molto proprie, & tutte bellifsime.Et benché il
tempo abbia confumato le fatiche che fece, fi conofee
abbagliatamente però,che fi difendono da la furia de'
uenti, & da l'onde del mare; cofa che reftando a gli ar
tefici moderni per opra eguale a i meriti ,,& degna di
fingularifsima lode,douette certo ne'tempi fuoi, parer
miracolo in tutta Tofcana . Dipinfè nel primo chio-
fìro di Santa Maria Nouella, vn San Thomafo d'Aqui
no allato a vna porta; doue fece ancora vn Croci fiflò ;
ìlquale è (tato da altri pittori per rinouarlo in mala ma
niera condotto.Lafciò fimilmentevna cappella in chic
IJ2. PARTE I,
fi, cominciata Se non, finita y8c molto-confùmata dal
tempo: nellaqitale fi vede,quando gli Angeli per la fu
perbia di Lucifero, piouuero giù in forme diuerfè:nel
le quali con quella fatica che egli potè fece gli feortt
nelle figure. Et egli fu il primo, che in tale difficultà
moftiaife in parte, quel che oggi veggiamo fare da gli
{piriti egregii di tal meftiero;onde coloro lo-chiamaro
no per fbpranome feimia della Natura;contrafacendo
quella tanto propria & viuacemente^ che ancora oggi
da que che lo veggono^ e tenuto il medefimo. Fu co-
fìui condotto a Milano} douelauorando,a molte cofe
diede principio; ma finir non le potette: elTendofi pes
la mutazione dell'aria ammalato di forte, che gli con-
uenne tornare a Fiorenza. Doue^, elfendo ritornato-
nella fua prima fanità , non pafsò molto tempo che fur
condotto ad ACce&>', 8t quiui cominciò vna ftoria , &
meza la fini; laquale lauorò con fbmma diligenzia , &
con (omino amore. Indi ritornato a Fiorenza per alai
nefacende,dipinfe àGianfigliazzi lungo Arno 5 fra la
cala loro e'1 ponte alla Carraia vn tabernacolino pic-
ciolo in vn canto che v'è* doue figurò con tal diligerla
zia vna Noiìra Donna,allaquale mentre ella cuce, vn»
fanciullo veftito che fiede, porge vno vccello; che pe&
picciolo che fia il lauoro, non manco merita lode, cha
fi faccino l'opere, maggiori , & da lui più maeftreuol-
mente lauorate. Stimafi,.che. Mafb detto dottino fof
fé fuo figliuolojbenche molti per l'allufione del nome»
& del vocab^lo^o tenghino figliuol di Giotto. Ma io
per alcuni fìratti c'hò vitto; & per certi ricordi di buo
na fede, fcrittLda Lorenzo Giberti , & da Domenico
del Gnllandaioj più toftoxredo che'fbfle figliuolo di
Stefano, che di Giotto. Egli fu certamente molto par-
co & coftumato nel viuere;& nella virilità fua refe l'a-
nima al cieloj auendpfi acquietato Cfini'oDere grandif
jfin>&
STEFANO FIORENTINO 1$
/ima fama. Puofsi attribuire a coflur,che dopoGiotto
ponerTcla pittura-in grandifsimo miglioramento: per
che nella inuenzione fu molto vano da lo ftile, & da
la maniera di Giotto. Et fu più vrrito ne'colori,& pii*
sfumato , che tutti gli altri ; & non ebbe paragone di
diligenza ne tempi fuoi. Et quegli fcorti,ch'e fece, an
cora ehe catti uà maniera in efsi per la difficultà del far
hi mofbafte; nondimeno chi éinuefligatore delle pri-
me difficultà ne gli efercizii, merita molto più nome,
che colorerìe' fèguono con qualche più ordinato com
ponimcnto . Certamente grande obligo fi dee auere a
Stefano, perche chi camma al buio , &moflra la via ,
& gli altri rincnora;écagione,che feoprendoi pafsi dif
fìcili di quella , da'l cattiuo camino con fpazio di tem-
po, li pei uenga ài defiderato fme.La onde coloro ehe
con gì udicio considereranno l'opere ch'e fece nel tem
pò dellofcuntà dell'arte , aueranno non manco grado
alle (ile fatiche ; che oggi s'abbia a chi apertamente di-
toioftra i lumi delia-facilità nelle pitture eccellenti. Fu
rono l'opere di Stefano-lauorate nel mcccxxxvii,
& vifTe xxxix anni ; & in Santo Spirito di Fiorenza
fu nella fua fepoltura ripofìo^ con quefto epitaffio .
STEFANO FLORENTINO PlCTORI FACIVN*-
DIS IMAGINIRVS AC COLORANDO FIGVRIS
NVLLI VNQJAM INFERIORI AFFINES MO F
V* l SS 1 M I, f.QS. y IX. A N. XXXIX.
»54
PARTE. I.
VGOLINO PITTOR
SA NE SE.
V Felicifsima l'età di Giotto,pcr tut
ti coloro che dipingeuanojperche in
quella i popoli tirati dalla nouità , &
dalla vaghezza deli*arte,che già era ri
dotta da gli artefici in maggior gra-
do; auendo le religioni di San Dome
nico & di San Francefco finito di fa-
bricar le muraglie de'conuenti,& delle Chiefe loro;&
in quelle predicando del continouo;tirauano con le
predicazioni ala Chriftiana fede, & a la buona vita, i
cuori indurati nelle male opere; & quegli efortauano
ad onorare i Santi di g i e s v : di forte che ogni di fi fa-
bricauano cappelle,& da gli idioti fifaceuano dipigne
re, per defideno di giugnere in Paradifo . Et cod co-
Rovo col muouere gl'intelletti ignoranti de gli huo-
mini,acomodauano le chiefe loro con bellifsimo orna
mento. Per quefto, Vgolino Sanefe pittore , fece mol
tifsime tauole , & infinite cappelle per tutta Italia; te-
nendo ancora gran'parte della maniera Greca 5 come
già vecchio in eflfa ; & ancora che fofTe venuto Giot-
to, nondimeno aueua come caparbietà duro , la ma-
niera di Cimabue in grandifsima .venerazione , più
che quella che vsò Giotto , come nell'opere di Vgoli
no fanno fede in Siena le tauole laiioratecla lui ; & fi-
milmente in Fiorenza la tauola di Santa Croce allo al
tar maggi ore, in campo tutto d'oro : Et in Santa Ma-
ria nouella vn'altra tauola della medefima maniera;
che già molti anni flette a lo altare della cappella mag
VGOLINO
m
elore; & oggi e pofla nel capitolo; & data allaNazio-
nelpagnuola, perfàr'quiuilafeftadi Santo Iacopo.
Dipinfecoitui molte tauol e grandi per la Italia ,& di
quefte la maggior parte, a la fòggia medefima:& mol-
te ancora fuori de la Italia, finite tutte con bella prati
ca; fenza vfcire però punto de la maniera del Tuo Ma-
eflro. Et di quefte non farò io memoria par.ticulare ,
perefTercoftui, vno di que'maeuri, che fttenne fèm-
ore al modo deuecchi. Baiti che egli ne acqualo buo-
ne faculti, & che diuenuto vecchifsimo , potette ben
foftentarfi& aiirtarficon efife , ne gli incommodi che
apporta feco il più delle volte la età decrepita. Et che
arriuatoa quel termine, fenza auere auutidifpiaceri
di importanza nella fua profefsione , pafsò finalmente
di quella vita L'anno . m e ce x x x i x. Et fu fepoito in
Siena con quello Epitaffio..
PiBor Viuinus iacet hocjùb Sdxo Vgolinus
Cui ~DeM,*tern(tmtribu(tt , uitamfuefùpemani
PIETRO LAVRATI
PITTOR. SANESE,
Randifsimocontentopruoua certa-
mente vn pittore, o qual fi voglia al-
tro raro ingegno, effendo chiamato
fuori della patria fua , per onorar l'ai
trui : Et fé per aduentura , quella
truoua più nobile di coftumij,& d'in
gegni , & di- facultà , incontinente
tutto fi> ri empi e di gioia; in vederfì premiare, accarezz-
iate, & largamente, onorare... Perchepuò veramente:
" " V il
f$6 parte r;
coftui, felictfsimoriputarfi ; confederando molti nella
propria patria, per eccellenti cke fiano, effer poco fil-
mati ; & quafi da ciafcuno vilmente il più delle volte
negletti; fènza riceuere premio, 9 vedere alcun fègna
d'onore; Et per lor mala difgrazia , vmili & lenza no-
me alcuno abietti giacerli Riceuendo tutto il contra
rio d'ogni loro merito. Ancora che ciò non auueniile
in maniera alcuna a PietroLaurati pìttor Sanefè.Ilqua
le mentre che ville, opere lodeuoli facendo primteia-
mente ornò & onore» Siena Tua patriajindi molte altre
città di Tofcana. Et prima alia Scala, Spedale di Sie-
na dipinfe in frefeo due iìorie,tmitando la maniera di
Giotto, gii per tutta Tofcana , da infiniti maeftri
dmulgata ; come di quel Millefimo oggi ancora affai
numero in diuerfi luoghi fi vede. Dimoiti© nel fuo la
uorare in quelle due ftorie , vna pratica grande,& ma
eftreuolmente rifoluta , molto più cheCimabue.,&
Giotto, & gli altri flati fino a quel tempo . Vederi in
dette figure , quando la Vergine Maria faglie igradt
del Tempio accompagnata da Giouacchino,& da Ari
Ra,&i riceuuta dai facerdote.Et nell'altra lo fpofalizio
di effa, con ornamenti affai , & le figure ben'panneg-
giate, ne fuoi abiti fèmplieemente auuoite. Dimoitrò
nelle cofe fue maiefìà, & magnifica maniera : effendo
ilprimo in Siena, chedipigneffe in frefeo in tauola, la
uorando a'1 modo migliore ; & fc conofeere a gli arte-
fici di quella, lui effere non meno pratico che diligen-
te. A monte Oliueto di Chiufùri dipinfe vna tauola a
tempera ,pofk oggi nel Paradifo di fono la chkfàrEt
aFiorenza dirimpetto .alla porta finiltra della chiefa di
Santo Spirito, in ful'eanto, doue oggi uà il fxccaio,di
pinfevn tabernacolo; ilquale per ìamorbidezza delle
tette, & per la dolcezza, che vi fi vede, merita fomma
mente da ogni artefice loda & onore . Poco da poi la-
PIETRO LAVRATI I57
tiorò in Cortona; & in Arezzo fece nella Badia di San
ta Fiora & Lucilla, moniftero de Monaci neri, in vna
cappella, vn San Tomafo, che cerca a e h r i s t o la
piaga; & nella pieue di detta città la tavola dello aitar
maggiore con affai figure ; nelle quali e' moftrò efler
vero & buon' maeftro. LzCào Tuo difcepolo barto
lo meo bolghini Sanefe; ilquale in Siena &pcr
Italia molte tauole dipinfe;& lauorò in Fiorenza,quel
la eh e locata fu lo altare della cappella diSan Salueftro
nella chi e fa di Santa Croce . Le loro pitture furono
nello anno, mgccxxxviiu.
ANDREA PISANO
SCVLTORE.
On fiori mai per tempo neffuno l'at-
te della Pittura, che gli Scultori non
facefsino il loro efèrcizio , con eccel
lenza. Et di ciò ne fono teftimonii
molte cofe,a chi ben riguarda le ope
re di tutte le età:Si come ci dimoftra
alprefènte nella fuaAndrea Pifàno.
Il quale efercitando la fcultura nel tempi di Giotto,fe
Ce tanto miglioramento in tale arte; che & per prati-
ca , & per iftudio, fu Mimato in quella profefsione , il
maggior huomo che auefsino auuto infino a tempi
fuoi iTofcani . Per ìlche da chiunque lo conob-
be furono talmente onorate 8c premiate le opere
fue ,&mafsimo da' Fiorentini; che non glimcreb-
bc cambiar. Patria 3 Parenti facultati & Amici •
V iii
T.
I5S PARTE.
Moftrando quel animo valorofo,che il più delle volte
fuoimoftrare ogni da bene Artefice; quando lauoran
do continouamenteé, aiutato dallaNatura,dagli huo
mini, dalla Pace & dal premio. Acoftui giouò molto
quella difficulta , che aueuano auuta nella fcultura , i
maeftri che erano flati alianti a lui . Perche aueuano
vfato di fare le loro (culture fi ime, & fi dozinah, che
chi le vedeua a paragone di quelle di quello huomo;
allevia molto da lodarlo . Et che quelle prime tufferò
goffe ne fanno fede alcune che fono foprala Pòrta di
San Paulo di Firenze , nell'arco della porta principale,
de la detta. chiefa & nella chiefa di Ognifanti, douc
fono alcune cofe lauorate di pietra, che fenza dub-
bio muouono più tofto gl'intelletti d'altrui a riderli ,.
&a farfi beffe dellefatiche loro; che ad alcuna ma-
rauiglia di tal opere . Et certamente l'arte della
Scultura fi può molto meglio ritrouare , quando fi
perdefle lo effer delle ftatue , hauendo gli huomi-
ni il viuo, & il Naturale,che e tutto tondo; come vuo
le ella : che non può l'Arte della Pittura ; non eflendo
cofi prefto,o facile, il ritrouare i be' dintorni>& la ma-
niera buona per metterl'inluce.Lequali cofe,nelle ope
re che fanno i pittori, arrecano Maiefta,Bellezza,Gra
zia , & Ornamento. Et ebbe Andrea nelle fatiche fue
grandifsimo vantaggio; eflendo ftate condotte in Pi-
fa mediante le Molte vittorie,che per mare,con lelor
Galee & legni , ebbero i Pifani ; Molte Anticaglie &
Pili, che ancora fono intorno al Duomo,& al Campo
Santo;che gli fecero tal lume certamente:che tale non
lo potette aucre Giotto da le opere di Cimabue, & de
eh altri Pittori ; per non fieffer conferuate le pitture
antiche, tanto quanto >h fcultura.Laquale ancora che
fpeflb fia deftrutta da'fuochi , da le rouine , dal furor
delle guerre^ fotterrata & tranfpoi Utain diueifllua
ANDREA PISANO.
I59
ghi; fpogliate leppere d'ogni bello artifizio ; fi ricono
(ce nondimeno dachi intende la differenzia delle ma-
niere di tutti ipaefi; come perefempio,la Egizziae
fbttile, & lunga nelle figure; la Greca, e artifiziofà,&
dimolto fludio negli Ignudi ;& letefle hanno quafi
vna aria medefima. Et la Antichifsima de' Tofcani &
deRomani3èbella per l'arie per le attitudmi& moti per
gli ignudi, & peri panni; che certo hanno cauatoil
bello di tutte quelle Prouincie,& raccoltolo in vna Co
la maniera , per farla apparire la più diuina di tutte le
altre. Doue fpente quelle arti fi adoperaua nel tempo
di Andrea quella, che da Gotti,&da'Greci goffi , era
(lata recata in Tofcana . Et egli, considerato i! Nuo-
uo dilegno di Giotto & quelle poche anticaglie che
gli erano note, affottigliò gran parte della groflezza ,
di fi feiaurata maniera, con il fuo giudizio ; & comin-
ciò adoperare meglio, & a dare molto maggiore bel-
lezza, alle cole ; fue; che non aueua fatto ancora nefTu
no altro in quella arte, infino a tempi fuoi.Perilche vi
(lo lo ingegno , la deilrezza , & la Pratica cominciò
nella Paria fila, ciò e in Pi(à,ad e (fere aiutato da molti;
& a mettere in opera . La onde fece a Santa Maria a
Ponte alcune figurine di marmo, di fua mano; lequa
li gli recarono tal Nome,che' fu ricerco , & con gran-
ditsimain{lanzia,&pernon piccoli mezi , di venire a
lauorarein Firenze,per la opera di San ta Maria del fio
re; La quale aueua all'ora cominciata ,la fabbrica del
Campanile ; & aueuano careflia di maeflri,che facefsi
no la (Ione, che Giotto aueua difègnate , da metterli
nel principio di detta fabbrica. Et cofi Andrea penfàn
do fare acquifto nella Roba, fi come egli aueua fatto
nella arte; fi conduile a Firenze; & fca: la porta di dee
to campanile, conquelle figurette che fono in cima di
quellai&dipoifeguitòleiilonecheci fono intorno j
V jiii
\6o PARTE l.
pero che quattro, che fono frali chiefa , Si la Torre
del campanile, che fi conofeono che non fono Tue. Se
euita di fare di (bpra in certe mandorleti fette pianeti;
ìe fette opere della Mifericoi dia,& le fette feienzie tut
te di marmo , ciò e con figu rette piccole & di baiTo'ri
lieuo. Et acquetato grandemente più fama & più ma
curia ,prefeafare dagli operai tre figure , che fono
braccia^.che andauanonel campanile nelle Nicchie
fbtto le fineltre ; & finite furonmeffe fu da quella baa
da, doue oggi ftanno 1 Pupilli; ciò , è verfb mezo gior
no . Le quali gli feciono acquiftare tanta grazia aprefc
fo degli operai , che e'h diedero a fare due altr? figure
di marmo, della medefima grandezza *, che furono il
Santo Stefano &ilfanto Lorenzo che fon pofti nel-
la facciata di Santa Maria del Fiore in fu le vltime can-
tonate de Ila facciata^ Le quali opereciafeuna diper
fej & tutte in fieme feciono fiinuaghire di quel fuo la
uorare quegli che gouernauano allora lacirt.b che e*
fu fatto ragionamento fra i confoli dell'arte de'Merca-
tanti ,di fare al Tempio di SanGiouanniJePortedi
Bronzo; di vna dele quali Giotto aueua fatto vn' dife
cno belhfsimo. Et coli Andrea prefo animo chiamata
dalla Signoria di Firenze , gli fu allogata detta porta :
per eifere egli fra tanti che aueuano lauorato infino al
l'ora, tenuto di tutti il più valente di giudicio, di fpe~
rienza, & di pratica y non foladi quelli che fi ritroua*
uano in 'Fofcana .; ma in tutta l'Italia . Laquale opera
lo dtfpofe totalmente a la fatica , per acquiitar fama &
onore ;Conofcendo che quello era il più degno &
onorato lauoro,che Ci potefsi mai allogare adArtefice.
Et cofi gli fò la forte propizia nel Getto, che in termi-
ne di xxu.anni códufie tale operatila perfezzione che
fi vede . Et mentre lauoraua quefb porta,fece ancora
il Tabernacolo delloAltare maggiore: di San Giouan-*
oiicoo
ANDREA PISANO
161
nijcon duoi angeli che lo mettono in mezo ] che furo
no in quel tempo tenuti cofa bellifsima. Ma per torni
re onde mi fon partito,dico che in detta porta di bron
zo fono ftoriette di ba(To riIieuo,da la nafcita , & del-
la uita , fino alla morte di S.Giouanni Batifta . le qua
li conduffe egIifelicemente,con amore, & con diligen
zia à l'ultimo fine . Et fé bene pare à molti che in tali
iftorienon apparifea quel bel difegno& quella giade
arte,che fi fuol' porre nelle figuremon merita però bia
{imo ma lodegrandisfima,per efTere flato il primo , &
per auer auuto tale animo,di auere condotta a perfez
zione quella opera, che fu poi cagione che gl'altri che
uennono dopo lui, hanno fatto tutto quello di bello,
di difficile,&di buono,che nelle altre due porte , &
negli ornaméti di fuori,al prefentc fi ueggono . Que
fta opera fu porta per la fua fòmma bellezza,alla porta
di mezo di quel tempio;& ui (lette infino à che Loré-
zo Ghiberti,fece quella cheui è al prefente : Et alo-
rafu leuata ,& pofta di rincontro alla mifericordia,
cioè à mezo giorno,doue ancora Ci truoua.Meritò du-
cile Andrea perle onorate fatiche di cotati anni, no fò
lamentepremiigrandifsimi,ma &Ia ciuilità ancora:
perche fatto dalla Signoria Cittadino Fiorentino &
gli furono dati vficii & magirtrati in quella citta: Et le
opere fue furono molto pregiate^mentre che e' uifle,
& dopo la morte ancora: non Ci trouando neiTuno che
lo paifafle nello operare,finoal tepo di Niccolò Are-
tino^ di Iacobo da la Quercia Sanefc,& di Donatel
lo,& di Filippo di fer Brunellefco,& di Lorezo Ghi
berti,i quali conduflono le fculture che e' fecero , di
manieratile ei feciono conofeeee à popoli,in quanto
errore egli erano ftati infino à quel tempo: dimoitran
dofi coftoro nelle fatiche loro più perfetti,& rifufeita
do quella uerauirtù che era molti & molti anni ftata
X
%6Z PARTE. I.
nafcofa,& no béconofcita dall'intelletti degli huomi
ni.Et le dette opere di Andrea furono da lui lauorate
circa gli anni mcccxxxix Lafciò ala morte fua,di-
fcepoli afTai/ra quali fu Giovanni pisano ar-
chitetto5che fece il difegno & la fabbrica del capo fan
to di Pifa,& il Campanile del Diiomo:Similmente
niccola pisano» che fece la fbnte,& il Perga-
mo di San Giouanni,ad onore del quale Niccola furo,
no intagliati queftì uerfi..
^Annomtìlenojjis centumjbisque trideno
Hoc opus in/igne fiulpfit Nicola Pifanus*
BT altri difcepoli ancora , de quali non accade fare
memoria altrimenti , fé non dire che e condur-
rò infinite cofe goffe nella facciata di Santa Maria del
Fiore di Firenze,& à Pifa,à Yinegia,à Milano , & per'
tutta Italiane fecero più che molte.Di Andrea, rima
fé n i N o fuo figliuolo , che attefe alla fcultura;Et in
Santa Maria No u ella di Fii eze fotta il tramezo fece
di marmo una noftra Donna dentro à la porta allato
alìacapellade'Minerbetti.Cofìuifepeli Andrea fuo
padre in Santa Maria del Fiore l'anno. M CCCX L..'
Et gli fece nel fepolcro quefto epitaffio.
Inventi .Andreas iacet hac Pifanus in urna :
Marmore quipotuitjpirantes ducere unirti*}
Etfimulacra Veum meditò imponere templi*
Ex &re}ex auro. candenti^ pulirò elephanto-
i*3
BVONAMICO BVF
FALMACCO PITTOR
FIORENTINO.
On fece mai la natura un burleuolc,
&con qualche grazia garbato, ch'an
cora non folle à cafo,& da ftraccura
taggme accópagnato neluiuer fuo.
Et nietedtmeno.fi truouano alle uol
te coftoro fi diligenti,per la dolcezza
deiramicizia,nelle comodità di colo-
ro che amano;che per fare 1 fatti loro,il più delle uolte
dimenticano fé medefimi.Onde fé cofìoro ufaffero la
aiìuzia eh e lordata dal ciclo,fi leuerebbono dattorno
quella necefsitd,che nafee nelle uecchiezze loro;& ne
gli infortuni, oue fi ueggono incorrere il più delle
uolte : Et ferbandofi il capitale di qua! cofa delle fati-
chadellagiouanezzaidméterebbeloro comodità ini
li{sima&neceflaria,in quel tempo proprio,oue fono
tutte le miferie & tutte le incomodità . Et certamente
chi.c.iofà,j'afsicurabenifsimoperla uecchiaia, & ui-
ue con minor (bfpetto,& con maggior contentezza.
Quefto non feppe fare Buonamico detto Buffalmac-
co pittor Fiorentino3celebrato dalla lingua di M.Gio
uanni Boccaccio nclfuo Decamerone.Fu colini , co-
me fi sà,carifsimo compagno di brvno, &di ca-
landrino pittori,& dotato nella pittura di buon
giudicio . Lauorò nelle monache fuor della porta à.
Faenza ( luogo oggi rumato per farui il Caflello) tue
ta la chiefa di fua mano.Etpcr efTcre egli figura aftrac
ta nelueftire,comenel uiuere,rare uolte portaua il
mantello el cappuccio. Onde cominciando l'opera3&
x a
164 PARTE. I,
le monache per la turata,che fatto aueua Buonamico,
fpeifoguatando,non fi cótentauanodi uederloin far
ietto. Pure auendo ilcaftaldo lor detto, che egli era
maeftro molto ualente di quel meftiero ,fène flette
ro tacite alcuni di- Ma di nuouo riuedendolo pare-
ua loro un garzonaccio da peftar colori. Perche fu
Buonamico dalla Badeffa richiefto , che il maelìro
arebbonouoluto ueder lauorate, &non lui: Onde
Buonamico come huomo faceto, & di piaceuole pra-
tica, promife loro,che tolto che il maeftro ci fofTe fta-
to,glie le arebbe fatto intendere, accorgendoti della
difTideza che le monache aueuano dell'opera fua . Pre
fo dunque un defco,& poftouene fbpra un'altro,mife
all'ultimo in cima una brocca d'adqua, che feruiua ai
lauoro che faceua;&doue era la bocca di ella pofe il
cappuccio in fui manico,& co'l mantello il mezo del
corpo coperfe,affibbiatolo intorno a i defehi : & nel
boccuccio doue l'acqua fi trae,pofe un pennello . On-
de da una banda cantando la turata della telale mona-
che uedeuano il maeftro dell'opera,che pareua che di
pignefle.Ma eiTendo elle uenute in defiderio di ueder
l'opera che' faceua , & pafTati più di quindici giorni,
che Buonamico non c'era capitato, elleno una notte
penfando che il maeftro non ci fofie,come curiofè ari
darono A uederc la pittura di Buonamico ; & ritroua-
rono la loro fempliciti efler mutata in gotìfezza . Per-
che {cornate dalla burla,fecero cercare al caftaldo di
Buonamico,ilquale con grandifsime rifa fi riconduf»
feallauoro; dichiarando alle monache la differenza
ch'era da gli huomini alle brocche. Ora quiui in po-
chi giorni lauorando fini una ftoria,di ch'elle ueduto
la fi contentaron molto,à una cofa fola, apponendoti:
chele figure pareuano loro troppo fmorticce. Per il
che BuonamicO) ìlquale aueua incelò che la Badcifa
BVFFALMACCO 165
aueua una boni/sima ucrnaccia , che per lo fàcrificio
della mefiafèrbaua3ledifle edcrci rimedio ad accon-
ciarlecheauendo uernacciajaqual buona fuflcjit ope-
randola ne' colori, & toccandone le gote ci corpo del
le figure, le farebbe tornare il colore più uiuace, che
non aneuano:di che ne fu fornito mentre che durò il
lauoro.& egli fcceìe figure più roiTe co'i colori,& a fé
& a gli amici fuoi il colore medefimamente mantene.
Finito il lauoro delie monache,dipinfe nella Badia di
Settimo alcune iftorie di S. Iacopo, a monaci di quel
luogojà i quali fece in fmitifsime burle, & molte piace
Uolezze. Lauoro à frefeo in Bologna in S. Petronio la
capello de Bolognini, con molte iìtorie & gran nume-
ro di figure:doue tanto fatisfece à quel gcntil'huomo
che lo faceua lauorare,chc oltre al premio che non fu
piccolome acquilo beniuolenzia & amore perpetuo.
Appretto fu da molti fignori per Italia chiamato , per
la fua garbata maniera, & per far burle 5 & per tratte-
ner cicalando gli amici. Fece ancora in San Paoloà Ri
pa d'Arno in Pila certi lauori3& i n campo Santo alcu-
ne itorie,doue comincia il principio del mondo . Fu
coftui tèmpre familiare & domeftico di Mafo del Sag
gio3& la fua bottega era del continuo piena di cittadi
nijtirati dalle cofluipiaceuolezze^econdo che fi ue-
de nella nouella di maelìro Simone3quando lo manda
rono in corfo3& fimilmentc nelle gioftre fatte a Cala-
drino.Dicefi che auendo egli promefTo in Valdimari
na à un contadino3lauorare,un San Chrifìofàno,ne fé
ce fare d'accordo con effoluiin Fiorenza uno iflru-
mento rogato3che lo douefìc fare per prezzo d'otto
ducati, & la figura doueua efìere dodici braccia. Arri-
uato Buonamico a la chiefà per farlo , trouò che ella
non era più che noue braccia in tutta l'altezza . Doue
ne di fuori^ne didentro potendo accomodarlo , fi ri-
X iii
l66 PARTE. I.
folfe.poi che non ci poteua capir ritto^di farlo dentro
inchiefaà giacere,& cofilofece.Onde il contadino (I
dolfedi Buonamico in giù dicio all'arte de gli fpeziali,
ma per lo cotratto.,che aueuano fatto infieme,fu giudi
cato ch'egli auelfe il torto. A Calcinala ancora dipin-
fe una Noitra Donna a frefco co'l figliolo in braccio,
la quale finitamon potendo trarre 1 danari di mano al
contadino/uedendofi trattenere,& alla fine uccellare
deliberò ualerfene.Et una mattina partitoli da Fioren
za,&à Calcinaia inuiatofi , conuertì il fanciullo, che
la Vergine aueua in collo,con tinta fenza colla ò tem-
pera,^ uno orfacchino.Doue il contadino preffo che
difperato, ritornando per Buonamico della prima ope
ia fatta,& della feconda eh a fare aueua,lo pagò intera
mente. Et egli con una /pugna bagnata lauòla tinta,
che ui aueua mefla di fopra,& allegro co' meritati da
nari fé ne ritornò a Fiorenza.Fece infinite altre burle
Buonamico,lequali lungo farebbe & fuor di propoli
to a raccontare,bafta che le figure fue furono {limate
boni(sime,et da quegli che dopo lui fono (tati,fempre
auute in pregio grandifsimo. Fini il corfo della uita
fua nell'età d'anni lxv ni, & dalla mifericordia fò-
vienuto,in Santa Pvlaria N uoua di Fiorenza ordinaria
mente,fu fepolto nelle ofla,l'anno mcccx L.Dolfe uè
ramente à molti la perdita di Buonamico,ilquale con
le piaceuolezze fue ti attenne del continuo i fuoi citta
di ni, & gli artefici,facendofi conofeere non meno mi-
rabile neH'arte,che faceto ne i coftumi.Onde dopo la
fua morte fu alcuno che cofi fcriffe di lui.
Vt mambus nemo mclim formare figura* ,
Sicpoterat mmo nel melìora Io^hì,
167
AMBRVOGIO LO
RENZETTI PIT-
TO R SANESE.
Randiisima fenza dubbio e l'obli-
gazione,che douerebbono auerdel
continuo alla natura & al cielo , gli
artefici di bellissimo ingegno . Ma
molto più grande douerebbe efìer
a lanoftra uerSo loro;ueggendo ch'e-
ghno con tanta Sollecitudine , riem-
piono tutte le città di proporzionatifsimc febriche, &
di uaghifsimi componimenti.Et s'arrecanoil più del-
le uolte grandissima fama, Se grandissime ricchezze
nelle cafe loro,non togliendosi punto dall'arte, laqual
co fa ueramente mife in efecuzione Ambruogio Lore
zetti pittorSanefè,ilqualefuinuentore molto consi-
derato nel comporre,& Situare in iftoria le Tue figure.
Di che ne fa nero testimonio in Siena ne' frati Minori
unaiftoria leggiadrifsimamente dipinta da lui, che
tien tutta la facciata d'un -chioftro; figurando in quel-
la,^ che maniera ungiouanefif» frate,&in che mo-
do egli Se alcuni altri iranno a'1 Soldano , Se cjuiui lo-'
no battuti, & fentenziati alle forche, & impiccati ad
uno albero, Se finalmente decapitati, con la fbpragiun
ta d'una orrenda Se fpauenteuole tempera. Nellaqual
pittura con molta arte contrafece deftriSsimamente il
rabbarufìamento deH'aria,& la furia della pioggia, Se
de' uenti,ne trauagli delle figureida lequali i moderni
maeflri hanno imparato il modo-&. il principio delta
inuenzione, per laquale come inufitata,anzi prima,,
meritò egli comedazione infinita. Fu Ambruogio pra*
l68 PAfcTE. I.
tico coloritore a frefco,& nel maneggiare à tempera
icolori,operò quegli del continuo con deprezza, &
co facilità gradejcome fi uede ancora nelle tauole fini-
te da lui in Siena , allo fpedaletto,per fopranome Mo
na Agnefa,nelquale dipinfe & finì una ftoria con nuo
uà & bella compofizione. Et allo fpedal gràde,fece la
Natiùità di Noftra Donna in muro.Et ne frati di San
to Agoftino di detta città il capitolo,& nella uolta fi
ueggono figurate di fua mano parte delle ftorie del
Credo.Indi nella facciata maggiore fono tre ftorie di
Santa Caterina Martire , quando difputa col Tiran-
no in untempio,& nel mezo la pafsion dicHRiSTO,
con i ladroni in croce,& le Marie da baflb,che foften
gono la Vergine Maria uenutafi meno . Lequali cole
furono finite da lui con a (fai buona grazia, & con bel
la manicra.Fece ancora nel palazzo della Signoria di
Siena,in una fala grande,la Guerra,la Pace,& gli acci
denti di quelle,doue figurò una Cofmografia perfet-
ta,fecondo que' tempi. Et più fi ueggono nel medefi-
mo palazzo otto ftorie di uerdeterra, lauorate eccel-
lentemente da lui.Dicéfi che mandò ancora à Volter-
ra una tauola à tempera, che fu lodatifsima cofa in
quella città. Et à Maffa,lauorando in compagnia d'al-
tri una capella in frefco,& una tauola à tempera , fece
conofcere à coloro,quanto egli di giudicio, & d'inge
gno,nell'arte della pittura ualefìe. Finita tale opera fi
partì, & a Fiorenza capitando,per tornarfcne à Siena,
defiderofo uedere le lodate opere de gli artefici nuoui
Fiorentini,feceinSanProcolo,nella detta città, una
tauola,& una cappella dentroui le ftorie di San Nicco
lo in figure piccole a contemplazione de gli artefici
pittori amici fuoi,curiofi di uedere il modo dell'ope-
rar fuo,& in breue tepo,come deftro et pratico di tale
arte^ad ultimo fine conduflè tutto il lauoroxhe gli co
fermò
AMBRVOGIO LORENZETTI 169
fermò il nome, & accrebbe riputatione infinita. Fu
gravemente Rimato Ambruogio nella Tua patria , no
tanto per eflerperTona nella pittura irniente, quanto
per aueredato opera àgli ftudi delle lettere umane
nella Tua giouanezza.Lequali gli furono tanto orna-
mento nella uita,in compagnia della pitturarne prati
cando Tempre con literati & ftudiofi,Tu da quegli con
titolo d'ingegnofo riceuuto,& del continuo ben ui-
fto.&Tumefìbin opera dalla Republica ne' gouernì
publici molte uolte,& co buon grado & co buona uè
nerazione . Furono i coftumi Tuoi molto lodeuoli, de
come di gran Filofofo,aueua Tempre l'animo diipofto
a contentare d'ogni cofà,che il mondo gli daua, e'1 be
ne e'1 male fin ebe uifTe fòpportò con gradisTima pazié
zia.Coilui co beila grazia nell'ultimo di Tua uita,Tece
una tauola in monte Olmeto di ChiuTuri. Furono du
que le pitture di quefto artefice nel mcccxli. Et
egli in età d'anni lxxxiii. Telicifsimamente & chri
Pianamente parso da quelta^all'altra uita; & Tu pianto
da tutti quegli che aueuano pratica con efi"olui,&i
Tuoi cittadini per l'onore, ch'egli nell'una, & nell'al-
tra Tcieza aueua Tatto alla patria,della morte di lui infi
nitamente,& per molto tempo fi dolTero, come fi ue-
deper la ini èrizzione ch'efsi gli Tecero,cio è.
lAmbrofii interìtum^mfcttis dolatt ?
QuiutHOSinobis long* <etate mortuos
RMtuebat arte,ac magno mgenio,
Pi£lur*dccu$m(uajìr<idejuper,
170
PIETRO CAVAL
LINI ROMANO
PITTORE
R A già ftataRoma,annipiu di fei-
cento3nó {blamente priua dele buo-
ne lettcre,& dela buona gloria del-
l'armi;ma cziadio di tutte lefcienze,
& di tutte le uirtu , & d'ogni buono
artefice: pure quado Dio uolfè le die
de uno,che l'ornò grandemente.Co-
fìui fu dipintore,&chiamofsi Pietra Cauallini Roma
no,perfettifsimomaeftrodiMufiiu:o;laquale arte in-
fame con la pittura , apprefe da Giotto , nel lauorare
che aueua fatto con elfo luimella naue del Mufàico di
San Pietro ; Et fu il primo , che dopo lui illuminale
quefta arte.Fu di ottima uita,& certo nella fua città,
£u Tempre di grandifsima utihtà,& uiflfe reputatifsima
mente.CoftuifeceinRomale Tue prime pitture 3&
dipinfe in Araceli fopra la porta della fagreftia florie,
che fono ora molto còfumate dal tepo; & in Scita Ma
ria di Trafteuere fece moltifsime cofe,coloi ite per tue
talachiefainfrefco.Etlauorando alla capella mag-
giore di mufaico,in(ìeme conia faccia. dinanzi della
chiefa5moitrò nel principio di tale opera,fenza l'aiuto
di Giotto,faperla non meno efercitare, & condurre à
fine,che e fi faceffe là pittura.Fece ancora in San Gn-
fogono per la chiefa uarie ftorie à frefco,in più pareti
di muro5& fi sforzò Tempre di farfi conofecre, per ot-
timo difcepolo di Giotto,& per buono artefice . Co-
ftui dipinfe in Santa Cicilia nel medefimo Trafteue-
yeac.uafi tuttala chiefa di fua mano 5 poi lauorò nelb
PIETRO CAVALLINO \yt
eniefà di San Francèfco,appreffo Ripa molte altre co
fé . E in San Paulo fuor di Roma, fece la facciata del
Mufàico,che u'è,& perla natie del mezo u'intcrpofè
molte ftone del Teftamento uecchio . Et lauorando
pur nel Capitolo, dentro nel primo chioftro , di fu a
mano in frefco con diligenza,gli fu dato di quei clic
miglior giudicio in tale effercizio aueuano nome di
grandifsimo maeftro.Ma da' preiati fu fauorito talmc
te,che n'ebbe mfinitifsime lode , et gradifsima utilità.
Perche e' furono cagione di fargli fare la facciata di
San Pietrosi détro fra le fìneitre.Tra lequali moflrò
di grandezza fìraordinaria, à ufo delle figure , che in
quel tempo non s'ufàuano molto,i quattro Euange-
hftilauoratiàboniisimofrefco,&un San Pietro , &
S. Paulo,e in una natie da lato,buon numero di fìgu-
remelle quali per molto piacergli la maniera greca , ef
fa mefcolò fempre con quella di Giotto. Et per dilet-
tarli di dar rilicuo alle figure,in quelle maitre il defl-
deriojche fempre ebbe in migliorarci quello che po-
tè l'arte della pittura,permo(trarfi amator delle fati-
che^ dilettartene molto. La bontà dcllequali gli fe-
ce utile in uita,& diede fama & onore grandifsi-
mo al nome,dopo la morte. Lauorò colini in diueru"
altri luoghi per Roma,& fuor di efTa,& condotto al-
l'età d'anni lxxv. fé ne mori di mal di fianco, prefb
nel lauoro in muro, per la umidita di quello, & per lo
fìar continuo à tale efercizio. Furono le fue pitture
nel mcccxliiii. & effo fu fèpoltoin San Paulo
fuor di Roma con onoratifsimeefèquie,& con cota
le epitaffio.
Quantum Romano Petrus decus addidit urbi
Pitturtjmum dat decus tpftpolo,
Y u
*7:
paKte V
SIMON SANESE
PITTORE.
Elicifsimi fi poffono dir gli artefici,
che oltra l'eccellenza dell'arte ioro,{o
no il più delle uolte accompagnati
dalla naturaci getilezza, & di bonif
fimicoftumi.Mapiu felici ancora fi
poflbno chiamare, quando nafcendo
al tempo di qualche dotto , o raro
poetagli diuentano amici: Perche oltra il dolce, &
uirtuofo trattenimento della prafica loro, nel fargli
un picciol ritratto, od'altra qual fi uoglia cofa dell'ar-
te,fpeiTo poi ne ritraggono fcritti del loro purgato,et
eterno inchionro,in lode delle eccelleti pitture loro,
lequalidiuengono eterne, doue erano prima mortali.
Laonde fin che durano gli fcritti loro,efsi medefima-
mente in uen erazione e in pregio fi conferuano . Per-
che le pitture , che fono in fuperficie & in campo di
colore,nonpo(lonoauere quella eternità che danno
ì getti di bronzo,& le cofe di marmo allo fcultore. Le
quali ancora che tacciano,recano per la loro eccelleti
za,& marauiglia & ftupore, ad ogni perfona intellige
te in tale arte.Fu adunche quella di Simone grandifsi
mauentura,oltralafuauirtuuenireal tempo di M.
Fraccfco Petrarca,&abbatterfiin Auignonealla cor
te,doue trouò quefto amorofifsimo poeta,defidero{b
di auere laimaginedi Madonna Laura, ritratta con
bella grazia dalle dotte mani di maeftro Simone. Per-
che auendola poi come defideraua, ne fece memoria
ne due fonettijl'uno de i quali comincia.
1>
SIMONE MEMMJ.
Ver mirar Volkleto a proti a fi/o
Congli altroché ebberfama diquelfarte,
Et l'altro}
Quando gimfe a Simon Catto concetto,
Ch' a mio nomeglipofi in man lojìtle-.
'73
E T in uero quelli fonetti hanno dato più fama alla
poucra uita di Maeftro Simone, che quanti pagamen
ti gli furono mai fitti , per lefue opere , & perle fue
uirtìi. Perche quefti Ci confumano tofto,et quella men
tre gli fcritti uiuono,uiue anch'ellacon eflb loro.Era
maellro Simon Memmi Sanefe fìngulare maeftro , &
bonifsimodipintore,& molto ftimato da i prelati in
quel tempo. Et quefto nacque,perche dopo la morte
di Giotto maeftro fuo,auédolo feguito a Roma , qua
do dipinfe la naue del Mufàico,& l'altre fue cofe; Si-
mone contrafacendo la maniera di Giotto y fece una
Vergine Maria nel portico di San Pietro , & un San
Pietro & San. Paulo in quel luogo,uicinodou eia pi
na di bronzo in un muro fra gli archi del portico da
h banda di fuori;& ui ritrafle un Sagreilano di San
Pietro che accende alcune lampade, à dette fue fìgu-
re.Laquale opera fu del continuo tenuta molto bella
da i cortigiani^ da chi conobbe Simone.Ora ftando
la corte in Auignone per li comodi etperleuogliedi
Papa Giouanni xxu. Simone fu fatto uenire in
quel luogo,con grandifsima inftanza.Doue lauoran-
do molte pitture in frefco3e in tauola,ne riportò lode
infinita,iniieme con grandifsima utilità. Et ritornato
in Sicnafua patria,ui fu molto ftimato,nafcendo que
(lo primieramente da l'eccellenti opere fue, & dal fa-
uore,cheaueuariceuuto,appreflb tanti (ignori nella
corte del Papa.Qnde dalla Signoria di Siena, gli fu da
to à dipignere nel palazzo loro,in una fala,una Vergi
Y iii V
174 PARTE f.
ne ManajCOn molte figure attornodaquale finita che
fu,uenne in grandifsimo nome fra gli artefici di quel-
la città . Et auendola lauorata in frefco,uolfe ancora
inoltrare a Sanefi,ch'egli era ualetifsimo maeflro nel-
la tempera. Et perciò dipignendo una tauola indetta
palazzotti cagione di auere à fare nel Duomo di Sie-
na,duebellifsìmetauole.,&foprala porta dell'opera
del Duomo,unaNoftra Donna co'l fanciullo in col-
lo,in attitudine garbatirsima& bella.Doueè uno fte
dardo,fo(tenuto in ariada alcuni angeli che uolano,
& guardano allo'ngiu certi Santi,i quali intorno alla
Noftra Donna fanno bellifsimo componimento ,8c
ornamento grande.Coftui fu condotto dal Generale
di Santo Agoftino in Fiorenza,doue lauorando il ca
pitolo di Santo Spirito,moftrò inuezione & giudicio
mirabile nelle figure,& ne i caualli fatti da lui, come
in quel luo^o ne fa fede la iftoria della pafsion di
christo. Nellaquale fi ueggono ingegnofàmente
tutte le cofe lauorate da lui^fler lauorate con difere-
2Ìone5&conbellifsimagrazia.Veggonfi i ladroni in
croce rendere il fiato,& l'anima del buono efìer por-
tata in Cielo con allegrezza da gli Angeli, & l'altra co
alcuni diauolicon rali5irienc tutta rabuffata ala in-
giuri tormento dell'inferno. Et Ci puòdire,chebelhf
fima auuertenza moitraile Simone in queftaopcra,Fi
curando il pianto degli Angeli intorno al CrocifiC-
iojilquale elprefle con attitudini amarifsime . Ma non
g cofa,che dia maggior contentezza 5chel uedere que
gli fpiriti che fendono l'aria con le (palle uifibilifsima-
mente,&"quafi girando foftengono il moto del uolar
loro.Ma farebbono molto maggior fede dela eccelle
za di Simone,fe il tempo non auefle tolto ina la bontà
di quella opera,ueramente lodatifsima & bella . Co-
ftm lauorò tre facciate nel capitolo di Sata Maria No
SIMONE MEMMI. I7J
ueìla.NelIa p rimacene e fòpra la porta donde ui fi en-
tra,fcce la uita di San Domenico.Et in quella che fé-
gue uerfola chiefà, figurò la Rehgione,di San Dome
nico pure5còbanente cetra gii erctici3figurati pcrLu
picheaiTalgonolepeeore;Mada molti cani pezzati
di bianco Se di nero, fonoributtati3cacciati & morti,
Feceui ancora certi eretici i quali convinti nelle di-
fpute,ftraceianoi libri,& pentiti fi eonfeflàno,& cofi
paffano le anime a la porta del Paradifò.Nel quale fo
do molte figurine che fanno diuerfe cofe. In cielo fi
uede la gloria de Santi3& iesv christo: Etnei
mondo qua giù rimangono i piaceri & diletti uamin
figure chefeggono,& mafsime donne .Tra lequali è
Madonna Laura del Petrarca3ueftita di uerde,cò una
piccola fi ammetta di fuoco tra il petto & la gola.,& è
ritratta di naturale. Euui ancorala chiefà di chri-
s t o, éV a la guardia di quella,il Papato Imperadore,
i-Reyi Cardinalizi Vefcoui,& tutti 1 Principi Chriftia
ni;& tra cfsi3à canto ad un' caualiere di Rodi3M.Fran
cefeo Petrarca,ritratto pure di naturale M che fece Si
mone,per rinfrefeare nelle opere fue3la fama di chi Io
aueua fatto immortale-Per la chiefa uniuerfale 3 ùce
la chiefà di Santa Maria del Fiore di Firenze,non co-
me ella fU oggi ,ma come fecondo il difegno fiio, egli
arebbe uolutofarla.Nella terza facciata che è quella
dello altare3fccc la pa&one di christo che efee
di Ierufalem,& con la croce fu. la fpalla fé ne uà al mo
te Caluamoi&con effo un popolo grandifsimo che lo
accopagna. AppreiTo lo eflere leuato in croce nel me
zo de Ladi oni,con tutte le altte appartenenze di que
ila iftoria.Nella.quale fono Caualli & diuerfe cofev
rogito confiderate per la intenzione. Euui ancora lo-
fpoghare il Limbo de' Santi Padri ,.con aduertimenti
saon da maeftro di quella eterna da moderno & confi
jytf PARTE I.
derato.Condofia che pigliando tutte le facce , con di
liocntifsimaotferuazione.fain ciafcunadi quelle, di-
uerfeiftorie,fuperunmonte.Etnondiuide con or-
nameli tra itoria & ftoria,comc hanno ufato di fare i
uecchi,& co efsùmoki modemi,che fanno la terra fo
pra l'aria quattro,o cinque uoke,come èia Cappella
maggior* di quefta medefima chieià,& il campo Tan-
to di"Pifa.Lauorò con Simone in quella opera li P-
po me mm i fuofratello,ilquale feben no era in que
ftaarte,quale fu lo eccellente Simone, feguitò nondi
meno quanto più potè la maniera del fratello;& tene
dogli compagnia fecero moke cofè a frefeo in Santa
Croce in Fiorenza^ in Pifa a frati predicatori di
Santa Caterina la tauola dello aitar maggiore, e in Sa
Paulo à Ripa d'Arno in frefco,figure,& fiori e bellifsi
me.Et àSienatornati cominciòSimoneunaopera co
lolita grandifsima {opra il portone di Camollia , den-
troui la coronazione di Noflra Donna,co infinite Fi
gure,laquale,foprauenendogli una grandifsima infir
mità,rimafe imperfetta, & egli uinto dalla grauezza
di quella ,pafsò di quefla uita l'anno mcccxlv,
con grandifsimo dolore di tutta la fua città,& da l i p
PO fuo fratello gli fu data onorata fepokura in San
Francefco di Siena.Coftui diede col tempo fine A par
te deH'opere,che Simone aueua lafciate imperfette,^
in Santa Croce di Fiorenzadipinfe due tauole , & al-
tre in buon numero per tutta Italia.Viife cortili x i r,
anni dopo la morte del fratello . Et l'epitaffio di Si-
mone fu quefto.
SIMONI MEMMIOPICTORVM OMNIVM, OM
tflS AETATIS CELEBERRIMO. VIX. AN. L X.
MEN. II. D. III.
TADDEO
*77
TADDEO CADDI
PITTOR FIO-
RENTINO.
Gli e veramente vna vtile& bella co-
fa 3 quando Ci vede in qualche paefe*
premiata vna virtù largamente:& o-
norato colui che l'ha:Perche infiniti
ingegnijche tal volta fi dormirebbo-
no3eccitati da quefto inulto , fi sfor-
zano con ogni induiìria^non fòlamé
te di apprendere quellajmadi venirui dentro eccelle»
ti;pcr folleuarfi a qualche buon'gradojO di onore o di
facultà.Et perlaglona^tperlutile^fidifpogono cer-
to talmete,che e no Ci curano di que' difagi,& di quel
le ratiche,che fi patifcono nello operamAnzi efercitl
dofi del cotinuo onorano le Patrie loro & le altruisti
vna maniera ^ che bene fpeffo arricchifcono i loro de-
cedenti; & dono principio alla nobiltà delle loro fami
3I1V : nella medefima guifa che Cccc Taddeo di Gaddo
caddi pittore Fioretino.II quale dopo la morte di ciot
to fuo maeftr0;>rimafe valente nella Pittura & di giu-
dizio & ding cgno grdnde, fopra ogni altro fuo condì
fcepolo^comeairaimanifeiìamente dimoftrano l'ope-
re. Nelle quali Ci uede una certa fa cilità,auuta in que
tempi da la natui^molto più che da lo ft lidio della ar
te3come in Giotto ancora fi conofce.Sono in FiorerH
za gran parte delle opere di coftui; & particularmen-
te nella chiefa di Santa Croce; Doue ne' fuoi principii
lauorò la capella della Sagreftia,inficmc co' fuoi com-
pagni già difcepoli del morto Giotto.Et nella Cappel
la de Baroncellirdoue il predetto Giotto auea fatto la,
Z
J78 PARTE. I.
tauola a tempera lauorò Taddeo a frefco nel muro al
cune ftorie di noftra Donna,che fono iìate tenute bel
le . Dipinfe anchora fopra la porta della fàgreftia, la
ftoria di Chrifto difputantc co* dottori nel tempio : la
quale fu meza rouinata più tempo fa,per mettere una
cornice di Pietra fopra la detta porta . Nella medefì-
ma chiefa dipinfe a frefco la capella de Bellacci ; 8c
quella di Santo Andrea,allato ad vna delle tre di Giot
to:& in quella fece iesv christo quando chia
ma Andrea & Pietro , da le reti : & la crocifìfsione di
effo Apollolo;cofa veramente & alloro ch'ella fu fini-
ta^ ne' giorni prefenti ancora commendata & loda-
ta molto . Fece fopra la porta del fianco , fotto la fe-
polturadi Carlo Marfupini Aretino, vn' Chrifto mor
to,con le Marie,lauorato a frefco, che fu lodati fsimo.
Et fotto il tramezo che diuide la chiefa,a man finiftra
fopra il Cruciti flfo di Donato,dipinfe a frefco vna fto-
ria di Santo Francefco,dW miracolo che e fece cade
do vn fanciullo da vn verone & morendo fubito : &
Santo Francefco in aria apparendogli,lo rifucita. Et
in quefta ftoria ritrafic Giotto fuo maeftro,'Dante
Alighieri, & Guido Caualcanti de quali fempre fu a-
micifsimo . Per la detta chiefa fece ancora in diuerfì
luoghi molte figure , che Ci riconofeono dagli Artefi-
ci. Et alla compagnia del tempio, il tabernacolo in fui
canto della uia del Crocififfo:nel quale dipinfe vn bel
lifsimo deporto di Croce . Nel chioftro di Santo Spi-
rito lauorò due ftorie negli archetti allato al capitolo,
molto ben coloriti., nel'uno de' quali fece quado Giù
da vende Chrifto; & nell'altro figurò la cena degli
Apoftoli . Et nel mede/imo luogo , fopra la porta del
Refettorio, dipinfe un Crocififlb con alcuni fanti,fic
cendo conofeere a gli altri che quiui lauorarono in ta
le arte3fe ef fere de' veri & buoni imitatori della manie
TÀDDBÓ CADDI.
J79
ira di Giotto auuta da lui in grandissima venerazione.
DipinfeaSanto Stefano del Ponte vecchio3la tauola,
& la predelta dello altare maggiore , con grandifsima
diligenzia:& nello Oratorio de San Michele in orto,
lauoiò molto benevna tauola d'un Chrifto morto,
che dalle Marie è pianto3& da Nicodemo riporto nel-
la fepoltura molto deuotamente. Nella chiefà de fra-
ti de Seruidipinfela capelladi San Nicolò di quegli
del palagio;eoniftorie di quel Santo : Doue con otti-
mo giudizio & grazia,per vna barca quiui dipinta3di-
moftrò affai chiaramente3come egli aueua notizia in-
teragi tempeftofo agitar' del mare; & della furia del-
lafortuna. Nella quale mentre che i marinari votano
la naue,& in mare gettano le mercazie; appare in aria
Santo Niccolò,& gli libera da quel pericofo:opera cer
to molto lodata . Fu condotto a Pjfa dalla comunità»
dtrue nel Capo fanto fece in iftorie tutta kvita del pa-
tientifsimo Giobbe r & nella medefima citta nel Cio-
ftro di San Fraocefco, vna nofìra donna co alcuni fan
ti-, la quale è con molta diligenza lauorata & condot-
ta . Ritornò a Fiorenza 3 & dipinfeil tribunale della
Mercatantia Vecchia , nella quale iftoria, con poetica
imienzione figurò il tribunale de' fei huomini ; magi-
ftrato di detta città ; i quali ftanno a vedere cauare la
lingua alla Bugia dalla verità; la quale e veftita di velo
su lo ignudo ; & la Bugia ammantata di nero 3 fcritto-
fotto a quelle figure i verfi che feguonoi
Za pura verità per ubbidire
^AUafanta Giufli%ia3cbe non tarda;
Caua la lingua a la falsa bugiarda .
Et fotto la ftoria è vno epigramma in nome fuo , cosj,
ferino .
Taddeo dipinfe queflo belrìgejìro ;
Difcepolfì di Giotto il buon maejlro .
z a
l8o E ARTE, I.
fu fattogli allogazione in Arezzo , di alcuni lauori in
frefcoi i quali nduffe Taddeo con Giouanni da Mila-
no fuo difcepolo , a l'ultima perfezzione ; & di quefti
veggiamo ancora nella compagnia dello Spinto fin-
to, vna ftoria nella faccia dello Aitar maggiore , den-
troui la pafsione dicHRisTOCo molti caualli,& i la-
droni in Croce.cofa tenuta belhfsima per La confide-
razione che è moftrò nel metterlo in croce. Doue fo-
no alcune figure , che viuacilsimamente èipreffe , dù
inoltrano la rabbia di efsi Giudei. tirandolo alcuni per
le gambe con vna fune;altn porgendo la fpugna,&al
tri in varie attitudinucome il Longino che gli palla il
coftato;& i tre foldati che fi giuocano la velie :Nel vi-
fo de' quali fi fcorge la fperanza & il timore nel trar-
re i dadi : Il primo di conoro armato , fti in attitudine
difagiofa-.aipettando la volta fua:& Ci moftra tanto bra
mofo di tirare che e non pare che fenta il difagio.L'al
tro inarcando le ciglia , con la bocca Se con gli occhi
aperti , guarda i dadi , per io (petto quafi di fraude ; Se
chiaramente dimoftra a chi lo confiderà, il bifogno Se
la voglia che egli hi di vincere. Il terzo che tira i da-
di, fatto piano de la vede in terra , col braccio tremo-
lante, pare che accenni ghignando , volere piantargli.
Similmente per le facce,della chiefa fi veggono flone
di Santo Giouanni euangelifta, & altre cofe per la eie
ti fatte da Taddeo, che Ci riconofeono per di fua ma-
no da chi hi giudizio nell'arte. Veggonfi ancora og-
gi nel Vefcouado,dietro allo altare maggiOre,alcune
ftorie di Santo Giouanni batifta, le quali con tanto
marauigliofi maniera & dilegno fono lauorate,chelo
fanno tenere mirabile . In finto Agoftino,alla cappel-
la di Santo Sebaftiano,allato alla fagreftia,fcce ftorie di
etto martire.& vna difputa di e h r i s t o co i dottori,
tanto ben lauorata & finita , che è miracolo a vedere
TADDEO GAD^DI ift
la bellezza ne cangianti varii , & la grazia ne colori di
quelle opere, finite per eccellenza. In Cafentino,trans
feritoli al fallo della Vernia , dipinfe la cappella doue
San Francefco riceuette le ftimite,& Iacopo di Cafen
tino diuenne fìio difcepolo in quefta gita . Finita tale
opera , inlìeme con Giouanni Milanelè, Tene tornò a
Fiorenza,doue nella città,& di fuori,fecero tauole 8c
pitture alfaiisime,& di grande importanza. Et in pro-
ceffo di tempo lauorò & guadagnò tantoché faccen-
do capitale delle facilità fopraogni altro che in quel-
l'arte fi efercitafìe ne tempi fuoi , Diede principio alla
ricchezza & alla nobiltàdella fua famiglia.Fu Taddeo
tenuto fauio, & molto difcreto,& da fuoi cittadini
grandemente onorato in vita . Co' difcepoli fuoi fu
piaceuole & faceto,& per quello amato da loro tene-
rifsimamente. Dipinfe infanta Maria nouella di Fio-
renza il capitolo di quel conuento allogatogli dal pno
re di quello , con la inuenzione delle pitture che e ci
voleua . Bene è vero che per elfere il lauoro grande,
& per elìcili feoperto in quel tempo che e fi faceuano
i ponti il capitolo di Santo Spirito^ con grandifsima fa
ma di Simone Memmi che lo aueua dipinto,venne vo
glia al detto priore, di chiamarlo a la meta di quefta
opera;& Io conferi con Taddeo . Il quale ne fu molto
contento,perche fòmmamente amaua Simone , come
compagno t\ amico fuo;alleuatolì con elio Jui fanciul
lettola fcruizii di Giotto & in oltre conofceua & prc
giaua molto Ja fua virtù. Animi veramente gentili &
ìpiriti nobihfsimi, che lenza emulazione , o ambizio-
ne alcuna3fraternamente amauano runl'altro;Goden
do dello onore & del pregio altrui, come del fuo pro-
prio. Fu adunque fpartito il lauoro,Dandone tre fac-
ciate a Simone ( come io difsi nella fua vita ) & a Tad
deo la facciata finiftra , & tutta la volta:la quale fu di-
Z Hi
i8i
FARTB. r.
u'iCà da lui in quattro {picchi, o quarte,fècondo gli ari
dari di effa volta,& nel primo fece la refurrefsione di
Chrifto,doue pare che e' voleffe tentare,chelofplen-
dore del corpo glorificato,faceffe lume,che appanfee
ancora in vna città _, & in alcuni (cogli di monti : Ma
non feguitò di farlo nelle figure, & nel refto.dubitan
dofi forfè di non lo potere condurre , per la difficultà
che e' vi conofceua . Nel fecondo fpicchio,fece i E s v
christo che libera San Pietro dal naufragio,doue
fono gli Apoftoh che guidano la barca certamete mol
to begli;& fra le altre cofe,vi fece vno che in su la riua
del mare,pefca a lenza,con grandifsima aftczzione,co
fa fatta prima da Giotto in Roma , nel mufaico della
nauedi Santo Pietro.Nel terzo dipinfe la Afcenfione
di Chrifb, & nello vltimola venuta dello Spirito San
to : doue fono i Giudei ala porta che cercano volere
entrare:&vi fi veggono molto belle attitudini di figu
re,Nella faccia di fotto fono le fette fcienzie>con i ca-
ratteri di quelle , cioè la Gramatka in abito d'una
Donna,con vna porta che infegna ad vn putto, & fot
tolei a federe Donato fcrittore. Di quella fegue la Ret
torica,& a pie di quella,vna figura che ha due mani a
libri, & vna terza mano fi trae di fòtio il mantello , &
fé la tiene appreflb alla bocca La logica ha il ferpéte in
mano fotto di vn velo}& a pie fuoi Zenone Eleate che
legge. La Aritmetica tiene le tauole dello Abbaco, &
lotto lei fiede Abramo inuentor' di quelle. LaMufi-
cahà gli inftrumenti da fonare , & fotto lei fiede Tu-
balcaino che batte con due martelli, (opra vna Ancu-
dine,& ftà con gli orecchi attenti a quel fuono . La
Geometria ha h (quadra & le felìe, & a fuoi piedi fie-
de Euclide . La Aerologia ha la sfera del cielo in ma
no,& a' fuoi piedi fiede Atalante . Da l'altra parte fe^
gono fette feienze Theologiche, & ciafeuna ha fotto
TADDEO G ADDI tfy
di fé quello ftato,o condizione di huomini,che più fé
le conuiene. Nel mezo & più alto,è San Tomaio d'A-
quino che di tutte fu adornato , & tiene legati fotto i
fuoi piedi gli Eretici, Ario,Sabellio , & Atienois , &
intorno di lui fono,Mofe,Paulo,& Giouanni cuange
lifta,& alcune altre figure, foprale quali fono le quat-
tro virtù cardinali,& le tre Teologiche, con altre inn*
niteconfiderazioni,efpreiTeda Taddeo con difegno
& grazia non piccola, & puofsi dire di quella pittura,
che ella è la più confèruata,& la più intefa,di tutte
quante le colè Tue. Nella medefìma Santa Maria no-
uclla,fbpra iltramezo della chiefa, fece ancora vn San
to Gieronimo vefuto da Cardinale, auendo egli diuo
zione in quel Santo, & per protettore di fua cala eleg-
gendolo , (òtto il quale Agnolo fuo figliuolo dopo la
morte di Taddco,fecc fare vna lapida di marmo , con
l'arme loro,pcr fepolturade difendenti . A'quali San
Gieronimo Cardmale,per la bontà di Taddeo,hà im-
petrato da Dio, la elezzione de'Cherici di Camera a-
poftolica;de'Vefcoui;&invltimodel Cardinale, i
I quali tutti nell'arte della pittura & della fcoItura,ha-
no fempre fumato 1 begli ingegni; & quegli con ogni
iforzo loro , fauorito . Finalmente effondo Taddeo
venuto in età d'anni cinquanta, d'atrocifsima febbre
percofTo, pafsò di quefta vita l'anno m cccl. La-
iciando Agnolo fuo figliuolo & Giouanni, che atten
defl'ero alla pittura,raccomandandoli a Iacopo di Ca-
fcntinoperli coftumi dclviuere; & a Giouanni da
Milano per gli ammaeftramcnti dell'arte , Per il che
Giovanni milanesi, mentre che infègnaua
loro, fece vna tauola, che è ancora oggi pofta in
Santa Croce in Fiorenza, che fu fatta allo altare di
San Gerardo da villa magna. x 1 1 1 i.anni dopo la mor-
te di Taddeo fuo maeflro . Ilquale con quella faci-
1$4 * A R TI I.
lità che più poteua infegno tempre i modi della pittu-
ra a' difcepoli di effo . Mantenne continuamente
Taddeo la maniera di Giottomè però molto la miglio
rò,ialuo che il colorito fìjo , fu più frefeo & piti viua-
ce che quel di Giotto , auendo egli tanto attefb a mi-
gliorare tutte le altre parti, & l'altre dirficultà di que-
lla arte.Et ancora che a quefta badaffe, non potè però
auer' grazia di farlo . Laonde auendo ueduto Tad-
deo , quelche era facilitato in Giotto , & imparatolo
potè auer tempo di aggiugnere facilmente , Se di mi-
gliorare quella,nel colorito . Fu egli con teneriisimc
lagrime da Agnolo & da Giouanni fuoi figliuoli pian
tOj& in Santa Croce nel primo chioftro^datogli fepol
tura,nonceffando infiniti amici & artefici compor'fb
netti & epigrammi in fua lode,lodandolo ne coitumi,
nel giudicio>& nell'arte3tanto quanto ancora lo loda-
rono nella efecuzione buona , che' diede al campanile
di Santa Maria del Fiore , del difegno lafciatogli da
Giotto fuo maeftro , II quale auendo fatto la pianta,
andò di altezza braccia e x Lini. & di maniera fi
murò 5 che non può più commetterli pietre con tanta
diligenza, & è (limato la più bella torre per ornamen-
to & per fpefa3del mondo. Lo epitaffio che feli fece
fu quefto .
Hoc uno dici poterti Florenmfctix
Viuente-.at certa ejl nonpotuifje mori*
ANDREA
ANDREA DI CICX
NE ORGAGNA PIT-
TORE ET SCVLTORE
FIORENTINO.
Are volte e vno ingegnofo & valen-
te3che non fia ancora accorto & fàga
ce: ne mai la natura partorì vno fpir-
to in vna cofa eccellente , che ancora
in molte non operafle il medefimojo
vero delle altrui no ruffe almeno ìn-
telligentifsimo : come tecc nell'Or-
gagna, ilqualefu pittore fcultore architetto «Spoe-
ta . Dimoftrofsi coftui molto valente nella Pittura;
& di auere di quella gran' pratica : & nella fcultura fT-
milmente ; come ancora le /culture fu e ne poflòno far
fede;& nella Architetturali tabernacolo di Gito San
Michelet nella poefia alcuni fonetiche di fuo fi le*
gono ancora, feruti da lui già vecchio , al Burchiello*
all'ora giouanetto . Moftrofsi molto accorto nelle
lue operazioni^ vedefl efpreffamente,che mai non fi
parte dal bUOno3chi nafeendo con efTo y nelle azzioni
iue5non fa mai cofa che no fia con buon earbo, & con
bellifsimo ciifegno . Il che moftrò lo fpimo del garba-
ssimo Orgagna3il quale ùce il principio delle pittu-
re lue in liia,chefono alcune ftorie in Capo Santoli
Iato a quelle di Giob,che furono fatte da Taddeo cad
di. Fece in Fiorenza la capella grande di Santa Maria
Nouella de Tornabuoni.ridipinta nel 1485. da Do-
menico Ghirlandaci quale ne trafTe molte inuezionii
di cofe che in detto operar' fi feruì. Fece ancora in det
tacine/a la capella degli Strozzi, con Bernardo^
Aa
1*6 PARTE I.
fuo fratello, vicina alia porta della fagrefìia, che fate
vna fcala di pietra,nella quale lauorò vna tauola atem
pera,doue pofe il nome fuo . Et nelle facce di ella fc
guròllnfcrno&icerchi,&lebolgediDante5diIet-
tandoii,con ogni lludio cercare di intender o.In San-
to Romeo fece vna tauola , & a Santo Apollinare con
Bernardo predetto finì a frcfcola facciata fuor' della
chiefa. In Santa Croce di Fiorenza, dipinfc 1 Inferno
il Purgatorio & il Paradilo,con infinite figure. Nello
inferno della quale opera,ritrafle,tirato da vn Diauo-
io il Guardi meifo del comune , con tre gigli rofei to-
pra la berretta,pcrche lo pcgnoi ò,& il notaio & il giù
dice ancora che gli dette quella ientenzia . Fece in
San Michele in orto,la cappella della Madona lavora-
ta di marmo da vno altro fuo fratello che era {cultore,
& condotta al fine da lui,nella fcultura,& Architetti!
ra Nella quale opera dietro alla Madonna,fccc d. me.
so nlieuo vna morte di noftra Donna :& l'afiunzion
fua : & appreflb alla fine della ftoria,a man fimftra , ri-
traile fe;Il quale è vno che ha il vifo tondo , & piatto,
col cappuccio auuolto alla tetta : & fotto a tale irrora
mifeilfuonome Andreas cloni pictor ar-
chi magister. Trouafi quella opera efier colta,
fra lo edifizio di fuori , i marmi della capclla , & altre
pietiche in ella fono,& il magifterio lxxxv i. mila
fiorini. La onde per l'architettura &fcultura di cosi
fatto lauoro , con reputazione & gloria non piccola,
viue ancor oggi la fama fua . Vfaua l'Orgagna ferme-
re il nome nelle fue opere:ma nelle pitture,diceua,An
drea di Cione fcultore , & nelle fculture , Andrea di
Cione pittore , volendo che la pittura fi fapefle nella
fcultura,& la fcultura nella pittura . Sono per tutta
Fiorenza infinite tauole,fatte da lui, & parte da Ber-
nardo fuo fratello,!! quale poco dopo la morte di An-
AND MA OR.GAGNA j$y
drea , chiamato a Pifa , fece l'Inferno di campo fanto,
imitandole inuenzioni dello Orgagna.In San Paulo a*
ripa d'Arno rifece di molte iftorie,'& tauole per mol-
te chiefe5& nel fuo dimorare in Pifa5infegnò l'arte del
JaPitturaaBERNARDO nello di Giouanni Fai.
coni Pifano,iI quale lauorò le tauole che fono nel duo
mo, della maniera vecchia . Viffe Andrea Gregna
anni lx.& nel m. ccclxxxix. fini il corfodi qu«
fìa vita . Le cafe fue erano in Fiorenza nella via vec-
chia de' Corazzai^ ebbe in fu la fepolturail feden-
te epitaffio. b
Hiciacet ^indrdtcts, Quo 'non pr&flantior filler
^erefuit:Patrt&maximafctmaJÙ£.
Rimafedopola morte fuavn fuo nipote , chiamato
Mariotto, ilcjuale f^ce in Fiorenza di pittura a
f refco,il Paradifo di Santo Michele Berteldi nella via
de Semi , cercando di imitare in ogni azzione l'opere
lodeuoh deH'Grgagna. ,
TOMMASO Fio-
rentino PITTORE
E>ETTO GIOTTINO.
Vando l'arte della Pittura , è prefa m
gara , & efercitata da gli cmoli con
grandi/simo fìudio ; & quando gjj
artefici lauorano a concorrenza, ièri
za duhhioytruouano ogni giorno gli
ingegni buoni nuoue vie , & nuoue
maniere, per fatisfare a' gufti & alle
JÌ vede gareggiare nella arte. Chi
*fa di porre in opera cofe ofeure & inufitate 5 &irv
Aa ii
volontà di chi g
3 1 /domini'
i8ft
PARTE. I.
quelle moftrando la diflficultà del fare,nelle ombre del
colore fa coiiofcere la chiarezza dell'ingegnoi & chi la
uora le dolci & le dilicate,& penfando quelle renderli
più facili a gii occhi nella dilettazione,fa il medefimo;
& tira ageuolifsimamete a se gli animi della maggior
parte de gli huomini. Ma chi dipigne vnitamente,&
ribatte vnitamente a fuoi luoghi i lumi , i colon , &
l'ombre delle figure.meritagrandifsima lode, &mo-
ftra la deftrezza dell'animo,& i difcorfi dell'intelletto,
come con dolce maniera motti òfempre nella pittura
Tómafo di Stefano detto dottino, difcepolo di Ste-
fano fuo padrej& prontifsimo imitatore di Giotto,&
fi vero;che ne cauò oltra la maniera molto più bella di
quella del fuo maeftro j il fopranome da popoli : & fu
chiamatoda tutti Giottino,mentre chee'vifle.Et per
tal cagione era parer di molti, i quali furono però m
crror' grandifsimo;che fofle figliuolo di Giotto.cflcn
do (come abbiamo detto) Tómafo figliuol di Stefano
& non di Giotto. Fu codili nella pittura fi diligente,
& di quella tanto amoreuole , che fé ben molte opere
di lui non fi ritrouanomon dimeno quelle,che troua-
te fi fono,erano buone , & di bella maniera , & degne
d'ogni gran lode . Percioche i panni,i capegli, & le
barbe,&ogni fuo lauoro,furono lauorati ,& vniti co
tanta morbidezza,& con tanta diligenza;che fi cono-
fce,ch' egli aggiunte fenza dubbio l'unione a quefta ar
te,molto più perfetta,che non aueuano Giotto, Stefa
no, & gh altri pittori nell'opere loro . Dipinfe nella
fua giouanezza in Santo Stefano dal Ponte vecchio in
Fioréza vna cappella a lato alla porta del fianco:nella-
quale la vmidità ha oggi guaito la maggior parte del-
le fue fatiche;pur vi fi vede deftrezza grande. Poi fe-
ce al canto a la Macine ne Frati Ermini , San Cofimo
&Damiano;icruali fpenti dal tempo ancor efsi t oggi
ANDREA ORGAGNA iStj
poco fi veggono.Rifece vna cappella in Santo Spinto
di detta città, inanzi che lo incendio lo ftruggeffe ; &
in frefco fopra la porta principale della chiefa,la fiorii
dello Spirito Santo:& fu la piazza di detta chiefà , per
ire al canto a la Cuculia,ful cantone del conuento de*
frati, quel tabernacolo eh' ancora vi fi vede con la No
fìra Donna , & altri Santi dattorno,con alcune tefte,
lequali tirano forte a la maniera moderna. Qujui
cercò variare & cangiare le carnagioni, & finalmente
moftrò accompagnar nella varietà de colori,& ne' pan
ni, & con grazia & congiudicio tutte le fue figure .
Lequali molto s'ingegnò correggere, & fuggì quegli
errori,che fpefTe volte aH'occhio,dàno cagione di biafi
mo,al giùdicio di molti. Coftui medefimamente la-
uorò in Santa Croce la cappella di San Salueftromella
quale fi veggono Morie di Goftantino,fatte con pu-
litezza , Se con grandifsima diligenza. Fece ancora
in San Pancrazio all'entrar della porta alla capella del-
la Madonna vn christo, che porta la croce;& al-
cuni altri Santi dappreiìbic'hanno efprefsi /simam ente
la maniera di Giotto;& molto leggiadrifsimamente
fono aiutati dalla vnione , che diede fèmpre alle cofè,
che' fece. ErainSan Gallo fuor' della porta in vn*
chiofìro de frati,vna Pietà dipinta a frefco, oggi roui
nata & per terra, pur ne rimafta vna copia in San Pan
crazio già detto in vn pilaftro,accato alla capella mag-
giore . Lauorò a frefco in Santa Maria Nouella alìa
capella di San Lorenzo, entrando in;chicfi perla por-
ta a man' defìra,nella facciata dinanzi, vn San Cofimo
& San Damiano,& in ogni Santi vn San Chriftofano,
& vn San Giorgio,che dalla malignità del tempo fu-
ron guafti,& rifatti da altri pittori, perignoraza d'un*
Propofto balordo,&poco di tal meftiero intendente.
Dipinfe ancora nella torre del palagio del Pode/tà , il
Aa iii
jOÒ v PARTE S
Duca d'Atene , & i fuoi feguaci con l'arme loro fot-
to a i p>edi,& con le mitre in tefta,fatti cofi dipignerc
a Tòmafodal publico5pcrfegno della liberata patria,
& non per altro . ìndi fece alle Campora fuor della
porta a San Pier Gattolini , San Cofimo & Damiano
nella chiefa oggi guadi per imbiancarla chiefa. Et al
Ponte a Romiti in Valdarno il tabernacolo > che è in
fui mezo murato, co bella & frefea maniera pur di fila
mano . Trouafiperl'opemone di molti,che ciò fcrik
fero,che Tomafo attefe alla fcultura , & in quella arte
lauoròvna figura di marmo nel Campanile di Santa
Maria del Fiore di Firenze di braccia quattro, verfo
doue oggi fonoi Pupilli. In Roma umilmente con-
dulìe a buon fine in San Giouanni Laterano una fto-
ria , doue figurò il Papa in più gradi , che oggi anco^
ra fi vede cofumata & rofa dal tempo di mahisima for
te . Dicono , che Tomafo fò perfona maninconica,
& molto folitaria,ma nell'arte amoreuole & fUidiofik
(ìmo,come apertamente fi vede in Fiorenza nella chic
fa di San' Romeo, per vna tauola lauorata da lui a tem
pera,con tanta diligenzia & amore, che difiiononfi
e mai vitto in legno,cofa me' fatta. Quefta tauola e
pofta nel tramezo di detta chiefa a man' deftra ? Et è
yuì dentro vii'christo morto,con le Marie intor-
no^ co' Niccodemi , accompagniati di altre figure,
le quali con amaritudine & atti dolcifsimi & atfettua
jf],piangono quella morte;torcendofi con diuerfi gefts
di mani, & battendofi di manieratile nella aria del vi-
fo,fi dimoftra aifai chiaramente l'afpro dolore, del co-
ftar tanto i peccati noftri . Et e cofa marauigliofa a
confiderare,che e penetrale mai con io ingegno, in fi
alta imaginazione . Quefta opera è fommamente de-
gna di lode , non tanto per il fuggetto della inuenzio-
ne y quanto per auere egiimofttato in alcune teiU eh*
TOMMASO FIORENTINO.
I9I
piangono , che ancora che il lineamento fi ([orca nel.
le ciglia negli occhi5nel nafo,& nella bocca di chi pia-
gne;e' non guafta però , ne altera , vna certa bellezza,
che fuor molto patire nel pianto , da chi non sa valerfi
de l'arte . Coiìui non fi curò altrimenti , di trarre de
le lue fatiche quel premio;che molti de noftn artefici,
(limano oggi iopra la fama . 33ella quale veramente
fu affai più auaro Tomafo , chedelle ricchezze & de i
comodi nella vita . Et del fuo viuere poueramentc
contentandoti, cercò con ogni fùa diligenza fodisfare
più altri, che fé fteffo . La onde venuto per la ftrao>
curatezza del mal gouernarfì,& per la fatica dello fiu-
mare, nel mal del tifico ,d'età d'anni xxxn. pafsòdi
quefta vita ; Et da' parenti fuoì gli fu dato fepoltura
fuor di Santa Maria nouella alla porta del Martello,aI-
lato alfepolcro di Bontura : & fu gli fatto quefìo epi~
taphio.
Heu mortemjnfancLm mortem,quA cufpide acuta
Corda Iwminum laceras,dum uenis ante diem ,
Lafciò cortili più fama, che facilità dopo la morte fùa;
& rimafero fuoi difcepoli Giovanni tossica-
NI, MICHELINO, GIOVAN* DAL PONTE, &
ti p p o;i quali furono affai ragioneuoli maiftri di que
ftaarte. Furono le fue pitture nel m ccc xlix.
i9*
GIOVANNINO DAL
PONTE, PITTORE
FIORENTINO.
Ice vna antico noftro Prouerbio;
A GODITORE NON MANCO
mai roba: Et verificai certamen
te nella azzion di molti , per non di-
re però di infiniti . I quali hanno il
cielo fi benigno , & tanto propizio,
die e' ne tiene cura particulare ; Et
porge loro continouamente aiuto & fufsidio, fènza
che efsi vi penfin' mai;Come fèmpre aiutò Giouanni-
no da Santo Stefano a Ponte , di Fiorenza . * Coftui
eflfendo naturalmente inclinato alle comodità & pia-
ceri del Mondo , non fi curò molto di venir perfetto
nella arte,eome è poteua ; Anzi mandando male il fuo
patrimonio, & venendoli in mano alcune eredita , &
nella arte guadagni continola, più per forte che per
merito;per attendere più allebaie,che aH'opra3confu-
mò il tempora roba, & fefteflb .. Doue il cielo , che
fauorire lo volle , nel tempo che egli eragiàdiuenutp
vecchio 3 & delle fue fatiche auea fatto poco auanzo :
co'l dargli in cambio dello fìento la morte, felicemen-
te lo fé paflàre,a vita migliore . Lafciò dell'opre fue
in Sata Trinità di Fioréza la cappella delli Scali;& vn
altra allato a eifa:& vna delle ftorie di San Paulo alla-
to alla capella maggiore . In Santo Stefano al Ponte
vecchio,fecevnatauola, & altre pitture atempera in
tauola,& in frefco,per Fiorenza & di fuori,che li die-
don credito aflài . Molti amici fuoi contentò ne pia-
ceri, più che nell'opre . Era amico delle perfone In-
tente,
GIOVANNINO DAL PONTE
'93
terate, & amator' di tutti quegli che per ve nire eccel-
lenti Ci dauano a tal profusione, & frequenta nano eli
ftudii di quella Confortando gli altri a talmente r-
fercitarfinell'arte. chefebene egli no ope rauain quel
modo,aueua piacere dell'opra virtuofa in efsi artefici
&molto più, quando gli vedeua fiorire nella pittura!
Ville dunque Giouannino allcgrifsimamente ; in fin
che d- anni lix. di mal d'i petto in pochi giorni perfe
la vita3neJla quale poco più che durato aueflè/arebbe
itato coftretto a patire incommodi ; effendoli appena
rimafo tanto in cafa, cheli baftafTe per darli oneitafe-
polturain Santo Stefano del Ponte vecchio. Furo
no l'opre fue fatte nel m. ccclxv. EtlifTifatto
quefto epitaffio.
Deditm iUeccbris;& prodigi* ufque honorum
Qu<s linyuit moriens mi Paterjpfefm .
^rt'ém infignes dilexifemper honed'is ;
Pitturapotcram cUrm & effe uolens .
AGNOLO
G A D D I.
I quanta importanza fia, il moftrare
di efìere eccellente in vna artejmani-
fefto fi vede nella virtù & nel gouer-
no di Taddeo Gaddi. Uqualeor-
dinandolecofefue nella propria fa-
migliale accomodò ne' fuoi tempi di
maniera ; Iafciando Agnolo & Gio-
uanmfuoi figliuoli : che l'uno & l'altro diede princi-
pio alla ricchezza,& alla efaltazione di' cafa fuaf Auen
«lo oggi veduto noi,le fatiche loro meritare il premio
Bb
i^4
fARTB. t.
da la Romana chiefa; Dipigncndo Gaddo , Taddeo,
Agnolo,& Giouanni mentre che videro, con la virtù
& con l'arte loro-,molte chiefej& quelle ornate & ono
rate.prefaghi dopo alcun' tcmpo,aucre i pofìeri &de-
fcendenti loro,ad efiere da quella ornati & onorati J
Lafciò Taddeo, Agnolo & Giouanni in compagnia
de difcepoli fuoi,& benché Agnolo nell'opre fue, no
fune eeuale al padre:ancora che nella fua giouanezza
faticando moftraffe, di gran lunga volerlo fuperare,
non dimeno gli agi fono molte volte cagione, d'impe
dimento agli ftudìi . Perche effendo egli nmafo be-
ne ftante,& traficando nelle mercanzie danan,indebo
lì Tincrcgno, die all'arte da principio aueua volto, per
inalzarli con la vinti . Il che non ci debbe parere (Ira-
nò vedendofi molte volte,la auarizia efìer cagione di
fotterrarc gli ingegni,! quali illuftri & perfetti fareb-
bono diuenuti,fé il defidcrio del guadagno,negh anni
primi & migliori, n6 gli aueflè leuati dal viaggio del-
la virtù.Lauorò Agnolo nella giouenezza Tua in Fio-
renza^ San Iacopo tra fofsi, di figure poco più d'un
braccio, vna idoneità di christo, quando riluta
ta Lazero quatriduano , doue imanginatofi di voler
contraffare la corruzzione di quel corpo flato morto
tre disfece le fafee chelotcncuanolegato,macchiatc
dal fracido della carnea intorno a gli occhi, certi hin-
di & «allicci della carne,tra la viua & la morta ; Non
feoza ftupore degli Apoftoli,& di altre figurale quali
con attitudini varie & belle , chi co' panni , & chi con
mano turandoli il nafo,per il fetore di quel corpo,di-
moftrano nelle tette il timore & lo fpauento di tale no
uità , non meno che la fingulare allegrezza Maria &
Marta,nel vedere rinouare la vita nel morto corpo del
loro fratello . La quale opera di tanta bontà fu {lima-
ta , che fi promifero infiniti , che la virtù di Agnolo,-
AG MOLO CADDI.
'95
pofìar' dcueflc i difcepoli di Taddeo, & ancor' le cote
di quello . Q^ierta opera fu cagione di farlo immor-
tale,*^'diuenirc in tal credi to,che li fu fatto allogagio
ne de la cappella maggiore di Santa Crocerò le rtorie
di Gortantino , & la inuenzione della croce, la quale
con gran pratica m frefeo da lui fu condotta. Lauorò
per chiefa altre rtorie di figure,et nella cappella de'Bar
di dipinte la vita di Santo ì_odouico,in diuerfe rtorie
Se fece di fua mano la tauola di querta cnppella,'& an-
cora altre tauole nella medefima chiefa,della maniera
fua .In Prato cartello dieci miglia lontano a Fiorenza,
dipin/èafrefcola cappella della Pieue doue e riporta
h cintola:& in altre chiefe per quel cartello rifece mol
ti lauori . In Fiorenza nel fuo ritorno dipinfe l'arco
fòpra la porta di Santo Romeo:& lauorò a tempera in
Orto San Michele,vna difputa di dottori con chri-
sto nel tempio. Veggonfi in detta città per le chie-
fe,molte tauole di fua mano:& Similmente per il domi
nio fi riconofeono molte delle fue opere.delequali ac-
cjuiftò bene affai facultà, ma molto più nelle mercazie
A le quali indirizzò ben prertoi figliuoli; Perche efìi,
n on volendo viuere da dipintori, fi contetarono d'ef.
fer'mercanti,& cosi Agnolo fenza affaticare più oltre
nella Pitturala feguitò fòlamente,pcr fuo piacere : &
fenza porui più diligenzia,o rtudio , quafi che pcFvn
paffa tempo fi coduffe con ella fino a lamorte,cheme
diante vna fiera febbre l'anno lxiii. di fua vitato
menò a vita migliore . Lafciò difcepoli fuoi mae-
stro Antonio da e e rr a r a , che fece in San
prancefeo a Vrbino,& Citta di caftello,molte belle o-
pere: stffano da verona, il quale dipinfe in
trefeo perfettifsimamente come fi vede in Verona fua
patria in più luoghi Et in Matoua ancora.Coftui fece
ccellentememe bellifsime arie di putti di femine & di
Bb a
?ARTE. L
I96
vecchi ; lequali furono imitate & ritratte tutte da vti
Miniatore chiamato p 1 e ro da pERVGiAcheMi-
niò tutti i libri chefono a Siena in Duomo nella libre-
ria di Papa pio,& colorì in frefco praticamele . Fu di-
fcipolo di Agnolo , michele da Milano, &.
Giovanni gaddi fuofratcllo , il quale nel chio-
ftro di Santo Spiritatone fono gli archetti di Gaddo,
& di Taddeo,fece la difputadi chriso Tnel tcpio co
i dottorila Purificazione della Vergine}, la Stazione
nel diferto del Dianolo a e h R i s t o,& il battefìmo di
Santo Giouanni;& elTendo in efpcttaaone grandifsi-
ma,poco tempo di poi lauorando fi mori & tutti que-.
ftidifcepoli in tale arte gli fecero onore . Fu Agno-
lo da figliuoli fuoi con tenere lagrime pianto: & con
onore crandifsimo in Sanla Maria Nouella fcpelhto
nella fepoltura che egli medefimoaue.ua fatta per fe.et;
per idiCc5denti;l'anno della falute M. ccclxxxvi.i.
Et gli fu fatto poi quefto Epitaffio.
ANGELO TADDEI.F.GADDIOiINGENII ET PI
CTVRAE GLORIA,HONORlBVS,PROBITATIS
QJVE EXISTIMATIONE VERE MAGNO FILI!
MOESTISS. POSVERE.
IL BERNA
S A N E S E.
E a coloro che fi affaticano , per ve- •
nire eccellenti in qualche virtù, non
troncale bene fpeflb la morte ne mi
... /-1 1 11 • \1 < N J 1
gliori anni il filo della vita.No è dub
bio che molti ingegni , peruerrebo-
no pure a quel grado , che da efsi più
fi defidera . Ma il corto viuere de
gli huomini, & la acerbità de vani accidenti, che d'o--
BERNA SANESE mj
gru banda danno lor fopra;o gli impedifce lo efercitar
ft,o ce li toglie troppo per tempo, come aperto potè
conofcerfi nel poueretto Berna Sanefe . Il quale an
cora che e morifTe giouane , lafciò non dimeno tante
opcre,che egli,appare di vita lunghifsima. Et lafciollc
tali & fi fatte,che ben fi può credere da quella moftra,
che e farebbe venuto eccellente & raro,fe e* non Rif-
fe morto Ci toflo . Veggonfi di fuo in Siena due cap-
pelle in Santo Agoftino, fioriate di figure in frefeo
Era nella chiefà in vna faccia oggi per fami cappelle
guaftavnaftoria,dentroui,èvn giouane menato a la
<>iu{lizia,impalidito dal timore della morte, imitato fi
bene,& fimigliante cosi al vero, che ben meritò fom-
ma lode ; era accanto a coftui vn frate che lo conforta
uà moltobien e atteggiato óVcondotto.Et ben pareue par un
in quella opera che il Berna fi imaginaiTe quel cafo or
iibile,^)ieno di acerbo & crudo fpauento : Perche e lo
cipreiTe/ì vaiamente col fuo pennello,che la cofà ftek
ù. apparente in atto , non mouerebbe maggiore affet-
to . Nella città di Cortona dipinfe ancora molte coie
maiparfeindiuerfi luoghi;& acquiftouui & vtile&
fama. Ritornò di quiui a la Patria fua;& in legno vi
fece alcune pitture, di figure & piccole & grandi ; ma
non vi fece lunga dimora,perchc condotto in Fioren-
£a,ebbe a dipignere in Santo Spirito,la cappella di San
to Niccolò,opera grandemente Iodata allora Ma con-
fumata & guafta di poi,dal fuoco con tutti gli altri or
namenti& pitture, nel miserabile incendio di quella
chiefà . A San Gimigniano di Valdelià,lauorò a frc~
feo nella Pieue,ftorie del tefìamento vecchio,le quali
appreffo il fine auendo già condotte, fìranamente dal
ponte a terra cadendo , talmente dentro Ci pcftò , & fi
infrante fi feonciamente : che in fpazio di due giorni,
con maggior danno dell'arte che fuo , che a miglior
B b iii
t€)8 PARTE IV
luogo Tene andaua, di qucfta a l'altra vita pafsò . E«
nella Pieue predetta i San Gimignanefi onorandolo
molto nelle efequie , diedero al corpo fuo onorata fe-
poltura:Tenendolo in quella riputazione così morto,
che e lo alienano tenuto viuo . Et non celiando per
molti mefi,di appicare intorno al fepolcro fuo,Epitaf
fii Latini & vulgari, per eficre naturalmente gli huo*
mini di quel paefe , dediti Tempre alle buone lettere .
Coli dunque alle onefte fatiche del Berna , refero il
premio conueniente, celebrando co'loro inchioftn,
chi gli aueua onorati co' Tuoi colon, & gli fu poi fatto
quefto Epitaffio.
BERNARDO SENENSI PlCTORl IN PRIMIS
ILLVSTRi; QVI DVM NATVRAM DILlGEN-
TIVS IMITATVR OJAMVITAE S V AE CONSV-
LIT,DE TABVLATO C O N C I D E N S,D IE M S V V M
OBIIT. GEMINIANENSES HOMINIS DE SE
OPTIM E MERITI VICEM DOLENTES P O S S.
Lafciò il Berna Giovanni da Afciano fuo creata
il quale conduce a perfezzionc il rimanente di quella
opera : Et fece in Siena nello fpedale della fcala alcune
pitture , & cofi in Fiorenza in cafa de Medici, che gì*
diedero nome a(Tai . Furono le opere del Berna Sa-
nefenel M. ccclxxxi.
.
»9S
DVCCIO PITTOR
SAN E SE.
■j Enza dubbio,coIoro che fono inuc-
tori d'alcuna colà notabile , hanno
grandifsima parte nelle penne di chi
fcriue l'iftorie ; Et ciò nafee, perehe
fono più ofleruate, &jcon maggior
marauiglia tenute le prime inuenzio
nijper lo diletto che f eco porta la no
uità della cofa,che quanti miglioramenti fi fanno poi,
da qualunque fi fia nelle cofe , che fi riducono a l'ulti-
ma perfezione. Attefo che Te mai a neffuna cola non
fi dette principio,non crefeerebbono ài miglioramen-
to le parti di mezo,& non verrebbe il fine ottimo \ &
di bellezza marauigliofa . Meritò dunque Duccio
Sanefe,pittor molto tornato , portare il vanto di que-
gli,che dopo lui fono fiati molti anni , auendo in Sie-
na nei pauimenti del Duomo , dato principio di mar-
mo a i rimefsi delle figure di chiaro & fcuro,neIIe qua
li oggi i moderni artefici hano fatto le marauiglie,che
in efsi fi veggono. Attcfe coli ui alla imitazione della
maniera vecchia, & con giudizio fanifsimo diede one
fìe forme alle fue figure, lequali cipreiTc eccellentifsi-
mamente nelle dirficultà di tale arte. Egli di fua ma
no ordinò,& dileguo i principii del detto pauimento,
& nel Duomo fece vnatauo!a,chc a fuo tempo fi mi-
fe allo aitar maggiore, & poi ne fu leuata per metterui
il tabernacolo del Corpo di e h r i s t o, ch'ai prefente
fi vede. Fece ancora per Siena,in campo d'oro,aflai ta
uole,&in particulare vna in Fioreza in Santa Trinità.
Dipinfepoirnoltifsime cofein Pifa, in Lucca ,& in
-
200 PARTE I.
Piftoia per diuerfe cliiefe,che tutte furori lodati in det
. , * IV TL «rf^«-«,>,Mn^
parcmi u iuu.ua .™«TO . per auere egl
lafciato erede l'arte , de la inuenzione della pittura nel
marmo di chiaro & feuro, merita per tal beneficio nel
l'arte commendazione & lode infinita, onde ficurame
te fi può annouerarlo fra i benefatori , ch'alio eserci-
zio noftro aggiungono grado & ornamento . Atte
fo che coloro, i quali Vanno inueftigando le diflficulta
delle rare inuenzioni , hanno eglino ancora le memo-
rie ch'elafciano,tra l'altre cofemarauigliofe. Truo-
uanfi l'opere di coftui fatte nel M. cccxlix.
ANTONIO
VEN1ZIANO.
Vanti fi flarebbono nelle patrie , do-»
uè nafcono,che per gli ilimoli dell'in
uidia morfi da gli artefici,& opprefsi
dalla tirannia de fuoi cittadini fi par-
tono di quelle,& l'altrui nido nuoua
& vltima patria fi eleggono,& quiui
fanno l'opre loro? Moftrando lo sfor
20 di quel che fanno,& parendoli nel far così,d'ingiu-
riar coloro,da chi fono flati ingiuriati . De quali non
fi curano fentir memoria ne nome,obliadoli tanto per
la loro inuidia & maledicenza,che e' non vorrebbono
mai ncordarfi del paefe che gli produfle .. Il quale f e
bene in quefto nem ha colpa , non può nientedimeno
ammortare con la fua dolcezza quello fdegno giuftifsi
mo , che ne gli animi di coftoro causò la emulazione
Sta.
ANTONIO VENIZIANO. 201
& la ingratitudine,de'maligni lor'cittadini.IIche ma-
nifeftamente fi vide in Antonio Veneziano, il quale
venne in Fiorenza con Agnol' Caddi ad imparare la
Pittura; Et apprefela di manierarne non folamente
era (limato & ammirato da' Fiorentini ; ma carezzato
ancora grandemente per quefta virtù, & per l'altre
buone qualità Tue . La onde venutoli voglia di fard
vedere nella Tua città, perricoglierein ella il frutto,
delle lunghe fatiche da lui durate j fi torno a la fua Vi*
ncgia . Et faccendo quiui a frefco & a tempera molte
pittureremo che da la Signoria gli fufTe dato a dipi-
qua-
gnere vna facciata della fala del configlio . Il ,
le opera condulTe egli fi eccellentemente, & con tanta
maeftà; che ogni gran premio fé li veniua;fe la emula-
zione degli artefici;& il fauore che ad altri Pittori fo-
reftieri faceuano alcuni Gentilhuomini,non aueffe ac
cecati gli occhi,di chi doueua vedere il vero. Ma tan
ta fò la inuidia,& Ci potente la ambizione,che il poue-
rello Antonio, fi trouò fi percoflb & tanto abbattuto,
che per miglior partito a Fiorenza fé ne ritornò , con
propofito di non volere a Vinegia mai più tornare; 8c
quella per fua nuoua patria deliberò d'eleggerfi.Doue
nel chioftro di Santo Spirito in vno archetto fece
christo, che chiama Pietro & Andrea da le reti,,
& Zebedeo e i figliuoli :& fotto i tre archetti di Stefa
no dipinfe la (tona del miracolo di christo ne'pa
ni&ne'pefci, nellaquale infinita diligenza & amore
dimoftrò;come apertamente fi vede nella figura ftefìa
di e h r i s t o, che a l'aria del vifo,moftra la cópafsio-
ne che egli ha alla turba;& Io ardore della carità con la
quale fa difpenfare il pane. Vedefi medefimamente in
gefto bellifsimo la affezzione d'uno Apoftolo, che di-
senfiando con vna celia grandemente fi affatica; Et
imparafi da chi è della arte à dipignere fempre le fu e fi
Ce
Ì01
PARTE I.
^ure in vna maniera che elle fiiucllino;perche altrime-
ti,nonfono pregiate.Dimoltrò quefto medefimo An
tonio nel frontìfpizio di fopra in vna ftor-ietta picco-
la della manna , con tanta diligenza lauorata & con fi
buona grazia finita,che vanto dar fi gli può di veramé
te eccellente. A Santo Antonio al Ponte alla Carraia
dipinfe l'arco fopra la porta, & a Pifa dall'opera del
Duomo fu condotto;doue in Campo Santo fece gran
parte delle norie di San Rinieri , & in quelle figurò la
nafcita,la vita,& la morte fua . Ritornò a Fiorenza,&
a Nuouoli nel contado dipinfe vn tabernacolo . Et
perche molto ftudiaua le cofe di Diofcoride nelle er-
be, piacendogli intendere le proprietà & virtù di effe,
abbadonò la pittura,& diedefi a ftillar femplici,& cer-
car quegli con ogni ftudio . Cosi di pittore medico
diuenuto , molto tepo feguitò quefta arte : fin che in-
fermo di mal di flomaco, in breue tempo fini il corfo
della fua vita : dolendo agli amici fuoi la morte di lui,
per eftère egli fiato non meno medico efperto,che di-
li oente pittore ; Auendo infinite efperienze fatto nel-
la medicina a quegli, che di lui ne fuoi bifogni s'erano
fcruiti. Per ilchelafciò al mondo di (ebonifsimafa
ma nell'una & nell'altra virtù . Furono l'opre fuc nel
MCCCLXXX. Fu fijo difcepolo Gherardo Starnmi
Fiorentino,ilquale molto lo imitò & gli fé continoua
mente onore eccefsiuo. Ne mancò alla morte di An-
tonio,chi lo onoralTe con quefto Epitaffio .
*dnrits qui fueram Pi fior tuuemiibm ; *4rm
Me medica feliquo tempore coepit ^4mor ♦
Natura, ìnuidit dum certo tolonbw tilt,
.Ataue hominum multisfata retardo medens.
idpiElw Paries Pifis tejìatun Et Oli
Sape QUibm ulta tempora rtjìituu
20$
IACOPO DI CASEN
TINO PITTORE.
I A molti anni sera vdita la fama
& il romore delle pitture di Giot-
to^ de' difcepoli lucioperche mol
ti volenterosi di arricchire nella pò
uerta per mezo dell'arte della pittu
ra,caminauano inanimiti dalle Spe-
ranze dello Studio, & dalla inclina-
zione della natura : & Sìpenfauano quella efercitan-
do, auanzare di eccellenza & Giotto , & Taddeo , &
gli altri pittori. Et infra molti,che ebbero cjuefto pen-
derò cercò porlo ad efecuzione Iacopo di Cafèntino,
da molti fcritto , & creduto efìere flato de la famiglia
di M. ChriStofano Landino da Prato vecchio. Coftui
mentre che Taddeo Gaddi,lauoraua al (affo della Ver
nia la capella delle fìimite,da vn frate di Cafentino al-
lora guardiano in detto luogo, fu acconcio con eflb
lui ad imparare il difegno,& il colorito di quell'arte.
Per il che in Fioréza condottofi,in compagnia di Gio
uanni da Milano per li fèruigi di Taddeo lor maeftro,
molte cofe lauorando , fece il tabernacolo della Ma-
donna di Mercato vecchio; Similmente quello su'! can
to della piazza di Sa Niccolò della via del Cocomero,
& a Tintori quello che è a Santo Nofn fu'l canto del
le mura dell'orto loro,dinmpetto a San Giufeppo. Fé
ce in San Michele in orto alcune pitture:& in Cafenti
no in Prato vecchio, e in tutte le chiefe molte cappel-
le^ figurei che feminate in diuerfi luoghi per CaSèn
tino Sìveggono ancora. Lauorò in Arezzo nel duomo
vecchioiEt per il capitolo della Pieue, nella chrefàdi
Ce ii
104 PARTE I.
San Bartolomeo fece la facciata dello aitar' maggiore:
Et nella Pieue fetta. fotto l'organo la ftoria di S. Mat-
teo . Et in Santo Agoftino due altre cappelle ancora,
& in San Domenico. Et col! ficcedo per tutta la citta
opere di fua mano, moitr.òS pi nello Aretino i princi-
pii di tal arte infegnata interaméte da lui a B e r n a R-
d o G A D d i Fiorctino ilquale nella città fua molte co
fé lauorado quella onorò;e da cittadini fuoi,che di bo
nifsimo gouerno lo itimorono,ru ne'magitìrati adope
rato affai. Furono le pitture di Bernardo molte , & in
molta ftima & prima in Sata Croce la cappella di San
Lorenzo & di Santo Stefano de Pulci & Berardi &
molte altre pitture in diuerfi luoghi di detta chiefa.
Sopra le porte della citta di Fioreza da la parte di den-
tro quelle dipinfe;& d'anni carico morendo , in Santa
Felicita gli fu dato onorato fepolcro-J'anno M . e e e
lxxx. & Iacopo di Cafentino in vecchiezza venu-
to , nella Badia di Santo Angelo fuor del Cartello di
Prato vecchio in Cafentino tu fepolto d'ani l x 1 1 1 1 1.
doledo a molti la morte fua,& mafsimamente a' paren
ti,i quali da le fatiche di lui di continuo traeuano vti-
leonore,&fama.Etnel m. ccclv ii i. gli fu datofe
poltura.Nè gli mancò dopo la morte quello epitaffio.
Pino-ere me docuitGaddmiComponere plura
^ptèpin^endo corpora3do£lus eram .
Prompta marna fuit^ ptttum e fi inpariete tantum
+d me feruti opuó nulla Tabella meum.
SPINELLO ARE-
TINO PITTORE.
Vando vn' folo e cagione di illuftra-
re vna virtù, vfàtafi rozaméte in vna
patria già per molti anni; & renden-
dole il vero fplendore, la fa conofce
re per lodata & ìfpiritofa; pare che
tutti quegli,che di fapere éV di virtù
operano, fi voltino a lodarlo a fauo-
rirlo a inalzarlo , & ad onorarlo ; di maniera che mol-
to fi fente caricare il pelo delle fatiche quel tale,in cer
Care d'inalzarfi in quella virtù o fcienza. Attefo che di
uentano obbligati a gli onori tutti coIoro,a' quali per
le virtù & per le fatiche fon' fatti commodi & fauori,
nell'arte ingegnofe:che hanno apprefe : come fu fatto
in Azezzoa Spinello di Luca Spinelli pittore ilquale
dopo la morte di Giotto & Taddeo Gaddi, fuegliato
dal bello ingegno che aueua; imparò la bella arte della
pittura:EUendo già dimenticata in quella citta la ma-
niera de' Greci vecchi; pcrnonauere attefo Aretino
alcuno , da Margheritone in fino a Spinello , a quello
efercizio ; ancora che Giotto & Taddeo & Iacopo di
Cafentino,vi auefsmo lauorato molte cofe . Spinello
adunque efìendo chiamato dal Cielo a fufeitarc nella
patria Tua vna arte tanto ingegnofa & bella;addomefK
catofi con Iacopo di Cafentino , imparò da lui il dife-
gno,& il modo del lauorare : & con buona pratica Se
grazia fece poi infinite cofe: Perche inuagitofi del me
ftiero, non refto mai infino ala morte , di efercitaruifi
prontamente . Fu condotto in Fiorenza, & lauorò
con Tacopo di Cafentino; la domefnehezza del quale
.aueua prefo in Arezzo > mentre vi lauoraua nella fua
C e iii
2o6 PARTE t.
^ouanezza i & acquiftò grandemente fama in quella
città per molte opere che e* vi fece. Infra l'altre lauo-
rò in frefeo la cappella maggiore di Santa Maria mag-
giore; & la fagreftia di San Miniato in Monte fuor di
Fiore'zajlaquale fu cagione,che fra Iacopo d'Arezzo al
lora generale della congregazione di Monte Oliucto,
vedendo fi bello ingegno della patria fua,lo ricondu-
cete ad Arezzo. Doue in San Bernardo,moniftero di
tal religione dipinfe quattro cappelle, due allato alla
cappella maggiore,che la mettono in mezo, & le altre
due al tramezo della chiefa; Et fece a frefeo infinite
fipure per la chiefa, condotte da lui con hellifsima pra
tica & viuezza. Sopra ilcoro,dipinfe pure a frefeo,
vnaNoftra Donna con due figure,che a guardarle pa
ionoviuifsime. Di maniera che trouandofi ben ferui
to da lui fra Iacopodo condufTe a Monte oliueto,capo
della fua religione:Doue alla cappella maggioragli fé
cefarevna tauola a tempera in capo d'oro con infini-
to numero di figure piccole & grandi; nella quale di
riliuo nel ornamento di legniame fon fatte di geflo di
mezo rilieuo &mezi d'oro tre nomi, simon ci ni
Fioretino,che ùct lo intaglio & legname; Gabriel
SARACiNi,chelamifed'oro;& spinello diLu-
ca Aretino,che la dipinfe. Laquale opra finitaci che
fu l'anno mccclxxxv. con carezze damona-
ci vfategli,fe ne tornò in Arezzo:Et per lo nome, che
aueuaacquiftato, fece nella Pieue la cappella di San
Bartolomeo;& fotto l'organo fimilméte quella di San
Matteo . Nellequali figurò ftorie dell'uno & dell'al-
tro apofìolo . Non poco lotano a quefto, fuor d'Arez
io dipinfe al Duomo vecchio fuor della città la cap-
pella, & la chiefa di Santo Stefano nelle quale i colori
fuoì,' per eflfere lauorati rifolutamete & a buon frefeo
fono'ancoraviuifsimi&accefiiche paiono dipinti ai
SPINELLO ARETINO
207
prefente. Et in detta chiefa fece di pittura vna Noftra
donna ;laquale oggi è tenuta da gli Aretini in diuo-
Zione,& in gran riuerenza ; nafcendo quefto da auere
Spinello Tempre dato alle figure che dipinfè,manfuetu
dme)modeftia)& grazia & mafsimaméte nelle tefte.co
me dimoft.ro ancora al cato delle Beccherie in quella
citta m vna altra Noftra dona fatta da lui in frefeo : &
fumimele in quella di Seteria. Et fui canto del canale,
fece la facciata dello fpedale dello Spirito fanto, con
vna iftoria,che gli apoftoli lo riceuono,& da baffo fto
ne di San Cofano & Damiano, che tagliano al Moro
morto*, vna gamba fana , per appiccarla ad vno infer-
mo a chi ne aueuano tagliato vna fracida . Nelmezo
fece vn Noli me tangere,pittura certo bellifsima & lo
data. Al canto alla Croce dipinfe la facciata di San Lo-
remino &Pergentino:& allo fpepale di San Marco,
nel portico , lauorò molte figure . Fece nella Com-
pagnia de' Puraccioli, vna cappella denti oui vna An-
nunziata, &nel chioftro di Santo Agoftino umil-
mente lauorò a frefeo vna Noftradonna & molte altre
figure in compagnia di quella , & in chiefa la cappella
di San Lorenzo & quella di Santo Antonio : e in San
Domenico nella medefima città entrando in chiefa a
man fineftra fi vede la cappella di San Iacopo & Filip-
po,lauorata da lui a frefeo co bella & rifoluta pratica :
Et cofi in San Giuftino,la cappella di Santo Antonio,
& la chiefa di San Loreto doue e' dipinfe détro le fio
rie della Noftra donna,& fuori vna Noftra donna bel
llfsima a frefeo. Ancora dirimpetto alle monache di
Santo Spirito oggi fuora;per riftngner la citta con le
mura nuouc fatte dal dvca Cosimo, in vn por-
tico d'uno fpedaletto lauorò vn christo morto,
in grembo alle Marie, nclquale certamente fi vede l'in
gegno di Spinello auer paragonato Giotto di difegno
2ó8
PARTE. T.
& di coloritoci grandifsima lunga & in qualche par-
tefuDerato, Nelmedefimo luogo figurò vn e h ri-'
STo'a federe con lignificato teologico, figurando la
Trinità , fituata dentro a vn' Sole,m vna maniera che:
da ciafeuna de le tre figure pare che i medefimi raggi
rifplendino . Alla Compagnia della Trinità fi vede vn
tabernacolo da lui benifsimolauorato a frefeo: Et in
oltre per quella città & fuori, none chieficciuolane
fpedale ne cappella ne maeftà , che non fia lauorata da
lui a frefeo. La ondeauendo acquiftato Spinello bo-
BÌfsime facilita & credito,& eflendo già fatto vecchio
non fapendoftarfiin ripofo , prefe a fare alla Compa-
gnia di Santo Agnolo in quella città,ftorie di San Mi-
chele 5 lequali in fu lo intonacato del muro difegno
egli di roffaccio,cosìalla grotta., come gli artefici vec-
chi vfauano di fare il più delle volte;Et in va cantone
per moftra ne lauorò& colori interamente vnaftoria
folaghe piacque aiìai.Conucnutofi dunque del prez-
zo , con chi ne aueua la cura fini tutta la facciata dello
altare maggiore , nellaquale figurò Lucifero porre la
fedia fua'in Aquilone , & vi fece la ruina de gli angeli -
i quali in diauoli fi tramutono,piouendo in ver la ter-
ra:doue fi vede in aria vn San Michele , che combatte
con lo antico ferpente di fette tefte, & di dieci corna:
Et da baflb nel centro vn Lucifero già mutato in be~
flia bruttifsima . Et dilettofsi tanto Spinello, di farlo
orribile & contraftatto,che e' Ci dice(tanto può la ima
ginazione ) che la figura da lui dipinta, gli apparue in
iò"no,domandandolo doue egli la auclfe villa fi brut
tajEt perche fattole tale feorno co'fuoi pennelli. Egli
dunche fnegliatofi dal fonnoper la paura, & non po-
tendo gridare,con tremito fi icofTe3talméte chela mo-
glie deitatafi, lo foccorfe:& fu egli nientedimanco a ri
ichio, di ftringerfigU il core & morire di fubito . Ben
che ad
SPINELLO ARETINO aOQ
che ad ogni modo fpiritaticcio,& con occhi tondi,po
co tempo viuendo poi,fi condii (fé a la morte ; lafcian-
do fama di fé in quella città3& due figliuoli picconali
nodeiqualifu forzore orefice, chea Fio-
renza mirabilifsimamente lauorò di niello; & l'altro
p a r r i3 che imitando il padre, di continuo attefe al-
la pittura,& di dilegno infinitamente lo vinte. Dolfc
molto a gli Aretini così finiftro cafò ; con tutto che
Spinello fotte vecchio; rimanendo priuati d'una virtù
& d'una bontà , quale era la fua . Mori d'età d'anni
L x x v 1 1. e in Santo Agofrino di detta città gli fu da-
to fepolcro : doue ancora oggi G vede vna lapida con
l'arme fua,dentroui vno Spinofo . Et gli fu fatto que-
llo epitaffio.
SPINELLO ARRETINO PATRI OPT. PICTO-
RIQVE SVAEAETAT1S NOBILISS. CVIVS O-
PERA ET IPSI ET PATRIAE MAXIMO ORNA
MENTO FVERVNTIPII FIUI NON JINE LA-
CRIM1S POSS.
Furono le pitture fue dal mccclxxx. fino al
wcccc,
Dd
210
GHERARDO .STAR-
NINA PITTORE
FIORENTINO.
Eramcnte chi camina lontana da la
Patria Tua fermandoli nelle altrui ; fa
bene fpeiTo nello animo vn tempe-
ramento di buono & di garbato fpi-
rito ; Perche nel vedere i coftumi
buoni , impara da quegli ad efiere-
- trattabile, amoreuole,& paziente.
Ne lo graua perla caldezza del sagù e la fuperbia:et na
fcédo bifogno de fuoi piaceri, fi sforza ad altri far cor
tefia, accio intrauenendogli i fmiflri , che nafeono da
Vna ora al'altra, poffa ancor egli da altri riceuere il me
defimo.Et in vero chi difìdera affinargli huomini nel
viuere del Mondo,altro fuoco, ne miglior cimento di
queiìo,non cèrchi,perche quegli, che fono rozi di na
tura, ringentihfcono ; e 1 gentili in maggior gentilez-
za & grazia riefeono . Come {qcc Gherardo di Iaco-
po Stamini pittor Fiorentino:ilquale ancora che folTe
di Sangue,piu che di buona natura ; nondimeno nelle
pratiche era molto duro & rozojonde a fé più eh' a gli
amici faceua danno . Per il che trasferitoli in Iipagna
quiui imparò ad efìere tanto gcntilc,cortefe trattabile
& benigno,chc ritornando a Fiorenza,infiniti di que
gli , i quali inanzi la fua partita a morte lo odiauano,
con grandifsima tenerezza nel fuo ritorno, lo amaro-
no, per ciTerfì fatto fi gentile & fi cortefe.Gherardo fu
dicepolo d'Antonio da Vincgia : e i fuoi primi princi-
pe furono in Santa Croce nella cappella di Santo An-
tonio de Cartellarli oue fece in frefeo alcune cofe, le-
GHERARDO STARNINA in
qWi furono poi cagione di farlo conofcere a'mercan
ti Spagnuoli: che venuti a Fiorenza perlor bifogni,
partendo/] , in Ifpagna apprciTo il loro Re lo conduf-
fero.doue molti anni dimorando , & grandifsima co-
pia de lauori fa ccendo, & di quelli, premio onorato
traendo , ala fua patria defiderofo di ùrfi rmedere&
conofcere,fece ritorno. Nellaquale con molte carez-
ze da gli amici,& da cittadini riccuuto5non andò mol
to tempo, che gli fu data a douer dipignere la cappella
di San Girolamo nel Carmino, itorie di efìb dipignen
do;nellequali figurò nella ftoria di Paula et Eufìochio
& di Girolamo alcuni abiti Spagnuoli in quel tempo
vfatifi in quel paefedcquali ilone furono da lui co in-
tenzione molto propria,intefe;& condotte con abon
danza di modi, & di penfieri , nelle attitudini delle fi-
gure,con quel magifterio & con quella bontà,chegli
aueua largito il Cielo . Fece in vna iìoria,quando San
Girolamo impara le prime lcttere,e il maeftro , che ha
fatto leuare a cauallo vn fanciullo addofìb ad vn'altro.
Il quale mentre che per il duolo della sferza , mena le
gambe, pare che gridando tenti mordere l'orecchio a
colui che lo ticne:Ilchecon grazia molto leggiadra-
mente efprefte Gherardo ; comeperfòna che andaua
ghiribizando le cofe della Natura . Similmente nel te-
ttamelo di San Girolamo per cfler vicino a morte con
traftece alcuni frati, i quali chi fcriuendo, & chi afcol-
tando oflèruano l'ultime parole del lor maeftro con
grande affetto.Laquale opra gli acquiftò apprefto a^li
artefici grado, & fama ; Et i coftumi con la dolcezza
della pratica,grandifsima riputazione. Fu fimilmcte
di mano di Gherardo il San Dionigi alla parte guelfa
a fòmmo della fcala,nella faccia dinanzi,fatto nella ri-
cuperazione di Pifa l'anno mccclxvi. il quale
per efler ben colorito ? & meglio lauorato a frefco, e
Dà ii
ito*
PARTE. I.
flato Tempre tenuto pittura degna di molta lode : Et
cofi fi tiene al prefente; per efferfi mantenuta frefca &
bclla,come Te ella fu (Te fatta pur ora. Venuto dunque
Gherardo in riputazione & fama grandifsima nella pa
tria & fuorvia Morte inuidiofa,& nimica fempre del-
le virtuofe azzioni in fu il più bello dello operare3Tro
co la infinita fperaza di molto maggior colè che fi aue
uà promeflb il Mondo di lui . Et così nella età di an-
ni x l v 1 1 1 i.inafpcttatamente giunto al fuo fine,con
efequie onoratiisime fìi fepellito nella chielà di San la
copofopraarno:Etgli fu fatto poi quefto epitaffio.
gherardo starninae florentino, svm
mae inventionis et elegantiae picto
ri. hvis pvlcherrimis operlbvs, hi-
spaniae maxim v m decvs et dignità-
tem adeptae; viventem maximis hono
rlbvs et ornamenta avxervntiet fa
tis fvnctvm, egregi 1s v e r i s qj e lavdl
BVS, merito' SEMPER CONCELEBRARVNT.
Lafciòfuoidifcepoli mas olino da Panicele ,&
pace da Faenza,molto pratico & valente Pittore; il
quale dipinfe in Ferrara,molte cofc,8c a Belfiore fimil
mente.Furono le Pitture di Gherardo dal mcccxC,
al m ecce vili, uel circa.
LIPPO PITTO R
FIORENTINO.
Empre fu tenuta la Inuenzione Ma-
dre verifsima della architettura, del-
la pittura, & della poefia, & in tutte
le cofe de gli artefici dotti giudicata
fèmpre marauigliofa , 8cdi grande
ingegno . Percioche ella gradifce gli
artefici molto,& di lor moftra i ghi-
ribizi e capricci de fantaftichi ceruclli di quelli /che
trouano le varietà delle cofe.le nouità delle quali efal-
tano Tempre in marauigliofa lode tutti quegli, che tal
cofa esercitando con garbo & con ftriordinaria bel-
lezza,danno forma,fotto coperta & velata ombratile
cofe,che fanno.Coftoro lodano altrui con deftrezza,
&biafimano coloro , ch'efsi vogliono , fenza eflere
apertamente intefi . Di qucfto molto fi dilettò Lippa
pittor Fiorentino; & ancora che in ciò felicifsimo fof
fè;nondimeno infelici furono & l'opere,che egli feccy
& la vita, che gh durò poco . Furono le pitture che è
fece fuor di Fiorenza a San Giouàni fra Parcora/uori
della porta a Faenza, chiefa rouinata per lo aiTedio di
^detta citta;doue e'dipinfe vna pafsione di e h r i s t o,
con molte figure, & fra eiTe vna che fi foffiaua il nafo,
giudicata cofa bellifsima da chi la vide.Fece per Nico
JodaVzzano cittadino allor grande in Fiorenza, la
cappella a frefeo di Santa Lucia fopra Arno:Et lauorò
a frefeo in certi fpedaletti della porta a Faenza , & in
Santo Antonio dentro a detta porta, vicino allo fpeda
le certi poueri,& dentro nel chioftro fece con bella &
nuoua ìnuezione vna vifione,nellaquale figurò,quan
do Santo Antonio vede 1 lacci del Mondo , apprefiò i
Dd in
.il"4 PARTE. I.
quali erano le volontà & gli appetitile gli huómmi
pei diuerfe cofe del Mondo inuolti, & da effe tirati . "
Lauorò dimufaico in moki luoghi per Italia . Nella
parte Guelfa in Fiorenza fece vna figura conia tetta
inuetriata;& in San Giouani raccociò alcune ftorie di
imifaico . Et in Pifa fono ancora molte altre cofe fue.
Puofsi dire di lui , che fia fiato infelicifsimo , da che le
fatiche fue oggi fono per terra,& la maggior parte per
lerouine delì'aiTedio di Fiorenza andate in perdizio-
ne. Era Lippo perfona,che volentieri litigaua, & cer-
cau a fempre più la difeordia che la pace . Al tribuna-
le della Mercatatia dille vna mattina dibruttifsime pa
role a vno aduerfano fuo nella lite : onde gli auucne,
che l'orfefo fi fdcgnò,'& di malo animo cotra lui acce-
fo3vna fera lo apportò che a cafa fé ne tornaua : & con
vn coltellerie aueua, gli die vn colpo nel petto ; Del
quale,dopo non molti giorni3miferamentcfimon\Ec
lo Epitaffio fu cofi fatto.
LIPPI FLORENTINI EGREGII PICT.ORIS M.O
N-VMENTVM. HVIC ELEGANTI A ART1S I M-
MORTALITATEM PEPERIT: FORTVNAE INI
QVITA S, INDIGN1SSIME VITAM ADEMITV
Furono le fue pitture circa il mccccx.
*1$
FRA LORENZO DE
GLI AGNOLI PITTOR
FIORENTINO.
i D vnaperfona buona & religioni,
credo io che Ha gran' contento il tro
5,u" «-«->" icn cu n tro
uarfi alle mani qualche efercizio o-
norato,o di lettere,o di pittura, o di
altre hberali,o meccaniche arti , che
no offendmo i dio3& in qualche par
te giouino al profsimo;Perche dopo
i diuini vfici,fi paffa il tempo col diletto che e G piglia
per le dolci fatiche, di efercizii tanto piaccuoli. Et ol-
n-a che e* fi fa fumare da gli altri mentre che è viue,me
diante cosi virtuofe occupazionijafciabonifsimo'no.
me di fé in terra dopo la morte. Et certo, chi difpcn-
fa il tempo in quefta maniera, viue in vna quieta con-
templazione, & fènza moleftia alcuna di quegli (limo
li ambiziofi, che negli feioperati Tempre fi veggono.
Et fé pure auuiene , che da qualche maligno ìm talora
percoilb,può tanto il valor della virtù, che il tempo ri
cuopre & fotterrala magliniti di quegli,& il virtuofo
nel fecole che fuccede, nman'fempre chiaro & illu-
vie. Quarto auuenne in Fra Lorenzo de gli Arno
li Fiorentino , ilquale nella religion fua Camaldotefe
fece molte opere,& molto fu da efsi Mimato in vita;&
oggi dopo morte tengono i frati ne gli Agnoli le ma-
ni di cito come reliquie per memoria di lui . Tenne
Fra Lorenzo la maniera di Taddeo & de <*li altri mae
ftri;& fu diligenti fsima perfòna ; come appare ancora
oggidì nella infinita quantità di libri da efTo miniati
nel monallero di detti Agnoli;& all'eremo di Carnai-
u6
PARTE I.
doli ; Oltra le molte tauole ancora che egli fece in
quel luogo colorite a tempera . Nelli Agnoli di Fio-
renza (cce la tauola dello aitar maggiore finita nel
uccccxiii.Etindufleifrati Tuoi ad efercitarfi nel-
la pittura, de quali lafciò alcuni Tuoi difcepoli , che di
molte pitture accomodarono il moniftero loro:Et di
libri miniati e feritati , cofi come vi fu di quegli che ri-
camauano paramenti &ftorie di figure diuinifsima-
menti;come ne fanno fede oggi in quel luogho le ope-
re che vi feciono. Egli in Santa Trinità di Fiorenza di
pinfe a frefeo la cappella & la tauola de gli Ardinghel-
li laquale al fuo tempo era molto lodatamellaquale ri-
traile di naturale i noftri Dante ^Petrarca. Et anco
ra in detto luogo lauorò la cappella de Bartolini. A co
(lui noceuano molto i cibi e i digiuni , a i quali per la
regola monadica & eremitica era obligato. Per il che
da Papa Eugenio, che dimoraua allora in Fiorenza
per lo Concilio, & ebbe compafsione a tanta virtu,be
nanamente fu difpenfato ; Et. egli per quefto fece vn
mettale , ilquale e ancora oggidì nella cappella Papale
di Roma . Fece poi vna tauola in San Iacopo fopr'Ar-
no,& vn altra in San PietroScheraggio:& in SantoMi
chele di Pifa loro conuento , & in Camaldoli di Fio-
renza vn Crocififlb in tauola, &vn'San Giouanni.
Finalmente per lo dar chinato & col petto appoggia-
to crii venne vna poftema crudele,laquale in lungo ter
mine lo condufle al fine di fua vita , di età d'anni l v,
Infegnò coftui a Francesco fiorentinoiuo
difcepolo,ilquale dopo la morte fua fece il tabernaco-
lo che è fui canto di Santa Maria nouella nella piazza
a fommo alla via della Scala , per ire alla Sala del Papa.
Fu pianto fra Lorenzo affai da' fuoi monaci , & nella
folita loro fepultura pietofamente riporto , giudican-
done la maggior parte > perle buone qualità fue,
* che
FRA LORENZO DB GLt AGNOLI 217
clic e fuiTe ito a vita migliore, come benefattore del-
la Tua religione ;& come perfonache delcontinouo
ville nelle miferie dicjuà con grandissimo timore, di
non incorrere nell'oftefe di d 1 o . Ne gli mancò dopo
la morte chi lo onora/Te con quefto Epitaffio.
Egregie minio nouit Lmrentim utì,
Ornau'tt minibus qui locap/urafik
Nunc PiBurafaatfama/uper dtthera. cLrum ,
*At(]tie animi eundcm^jìmphcitafque boni.
TADDEO BAR-
TOLI PITTOR
SANESE.
Vanti fono tra'noftri artefici quegli
che per guadagnar/i nome, fi metto-
no a molte fatiche nella pittura ? Et
il più delle volte , il malignoinflufTo
che gli p erfegue fa che le mirabili o-
pere loro, fon' pofìe in luogo ofeurif
fimo, o fi vile & difònorato; chea
molti che non conofeono più là, dà cagione di biasi-
mare & vituperare quelle cofe, che per fé fteffemeri-
tan*lode;& per la fatica de' loro artefici,che tanti gior
111 infelici, & tante pefsimenotti,fenza frutto vi han-
no fpefo. Et pare che fempre tocchi queftainuidia
del trifto Fato,a chi cerca più le eccellenzia.Tutta voi
ta, aduenga negli altri quello che fi voglia ; a Taddeo
Bartoh pittor Sanefè,non aduenne certo cosi.Perche
l'opera publica della cappella, chee'fe'nel palazzo di
Siena alla Signoria ; fu comune ad ogn'vnche vedere
la volfei& di lumi , & di aria , fino a' di nofìri , fi vede
E e
iiS
PARTE. I.
ragioneuolmente accompagnata. Era tenuto Tad-
deo nella Patria fua5eccellentifsimo maeiìro'Et meri-
tamente fu elletto ne Tempi fuoi , dalla Signoria di
quella città, aMipignere detta cappella.Ilche gli diede
animo , eflendo il luogo molto onorato , & il premio
conueniente,a dar fama alle fue pitture;& ornare con
fi bella occafione la fua patria,& la propria glofiajPre
fago come fu il vero , che quella doucfte eifer' la vera
ftrada,da fare vtile & onore non piccolo & a fé {ìeflo,
& a defcendenti . Lauorò Taddeo per Siena molte
pitture,nelle quali fi. vede certamente diligenzia &flu
diograndifsimo:Nèreflò per lui che affaticandoli dei
Continouo,non diueniiTc più eccellente di quello che
egli era. Ma la indifpofizione di vn male oppilatiuo,
lo alTafsinò di maniera ; che ella gli impedì quella otti-
ma voglia j che gli fu fempre fiflfa nello animo mentre
chee'viflfe. Morì Taddeo di anni lix. & le pitture
fue apparifeono del mccccvii. Et col tempo gli
fu poi fatto quello Epitaffio.
TADDAEVS BARTOLVS SENENSIS HIC SITVS
est;cvm pingendi artificio , qj od
IP SE MITISSIMIS ET HVMANISS. MORIBVS;
TVM SVAVITATE I N GÈ N I I , QV A M OPERI-
BVS SVMMO STVDIO ELABORATIS, ET PLA-
NE PERFECTIS VICISSIM EXORNAVERAT*.
IMMORTALITATE DIGNISSIMVS.
Lafcio Domenico Bartolifuo nipote &difcepo-
lo,che attendendo alla arte della pittura, dipinfe con
maggior pratica le figure: Et nelle iiìoric che e fece
"moftrò molto più copiofita, variandole in diuerfe co-
fe. Sono nel pellcgnnario dello fpedalc grande di Sie
na due Ilorie grandi lauorate m frefeo da Domenico>
doue qualche profpettiua, & qualche ornamento,gar
latamente fece apparire. Dicefi effere (lato Dome-
Taddeo battoli 219
nìco molto modello & gctile;& d'una fingulare amo-
reuolezza & liberalifsima cortefia:La quale no die ma
co nome alle buone qualità Tue ; che l'arte fteiTa della
Pittura.Furono l'opere di cottili nel m c ccc xxx vi.
Et nello vltimo dipinfein Santa Trinità di Fiorenza
vna Tauola d'una AnnunziatarEt nella chiefa del Car
mino la Tauola dello altare maggiore.
LORENZO DI
BICCI PITTORE
FIORENTINO.
Randifsima vetura hannoquelli che
nello attendere ad vna qualche bel
la profefsione, o virtù 3 fiinuaghi-
fcono in quel diletto che di quetta
fentono ogni ora : Perche mentre
che adoperano, pattano lo ozio del
13 tempo in vno esercizio onorato; la
ftiano fama & nome di loro;guadagnano lecitamente-
& fanno acquitto Tempre di amici. La onde con tan-
ta tenerezza fono amati dagli huomini; che è fi puo>
dire3chee'nefiano Padroni; Et de le comodità di al-
trui, acquiftan'fempre il comodo proprio . Per ciò-
che a chi ferue altri bene & prettamente , non batta il
pagamento per fodisfarlo,mai'obligo entra poi di me-
zo fra chi fi operare & etto operante. Quello e/pretta
mente fi vide in Lorenzo di Bicci pittor pratico & fpe
ditotilquale per dilettarli del lauorare,come e fecc^c-
quittò mezi tali, che da ogni fuo conofeente era tenu-
to di fi dolce praticabile ogni perfona ardeua di fargli
E e U
220
PARTE I.
piacere.Le figure Tue tirano forte ala maniera di Tar!
deo Gaddi & de gli altri maeftri inanzi; i quali G dilet
tò egli molto di contrafare , per piacergli quelle ma-
niere . Fece Lorenzo in Santa Maria del Fiore a tut-
te le cappelle fotto le fincftre figure, & per la chiefa la
knagkie de' x 1 1. Apoftoli per facrare la chiefa,& met-
tcrui le croci.Nella chiefa di Camaldoli di Fiorenza,
per la Compagnia de' Martiri dipinfe vna facciata del
la ftorialoro con due cappelle.Et nella chiefa del Car-
mino vn'altra facciata , quando efsi martiri fono con-
dannati a la morte , & vanno al tormento ; & tutti i
crocififsi che da vna pratica grande & maeft ria onefta
fono condotti . Nellcquali opere fi vede ingcgno,&
infiniti fuoi tratti in attitudine, per contrafar la natu-
ra.Su la piazza di Santa Croce,fece fuori, nella faccia-
ta del conuento , la {loria d'un S. Tommafo , col refto
de gli Apoftolijil quale cerca la piaga aCHRiST o;&
fimiìmente vna afiunta in cielo in campo d'oro,con in
finito numero d'angeli intorno,& San Tommafo,che
la cintola riceue frefeamente & con viui colori lauo-
rati; Et a canto a quefte opre lauorò vn San Chriftofa
no ,ilquale è di altezza di braccia xm. &mezo;nel
quale moftrò grandifsimo animo, non fi efìcndo fin
allora fatto le figure di maggior grandezza, che di cin
que braccia ; eccetto però il San Criftofano di Buffal-
macco. Dentro il conuento lauorò all'entrata della
porta del martello più di x l. frati ,tutti vediti di bigio
ne i quali volfe moftrare Lorenzo la pratica & la fcie-
za,laquale aueua in lauorarc in frefeo ; & a tutti variò
il colore del bigiojckc chi pcndeua più in rofsigno,&
tanc,& chi in azunino,& gialliccio per ciafeuno ditte
rente,talmente eh' è cofa fingulare . Dipinfe ancora
altre iftorie per le mura & per le volte, con tanta faci-
lità & preiìczzajchc fi racconta di lui per vero,che aué
LORENZO DI BICCI
ail
do il Guardiano del luogo che gli daualefpefe fatto-
lo chiamare a Menfa:egfi che aueua fatto lo intonaco
per vna figura, & cominciatala apputo allora , rifpofe
a quel frate che lo chiamaua ; fate le fcodelle,ch'io fò
queAafigura,& vengo. Et pero dicono, che inLoren
zo fi vide tanta velocità & rifoluzionedi quella ma-
niera , quata non fu in alcuno altro giamai.Fii di man
fua il tabernacolo a frefeo in fui cato delle Monache di
Fuligno;&fopra alla porta della chiefa loro vna No-
(Ira donna con alcuni Santi ; fra i quali Ci vede San
Francefco,ilqualefpofala pouertà. Fu condotto in
Arezzo;& vi dipinfe la cappella maggioredi San Ber
nardo,cóuento de monachi di Monte Oliucto, con la
fìoriadi San Bernardo,fatta fare da M. Carlo Marfu-
pini . Et in oltre cominciò la cappella di Francefco
Bacci vecchio in San Fracefco d'Arezzo fimilmente ;
a laquale finita la volta ammalò di mal di petto;& po-
co andò che guarito fé ne tornò in Fiorenza;& fece la
fala vecchia di Caia Medici nella via larga a Par Fran
cefeo vecchio. Ebbe Lorenzo due figliuoli b i c c j
et neri; i quali furono ambiduepittorimon qua-
li il Padre ilqualc imitarono il più che poterono . Per
il che Bicci gli aiutò finire la cappella de' Martini i*
San Marcoi& infinite opere in Fiorenza & per il con-
tado lauorarono:& Neri dipinfe a frefeo in ogni San-
ti la cappella de' Lenzi infieme con la tauola , doue ri-
traile fé medefimo vicin à Lorenzo fuo padre. Et allo
ordine Camaldolefe infinite opere fece;& umilmente
nel chioftro di San Brancazio , & nella chiefii, lauorò
cofe che non fa mefuero raccontarle. Ma Lorenzo di-
uenuto già vecchio, nella età di lxi. anni ammalò
di malesi febbre ordinario;& appoco appoco fi cofu-
mòjdeiiderando pure ritornare ad Arezzo a finire l'o-
pra da lui cominciata . Laquale dopo la morte di Lo.
Be iii
aii
PARTE. I.
renzofinl PIETRO dal Borgo a San Sepolcro. Fa
dopo che fpiiò da Bicci & da Neri pianto 3 & in fine
con infiniti fofpiri a la fepoltura accompagnato ; E«
dolse la morte Tua vniuerfalmente a tutti gli amici.
Ne mancò di poi chi lo onoraffe di quello epitaffio.
IAVR. BICCIO PICTORI ANTIQVOR. ARTI-
FICIO ET ELEGANTIAE S1M1LL1MO AC PRO
PB PARI BICCIVS ET NERlVS FILIIjET A R-
TIS ET PIETATIJr ERGO' PQSVER.
Il fine della prima parte delle uite.
PROEMIO DELLA
SECONDA PARTE
DELLE VITE.
V >A NV O io prefi primieramente Vma
nifsimo Lettor mio a defriuere quejìeui-
te; £' non fu mia intensione fare una nota
deìli^Artefiajtuno inuetano diro cofidel
e 'cpere loro i Ne giudicai mai degnio fine
di quejìe mie non so come beile .certo lun-
ghe &fafttdi(fifauche9 ntrouare il numero et i nomi et lepa
trie loro;& infegniare in che città & in che luogo appunto di
cjfe/itrouafinoalprefintele loro pitture 3 o fculture o fasi-
che ; che quefto io lo arei potuto fare, con unaftmplice tamia,
fen*4 interporre in parte alcuna ilgiudizio mio . Ma ueden-
do che gli fcritton delle iQorie quegli che per comune confen-
fo hanno nome di auere ferino con miglior giudico , non fola
nonfi fono contentati di narrare femplicementei cafife^uiti^
ma con ogni dilgen%ia,et con maggior curio/ita che hanno pò
Wofono tu wuedgando imodi& i me%i3& le uie, che han
noufatu ualentihuomini nel maneggiare timprefe : & fonfì
ingegnivi ditoccare gli errori; <&Tppreffoibet colpi, <&ri*
pan, spartiti prudentemente qualche uoltaprefmcgouer-
m delle faccende; <& tutto quello infomma che fagacemente,
oftraccuratamcnte3conprudcn%ia3o con pietà fi fon marni**,
nimità hanno in effe operato . Come quelli che conofeieuano la
ifloria e/fere ueramente lo ftecchw della uit a umana; nonpe*
narrare afciuttamcnteicafi occorfiaun Principe 3o dauna
Republica,mapcrauuertire igiudi^tj j configli i partiti, & t
maneggi degli huomini^cagione poi dellefelici & infelici a^
12a PROEMIO DELLA tt
Ztoni. lkh e è proprio lecnima della Moria. Et quello che in ue-
ro infirma wuere. & fagli huomini prudenti-.^ che appref
fio alpiacere thefi trae del vedere le cofepa/Jàte comepreferh
ti è il uerofne di quella. Pcrlaqualcofit auedo ioprefio afinuer
la Moria de Nobilitimi artefici pergiouar all'arti quanto pa-
ti/cono le forze mie;®* appreffbper onorarle. ho tenuto quan-
to iopoteua ad imitatone di cofiualenti huommiil medefimò
modo;® mi fono ingemmato no filo di dire quelche hannofat
to,ma diptere ancora decorrendo il meglio dal buono ; &*
Cottimo dalmgliore;®* notare un poco diligentemente t mo-
di,le arieje maniere i tratti & lefantafie de Pittori & degli
Scultori . Inuedigando quanto più diligentemente hofaputo.
è far conofeere a quegli che quefìo per fi fìt\ìi non fanno fare.
le caufe & le radia delle maniere ; e del miglioramelo &peg
varamento delle arti .accaduto in diuer fi tempi;® in diuerfi
%erfòne:Etper che nel principio di queft e uite; io parlai de la
nobiltà ®* antichità di effe arti, quanto a queilo profofitofi
richiedeua inficiando a parte molte cofecheio mi farei potuta
fruire di Plinio ® daltri autori fi io non auefii uolutoycontrd
la credenza forfè dimoiti, lafciar libero a ciascheduno iluede-
re le altrui fant afe. ni propri] fonti : Mi pare che è fi cornea
o-afare alprefente.queUo che fuggendo il tedio ® la lunghe^
%a3mortal nemica della attenzione 7non mi fu lecito fare ali o-
ra,ao e aprire più diligentemente lanimo ®* intenzione mia:
®* mostrare a che fine io abbia diuifi quetto Corpo delle uiter
m tre pani . Bene è uero che quantunque lagrandezga delle
arti nafea in alcuno da la dilgenzja ; in un altra da lofludto^
in queflo da la imitazione; in quello da la cognizione delle file
zie, che tutte porgono aiuto a quefte > ®* in chi da le predette
tofe tutte mfieme. o da la parte maggiore di quelle : lo niente-
dimanco per auere nelle ulte de particulari ragionato a baflan
za.de modi.de Carie.de le maniere j& de le cagioni del bene.
®* meglio >
PARTE DELLE VITE
"f
& meglio ,ed ottimo operare di quelli: Ragionerò dicjuejìa co-
fagenerdmente-,et più pr e fio de la qualità de3 tempi, che de le
pcrfoneiòftinte & di ufi da me ^ per non ricercarla troppo mi
nutamentejn treparti,o meliamole chiamare eta\da la rina-
fiita di quefìe arti, fino alfecolo che noi uiuiamo;per quella ma
nifeflifìima dfferen%a,che in ria/cuna di loro fi cono/ce. Con-
ciofia che nella prima & più antica fi fa ueduto quefie tre
arti ej] ere fiate molto lontane da la loro perfezione: et come
che elle abbino auuto qualcofa di buono ,effer e fiato acomba-
gntato da tanta imperfezione 3 che e non menta per certo
troppagran lode . ^Ancora che per auer dato principio & uia
e modo al meglio chefeguitopoife nonfufjè altro non fi può fé
non dirne bene] & darle un pò più gloriale fé fi aueffea
giudicare con la perfetta regola dcllarte non hanno meritato
lopere fìeffe. Nella feconda poifiueggono mamfeflo effer le
cofè migliorate affai, <& nelle inuen^ioni,et nel condurle con
più difegnioj & con miglior maniere & con maggior diliger»
%ia: £7* cofi tolto uia quella ruggine della uecchiaia^ quella
g°jfeK&,&'Jp™p<>r%ioneh che lagroffe^^ di quel tempo le
aueuarcccata addoffo . Ma chi ardirà di dire}in quel tempo
efferfi 'trottato uno in ogni cq/à perfetto ì Et che abbia ridotto
le co/e al termine dioggi}& dimensione & di dfegnio , &*
di colorito? Et che abbia offeruato lo sfuggire dolcemente delle
figurerò Lfiurità del colore, che i lumi fiaw rimaflifoUmen
te in fu 1 rilieui ; <&fìmilmente abbia offeruato gli flr afri <&
certe fini flraordmarie nelle fatue di marmo come in quelle fi
ttedeì Qucfta lode certo è tocca alla ter^a etàjnella quale mi
par potere dir fìcur amente , che l'arte abbia fatto quello che
aduna imitatrice della naturaj lecito poter fare : & che ella
fiafalita tato alto,che più prcfìo fi abbia a temere del calare a
ba[foichefj)erare oggimaipiu augumeto. Queile cofe cofide-
y andò io meco mede fimo att et ama e giudico chefia ma prò-
125 PROEMIO DELLA XI.
prieta3<& maparticulare natura di quefle arti; le quali da uno
umile principio 3uadino appoco appoco miglior ado. et fnalmen
te peruewhino al colmo della perfezione . Et quefto me lo
fa credere jluedere effere interuenuto quafì questo mede/imo
in altre facèta ; che per effere fra tutte le arti liberali un certo
clw di parentado è non piccolo argumento che è fa uero.Ma
nella pittura e /cultura in altri tepidebbe e/Jere accaduto que*
fio tanto fimile che fé efifcxmbiafmo wfieme i nomi far ebbo
no apputo i me definii ca fi. Imperoche è fi uè de (fé e' fi ha a dar
fede a coloro che furono uicini a que temtoi.etpotettono ucdere
&o-iudicare dele fatiche degli antichi) le fatue di Canaco
effer molto dure , &finza uiuacita3o moto alcuno , <&*pero
affai lontane daluero; & di quelle di Calami de fi dice il mede
fimo ben chefuffero alquanto più dolci che le predette. Venne
poi Mirone , che non imito affatto affatto la uerita della natu
ra i ma dette allefie opere tanta proporzione & grazia } che
ellefipoteuono ragioneuolmete chiamar belle. Succeffe nel ter
%o o-rado Policleto & glialtrt tanto celebrati, i quali come fi
dice & credere fi debbetinteramete le f ecero perf ette. Qtieflo
nie de/Imo progreffo douette accadere nelle pitture ancora per
chee fidice&uenfimilmentefihà apenfire che fufìi cofi,
neUopere di quelli che con un foto colore dipinfero&perofu-
ron chiamati Monocromati .non effer e fiata unagranperfez^
Xione . Dipoi nelle opere diZeufi 3 <& diPolignioto , & dì
Timate3o degli altri che filo ne mefjono in opera quatro Si lau
da in tutto i lineamenti , &* i dintorni & le forme : &fen%$
dubbio uifidoueuapure defiderare qualcoft. Ma poi in Erio-
ne,Mcomaco3 Protogene J& >Apelle J ogni cofaperfetta,
& bellifima. Et non fi può imaginar meg/iojauendo efi di-
pìnto non filo le forme 3&gH atti de' Corpi ecceller ifìmamen-^
te;ma ancoragli affetti 3& lepafioni delì^nimo.Ma lafcia
do ire quefti che bifigma referirfene ad altri & molte mite
PARTE DELLE VITI
11?
non tormentano i gìudizjj & eh e è peggio ne tempi san co-
ro, che io m cibfeguitii migliori autori $ Vegmamo a tempi no.
firi, doue abbiamo /occhio , ajfaimiglwrgutda & giudice che
w è Corecchio.Nonfiuede egli chiaro, quanto miglioramento
e aquifìo fece, per cominciar fi da un capo, L'architettura , da
Bufchetto Greco }ad Arnolfo Tede/co & a GiottoìVe*Àm~
filefabriche di que tempi, ipilaflrije colonne, le bafe , i capi-
tegli 3 & tutte le cornici con i membri difformi, come né m
Fiorerà in Santa Maria del Fiore ,et nella incroflatura dtfuo
ri di San Giouam;a San Miniato al Monte; nel Vefcouado à
Fiefole, al Duomo di Milano, a San Vitale diRauenna, a San
t a Maria Maggiore di Roma, & al Duomo uecchìo fuor e
d'^trez£p-3doue ecettuato quel poco di buono ,rimaf\o de fra-
nteti antichi, non ut è cofa che abbia ordine of attera buona.
Ma quelli certo la migliorarono affai ; frfece non poco aquL
fio fitto di loro;perche e' la riduffero a migliore proporzione :
& fecero le lor fabbriche nonfolamenteftabili&gagliarde\
ma ancora in qualche parte ornate ; certo è nientedimeno che
gli ornamenti loro furono con) cufi, & molto imperfetti 5 £7»
per dirla cofinon congrande ornamento. Perche nelle coione
non offruarono quella mifura & proporzione, cherichiedeua
larteiNe difiinfero ordine chefujfepiu Domo che Corinto , 0
Ionico , 0 Tofano; ma alla mefcolata con una loro r egola fin-
%a regoUfaccendolegroffe graffe , 0 fittili fittili, come torna-
va lor meglio. Et le inuenz^onifurono tutte parte dì lor ceruel
locane delrejìo delle anticaglie uè dot e da loro.Efaceuano
le piane parte canate dal buono parte agiuntoui lor f ant afte y
che rizzate con le muraglie aueuano unaltra forma . Niente-
dimeno chi comparerà le co/è loro a quelle dinari; uiuedra m%
gliore ogni cofa- et ucdra delle cofe che dano dijpiaeere in qual
che parte a tempi no/in' ; come fino alcuni tempietti di matto
mlauoratidtjluahì a Santo Ianni Laterano di Roma.^ue/lo-
Ff ij
228
PROEMIO DELLA II.
mede fimo dico de la Sculturajaquale in quella prima età della
fua r •ina/cita ebbe affai del buono : perde fuggita la maniera
o-offa Grecatile era tanto ro*a che teneua ancora più della ca
uà che dello tngegnio dc*li artefici , e/fendo quelle lorofìarue
intere intere fen-^a pieghe o attitudine o mouen^a ale una&
proprio da chiamar fi ftatue. Doue effendopoi migliorato il di
feo-nioper Giotto,molti migliorarono anthora le figure d'Mar
mi & delle pietre: Come fece Andrea Ptfano& Nmofuofi-
gliuolo}etglialtrifuoi difcepoli-,cheferon molto meglio che ipri
mr.&ftorfònopiu le lorftatue& dettono loro migliore attttu
dine affai : come que due Sanefi AGOSTINO &
AGNOLO, chefeciono lafepoltura di Guido Vefiouo di
*Arczzoi& meTodefcln chefeciono la facciata d'Oruieto .
Vede fi adunque in quedo tempo la fcultwa tfferfi un poco
m'Miorata&dato qualche forma migliore atte figure 3con pm
bello andar di pieghe di panni & qualche teda con migliore
aria,certe attitudini non tanto intere ,• & infine cominciato a
tentare il buono. Ma auere tutta uolta mancato di infinite par
ti per non effer in quel tempo ingran perfezione il dfgnw^
ne uederfì troppe cofe ài buono da potere imitare. Laonde que
maedri che furono in quefto tempo <& dame fon fiatimeli
netta prima parte, meriteranno quella lode jet d'efjer tenuti in
quel contoiche meritano le cofe fatte da loro, pur che fi e onfide
ri come anche quelle detti architetti & de pittori di que' tem
pi,no ebbono innari aiuto j <& aueuano a trouare la wa da per
loro : & il principio ancora che piccolo , e degniofempre di lo-
de non piccola « Non cor/e troppo miglior fortuna la pittura in
que fti tempi, fé non che e/fendo allora più in ufo per la diuo^io
ne de popoli, ebbe più artefici > <&per quedo fece più euidente
proo-reffo che quelle due . Cofifìuede che la maniera Greca,
prima co 7 principio di Cimabue , poi con l'aiuto di Giotto, fi
fbenfe m tutto : & ne nacque una nuoua la quale io uolenticri
PARTE DELLE VITE 220
homo maniera di Giotto ,• perche fu trottata da lui &* dafuoi
dificepoli^e poi umucrfalmente da tutti uenerat a et imitata. Et
fiuede in quejìa leuato uia ilprojfdo che ricignieua per tufo le
figure, & quegli occhi Jfi'iritati, & piedi ritti in punta 3 & le
maniaguzze,& il non auere ombre , &* altre mofìruofirà di
que Grea:& dato una buonagrazia nelle tefle , £?• morbi-
de*ga nel colorito . Et Giotto in partìcularefece migliori at-
titudini alle file figure ; & moftrò qualche principio di dare
una uiue^a alle tefle 3 & piego i panni che traeuanopiu alla
naturale non quegli innanzi : é^fioperfiimpartequalcofà
de lo sfuggire & fiottare le figure . Oltre a quetto egli diede
principio agli affetti che fi conofeeffe in parte il timore, la fpe-
ran^aj'ira } <& lo amore . Et rtduffe a una morbidezza la
fua manierale prima era & ruuida <&fcabrofa : &fe non
fece gli occhi con quel belgirare, che fa iluiuo; <& con la fine
defuoi lagrimatoi; £7* icapegli morbidi^ le barbe piumofe;
£7* le mani con quelle fue nodature & mufioli; etgli imniudi
come il uerofcufilo la dijficulrà della arte& il non auer uiflo
pittori migliori di lui. Et pigli ogn'tuno in quella pouertà del-
l'arte & de' tempi } la bontà del giudico nilkfue iftorie;lof-
feruanzia dell'arie, elobedien^fa di un naturale molto facile -,
perche pur fiuede ;cbe le figure obbediuano,a quel che tlleaue
uano a far e. Et perciò fi mo/ìra che egli ebbe un giudico mol-
to buono fenon perfette & jueflo me de fimo fi ucdt poi neo-li
altri , come in Taddeo Gaddinel colorito il quale è più dolce,
& ha più for^a ; & dette migliori incarnazioni e colore ne*
pannn& più gagliardezza ne moti alle fue figure .In Simon
Sane/è fiuede il decoro nel compor lejtorie ; in Stefano Scim-
mia, & in Tommafiofuo figliolo che arecaronogrande utile et
perfezione neldfigmo & muenzione della profpettiua, <&
nello sfumare <& unire de' color r}rtferuando firn pr e la manie-
ra di Giotto . Talefeciono nella pratica e dtflrczzy Spinello
Ff lij
230
PROEMIO DELLA it.
^retmo.Parrifito figliuolo, Iacopo di Cafentino Antonio Ve
mziano7Lìppo,et Gherardo Starnimi glialtn pittori chela
dorarono doto Giotto/eruttando lafua aria lìneamento colon
to,& maniera : & ancora migliorandola qualche pocho : ma
non tanto pero che e pare/fi che la uolefono tirare ad altro/è-
vnio . La onde chi confiderera queilo mio difeorfò^uedrà que-
Jìe tre arti fino a qui e/fere Jìate come dire abbozzate; &
mancar loro affai di quella perfezione che elle meritauano,
& certo fi non ueniua meglio , pocogiouaua quefto migliora-
mento c^1 non era da tenerne troppo conto. Ne uoglio the al-
cuno creda ..che iofiafigroffo ; ne di fi pocho giudizio y che io
non conofea che le cefi di Giotto, e di Andrea Pifano et Nino
&* degli altri tuniche per la fimilitudine delle maniere hi
mejìiinfieme nella prima parte fé elle fi compareranno a quel
le , di coloro e he dopo loro hanno operato ;no meriteranno lode
flraordinariayne anche mediocre > Ne era che io non lo uedefii
auando iogliho laudati^Ma chi confiderera la qualità di que
tempi fa caredia degli artefici, la difficuha de buoni aiuti) le
terrà non belle come ho detto io}ma miracolo/è:^* ara piacere
infinito di uederet primi principi/ & quelle fcintiUe di buono;
che nelle pitture e /culture cominciauono a rifùfeitare . Non fa
certo la uittoria di L . Marzio in Spagnia tantogrande j che
molte non auefino i Romani delle maggiori . Ma auendo ri»
fletto al te mpo,al luogo ,al cafo, alla per fona, &al numeroiella
fu tenuta fupenda , £7" ancor oggi pur degnta delle lode , che
infinite &grandifiime le fon date da gli/crittort . Co fi a me
per tutti i/opy 'adetti rifletti e parfi che e* meritino non filarne
te ife/fir e fritti da me con diligenza , ma laudati con quello
amore eficurtà che io ho fatto . Etpenfò che non far a fiato fa-
flidiofo a miei .Artifici \ tauer udite quefte lor uite7e confide-
rato le lor maniere^' lor modi: & ne ritrarr ano forfè non pò-
iho utileilUhe mifia carifiimo gfc lo reputerò a.huon premio
PARTE DELLE VITE m
Memìe fatiche; ncllequah nonhb cerco altro , chefarloro
mquantoioho potuto utile® diletto. Orapoi che noi abbia*
mo Iettate da Balia , per un modo di dir co/i fatto quelle tre
^trtii ® cauatele ancora de la fanciullezza : Ne uiene la fe-
conda età, doue fi uè dr a infinitamente migliorato oo-meofi'
^Uimen^onepiucopiofadifigure^iuriccad'ornamenti;
<& il difetto più fondato,®* più naturale uerfo iluiuo : ® i„
oltre una fine neUopre condotte con manco pratica, ma ben fa-
tornente con diligenza maniera più leggiadra fi colon >p'm
vaghi; in modo che poco civetterà a ridurre ogni cofa alperfet
tocche elle imitino appuro la uerità della natura.Perche pri-
tna colofludio et con la diligeva del gr a Filippo Brunelle/eh
la ^rchitettura ritrouo le mifure ® le proporzioni deo-lim_
Uch;cofi nelle colonne tonde,come ne pilaflrì quadri,® nelle
cantonate ru{liche<& pulite; ® allora fi dfim/e ordine per
ordine,® ficifi uedere la deferenza che era tra loro . Ordi-
nofi che le cofe andafinoper r egola feguit afino con pm ordi-
ne,efufmo ftanite con mi fuv a. Crebbe fi la firzj ® rifonda
mento aldifegno; e dette fi alle cofe una buonagrazia, & fi-
cefi conofeere Cecellen^ia di quella ^rte.Bitrwofi tabelle*-
y&Harìetade capitelli e delle cornici, in tal modo che fui
de le piante de tempi/ & de gltaltri fuoi edifici effir bcniEi
^ntefe}®lefMricheornate,magnifiche,etpropor^ona.
tifime.Comefi uede nella fìupendif ima machina della Cupola
di Santa Maria del Fiore di Fiorenza ; nella belletta et o-ra-
zja della f uà lanterna, nel ornata uaria & graffi chtPa di
Santo Spirito;® nel non manco bello di quel/a edifico di San
Lorenzomella bizarifima inuen^pne delTempioin ottofac
ce degli angioli, ® nella ariefifima chiefa ® conuento del
laBadiadiFiefole® nel magnifico ® grandinio princi-
pio del palazzo de Pitti. Oltra il comodo egrade edifico che
Zrancefio di Giorgiofice nel Palazzo ® chtefi dei Duomo
„« PROEMIO DEL LA II.
di Vrbino, & il forti fimo & ricco Cafìello di Napoli ; & lo
impugnabile Cafìello di Milano: fienai moke altre fabbriche
notabili di queltcmpo,& ancora che e non àfufò la finezza,
et ma certagra^a efqutfita &* appunto nelle cornici & cer
te pulitele & leggiadrie nello intaccar le foglie 3 e far arti
fircmi ne fogliami, et altre perfezioni chefuron di poi, come
fi uedra neha ter^a parte, douefeguiteranno quegli che far an
no tutto quel di perfetto nettagli nella fine, & nella co-
tta & nella prederà ,• che non f eceno gli altri architet-
ti uec chi : Nondimeno elle fi poffono foratamente chiamar
belle & buone. Non le chiamo già perfette , perche uedutopoi
meo-lio in qucfla arte, mi par potere ragioneuolmente afferma
re%e le mancaua qualcofa.Efe bene eui è qualche parte mira,
colofa 0* de la quale ne tempi noflriper ancora non fi è fatto
meo-lioine per auueiura fi farà in que che uerranno, come uer
birraria fa lanterna della Cupola di Santa Maria del Fiore}
etper graderà effa Cupola; doue nonfilo Filippo ebbe animo
di paragonargli antichi ne' corpi delle fabbriche , mauincer
il nella altezza delle muraglie; Pur fi parla uniuerfiilmente m
venere; & nonfidebbe da le perfezione e bontà duna cofà
Jola,aro-umentare la eceUenzja del tutto . // che della pittura
ancort dico , & de lafiultura , nellequali fi uede ancora oggi
cofe rarifiime de3 maeflri di quetta feconda et adorne quelle di
Mafaccio nel Carmino che fece uno ignudo che triema del^
freddo, et in altre pitture utuezs et ffmtv.ma in genere e no
ao-o-mnfono ala perfezione de ter^t ; De quali parleremo al
fino tempo; B •fognandoci qui ragionare de' fecondi : I quali per
dire prima deo-lifiulton molto fi allontanarono da la maniera
deprimi:^ tanto la migliorarono, che lafaorono poco aiter-
ZÌ.Et ebbono una lor maniera tanto più gra^w^a, più natura
le, più ordinataci più difigmo & proporzione }che le lorofìa-
tue cominciarono a parere prefjo che perfine wue ; CÈ7* non piti
Jìatut
£
PARTE DELLE VITE 2'J
Jìatue come le prime . Come ne fanno fede quelle opere che in
quella ruotiamone della maniera fi tauorarono; comefiuedrà
in quefl a feconda parte doue le figure di Iacopo della Quercia
Sunefè hanno più moto &*piugra%ia et più difegnio et dilio-en
^aiquelle di Filippo più bel ricercare di mufeoli, et miglior prò
portone \& più giudizio jet cofi quelle de loro difcepoli. Ma
più ut (tggiunfè Lorenzo Ghiberti nellopera delle porte t doue
moflrb muen%ione} ordine, manier a } & difegnio 3che par che
le fue figure fi muouino , & abbino lanìma . Ma non mirifoU
uo intutto>ancora chefufònelor tempi Donato/e io me lo uo-
glia metter fra iterar e fi andò loprefua aparagone deo-H an-
tichi buoni, diro bene che in quefla parte fi pub chiamar luire
gola degli altri , per auer infefoìo le parti tutte che auna au -
no, erano ff art e in molti: poi che è reduffe in moto lefùefo-ure
dando loro una certa uiuacita e prontezza , che poffon fare e
con le cofe moderne ,&* come w difi con le antiche medefima-
mente. Et ilmedefimo augumentofece in quefto tempo la pit-
tura, dala quale l'Ecellantiftmo Ma/àccio leuò in tutto la ma-
niera di Giotto /ielle tefle^nc pannane* cafametijiegliingnm
di ,nei colorito } negli 'forti , che egli rinoub& meffe in luce
quella maniera moderna quale fu in que * tempi , e fino a oggi
da tutti i noftrt artefici feguitata ; e di tempo in tempo con mi-
gliorgrazia* inuen^wne, ornamenti, arricchita & abbellita-,
come particular mente fi uedra nelle utte di ciafcuno, &fico-
nofcera una nuoua maniera di colorito, di fcorcij 'attitudini na
turali ) & molto più efprefi i moti dello animo, &> igefli del
corpojcon cercare di apprcffarfi più aluero delle cof enaturali
nel difegnio 5 & le arie del ufo che ' /ornigli afino interamente
gli huomini fi che fucino conofciutipcr che glieron fatti co-
fi cercar on far quel che uedeuononel naturale &* nonpm &*
cofiuennono adefferpiu cofiderate & meglio intefe le cofe lo
ro 0* quefìo diede loro ardimento di metter regola alleprojfiet
G£
*34
PROEMIO DELLA li PARTE DELLE VITI.
\w\e farle fonar appunto7come faccettano dirilieuo^naturalt
e in propria forma:& co/ì andarono offeruando lombre,e i fa-
migli sbattimenti & le altre cofe diffìcili & le compofeont
delle ftorie con più propria fimilttudine tetaronfare t pacfip'm
Cimili altiero et li albori l 'erbe t fori l 'arie ìnuuoli et altre cofe
della Natura tanto chef potrà dire arditamente che quejìe ar
ti fieno non filo alleuate ma ancora, ridotte nel fiore delia lor
giouentù et da (per are quel frutto che interuenne di poùet che
in breue elle auefino auenire ala loro perfetta et a. Daremo
adunque conio aiuto di Dio principio alla uh a di Iacopo della.
Quercia Sanefe & poi agli altri architetti & [cultori fino che
peruerremo a Mafaccio; ilqualeper effere flato primo a miglio
rare il difegmo nella pittura j mojlerrà quanto obligo figli
deueper lafua nuoua rinafàta. Et poi che ho eletto Ia-
copofopy -adetto per onorato principio di quefta
feconda parte figuitando t ordine delle
maniere uerrp aprendo fempre
colle uite mede/ime 3 la difi-
cultà di fi belle dificih
0* onoratifiime
*Aru>
IL FINE.
IACOPO DELLA
QVERCIA SANESE
SCVLTORE.
Nfinitamente è da credere, che nella
vita Tua pi uoui grandi/sima conren
teza colui che per mezo delle fatiche
fatte con la virtù fua fifenta o nella
patria o fuori , onorare di dignità o
guiderdonare di premio fra gli altri
huomini credendone perle lode&
per gli onori in infinito la virtù fua. Ciòinteruenneà
Iacopo di Maeftro Piero di Filippo dellaQuercia feul
tor Sanefe : il quale per le fue ranfsime donneila bori
ta, nella modeflia & nel garbo meritò degnamente di
eflèr fatto caualiere . 11 qual titolo, onoratifsimamcn-
te ritenne viuendo: onorando del continouo k patria
& fé medefimo . Penlche quegli,che dalla natura do-
tati fono di egregia , & eccellente virtù , quando ac-
compagnano conia modeftia de cofìumi onorati il
grado, nel quale fi trouano: fonoteitimoni,i quali al
mondo mofìrano d'effere affanti al colmo di quella di
gnità che fi riceue da'l merito, &non da la forte,come
neramente °nifsimamentemoftrò Iacopo :ilqua
le alla (cultura attendendo di quella perfettifsimo di-
uenne& con eccellenza dimoitrò del continouo l'o-
pere fue.Le quali in Siena furono prima due tauole m
legname di figure tonde,cógrazia di difegno & d'ima
glio affaticate da lui. In Lucca fece per la Moglie a Pa
oloGuinigi Signor di quella Cittadella chiefadiSan
Martino, vna fepoltura la quale alla cappella della Co
munita è rollata 3 & in quelluogo alcuni fanciulli in
Gg ii
2?6 PARTE. II.
vn fregio con fedoni di marmo,& la caflfa & la figura
morta all'entrata della fagreftia: La quale con diligen-
za lauorando,a piedi di effa fece nel medefimo fallo vn
cane di tondo nlieuo per la fede portata al manto, tra
sferifsi poi a Bolognia doue gli fu allogato da gli opc
rai di San Petronio, la porta principale di quel Tem-
pio.di marmo a figure &ftone & fogliami lauorata.
nella quale nepilaftri che reggono la cornice ebr-
eo , fono cinque ftorie per pilaìtro , le quali condiuTc
di baflb nlieuo. Et nello Achitrauene fece altre cin-
que le quali furono & fono tenute cofa lodeuole .
Et dentro a quelle intagliò da la Creazione del mon-
do fino a Noe. Etneìlarcofece tre figure di tondo
nlieuo la Noftra donna,& il putto,con due Santi da-
tato.Laquale opera fu dalui lauorata con grande amo
re 6t con fomma di!igenzia:& fu cagione dicatiare d'u
no errore i Bologniefi che non penìàuano che fi potef
(1 far meglio che vna Tauola fatta da'Maeftri vecchi ,
quale e in fan Francefco allaltar maggiore nella citta
loro qual fu di mano di Alcuni Todefchi che doppo
iGotti lauororono della maniera uecchia più che altri
che facelfero inque tempi . De' quali fi uede ancora
opere affai per Italia fitte da loro , come la facciata di
Oruieto:Et la tauola di marmo delvefcouado diArez
20: & in Pifa nel Duomo:& a Milano nel Duomo,&
per la citta in diuerfi luoghi . Ora mentre che la fama
di Iacopo, fi andaua cofi dilatando, egli venne in Fio
renza & fopra la porta del fianco di Santa Maria del
fìore,che va a la Nunziata fece di marmo vna aiTunta:
la quale con tanta grazia & con tanta bontà a fine con
duìfe; che oggi quella opera è guardata da gli artefici
noftri per cofa marauigliofa : & in ogni età, il medefi
mo fempre e fiata, tenuta. Veggonfi le mouenzie delle
fue figure con vna grazia & con vna bontà efprefse;
IACOPO DELLA QVERCIA 227
& le pieghe de panni fùoi con bellifsimo andare di fai
de , & maeftreuole circondar d'ignudo a perfetta fine
mirabilifsimamente condotte . Figurò in tale opra la
copo un San Tornata , che la cintola piglia : & dall'ai
tra banda fece vno Orfb, che monta fu'vn pero del fi-
gnificato del quale perche variamente fentono gli
huomini, dirò ficuramente io ancora vna mia opinfo-
ne : Lafciandone tutta volta il giudizio libero a chi sa
trarne miglior coftrutto . Pare a me, che e* voleffe in
tendere, che il Diauolo fignificato per l'Orlò ancora
che egli fàlga nelle cime degli alberi, ciò è a la altezza
di qual fi voglia Santo, perche in ciafcuno truoua
qualche cofà del fuo : Non riconofee nientedimanco
in quelU Vergine gloriofifsima ne veftigio ne fegno ai
cuno, doue egli abbia punto che fare: Et però ancora
che in alberato , fi rimane giù baffo; doue ella afeende
(opra le ftelle.Et chi di quefto non fi contenta,conten
tifi al meno de la rifpofta che a Luciano già fece Ome
ro del principio del fuo Poema , ciò è , che gli venne
all'ora a propofito , di fare cofi . Ecci opinione di mol
ti , che quefta opera fuffe di mano di Nanni d'Anto-
nio di Banco Fiorentino la qual cofà non può efiere :
prima , perche Nanni non lauorò le cofe fue in tanta
perfezzione l'altra la maniera è da la fua differente :
& alle cofe di Iacopo molto più fomiglia . Trouafi
nella allogazione delle porte di San Giouanni,Iacopo
effere (tato di quelle in concorrenza fra i maeftri, ch'a
tal'lauoro furono eletti •. in far faggio d'vna ftoria : &
era egli flato in Fiorenza quattro anni, innanzi che ta
le opera s alloga fi e. Do uè non fi vedendo altra opra di
fuo, fé non quefta, e sforzato ogniuno a credere , che
ella fia più condotta; da Iacopo che da Nanni.Torna-
tofene poi a Siena, e in quella dimorando , dalla figno
ria di detta città gli fu fatta allogazione della fuperba
Gg iii
>38
PARTE XI.
fonte di marmo fatta fu la piazza publica dirimpetto
al palazzo loro; lagnale opra fu di prezzo di ducati
duo milia & dugento;& in quella vsò artificio & bon
tà, che gli diede tanto nome; che (èmpie fu nominato
Se viuo, & morto Iacopo de la Fonte Sanefè.Intaglio
in detta opera le virtù theologiche con dolce &delica
ta maniera nelle arie lóro; con iftorie del Tefìamento
vecchio : ciò èia creazione d'Adamo &d'Eua;illor
peccar nel pomo ;Doue egli fece alla Femmina vna
aria nel vifo fi bella & di tanta benigna grazia : Et vna
attitudine della perfbna tanto dolce verfo di Adamo
nel porgergli il pomo ; che e' pare al tutto imponibile
che e lo poffa mai recufàre. Senza che tutta l'opera e
piena di bellifsime confiderazioni,con infiniti altri or
namenti tutti dalla dilicata mano di Iacopo con amo-
re & con grandifsima pratica, condotti a perfezzione»
La quale opera fu cagione, che dalla Signoria della cit
ta predetta fu fatto caualierejEtin breue fpazio diuen
ne operaio publico del Duomo di Siena & fopra tutte
le cofe della fpeG di quella fabbrica . Et con* in quello
vfficio tre anni viffe,co molta grazia di quella citti:&
fuvtilifsimo per quel tempio & per quella fabbricala
quale non fu mai prima , coi! ben maneggiata da alcu-
no; eflèndo egli molto gentil perfona . Ora perle fati
che già fatte,n\anco & vecchio diuenuto;di quella vi-
ta affai tra parso ; & in Siena da'fuoi cittadini con ama
re lagrime onorato, meritò fepolcro nel Duomo;non/
celiando eglino con epigrammi Latini, & rime volga
ri inalzare con debite lode le bellifsime opere , la vita,
&gli oneitifsimi coftumifuoi, l'anno mccccx vili.
Ilche hanno fatto ancora gli ftrani, come fi vede per
crucilo epitaffio .
1ACOBO QJERCIO SENENSI,EQVITlCLA-
RISSIMO^STATVARIAEQJE ARTIS PERITISI
IACOPO DELLA QUERCIA
239
AMANTISSIMOQVE J VTPOTE C^V I ILLAM
fRlMVS ILLVSTRAVERIT : TENEBRlSCvyg
ANTEA IMMERSAM, IN LVCEM ERVERIT
AMICI PIETATIS ERGO, NON SINE LA-
CHRYMIS P.
Aggiunfe Iacopo all'arte della fcultura vn modo mol-
to di bella maniera ;&leuò gran parte di quella vec-
chia , che aueuano vfata gli fcultori inanzi a etto , nel
lare le figure in maeftà fenza torcerli & fuoltare le at-
titudini : & morbidamente s'ingegnò gli ignudi di
mafehi & difemine far parere carno/ì,& di lecca-
tezza pulitamente il marmo cercò finire con diligen-
za infinita.
NICCOLO D'AREZ-
zo SCVLTORE.
On è fempre veroilProuerbio antico
dinoiTofcani, tristo a quel-
lo vccello, che NASCE. IH
cattiva valle, Perchè feberie
la maggior parte degli huomini , ([
ftanno ordinariamente più che voleri
.tieri,nelpaefe doue e' fon nati ; E'fi
vede pur bene fpeiìb, che molti ancora fé ne vanno al
troue; A cagione di imparare & di apprendere fuori
quello chea cafa.nonfipuò fare, Eflcndocomuneml
te ( eccetto le Città grandi, che non fono però molte)
ogni luogo particulare,mal fornito dc'fuoi bifo^ni;
& mafsimamente de le feienzie , & di quelle arti chia
le & egregie, che danno vtile & fama infieme a chi
vuol'durarui fatica . Se già non Volefsimo noi dire:
che quelli tali3non dalla Naturala da quello influirò
240
PARTE. II.
celeftc che gli vuol' conducere a'1 fommo, fono caua-
ti de gli infelici paefi loro: Et condotti ancora in que*
luoghi, doue e pofsino comodamente farfi immorta-
li, ìlche volendo condurre il Cielo,adopera fi diuer-
fe vie, che e'non fi può aflegnarne regola : Inducendò
alcuni , pervia di amicizie, odi Parentadi;altriper eiì
lii, o per villanie fatteli da' fuoimedefimi; altri perla
pouerta,&per infinite cagioni fìrane,ad aifentarii
da la Patria. Et certo,che fé da quelli fcherzi del Mon
do non fofie ftato più che oppreiTato Niccolò di Pie-
tro Aretino ; e' non farehhe già mai vfcito di Arezzo;
ne mai aiterebbe acquiftato gloria né fama , Anzi co-
me vn'Cartoccio di qualche eccellente feme , tenuto
dalla Dimenticanza, dentro a la apertura d'vn muro ,
farebbe fempre ftato perduto. Ma il Cielo & quella
buona fortuna fua , che lo voleua al tutto far grande ;
non eflfendo atta la città doue egli era nato,penion vi
effere maeftri che gli infegnalfero a condurlo al termi
ne fuo ; oltra lo auerlo fatto pouero , lo fece talmente
ancora ingiuriar' da'Parenti fuoi; che e'fu forzato an-
datene altroue . La onde arriuando in Fiorenza &
Multando lo inftinto della Natura, fi pofe alla arte
dello fruitore: Doue efercitandofi del continouo,con
fatiche non mediocri; fi perla pouertà che lo aflafsi-
nauaj&fiper gliftimoli delle concorrenzie di altri
<riouani fuoi equali; Venne finalmente tanto eccellen
fé, che onorò la patria & fé fletto. & fece Vtile grandif
fimo a fé & afuoi. Furono l'opere fue prime ; in Fio-
renza nella Opera di Santa Maria del Fiore; & mafsi-
mamente vna ftatua di marmo di braccia quattro,po-
fta allato alla porta principale di detta chiefa a manina
ca entrando in effa; che è vno Euangelifta a federerò
u e Niccolò dimoftrò certamente quanto e* valefTe.Et
tanto più ne fu egli lodato; quanto di tondo rilieuo
non li
NICCOLO D'AREZZO 2^1
non fi era ancora villo meglio; come /Ivide poi per
que' maeitri che feguitorono la maniera moderna; &
per lui ancora, che la mutò del tutto. Lauorò ezian-
dio in compagnia di Iacopo della Fonte in molte ope
re di quello. In Arezzo fece di terra cotta fopra la
porta del veicouado del fianco,tre flgure,e vn San Lu
ca di Macigno nella facciata in vna nicchia che vi e .
Alla Fraternità di Santa Maria dellaMifencordia lauo
rò di fua mano di pietra forte tutta la facciata & vna
Noftra donna, che tiene'l popolo fòtto il manto , con
due figure nelle nicchie tonde che la mettano in mez-
zo, Tvna fu San Gregorio Papa,& l'altra San Donato
Vefcouo, protettore di quella città con buona grazia
& co buona maniera. In Pieue alla cappella di San Bia
gio fece di terra vna figura belhfsima di detto Santo.
& a Santo Antonio nella medefìma citta fece vn taber
nacolo con fanto Antonio di terra tondo , & vn'altro
a federe fbpra la porta dello (pedale di detto luo»o. Ri
tornò a Fiorenza & fopra la ftatua del fan Matteo di
bronzo a San Michele in orto,fece alcune fTgurette di
marmo nella nicchia di fopra; che fono cofa lodatifsi-
ma ; & che gli dette allora tanto credito & nome, che
auendofl ad allogar le porte di San Giouanni di bron
ZO ; e fu eletto fra que* maeftri , che in tale opra furo-
no concorrenti . Ma rimanendo a dietro in tale opra
fé ne patti ;& a Milano trasferitoli, nel Duomo fece
di marmi alcune cofe bellifsime. Eflendo poi diuenu-
to vecchio , volterò gli Aretini fare allogazione de la
fepolturadi Guido Pietramalefcho Signore & Vefco
uo loro, già morto; & per Niccolo mandarono . Per-
che da Milano a Bologna condottoti , quiui mori in
pochi giorni,& cfsi de la fepoltura fecero allogazione
a maeftro a g o s t?i n q et ad agnolo sa ne si:
x quali la finirono3& pofero nel Vefcouadb alla cappel
Hh
142, PARTE ti.
la del Corpus Domini, la quale fepoltura per le guer-
re, & per vendette fatte contra quel Vefcouo , fi truo
uà oggi rotta'in più pezzi . Viffc Niccolò anni lxvi.
&furono l'opere fue nel M e e C C x 1 x. Et ebbe dopo
morte quello epitaffio.
NICOLAVS ARETINVS SCVLPTOR.
Ntlficis impia, Mors cum perdio corpora mille ,
Simmbm uiuuntfacla refetta mas
DELLO PITTOR
FIORENTINO.
Ran cofa è, che Tempre la maladiz-
zione della inuidia, in ogni tempo
abbia potuto macchiare la virtù de
begli animi, che ci fono, nel bia fi-
mar l'opere ;ma molto più che'nc
offenda il veder quegli, che fi inge
Sanano, rileuandofi con la virtù,da
la battezza venire in alto : e che i popoli, che in vilifsi
mo grado quegli hanno conofeiuti, non pofsino fop-
portare gli onori & le dignità date in premio alle ono
rate fatiche loro . Anzi continuo con villania beffino
altrui ;o con grida, o con fonctti fempre detraendo
all'opere loro , gli fchernifchino fenza fine 5 cercando
far fcemareco'lbiafimo tutto quellojchec'doucrreb-
bano tentare di accrefeere con le lodi.llche nafceil più
delle volte, non tanto da la natura del popolo; quanto
da la falfa calunnia di alcuni artefici:che efercitando il,
meftier medefimo, per la poca virtù che egli hanno,*!
ntruouano rimafi in dietro ; Et come fé il biafimo di
colui accrcfcefle la gloria loro 3 attendono in detti &
DELLO FIORENTINO;
Hi
infatti a vituperarlo , ancora che a torto . Quefto fi vi
deinDellopittor Fiorentino; il quale eflendo dalla
natura dotato d'ingegno , & d'accorgimento: lo mo-
ftrò molto bene nello efìere iìato fchernito & prouer-
biato, quando e'fu fatto caualiere:onde fi vendicò,mo
ftrando il mezzo dell' vgna: & con effe quietò il grido
di colui 3 che lo aucua fchernito & vituperato . Et in
oltre con lo auerfi alcuna cofa de le fue fatiche acqui*
flato in contanti , fuggi il bifogno delle mercè , di al-
trui. Perche Dello fuor d'ogni bifogno in grado & in
conuenneuolc onore trouofsi :& da coloro cheferui
ti fé n'erano, fui ftraboccheuolmente remunerato. On
de coloro che più erano ricchi d'inuidia & di mal' ani
mo,da l'muidia & da la mifera vita,che di cótinuo me
nauano , furono tormentati & afflitti . Jequali coiè , i
fuperbi & gli arroganti gaftigano fpeflo col bailone
della pouertà •■ Dicono molti , che Dello attefe alla
fculiura, & alla pittura: perche nel primo chioftrodi
Santa Maria Nouella, in vn cantone fecedi verde ter-
ra la ftoria d'Ifaac, quando da la benedizzione adEfaù.
Et poco dopo quefta opera fu condotto in Ifpagna :
oue poftofi al feruigio del Re, venne in tanto credito*
che molto più defiderare da artefice non fi farebbe po-
tuto . Di maniera che auendo fatto opere dell'una 8$
dell'altra arte, al Re pareua efTergli debitore. Venen-
do adunque dopo qualche anno capriccio a Dello di
tornare a Fiorenza , folo per fàvCi vedere a gli amici;
come da la tanta pouertà, che prima il tormentaua , à
cofigran ricchezze foiTe falitodlRe permoftrargli gra
titudine de'fuoi feruigi , lo fece caualiere à fpron d'o-
ro.Perche tornando a Fiorenza,per auere le bandiere
& la Confermazione de'priuilepi,gli furono denegate
ad inftanzia di Filippo Spano de gli Scolari,che torna
uà vittoriofo contra de Turchi : & fu fatto forza che
Hh ii
244 PARTE. II.
c non le aueffe altrimenti . Ma Dello fcrifle Ambita-
mente in Ifpagna a'1 Re, dolendoli di quella ingiuria:
Et il Re fenile alla Signoria in fauore di lui fi caldamc
te:che gli fu conceduto fenza contrallo,ciò che e'ehie
deua. Dicono che tornando a cafa a cauallo con le
bandiere,vellito di broccato , & dalla Signoria onora
to,paflandoper Vacchereccia , douc allora erano in
finite botteghe d'orefici; da molti fuoi domellici ami-
cai quali in giouentuH'aueuano conofciuto,fu nel paf
fare prouerbiato, o per ifcherno, o per piaceuolezza .
Per ìlche riuolto doue vdiua la voce, fece con ambe le
manilefiche:& fenza alcuna cofadire patio via fi,che
quali nelfuno fé n'accorfe, fé non fé alcuni,che lo aue
uano vccellato . La onde fendo egli ftato morfb da gli
artefici per la inuidia, a'cjuali pareua che più la forte
chela virtù lo auefìe aiutato;Rifcri(fe al' Re che volen
tieri farebbe tornato al feruigio fuo, quando piaceUe
afua MaelU.Et auuto rifpolìa fra breue tempo,che e*
tornalfe quando e'uoleua; perche fempre farebbe ve-
duto molto volentieri: fé ne palio in Ifpagna la fecon
da volta; Et riceuuto con fauor'grande,efercitò l'arte
fua onoratamente ; lauorando fempre da indi innanzi
co'l grembiule del broccato . Cofi dunque dette luo-
go Dello alla inuidia : & appretto di quel Re , onora-
tamente vilfe & mori . Furono le fue pitture nel
mccccxxi:& eflb di anni xl v i i i i,pafiò di quella
vita. Ne celiarono per quello i fauon del Re : Perche
(ì come onoratamente lo aueua tenuto mentre che e'
vilTe,cofi, morto ancora, funtuofamente lo kce accó
pagnare ala fepoltura , Doue fu dedicato quello Epi-
taffio .
Ve Uhs eques Fiorentina , PiElur& arte percclebris-. Regttfy
ttijpamarum hber alitate et ornamenti* amplifèmttt.
H. S. E. $. T. T. L.
NANNI DI ANTO-
NIO DI BANCO.
Pare vniuerfalmente ne* delicati/si
mi tempi noftri vno inconuenientc
certo non piccolo,fe una perfòna he
neagiata,&chepuò viuerefenza fu
don,fi efercita,o nelle feienzie , o in
quelle arti ingegnofe , & belle , che
recan' fama al viuo Se al morto : co-
me la virtù non conuenga forfè fé non a poueri , od a
coloro almeno,che non fon' nati di (àngui chiari. Opi
nione veramente erronea , & che merita giufìamente
di effere abominata da ciafeheduno : EfTendo fempre
molto più onorata & più bella cofà la virtù nella nobi
liti & nelle ricchezze 5 che nella gente pouera & vile,
lidie apertifsimamente fi vide in que' felicitimi Tem
pi fanti;quando 1 Re & i Principi dottamente filofofi
uanojEt nel fecolo quafi noftro,lo dimoftrò affai chia
ro Nanni di Antonio di Banco Fiorentino . Il quale
ricco di patrimonioj&non baffo al tutto di fàngue,di
Iettandoli de la (cultura; non (blamente non fi vergo-
gnò di impararla,& di efercitarla;ma fé lo tenne agio
ria non piccola; Et vi fece dentro tal frutto, che la fua
fama durerà fèmpre.Et tanto più farà celebrata,quan-
to fifàperra che egli attefe a cofi bella arte,non per bi-
fògno;ma per vero amore di effa virtù . Coftui fu vno
de'difcepoli di Donato; &è damepofto innanzi al
maeftro,per che e' morfè molti anni 5 alianti di quello.
Fu perfona alquanto tardetta , ma modefta, ymile, &
benigna nella fua conuerfazione.Veggonfi de le ope-
re fue in Fiorenza3il San Filippo dijmarmo in vn'pila
Hh ni
I46 PARTE. II.
fìro a San Michele in orto, allogato dall'arterie tavo-
lai a Donato; & per difcordia fra loro del prezzo rial-
lobato di poi aNann^perfardifpettoa Donato;pro-
mettendo Nanni pigliar tutto quel pagamento, che
detti confoli gli darebbono . Fini la ftatua,& condot-
tola al fuo luogo domandaua il premio delle fatiche
fue,prezzo maggiore,che Donato non aueua chiedo,
Rimifcrolaftima della figura in Donato per compra
meflb;crcdedofialrermoiconfoli,cheperinuidia,n6
Tallendo egli fattala fìimaffe meno dell'opera fua; Ma
egli molto più la ftimò, che Nanni non chiefe; & che
1 Confoli nò credettero pagarli. Per il che gra romore
nacque fra i confoh ; i quali gridando di celiano a Do-
nato ; tu adunque la faceui per minor prezzo ; & ora
giudichi quefta opera molto più della tua & che egli
non chiede? & pur fai, ch'ella è manco buona delle fa-
tichete in ella arefti fatto tu. Rifpofe Donato riden
do;quefto pouero huomo non è tale nell'artejquale fò
no io : & dura nel lauorare affai più fatica di me : fètè
forzati volendo fodisfarlo , come huomini giudi che
mi parete;pagarlo del tempo,che v'ha fpefo. Et fu per
Donato il lodo della figura finito con danno loro. Soc
to a quefta nicchia fono quattro Santi di marmo fatti
per l'arte de fabbri legnaiuoli & muratori, & lauorati
da Nanni d'Antonio . Diccfi,che auendoli finiti tutti
tondi , & fpiccati l'un dal'altro , & murata la nicchia,
che a mala fatica non vene entrauano dentro fé non
tre , auendo egli nelle attitudini loro ad alcuni aperte
le braccia: perche difperato & mal contento andò à
trouar Donato;e colandoli la disgrazia & pocha acor
tezza fua ; 'ri fé Donato di quello cafb,e dine ; fé tu mi
paghi vna cena con tutti i miei giouai di bottegha mi
da^l core di farli entrar nella nicchia fenza faftidio nef
funo:& cofì conuenutoii lo mandò a Pwtaa pigliare'
KAKKI DI ANTONIO 247
alcune mìfure5doue aueua d'andare eflb Donato. Et
cofì Nanni partito , & Donato prete i diteepoli anda-
totene al lauoro, fcantonò a quelle ftatue a chi le fpal-
le3& a chi le bracciaualmentc che facendo luogo luna
ali'altraje accodò infiemc;faccndo apparire vna mano
fòpra le fpalle di vna di loro . Et le cómefie con* vnite,
che co'lfauio giudizio fuo3ricoperfe lo errore di Nan
ni di maniera che murate ancora in quel luogo mo-
ftrano indizii manife{tifsimi,di concordia & di fìatel-
lanza:Et chi non sa la cofàDnon fi accorge di quello er
rore.Nanni trouato nel Tuo ritorno5che Donato aue-
ua corretto il tutto,& rimediato ad ogni difordncjgli
rendette grazie infinite-.&alui infieme con Tuoi crea-
ti pagò la cenarla quale lietamente & con grandiisime
rifa hi da loro finita . Nella faccia di Santa Maria del
Fiore e di Tua mano vno Euangchfta da la banda (mi-
ma entrando in chicfa,a la porta del mezzo.Et fìima/I
che il Santo Lo intorno ad Orfan Michele che e della
arte de Manifcalchi,fia medefimamente Tuo . Arebbe
coftui fatti molti lauori , te e non fufTe morto fi tofto.
Fu niente di manco per quefti pochi tenuto tempre
ragioncuole & valente artefice : Et perche era cittadi
no attefe a gli vffici , della città di Fiorenza a lui con-
feriti per efler buono & giudo . Patiua molto di ma-
le di fianco , il quale lo fìnnte pu re vna notte Ci afpra--
mentCjChc e' pafsò di quefta vita l'anno xlvii. del-
la fua vita & mccccxxx. della fallite: Et onorata-
mente fu fepellito nella chiefà di Santa Croce-Dicono
alcuni che il Frontifpizio fbpra la porta di Santa Ma--
ria del Fiore che va a' Serui,ru di fuamano,il che mol-
to più lo farebbe degno di lode,te fólte cosi,per eftere
tal cofà certo rarifsima . Ma gli altri lo attribuiteono
a Iacopo della Fonte , per la maniera che vi fi vede; la
quale molto più è di Iacopo , che di Nanni . Al quale '
II.
248 PARTE.
dopo la morte fu fatto poi il feguente Epitaffio.
Sculptor eram excellensjlaris ncttalibm ortm :
Meprohibet de me dicere plw a pud or.
LVCA DELLA
ROBIA SCVL.
Vanti fcultori fi fono affaticati lauo-
rando, i quali hanno nel loro eferci-
zio,fatto di marmo & di bronzo co-
fe lodatifsime, poi ti ouatofi per la fa
tica dell'arte da i difagi fianchi ,&
mal condotti, ogni altra cofa hanno
fatto più volcntieri,che la propria ar
te.Ilche adui ene il più delle volte, perche quando nel-
lo ftare fciop erati cominciano a indurar' l'ofTa nella in
fin2;ardaggine,per non chiamar la poltroneria^ intrat
tendono più volentieri,cicalando & beendo al fuoco,
che'ìntorno ad vn marmo, perduto in tutto il vigore
dello animo:& polipolio il nome'& la fama che erano
per cofe"uire,a gli agi &a diletti folli del modo.Laquai
cofa manifeftamente fi è vifta già molte volte ne cer-
uellrfofifticidi alcuni artefici,che ghinbizando conti
nouamente hanno trouato cofe bellifsime , & muen-
zioni aftrattifsime folamente per guadagnare.Ma non
cosi Luca della Robbia fcultor Fioretino,ilquale s'af-
faticò ne i marmi lauorando molti anni; Et auendo
una marauigliofa pratica nella terra,laquale diligenti!
fimamentelauoraua,trouQÌlmodo ,di inuetnare cfla.
terra co'l fuoco , in vna maniera che e noa la potette
offendere ne acqua,nevento.Etriufcitolitaleinuen-
zione lafciò dopo fé eredi i figliuoli^ tal fecreto. Et
LVCA DELLA ROBIA 249
cofT fino al tempo noftro , i Tuoi defcendenti hanno la
uorato di tal meftiero : Et non folo ripiena di ciò tut-
ta la Italia , ma & mandatone ancora in diuerfe parti
del mondo. Et di quefta inuenzione merita egli certo
non manco lode che e fi meritaffe nella fcultura nella
quale grandemente fu celebrato . Dicono molti, che
Luca della Rohia era concorrente di Donatello , &
tenuto di grande ingegno ne' tempi Tuoi . Onde per
virtù di quefto,mentò,chegli Operai di Santa Maria
del Fiore gli allogaffero alcune ftoriette di marmo, le
quali furono porte nel Campanile doue fono i princi-
pii della Mufica, della Filofofia & dell'arti liberali, nel
le quali iftoriette acquiftò grandemente , perche die
materia di difporre gli Operai fbpradetti ad allogarli
l'ornamento di marmo dell'organo , fopra la fagreftia
nuoua di Santa Maria del Fiore : nel quale fece egli i
cori della mufica co diligenza Se con fbttil magifterio
lauorati , doue fono alcune figure che cantano,& an-
cora che elle fianoaIte,vi fi conofceil gonfiare della
gola per lo alito;Et le battute in fu le fpalle, da chi reg
gè la mufica. Et inqueftemedefimeiftorie, andò imi-
tando Se fuoni Se balli,con tutti gli affetti fimili,in co
fa per cofà, finendo il tutto molto più pulitaméte, che
nò fece Donato fteflb. Perche fi vede in quel di Dona
topiu rifoluta pratica Se più maeftreuole viuezza,
che no fa perfezzione;& finita bontà in quel di Luca.
Et vedefi negli artefici egregi auer'femprele bozze
più forze Se viuacità,che non ha la fine nelle opere lo-
ro. Perche il furore dell'arte in vn fubito efprime il
concetto dell'animo:ilche non può fare la diligenza &
la fatica nelle cofe pulite . Et di maniera acquiftò Lu-
ca in quefta opera di efTer tenuto valente,che ottenne
il lauoro della porta di bronzo che a effa fagreftia fi co
ueniuadaquale per getto per bontà & per magifterio
I i
250 PARTE II.
merita gran lode.Et ghiribizando alle cole di terra del
lauorar quello inuetriato, del quale difopra dicemmo
fece alle due porte (opra ne mezi tondi , vna refurref.
{ione & vna afcenfione di e h r i s t o con gli Apofìo-
li.La onde efTendo cofa nuoua piacque a popoli fòm-
maméte per la vaghezza di quella. Lauorò ancora alla
chiefa di San Piero Buonconfìglio fono Mercato vec
chiofopra la porta vno archetto dcntrouivna noftra
Donna con Angeli intorno;& fopra la porta pure d'u
na chiefina vicina a San Piero maggiore , in vn mezo
tondo (qcq de' medefimi inuetriati, vna noftra Donna
umilmente , con alcun angeli intorno di quella ; cofe
che di quella materia fono tenute mplto belle dagli
artefici . Similmcte nel capitolo de Pazzi in Santa Ciò
ce,per ordine di Pippo di Serbruncllefco fece tutti gli
inuetriati fi di figure come di altre cofe, che fi veggo-
no & dentro & fuori in detto edifizio.Et cofi alla cap
nella di San Iacopo in San Miniato fuori di Fioreza in
fui monte per la fepoltura del Cardinale di Portogal-
lo , fece la volta de medefimi inuetriati di terra cotta
dentroui figure :& alile d'Ifpagna mandò opere di
quella miiìura, & figure di todo rilieuo & altri lauori
di marmo. A Napoli fece la fepoltura dello Infante
fratello del Re Alfonfo,& Duca di Calati riajdella qua
le <n-andiisima parte ne lauorò in Fiorenza. Dicono,
che Luca fu molto coilumata & fàuia perfona, & alla
religione Chriftiana mirabilmente deuoto . Lafciò
Andrea fuo nipote che ne i lauori di terra fu molto
pratico5& valente;& fempre lauorò inuetriati mentre
che ville . Fece vna cappella di marmo fuor d'Arezzo
a Santa Maria delle Grazie, per ornamento di quella
decozione. Ville Andrea Anni lxxxiii. & lafciò
molti figliuoli , i quali a gli inuetriati attendeuano Ci-
milmente come efTo. Dei quali il minore chiamato
LVCA DELLA RORIA
W
GIEROLAMO fece opre di marmo lodate:et flette per
lungo tempo in Francia;& anco Luca fuo fratello ui
condufle.Etper tornare a Luca vecchio,effendo egli
d'anni lxxv. & fieramente di mal di renella aggra-
uato,non potendo refiftere al dolore , che tale malat-
tia gli dauajpafsò di quefta a miglior vita:&in San Pie
ro maggiore da' mefhfsimi figliuoli fu fòtterrato , l'an
no mc e ce xxx. Et col tempo fu onorato con que-
lli verfi.
Terra uiuipcr me cara ft* tradita
Che alle acque e* a ghiacci come il marmo induri
Perche quanto men cedilo timamri
Tanto più la mia fama tn terra ha uita.
Ancora che gli inuetriati nelle figure di terra cotta no
fìano m iftima gradifsima , fon molto vtili & perpetui
& neceflarii : attefò che doue non poflbno reggere le
pitture o per gli ghiacci opergli vmidi,o peri luoghi
acquidofi, cjiiefta fpecie di figure feruo come s'è villo
al faflb della Vernia in Cafentino,che prr tal colpa al-
tro che gli inuetriati non reflano ; onde Luca della
Robia merita fbmma lode ,auendo alla /cultura que-
lla parte aggiunta,potcndofi con bellezza & con non
molta fpeia ogni luogo aquatico & umido abbellire .
li
il
25Z
PAVLO VCELLO
PITTOR FIOREN.
Are volte nafce vno ingegno bello,
che nelle intenzioni delle opere Tue,
fìranamente non fia bizarro & capric
ciofo:Et molto dirado fa la natura
perfona alcuna affaticate l'anima con
lo intelletto; che ella per cótrappefò,
J non vi accompagni la ritrofia . Anzi
tanto può in quefti fi fatti la folitudine, e'1 poco dilet-
tarti di feruire altrui, & fare piaceri nell'opre loro; che
fpciìo la pouertà li tiene di maniera impcditi,che non
poifono fé ben vogliono alzarfi da terra. Et pare loro
chel'arfaticarfi di continuo ; & fempre la notte per gli
fcrittoi difcgnare;(ìa la buona via & la vera virtù. Ne
s'accorgono che l'ingegno vuole cflère aflfaticato,qua
do la volotà pregna d'amore^nella voglia del fare efpri
me certe cofe diuine;& non quando iìanca & afìatica
ta3fteribfsime & fecche cofe viene generado, con Cora
mo fuo dolore,& con faflidio di chi la sforza.Quefto
manifeftamete fi vide in Paulo Vccello, eccellente pie
tor' Fiorentino; il quale perche era dotato di fbfifhco
ingegno; fi dilettò fèmpre di inueftigare faticofe&
Arane opere nell'arte della profpettiua;& dentro tan-
to tempo vi confumò3che fé nelle figure auefTe fatto
il medefimo ancora che molto buone le faceiTe,piu ra
ro, & più mirabile farebbe diuenuto .Oue altrimenti
faccédo,fe la pafsò in ghiribizi, mentre che viiTe;& fu.
nò manco pouero5che famofb. Perii che Donato che
lo conobbe,fpeflb gli diceua 5 eflendo fìio caro & do-
meftico amico,eh Paulo cotefìa tua profpettiua , ti fa
PAVLOVCELLO lft
Iafciare il certo,per l'incerto . Et quefìo auueniua,per
che Paulo ogni giorno mofìraua a Donato,mazzocchi
a facce tirati in profpcttiua, & di quegli a punte di dia
mati con fomma diligenza, & bizarre vedute per efsi.
Conduceua bruccioli in fu i baftoni , che fcortaiTero
perche fi vedefsi il di drento el di fuori eie grofTezze
di quelli & palle a Tettata due facce molto difficili. La-
uoraua nientedimeno ancora di pittura;Et le prime fi
gure file furono nello fpedaledi Lelmo in Fiorenza
infra le donne, vn Santo Antonio,& vnSan Cofimo,
& Damiano in frefeo : & in Annalena , moniftero di
donne,due figure;Et in Santa Trinità fopra la porta fi
niftra dentro alla chiefà alcune ftorie di San Fràcefco.
Lauorò ancora in Santa Maria Maggiore in vna cap-
pella allato alla porta del fianco, che va a San Giouan
ni,doue è la tauola & la predella di Mafaccio , vna an-
nunziata , nellaqual figura volle inoltrare alcune co-
lonne,che feortano per via di profpettiua,lequali rom
pono il dito vino della volta,& in eflà i quattro Euan
gelifli , cofa tenuta bella & difficile .Perche Paulo in
quella profefsione fu ftimato ingcniofb & valente. La
uoròin San Miniato in monte fuor di Fiorenza vn
chiofì:ro,di verde terra & parte colorito con la vita de
Santi Padri :& in quegli non ofTeruò molta vnione di
far d'un folo colore,comc fi debbono fare le ftone,del
lequali fecei campi azurri , le città di color roflo , Se
gli edifici mefcolò fecondo che gli parue:perche le co
fé, che fi contrafanno di pietra non poffono ne debbo
no effere tinte d'altro colore. Dicefi,che mentre Pau-
lo lauoraua quefta opra , vno abbate , eh' era allora in
quel luogo,gli faceua mangiar molto formaggio . Per
il che eflendogli venuto a noia , deliberò Paulo come
timido eh' egli era , di non venire a l'opera per lauorar
ci più.La onde fatto cercare dallo abbate, quando fen
li ìii
254 PARTE. I!.
tuia domandarli da frati, non voleua mai efìere in ca-
fà; & fé per auuentura alcune coppie di quello ordine
feontraua per Fiorenza , (ì daua a correre quanto più
poteua,da cfsi fuggendo. Perilche due di loro più cu-
riofi, & più giouani di lui , lo raggiunfero vn giorno
& gli domandorono, per qual cagione egli non torna
uà a finire l'opra al moniilero : & perche veggendo
frati fi fuggiffe da quegli . Paulo rifpofe loro; voi ma
uete minato : che non folo fuggo da voi;ma non pof-
fò ancora praticare, ne panare, doue fiano legnaiuoli;
& di tutto è flato cagione la poca diferczione dello a
bate voft.ro 5 ilquale fra torte & mineflre mi ha fat-
to mettere in corpo tanto formaggio , che io ho
paura grrandifsima , eflendo già tutto cacio , di non
effer meno in opra per maftice . Et fé più oltre
continuafsi non farei più forfè Paulo , ma Cacio . I fra
ti fi partirono da lui con rifa grandifsimc: Et conferi-
to ogni cofa allo Abate , per farlo tornare al lauoro ,
gli ordinarono altra vita che di formaggio. Dipinte
nel Carmine alla cappella di San Girolamo, il Doffale
del fan Cofìmo & Damiano ; Et in?cafa de Medici fu
le tele alcune bellifsime iftorie di cauagli , & di altri
animali . Poi gli fu fatto allogazione nel chioftro di
Santa Maria Nouella , d'alcune ftoriele prime delle
quali5quando s'entra di chiefà nel chioftro fono la ere
azion de gli animali con vario & infinito numero di
quegli,aquatici,& terreftri,& volatili:Doue egli che
era capricciofifsimo,&fi dilettaua grandemente di
far bene gli animali : moflrò in certi Lioni che fi vo-
glion'mordere , quanto fia di fuperbo in quelli ; & in
alcuni Cerui & Danii , la velocità & il timore ; oltra
che viui fono gli vccelli,& i Pefci con le fquame viuif
fimi . Fece la creazione dell'huomo & della femmina »
e'1 peccato loro ; opera con bella maniera affaticata &
PAVLO VCELLO
2tf
ben condotta . Et in quefta opera fi dilettò fargli albe
ri di colore , i quali allora non era coftume di fare mol
to bene; cofi nepaefi egli fu'lprimo che guadagnante
nome fra i vecchi moderni di lauorarc, & quegli ben
condurre . Sotto quelle due ftorie di mano d'altri più
baffo vi fece il diluuio con l'arca di Noe; nelquale con
tanta fatica , e con tant'arte, & diligenza lauorò i mor
ti , la tempefta, il furore de venti, 1 lampi delle faette,
il troncar degli alberi , & la paura de gli huomini , &
in ìfcorti le figure in profpettiua come vnaMorta,chc
il Corbo le caua gli occhi : & vn'Putto annegatole
per auere il corpo pieno d'acqua , fa di quello vno ar-
co grandifsimo. Dimoftrouui ancora varii effctti,co-
me il poco timore de l'acqua,in due che a cauallo com
battono : & la fomma paura del morire in vna femmi-
na & in vn'mafchio che fono a cauallo in fu vna bufo
la , la quale per le parti di dietro empiendoti di acqua ,
fa difperarein tutto coloro di poter faluarfi più oltre.
Opera tutta di bontà & d'eccellenza infinità che gli ac
quiftò grandifsima fama . Diminuì le figure ancora
per via di linee in profpettiua , & fece mazzocchi ; &
altre cofe in tale opra ccrtobellifsime.Sotto cjuefta do
ria dipinfe ancora la inebnazione di Noe co'l difpre-
gio di Cam fuo figliuolo ; & con la Pietà di Sem & di
Iafetche Io ricuoprono, inoltrando eifo le fue ver-
gogne . Quiui fece egli in profpettiua vna botte, che
gira per ogni lato;cofà tenuta molto bdlafece il facnfi
ciò co l'arca aperta,& infiniti animali; & tanta morbi
dezza donò a quefta operarla quale fenza comparalo
ne fu fuperiore a tutte l'altre fue,chc ne'fuoi tempi eb
bc gradifsimogridoj&nenoftri parimele lodegrandif
(ima. Fece in Santa Maria del Fiore per la memoria di
Giouanni aucuto Inglefe Capitano de' Fiorcntmi,vn
cauallo di terra verde3tenuto belhfsimo di grandezza
256 PARTE. II.
ftraordinarìa : doue mife il Tuo nome di lettere gran-
difsime> p a v 1 1 v celli o pvs.lauoronelchioflro
dell'orto de gli Angeli ; & molte profpettiue & qua-
dri nelle cafe^ de'cittadini fi veggono di fuo tra quali
ne fono quattro con iftorie di chiaro {curo afilli gran
di ; dentroui molte figure , cauagli , animali & paefi ;
oggi nello Orto de'Bartolini ; Auuenga che lo auerle
voluto raccendere di colori che erano mezi fpenti, ab
bia più tofto nociuto loro che giouato . Dicefi , che
gli fu allogato fopra la porta di San Tommafo di Mer
cato vecchio vn San Tommafo, che a Chrifìo cerca
la piaga •,& quiui ogni fuo ftudio mife in fare opra,
che pervltima dcfiefine allafua vecchiaia. Htm
quefto termine vfò dire:che voleua moftrar allora tut
to quello chevaleua& fapeua. Et cofì fece fare
vna ferrata di tauole , che nefluno potelTe vedere l'o-
pera fua fé non quando foife finita . La onde yn
giorno a cafo fcontrandolo folo Donato", gli di (Te ;
& che opra fia quefta tua , che cofi ferrata la tieni ?
Et Paulo gli nfpofe : tu vedrai ; bafta . Non lo
volfe aftringere Donato penfando ( come era folito )
vedere a tempo qualche miracolo. Accadde poi che ef
fendo vna mattina venuto Donato in Mercato per co.
perare frutte per definare, vide Paulo, che fcopnua
l'opera fua . Penlche accoftatofi a lui , & falutatolo
cortefemente, fu dimandato da efib , che curiofamen
te defideraua vdirne il giudizio fuo , quello che gli pa
reffe di quefta pittura. Donato guardato che ebbe l'o
pera bene gli rifpofe,eh Pandora che farebbe tempo
di coprire, & tu fcuopri . Allora s'attriftò Paulo gran
demente, & fentendofi auere di quefta vltima fua fati
ca , molto più biafimo > che e'non afpettaua di auerne
lode,fi rinchiufe in cafamon auendo ardire come auui
lato vfcire più fuora;Et attefe alla profpettiua;la^uale
lo tenne
P AVLO VCCELLO. 257
Jo tenne pouero & intenebrato lino a Ja morte. Diuc
rimo adunque vecchifsimo, & poca contentezza fen-
tendo nella Tua uecchiaiafi mon l'anno l x xx 1 1 1 della
fua vita,nel mccccxxxi u& fu fepoko in Santa Ma
ria Nouella. Nella morte di coftui furono fatti molti
epigrammi & Latini & Vulgari ; De'quali mi bafta
porre folamente quefto .
Zeuft, & P arra/io ceda , & PolignotOì
Chiofè Carte una tacita Naturai
Diei affetto &forzg ad ogni mia figura
Volo agli uccelli 3 a Ve fa il Cor/o èl nuoto .
Lafciòdi fé vna figliuola che fapeua difegnare , & la
moglie , la quale foleua dire; che tutta la notte Paulo
fìaua nello fcrittoio , per trottarci termini della pro-
fpettiua , & mentre ch'ella a dormire lo inuitaua , &
egli le diceua : o che dolce cofa è quella profpettiua;
la quale egli veramente a buono ordine mife in vfo :
come ancora ne fanno piena fede l'opere fue.
LORENZO GHI-
BERTI PITTOR
F ORENTINO.
On è dubbio che in tutte le città, co
loro che con qualche rara virtù5ven
gonoin qualche fama fralihuomi-
nimon fiano il più delle volte vn fan
tifsimolume d'efempio à molti che
dopo lor'nafcono5& inquella mede
fima età viuono, oltra le lodi infini-
te, & lo ftraordinario premio ch'efsi viuendo ne rap-
portano. Ne fi vede cofà3che più defti gli animi delle
Kk
15$ PARTE. II.
genti ; & faccia parere loro meri' faticofa la difciplina
de gli (ludi -.che l'onore & l'utilità che fi caua poi d'ai
fudore delle virtù:percio che elle rendono facile a cia-
fcheduno ogni imprefa difficile ; & con maggiore im
peto fanno accrefcere la virtù loro, quando con le lo-
de del mondo s'inalzano . Perche infiniti , che ciò fen
tono Se veggono , imparando da'lbuono , fi mettono
alle faticherei* venire ingrado di meritare,quelloche
veggono auerfi meritato vn fuo compatriota . Et da
quefto nafceua ne gli antichi che le citta in bellezza fi
manteneuano,per guittamente guiderdonare coloro,
che fé medefimi Se le loro patrie onorauano j Se però
tutti gli artefici che per quefta via caminarono , ò tar
di ò per tempo fono flati riconofeiuti: come fu Loren
zo di Cione Ghibcrti altrimenti diBartoluccio.il qua
le per moftrar'ramorc,cheprima a fé fì.eHb,poi alla fua
patria portaua, meritò da Donato fcultore Se Filippo
Brunellefchi architetto Se fcultore,cccellenti artefici,
elTere polio nel luogo loro;conofcendo cfsi in verità,
ancora che il fenfo gli iìringeiTe forfè a fare il contra-
rio ; che Lorenzo era migliore macflro di loro nel get
to. Fu veramente ciò gloria di quegli , Se confufione
di molthi quali prefumendo di fé fi mettono in opera;
Se occupano il luogo delle altrui virtiunon pero facen
do eglino frutto alcuno: ma penandomele anni nel
fare vna lor cofa , {turbano Se opprimono la feienzia
de gli altri , con malignità Se con inuidia grandifsima.
Fu adunque auuenturato Lorenzo a ritrouarfi auere
in cafa fua huomini , i quali ebbero animo di conofee
re il valore della fua virtù ; & di dare con gratitudine
& premio, alle fatiche fuequergradoche meritamen
te fé gli contienne ; felicifsimo fu nel trouar gli artefi-
ci fenza inuidia, e i popoli che fi dilettafsino delle vir
tu, perche lafciò la fua patria erede della più bella opc
LORENZO GHIBERTI Ift
n del mondo. Fu dunque Lorenzo figliuolo di Bario
luccio Ghiberti , & da i Tuoi primi anni imparò l'arte
dcllorefice col padre; ìlquale v'era eccellente maeflro,
egl'infcgnò quel mefuero;ilquale daLorenzo fu prefò
talmente ch'egli lo faceua affai meglio chel padre fuo:
Et dilettandoli molto più de l'arte della fcultura& del
dileguo, manegiaua qualche volta colori ; & alcun al-
tra gettaua fìgurette piccole di bronzo;& le finiua co
molta grazia . Dilettofsi molto , contraffare i , conii
delle medaglie; antiche: &di naturale nel fuo tem-
po ritraile molti fuoi amici. Et mentre egli con Barto
luccio lauorando cercaua aquiftare inquclìe profefsio
ne; vene in Fiorenza lanno mcccc alcuna corruzzio
ne d'aria peftilenziale, per laqual cola no potendo far*
facende alla bottega, fi conuenne con vnpittore ilqua
le aueua prefb in Romagna ope re per Pandolfo Mala
tefta allora Signore d'Arimino & di Pefero, di andar-
fene fèco, & cofì gli aiutò Lorenzo a dipignere vna ca
mera , & molti altri lauori , che con dihgenzia furon'
da loro finiti. De'quali ne acquiftò in quella età coli
giouinile quello onore che più fi poteua . Ne anche
perqueflo refìò per ogni forte di fatica che fìpotefsi
far' per lui3 ch'egli non continuaffe lo fìudio del'dife-
gno,&il lauorare dirilieuo, cere& fìucchi dicofè
piccole . Ne ftè molto tempo lontano da la Patria fua,
che cefi ita la peftilenzia.la Signoria di Fiorenza & l'ar
tede mercatanti deliberorno(auendo inquel'tempo
la fcultura- gli artefici fuoi in cccellcnzia cofi foreftie-
ri come Fiorentini) che Ci douefsi come Ci era già mol-
te volte ragionato finire laltre due porte di San'Gio-
tianni : Tempio antichissimo & principale di quella
città . Ei ordinato fra di loro che fi facefsi intendere a
tutti e maefìri che erano tenuti migliori in Italia, che
comparifsino in Fiorenza, per fare efperimento di lo»
Kk ii
2Ó0 PARTE II.
10, in vna moftra duna ftoria di bronzo , fìmile à vn
di quelle che già Andrea Piiano aueua fatto nella pri-
ma porta:Fu icritto qucfta deliberazione da Bartoluc
ciò , a Lorenzo ch'era a Pelerò, che lauoraua : confor
tandolo à tornare a Fiorenza a dar'fàggio di fé; che
quefta era vna occafìone da farfi conoicere,& da mo-
ftrare l'ingegno fuo . Old a che e'netrarrebbe quel'vti
le,che né luno ne laltro arebbono mai pivi bilogno do
f>ere . MofTero l'animo di Lorenzo le parole di Barto-
uccio ; & quantunque il fìgnor Pandolfo , & il pitto
re, & tutta la Tua coitegli facefsmo carezze grandini
me: prefe Lorenzo da quel Signore licenza & dal pit-
tore: iqualipur'con fatica & difpiacer loro lo lafcio-
ron' partire ; non giouando ne promette ne ricrefcer
prouifione: parendo à Lorenzo ognora mille anni, di
tornare a Fiorenza; Et inuiatofi felicemente a la fua
patria fi ridufle . Erano già comparfi molti foreftieri ,
& fattifi conofcere a Confbli dell'arte ;Da'quali furo-
no eletti di tutto il numero , fétte maeftri, tre Fioren
tini & glialtri Tofcani ; & fu ordinato loro vna pro-
uifione di danari & che fra vn anno eglino douefsino
auer finito vna ftoria di bronzo , della medefimagran
dezza , ch'erano quelle della prima porta , per fag-
gio . Et eleffero che dentro fi facefsi la ftoria quan
do Abraham facrifica Ifach fuo figliuolo . Nella
quale penfbrono douere auere eglino che moftrare ,
quato a le difficulta dellarte ; per effere ftoria che ci va
detro paefi,ignudi,veftiti, animali :Et fi poteuono far
le prime figure di relieuo,& le feconde di mezo ; & le
terze di baffo. Furono i concorrenti di quefta opera
Filippo di Brunellefco,Donato;&Lorenzo di Barto-
luccio Fiorentini ; & Iacopo della Quercia Saneie, &
Niccolò d'Arezzo fuo creato; Francefco di Vandabri-
naj& Simone da Colle detto de'bronzui quali dinanzi
LORENZO GHIBERTL l6l
a* Confoli promettono dare condotta la itoria nel tem
pò detto,& ciaicuno alla (uà dato principio, con ogni
{l udio Se diligenzia operauano ogni lor' forza per paf
fared'eccellenzialun'laltro;tenendo nafcofo quel che
faceuano fecretiisimamcnte , per non raffrontare elle
cole medefime.Solo Lorenzo che aueua Bartoluccio
che lo guidaua,& li faceua far fatiche, & molti model
li ,innanzi che fi riioluefsino di mettere inopera neiìii
no,di continuo menaua i Cittadini a vedere , Se tal'o-
ra i foreftieri che pafTauano,fe intendeuano del meftie
ro, perientire lanimoloro;i quali pareri furon'cagio
ne eh" egli conduffe vn'modello eh' era molto ben la-
uorato, & fenza ne flun' difetto . Et con" fatto le for-
me fòpra,&gittatolo di bronzo,vennebenifsimo; &
egli con Bartoluccio flio padre cominciorno a rinet-
tailo,con vn'amore & pazienzia tale, che non fi pote-
ua condurre ne' finire meglio . Et continouando fino
al fine nel tempo che fi aueua a vedere a paragone , tu
la fua & le altre di que maeftri finite del tutto . Et ve-
nuto a giudizio dellaite de mercatanti, Se viftedai
Confbh, & da molti altri Cittadmijfuronodiuerfit
pareri,ch* ognuno faceua fòpra di ciò. Erano concorft
in Fiorenza molti foreftieri,parte pittori,& parte feul
tori,el refto orefici , i quali furono chiamati da i Cori
foli a douer dar' giudizio di quefte opere infieme con
glialtri di quel meftiero che abitauano in Fiorenza.
Il qual' numero furono xxxuii. & ciafeuno della
fua arte era peritifsimo . Equantunque fu/sino infra
di loro differenti di parere,piacendo a chi la maniera
di vno,& chi quella di vnaltro,fi accordauano non di
meno che Filippo di Serbrunellefco,& Lorezo di Bar
toluccioauefsino& meglio & più copioia di figure
migliori,compofta Se finita la itoria loro;che non auc
ua fatto Donato la fua 3 ancora che ci fuffe gran difè-
Kk in
2Ó1
PARTE. II.
gno,& Iacopo della Quercia, che no era fimile a quel
lo,cofi le altre tre di Francefcodi Valdanbrina, Sedi
Simone daColle &Niccolò d'Arezzo ch'erano le man
co buone. Donato & Filippo vitto la diligenzia & lo
amore, che Lorenzo aueuavfata nell'opra fua, fi tiro-
ron da vn canto. Et parlando fra loro,rifoluerono che
l'opera doueffe darfi a Lorenzo, parendo loro, che il
publico & il prillato farebbe meglio feruito.Et Lorcn
2.0 eiTendo giouanetto,che non paflaua x x anni areb-
be nello efercitarfi a fare inquella professione que'frut
ti maggiori che prometteua la bella ftoria , che egli a
giudizio loro aueua più deglialtri eccellentemete cor*
dotta.Dicendo che farebbe itato più torto opera inui-
diofa,a leuarglielarche non era virtuofa a fargliela aue
re.& coli entrati Filippo & Donato nella vdienza do-
ue fedeuano i Confoli , parlò Filippo in quefta forma
Lo {perimento che auete fatto di tanti eccellenti mae-
ftri Signori con{bli,è flato molto appropofito,auendo
noi veduto la differenza delle maniere;& colui che fia
più atto a fare onore alla noftra città . Et poi eh' egli ci
è venuto per forte che neftauamoDonato & io indub
bio,che quefti foreftieri non auefsino a paiTarc i mae-
ftri della citta noftra,anzi abbiamo vifto che l'opere lo
ro reftano inferiori di inuenzioni,di difegno,& di ge-
tto^ finite fono maco che le noftre,abbiamo giudica
to infra di noi,che prima Lorenzo Ghiberti fia quello
a cui fi debba dare il pregio di quello onore,& pofeia
jllauoro delle porte. Perche egli eflendo giouane &
volentorofo dello acquiftar' fama,farà feguitando ope
ra tale,che non folo come ha panato ora tutti quefti ar
tefici , vincerà ogni giorno fé medefimo . Et fé bene
egli è parere di quefti che hanno a giudicai e,di volere
darli me per compagno; io renunzio quefta compa-
gnia,perche o io aucuo a effere principale & far dam*
LORENZO GHIBERTI 2<%
o io aueuo a edere efclufb de l'opra come al preferite
mi efcludo. Perche fé io no ho potuto apparire eccel-
lente in quefta opera,che è mio difetto;cercherò forfè
emendarm^per venire principale in vnaltra.Conchiu
do adiique che per noftro parere3Iopera fi dia refolutif
/imamente a Lorenzo. Aueuano già 1 Confoh intefo,
da chi aucuaa giudicare _, &reftaua a paragone con
Lorenzo,la ftonadi Filippor&arebbon' voluto vnir-
ghinfiemei&facefsinoquefta opera a mezo Mane
per prieghi , ne per cofa eh' e potefsino vfare inuerfò
Filippo, non lo fuoltorono da la Tua fantasìa : auendo
deliberato;, o che fé voleuano che' la faceffe gli deffe-
ro tutta lopera 3 o non auere a diuidere la gloria delle
Tue fatiche a mezo.Laonde i Confoh non potédo più
vinti dalle ragioni che allegaua Filippo; & da quelle
che diceuaDonato,allognrono finalmente quefta ope
ra a Lorenzo. Fu veramente vn'atto molto onorato
quefto di Filippo & di Donato , & vno animo molto
netto di pafsione , & vn' giudizio fano nel' conofeere
fé medefìmi ; efcmplo certo grandifsimo di amore che
all'arte aueuanojftimado più le virtuofe fatiche d'altri
che lo intcreflo & l'vtile proprio . Laqual e generofìta
d'animo non accrebbe minore fama alle virtuofe az-
zioni loro3che fi faceffe a Lorenzo Io auere confeguì
to la vittoria,d'auere auuto Ci grande opera , nella pa-
tria fua , & in vna età fi giouinile - Fu cominciata da
Lorenzo quefta opera con grandi fsima diligenzia, &
fuqueftala porta che è volta dirimpetto all'opera di
San Giouannimclla quale fece dentro lo /paramento,-
fimil' a quello che aueua già fatto Andrea Pifàno nel-
la prima porta che gli difègnò Giotto:faccndoui ven-
ti fiori e del Teftamento nuouo . Et in otto vani fimi-
li a quelli feguitauon' le dette (rorie.Da pie fece i quat
tro Euangelifìi due per portai & cofi i quattro dotto-
2^4 PARTE I!.
ri della chiefa nel* medefimo modo ; i quali fono diffe-
renti fra loro di attitudini & di panni. Chi ferme chi
les;ge;altn penfa , & variati lun" da laltro fi inoltrano
nella lor prontezza molto bene condotti. Oltrachc
nel' telaio dell'ornamento riquadrato a quadri intor-
no alle ftorie v'è vna fregiatura di foglie, d'ellera & dal
tre ragioni 3 tramezate poi da cornici ; & in su ogni
càtonata vna tefta dhuomo o di femmina tutta tonda;
auendo figurato profeti & fibille che fon' molto bel-
le, le quali nelle loro varietà moftrano la bontà del'in-
cegno di Lorenzo nella varietà delle effigie . Et ordi-
nò che i componimenti delle ftorie eh' egli vi fece^ fe-
guitafsino la vita di e H risto dal'fuonafcere,per
infino a la morte & reiurrefsione fua,che quefto fi ve-
de quando è ferrata la porta ; Perche quando è aperta
]e ftorie non feguitano per rimanerne vna parte per la
to di quelle.Seguiterò come ftanno adunque le ftorie
quando e ferrata , accio feguitino per non fare confu-
(ìone.Soprai dottori & gli Euangelifti già detti ne
quattro quadri dappiè feguita da la banda di verfò
Santa Maria del Fiore il principio;doue nel primo qua
dro è la annunziazione della Noftra donna ; doue egli
fìnfe nell'attitudine di effa vergme,vno fpauéto3& vn
fubito timore; ftorcendofi con grazia per la venuta de
TAngelo-.Et allato a quefta fece il nafeer dicHRiSTO
doue e la noftra Donna che auédo partorito3fta a ghia
cere ripofandofi : euui Giufeppo che contempla i pa-
ftori5& gli angeli che cantano. Nell'altra allato a que-
fìe eh' è laltra parte della portala vn medefimo pari fe-
guita la ftona della venuta de i Magi,& il loro adorar
C H R i s t o dandoli i tributiedoue e la corte che gli fc
guita,con cauagli & altri arnefi,fatta con grande inge
gno. Et cofi allato a quefta è il fuo disputare nel' tem-
pio fra i dottori, nella quale è non meno efprefia l'am-
mirazione
LORENZO GHIBERTI 26$
miratone & l'udienzia che danno a chrijtoì dot
torijche l'allegrezza di maria & Giufeppo , ritro-
uandolo. Seguita fbpra a quefte,ricominciando (opra
lanunziazione, JafWiadel battemmo di christo
nel gior dano da Giouann i,conofcendofi ne gli atti lo
ro,la riuerenzia delluno , & la fede dellaltro . Allato a
queftafeguita il Diauolo che tenta christo; che
fpauentatoperle parole di giesv fa vn'attitudine
fpauentofà ; moftrado per quella,il conofeere che egli
è figliuolo di dio. Allato a quella nel'altra banda
v'e quando egli caccia d'el Tempio i venditori;metten
òo loro fotto fbpra gli argentile vittime, le colombe,
&le altre mercanziemellaquale fono le figure che ca-
fcano luna fbpra laltra : che hanno vna grazia nella fu
ga del cadere molto bella & confederata. Seguitò Lo-
renzo allato a quefta , il naufragio de gli Apoftoli , &
San Pietro vfeire de la naue , che affondando nellaac-
qua^c H r i s t o lo follieua,ftoria co piofa di varii gefti
nelh Apoftoli , che aiutano la naue,& fimile la fede di
San Piero fi conofee nel' fuo venire a christo. Ri-
comincia fopra la ftoria del' battefimo da laltra parte,
la fua transfigurazione nel monte Tabor,doue egli e-
ipreffe nelle attitudini de' tre Apoftoli lo abbagliare
che fanno le cofe cclefti,Ievifte de i mortalijcome fi co
nofee ancora christo nella f uà diuinita, col' te-
nere la Tefla alta, & le braccia aperta , in mezo d'Elia
& di Mofe .. Et allato a qu erta è la refurrefsione del
morto Lazzaro;ilqual'vfcito de'l fepolchro legatoi pie
di & le mani,ftà ritto; con marauiglia de circuniìanti.
Euui Marta & Maria Magdalena che bacia i piedi
del' Signore co vmiltà et reucreziagrandifsima.Segui
ta allato a quella nel'altra parte della porta,quado egli
va in fu l'almo in Gierufàlem ; doue i figliuoli de gli
Ebrei che co varie attitudini gettanole vefìeperter-
LI
ì66 PARTE IT.
ra;& gli vliul & le palme ; oltra a gli Apoftoli , che fe-
guitano il Saluatore.Et allato a quefta, è la cena de gli
Apoftoli , bellifsima & bene fpartita fingendoli a vna
tauola lunga mezi dentro & mezi fuori . Sopra la fìo-
ria della trasfigurazione ricomincia la adorazione nel
l'orto; doue fi conofceilfbnno in tre varie attitudini
de gli Apoftoli. Et allato a quefta feguita quando egli
è prefo ; & che Giuda lo bacia ; doue fono molte cofe
da cófiderare per eflerui & gli Apoftoli che fuggono,
et i Giudei che ncl'pigliar christo fanno atti & for
ze gaghardifsime . Et è nell'altra porta allato a quefta,
quando egli è legato alla colonna : doue è la figura di
giesv christo, che nel' duolo delle battiture, fi
ftorce alquanto, con vna attitudine compafsioneuole
oltra che fivcdc in que' Giudei che lo flagellano , vna
rabbia,& vendetta molto tcrnbile,per i getti che fan-
no . Seguita allato a quefta,quando lo menano a Pila-
to , & che e fi laua le mani , & lo fentenzia a la croce;
Sopra l'adorazione dell'orto nel'altra banda l'vltima fi
la delle ftorie comincia doue e porta la croce , & va a
la morte,menato da vna furia di foldati , i quali con le
attitudini, in modo par che lo tirono per forza; Oltra
il dolore & piato che fanno co' gefti quelle Marie che
n6 le vide meglio chi fu prefente. Allato a quefto fece
christo crocififìb; & in terra a federe con atti do-
lenti & pien di fdegno la Noftra donna & fan Gioua-
nivangelifta. Seguita allato a quefta nellaltra pancia
fua refurrefsioneioue addormctate le guardie dal tuo-
no ftanno come morti; mentre christo va in alto
con vna attitudine, che ben' pare glonficato,nella per
fezzione delle belle membra; fatte dalla ingegnofifsi-
ma indù ftria di Lorenzo. Nello vltimo vano èia ve-
nuta dello Spinto Santo ,doue fono attenzioni & atti-
tudini dolcifsime in coloro che lo nceuono.Et fu con
LORENZO GHIBERTI. 1&J
dotto quefto lauoro a quella'fine & perfezzionejfènza
rifpiarmo di fatiche & di tempo , che può darfi a opera
di metallo:con(iderando che le membra degli ingnudi
hanno tutte le parti belhfsime , & i panni , ancora che
tenefsino vn poco dello andare vecchio di verfbGiot
to,vi è dentro vn' tutto, che va in verlb la maniera de*
moderni, & fi reca in quella grandezza di figure vna
certa grazia molto leggiadra . & nel' vero i componi-
menti di ciafchuna ftoria fono tanto ordinati , & bene
{partitiche meritò confeguire quella lode, & maggio
re,che da principio gli aueua data Filippo. Eteofifu
onoratici maméte fra i fuoi Cittadini riconofciuto:&
da loro & da gli artefici terrazzani & foreftieri fòm-
mamente lodato. Coftò quefta opera fra gli ornamen-
ti di fuori, che fon pur di metallo,& intagliatoui fefto
ni di frutti & animali , x x 1 1. mila fiorini i Se pesò la
porta di metallo xxxmi. migliaia di libbre. Finita
quefta opera parue a confoli dellarte de' mercatanti ef
fere feruiti molto bene , & per le lode dateli da ognu-
no deliberarono che facefTe Lorezo in vn pilaftro fua
ridi Or San Michele in, vna di quelle nicchie,ch'é
quella che volta fra i cimatori, vna ftatua di bronzo di
quattro braccia Se mezzo, in memoria di San Gioua-
ne Batiftadaquale egli principiò , ne la fiaccò mai, che
egli la refe finita;che fu,& e opera molto lodata , Se in
quella nel' manto fece vn fregio di lettere,icriuendoui
il fuo nome . Et nel frontefpizio di quel' tabernacolo,
(ì prouò a far di mufàico, faccédoui dentro vn mezzo
profèta. Era già creiciuta la fama di Lorenzo per tut-
ta Italia,& fuor^dcl'artifitioiiisimo magiftero nel' gei
to, di maniera che auendo Iacopo della fon-
te, & il vecchietto Sanefè, Se d o n at o fat-
to per la Signoria di Siena per il loro San Giouanni al
cuno (Ione Si figure di bronzo3che doueuano ornane
LI ii
l6*8 PARTE II.
il battemmo di quel Tempio ; & auendo vifìo l'opere
di Lorenzo in Fiorenza, fi conucnnono con feco & li
feciono fare due ftorie della vita di San'Giouanni Ba-
tifta.ln vna fece quando è batezò e hri st o.accom-
pagnandola con moire figure & ignude & veftite mol
to riccamente: & nellaltra, quando San' Giouanni è
prefo& menato à Erode; con 1 equali ftorie fuperò &
vinte glialtri che aueuano fatto le altre : onde ne fu
lommaméte lodato da i Sanefi,& da glialtri che le veg
gono. Aueuano in Fiorenza a far vna {tatua 1 maeftri
della zecca in vna di quelle nicchie che fono intorno a
or San' Michele,dirimpetto a l'arte della lana & aueua
a effer San Matteo, d'altezza del' San* Giouanni fòpra-
detto . Laquale figura allogorono a Lorenzo, che la
condulìe a perfezzione , &fu lodata molto più che il
San Giouanni, auendoui viato la maniera più moder-
na. Laquale (Tatua fu cagione che i Confòli dellarte
della lana fi dehberorono nel'medefimo luogo che è
facefsi nellaltra nicchia allato a quella, vna ftatuadi
metallo medefimamente, che fufTe alta allamedefima
proporzione de laltre due,in periona di Santo Stefano
loroauuocato. EteglilacondufTeafine; & diede vna
vernice al bronzo molto bella . La quale (tatua non
manco fatisfece , che fi facefsino laltre opere già lauo-
ratedalui. Era generale de* frati predicatori inquel'
tempo M.Lionardo Dati il quale per lalTare memoria
in Santa maria nouelladoue egli aueua fatto profefc
fìone, & alla fua patria , fece fabricareà Lorenzo
vna fepoltura di bronzo {opraci luiaghiacere mor-
to, ritratto di naturale; che da quella che piacque
& fu lodata nenacque vna che fecionfare in Santa
Croce di Lodouico de gl'Albizi & di Niccolo Valori
Erano onorati nel conuentoda gli Angeli i corpi di
tre martiri Proto; Iacinto & Nemefio : Ma perche è fi
LORENZO GH1BEHTI. l6<)
onorafsino molto più fu allogato à Lorenzo vna caf.
fa di metallo : doue fece certi Angeli di Baffo rilicuo
che tengono vna ghirlanda d'vliuo , fcrittouitdcnto i
nomi loro . Et da quella che riufci molto onoreuole ,
venne voluti tà. alli^Operai di Santa Maria del Fiore,di
farfare la cafìa & fepoltura di metallo , per metterui il
corpo di San'Zanobi Vefcouo di Firenze, la quale fu
di grandezza di braccia tre & mczo ; & alta due.Nella
quale fece oltra il garbo della Gaffa con diuerfi & va-
ni ornamenti , nel corpo di effa Cafìa dinanzi vna fio
ria quando effo san'Zanobi rifufcita il fanciullo , fa-
lciatoli incuflodia dalla madre ; morendo egli mentre
ch'ella era inperigrinaggio . Tn vnaltra uè quando
vnaltro è morto dal carro; & limile quando e'rifufciu
luno dedite famigli mandatoli da Santo Ambruogio
che rimafe morto vno in fu le Alpi jlaltro ve che fé ne
duole alla prefènza di San'Zanobi: che venutoli com-
palsione diffe va che è dorme , tu lo trouerrai viuo.
Et nella parte di dietro fono fci Angioletti che tengo
novna ghirlanda di foglie d'olmomella quale fon'lettc
re intagliate, in memoria & lode di quel'Santo . Que-
fla opera conduffe egli & finì,con ogni ingegnofa fa-
tica &arte, fiche ella fìi lodata flraordinariamente
per cofà bella. Mentre che l'opere di Lorenzo oeni
giorno accrefceuon' fama al nome fuo , lauorando 8c
ieruendo infinite perfòne cofi lauori di metallo come
di argeto &d'oro;capitò nelle maniàGiouanni figliuo
lo di Cosimo de" Medici vna cormuola affai grande
dentrouilauoratodintaglioin cauo, quando Apollo
fa (corticate Marfia; laquale fecondo che fi dice,ferui-
ua già a Nerone Imperatore per fuggello . Et effendo
per il pezzo della pietra ch'era pur grande ,&per la
marauiglia dello intaglio in cauo , cofà rara : Giouan
ci la diede àLorenzo chegli faceffe intorno d'oro vno
LI ili
1-J0 PARTE ti.
ornamento intagliato & eflo penatemi molti mcfi Io fi
ni del tutto : facendo vna opera non men bella d'inta-
glio a torno a quella; che fi fufsi la bontà & perfezzio
ne del cauoin quella pietra. La quale oper a[fu cagio-
ne ch'egli d'oro & dargento lauorafsi molte altre co~
fé, che oggi non firitruouano (limando efTerejftate
diftrutte per l'auarizia ò bifogno di qu e metalli . Fece
doro medefimamente a PapaMartinovn bottone-jCh'e
gli teneua nel piuiale , con figure tonde di rilieuo i 8c
fra effe gioie di grandissimo prezzo : cola molto eccei
lente . Et cofi vna mitera marauigliofifsima di foglia-
mi doro ftraforati : & fra efsi molte figure piccole tue
te tonde,che furon tenute hellifsime . Et né aquiftò,
oltra al nome vna vtilità grande da la liberalità di quel
Pontefice. Venne in Fiorenza l'anno mccccxxxix
Papa Eugenio,per vnire la difeordia fra laChiefa Gre
ca & la Romana, doue fi fece il Concilio ; Et villo lo
pere di Lorenzo , & piaciutogli non manco la preferì
Zia fu a , che fi facefsino quelle : gli fcct: fare vna mite-
ra doro di pelo di libre quindici, & le perle di libre cir*
que & mezzo ; le quali erano ftimate con le gioie in ef
fa ligate , trenta mila ducati doro. Dicono che indet-
ta opera erano fei perle comenocciuole auellane;&
non Ci può imaginare fecondo che s'è villo poi , vndi-
fegno di quella le più belle bizarrie di legami nelle
gioie & nella varietà di molti putti 8c altre figure, che
feruiuano à molti varii & graziati ornamenti. De la
quale riceuè infinite grazie. & per fé & per gli amici
da quel' Pontefice , oltra il primo pagamento. Aueua
Fiorenza riceuute tante lode per le opere eccellenti di
quefto ingegnofifsimo artefice; che è fu deliberato da
jconfbli dellarte de mercatanti, di' farli allogazione
della terza porta di San Giouannidi metallo medefi-
mamente .Et quantunque quella che prima aueua fai
LORENZO GHIBERTI 271
ta3 l'auefsi per ordinelorofeguitata& coudottacon
rornaméto che fegue intorno alle figure , & che faCcia
irtelaio di tutte le porte. Simile à quello di Andrea Pi
fano, viflo quanto Lorenzo l'aueua auanzato,rifoIue
ronoiConiòli à mutare la porta dimezo,doue era
quella di Andrea,& metterla a laltra porta che è dirim
petto alla Mifericordia . Et che Lorenzo facefsi quel-
la di nuouo,perporfi nel mezo, giudicando ch'egli
auefle a fare, tutto quello sforzo, che egli poteua
maggiore inquella arte. Et fé gli rimefìbno nelle brac
eia, dicédo che gli dauonjicenzia che e facefsi ìnquel*
modo che' voleua,o che penfàfsi chella tornarsi più or
nata , più riccha più perfetta, & più bella che e potefsi
ò (apersi imaginarfi . Ne guardafsi à tempo ne a fpefà ,
accioche cofi come egli aueua fuperato ghaltri iìatua
rii perinfinoalIora,fuperafsi& vinccfsi tutte lopere
fuc. Cominciò Lorenzo detta opera, mettendoui tue
to qucl'fapere maggiore ch'egli poteua : Et cofi fcom
parti detta portain x quadri,cinque perpartc,che rima
ieno i vani delle itorie vn braccio & vn terzo, & a tor
no per ornamento del telaio che ricigne Te ftorie fono
nicchie in quella parte ritte,& piene di figure quafi to
de , il numero delle quali è x x, & tutte bellifsime^co
me vno Sanlbne ignudo che abbracciato vna Colon-
na, con vna mafcella in mano,moftra quella perfezzio
ne che maggior'può moftrare cola fatta nel' Tempo
de gli antichi ne loro Ercoli o di bronzi o di marmi:
Et come fa teftimouiovn Iofuè il quale in atto di locu
zione par che parli allo exercito-.oltra molti profeti Se
Sibille : adorni luno & laltro in varie maniere di pan-
ni per il dolio ; & di acconciature di capo, di capeglì
& altri ornamenti; oltra dodici figure che* fono a ghia
cere nelle nicchie, che ricingono l'ornamento delle
iìorieper il trauerfo > faccendo in fuile crociere delle
2JÌ fARTB II.
cantonate in certi tondi,tefìe di fcmmine,& di gioua
ni 3 & di vecchi il numero x x x 1 1 1 1. Fra le quali nel'
mezo di detta porta vicino al nome Tuo intagliato in
ella , è ritratto Bartoluccio Tuo padre, ch'e quel'piu
vecchio : Se ilpiu giouane è Lorenzo fuo figliuolo
maeftro di-tutta l'opera; oltra a infiniti fogliami & cor
nici & altri ornamenti fatti con grandifsima maeflria.
Le iìorie che fono in detta porta, fono del'teftamento
vecchio; & nella prima èia creazione di Adamo & di
Eua fua donna;quali fono pcrfettifsimamentc condot
ti.Vedendofi che Lorenzo ha imitato, che fieno di
membra più begli che egli ha poffuto; volcdo offerua
re che [fendo quelli di mano di dio e non fufsino
mai fatto le più belle figure; & co fi quelli di fuo auef
fino a paffare tutte l'altre ch'erano fiate fatte da lui ne
laltre opere fue : auuertenzia certo grandifsima . Et
cofi fece nella medefma quando e' mangiano il pomo
& infieme quando e'fon cacciati di Paradifo, lequal'fì
gure inquegliatti rifpondonoa l^ffetto,primadel pec
cato conofeendo la loro vergogna, coprendola con le
mani , & nellaltro la penitenzia nello effere dal Ange-
lo fatti vfeir fuori di Paradifò . Nel fecondo quadro è
fatto Adamo & Euaauendo Cairn &Abel piccoli fan
ciulli creati da loro ; & cofi vi fono quando de le pri-
mizie Abel fa facrifizio & Cairn de le men'buone, do
\iefifcorge negli atti di XTaim l'inuidia contrailprof
fimo 3&in Abell'amore inuerfb idio. Etquello
che è di fingular' bellezza e il veder' Cairn arare la ter-
ra con vn par' di buoi* 1 quali nella fatica del tirare al
giogo l'aratro paiono veri & naturali: cofi come è il
medefimo Abel che guardando il beftiame Cairn li da
la morte . Doue Ci vede quello con attitudine impieto
fifsima& crudele con vn'baftone ammazare il fratel-
lesche il bronzo medefmo moftra la languidezza delle
membra
LORENZO GHIBERTI 273
membra morte nella bellilsima perfona di Abel . & co
fi di bailo rclieuo da lontano è 1 d d i o cbe domanda 4
Cairn quel che ha fatto di Abel contenendo/! in ogni
quadro gli effetti di quattro ftorie . Figurò Lorenzo
nel terzo quadro comeNoe efce de l'arca fa moglie co
i fuoi figliuoli & figliuole & nuore,&infiemc tutti gli
animali , cofi volatili come terreftri ; i quali ciafcuno
nel fuo genere fono intagliati dalle eccellentifsime ma
ni di Lorenzo con quella perfezzione che può l'arte
imitarla natura . Vedendoli l'Arca aperta, & le ftagge
in profp.ettiua di bafsifsimo rilieuo,chenon fi può
eiprimere la grazia loro. Oltre che le figure di Noe &
delli altri fuoi faccio Sacrifizio fi vede l'Arco baleno
fegno di pace fi-aiDDio& Noe, ma molto più, eccel-
lente di tutte le figure quando egli ha piantato la vi-
gna; & che inebriato del vino mondando la vergogna
Can fuo figliuolo lo fchernifee: che vno nel'fonno no
pUo imitarficon piti afpetto vedendoli. lo abandona-
mento delle membra ebbre : & la confiderazione &
amore de glialtri due figliuoli, che lo ricuoprono con
bellifsime attitudini. Oltre che ve & la botte & i pam
pani& gli altri ordigni della vendemmia,fatti con vna
auuertenza, accomodandoli in certi luoghi che non
impediscono l'aftoria,anzi le fanno vn'ornamentobcl
lifsimo. Piacque molto h Lorenzo fare nella quarta
{lo ri a , inqucl'quadro lo apparire de tre angeli nella
valle Mambre ,faccendo quegli fimili luno a laltro fi
vede quel'làntirsimo vecchio a dorarli con vna attitu-
dine di mani & di volto molto proprio & viuace ; ol-r
tre ch'egli ;con vno affetto molto bello intagliò i fuoi
ferui che a pie del monte co vno afino Spettano Abraa
che facrificaua il Figliuolo.il quale ignudo in fu l'alta
re il padre co il braccio inalto cerca far l'obbedienzia ;
£ impedito dal'angelo; che con vna mano lo rkiene;&
Mm
274 PARTE» I!.
con l'altra accenna doue è il monte da far Sacrifizio 8c
libera Iiàc da la morte , ftoria veramente viua perle
bellifsime parti,ciafcheduna per fe;vedendo tanta per
fezzione nelle membra ruftiche de (èrui , a compara-
zione delle delicate d'Ifac , doue non pare che fia col-
po che non fia convna diferezione & arte grandissima
Moftrò auanzar fempre femedefinoLorenzo d:mano
in mano inqueft'opcra; & mafsime nelle difficultà do-
ue erano cafamenti , come m quella , quando nafee
Ilàac Iacob & Efàu , o doue Efiiu che caccia per far
la volunta del padre ; & Iacob amaeftrato da Re becca
porge il Cauretto cotto auendo la pelle intorno a! col
lo 5 e cercato da Mac ilquale gli dà la benedizzione .
Nella quale ftoria fono cani bellissimi c& naturali ol-
tra le figure che fanno quello effetto ili eflb che Ia-
cob & Ifac & Rebecca nelli lor'faiti quado eron'uiui.
Inanimito Lorenzo per lo ftudio dell'arte che di con-
tinuo la faceua più facile, tentaua lo ingegno fuoin
cofe più artifizioie & difficili; faccédo in quello fefto
quadro come Iofef è meflo da'fuoi fratelli nella cifter-
na& quando lo vendono àque' mercanti; & da loro
e donato a Faraone al quale interpetrail fogno della
fame;& laprouifione per rimedio :&gh onori fatti
a Iofef da Faraone. Et è vi qnando Iacob manda i fuoi
figliuoli per il grano in Egitto , & che nconofeiuti da
lui gli fa ritornare per il Padre; nella quale ftoria Lo-
renzo fece vn tempio tondo girato in profpettiua con
vna difficultà grande : nel quale è dentro figure in di-
uerfimodi, checarricanograno,& farine;& afini ftra
ordinarii ; & certamente nella bellezza loro, oltra che
vi è il conuito che'fa loro, il nafeondere la coppa doro
nel facco a Beniamin , & lo eifergli trouata , & come
egli abbraccia Sdriconofce i fratellr.la quale iftoria per
tanti affetti & varietà di cole è tenuta fra tutte l'opera
LORENZO GHIBERTI 2;j
la più degna,& la più difficile & la più bella. Certame
te che Lorenzo nonpoteuaauendo fi bello ingegno
& fi buona grazia in quefta maniera di ftatue,jfare che
quando gli veniuano i componimenti delle iìorie bel-
le e'non facefsi bellifsime le figure:come apparein que
fìo fettimo quadro;doue egli figli rado il monte Sinai,
& nella fommita Moyfe che da 1 d i o ha le leggi:doue
con attitudine riuerenteingenocchioni le piglia: & a
mezo il monte Iofue che i'afpetta; & tutto il popolo ì
piedi quello impaurito , peri tuoni faette & tremuo-
ti: che in attitudini diuerfe moftrano gli animi loro ,
co vna prontezza gradifsi ma. Operò diligenzia & gra
de amore nello ottauo quadro doue egli fece quando
Iofue andò a Ierico, & volfe il Giordano,& pofe i do
dici padiglioni pieni delle dodici tribù figure molto
pronte; ma molto belle fono alcune di baffo rilieuo
quando girando con l'arca intorno alle mura della cit-
ta predettaceli fuono di trombe rouinano le mura &
gli Ebrei pigliano Ierico; nelia quale è diminuito il pa
efe & abbaffato Tempre con oiferuanzia da le prime fi
gure a i monti ; & da i monti a la città;& da la città ad
allontano delpaefe,di balsifsimo relieuo: condotta
tutta con vna gran'perfezzione. Veramente che Lo-
renzo di giorno in giorno fi fece più pratico in quel-
l'arte, come egli fi vide poi nel nono quadro , quando
nella occifione di Golia gigante al quale Dauit taglia
la tetta, con vna fanciullefca & fiera attitudine^ vede
rompere lo efercito de i Filiftei da quello de i dio:
doue Lorenzo fece caualli cani & altre cofeda guer
sa con diligenzia . Et cofifece Dauit che tornan-
do coniatela di Golia in mano, il popolo lo incon-
tra , fonando & cantando . I quali affetti fono tutti
proprii&viuaci. Retto, a far tutto quel'che poieua
Lorenzo nella decima & vltima ftoria la Regina Sab-
Mm il
:*J& '" PARTE. II.
ba quando vifita Salemonc, con grandifsima cortcrdo
uè egli fece vn cafamento tirato in profpettiua molto
bello;& cofi tutte le altre figure fimih alle predette fio
rie ;oltra gli ornamenti degli architraui cheli vanno
intorno a dette porte doue fon frutti & fettoni fatti
de la folita bontà . Nella quale opera da per fé, & tut-
ta infieme, fi conofee quanto il valore & lo isibrzo di
vno artefice {tatuano poiìa nelle figure quafi tonde ,
inquelle meze , nelle baffe , & nelle bafsifsime oprare
d' inuenzione,ne'componimenti delle figure;& di ftra
uaganzia di attitudini, nelle femmine & nelli mafehi ;
& di varietà di cafamenti nelle profpettiue: & oltre al
le graziofe arie di tutti i fefsi parimente oiTeruato il de
coro,in tutta lopera ne ueccki la grauità,& ne gioua-
ni la legiadria & la grazia,Etinuero che Ci può attribu
ire perla perfezzionedi tutte le cofe : & per la faldez-
za del'getto, venendo netta nel buttarla; ella fia la piti
bella opera del mondo, & che fi fia vifta mai fra gli an
tichi & moderni . Et ben'debbe effere veramente loda
to Lorenzo 3 da che vn giorno Micheragniolo Buo-
narroti fermatofi à veder quefto lauoro,fopraggiunto
lo vno amico fuo,li dimandò quel che gniene pareua,
& fé quefte porti eron* belle . Rifpofe Michel'agniolo
elle fon tante belle, che elle ftarebbon bene 'alle porte
del Paradifo, lode veramente propria , & detta da chi
poteua giudicarla: Et ben le potè egli condurre che
mentre lavorandole a -fine da la età fua di xx anni che
le comintio,vidurò fu 40.anni a lauorarkeò fatiche
via più che eltreme . Lequali furon' cagione che i Si
gnori di quella città , oltra il pagamento fatto da Con
foli;gli donafsino vn podereul quale è porto vicino al
laBadiaaSettimo.Oitrachefu fatto de Signori rico
riofeendo la fua virtù co tutte quelle forti di onori che
più potcrono.Seguitò dirimpetto alla Mifèricordia l'or
LORENZO GHIBERTI.
277
"nameto di bronzo con quei fogliami Itupcndifsimi, i
quali no finì, per l'amore della morte ; inlìeme con vn
modello che egli lafciò imperfetto dellaltra porta, do-
ue e quella d'Andrea Pifano che la volcua rifare il qua
ro^gièitomale.EtcofilafciÒBvoN accorso luo
figliuolo che finì di fiumano queiomameto,con vna
dììigenzia grandifsima;Ne fece poi molte opere,more
dogiouanejrimafili tutti i fegreti del gittare che venif
fino le cofe lottili; che la lungha fperiezia aueua info-
gnati a ^artoluccio , & a Lorenzo , & quel modo di
(traforare il metallo,come fiveggono le cofe capate da
lui oltra che gli lafciò molte anticaglie di marmo,et di
bronzo , come il letto di Polideto ch'era cofa rarifsi-
ma , & vna gamba anticha di bronzo, & altre tefte di
femmine,& vali condotti di Grecia fenza Iparagno di
fpefe. Oltre a torli di figure & altre coiè rare delequa
li egli li diletto auere;& ftudiadone,imitar quelle nel-
le opere fuedequali furon infieme con gran parte del-
le facultà nudate in mal' ora& vna parte ne vede aM
Giouani Gaddi cherico di Camera Apoltolica;che fu
1 il letto di Policleto & laltre migliori. Attelè Lorenzo
mentre vilfe a più colè, & dilettoli di pittura, & di la-
uorare fineftre di vetro,come appare in Santa maria
del Fiore gli occhi della chielà quelli che lono intor-
no alla Cupola^da quel che fé Donato in fuora douc e
christo che incorona la Noftra donna, fece quel-
lo chelbpra la porta principale di effa Santa Maria del
Fiore doue è il luo irlène in cielo & cofi quello che è
(opra la porta di Santa Croce , che ne fece vn bcllifsi-
mo cartone che ve dentro chruto quando e dipo-
{lo di Croce ; Fu nel principio della allogazione della
Cnpola,eletto per compagno & coaiutoredi Filippo
di Serbrunellelco,ancor che poi ne fulfe lcuato,come
«'è detto nella vita di Filippo^ & cofi feguitado la fua
Mm iii
2/8
PARTE. IT.
arte vifTe onoratìfsimamente:& lafciòfaculta 3 laonde
già pcruenuto a gli anni della fua vita lxiiii. d'vn
mal' di febbre continoua'pafsò a laltravita; lafciando
fama immortale del Tuo nomea chi vede lopere&o
de le Tue azzioni ; & da è Tuoi gli fu in Santa Croce ài
Fiorenza data onoratifsima fepoltura non reftando
fargli verfi Latini & Volgari in fu e lode quali fi fono
{marriti làluo che quefti fono fcrittu
Vum cernii Valute aurato ex we rtitentes
In Tempio Michael ~4n* eliti ob/ìupuiu
lAttonitufque diu3fic alt a piemia rupit
ODiuinum opmjOIanua dtgna Polo «
Lorenzo tace <jut,quelhuorì Ghiberto
Ói a configli del Padre 3<&* dello mimico j
Fuor de tufo moderno, & forfè antico ;
Ciouinettomoflro (juanthuomo efyerto^
M A S O L I N O
PITTORE.
Randifsima certamente fidebbe cre-
dere la fatisfazzione di quegli animi
che fi accoftano al fommo grado del
lefcienzie oue e* fi affaticano: Et di
coloro che tirati dal diletto & dalla
dolcezza delle virtù , fentendofi trai?
buon frutto de le fatiche ; viuono
vna vita molto più & dolce & beataj che non è amara
& mefehina quella altra di colui che quanto pai Ci a£-
fatica per apprefiàrfi a la perfezione; tanto piagli in»
MASOLIN©. 279
groflà Io ingegno:& riefce di manco pregio. Et certo
quando il Ciclo forma que' primi3forma vn vafò capa
ce di moke cole ; vna memoria che le ritenga , & vna
mano che graziatamente & con buon' giudizio le fap
pia esprimere ; come bene efprimere le Teppe ne tempi
Tuoi Mafolino da Panicaledi Valdclfa3ilqualefu difce
polo di Lorenzo di Bartoluccio Ghiberti,& nella fua
fanciullezza bonifsimo orefice,& nel lauoro Tuo delle
porte il miglior rinettatore che Lorenzo auefTe. Ne*
panni delle figure era molto deliro & valente 5 & nel
rinettare aueua molto buona maniera & intelligenza;
perii che nel cefellare faceua con più deprezza alcune
ammaccature morbidamente cofi nelle membra vma-
ne comete pani.Diedefi alla pittura d'età d'anni x 1 x.
& quella per Tua arte efercitò poi fèmpre 3 imparando
il colonie da Gherardo dello Stamina. Et andato-
iène a Roma per ftudiare mentre che vi dimoro fece
la fala di cafa Orfina Vecchia in monte Giordano : &
per vn male, che l'aria gli faceua alla tefta tornatola
Fioreza fece nel Carmino allato della cappella delCro
cififlb la figura del S. Pietro,che fi vede ancora.Laqua
le efìendo da gli artefici lodata,fu cagione che gli allo
garono in detta chiela la cappella de* Brancacci con le
ftorie di San Pietro;che dato opera con ogni ftudio ne
condulTe a fine vna parte. Come nella volta douefb
noi un. Vangelifti. Et quando chris to toglie
da le reti Andrea &Piero:feccui il fuo piagerc il pec-
cato quando egli nego christo & dopo la fua prc
dicazione per couertirci popoli. Feceui il tempefloib
naufragio degli Apolidi , e quando San picro libera
da'l male Petronella fiia figliuola . Et nella medefima
ftoria quado egli & Giouani vanno al Tempio , doue
innanzi al portico è quel pouero infermo che gli chie-
de la limofinajalquale non potendo dare ne Oro ne Ar
Z%Q PARTE II.;;
gento col fegnio della cróce lo libera ; fatte le figure
per tutta quellopera con molta buona grazia & dato*
li grandezza nella maniera:morbidezza&vnione.,nel
colorire;& rilieuo & forza nel difegnio.Lacjualc ope-*
ra fu ftimata molto per la nouità fua & per lofteruàzia
di molti parti che erono totalméte fuori della maniera
di Giotto. Lequali florie fopraggiunto dalla mortela
fciò imperfette . Fu perfona Mafolino di bonifsimo in
gegno,& molto vnito & facile nelle fue pitturedequa
li con diligcnzia & con grand'amore a fine fi veggono
condotte. Quefto ftudio & quefta volontà d'arfati-
carfi, ch'era in lui del continouogli generò vna catti-
ua complefsione di corpo ; laquale inanzi al tempo gli
terminò la. vita ; & troppo acerbo lo tolfe al Mondo
Mori Mafolino giouane di età d'anni x x x v 1 1. tron-
cando là aipettazione, cheipopol aueuano concetta
di lui. Et ad memoria di cofi acerbifsima morte gli fu
fatto poi quefto Diftico.
Hmcpuerwn rapttft Hoy$ improba ifed tamen omnes
Fingendo jenes uicerat iUepriut,
Furono le pitture fue circa Tanno mccccxl. Et
pavlo schiavo che in Fio renza in fui canto de*
Gori fece la Noftra donna, con le figure che fcortano
i piedi in fu la cornice 3 fi ingegno molto di feguire la
maniera fua3& di Mafaccio parimente .
PARRI
28l
PARRT SPINELLI
ARETINO.
—, Ncora che molte prouincie del mon
do abbino le perfone eccellenti ere-
ditarie in qualche arte, od in qual-
che virtù;la natura pure alleuolte co
me benigna madre fa naicere in vna
patria vno ingegno (traordinario,il
a quale la onorala illuftra,& la fino-
minore per fama da quegli, 1 quali non ne arebbono ri
cordo alcuno. Laonde fpeiTe volte fi vede gli (piriti e-
gregi,et gli onorati ingegni,dar nome alle patrie loro:
come veraméte fece Pam di Spinello pittore Aretino:
il quale pafsò di difegno talmente Spinello;che la fama
& il grido,che dato gli fu, veraméte fé gli couéne.Imi
tò Parri alquatola maniera di Mafolino;ma tenne più
fottili&piu fueltele fu e figure. Fece le fuc pitture in'
Arezzo;ne di quiui partire li volle giamai, perii figli-
uoli & per ramore,che portaua al paefe.Fece nello fpe
dale della Nunziata, la cappella di San Chriftofano,
& di San Iacopo con altre figure; & in San Bernardo,
moniftero di Monte Oliueto , due cappelle all'entrata
della chiefa , vna de Magi,& l'altra della Trinità , con
altre (ione & figure.Al Duomo vecchio fuor d'Arez-
zo e vna cappellina altrimenti vna macfià,con vna An
nunziata laquale per lo (pauento dello Angelo , tutta
fi torce, quafi a fuggire . Et nel Cielo della volta vna
mufica d'Angeli che fuonano & Catario con tanta effi
cacia,che e' pare quafi fentire la voce. In oltre vi è vna
carità, che arfettuofifsimaméte ftruggendofi verfo tre
fìgliolini, vno ne al latta3 alaltro fa fe(ta,& il terzo pi-
Nn
II.
iSl PARTE
glia per mano. Et in vna fede che eui dipinfè oltralor,
dinario della croce & del calice, ha indotto nuoua at-
titudine,faccendole battezzare di Tua mano,vn' putto
dentro ad vna conca , col verfàrgliin cepola tazza
della acqua . Dipinfe in Santo Agoftino nel coro de'
frati alcune figure:& in San Giufhno , vn' San Marti-
no nel tramezzo della chiefà. Nel vefcouado di Arez-
zo,fottola fincfìradiSanGiouanni chebateza chri
sto dipinfe vna Nunziata oggi mezza guafta. et nella
Picue dipinfe vna cappella alla porta vicino alla Manza
dellopera;& in vna colonna vn San Vincenzio bellifsi
mOj& in San Francefco la cappella de'Viuiani,& quel
la de quattro incoronati , con molte ftorie,purea fre-
feo . Dipinfè in quello medefimo modo nella vdien-
za della Fraternità di Santa Maria della Mifericordia,
vna Noflra donna3e vn' popolo, con San Gregorio Pa
pa,& San Donato vefcouo : Et a' detti rettori lauorò
vna tauola a tempera per San Laurentino & Pergenti
no lodatifsima & bellifsima. In San Domenico {ece
vna cappella all'entrar della porta di chiefà nellaquale
molto bene fi portò. Fu affaltato vn' giorno mentre fa
ceua queiìa opera da' nimici & da parenti fuoi,che co
fèco piatiuano non Co che dote, con armi per ifpauen-
tarlo :ma da gente che vi fbppragiunfe fubito fu foc-
Corfo:Ma pure la paura che egli ebbe di tale addito, fu
cagione che da indi innanzi,fempre dipinfe le fue figu
re torte in fu vno lato. Coftui per efeufizione delle
tante opere fatte, & peri morfi datili dalle lingue di
quelli genti vi fece vna ftoria di lingue , che abbrucia-
no,da e h R i s t o in aria maledette, e fcrittoui fotto;
A lingva dolosa. Era Pani foIitario& manin-
conico,& perch' era ftudiofifsimo , s'accorto molto la
vita nelle fatiche dell'arte. Mori d'anni l vi. &in San-
to Agoflino,nel fepolcro di Spinello fuo padre fu ripo
PARRI SPINELLI ARETINO. 283
fto:&a quegli che lo conofceuano molto increbbe
della Tua morte. Et perche egli era fempre viuuto con
virtù & con fama bonifstma, con ella buona fama do-
po la morte rimafèin vita. Furono le pitture fu e cir-
cail mccccxl. Et ebbe ap predo, quello epitaffio.
Progenuit ParidempiSior Spinelli**: & artem
Settari patriam/naxima cura futt.
Vt Patrem ingerito <& manibwsfùperarit^b ilio
Extant qua mire plurima piti: a docent.
MASACCIO,
PITTORE FIO-
RENTINO.
Oiìumala benigna madre Natura,
quando ella fa vna perfona molto
eccellente in alcuna profefsione , co
munemente non la far fola; Ma in
quel tempo medefimo3& vicino a
quella, farne vn'altra a fua concor-
réza; A cagione che elle polsino gio
uare l'una alaltra nella virtù, & nella emulazione , fpi-
gnere auanti con eccellenzia quelle flelTe arti doue el
le adoprano,a benifìzio dello Vniuerfo . La qua! cola
oltra il fìngular giouamento di quegli ftefsi che in ciò
concorrono ; accende ancora oltra modo gli animi di
chi viene dopo quella età , ad sforzarli co ogni ftudio,
& con ogni induflria, di guadagnare quello onore,&
quella gloriofa reputazione che ne'palTati , tutto il
giorno altamente fente lodare. Et che quello (la il ve-
ro, loauer Fiorenza prodotto in vna medeflma età,
N n ii
284 PARTE II.
Filippo, Donato,Lorenzo , Paulo Vccello & Malac-
cio eccellentifsimi ciafcuno nel genere Ilio , non fola-
mente leuò via le roze&goffe maniere mantenutali
fino a quel tempo:Ma perle belle opere di coitoro in-
citò & accefe tanto gli animi di chi venne poi , che lo
operare in quelli meilienfiè ridotto in quella gran-
dezza , & in quella "pcrfezzione che (1 vede ne'tempi
noftri.Di che abbiamo noi per il vero vno obhgo (in-
culare a que' primi, che mediate le loro fatiche, ci mo
itrarono la vera via, da cammarc a'1 grado fupremoiEt
quanto ala maniera buona delle punire, a Malaccio
mafsimamente: per auer egli prima di ogni altro fatto
fcortarei piedi nel piano, & coli* leuato quella gotìfez
za del fare le figure in punta di piedi , vfata vniucrfal-
mente da tutti i pittori infino a quel tempo . Et in ol-
tre , per auer dato tanta viuezza & tanto nlieuo alle
fue pitture; che e' merita certamente non eOcrne man
co riconofciuto, che fé è fu Ile filato inuentore della ar
te. Concio fi a che le cofe fatte innanzi a lui,erano ve-
ramente dipinte & dipinture ; Oue le fue, a compara-
zione de fuoi concorrenti, & di chi lo ha voluto imi-
tare , molto più fi dimottrano vitie & vere , che con-
traffatte. La Origine di coftuifu da Cartello San G10-
uanni di Valdarno : Et dicono cheuquiui fi veggono
ancora alcune figure fatte da lui nella fanciullezza. Fu
pcrfona aftrattifsima,& molto a cafo:come quello che
auendo fiflb tutto l'animo & la volontà alle cofe della
arte fola, Ci curaua poco di fé , & manco di altrui . Et
perche e' non volle penfar già mai in maniera alcuna
alle cure, o cofe del Mondo , & non che altro, al ve-
fìire itelfo, non consumando nfcuotere i danari da'
fuoi debitori, fé non quando era in bifògno eftre-
mo, per Tommafb che era il fuo nome,fu da tutti det
to Mafaccio . Non già perche e'fuffe viziofo5 effendo
MASACCIO 285
egli la bontà naturale, Ma perla tanta ftraccurataggi-
ne. Con ia quale niente dimanco era egli tanto amore
uolc nel fare altrui feruizio & piacere, che più oltre
non può bramarli . Cominciò l'arte nel tempo che Ma
(olino da Panicale lauoraua nel Carmino di Fiorenza
la Cappella de'Brancacci , feguitando Tempre quanto
è poteua le velìigie di Filippo & di Donato , ancora
che l'arte filile diuerfà; Et cercando continuamente
nello operare, di fare le figure viuifsimc & con bella
prontezza a la fimilitudine del vero . Et tanto moder
namente traile fuori de gli altri i fuoi lineamenti, & il
ilio dipignere, che le opere fue ficuramete poffono {la
re al paragonerò ogni difegno & colorito moderno .
Fu ftudiofifsimo nello operare,&nelle diffìculta deila
profpettiua, artificiofo & molto mirabile, come fi ve-
de in vna fua ifloria di figure piccole,che og^i è in ca-
fa Ridolfo del Ghirlandaio,nella quale oltra il e H R 1-
s t o che libera lo indemoniato, fono cafamenti bellif
{imi in profpettiua , tirati in vna maniera che e dimo-
ftrano in vn tempo medefimo il di dentro & il difuo-
ri : per aueee egli prefa la loro veduta , non in faccia ,
ma in fu le cantonate per maggior di triedra .
Cercò più de gli altri Maeflri, di fare gli ignudi, & eli
feorti nelle figure, poco vfati auanti di lui. Fu facilnfi
fno nel far fuo, & molto fèmplice nel panneggiare. So
no le opere fue in Fiorenza, in Santa Malia Nouella ,
vna Trinità con figure da lato fopra la cappella di San
to Ignazio, Et vna predella d'una tauola in Santa Ma-
ria maggiore accanto alla porta del fianco per anda-
re a San'Giouanni, con figurine piccole de la ilio-
ria di Santa Caterina , & di San Giuliano, & vna nati
uita di christo condotta con diligenzia. A Pi-
la fece nella chiefà del Carmino in vna cappella del
tramezo,vna tauola con infinito numero di figure
Nn ili
2% PARTE II.
piccole & grandi,tanto accomodate &fi bene condor
te; che alcune ne ne fono,che apparirono modernifsi
me . Nel medefimo luogo in vna parete di Muro,vno
Apoftolo molto lodato.Nel ritorno da Pifa,lauoi ò in
Fiorenza vna tauola,dentroui vn mafchio & vna fem
mina ignudi, quanto il viuo ila quale fi truoua oggi
incafa Palla Rucellai. Appreflb non fentendofi in
Fiorenza a Tuo modo , & {limolato dalla afFezzione
& amore della arte ; deliberò per imparare,& fuperar
gli altri, andarfene aRomaj&cofi fece. Quiui acqui
fiata fama grandifsima,lauorò alCardinaledi San Cle-
mente nella Chiefa di San Clemente,vna cappellaio
uè a frefeo' fece la Pafsione di chris to co'ladroni
in Croce: & le ftorie di Santa Caterina martire . Fece
ancora a tempera molte tauole , che ne" trattagli di Ro
ma fi fon tutte o perfe, ofmarrite. Succefle in tanto la
morte di Mafolino; per la quale reftando imperfetta la
cappella de'Brancacci,fu richiamato Malaccio a Fio-
renza da Filippo di Ser JBrunellefco fuo amicifiimo ;
Et per mezzo di quello gli fu allogata a finire la detta
cappella. Et allora fece Mafaccio per pruoua il San Pa
ulo preflb alle corde delle campane; {blamente per mo
ftrare il miglioramento , che egli aueua fatto nella ar-
te. Et dimoftrò veramente infinita bontà in quefta pit
tura; Conofcendofi nella tefta di quel Santo, ìlquale è
Bartolo di Angiolino Angiolini ritratto di naturale ,
vna terribilità tanto grande : che e'pare che la {bla pa
rola manchi a quefta figura . £t chi non conobbe San
Paulo , guardando quefto , vedrà quel dabbene della
ciuilità Romana :infieme con la inuitta fortezza di
quello animo diuinifsimo tutto intento alle cure del-
la fede . Moftrò ancora in quefta pittura medefimala
jntelligenzia di feortare le uedute di {otto in ru:che fu
veramente marauigliofa ; come apparifee ancor oggi
MA S AC CIO 287
ne piedi ftefi: di detto Apoftolotper vna difficultà faci
lxtata m tutto da lui,Refpetto a quella Goffa maniera
vecchia, che faceua(come io diisi poco di fopra)tutte
le figure in punta di piedi.La qual' maniera durò fino
a lui fenza che altri la correggente 5 Et egli folo & pri-
ma di ogni alto la riduffe a'1 buono del di d'oggi. Ac-
cadde mentre che e' lauoraua in quefta opera,che e fu
confagrata la detta chiefa delCarmino da tre Vefcoui:
Et Mafaccio in memoria di ciò, di verde terra dipinfe
di chiaro & fcuro, fopra la porta che va in conuento
dentro nel chioftro , tutta la fagra come ella fu . Et vi
ritraffe infinito numero di Cittadini in mantello e iu
cappuccio^he vanno dietro a la Procefsione,fra i qua
li fece Filippo di fer Brurìellefco in zcccoli,con Dona
to fruitore, & altri fuoi amici domefìici . Dopo que-
llo ritornato a'Hauoro della cappella Seguitando le
iftoriediSan Piero cominciate da Mafolino,ne fini
vna parte, ciò è le iftoria della Cattedra, il liberare eli
infermi, fu fei tare i Morti, & il fanare gli attratti con
l'ombra nello andare a'1 tempio con SanGiouanni.Ma
tra l'altre, notabilifsima apearifee quella, doue San
Piero per pagare il tributo , caua per commifsione di
e h R 1 s t o 1 danari de'l ventre del Pefce; Perche oltra
ilvedcrfiquiuiinvnoApoftoIo che e nello vltimoil
ritratto fteffodi Mafaccio, fatto da lui medefimo a Io
fpecchio, che pa'r viuo viuo, e' vi Ci conofee lo ardire
di SanPiero nella dimanda,^ la attenzione de gli Apo
ftoli, nelle vane attitudini in torno a e h r i s t o;afpet
tando la refoluzione con getti Ci pronti , che veramen
te appanfeon' vini : Et il San Piero mafsimamente , il
quale nello affaticarli a cauarei danari del'ventre del
Pefce , hi la teda focofa per lo ftare chinato ; Et mol-
to più quando e'paga il tnbutordoue fi vede lo affetto
del contarej & h fete di colui che rifquote,che fi guai-
288 PARTE II.
da i danari in mano con grandifsimo piacere. Dipinfe
ui ancora la refurreéiane del figliuolo del Re, fatta da
San Piero & San Paulo : ancora che per la morte di ef
fo Mafaccio,reitaire imperfetta I'opera,che fu poi fini
ta da Filippino.Nella iftoria doue San Piero Battezza
fi iìima grandemente vno ignudo che triema tra gli al
tri battezati afsiderando di freddo, condotto con bel-
lifsimo rilieuo , & dolce maniera-, il cjuale da gli artefì
ci & vecchi & moderni è flato fempre tenuto in riue-
renza & ammirazione : Pcrilchc da infiniti difegnato
ri & maeftri , continuamente fino a'idi d'oggi è (tata
frequentata quefta cappella .Nella quale fono ancora
alcune tette viuifsime , & tanto belle , che ben fi può
dire,che nefiuno maeftro di quella età fi accoftafle tan
to a moderni quanto coitili . La onde le fue fatiche
meritano infinitiisime lodi : & mafsimamcnteperaue
re egli dato ordine nel fuo magifterio, alla bella manie
ra de tempi notòri. Et che quello fia il vero,tutti i più
celebrati (cultori & pittori che fono ftati da lui in qua
efercitandofi & ftudiando in quefta cappella, fono di-
uenuti eccellenti & chiari, cioè fra Giouanni da Fie-
fole; fra Filippo: Filippino che la fini; Alefib Baldoui
netti; Andrea dal Caftagno; Andrea del Verrocchio :
Domenico del Grillandaio; Sandro di Botticello > Li-
onardo da Vinci, Pietro Perugino, fra Bartolomeo
di San Marco, Mariotto Albcrtinelli ,&il diuinifsi-
moMichelagnolo Buonarroti. Raffaello ancora da
vrbino , che di quiui traffe il principio della bella ma
nicra fu.i ? il Granaccio, Lorenzo di Credi , Ridolfo
del Grillandaio, Andrea del Sarto, il Roifo-.il Francia
Bigio; Baccio Bandinelli; Alonfo Spagnuolo, Iacopo
da Pont'ormo, Pierino del Vaga, &Toto del Nunzia
ta Et infomma tutti coloro che hanno cercato impa-
rar'quella arte ; fono andati a imparar fempre a quefta
cappella
MASACCIO 289
cappella:& apredere i precetti & le regole del far'bene,
da lefigure di Mafaccio. Et fé io no ho nominati molti
foreftieri & molti Fiorentini, che fono iti a ftudiare a
detta cappclla:balìi che doue corrono i capi della arte;
cjuìliì ancora concorrono le membra. Macon tutto
che le cofe di Malàccio , fiano ftate Tempre in cotanta
riputazione: egli è non dimeno opinione 5anzi pur*
credenza ferma di molti che egli arebbe fatto ancora
molto maggior frutro nella arte ; fé la Morte che di
xxvi. anni ce lo rapi ; non ce lo aueffe tolto cofi per
Tempo. Ma, o fufTe la inuidia: o fufTe pure che le cofè
buone comunemente non durano molto , e fi mori
nel bel del fiorire: Et andoflene fi di fubito; che e'non
mancò chi dubita (Te in lui di veleno,afTai più che di al
tro accidente . Dicefi che fentendo la morte fua Fi-
lippo di Ser Brunellefco,difTe , Noi abbiamo fatto in
Malàccio vna grandifsima perdita ; Et gli dolfe infìni
tamente : effendofi affaticato gran pezzo in inoltrar-
gli molti termini di profpettiua & di architettura. Fu
iepolto nella medefima chiefa del Carmino l'anno
Mccccx-Liii. Et fé bene allora non gli fu pofto fé
polcro aleuno:per effere ftato poco lìimato viuo:Non
gli è però mancato dopo la morte chi lo abbia onora
to di cjuefti Epitaffi .
MASACCIO NEL CARMINE
S alcun cercajfe il Marmo } olNome mw,
La Chiejà e il Marmo , una cappella è il nome :
Morii j che natura ebbe tnuidia 5 come
Larte9del mio Pennello , uopo &* de/io ,
Oo
90
PRTE. ir.
MASACCIO
VÌnfi 3 & la mia pittura al iter fu pari;
JL3atte?o-iai} Fauuiuai. le diedi il moto ,
Le diedi affetto ; Inferni il Buonarroto
»A tutti gli altri ; & da mefolo impari ,
MASACCII FLORENTINI OSSA} TOTO HOC
TEGVNTVR TEMPLO; Q^V EM NATVRAjFOR-
TASSIS INVIDIA MOTA, NE Q^V ANDO QJ' E
SVPERARETVR AB ARTE:: ANNO AETATIS
SVAE XXVI. PROH DOLOR, INIBISSI ME
RAPVIT. Q^VOD INOPIA FACTVM FORTE FV
it; ID HONORI SIBI vertit VIRTVS.
Inuida cur Lachefìs primo fuh flore Iuuenta
Pollice difcindisfl amina funereo ?
Hoc uno occifo innumeros occidis ^ipelìes «
PìSlur&omntó obit hoc obeunte lepos .
Hoc Sole extincio extinguunturfydera cunSia .
Heu decm omneperitj hoc pereunte fimul .
Et gli artefici più eccellenti, conofeendo benissimo la
fua virtù, gli hanno dato vanto di auere aggiunto nel
la 'pittura viuacità Decolori; terribilità nel difegno:
rilieuo grandifsimo nehVfigure;|& ordine nelle vedit
te degli feorti; Affermando vniuerfalmente che da
Giotto in qua di tutti i vecchi maeiìri : Malaccio e il
più moderno che fi fia vifto; Et che e' molilo co'l giu-
dizio Tuo quafi che pervn'teftamentoin cinque teiìe
fatte da lui, a chi per lo augumento fatto nelle arti , fi
aueffe ad auere il grado di quelle: Lafciar.docertc in
vna tauola di fua mano, oggi m cafa Giuliano da San
MASACCIO
29I
Gallo in Fiorenza, i ritratti quali viuifsimi , clic fono
quelli: ciotto per il principio della pittura: dona
Toperla fcultura; fi li pp oBruncllefco per la archi
lettura :&pavlo vccello, per gli animali , &
per la Prolpettiua . Et tra quelli , Antonio Manet
ti, per cccellentifsimo Matematico de' tempi fuoi.
FILIPPO BRV-
NELLE5CHI SCVL
TORE ET ARCHI
TETTO.
Ohi forma la natura diminuiti di
perfona & di fattezze nel nafeere lo-
ro^ a quegli fa in corpo l'animo pie
no di tanta gradezza; & il cuore di (ì
fmifurata terribilità , che fé non co-
minciano cofe diffìcili & in pofsibili
Se quelle non rendono finite al mon
do con marauigliadichile vede; mai non danno re-
quie alla vita loro . Et tante cofe , quante Toccatone
mette nelle mani di quelli , per vili & balle che elle fi
fìano , le fanno efsi diuenire in pregio & altezza . La
onde mai non fi douerrebbe torcere il ni ufo , quando
s'incontra in perfòne , che in alpetto non hanno quel
la prima grazialo venuila che dourebbe dare la-natura
nel venire al mondo, a chi opera in qualche virtiuper-
che non è dubbio che lotto le Zolle della terra fi afeom
dono le vene dell'oro. E molte volte nafee in quelli
che fono di fparutilsime forme, tanta generofità d'ani
nx> 3 & tanta finccrità di cuore ; che fendo mefcolata
Oo i^
292 PARTE. II.
la nobiltà con effe, non puòfpcrarfi da loro fé non
frandifsime maraviglie; perei oche e'fi sforzano di ab
ellire la brente za del corpo , con la virtù dell' inde-
gno come apertamente fi vide in Filippo di Ser Bru-
nelleico,fparutifsimo de la perfona ; ma di ingegno
tanto eleuatoche ben'li può dire che e' ci fu donato
dal Cielo per dar nuoua forma alla Architettura , già
per centinaia d'anni fmarrita ; nella quale gl'huomini
di quel tempo, in mala parte molti tefori aucuano fpe
fi, facendo fibriche fenza ordine con mal modo, con
trifto difegno, con ftranifsime inuenzioni,con difgra
ziatifsima grazia , & con peggior'ornamento ■ Et voi
fé il cielo fendo (tata la terra tanti anni fenza vno ani-
mo egregio , Se vno fpirito diuino; che Filippo lafciaf
fi al mondo di fé la maggiore , Se la più alta fabrica di
tutte l'altre fatte nel tempo de' moderni, Se ancora in
quello degli antichi ; moiìrando che il valore ne gli ar
tefici Tofani ancora che perduto fu{fe, non per ciò
era morto . Adornollo altrefi di ottime virtù, fra le
quali ebbe quella dell'amicizia fi: che non fu mai alcu-
no più benigno, ne più amoreuole di lui . Nel giudi-
ciò era netto dipafsione;& doue è vedeuail valore
de gli altrui meriti , deponeua i'util fuo , Se 1'intereiìb
de gli amici . Conobbe fé fteflb -? Se il grado della fua
virtù comunicò a molti :Se il prófsimo nelle necefsità
fempre fouuenne . Dichiarofsi nimico capitale de'vi-
zii , Se ottimo Se feruido onorator'di coloro che efìèr
citauono le virtù.Non fpefe mai il tempo in vano,che
o per fé o peri opere d'altri, nelle altrui necefsità non
s'affaticalìej&caminando gli «mici vi/ìtafle , Se fem-
pre fouueniffe .
Dicefi che in Fiorenza fu vno huomo di bonifsima
fama & di molti lodeuoli cofìumi. Se fattiuo nelle fac
cende fue;il cui nome era Ser Brunellefco di LippoLa
Pippo. 295
pi,aueuaautorauoloiuocheera chiamato Cambio
chefulitterataperfona anch' egli; il quale nacque di
vn fifico in que' tempi molto famofo, nominato Mae-
flro Ventura Bacherini; le virtù de' quali aueuon non
meno arricchito l'ingegno di Ser Bruncllefco nel efer
cizio del notaio,quanto fi auefsino loro,nelle altre cu
re maggiori acrefciuto,di facilità & di grado . Crebbe
SerBrunellcfco incredito per le buone parti che del
fuofiiper'effere fi era procacciato co' cittadini gran-
difsima bemuolenzia;& non andò molto, che fu fatto
prouueditore de i dicci della guerra , i quali allora per
le cofe dello flato in quella città, tencuano molti con-
dottieri Se Capitani di caualli & fanterie. De principa
li de quali diuétò Ser Brunellefco proc curatore di rif
quotere 1 quartieri , Se tutte le paghe Se flantiamenti,
che eglino auefsino auere da quello flato per lor ferui
to: Se in oltre con fomma diligenzia fpendeua per lo-
ro,m drappi,panni, armadure , caualli Se fornimenti,
Se tutto il loro bifogno ; per auer' egli intelligenzia &
gran pratica in quefle cofe,& con fede da intera perfo
na diede fempre onoratamente faggio di sè.Tolfè co-
ftui per donna vna giouane coftumatifsima , dela no-
bil famiglia delli Spini;dc la quale per parte della dote
ebbe in pagamento vna cafa;doue egli,e i fuoi figliuo-
li abitarono fino a'ia morte . La quale cafà pofìa dirim
petto a San Michele Berteldi per fianco , in vn bifeàto
paffato la piazza degli Agli. Óra metre che egli Ci efer
citaua cofi , Se viueuafi lietamente , gli nacque l'anno
mccclxxvii. vn figliuolo , alquale pofe nome Fi-
lippo, per il padre fuo già morto della qual nafeita fe-
ce quella allegrezza che maggior poteua- La onde co
ogni accuratezza gl'infegnò nella fua puerizia i primi
principii delle lettere ; nellequali fi moflraua tanto in-
gegniofò Se di fpirito eleuato,che teneua fpeiTò fofpc
O o iii
294 PARTE II.
Co il ceruello; quafi che in quelle no curaflfe venir mol
to perfetto. Anzi pareua che egli andante co'l penfiero
acofe di maggior' vtilità; per il cheSer Bruncllefco,
che defidcraua che egli faceffe il meftier iuo del nota-
io,o quel del Tritauolo,ne prefe difpiacere grandifsi-
mo.Pure veegedolo cotinouamcte,eiTer dietro a cole
jn^egniofe d'arte di mano , gli fece imparare l'abbaco,
& fcriuere ; & di poi lo pofe all'arte dell'orefice , acciò
imparafìeadifcgnare,con vno amico fuo. Etfu que-
i\o con molta fatisfazionc di Filippo ; il quale comin-
ciato a imparare , & mettere in opera le cofe di quella
artemon pafsò molti anni , che egli legaua le pietre fi-
ni, meglio che artefice vecchio di quel mcftiero.Efer-
citò il niello, &il lauorarc groffcrie;come alcune figu
re d'argento, che erano nello altare di Santo Iacopo di
Pi(toia,tenutebcllifsime, fatte da lui all'opera di quel-
la città:& opere di bafsi rilieui, doue moftrò intender
f\ tanto di quel meftiero , che era forza chc'I fuo inge-
go paffaiTe 1 termini di quella arte. Laonde auedo pie
fb pratica con certe perfone fludiofe , cominciò a en-
trarli fantafia nelle cofe de tepi , & de' moti,de pefi &
delle ruote , come Ci poflon'far girarc,& da che fi muo
uono ; & cofi lauorò di fua mano alcuni oriuoli bo-
nifsimi & bellifsimi.Nè fu contento a quefto,che nel-
l'animo fé li deftò vna voglia,delIa fcultura :& tutto
venne che effendo Donatello giouane, tenuto valen-
te in queila;& in efpettazione grande ,"cominciò Filip
pò a praticare feco del continuo; & infieme per le vir-
tù l'un dell'altro Ci pofono tanto amore, che l'uno non
pareua che fapeffe viuere lenza l'altro. Laonde Filippo
elicerà capacifsimo di più cofe, dauaoperaa molte
profefsioni ; ne molto fi efèrcitò in quelle,che egli fu
tenuto fra le perfone intendenti , bonifsimo Archi-
tetto ; come moftrò in molte cofe che bruirono per
PIPPO. 2^
accScìml di cafe:come al canto di Gai Verfb Mercato
vecchio,la cafa di Apollonio Lapi Tuo parcnte,che in
quella (mentre egli la faceua mutare ) fi adoperò gran
demente . Et il fimile fece fuor di Fiorenza Ja torre &
la cafa della Petraia a Caftello.Nel palazzo doue abita
uà la Signoria 3 ordinò & fparti doue era l'ufizio delti
vfiziali di mote,tutte quelle fhnze :& vi fece & porte
& fmeftre.,nella maniera cauata da Io antico;alIora no
vfatefi molto,per cflcre l'architettura rozifsima in To
fcana.x\uenne che in Fiorenza voleuon* far fare i fra-
ti di Santo Spinto , vna lìatuadi Santa Maria Madale-
lena in penitenzia di legname di Tiglio; per porre a
vna cappella;& Filippo che aueua fatto molte cofette
piccole di fcultura3defidcrofb mofìrare che ancora nel
lecofe grandi varrebbe fimilmente,prefea far'detta
figura : laqual finita & meda in opera , fu tenuta cofà
molto bella:Ma nell'incedio poi di quel tempio l'anno
%6 c c c c l x x i . abruciò,in fieme con altre pitture no
tabili. Attefe molto alla profpettiua allora molto in
male vfò adoperata , per molte fallita che vi fi faceua-
no . Nellaquale perfe molto tempo , perfino che eoli
trouò da fé , vn modo,che ella potefìe venir giufta &
perfetta che fu il leuarla conia piantai proffi!o,&
per via della interfegazione, colà veramente ingegno-
jiisima & vtile all'arte del di Pegno. Di quella prefe tan
ta vaghezza, che di fua mano ritraile la piazza di San-
to Giouanni,con tutti quegli fpartimenti della incro-
fì atura murati di marmi neri & bianchi, che diminui-
uano con vna grazia fingulare . Et fiinilmente fece la
cafa della mifencordia , con le botteghe de Cialdonai;
& la volta de Pecori & dal'altra banda la Colonna di
Santo Zanobi. La qual opera eflendoli lodata dalli Ar
tefici3& da chi aueua giudizio in quell'arte ; e,li diede
animo che no Uè molto 3 che egli mille mano a vna al-
296 PARTE II.
tra • & rltrafìc il Palazzo,la piazza , & la loggia de' Si-
gnori,in ficme col tetto de'Pifànijet tutto quel che in-
torno fi vede murato. Lequali opere furon cag ione di
dettare l'animo a e;li altri artefici, che vi attefeno di
poi con grande ftudio. Egli particularméte la infegnò
a Malàccio pittore allor' giouane, molto Tuo amico ; il
quale gli fece onore in quello che gli moftrò; come
appare negli cdifizii dell'opere fue. Ne reftò di mottia
rea quelli che lauorauono le tarde, che e vn'arte di
commettere legni di colori ; & tanto gli ftimolò , che
fu cagione di metterla in buono vfo:che fi fece di quel
Itìa^ifterio , & allora & di poi molte cofe eccellenti;
che hanno recato & fama & vtile a Fiorenza per mol-
ti anni. Auuenne che tornò da ftudioM. Paulo dalPoz
ZO Tofcanelli, & vna fera trouandofi in vno orto a ce
na con certi fuoi amici,per farli onore inuitarono Fi-
lippo ;ilqualevditolo ragionare del'arti Mathemati-
che , prefe tal familiarità con feco ; che egli imparò la
Geometria da lui. Et fé bene Filippo non aueua Iette-
resti redeua fi ragione delle cofe,con il naturale della
pratica & fperieza, che molte volte lo confondeua.Et
cofi feguitando i daua opera alle coie della fcrittura
Ghriftìana,ne reftaua continuo di interuenire alle di-
fpute & alle prediche delle perfone dotte: dellequali
faceua tanto capitale per la mirabil memoria fua, che
M.Paulo predetto celebratolo, vfaua dire,che nel fen
tir arguir Filippo gli pareua vnnuouo Santo Paulo.
Diede ancora molto opera in quefto tempo alle cofe
di Dante , le quali furon da lui bene intefe circa i fiti,
&lemifure,& fpefìb nelle comparazioni allegandolo,
fene fcruiua ne fuoi ragionamenti . Ne mai co'l penfie
ro faceua altro,che machinare,& immaginarfi cofe in
gegnofe & difficili. Ne potè trouar* mai ingegno,che
più lo fatisfacefsi che Donato3con il quale domeftica-
mente
Pippo. 297
mente confabulando, pigliauano piacere l'uno dell'ai-
tro;& le difficultà del meftiero.conferiuano in (icme.
Auuenneche Donato in que' giorni aueua finito vn
croci fifìb di legnosi qual fu pollo in S. Croce di Fio-
renza, folto la itoria del fanciullo che nfucita S. Fran-
cefco , dipinto da Taddeo Gaddi : del quale crocififfo
pigliandone Donato parere co Filippo,gIi rifpofe,che
egli aueua rncffo vn contadino in croce.onde ne nac-
que il detto datogli del legno, & fanne vno tu ; come
largamente fi ragiona nella vita di Donato . Perilche
Filippo ilquale ancor che fufle prouocato à ira, mai fi
adira uà , per cofà che li fufle detta ; flette cheto molti
mefi ; tanto che' condufìe di legno vn crocififìb , della
medefima grandezza,di tal hontà , & Ci con arte, dile-
gno & diligenza lauorato , che nel mandar Donato a
cafà innanzi a lui,quafi ad inganno (perche non fape-
ua che Filippo auefsi fatto tale opera) vn grébiule che
egli aueua pieno di huoua, & di cofe per definarle in-
fieme,gli cafeò mentre lo guardaua vfeito di fé , per la
marauiglia & per la ingegnofa&artifiziofa maniera
che aueua vfato Filippo nelle gambe,nel torfo,& nel-
le braccia di detta figura,difpolt.a & vnita talmente in-
fieme ; che Donato oltra il chiamarli vinto,lo predica
uà per miracolo . La qual opera è oggi polla in Santa
Maria nouella,fra la cappella degli StrozziyetdeBardi
daVernia;Iodata ancora dai moderni per il medefimo
infinitamente . La onde viflofi la virtù di quelli mae-
fìri veramente eccellenti , fu lor fatto allogazione dal-
l'arte de' Beccai,& dall'arte de' Linaiuoli,di due figu-
re di marmo,da farfi nelle lor nicchie, che fono intor-
no^ Ort San Micheledequali Filippo lafciò fare a Do
nato da fé folo,auendo prefò altre cure , & Donato le
condufìe aperfezzione.Era l'anno m ecce i. che s'era
delibcratOj vedendo la fcultura effere falita in tanta al
pP
I90 PARTE. IT.
tezza di rifare le due porte di Bronzo del Tempio &
Batiftco di Santo Giouannupcrche da la morte di An
circa Pifano in qua non aueuono auuti maeftri che l'a
uefsino fapute códurre. Et cofi fatto intendere a quel
li fcultori che erano allora in Tofcana l'animo loro,fu
mandato perefsi:& dato loro prouifìonc , & vn'anno
di tempo, a fiire vna ftoria per ciafeuno ; fra i quali fu-
rono 1 ichiefti Filippo & Donato , di douere ciafeuno
di efsi da perfe fare vna ftoria , a concorrenzia di Lo-
renzo Ghiberti& Iacopo della Fonte & Simone da
Colle Francefco di Valdambrina& Niccolo d'Arez-
zo . Lequali itone furono finite l'anno medefimo , &
venute a moftra in paragone , furon' tutte bellifsime,
& intra fé differenti ;chi era ben difegnata & mal lauo
rata^come quella di Donato ; & chi aueua bonifsimo
difegno & lauorata diligente, ma non (partito bene la
fiona, col diminuire le figure, come aueua fatto Ia-
copo della Quercia;& chi fatto inuenzione pouera,&
figure minute, nel modo che aueua la fua condotto
Francefco di Valdambrina;& le peggio di tutte era-
no quelle di Niccolo d'Arezzo & d: Simone da Colle.
Ma la migliore , era quella di Lorenzo di Cione Ghi-
berti.Laquale aueua m se difegno, diligenzia , inuen-
zione arte,& le figure molto ben lati orate ; Ne gli era
pero molto inferior', La ftoria di Filippo, ncl'a quale
aueua figurato vno Abraam che-fàcrifica Ifaac. Nella
quale ftoria fece vn femo,che méne afpctta Abraam,
ik che l'afino pafee , Ci caua vna fpina di vn' piede che
merita lode aliai . Venute dunchele iftone a mofl ra
non C\ fàtisfàccndo Filippo & Donato fé non di quel-
la di Lorézo lo giudicarono più a'1 propofìto di quel-
l'opera che non erano cfsi, & glialtn che aueuano fat-
to le altre florie . Et cofi a' confòli con buone ragioni
pcrfuaferojche a Lorenzo l'opera allogaflcro.moP.rari
Pippo. 299
do che il publico & il priuato ne farebbe feruito me-
glio & fu veramente quello , vna bontà vera damici;
&vna virtù fenza inuidia,& vn giudizio fano nel co-
nofcere fé ftefsnOnde più lode meritorono che fé l'o-
pera auefsino codotta a perfezzione. Felici {piriti che
mentre giouauano l'uno al'altro,godeuano nel lodare
le fatiche altrui ; Quanto infelici fono ora i noftri,che
metre che nuocono,no sfogati,crepano di inuidia nel
mordere altrui?Fù da' confoli pregato Filippo,che' do
uefsi far l'opera infieme con Lorenzo, la qual non voi
fé fire: auendo animo di venire a vn fcgno , di volere
effere più torto primo in vna fola arte , che pari o fe-
condo in quell'opera. Per il che la ftoria che aueua la-
uorata di bronzo, donò a Cofimo de* Medici ; la qual
egli col tempo fece mettere nella fagreftia vecchia di
Santo Lorenzo, nel doffal dello altare; & quiui fi truo
«a al prefente,& quella di Donato fu meffa nell'arte
del cambio. Fatta laallogagionea Lorenzo GhibertiJ
furono infieme Filippo & Donato: Se rifbluerono in-
terne partirli di Fiorenza , & a Roma ftar qualche an-
no,per attender Filippo alla Architettura, & Donato
alla Scultura.Ilche fece Filippo per voler' effer fuperio
re Se a Lorenzo Se a Donato,tanto quanto fanno l'ar-
chitettura più nobile de la Scultura & de la pittura. Et
venduto vn poderetto che egli aueua a Settignano, di
Fiorenza partiti, a Roma ìrcondufTero: nella quale ve
dendo la grandeza degli edifìzii & la perfezzione de i
corpi , de' tempii . ftaua attratto che pareua fuor di fé.
Et cofi dato ordine a mifurare le cornici , & leuar' le
piante di quegli edifìzii, egli Se Donato continuameli
te fèguitando,non perdonarono ne a tempo, ne a {pe-
la. Ne lafciarono doue eglino , Se in Roma & fuori in
campagnia, non vedefsino Se non mifurafsino , tutto-
quello chepoteuano auerecheiuffe buono, EraFilip
P p ii
$00 PARTE II.
pofcioltoda le cure familiari , & datofi inpreda agli
ftudii , non fi curaua di Tuo mangiare o dormire : folo
l'intento Tuo era l'Architettura, che già era fpcnta, di-
co gli ordini antichi buoni , & non la Todefca & har-
bara,qualc molto Ci vfàua nel Tuo tempo. Etaueua in
fé duoi cocctti grandifsimi, l'uno era il tornare a luce
la buona architettura, credendo egli ntrouandola, no
lafciare manco memoria di fé, che fitto fi aueua Cima
bue & Giotto : l'altro di trouar' modo fé e fi potefìc a
voltare la Cupola di Santa Maria del Fiore di Fioren
za. Le dificultà delle quale aueuano fatto fi, che dopo
la morte di Arnolfo Todefco,non ci era fiato mai nef>
funOjChelibalkfsi l'animo , fenza grandifsima fpefa,
cTarmadure di legname, potere volgere quella . Non
conferi però mai qneflafua immaginazione a Dona-
tole ad anima viua-.né reftò che in Roma tutte le dif-
ficulta che fono nella Ritonda egli non confideraffe, fi
come fi poteua voltare . Tutte le volte nello antico a-
ueua notatO)& difegnato, & fopra ciò del còtinuo fìu
diaua. Et feperauuentura eglino auefsino trouatofot
terrati pezzi di capitelli colonne, cornici, &bafàmen
ti di edifizii,cglino metteuano opere,& faceuano ca-
uarc,per toccare il fondo. Perii che fi era fpariavna
voce per Roma,quando eglino paffauano perle fìra-
de,che andauano vediti a calo, gli chiamauano, quelli
del teioro: credendo i popoli che' fufsino perfbne, che
attendemmo alla Geomanzia per ritrouare tefbri. Et
di ciò fu cagionc,che trouorono vn giorno, vna broc
ca antica di terra piena dimedaglie. Venero manco a
Filippo i denari , & fi andaua riparando con il legare
gioie,a orefici fuoi amici che erano di prezzo;& cofi fi
rimafè folo in Roma , che Donato a Fiorenza fène tor
nò, & con maggiore ftudio& fatica di prima dietro
alle rouine di quelle fabriche; di continuo fi efercita-
PIPPO.
301
UÀ . Ne reftò che* non fuflc difcgnata da lui ogni for-
te di fabbrica Tempii tondi , & quadri , a otto facce ,
Bafihche , aqui dotti , Bagni , Archi, colifei , Anfite-
atri, & ogni Tempio di mattoni , da quali cauò leci-
gnature, & incatenature, & cofi il girarli nelle volte .
tolfe tutte le collegazioni &di pietre , & di inperna-
ture, & di morfe;&inueftigando a tutte le pietregrof
fé vna buca nel mezo per ciafcuna in fottofquadra;tro
uò efler'qu elio ferro che e da noi chiamato la vliuella,
con che fi tira fu le pietre: & egli lo rinouò,& meffelo
in vfo di poi. Fu adunque da lui meflo da partejOrdine
per ordine, )3orico,Ionico, & Corinto;&fùtalequc
fìo fludio , che rimafe il fuo ingegno capacifsimo , di
potere vedere nella imaginazione, Roma come ella
ftaua , quando non era rouinata . Fece l'aria di quella
Città vn poco di nouità l'anno 14073 Filippo onde
egli configliato da'fuoi amici a mutar' aria, lene tornò
a Fiorenza . Nella quale per l'abfenzia fua , fi era pati-
to in molte muraglie perle quali diede egli a la fua ve-
nuta molti difegni & molti configli . Fu fatto il mede
fimo anno vna ragunata d'architettori & di ingegneri
delpaefe, fbpra il modo del voltarla Cupola, dagli
operai di Santa Maria del Fiore, & da i con foli dell'ai-
te della Lana: Intra quali interuenne Filippo: & dette
configlio , che era necefiario cauare lo edifìzio fuori
del tetto : & non fare fecondo il difegno d'Arnolfo ,
Ma fare vn fregio di braccia quindici d'altezza ; & in
mezo a ogni faccia fare vno occhio grande. Perche ol
tra che'leuerebbe il pefo fuor de le fpalle delle tribune
verrebbe la Cupola a voltarfi più facilmente . Et cefi
fène fece modelli & fi mefTe in efècuzione.Filippo do
pò al quanti mefi riauuto , cflendo vna mattina in fv-
la piaza di Santa Maria del Fiore,con Donato & altri
Artefici :fi ragionauadele antichità nelle cofe della
P p iii
>01
PARTE. II.
fcoltura:& raccontando Donato, che quando e torna
uà da Roma aueua fatto la ftrada da Oruicto , per ve-
der'qu ella facciata del Duomo di marmo , tanta cele-
brata, lauorata di mano di diuerfi maeftn,tenuta cofa
notabile in quc tempii & che nel pattar' poi da Corto-
na, entrò in pieue & vedde vn Pilo antico bellifsimo :
doue era vna ftoria di marmo, cofa allora rara;non e£
fendofi difotterati quella abbondanza che ha fatto ne
tempi noftri.E cofi feguendoDonato il modo cheaue
uà vfato quel maeflro a condurre quella opera ,& la
fine che vi era dentro infieme conia perfezione &
bontà del magiftero: Accefe fi Filippo di vna ardente
volontà di vederlo; che cofi come egliera,inmantel
lo, & in cappuccioain zoccoli, fenza dir doue andaffe
fi parti da loro, a pitdi ; & fi lafciò portare a Cortona
dalla volontà & amore , che'portaua all'arte. Et veda
to & piaciutoli il Pilo, lo ritraile con la pennain dife-
enoi & con quello tornò a Eiorenza, fenza che Dona
to,o altra perfona, fi accorgete che'fufsi partito ; pen
fando che e douefsi difegnare,o fantafticare qualcofa»
Cofi tornato inFiorenza li moftrò il difegno del Piloj
da lui con patienza ritratto; per il che Donato fi mara
uioliò affai -.vedendo quanto amore Filippo portaua
all'arte. Stette molti mefi in Fiorenza, doue egli face-
ua fegretamente modelli & ingegni , tutti per l'opera
della Cupola : ftando tutta via con gli Artefici in fu le
baie : che all'ora fece egli quella burla del Graffo & di
Matteo & andado bene fpeffo per fuo di porto ad aiu
tare a Lorenzo Ghiberti a rinettar'qual cofa in fu le
porte.Ma toccoli vna mattina la fantafia fentédoche fi
ragionaua del far prouifione di ingegneri che voltaci
no la Cupola, fi ritornò a Roma peritando con più ri-
putazione auere a eiTer'ricerco di fuora ; che non areb
be fatto in Fiorenza fé lo aueftino richiedo. La onde
PIPPO 201
trouandofi in Roma & venuto in confiderazione l'o-
pera & l'ingegno fuo acutifsimo perauer moftro ne
ragionamenti Tuoi quella ficurtà,& quello animo,che
non aueuan trouato ne egli altri maeftri: i quali ftauo
no fmarriti infieme coi muratori perdute le forze 8c
non penfàndo poter mai trouar'modo da voltarla ; ne
legni da fare vna trauata che fufle fi forte che reggefsi
l'armadura , & il pelo di fi grande edilìzio; Deliberati
vederne il fine , lcrifìbno a Filippo a Roma con pre-
garlo che' veniffc a Fiorenza . Et egli che non aueua
altra voglia, molto cortefemente tornò.Etragunato-
fi a fua venuta lo vfizio delli Operai di Santa Maria del
Fiore 3 & 1 confòli dell'arte della Lana,dillòno a Fili»
pò tutte le difficultà da la maggiore a la minore,che fa
ceuano i maeftri , i quali erano in fua prefenzia nella
vdienza infieme con loro ; per il che Filippo difle que
fte parole . Signori Operai e' non è dubbio, che le co-
fe grande abbino mie delle dubitazioni nel dar lor fi-
ne ; & ancorché io conolca quella opera cflèr fàtico-
fa & difficile a condurli: attefò che maggior'difficulta.
ci conofeo io 5 che non fanno i muratori , ne le S. V.
in lìcme , & quelìi eccellenti ingegnicri Se architetti :
& ancora che mai ne efsi , ne io , ne forfè ^Ii antichi
voltafìcro vna volta fi terribile quanto quella, ho pur
penfàto molte volte alle armadure,di fuori , & di den
tro,& come Ci polsi trouar'modo,chc gli huomini con
(ìcurtà ci lauorino, conofecndo vno efprcfìò pericolo
dimorte fenza rimedio, negli sbigottiti dalla altcza
dello edilìzio più che dalia larghezza deila volta ,per
Che fé ella fi potefle girar tonda , fi potrebbe tenere il
modo che tennero i Romani nel voltare il Patcon di
Roma ciò e la Ritonda ma quibifogna lèguitarc l'otto
facce, & entrare in catene , & in morfe di pietre, che
£uà colà molto difficile. Ma ricordandomi che quello
504 PARTE II.
e tempio Sacrato a d 1 o mi confido che faccendofi in
memoria fua, non mancherà di infondere il fàpere do
ue'non fia, & agiugnere le forze & la fapienza & l'in-
de -^no a chi farà autore di tal cofa. Ma che polio io in
quello cafo giouarui, non eflendo mia l'opera . Bene
vidico,che fé ellatoccafleameVifolutifsimamentemi
batterebbe l'animo, di trouare il modo, che ella fi vol-
terebbe fenza tante difrìcultà , Ne ci ho penfato su an-
cor'niente, Se volete che io vi dica il modo^Ma quan-
do pure le S. V. delibereranno che ella fi volti , farete
forzati , non fblo a fare efperimento di me , che non
penfo badare a configliare fi gran cofa , ma a fpendere
& ordinare che fra vno annodi tempora vndi determi
nato venghmo in Fiorenza architettori, nófblo Tofca
ni Se Italiani, ma Todefchi, & Franzefi, & d'ogni na-
zione , Se proporre loro quello lauoro,che difputato
& rifòluto fra tanti maefìri ; fi cominci , & fi dia a co-
lui che più dirittamente darà nel fegno , o ara miglior
modo Se giudizio, per fare tale opera . Ne ui fapei rei
dare io altro configlio, né migliore ordine di que-
llo . Piacque a i Confoli & a gli Operai l'ordi-
ne Se il configlio di Filippo ; ma arebbono' voluto
che in queftomentreegliauefsi fatto vn modello , &
che] ci aueflfe penfato fu 5 Et egli mofìraua di non
curarfene y anzi prefb licenzia da loro , dille effer * fòl»
lecitato con lettere ,& era neceflario che egli tor-
naci a Roma . Auuedutofi dunque i confoli che
1 pneghi loro Se degli operai non erano ballanti a
fermarlo , lo feciono pregare da molti amici fu oi &
non fi piegando, vna mattina che fu addi 26 di Mag-
gio 1417 gli fecero gli operai vno ftanziamento di vna
mancia di danari i quali fi truouano avfcita a Filippo,
ne libri dell'opera,& tutto era perageuolarlo Ma egli
faldo nel fuo propofito 3 partitoli pure di Fiorenza, fé
ne tornò
pippo. 505
ne tornò a Roma nella quale fece molte fìrette efàmi-
ne , & fopra tal lauoro di continuo ftudiò;ordinando
& preparando^ per il fine di tale opera; Penfando,co-
me era certamente, che altro che egli non poteffe con
durre tale opera. Et il configlio dato,del codurre nuo-
ui Architettori, non l'aueua Filippo meiìo inanzi per
a!tro,fe non per che eglino fuisino teftimoni,del gran
difsimo ingegno Tuo : più che perche e' penfàfle , che
eglino auefsino ad auer ordine di voltar quella tribu-
na;& di pigliare tal carico,che era troppo difficile . Et
cofi fi confumò molto tempo inanzi che fufsino venu
ti quegli architetti de' lor paefi,che eglino aueuano di
lontano fatti chiamare, con ordine dato a Mercanti
Fiorentini, che dimorauano in Francia , nella Magna
in Inghilterra , & in Ifpagna ; i quali aueuano com-
mifsione di fpendere ogni fomma di danari, per man-
dare,& ottenere da que Principi ,i più cfperimentati
& valenti ingegni, che flirterò in quelle Regioni.Ven
ne l'anno mccccxx. che furono ragunati in Fioren
za tutti quefti maeflri oltra montani; & cofi quelli del
la Tofcana : & tutti gli ingegnofi Artefici di difegno
Fiorentini,& cofi Filippo tornò da Roma . Raguna-
ronfi dunqu e tutti nella opera di Santa Maria del Fio-
re,prefenti i confoli,& gli operai;infieme con vna fcel
ta di Cittadini,i più ingegnofi,che vdifsino (opra que
fto calo l'animo di ciafcuno ; & fi douefii nfoluere il
modo di voltare quefta tribunajcomineiarono a chia-
marli nella vdienza : & vdirono a vno a vno , l'animo
che aueuano , & l'ordine che ogni architetto fopra di
cioaueuapenfàto. Etfùcofabellailfentirle ftrane&
diuerfè opinioni fopra di tal materia;Percioche chi di
ceua di far pilaiìri murati da'l piano della terra,per voi
gerui fu gli archi;& tenere le trauate,per reggere il pe
ìò;altri voltarla di fpugne,acciò fulsi più leggieri il pe
PARTE
II.
306
fb ; Et molti fi accordauano, fare vn pilaftro in mezo,
& códurla a padiglione come quella di Santo Giouan
ni di Fiorenza . Et ci fu vno chi propofe empierla di
terra ; & mefcolare quattrini fra effa ; acciò che volta,
defsino licézia, che chi voleua di quel terreno, potefsi
andare per eflo;& cofi in vn fubito,il popolo lo portaf
fi via fenza fpefa. Solo Filippo diffe, che fi potcua vol-
tarla fenza tati legni,& fenza pilaftn,o terra , con affai
minore fpefa di tanti archi; & facilifsimamete fenza ar
madura. Parue a cófoli che ftauano ad affettare qual-
che bel modo,&agli operai, & a tutti que' Cittadini,
che Filippo anefsi detto, vna cofà da fciocchi : & fene
feciono beffe, ridendofi di lui;& fi volfono & li diffo-
no,che' ragionafsi d'altro, che quello era vn modo da
pazzi come era egli. Delche parendo a Filippo di effe-
re offefò.,diffe,Signori confiderate che non è pofsibile
volgerla in altra maniera,che in quefta : & ancora che
voi vi ridiate di me,conofcerete (fé non volete effere
oftinati)no douerfi,ne poterfi fare in altro modo.Et è
neceffario, chi la vorrà condurre nel modo ch'io ho
penfàto,ella fi giri col fefto di quarto acuto;& facciafi
doppia, l'una volta di dentro,& l'altra di fuori; in mo-
do che fra l'una & l'altra fi cammini . Et in su le canto-
nate de gli angoli delle otto facce co le morie di pietra
s'incateni la fabbrica per la groifezza& fimilméte con
catene di legnami di quercia,fi giri perle facce di quel
la. Et e neceffario pefàre a lumi,alle fcale,& a 1 códot-
ti,doue l'acque nel piouere polsino vfcire.Et nefìiino
divoihàpenfato , che'bifogna auuertire, chefipofla
fare i ponti di dentro, per fare i mufaici;& vna infinità
di cofe difficili:ma io che la veggo volta;conofco3che"
no ci è altro modo,ne altra via da potere volgerla, che
quefta ch'io ragiono.Et rifcaldato nel dire,tanto quan
to e' cercaua facilitare il concetto fuo , che eglinOjlo
PIPP 0.
307
credefsino, venitia proponendo più dubbii, che gli fa-
ceua meno credere,& tenerlo vna beftia,& vna cicala.
Laonde licenziatolo parecchi volte , & alla fine non
volendo partire ; fu portato di pefo da i donzelli loro,
fuori deli'audiéza, tenendolo del tutto pazzo. Il quale
feorno fu cagione,che Filippo ebbe a dire poi, che no
ardiua parlare per luogo alcuno della città, temendo
non fufsi detto,Vedi colà quel pazzo. Rettati i Confo
li nella audienza confufi;& da i modi de primi maeflri
dirTicilii& da l'ultimo di Filippo,a loro feiocco, pareri
doli che e confondefsi quell'opera con duecofed'una
era il farla doppia, che farebbe ftato pur grandifsimo
& fcócio pefo, l'altra il farla fenza armadura.Da l'altra
parte, Filippo che tanti anni aueuafpefo nelliftudii,
per auere quefta opera, no fapeua che fi fare, & fu tea
tato partirfi di Fioreza più volte. Pure volendo vince
re,gli bifognaua armarfi di pazienza,auendo egli tan-
to di vedere , che' conofceuai ceruellidi quella città,
non ftarc molto fermi in vno propofito. Et comincia-
to in difparte a fauellare ora a quefto Confolo ora a
quello operaio, & fimilmente a molti Cittadini , mo-
fìrando parte del fuo difegno,gli ridufTe,che fi dilibe-
rarono a fare allogazione di quefta opera ,0 a lui , o a
vnodi que'foreftieri.Perla qual cofa inanimiti i con-
foli & gì* operai & quei Cittadini, fi ragunarono tut-
ti in(iemc.& gli Architetti difputarono di quefta ma-
teriata furon con ragioni aliai tutti abbattuti & vin
ti da Filippo :doue fi dice che nacque la difputa del-
Thuouo in quefta forma.Egli arebbono voluto che Fi
lippoaueffe detto l'animo fuo minutamente, & mo-
ftro il fuo modello,come aueuano moftri efsi, model-
li & difegni loro ihche no volfe fare,ma propofe que- ,
fto a maeftri & foreftien & terrazzamene chi fermaf
fé in fur' vn' marmo piano, vn' huouo ritto , quello fa
$08 P RTE. II.
cefle la Cupola,che quiui fi vedrebbe Io ingegno loro.'
Fu tolto vno huouo, & da tutti que' maeftri prouato
a farlo ftar ritto , nefluno fapeua il modo . Fu da loro
detto a Filippo , che lo fermane & egli con grazia lo
prefe , & datoli vn colpo del culo in fui piano del mar
mo,lo fece ftar' ritto . Romoreggiando gl'artefini che
fimilmente arebbono,fatto efsi,npofè loro Filippo ri-
dendo che egli auerebbono ancora faputo voltare , la
Cupola,vedendo il modello5o il difègno.Et cofi fu ri-
foluto che egli auefsi carico di quefta opera , & ne in-
- formate meglio i Confoli,& gli operai. Andatofene
dunque a cafa,fi mefle a fcriuere : & in fur' vn' foglio
fcrifle l'animo filo più apertamente che poteua, per
darlo al magiftrato in quefta forma.Cófiderato le diffi
culti di quefta fabbrica Magnifici Signori operai truo
uo che' non fi può per nefìun modo volgerla tonda
perfctta;atte(b che farebbe tanto grande il piano di (b
pra3doue vàlalanterna3chemcttendoui pefò, rouine^
rebbe prefto. Et mi pare che quegli architetti che mà-
cano del considerare più che poftono, a la eternità del
la fabrica , non abbino amore alle memorie 3 per quel
che elle fi fanno. Et però rifoluo , girar di dentro que-
fta volta afpicchi,come ftanno le facce;& darle la mifu
ra & il fefto del quarto acuto ; Per ciò che quefto è vn
fefto,che girato fempre pigne a lo in fu ; & caricatolo
con la lanterna 3 l'uno con l'altro la farà durabile . Ec
vuole eflcre groflTa nella motta da pie braccia g ì & va-
da piramidalmente ftrignendofi di fuora, perfino do-
ue ella Ci ferra,& doue ha a eflfere la lanterna. Et la voi
ta fia congiunta in fieme,alla groffezza di braccia i ' fa
rafsi da'l lato di fuora vn'altra volta, che da pie fia grof
fa braccia i [ per cóferuare quella di dentro da l'acqua
& piramidalmente diminuifea a proporzione, che fi
congiunga al principio della lanterna come l'altra, tan
pippo. 309
to che fia incima la Tua groiTezza duoi terzi.Sia per o-
gni angolo , vno fprone ; che fono orto intut:o;& in
ogni faccia,due nel mezo di quella- che vengono a eC-
fere fedici;& da la parte di dentro , & di fuori nel me-
zo di detti angoli , in ciafcheduna faccia , fiano due
fproni;ciafcuno grolTo da pie braccia 4. Et lunghe va-
dino infieme le dette due volte , piramidalmente mu-
rate,infino a la fbmmità dell'occhio chiufb dalla lanter
na 3 per equale proporzione.Facciafì 24. fproni,con le
dette volte murati intorno; & fei archi di macigni,
forti,& lunghi,bene fprangati di ferrai quali fieno fta
gniati,& fopra detti macigni, catene di ferro che cin-
ghino la detta volta, con loro fproni . Afsi amurare di
fodo lenza vano , nel principio a l'altezza di braccia 5.
& vn quarto,& di poi feguitar gli fproni , & fi diuidi-
no le volte.il primo & fecondo cerchio da pie,fia rin-
forzato per tutto, co macigni lunghi, per il trauerfò;fì
che l'una volta & l'altra della cupola, fi pofi in fu detti
macigni. Facciafi nella altezza d'ogni braccia ix. delle
dette volte fiano volticciuole tra l'uno fprone et l'altro
fiano catene di legno di quercia groiTeche leghino i
detti fpro li che reggono la volta di dentro:et fiano co
perte poi dette catene di quercia , con piaflre di ferro,
per lam or' delle falite.Gli fproni murati tutti,di maci-
gni & di pietra forte; & fimilmente le facce della Cu-
pola tutte di pietra forte, legate con gli fproni fino al-
la altezza di braccia 24 & da indi in sii Ci muri di mar-
toni,© vero di fpngna , fecondo che fi delibererà per
chi l'ara a fare,piu leggieri che egli potrà . Debbafi far
di fuori vn'andito fòpra gli occht>che fia di fotto balla
toio con parapetti {traforati di altezza di braccia due
all'auenante di quelli delle tnbunette di fbtto;o vera-
mente due anditi l'un fopra l'altro , in fur vna cornice
bene ornata;& l'andito di fopra fia fcopei to. L'acque
CLq iii
}I0 PARTE II.
della Cupola terminino in su vna ratta di marmo lar-
ga vn terzo,& getti l'acqua;doue di pietra forte mu-
rato lotto la ratta facciafi otto cofìe di marmo a gli an
goli nella fuperficie della cupola di fuori, grofsi come
fi richiede a lei,& alti vn braccio fòpra la Cupola,fcor
niciato, a tetto, largo braccia due che vi fìa del colmo
&della gì oda da ogni parte ; muouafi piramidali da la
molla loro,per infino a la fine. Murinfi le Cupole nel
modo di fopra,fenza armadure,per fino a braccia xxx.
& da indi in su, in quel modo che farà configliato, per
que' maeftri, che Faranno a murare : per che la pratica
infegna quel che fi hi a feguire. Finito che ebbe Filip-
po di fenuere le fopradette parti , andò la mattina a'1
magilì.rato;& dato loro quefto foglio _, fu conhderato
da loro:& ancora che eglino non ne fufsino capaci, ve
dendo la prontezza dell'animo di Filippo,& che nefìu
no degli altri Architetti non andaua con miglior gam
be,per moftrare egli vnaficurtà tanta manifefla nel
fuo dire,replicando di continuo ilmedefimo , che pa-
reua certamente che egli ne auefsi volte dieci,non che
ne(Tuna:tiratifi da parte i Confoli,cofuhorono di dar-
gliene , ma che arebbono voluto vedere , vn poco di
fperienza, comefipoteua volger' quefta volta fenza
armadura,tutte l'altre cofe aprouauono . Auuéne che
Bartolomeo Barbadori voleua far fare vna cappella
in Santa Filicita , & già ne aueua parlato con Filippo,
& egli vi mefle mano, & la fece voltar' fenza armatu-
ra che e quella cappella nello entrare in chiefàaman
ritta doife è la pila dell'acqua Santa , pur di fua manOj
& Umilmente in que' di ne fece voltare vn altra,in San
to Iacopo fopr'Arno , per fìiatta Ridolfi allato alla cap
pelja dello aitar maggiore.Lcquali furon cagione che
gli fu datto più credito,che alle parole. Et cofi accu-
rati i Confoli & gli operai. per lo fcritto3& per l'opera
PIPPO. $n
che auemno vedutagli allogorono la Cupola,facen-
dolo capo maeitro principale per partito di fàue Ma
non gliene obligarono fenó braccia dodici d'altezza;
dicendoli che voleuono vedere , come riufciua l'ope-
ra;che riufeendo come egli diceua loro,non manche-
rebbono fargli allogagione del refto . Pam e cofa ftra-
na a Filippo il vedere tanta durezza , & diffidenza ne
Confoli & operai; & fé* no fufle (lato che'fapeua che
egli era folo per condurla ; non ci arebbe meflb mano;
Pur come fitibondo di cófeguire quella gloriala pre-
fe;& di condurla a fine perfettamente,fi obligò.Fu fat
to copiare il fuo foglio,in fu vn libro, doue il prouedi
toreteneuai debitori & 1 creditori de legnami & de
marmi ; con lobligo fudetto ; facendoli la prouifione
medefima per partitoci quelle paghe che aueuano fi-
no allora date agli altri capo maeftri;Saputafi la alloga
zione fatta a Filippo per gli artefici & 'per i cittadini;
a chi pareuabene,& a chi male, comefempre fu il pa-
rere del popolo , & de gli fpenficrati : Ma la maggiore
parte era delh inuidiofi. Mentre che fi faceua le proui-
fioni per cominciare a murare , C\ deftò fu vna fetta fra
artigiani & cittadini, & fatto tefta a 1 Confòh & agli
operai, di (Tono che fi era corfa la cofa; che vn lauoro fi
mile a qu efto , non doueua efler fatto per configlio di
vn folo : <2c che fé eglino fufsin'priui d'huomini eccel-
lenti, come eglino ne aueuoho abbondanza, fa ri a da
perdonate loro : Ma che non paifaua con onore della
Città,venendo qualche difgrazia,come fuolc auueni-
re;nella fabbrica ; è fi potefsi & auefsi a dare la colpa a
vn folo con vergogna & con danno glande . Et che
per mitigare il furore di Filippo era bene giugnerli vn
compagno . Era Lorenzo Ghiberti venuto in molto
credito, per auer già fatto esperienza del fuo ingegno
nelle porte di Santo Giouanni;& che e fufle amato
$11 PARTE. II.
da certi che molto poteuano nel gouerno,iì dimoflrò
affai chiaramente perche nel vedere tanto crefcerela
gloria di Filippo , (otto fpezie di amore & di affezzio
ne verfo quella fabbrica, operarono di maniera appref
fò de' Confbli & degli operai , che fu vinto cópagno
di Filippo in quella opera . In quantadifperazione &
amaritudine fi trouafsi Filippo,fèntendo quel che auc
uono fatto gli operai Ci conofce da quefto che' fu per
fuggirli da Fiorenza : & fenon filisi ftato Donato , Se
Luca della Robbia che lo confortauano , era per vfeir
fuor disè . Veramente impia & crudel rabbia e quella
di coloro che accecati da la inuidia pongono a perico-
lo gli onori & le belle opere,per la gara della ambizio-
ne;Da loro certo non reftò,che Filippo fpezzaflTe i mo
delli,abruciaiTe i difègni,& in men di meza ora,preci-
pitafTe tutta quella fatica , che aueua condotta in tan-
ti anni.Gli operai feufatifi prima con Filippo, lo con-
fortarono a andare inanzi, che lo inuentore & autore
di tal fabrica,era egli & non altri: Ma tutta volta fece-
ro a Lorenzo il medefimo falano che a Filippo.Fù le-
guitato l'opera con poca voglia di lui , conofeendo a-
uere a durare le fatiche che' ci faceua, & poi auere a di
uidere l'onore & la fama a mezo con Lorenzo. Pure
meflbfi in animo,che trouerrebbe modo, che non du-
rerebbe troppo in quella opera,andaua feguitando in
fieme con Lorenzo nel medefimo modo che fìaualo
fcritto dato agli operai. Deftofsi in quefto mentre nel
lo animo di Filippo vn penfiero, di volere fare vn mo
dello , che ancora non iène era fatto neiTuno ; Et cori
meilb mano, lo fece lauorare a vn Bartolomeo legna-
iuolo,che ftaua dallo ftudio:Et in quello,come il pro-
prio mifurato appunto, in quella gradezza, fece tutte
le cofe dirTtcili,come fcale alluminate, & fcut e,& tut-
te le (orti de lumi,porte3& catene3& fperoni3& vi re-
pipfo. jxj
ce vn pezo d'ordine del Ballatoio . Auuenne che Lo-
renzo de/ìderaua vederlo,Fjlippo gliene negò;& Lo-
renzo venutone in collora diede ordine di fare vn mo
dello egli ancora ; accioche e' pare/si che il falario che
egli tiraua,non fulTe vano;& che' ci fufTe per qual co-
fa. De' quali modelli, quel di Filippo fu pagato lire
cinquanta &foldi quindicijtrouandofivnofìanziamé
to al libro di Migliore di Tommafo ad di tre d'Otto-
bre nel mccccxix. & a vfeita di Lorenzo Ghiber-
ti lire ecc. per fatica & fpefà fatta nel fuo modello .
Caufato ciò dalla amicizia & fauore che egli aueua;
più che da vtilita o bifogno che ne auefTe la fabbrica .
Durò queiìo tormento in fu gli occhi di Filippo,per-
iìno alMCCcexxvi. chiamando coloro Lorenzo pa
nmenteche Filippo , inuentori,loqual difturbo era
tanto potente nello animo di Filippo, che egli viueua
con gradifsima pafsione.Fatto adunque vane & nuo-
ue immaginazioni, deliberò al tutto dileuarfelo da
torno: conofeendo quanto e valefìe poco in quel ope
ra. Aueua Filippo fatto voltare già intorno la Cupola
fra luna volta & l'altra dodici braccia; & quiui alie-
nano a metterfi sù,le catene di pietra & di legno:lequa
li per elTere cofa difficilene volle parlare con Loren-
zo ; per tentare fé egli auefTe confiderato quella dirTi-
cultà . Et trouollo tanto digiuno circa lo auere pen-
nato a tal cofa,che è rifpofe,che la rimettcua in lui co-
me ìnuentore. Piacque a Filippo la rifpofìa di Loren-
zojparendoli che quefta fulfe la via di farlo allontana-
re dali'opera;& da fcoprire,che non era di quella intel
ligézia,chelo teneuano gli amici fooi, & il fauore che-
Io aueua meffo in quel luogo. Già erano fermi tutti i
muratori del* opera ,afpettando di douere cominciare
fopra le dodici braccia;& farle volte,&incatenarle;&
già cominciando aftrignere la cupola da fommo^era-
Rr
514 P A R T E. 1 1.
no forzati fare i ponti , acciò che 1 manouali & mura-
tori potefsino lauorare fenza pericolo ; attefò che l'al-
tezza era tale che guardando allo ingiù faceua paura
Se sbigottimento a ogni ficuro animo. Stauafi da i mu
ratori Se dagli altri maeftri, ad afpettare ilmodo,della
catena , & de pontimè refolucdofi niente per Lorezo
ne per Filippa nacque vna mormorazione fra i mura-
tori & gli altri maeftri , non vedendo follecitarc come
prima^ Se efsi che pouere perfòne erano vkieuano fo-
pra le lor braccia & dubitando che ne a l'uno ne all'al-
tro baftafsi l'animo di andar* più su con quella opera,
il meglio che' fàpeuano Se poteuano , andavano trat-
tenendofi per la fabrica; riiìoppando Se ripulendo rut
to quel che era murato fino allora . Vna mattina infra
le altre Filippo non capitò al lauoro;& fafdatofi il ca-
po, entrò nel letto. & cotinouamente gridando fi fece
(caldere taglieri Se pani con vna follecitudine grande;
fingendo auere mal di fianco . Intefb quefìo i maeftri
cheftauanoafpettando l'ordine di quel cheaueuono
alauorare;dimandarono Lorenzo, quel cheaueuono
a feguire;rifpofe che l'ordine era di Filippo, Se che bi-
(bgnaua afpettare lui . Fu chi gli difle , oh non fai tu
l'animo fuo^Si difle Lorenzo, ma non farei niente fen
za eflo . Et quefto lo difle in eicufàzion* fua, che non
auendo vifto il modello di Filippo ; Se non gli auendo
mai dimandato , che ordine e' volefsi tenere , per non
parere ignorante;ftaua fepradi fé nel parlare di quefìa
eofa •. Se rifpondeua tutte parole dubbie : mafsime che
egli fapeua eflere in quefta opera contra la volontà di
Filippo. Alquale durato già più di dua giorni il male,
Se andato a vederlo il proueditore dell'opera , Se affai
capomaeftri muratori , di continuo li domandauano,
che diecfsi quello che aueuono a fare;Et egli, voi aue
te Lorenzo,faccia vn poco egli. Ne altro fi poteua ca-
PIPPO. $15
Mare : La onde fèntendofi quefto , nacque parlamenti
& giudizi di biafimo grandi fòpra quella operarchi di
celiache Filippo fi era melìb nel letto per il dolore,
che non gli baftaua l'animo di voltarla;& che fi penti-
ila d'etìerc entrato in ballo : & i fuoi amici lo difende-
uano,dicendo efTer' fé pure era il difpiacere,la villania
dello auerli meifo Lorenzo per compagno . Ma che il
fuo era mal di fianco , caufato dal molto faticarli per
l'opera. Cofi dunque romoreggiandofi, era fermo il la
uoro:&quafi tutte le opere de muratori & {carpelli
ni fi {lauano:& mormorando contro a Lorenzo,dice-
uano,bafta che' gli è buono a tirare il falario ; ma a da-
re ordine che' fi lauori no . O fé Filippo non ci fufsi,o
le egli auefsi mal lungo,come farebbe egli? Che colpa
e la fua,fe egli fta male? Gli operai viftofi in vergogna
per quefta pratica, deliberarono d'andare a trouar' Fi
lippo;& arriuati confortatolo prima del male gli dica
no in quato difordine fi trouaua la fabbrica:& in qua.
to trauaglio gli auefsi meiìò il mal fuo . Per il che Fi-
lippo con parole appafsionate,& dalla finzione del ma
le & dallo amore dell'opera, oh non ci è egli dilTe Lo-
renzo?che non fa eglino mi marauiglio pur'di voi. Al
lora ^li rifpofòno gli operai è non vuol far niente fen-
za te:Rifpofe lora Filippo,io farei ben' io fenza lui.La
qual rifpofta argutifsima & doppia badò loro;& parti
ti conobhono che egli aueua male di voler far fòlo »
Madarono dunque amici fuoi a cauarlo de 1 letto cor»
intenzione di leuar' Lorenzo dell'opera : & cofi venu-
to Filippo in fu la fabbrica,vedendolo sforzo del fauo
re in Lorenzo, Se che egli arebbe il falario fenza far fa
tica alcuna; pensò a vn'altro modo per fcornarlo,&
perpublicarlo interamete per poco intédente in quel
mcfliero:& fece quefto ragionameto a gli operai pre-
dente Lorenaw>.Signori operai il tempo che ci è pretta-
Fa 11
$t6 PARTE II.
fiato di viuerefeegli flefsi a porta noftra come il po-
ter morire, non è dubbio alcuno che molte cofe che fi
cominciano,rclìerebbono finite;doue elleno rimango
no imperfette : &vifì:o che il mio accidente del male
che ho paffato poteua tornii la vita, & fermare quefta
opera , accio che fé mai più io ammalafsi , o Lorenzo
che Dio da quefto lo guardi,pofla l'uno,o l'altro (e^ui
tare la fua parte, ho penfàto che cofi come le Segnorie
voftre ci hanno diuifo il falario, ci diuidino ancora Po
pera; acciò che fpronati dal moftrare ogniuno quel
che sa, polla ficuramente acquiftare & fama & vtile
appreflfo a quella Republica, & ancora confeguire per
il modo nome & onore. Sono adunque due cofe le dif
fàcili che al prefente fi hanno a mettere in opera ; l'una
e i ponti, per che i muratori polsino murare,che han-
no a feruire dentro & di fuori della fabrica, doue è ne
cellario tener su huomini.pietre,& calcina,& che vi fi
poflatener'sula Burbera datirar'pefi, & fimili altri
(frumenti : & l'altra è la catena che fi ha a mettere fò-
prale dodici braccia che venga legandole otto facce
della Cupola,& incatenandola fabnea, che tutto il pe
fò che di fopra Ci pone,i1ringa & ferri di maniera, che
non sforzi,o allarghi il pefo, anzi equalmente tutto lo
edifìzio refti fbpra di fé . Pigli Lorenzo adunque vna
di quefte parte quale egli più facilmente creda efequi
re,che io laltra,fenza difìcultà mi proucrrò di condu-
cere,accio non Ci perda più tempo. Fu forzato Loren-
zo non ricufare per l'onor' fuo vno di queftì lauori,&
ancora che mal volentieri lo facefle fi rifoluè a pigliar
la catena , come cofa più ficile , fidandofi ne configli
de' muratori , & in ricordarli che nella volta di Santo
Giouanni di Fiorenza era vna catena di pietra , che fi
poteua da quella trarre parte fenon tutto l'ordine . Et
cofi l'uno meflb mano a'ponti,l'altro alla catena,l'uno
pippo. 317
& l'altro fini . Erano I ponti fatti da Filippo con tanto
ìngegno,& induftria,che fu tenuto veramente in que
{lo il contrario di quello, che per lo adietro molti fi
erano immaginati, che con* deliramente lauorauano i
maeftri , & tirauono pefi & vi ftauano ficuri } come fé
nella piana terra fu (sino; & ne rimale i modelli di det-
ti ponti nell'opera . Fece Lorenzo in vna dell'otto fac-
ce la catena con grandifsima dirficulta; & finita, fu da
gli operai fatta vedere a Filippo ; il quale non dille lo-
ro niente; Ma con certi amici fuoi ne ragionò , dicen-
do che bifbgnaua altra legatura che quclla;& metter-
la per altro vcrfo che non aueuano fatto, & che al pe-
fo che vi andana fbpra non era fuffiziete , perche non
flrigncua tanto che fuisi a baftanza. Et che la prouifio
ne che fi daua a Lorezo,era in fieme con la catena che
egli aueua fatta murare, gittata via. Fu intefo l'umore
di Filippo, & li fu commeflb , che e' moftrafsi come Ci
arebbe a fire che tal catena adoperaci . Era già da lui
fatto difegni & modelli , i quali fubito dimonrò , che
veduti dagli operai & dagli altri maeftri, conobbono
in che errore erano cafeati per fàuorire Lorezo:& vo
lendo mortificare quello errore,& moftrare che cono
fceuano il buono,feciono Filippo gouernatore & ca-
po a vita di tutta la fabbrica, & che non fi facefsi di co
(a alcuna in quella opera fé non il voler fuo:& per mo
ft rare di riconofcerlo li donorono cento fiorini ftan-
ziati per i confbli & operai fotto di 1 3. d'Agofto 1425.
per mano di Lorenzo Pauli notaio dell'opera, a vfeita
di Gherardo di M. Filippo Corfini : Se li feciono pro-
uifione per partito di fiorini cento l'anno per fua pro-
uifionea vita. Cofi dato ordine a far camminare la
fabbricala feguitaua con tanta obedienza & con tan-
ta accuratezza , che non fi farebbe murata vna pietra
che non l'auefsi voluta vedere. Da l'altra parte Lo-
Rr iii
$18 PARTE n.
renzo trouandofi vinto , & quafi Vergognato , fu
da' Tuoi amici fauorito,& aiutato talmente, che tirò il
fàlariojche' non poteua efière caflo, per infmo a tre ar*
ni di poi.Faceua Filippo di continouo,per ogni mini-
ma cofa3difegni,& modelli di cartelli da murare5& edi
ferii da tirar pefi.Ne per quefto reftauano però alcune
perfbnc malotiche,amici di Lorenzo,per farlo difpera
re, tutto il di farli modelli contro , per concorrenzia,
come ne fece vno maeit.ro Antonio da Verzelli, & al-
tri maeitn, fluoriti & mefsi inanzi ora da quefto citta
dino & ora da quell'altro , inoltrando la volubilità lo-
ro3il loro poco fàpere, & il manco inten derc ,• auendo
in mano le cofe perfette mettendo inanzi l'imperfette
& le inutili . Erano già le catene finite intorno intor-
no all'otto facce; & già i muratori inanimiti lauoraua-
no gagliardamente:Ma fbllecitati da Filippo più chel
folito , per alcuni rabbuffi auuti nel murare , & per le
cofe che accadeuano giornalmente,fe lo erono recato
a noia.Et mofsi da quefto3& da inuidia,fi ftrinfeno in
fìeme i capi faecendo fetta; & dicendo che era faticofo
lauoro,& di pericolo;che non voleuon volgerla fenza
gran' pagamento; ancora che più del folito lorofuife
itato crefeiuto , & cofi fi fàrebbono vendicati con Fi-
lippo^ fatto vtile nò piccolo a loro. I>iipiacque a gli
operai quella cofa 3 & a Filippo fimilmente : & penfa-
toui su prefe partito vn'fabato fera di licenziarli tutti.
I quali viflofi licenziare non fipeuono che fine auefsi
auere quella cofa: Ma il lunedi feguentemene in ope-
ra Filippo dieci lombardi , & con lo ftar quiui prefen-
te3diccndo fa qui cofi & fa qua , gli inftrui tn vn gior-
no tanto,che ci lauorarono molte fèttimane ; Dall'al-
tra parte i muratori veggendofi licenziati ,& tolto il
lauoro3& fattoli quello fcorno3non auendo lauori ta-
to vtili quanto quello3meifono mezani a Filippo^ che
PIPPO. 319
ritornerebbono volentieri,Raccomandandoii quanto
e poteuano . Così li tenne molti di in fu la corda del
non gli voler pigliare ; poi gli rimefle con minor fala-
rio che eglino non aueuono in prima:& cofi doue pen
iàrono auanzare,perfòno ; & con il vendicarci contro
a Filippo,feciono danno & villania a loro . Erano già
fermi 1 romori , & venuto tuttauia confederando nel
vedere volgere tato ageuolmente quella fabbrica l'in-
gegno di Filippo , & fiteneuagia per quelli che non
aueuano pafsione,lui auer moftrato quell'animo, che
forfè neflimo architetto antico,o moderno nell'opere
loro auefle moftro, & quefto naque che egli cauò fuo
ri il fuo modello ; & vifto per ogniuno legrandifsime
confiderazioni che egli aueua immaginatori nelle (ca-
lere i lumi dentro & fuori,che non fi potcfsi percuo-
tere ne i bui per le paure , & quanti diuerfi appoggia-
toi di ferri che perfàlire doue era la ertezza,erano po-
di con confiderazione ordinati , oltra che egli aueua
per fin' pen fato a i ferri per farei ponti di dentro, (e
mai fi aueiìe alanorarui o mufàico, o pitture & auen-
domeflb ne' luoghi men pcricolofi le difunzioni de
gli finaltitoi dell'acque, doue elleno andauanocoper
te & doue (coperte , fèguitando con ordine buche &
diuerfi apertoi , aericene i venti fi rompefsino & i va-
pori infieme con i tremuoti non potefsino far' nocu-
mento , moftrò quanto lo ftudio nel fuo ftare a Roma
tanti anni gli auefsi giouato.Che confederando la qua
tità diuerfa che egli aueua fatto,nelle auuignature,in-
calì;ratuie,& commettiturc,& legazioni di pietre, fa-
ceua tremare,& temere, a pelare che vn fblo ingegno
fufTe capace di tanto,quanto era diuentato quel di Fi
lippo.il quale di continuo crebbe talmente,che neffu-
na cola che fufsi vmana quantunque difficile & afpra
egli non la rendefle facile & piana3moftrandolo nel ti-
pò PARTI. II.
rareipefipcrviadi contrappesi & ruote, che vnfòl
buetiraua,quanto'arebbono appena tirato Tei paia.
Erano già crefciuti conia fabbrica tanto alto , che era
vno fconcio grandifsimo falito che vno vi era, inanzi
fi venifte interra : & molto tempo perdeuano i maeitri
nello andare a definare & bere ; che per il caldo il gior
nopatiuano. Fu adunque trouato da Filippo ordine
che fi apri (fero ofterie nella Cupola con le cucine ydc
vi fi vendefle il vino: & cofi neflunofipartiuadella-
uoro fé non la fera ilrche fìi a loro commodità, & allo
pera vtilità grandifsima. Era fi crefeiuto l'animo a Fi-
lippo vedendo l'opera camminar' fortc;& riuicire con
felicitacene di continuo fi affaticaua; & egli {{dìo an-
daua alle fornaci doue fi fpianauano i mattoni,& vole
na vedere la terra & impalarla , & cotti che erano,glx
voleua {cene di fua mano con fomma diligenzia . Et
delle pietre a gli fcarpellini,guardaua fé vi era peli den
tro,fe eran dure , & daua loro i modelli delle auuigna
ture & commettiture di legname & di cera; & cofi fat
ti di Rape;& finalmente faceua de' ferrameti a i fabbri*
Et trouò il modo de gangheri col capo,& degli arpio
ni:& facilitò molto l'architetturada quale certamente
per lui fi riduiTe a quella perfezione, che forfè ella no
fu mai appiedo a i Tofcani. Era l'ano M e e e e x x 1 1 1.
in tutta quella felicità & allegrezza che poteua eiTere
quado Filippo fu tratto perii quartiere di Santo Gio-
uanni, per Maggio & Giugno, de Signori ; eflèndo
tratto per il quartiere di Santa Croce,gonfaloniere òì
giuftizia Lapo Niccolini . Trouandofi regiftrato nel
priorato Filippo di Ser BrunellefcoLippi, da Lippo
dio auolo, fendofi (cordato ilcafato de* Lapi:& onora
tamente efercitò quello vfizio;& cofi per la cittì ebbe
tutti gli altri magiftratime' quali con vn giudizio gra
vifsimo Tempre fi gouernò. Refìaua a Filippo,vededo
già
Pippo. 521
già cominciare a chiudere le due volte verfò l'occhio,
clone aueua a cominciare la lanterna (fc bene egli aue-
ua fatto a Roma & in Fiorenza più modelli di terra &
di lcgno,deH'uno & deH'altro,che non s'erono veduti)
a rifoluerfi finalmente quale e' voleiìe mettere in ope-
ra;Pcr il che deliberatoti aterminare il ballatoio,ne fe-
ce diuerfi difcgni, che nella opera rimafono dopo la
morte fila; i quali dalla trafeuratagginedi que'mini-
ftri,(bno oggi fmarriti . Perche a' tempi noitri fu vo-
luta finire & iene fece vn pezo d'una dell'otto facce^
& per difunire da'queU'ordine; per configlio di Miche
l'agnolo Bonarruoti fu difmeflb , & non feguitato .
Fece di fua mano di legname vn modello della lanter-
na, a otto facce mifurato alla proporzione della Cupo
la, per vltimo fuo difegno:che nel vero di inuenzione
& vai io,& ornato,riufci molto: vi fece lafcalada fali-
re a la Palla che era cofa diuina;, ma aueua turato Filip
pò con vn poco di legno commeffo difbttodoue s'en>
tra,che nell'uno fenon egli non fapeua la (alita . Et an-
cora che e' fu (Te lodato>& auefle già abbattuto la in-
uidia, Se l'arroganzia di molti ; non potè però tenere,
nella veduta di quello modello che tutti i maeftri che
erano in Fiorenza non fi mettefTero a farne in diuerfi
modi:& finoa vna donna di cafa Gaddi , ardi concor-
rere in giudicio, con quello che aueua fatto Filippo»
Eoli nientedimeno tuttauiafi rideua della altrui pro-
funzione. Et fu (gridato da molti amici fuoi che e' no
douefle moftrare il modello fuo a neiTuno artefice, ac
ciò che eglino da quello non imparaflfero . Et efìo ri»
i]x>ndeua loro, che non era fé non vn (olo il vero mo-
dello^ gli altri erano vani. Alcuni altri maeiìri aueua
no nel loro modello porto de le parti di quel di Filip-
po;a i quali nel vederlo, Filippo diceua;a quefto altro
modello che coftui fari, farà il mio propio.Era da tut-
}2Z PARTE II.
ti infinitamente lodatomia folo, non ci vedendo la fa-
lita per ire a la palla , apponcuano che' fu (Te difetto .
Conchifero gli operai di fargli allogazione di detta o-
pera con patto che inoltrando loro la falita,l'opera fuf
fé fua:Per il che Filippo leuato nel modello, quel po-
co di legno-che era da baffo , molti ò in vno pilalìro la
(alita che alprefènte fi vede,in forma di vna cerbotana
vota ;& da vna banda vn canale con fìaftedi bronzo,
doue l'un piede & poi l'altro , montando, s'afecnde in
alto. Et perche no ebbe tempo di vita per lavecchiez
za,di potere tal lanterna veder finita 3 lafciò per tefta-
mento che tal come ftaua il modello, murata fuffe , &c
come aueua pofto in ifcritto; Altrimenti protejftaua
che la fabbrica ruinerebbe,sédo volta in quarto acuto
che aueua bifogno che il pefo la caricafle, pet farla più
forte . Il quale edifizio non potè egli innanzi la morte
fua vedere finito , ma fi bene tiratone sii parechi brac-
cia.Fece bene lauorare & condurre , quafi tutti i mar-
mi che vi andauano.de quali,nel vederli condottai pò
poli ltupiuano,che efufsi pofsibile che egli volefsi che
tanto pefo andafsi (opra quella volta. Et eraci opinio
ne di molti ingegnofijche ella non fufsi per reggere;&
pareua loro vna gran ventura che egli huicfsi condot
tain fin quiui,& che egli era vn tentare Dio,a caricar
la fi forte. Filippo fempre lene rife,c^ preparate tutte le
machine & tutti gli ordigni , che aueuano a feruire a
murarla,non perfe mai tempo con la mente,di antiue-
dere,prepararc,& prouuedere,& a tutte le minuterie,
in fino che non fi fcantonafsino i marmi lauoratinel
tirarli sù;tanto che e' fi murò tutti gli archi de taberna
coli,co'i cartelli di legname : & del refto come fi difTe,
v'erano fcritture& modelli. La quale opera quanto
Zìa la fua bellezza ella medefima ne fa fede, per elTcrc
d'altezza da'l piano di terra, a quello della latcrna brac
ti p p o. m
€ia 204. & tutto il tempio della lanterna braccia 36* la
palla di rame braccia 4 [. & il può dir certo che gli an-
tichi no andorono mai tanto alto,con le lor fabbriche
ne fi meflbno a vn rifico tanto grande, che eglino vo-
lefsino combattere co'l cielo ; come par' veramete che
ella combatta : veggendofi ella eilollcre in tanta altez-
2a,che i monti intorno a Fiorenza, paiono fimili a lei.
Et nel vero , pare che il cielo ne abbia inuidia , che di
continuo le faette tutto il giorno la percuotono : pa-
rendoli che la fama fua abbia quafi vinto l'altezza del-
l'aria. Fece Filippo mentre che quella opera fi lauora-
ua molte altre fabbriche, le quali per ordine qui di fo6
to narreremo.Fece di fua mano il modello del capito-
lo de' Pazzi in Santa Croce di Fiorenza ; cofa vana,&
molto bella:e'l modello della cafa de' Bufini , per abita
zione di due famiglie :& umilmente il modello della
cafa & della loggia degli Innocentijla volta della qua-
le fenza armadura fu condotta; modo che ancora og^
gi fi offerua per ogniuno . Dicefi che Filippo fu con-
dotto a Milano, per fare al Duca Filippo Maria il mo-
dello d'una fortezza : & chea Franccfco della Luna
amicifsimofuolafciòlacuradi quella fabbrica degli
Innocenti . Fece Francefco il ricignimento d'uno ar-
chitraue che corre a ballo, di fopra,il quale fecódo l'ar
chitettura è falfo; tornando Filippo & /gridatolo, per
che tal cofa aueffefatto,rifpofeauerlo canato da'ltem
pio di Santo Giouanni che è antico.Difìe Filippo vno
crror fòlo è in tale edifizio , & tu l'ai meflb in opera.
Stette il modello di quello edifizio di mano di Filippo
molti anni,nell'arte eli port Santa Maria,tenutone mol
to conto per vn' reflante della fabbrica che fi aueua a
finire ; oggi è fmarritofi . Fece il modello della badia
de canonici regolari di Fiefole a Cofimo de Medicina
quale è- molto ornata y architettura commoda & alle,-
S f i i
524 PARTE. II.
gra;& la chiefa sfogatifsima & magnifica. Difegnò fi-
milmente il Palazzo di Santo Girolamo da Fiefole,
e'1 modello della fortezza di Vico Pifàno:& a Pifa di-
fegnò la Cittadella vecchia . Et per lui fu fortificato il
Ponte à mare; & egli Umilmente diede il difegnò alla
Cittadella nuoua,del chiudere il ponte con le due tor
ri . Fece fimilmente il modello della fortezza del Por-
to di Pefero. Ritornato a Milano , difegnò molte cofè
perii Duca; & ingegni per il Duomo di detta città a*
maeftri di quella . Era in quefto tempo principiata la
chiefa di Santo Lorenzo di Fiorenza , per ordine de*
Popolani; i quali aucuano il priore fatio capomaeftro
di quella fabbricatile era tenuto intendente, & perfo
nachefaccua profefsionedi intenderfi, & fi andaua
dilettando della architettura per palTatempo : Et già
aueuano cominciatala fabbrica di pilafbi di mattoni,
& no gran cofa. Era allora tenuto in riputazione G10
uannidi Bicci de' Medici, & aueua prometto ai popò
lani , & al priore ; di far' fare a fue fpefe la fagreftia , 3c
vna cappella : & come perfòna di ingegno aucndo vi-
llo tante belle imprefe di Filippo Ji diede definare vna
mattina;& doppo molti ragionamenti li dimando del
principio di Santo Lorenzo & quel che gli pareua.Fu
corretto Filippo dai preghi di Giouanni, a dire il pa-
rere fuo ; & per dirli il vero , lo biafimò in molte cofe;
come ordinato da perfòna che aueua forfè p;u lettere
che' efpcrienza di fabbriche,& di quella fòrte.Laonde
Giouanni dimandò Filippo , fé' G potcua far cofa>mi-
gliore,& di più bellezza:a cui Filippo dille, fenza dub
bio.E,t mi marauiglio di voi, che fendo capo non dia-
te bando a parecchi migliaia di feudi ,& facciate vn
corpo di chiefa , con le parti conuenienti & al luogo,
&r a tanti nobili fepoltuarii di tal luo^o,che vedendo-
vi cominciare , feguiteranno le lor cappellc,con tutto
PIPPO.
W
quel che potranno :& mafsimeche altro ricordo di
noi non refta,faluo le muraglie, che rendono teftimo
nio di chi è flato autore, centinaia & migliaia d'anni.
Inanimito Giouanni dalle parole di Filippo , deliberò
fare la fiigreftia , & la cappella maggiore infieme con
tutto il corpo della chiefà. Ne volfcno concorrere al-
tro che fette cafàti appunto, perche gli altri no aueua
no il modo;& furono quelli, Rondinelli, Ginori,da la
y Stufa, Neroni,Ciai,Marignolli, Martelli, & Marco di
Luca : & quelle cappelle fi aueuono a fare nella croce.
La fagreftia fu la prima coia atirarfi inanzi; & la chiefà
poi di mano in mano:Et perla lunghezza della chiefà
fi venne a concedere poi di mano in mano le altre cap-
pelle a i cittadini pur popolani , & di continuo erano
a vedere i popoli cofì della citta come foren)ieri , tirar
fu le colonne, & venir' pietre, che dauono florpio, &
noia grande a i maeflri che ci lauorauano. Non fò fini
ta di coprire la fagreftia, che Giouanni de Medici pa£
(o a l'altra vita & in fuo luogo rimafe Cofimo fuo fi-
gliuolo . Ilquale aucndo maggior' animo che il padre,
dilettandoli delle memorie fu il primo principio che
«gli facefsi murare ; che lo recò in tanta delegazione,
che egli da quiuiinanzi ,femprefino alla morte fece
murare.Sollecitaua Cofimo quella opera con più cal-
dezza ; & mentre fi imbafliua vna cofà , fiiccua finire
l'altra; Et auendo prefb per fpaffo quefla opcra,ci (la-
na cjuafi del corintio. Et causò la fua follccitudine che
Filippo forni la figrcflia , & Donato fece gli ììucchi,
&cofi quelle porticciuole l'ornamento di pietra & le
porte di bronzo. Aueuano Giouanni & quegli altri
ordinato fare il coro nel mczzo,fotto la tribuna;Cofi-
mo lo rimutò col voler' di Filippo che fece tanto mng
giore la cappella grande , che prima era ordinata vna
nicchia più piccola^ che e' vi fi potette fiire il coro,co-
Sf iii
4*#
'"'Wd.
*■*
X
316 P RTE. XI.
me (U al prefente:& finirà, rimafè a fare la tribuna dei
mezo,& il rello della chiefa . La qual tribuna,& il re-
fto,non fi voltò fenon doppo la morte di Filippo.Que
ila chicfii è di lunghezza braccia 144. doue cauforo-
no molti errori , ma fra gli altri quello delle colonne
melTe nel piano5fenza mctterui lotto vn dado5 che fuf
fi tanto alto , quanto era il piano delle bafe de pilaftri;
pofatiinfu le fcale ;cofa che al vedere il pilaftro piu-
corto che la colonna, ù' parere zoppa tutta quell'ope-
ra. Et di tutto furono cagione i configli di chi rima-
le dopo lui, che aueuono inuidia al fuo nome , & che
in vita gli aueuano fatto i modelli contro;de quali nie
tedimeno erano llati con lonetti fatti da Filippo fuer
cognati : & dopo la morte , con quello fene vendico-
ronojnon fòlo in quella opera , ma in tutte quelle che
rimafono da lauorarfi per loro . Lalciò il modello, &
parte della calonaca de preti di elio Santo Lorezo fi-
nita,nella quale fece il chiollo lungo braccia i44.Men
tre che quella fabbrica Ci lauoraua,Cofimo de Medici
voleua far fare il fuo palazzo , & cofi ne dille l'animo
fuo a Filippo; che pollo ogni altra cura da canto, gli
fece vn bellifsimo & gran modello per il palazzo fuo
ilquale fituar ivoleua dirimpetto a Santo Lorenzo
fu la piazza intorno intorno ifolato . Doue l'arti
fìcio di Filippo s'era talmente operato che parendo a
Gofimo troppo funtuofa & gran fabbricatili per fug
oire la inuidia, che la Ipefà; lafciò di metterla in opera»
Mentre che il modello lauoraua , loleua dire Filippo3
che ringraziaua la forte di tale occafione,auendo a fa-
re vna cala di che aueua auto delìderio molti anni , 8c
elTèrfi abbattuto a vno che la voleua,& poteua fare .
Ma intedendo poi la refoluzione di Colmo,che no vo-
leua tal cofa metter' in opera , con Idegno in mille pez
2Ì il difegno ruppe. Ma bene fi penti Cofimo di non a,-
Pippo. 327
uere feguito il difegno di Filippo,poi che egli ebbe fat
to quell'altro Dicefi che Cofìmo foleua dire,non auer
mai parlato ad huomo di maggiore intelligenzia &
d'animo;che a Filippo. Fece ancorali modello per vn
Tempio bizanfsimo vicino alla chiefà delli Agnoli no
finito altnmenti,ma condotto fino a mezo,d'una fab-
brica in ottofacce:Le carte della pianta & del fìnimen
to del quale fono appreflb a detti Frati'Quefto fu fat
to!cominciare da M.Mattco Scolari,& da altri grandi
di quella cafa ; per lafciarlo in memoria delle virtù 8c
de fatti di Filippo Spano degli Scolari5vittoriohTsimo
contro a Turchi . Ordinò a M. Luca Pitti fuor della
porta a Santo Niccolò di Fioreza^a vn luogo chiama
toRuciano,vn palazzo:& nella città il principio d'u-
eo altifsimo & gran palazzo, condotto al £neftrato fé
condo,tanto egregio,che di opera Toicana non fi è vi
fio il più raro e'J più magnifico . Sono le porte di que-
fto doppie ; la luce braccia x v 1. & larghezza v 1 1 1. le
prime & feconde fineftre alla altezza & larghezza del
le porte medefime;vi fono le volte doppie , cofa 8c ar-
tificiofa& di ingegno, ne può immaginari! in bontà
meglio in architettura , per magnificenza . Dicefi che
gli ingegni del paradifò di Santo Felice in piazza in
detta città furono trouati da lui per fare vna rappre-
fcntazione,cofa induiìriofà a vedere muouere vn'Cie
lo pieno di figure viue:è 1 cotrappefi di ferri girare &
muouere & con lumi coperti &da fcoprirfis'accen-
donojcofe che diedero a Filippo gradifsima lode . Era
talmente la fama di Filippo crefciuta , che era manda-
to di lontano , da chi aueua a far fabbriche , per auerc
difègni & modelli di fua mano ; & fi adoperauano per
ciò,amicizie,& mezi grandifsimi.Et infra gli altri,de-
fiderandolo il Marchefè di Mantoua,ne feri (Tè a ia Si-
gnoria di Firenze con giade initanzia, & cofi da quel-
^8 PARTE II.
la gli fu mandato^doue diede difegni d'argini in fui far
medelPol'anno mccccxlvi. & da quel principe
fu accarezzato , & riconofciuto; lodando molto la
virtù fua,& dicendo che Fiorenza era tanto degna da
uer' Filippo per cittadino, & ingegnofo quanto egli
d'auere fi bella & nobil città per patria. Vnaltra volta a
Pifii il Conte Franccfco Sforza,& Niccolò da Pifa re-
fìando vìnti da lui nelle fortificazioni della guerra, iti
fua prefenzia lo còmendorono: dieedo che fé ogni fta
to anelTe vn' huomo fimile a lui , che' fi poteua tenere
ficuro fenza arme Onde egli riuolfele parole,& diede
tutti gli onori all'arme per loro, & allafua republica
perloro,& per lui. Diede molti altri difegni fuori per
il dominio , mafsime per ripari da nimici per la guerra
de Fiorentini co i Lucch efi:& in Fiorenza diede il di-
fegno della cafa de' Barbadori, allato alla torre de' Roi
fi in borgo Santo Iacopo.che non fi mefTe in opera.co
fi quello della cafiide'Giuntini in fu la piazza d'ogni
Santi in fu Arno.Fu deliberato per i Capitani di parte
Guelfa di Fiorenza,di fare vno edifizio, nel qual filisi
vna fala & vna audienzia ; & percofsi in Fracefco del-
la Luna, fi diede ordine a cominciare tale edifizio , il
quale i maeftri aueuano già fino a lo.braccia alzato da
terra;& ficendoui dentro molti errori, Filippo lo pre
fe:& riduife a quella torma & magnificenzia, che egli
fi vede al preferite raudienzia,randito,& la fala. Nella
qual muraglia ebbe a competere con Francefco detto
fauorito da alcuni fuoi amici, & nel vero di continuo
fu forza che egli combattette : & li facceuono guerra,
co' Tuoi difegni medefimi , tale che in fine difpcratofj,
fi era ridotto a non mourar niente. Ma faceua condur
re le mura deli opera,& vn pezo qui,& l'altro colà, la-
feiando Morfe,accio confondefle glingegni : & nonli
fufsi dato più briga. Era vna quarefima in Santo Spiri
lodi
fivto. $1J
to di Fiorenza ftato predicato da Maeftro Franccfco
Zoppo,allora molto grato a quel popolo : doue egli
raccomandò molto il conuento,Io Audio de* giouani,
& particularmcnte la chiefa arfa in que di ; Et per effe
re allora i capi di quel quartieri Lorenzo Ridolfi , Bar
tolomeoCorbinelli,Neri di Gino Capponi, & Goro
di Stadio Dati;& altri infiniti cittadini otténero da la
Signoria di ordinar tal fabbrica. & ne feciono prouue
ditore Stoldo Fi-efcobardi.Ilquale per lo intereflb che
egli aueua nella chiefa vecchia, che la cappella & l'alta
re maggiore era di caia loro; vi durò grandifsima fari—
ca,& da principio inanzi che fi fufsino rifcofsi i dana-
ri,fecondo che erano tafTati i ft'pultuarii,& chi ci aue
uà cappelle;egli di Tuo fpefe molte migliaia di icudi;de
quali fùrimborfàto. Fatto dunque configlio (òpra di
ciò, fu mandato per Filippo;il quale faceffe vn model-
lo con tutte quelle belle, vtili& onoreuoli parte , che
fi potefsi,a vn Tempio Crifbano . Et egli fi sforzò af.
fai con le perfuafioni & co' prieghi, che la pianta di
quello edifizio,fi riuoltaffe capo piedi. Perche è defide
rana fbmmamcte che la piazza di quello tepio arriuaf
fé liigo Arno; accioche tutti quelli che di Genoua&
de la riuera,cofi de la lunigiana,de'l Pifano,et del Lue
chefepafFstifero di cofìi , vedefsinola magnificenza di
quella fabbrica. Ma certi che aueuono interefìo per le
cafeloro^vollono che ella fi voltalTe dalla bada di la.Et
cofi fece modello della abitazione de'frati,che infieme
co quello della chiefa fu tenuto cofamirabile.Ordinol
la di lughczza di braccia 161. ne fi può far opera per or-
dine di coione, ne più ricca, ne più vaga,nepiuariofà
di quella. & nel vero fé non fulTe (tato dalla maladizio
ne di coloro, chefempreper parere d'intendere più
che gl'altri , nel finire le cole imperfette per le morti,
continua guaftano i pnneipii belli delle eofe : farebbe
Tt
Q& PARTE IT.
oggi il più perfetto tempio de'Criiìiani;coii come per
tanto Tempio egli è il più vago & meglio {partito del
li altri; Pur che e' fu (Te (lato feguito , come certi prin-
cipe delle porte di dentro ,&ricignimenti delle fine-
ftre di fuori ; auendo accennato nel modello & parte
nell'opera,che quel che giraua dentro,girafle medefi-
mamétedi fuori. Sonui alcuni errori che gli tacerò at-
tribuiti a lui; i quali {ì crede che egli fé TauelTefegii ita
to di fabbricare;non gli arebbe comportati;poi che o-,
gnifua cola con tanto giudizio,difcrezione,ingegno
& arte, aueua ridotta in pei fezzione.Quefta opera Io
rendè medefimamete,per vno ingegno veramente di-,
uinoiche meritò efTere amato da chi il conobbe;& am
mirato da coloro che confidereranno lebellifsimeo-,
pere fue.Fìi facetifsimo nel fuo ragionamento, & mol
to arguto nelle rifpoftexome fu quado egli volfè mor
dere Lorenzo Ghiberti, che aueua compero vn pode
re a Mote morello, chiamato Lepriano;nel quale fpen
deua due volte più,che non ne cauaua entrata, che ve
nutoli a faftidio lo vende:domandato Filippo qual fuf
fi la migliorcofa che facefsi Lorenzo , penfàndo forfè
per la nimicizia egli douefsi fallarlo, rilpofè, vendere
Lepriano.Finalméte diuenuto già molto vecchio,cio
è di anni lxix. Tanno mccccxlvi. addi x v i. d'A-
rile a miglior vita mandò fi nobilifsimo fpintoril qua
e cori come affaticandofi per lafciar'tante memorie di
ie,meritò interra nomeonorato,ragioncuolmete ere
dete fi puote,che sii nel cielo,abbia auuto luogo quie-?
to. Dolfe infinitamente alla patria fua che lo conobbe
& lo ftimò molto più morto non fece viuo:& fu fepel
lito con onoratifsimeefcquie, & onore in Santa Ma-,
ria del Fiore;ancora che la fepoltura fua fuiTc in San-<
to Marco, fotto il Pergamo verfo la porta; doue è vn'
arme co due foglie di fico,& certe onde verdi in carru
l
t L
pippo. 33*
pò d'oro;per eflere difcefi i Tuoi del Ferrarefè da Ficar
uolo cartello in fui Po, che le foglie fanno il cognome
del caftello;& Tenderei fiume.Pianfero coftui infini-
ti Tuoi amici artefici,& mafsime i più poueri, quali di
continuo beneficò ;& cofi Crirtianamcnteviuendo,
-lafciò al mondo odore della bontà fua,& delle egregie
fu e virtù. Panni che figli pofìa attribuitene da gli an
tichi Greci,& da' Romani in quà,non ci fia flato il più
raro ne il più eccellente di lui;Et tanto più merita lo-
de , quato ne' tempi fuoi era la maniera Todefca in ve
Aerazione per tutta Italia,& dagli Artefici vecchi efer
citata, come in infiniti edifici fi vede» San Petronio di
Bologna, Sata Maria del Fiore, in Fioreza la chicfa|di
Santa Croce & Orto S. Michele,& fimilmete il Palaz
zo & la loggia de Signori; la Certofa di Pauia,il Duo
mo di Siena,& quello di Pifa,& molti altri edifici,che
non fa meftiero nominarli. Egli ritrouò le Corniciar!
tiche;& l'ordine Tofcano,Corintio,Dorico,& Ioni-
co alle primiere forme reftitui.Ebbe vn difcepolo dal
Borgo a Buggiano, dettoli Buggiano: il quale fece
l'acquaio della fagreftia di Santa Reparata co certi fan
ciulli che gettano acqua ; & fece di marmo la tefia del
fuo maertro ritratta di naturale , che fu porta dopo la
iua morte in Sata Maria del Fiore alla porta a man de-
lira entrado in chiefa; doue ancora è il fottoferitto epi
tarVio,mefToui dal publico per onorarlo dopo la mor-
te cofi come egli viuo aueuaonorato la patria fua»
D. S.
QVANTVM PHILIPP VS ARCHITECTVS ARTE
DAEDALEA VALVERIT, CVM HVIVS CELE-
BERRIMI TEMPLI MIRA TESTVDO, TVM
PLVRES ALIAE DIVINO INGENIO ABEO AD
INVENTAE MACHINA E, DOCVMENTO ESSE
SOSSVNT3 QJ/APROPTER OB EXIMIAS SYI
Tt ii
$$i PARTE. II.
ANIMI DOTEJ SINGVLARESQVE VIRTVTE*
EIVS. B. M. CORPVJ. XV. CALEND. MAIAS
ANNO MCCCCXLVI. HAC HVMO SYPPOSITA
GRATA PATRIA SEPELIRI IVSSIT.
Altri nientedimanco per onorarlo ancora maggior-
mente,gli hanno aggiunto quefti altri due.
PHILIPPO BRVNELESCO ANTIQVAE ARCHI
TECTVRAE INSTAVRATORI. J. P. Q^_. F.
CIYI SVO BENE MERENTI.
P.
PIPPO.
Tal/oprafa/fifa/fi
Vigiro ingiro eternamente wftrufii :
Checofipaffopaffo
*Ako girando ài Ctet mi riconduci .
-
I
DONATO SCVL-
TORE FIOREN-
TINO.
Li {cultori che noi abbiamo chiama
ti vecchi, ma non antichi ; sbigottiti
dalle molte difficultà della arte; con-
duceuano le figure loro fi mal' cono
(ledi artifizio & di bellezza ; che, o
di metallo,© di marmo che elle fi fuf-
finojaltro non erano però che tonde;
fi come aueuano efsi ancora tondi gli (piriti , & gli in-
gegni ftupidi &grofsi. Et naiceua tutto da quello,
che ritraendosi efprimeuano fé medefimi:& fé medefl
mi affomigliauano.Etcofilcpouerecofèloro , erano
in tutto pnue de la perfezzionc del difegno , & della
viuezza.Eflendo veramente al tutto imponibile, che
chi non ha vna cofa,Ia poffa dare.Perlaqualcofà la na-
tura guidamente {degnata, per vederli quafi beffare
da le ftrane figure , che coftoro lafciauano al mondo,
deliberò far nafcere,chi operando, riducefie ad ottima
forma, con buonagrazia & proporzione, i male arri-
uati bronzi , & i poueri marnili da lei come da madre
benigna , & amati , & tenuti cari , Ci come cofe dallei
prodotte con lunga diligenzia, & cura grandifsima .
La onde per meglio adcp:ere la volontà & la delibera-
zione {iiajColmò Donato nel nafccre,dj marauigliofc
doti:Et in perfòna quafi di fé medefima lo mandò qua
giù tra' morcali , pieno di benignità, di giudizio, oc di
amore. Per il che degnando egli ciafeuno che opcraflè
o con diletto fare altrui operare Ci ingegnale , lafciò
fempre godere de le fue fatiche, non {òlaméte gli ami
Tt iii
3^4 PARTE II.
ci fuouma & chi no lo conofceua ancora. Ne regnò ti
rannia alcuna nella virtù chegli diede il cielo, ri/errati
doli a lauorare per le buche , a ciò che i modi della bel
la maniera fua,non gli fu (sino veduti operare; Anzi la
uoróegli Tempre le cofe fue apertifsimamence ; fi che
ognuno le potè vedere.Fù fi grato,fi piaceuole,&tan
to onefto in ciafeuna Tua azzione>che fé il fecol' d'oggi
lo pregia & venera cofi morto ; molto maggiormente
la adorerebbe,fe e' fulTe viuo . Attefo che doue i mo-
derni artefici fono oggi per lo più, tutti pieni di inui-
dia Se di fuperbiajmefcolata con vna vana ambizione
in{olente;Donato era benigno, cortefe, vmilc,&fen-
za alcuna riputazione. Doue quefti nuocono al prof.
fimo;fi sforzaua egli giouargli fempre;lodando mode-
ftamente, & congiudiziofòrefpetto lecofe de'fuoi
artefici. Felicifsi mi giorni,& beati fecoli, che vi gode
fle tanta virtù & tanta bontà,quando gli artefici buo-
ni erano Padrinamici,maefìri & compagni, a chi vole
uà imparare ; Diceuano, ciò è moftrauano gli errori a
chi operaua;ma dolcemente;& quando fi poteua anco
ra ripararui;Ma non vi ellendo riparo alcuno, non pu
blicauano la altrui vergogne. Vfauano infìeme da fra-
telli con caritatiua amoreuolezza:& fempre nelle oc-
corenze loro fi giouauano l'uno all'altro . Onde piac-
que al Cielo in quefto fecolo pieno di bontà mandar
Donato a operare in terra ; acciò trouando gli artefici
buoni,troua(Te ancora gli huomini volenterofi di far-
lo operare . Nacque Donato l'anno mccclxxxiii..
nella città di Fiorenza;& da fiioi cittadini x & da gli ar
tefici fuoi Donatello per lo più fu chiamatOy& in mol
te opere ancora (i fottofcrifTe cofi . Fu fcultor raro , 8c
ftatuario marauigliofo ; pratico ne gli Racchi & va-
lente; & nella profpettiua , & nella architettura fimil-
mcntc molto Rimato. Ma nelle cofe fue^di grazia di
DOAN TELLO. $35
bontà & di dilegno & di pratica diuenne tale , che od
fèruando le vcftigiadeH' antica maniera de gli eccellen
ti Greci,& de Romani, tanto fimile in efia appara che
fènza dubbio fi ammira per vno de maggiori ingegni
che più fi accoftaiTe alle vere difficultà di coloro, che
perfettamente l'hanno inoltrate» fi come appare in tue
te le opere fue , Onde veramente fé gli dà grado del
primo, che metteiTe in buono vfo la inuenzione delle
ftorie , ne baisi rilieui , i quali da lui furono talmente
operati, che alla confiderazione perfetta , di facilità Se
di magifterio moft.ro fapergli con intelligenzia , &
con bellezza più che ordinaria. Perche operando,non
che alcuno artefice allora lo vincefle , ma nell'età no-
fìra ancora non è chi lo abbia paragonato. Fu alleuato
da fanciullezza in caia Ruberto Martelli;& per le buo
ne qualità & per lo Audio dalla virtù fua,nó fblo meri
tò d'eiTere amato da lui, ma ancora da tutto il parenta-
do fuo,& da efsi fauorito. Lauorò nella giouentu fua
molte cofe,delle quali perle molte che ne {ecc ì non fi
tenne molto gran conto Ma quello, che gran nome
gli diede , & che conofeer lo fccc^ fu vna Nunziata di -
pietra di macigno,che in Santa Croce di Fiorenza, fu
poflaallo altare & alla cappella de' Caualcanti. nella
quale opera fece vno ornamento di componimento
alla grottefca,con bafamento vario ■& attorto, & fini-
mento a quarto tondo, con lei putti,ch' reggono alcu
ni fedoni i quali putti finfe che per auer" paura dell'al-
tezza, tenédofi abbraciati l'un l'altro s'afsicurano . Ma
molto più ingegno & arte moitrò ancora nella figura
della Vergine , laqnale impaurite dello ìmprouifò ap-
parire dello Angelo, muoue timidamente ma con dol
cezza la fua perfona quafi a la fuga : & da l'altra parte
con bellifsima grazia & onefta, fi riuolge a chi la falu-
ta.Di maniera che e' le le feorge nel vi(o3 quella vmil-
336 partì, n.
ià Se gratitudine fbmma, che del non affettato dono^
tanto più fi debbe a chi te lo dona, quanto più il dona
è maggiore. Dimoftrò oltra quelto Donato ne'panni
della Madonna & dello Angelo, con lo effere bene ri-
girati , & maeflreuolmente piegati, cercare lo ignudo
delle figure; cornee ccrcauadi di/coprire la bellezza
degli antichi, fiata nafeofagia cotanti anni. Et moftrò
tanta facilità & magiflerio in quefla opera,che non ma
co fi Rnpire nel vederui la breuità del fare , quanto fa
più il conofeere l'artificio Se la dottrina dello auerla la
puta fare. Nella chiefamedefima lotto il tramezo a la-
to alla (Iona di Taddeo Gaddi,fece vn Crocifiifo di le
gno,& lauorandolo , con fatiche ftraordinaric paren-
dogli di auere fatto vna opra lodatifsima , chiamò per
il primo Filippo di Sei* Brunellefco,che era domeftico
amico fuo,chelo venifle a vedere . Et di compagnia a
cala inuiatofi con efìo , incominciò per la via Donato
a moftrare le diftìcultà che hanno coloro,i quali a fine
conducono vna opera degna di lode, Se quanti fon*
queglijche fuggono la via delle fatiche. Et cofi in cafa
entrati, Se villo Filippo l'opera di Donato , penfàndo
veder meglio3fi tacque,& alquanto forrile. Vedendo
quello Donato lo {congiurò per l'interefìo dell'amici-
iia,che la opinione fua ne diceife, perche elTendo foli
liberamente farlo poteua. La onde Filippo liberalis-
mo effendo , non glie ne fu auaro , dicendogli, che gli
pareua,clV egli aueiTemefTb in croce vn contadino, &
non il corpo di chris TO,ilquale fu delicati fsimo ài
membra, & d'afpetto gentile ornato . Vdendofi mor-
der Donato più a dentro che non penfaua , & auendo
creduto fentirneilcontrario,gli nfpofe. Secofifacil
foflfe a fare,come a giudicare,il mio ghrijto ti par-
rebbe e h ri s t o,& non contadino:però piglia del le-
nona proua a fare ancor tu.Tacqiìe Filippo lenza più
far
DONATELLO.? $$7
far motto a Donato; & à cara tornato/bordino di fare
vn chris t o di legno alla mifura di quello, che aue-
«a fatto Donato;& fenza farlo fapere altrui, molti me
fi dietro a efTo confumò; cercando auanzar Donato,
accio il giudicio,che dato gli aueua , pei fetto,& inte-
ro fi rimaneffe. Finito che l'ebbe andò Filippo per Do
nato,& moftrando che fofle a cafo, fcco lo inuitò a de
fìnare,come ìpcilo erano vfàti di fare infieme . Et nei
pafìare per mercato vecchio^Filippo comperò formag
gio,huoua,& frutte;& co quefte cofè inuiò Donato a
cala, dandogli la chiaue dell'ufcio : & in quello mezo
fatto fembiante fermarfi per il pane al fornaio , tanto
indugiò^che Donato acafafu giunto.Ilqualearriuat©
a cafa, & aperta la porta , & in terreno entrato,vide il
CrocifilTo di Filippo,a vn buon lume pollo , di perfez
zione & fi marauigliofamente finito;che di ftupore 6c
di terror ripieno ne rimafe vinto talmente, che la tene
rezza dell'arte & la bontà di quella opera , gli aperfè le
mani, con le quali (Irene teneua il grembiule pieno di
quelli frutti ethuoua et formaggio, fi che il tutto fiver
so in terra & fi fracafsò . Sopragiuntolo Filippo &im<-
mobile trouandolo, cofidei ò che fi come lo iìupor del
l'opera gli aueua aperto le mani, cofi do u elle il core 8c
l'animo il medefimo auer fatto.Onde ridendo qli dille
che ùi tu , con mandare male & verfar ciò che defina-
re dobbiamo ? Rifpofe Donato , io per me ho la mia
parte auinto ftamaneperche attendi tu a raccorla tua
imperò che conofeo & veramente confefTo , eh' atee
conceduto farei christi & a mei contadini. Nel
Tempio di San Giouanni di Fiorenza fece la fepoltu-
ra di Papa Giouanni Cofcia {tato disfatto dal Conci-
lio Conftanzienfe: La quale gli fu fatta fare da Cofi-
mo de' Medici,amicifsimo del detto Cofcia. Et in que
ftafece Donato di fua mano, il morto di brónzo dora
Vv
$$8 P R T E . 1 1.
tó,& di marmo la fperanza & la carità : Et Micheloz-
zo creato fìio fece la fede . Vedefi nel medefimo Tem-
pio & dirimpetto a quefta opera,di mano di Donato,
vna Santa Maria Maddalena di legno , in penitenzia :
molto bella & molto ben' fatta. Et in mercato vecchio
(òpra vna Colonna di Granito, vna Douizia di maci-
gnoforte, tutta ifolata;dagli artefici lodata fommame
te. Fece in Giouentù fua nella facciata di Santa Maria
del Fiore , vn' Daniello profeta di marmo : Et di mar-
mo medefimamente vna (tatua di braccia quattro,che
fiede,di vn' San Giouan Euangeiiiìa molto lodata , &
con femplice veftito abbigliata. Et vedefi in detto luo-
go fui cantone, perla faccia che riuolta per andare nel
la via del Cocomero , vn' vecchio fra due colonne più
firnile alla maniera antica , eh' alcuna altra cofa che di
fìio fi poffa vedere.Conofcendofi nella tefìa di quello,
i penfieri che arrecano gli anni afflitti dal tempo,& dal
la fatica . Fece nella chiefà di dentro l'ornamento fò-
pra la fàgreftia vecchia /opra l'organorcon le figure in
bozze le quali a guardarle di terra paiono veramente
viuere>& muouerfi:talmente che di lui fi può dire,che
e'iauoraifetanto col giudicio , quanto con le mani.
Nella fagreftianuoua ordinò il dilegno di que'fanciul
li,che tengono i feftoni,che girano intorno al fregio.
Et dicono ancora, che il difegno delle figure perfarfi
di vetro nell'occhio fotto la Cupola douee la incoro-
nazione di Noftra donna, ha maggior forza in fé, che
gli altri da diuerfi maeftri difegnati . A San Michele in
Orto in detta città lauoro di marmo alla arte de' bec-
cai laftatua di San Piero, figura fàuifsima & mirabile:
& all'arte de'linaiuoli il San Marco Euangelifta il qua
le auendo egli prefò a fare , infieme con Filippo Bru-
nellefchi , Filippo lo lafciò poi.'finirealui.Eteffo con
tanto giudizio & amore lo lauorò , eh' effendo in ter*
DONATELLO.
339
ra, & non piacendo a' Confoli di quella arte fu per no
edere podo in opera. Peni che difie Donato che e' lo
lafciaftero mettere lafsù,che voleuamoft rare, lauoran
doui attomo,che vn'altra figura, & non più quella ri-
torncrehbe.Et cofi fattola turò perx v. giorni,& fen
za altrimenti toccarla la fcoperfe, riempiendo di mara
uiglia ogniuno : & per cofi egregia fu lodata da tutti.
All'arte de Corazzai fecevna figura di San Giorgio
armato viuifsima & fierifsima . Nella tefìa della quale
fi conofce la bellezza nella giouentu , l'animo & il va-
lore nelle armi , vna viuacità fieramente terribile , &
vn' marauigliofo getto di muouerfi dentro a quel fà£
fo.Et certo nelle figure moderne non s'è veduta anco
ra tanta viuacità ne tanto fpirito in marmo , quanto la
natura & l'arte operò con la mano di Donato in que-
llo. Et nelbafamento che il tabernacolo di queiìo reg
gè lauorò di marmo in baffo rilieuo quando egli amaz
zo il ferpente . Fra le quali cofe è vn cauallo molto fil-
mato & molto lodato. Nel frontifpizio fece dì baffo
rilieuo mezo vn Dio Padre . Et dirimpetto alla chiefa
di detto San Michele in detto oratorio lauorò di mar-
mo & con l'ordine antico detto Corintio fuori d'ogni
maniera Todefca,il tabernacolo per l'arte della Merca
tantia:per collocare in effo due fìatue,lequali non voi
fé fare , perche non fu d'accordo del prezzo Quefìe fi-
gure dopo la morte fua fece di bròzo Andrea del Ver
rocchio. Lauorò di marmo nella facciata dinanzi del
Campanile di Santa Maria del Fiore quattro figure di
braccia cinque;dellequali due ritratte dal naturale, fo
no nel mezo,i'unaé Francefco Soderini giouane , &
l'altra Giouanni di Barduccio Cherichini, oggi nomi
nato il Zuccone. Laquale per efìcre tenuta cofa rarif.
fima& bella quanto ncflunache faceflfemai,foleua
Do nato,quacIo voleua giurare, fiche fi gli crcdeiTc,di
Yv ii
34° PARTE II.
re alla fe3cli'io porto al mio Zuccone ,& mentre che
lo lauoraua guardandolo tuttauia , gli diceua , fauella
fauella,che ti venga il cacafangue.Et da la parte di ver
fò la Canonica,fopr a la porta del Campanile fece vno
Abraam,che vuole faenficare Ifaac,& vn'altro profe-
tajlequali figure furono porte in mezo a due altre fia-
tile.Fufe per la Signoria di quella città vn getto di me
tallo j che fu locato in piazza in vno arco della loggia
loro : & è Giudit che ad Oloferne taglia la teftaj ope-
ra di grande eccellezia & di magifteno,la quale , a chi
confiderera la femplicità del difuori nello abito Se nel
lo afpetto di Giudit , manifeftamente fcuopre nel di
dentro,l animo grande di quella Donna, & lo aiuto di
dio; ficome nella aria di effo Oloferne , il vino Se il
fonno,& la morte nelle fue mcmbra,che per aucre per
duti gli fpiriti fi dimoflrano fredde Su cafcanti.Quefta
fu da Donato talmente condotta, che il getto con fòt
tilitaè venuto. & conpazienziaéc con grandifsimo
amore : & appreflb fu fi rinetta, che marauiglia gran-
difsima è a vederla. Similmente il hafàmento di grani-
to con femplice ordine fi dimoltra ripieno di grazia,
& a gli occhi grato in afpetto. Et fi di quella opra fi
fenti fòdisfare,che più che all'altre il nome fùo gli par
uè di douerui imprimere,fcriuedoui, Donatelli opus.
Trouafi di bronzo nel cortile del palazzo di detti Si-
gnori vn Dauid ignudo quanto il viuo, ch'a Golia ha
troncato la tcAa;& alzando vn piedc,fbpra eflb lo po-
(à;& ha nella delira vna fpada . Et e la figura in fé tan-
to naturale, nella viuacita & nella morbidczzajche im
pofsibilc pare a gli artefici,chc ella non fia formata fo-
pra il viuo . Staua già quefta ftatua nel Cortile di cafà
Medici;& per lo efsilio di e o s i M o in detto luo^o fu
portata.E pofto ancora nella fala , doue e l'oriuolo di
Lorenzo delia Volpaia , da la mano (ini Aia vn Dauid
DONATELLO. 34*
di marmo ; che tiene fra le gambe la tefta morta di Go
ha (otto i piedi 3 3c con vna fromba , che ha in mano,
quella ha percofTa. In cafa Medici nel primo cortile Co
no otto tondi di marmo , douelbno ritratti cammei
antichij& rouefcidi medaglie ,& alcune ftorie fatte
da lui,molto belleji quali fono murati nel fregio fra le
fineftre & l'architraue fopra gli archi delle logge . Si-
milmente la reftaurazione d'un Marfia di marmo bian
co antico , pofìo all'ufcio del giardino : & vna infinita
di tene antiche pofte fopra le porte, reftaurate& da
lui acconce con ornamenti d'ali & di diamanti;impre-
fà di e o s i M o , di ftucchi benifsimo lauorati. Fece di
granito vn bellifsimo vafo chegettaua acqua; & al
giardino de'Pazzi in Fiorenza vn'akro fimile ne lauo
rò che medefimamentc getta acqua. Sono in detto Ino
{>o Madonne di marmi & di bronzi di baffo rilieuo,&
altre florie di marmi di figure bellifsimc & di fchiac-
ciato rilicuo marauigliofc . Et fu tanto l'amore , che
Cosimo portò alla virtù di Donatocene di continuo
lofaceualauorar; agallo incontro ebbe tanto amore
verfò Cosimo Donato; eh' ad ogni minimo fuo cen-
no indotnnaua tutto quel che voJeua & di cotinuo lo
vbbidiua.Dicefi,che vn mercante Genoueic,fcce fare
a Donato vna tefìa di bronzo quanto il viuo, bellifsi-
ma, & per portarla lontano Ibttilifsima di mcttallo;&
che per mezo di Cosimo tale opra gli fu allogata. Fi
nitala adunque volendo il mercante fodisfarlo3gli par
uè che Donato troppo ne chiedeflV perche fu rimef-
fo in e o s i m o il mercato:& fatta portare in fui corti-
le di ibpra,che in detta cafa & fu pofata fra merli,, che
voltano fu la ftrada,accio che meglio veder la potefsi-
no. cosmo volendo accomodare la differenza , tro
uò il mercante molto lontano da la chieda di Donato
perche voitatofi difle>ch' era troppo poco . La onde il
Vv iii
341 PARTE II.
mercante parendogli troppo diceua, chein vnmefè
o poco più lauorata l'aueua Donato ; & che gli tocca
uà più d'un mezo fiorino per giorno . Si volle allora
Donato con collera, parendogli d'eifere orfefbtrop-
po,& diffe al mercantesche in vn centesimo d'ora aue-
rebbe fàputo guaftare la fatica e'1 valore d'uno an-
no^ dato d'urto alla tefta , fubito fu la ftrada la fece
minare : dellaquale fé ne fer* molti pezzi , dicendogli,
che ben moftraua d'efìere vfb a mercatar fagiuoli , &
non ftatue . Perche egli pcntitofigli volle dare il dop-
pio più, perche la rifacefle,&Donato nò volfe per fuc
promefTe,neperprieghidi Cosimo rifarla già mai.
Sono nelle calè de' Martelli di molte ftorie di marmi
«& di bronzi, infra gli altri vn Dauid di braccia tre , &
infinite cofe da lui in fede della fèruitu & dell'amore,
eh* a tal famiglia portaua donate liberalifsimamete , &
particularmente vn San Giouanni tutto tondo di mar
mo,finito da lui di tre braccia d'altezza,cofà ranisima
oggi in cafa gli eredi di Ruberto Martelli , da eflb in
prefente riceuutordelquale fu fatto vn fideicommiffo
che ne impegnare,ne védere,ne donare fi potefle,fèn-
5ta gran pregiudicio,per teftimonio & fede delle carez
ze vfàte da loro a Donato, & da effo a loro in ricono-
feimento de la virtù fua, lacuale per la protezzione &
per il comodo auuto da loro,aueua imparata. Fece an
cora a Napoli vna fèpoltura di marmo per vno ardue
fcouo,da Fiorenza mandataui per acqua,poita in San
to Angelo di Seggio di Nidomella quale fon' tre figu
re tonde , che la cafla del morto con la tefta reggono,
& nel corpo della caffa vna ftoria di baffo riheuo , fi
marauigliofa,che infinite lode fé le conuengono . La-
uorò nel cartello di Prato il pergamo di marmodoue
fi moftra la cintolamello fpartimento delquale vn bal-
lo di fanciulli intaglienti* belli eie fi mirabili ; che fi può
DONATELLO. 34 j
dire che non meno moftrafle la perfezione dell'arte
in quefto;che e' fi faceffe nelle altre cofe . Di più fece
per reggimento di detta opera due capitelli di bronzo
vno de i quali vi è ancora , & l'altro da gli Spagnuoli,
che quella terra mifero a facco,fu portato via.Auuene
che in quel tempo la Signoria di Vinegia , fentendo la
fama fua,mandò per lui,acciò che facefìe la memoria
di Gattamelata nella città di Padoua; che fu il cauallo
di bronzo fu la piazza di Santo Antonio ; Nel quale fi
dimoftralosburfamento &il fremito del cauallo, &
il grande animo, & la fierezza viuacifsimaméte efpref
fa dalla arte,nella figura che lo caualca. Et dimoftrofst
Donato tanto mirabile nella grandezza del getto in
proporzioni & in bontà ; che veramente Ci può agua-
gliare a ogni antico artefice in mouenzia , in difegno,
in arte,in proporzione,&in diligenza. Perche non fo
lo fece iìupire allora que' che lo viderojma ogni perfò
na,che al prefente lo può vedere. Per laqual cofà cerca
rono i Padouani con ogni via di farlo lor cittadino,&
con ogni forte di carezze fermarlo. Et per intrattener
lo,gli allogarono a la chiefà de' frati minori, nella pre-
della dello aitar maggiore, le iftorie di Santo Antonio
da Padoua;lequali fono di baflb rilieuo;et talmete con
giudicio condotte,che gli huomini eccellenti di quel-
la arte ne reftano marauigliati & ftupiti;confiderando
in effe i belli & variati componimenti con tanta copia
di ftrauaganti figure & profpettiue diminuite. Simil-
mente nel Doflàle dello altare,fece bellifsime le Marie
chepiangonoil christo morto;Ein cafad'vnde
conti Capo di JLifta lauorò vna oliatura d'un cauallo
di legname, che fenza collo ancora oggi fi vede:per lo
quale le commettiture fono con tanto ordine fabbri-
carcene chi confiderà il modo di tale opera, giudica il
capriccio del fuo ceruello, & la grandezza dello ani-
■
$44 • PARTE II.
mo di quello.In vn monaftero di monache fece vn San
Sebastiano di legno a preghi d'un capellano Ioro,ami
co & domeftico fuorché era Fiorentino . Ilquale glie-
ne portò vno che elle aueuano vecchio & goffo; pre-
gandolo che e' lo douefsi fare come quello. Per Jaqual
cofa sforzandoli Donato di imitarlo,per contentare il
capellano & le monache,no potè far finche ancora che
quello che gorfo era imitato aue(fe,nó faceffe nel fuo
la bontà & l'artificio vfàto . In compagnia di quefto
molte altre figure di terra & di ftucco fece ; & in vn
cantone di vn pezzo di marmo vecchio, che le mona-
che in vn loro orto aueuano , ricauò vna molto bella
noftra donna . Et umilmente per tutta quella città fò*
no opre di lui infimtifstme.Onde efìèndo per mii aco-
lo quiui tenuto,& da ogni intelligente lodato,/! deli-
berò di voler tornare a Fiorenza i dicendo ; che Ce più
(tato vi foue,tUtto quello che (àpeua dimenticato s'a-
lerebbe , effendoui tanto lodato da ogniuno ; & che
volentieri nella fu a patria tornaua, per cffer.poi cola
di continuo biafmato:ilquaie biafmo glidaua cagione
di Audio, Se confequentemente di gloria maggiore.
Penlche di Padoua partitoli , nel fuo ritorno a Vine-
S?ia, per memoria della bontà fu a lafciò in dono alla na-
zione Fiorentinayper la loro cappella ne' frati Minori,
vn San' Giouanbatifta di legno,lauorato da lui, con di
ligenzia & ftudio grandissimo . Nella città di Faenza
lauorò di legname vn San Giouanni & vn San' Girola
mo,non punto meno ftimati che l'altre cofè fu e . Ap-
prendo ritornatotene in Tofcana, fece nella Pieue di
Monte Pulciano,vna fepoltura di marmo, con vna bel
lilsima ftoria: Si in Fiorenza nella fàgreftia di San Lo-
renzo vn laua mani di marmo,nclquale lauorò parime
te Andrea Vcrrocchio. Et in cafà di Lorézo della Stu-
fa fece tefte& figure molto pronte & viuaci. Partifsi
poi
DONATELLO. 345
poi da Fiorenza,& a Roma fi trasferi,ccrcando volere
imitare le cofe de gli antichi più che' poteua: & quelle
(Indiando lauoiò di pietra in quel tempo vn taberna-
colo del Sacramento, che oggi di fi truoua in San Pie-
tro.Ritornando a Fiorenza,& da Siena pafTando)tolfe
a fare vna porta di bronzo , per il Batiftèo di S. G10-
uanni: & auendo fatto il modello di legno & le forme
di cera,quafi tutte finite, & a buon termine con la cap
pa códottele per gittarle,vi capitò bernardetto
di mona papera orafo Fiorentino, amico &
domeitico fuo ; ilquale tornaua da Roma; & era perfb
na molto intendente &dibonifsimo ingegno in tale
arte- Cofìui poco amico de Sanefi,vedendo preparata
cofi bella opera ad onore di quella citta; commoifo da
inuidia & malignità, cominciò co molte ragioni a per
fuadere a Donato ; che non folamente e' non doueiTe
finire tale opera; ma guaftare ancora & fpezzare tutto
quello che egli aueua fatto. Et non reftando giorno
ne notte,da quella empia perfuafione,Io condulfe pur
finalmente dopo vna lunghifsima refiftenzia ; a mac-
chiare la chianisima bontà fua co quello errore. Aucn
doli dunque già perfuafo Bernardetto, che il guaftare
le fole fatiche fue,non ancora mefle in opera, non era
vno ingiuriare iSanefi , ma folamente fé fteftb , & in
vna cofa vfitatirsimajeiTendo lecito ad ogni artefice ri
mutare difegno & concetti : Afpettarono vn giorno
di fefta,che i garzoni erano andati a fpaflb , & fpezza-
rono tutte le forme, con grandifsimo dolore di Dona
to.Et Ambitamente meflafi la via fra i piedi,fe ne fuggi
rono a Fiorenza. I garzoni tornati}trouando fpezzato
& fracalTato ogni cofa;& non riuedendo Donato, fen
tendo che è fenc era andato a Fiorenza, per ritrotiarlo
fi mifero in camino . Reftò fimilmente nell'opera del
Duonvodi Siena vn San Giouanni Battifta di metallo
Xx
346 PARTE II.
al quale lafcio egli imperfetto il braccio deftro dal go-
mito in (indicendocene non auendolo fodisfatto de lo
intero pagamcnto;non voleua fimrlo,fe non gli dona-
no il doppio più di quello che aueua auuto. Di tutti
quelli diiordini fu cagione la malignità di Bcrnardet-
to,che troppo gagliardamente operò nella femphciti
di Donatello, llquale troppo più credendo allo amico
die e non doueua,Tardi fi accorfe dello error fuo La
uorò nella tornata fua a Cosimo de Medici in San
Lorenzo la fagreflia di ftucco , ciò è ne peducci della
volta quattro tondi co i campi di profpcttiua, parte di
pinti,& parte di bafsi rilieui di lìone de gli Euangcli-
fìi . Et in detto luogo fece due porticclle di bronzo di
baffo rilieuobelliisimCjCon gli Apolidi co' martiri Se
co' cofeffori;& fbpra quelle alcune nicchie piane, den
troui nell'una vn San Lorenzo & vn Santo Stefano;&
nel l'altra San Cofimo & Damiano. Nella crociera del
la chiefa lauorò di ftucco quattro Santi di braccia cin-
que l'uno,i quali praticamente fono lauorati . Ordinò
ancorai pergami di bronzo , dentroui la pafiion* di
christo; cofa che ha in fé difegno forza inuenzio-
ne& abbondanza di figure & cafàmenti:i quali non
potendo egli più per vecchiezza lauorare , fini ber-
toldo fuo creato, & a vltima perfezzione li ridufìe.
A Santa Maria del Fiore £ccq due colofsidi mattoni et
di ftucco; i quali fon'fuora della chiefa pofli in fui ca-
li delle cappelle,per ornamento. Sopra la porta di San-
ta Croce fi vede ancor* oggi finito di fuo vn San Lo-
douico di bronzo di cinque braccia delquale cflcndo
incolpato che foffe goffo, Se forfè la manco buona co-
fa che aueffe fatto mai , rifpofe;che a bello ftudio tale
l'aueua fatto efsédo egli flato vn goffo a lafciare il rea-
me per farfì frate.In fomma , Donato fu tale& tanto
mirabile in ogni azzione,che e fi può dircene in pra*
DONATELLO. 347
tica,in giudicio & in fapere , fia (lato de' primi a illu-
ftrare l'arce della feukura & del buon difegnio ne mo-
derni^ tanto più merita comendazione , quanto nel
tempo Tuo le antichità non erano (coperte fopra la ter
ta, da le colonne , i pili , Se gli archi trionfali in fuora.
Et egli fu poti/sima cagione,che a Cosimo de me
dici fi deftaiTe la volontà dello introdurre a Fioren-
za le antichità , che fono , & erano in cafà Medici , &
quelle tutte di Tua mano acconciò. Era liberalifsimo,
amoreuole, Scortele, & per gli amici migliore,chc
per fé medefìmomemai ftimò danari , tenendo quegli
in vna fporta co vna fune al palco appicati , onde ogni
fuo lauorante & amico pigliaua il fuo bifògno , fenza
dirgli nulla . Pafsò la vecchiezza allegrifsimamente;&
venuto in decrepità, ebbe ad effere foccorfo da cosi
M o & da altri amici fnoi , non potendo più lauorare.
Dicefi che venendo cos imo a morte lo lafcio racco
mandato a Piero fuo figliuolo. Uqualccomedili-
^entifsimo efecutore della volontà di fuo padre, gli
donò vn* podere in Cafaggiuolo di tanta rendita, che
e* ne poteua viuere comodamente . Di che fece Dona
to fetta grandifsima ; parendoli eiìere con quello pili
che ficuro di non aueie a morir di fime.Ma non lo te-
ne però vno anno, che ritornato a fiero, glie lo ri-
nunziò per contratto publico: aftermado che non vo-
Ieua perdere la fua quiete , per penfare alla cura fami-
liare & alla molettia del contadino :ilqnalc ogni ter-
20 di ì>Ii era intorno ; quando perche il vento gli alie-
na icorperto la colombaia ; quando perche gli erano
tolte le bellic dal comune per le grauezze i & quando
perla tempefh, che gli aueua tolto il vino & le frutte.
Dellequali cofe era tanto fazio & infa(ìidito;che e' va
lcua innanzi morire di fame, che auere a penfare a tan
tecofe.RifePiERodelafèmplicitàdi Donato; & pes
Xx 11
34$ * RTE. II.
liberarlo di quefto aftanno;accettato il podere, che co
fi volle al tutto Donato , gli aflegno in fui banco fuo
vna prouifione della mcdefima rédita,o più, ma in da-
nari contanti che ogni fettimana gli erano pagati per
la rata che gli toccaua. De'l che egli fbmmamente G
contentò;Et feruitore & amico della caia de' Medici,
viffe lieto & fenza penfieri tutto il iettante della Tua
vita. Ancora che condottoli ad l x x x 1 1 1. anni fi tro-
ua(fetantoparletico,chee'non poteflepiu lauorarc
in maniera alcuna, & fi conducete a ftarfi nel letto co
tinouamete in vna pouera cafetta che aueua nella via
del Cocomero vicino alle Monache di San Niccolò.
Doue peggiorando di giorno in giorno,& cofuman-
dofi a poco a poco,Dicono alcuni, che è non fi poteua
però indurlo ne con preghine con configli,o admont
zioni di chiteneuala cura del gouernarlo,a confeflar
fi & communicarfi ad vfanza di buon' Chrifìiano.No
perche è non fufie & buono Se fedele ; ma per quella
fommaftraccurataggineche ebbefempre inognifua
co(a,fuori che nella arte. Laqual cofa intendendo Fi-
lippo di Ser Brunellefco amicifsimo fuo , venutolo a
vifitare , dopo alcuni ragionamenti gli diffe , Donato
fratello carifsimo,io veggo la tua vecchiezza auerti
condotto affai vicino a quel fine doue arriua ciafeu-
no chenafce:Perilche douendonoi più che gli altri
conofeere la bontà di d i o, per lo ingegno che e' ci hi
dato, & per lo onore che ci è ftato fatto iopra gli altri
huomini;voglio per ricordanza della tanta noltra ami
cizia , vn feruizio da te auanti la morteul quale no vo
glio io che tu mi nieghi in maniera alcuna. Donato
che amò fempre Filippo cordialmente , & conoiceua
la fìia virtù,diffe,chc e'ehiedeffe ficuramente : che no
mancherebbe di Satisfargli . Soggiunteli Filippo allo-
ra,che per falute fuaj& per ifgannare infiniti che auc-
DONATELLO. 349
uano opinione , che tutti gli ingegni eleuati & begli
fufsino eretici;& non credefsino dal tetto in su; vole-
ua che egli fi confeflTaffe & comunicaffe;Et che fé pu-
re non lo voleua fare per amor' Tuo ; lo faceffe almeno
per amor di chi rimancuaviuo nella arte; a ciò che e*
non fulferimprouerato loro con lo efèmplo di lui,che
e non credefsino in christo. Parue ftrana a Dona
to queft a dimanda; Ma non potendo mancare a Filip-
po,fi confefsò & communicò;& riceue tutti ifagra-
menti con grandifsima diuoztone . Cofi dicono alcu-
ni de la morte di Donatello,ancora che manifeftamen
te fi conofea il tutto e/fere finzione'.fipercheèfu vera
mente fedele & buono;& fi perche Filippo mori anni
x x. prima di lui , come nel publico epitaffio fuo Ci ve-
de in Santa Maria del Fiore . La onde bifbgna dire,o
che quefto adueniffe in qualche infermità particula-
re,& non nella morte:o più torto, che tutto è falfo; &
vn' merotrouato,di chi ha voluto cardar gli artefici.
Morirsi Donato il di x 1 1 1. di Dicébre MccccLxvr.
Et fu fotterrato nella chiefa di fan Lorenzo, vicino al
la fepoltura di e o s 1 m o, come egli fìeflb aueua ordi-
nato a cagione che cofi gli fuffe vicino il corpo già
morto; come viuo fempre gli era itato predo con l'ani
tno. Dolfe infinitamente la morte fua a' cittadini, a gli
artefici,^ a chi lo conobbe viuo : La onde per onorar
lo più nella mortecene e' non atieuano fatto nella vita
gli fecero efequie onoratifsime nella predetta chiefa;
accompagnandolo tutti i Pittori, gli Architetti, gli
Scultori,gli Orefici,& quafi tutto il Popolo di quella
Città.Laquale non ce/lò per lungo tempo di compor-
re in fue lodi varie maniere di verfi in diuerfe lingue.
Dequali a noi bafta por'quefii foli.
Xx iii
-^o. parte, ir.
SCVLTVRA. H. M. A* FLORENTINIS FIERI
VOLVIT DONATELLO. VTPOTE HOMlNlj
QVl EI QJOD IAM DIV OPTIMIS ARTIFICI-
BVS MVLTISQVE SAECVLIS, TVM NOBILITA
TIS, TVM NOMINIS A C Q^V I S I T V M EVERAT,
IN1VRIAVE TEMPOR. PERDIDERAT IPSA,
1PSE VNVS, VNA VITA, INFINITISQ^VE OPB
B.IBVS CVMVLATISS. RESTITVERITCET P A-
TRIAE BENEMERENTI, HVIVS RESTITVTAI
VIRTVTIS PALMAM REPORTARIT.
Bxcudit nemojpirantia molìim *ra
Vera cano : cernes marmora uiua loyu'u
Grxcorumfìleat prifca admìrahlvs &ta$
Compedibmfìatuas contìnui/fi Rhodon.
Ne fiere namque magufuerant h<ec uincuU digna
Iftitti egregia* artifici fi atuai .
Quanto con dotta mano alla/cultura
Giafecer moltUor fol Donato ha fattoi
Renduto ha mta à marmi ' .affetto ,& atto»
Che blu fé non parlar puh dar Natura?
Delle opere di coiìui reftò cofi pieno il Mondo; che
bene fi può affermare con la verità, Nelìuno Artefice
auer mai lauorato più di lui . Imperò che dilettandoli
d'ogni cofa,a tutte le cofe mife le mani, fenza guarda-
re che elle foflero,o vili, o di pregioifaccendo infino a
l'armi di pietra,& ogni lauoro ballo & meccanico. Et
funientedimanconeceiìariifsimo allafcultura il tan-
to operare di Donato in qualunque fpezie , di figure
tonde , meze ,bafìe, & baisifsime ; Perche fi come ne*
tempi buoni degli antichi Greci & Romanci molti la
DONATELLO.
W
fecero venir pei fetta;cofi egli (b!o,con la moltitudine
delle opere, la fece ritornare perfetta & marauigliola
nel fecol' noftro . La onde gli Artefici debbono nco-
nofcerela grandezza della arte, pai da coflui, che da
cjualunchc altro che fìa nato modernamente , auendo
egli oltra il facilitare le diflficultà della arte, con la co-
pia delle opre fue congiunto inueme,la inuenzione,il
difegno,la pratica, il giudizio, & ogni altra parte, che
da vno ingegno diurno, fi poflà o debbia mai afpetta-
re . Fu Donato refolutifsimo & prefto;& con iomma
facilità condufle tutte le cofe fue :Et operò fèmore
mai:affai prudi quello che e'promife. Attribuifcon-
gli alcuni che e facefle la tefta del cauallo che è a Na-
poli in cafa del Conte dì Maialone ; Ma non è verifì-
mile che cofi (ìa,eiTendo quella maniera antica; & non
effendo egli mai fiato a Napoli .
Rimale a bertoldo fuo creato,ogni filo lauoro;
& mafsimamente i Pergami di bronzo di San Loren-
zo ; che da lui furono poi rinetti la maggior parte , &
condotti a quel termine che è Ci veggono in detta
chiefà.
MICHELOZZO
MICHELOZZI SCVL-
TORE ET ARCHI-
TETTO FIO-
RENTINO.
E ogniuno , che ci viue,penfàflc de
le cofe che fa,vederne pur finita vna
parte; farebbono gli intelletti vmani
molto più fuegliati & prouidi che
non fono nelle loro azzioni ; Et fé e*
credefsinodi auerea viuere quan-
do non pofibnopoi operare; non Ci
condii rrebbono vna gran' parte,a mendicare nella lor
vecchiezza,^ elio che fenza rifpiarmo alcuno, confa
marono in giouentù , & negli altri tempi" feguenti,
quando i copiofì & larghi guadagni , accecando il ve-
ro difcorfo,gli faceuano fpendere oltra il bifogno , Se
molto più che non conueniua. Imperò che attefo qua
to mal' volentieri è vitto chi dal molto è venuto al pò
co,per non condurfi a termine tale,frenerebbono più
gli appetiti : Et matura & di fastamente procedereb-
bono ne' loro altari . Come prudentifsimamente fece
Michelozzo Fiorentino,difcepolo di Donato.Coilm
conofeendo lo errore del maellro fuo , che troppo le
mani aperfe a lo fpendere,di quello che in mano gli ve
niuafòbonifsimo conferitore ;& di maniera operò
oltra la virtù fua,con la prudenzia del gouernarfi, che
non manco valfe alla cafa fua l'cfler prouido , & nelle
fpefe temperatole il giudizio & l'arte che egli ebbe,
che nella fua profefsione grandemente gli fecer* luogo.
Attefe
MI C HE LO ZZO. jjj
Attefe Michelozzo al difègno molto & alla /cultura
con Donato, & quella fece con boni/sima deftrezza,
quantunque e'nondeffe allecofe Tue quella fomma
grazia; che fogliono dare coloro che raramente ope-
rando,fon tenuti quafi diurni. Fece dunque vna fede
di marmo pofta alla fepoltura di Papa Giouanni Co-
fcia in San Giouanni di Fiorenza;de'la quale Donato
gli fece il modello. Et nella Nunziata auendo contrat
to amicitia con Cosimo vecchio de'Medici;ó<: auen-
do molto dato opera alla architettura lauorò di mar-
mo la cappella di effa vergine . & di bronzo gettò vn
luminarcene dinazi a quella fi vede:& la pila di mar-
mo con vn San Giouanni a fommo , & la Noftra don-
na di mezo rilieuo (opra il defeo delle candele . Laon-
de e o s i M o,crcfciutogli lo amorejda che cofi bene fé
ne feruiua 5 gli fece fare il modello della cafà fua;laqua
le coduffe egli a la perfezzione3che ne' di noflri fi può
Vedere. Nello efilio di e o s i m o lo accompagnò a Vi-
negia;& lafciò in quella citta molti modelli di fuo. Ri-
tornatoli poi a Fiorenza, bifognò nel palazzo della Si
gnoria rimettere alcune colonne nel cortilejdelequali
a infiniti vollero darla cura:& dubitado che'l palazzo
per lo pefb non ruinafTe,neiiun la volfe mai . La onde
Michelozzo per volerfi moftrare animofo & intendé-
te^quellc co tata agilità mife, che tale opera gli aggiun
fé gran fama alnome,cheaueua primardi maniera che
riconofciuto dal publico3fu fatto di collegio. Fu chia
mato dopo quefto a Perugia , a fare la cittadella vec-
chia^ a più (ignori in Italia fece modelli di palazzi &
di mura per citta & ripari infiniti. Et in Fiorenza la
caia di Giouanni Tornabuoni,in fui modello di quel-
la de' Medici. Per Cosimo fece ancora di marmo la
cappella di San Miniato,doue è il CrocifiiTo,& per Ita
lia fece infinite cofe di marmo di bronzo & di legno.
Yy
IL
354 PARTE
À San Miniato al Tedefco egli & Donato infieme la-
vorarono alcune figure di rilieuo:&in Lucca fece
egli folo vna fepoltura di marmo in San Martino , di-
rimpetto al Sacramento. A Genoua mandò alcune fi-
gure ; & ili ogni Tua fatica fece facilità oneiìa , che die
comodo alla cafafua non meno che fama & vtileafc
medefimo . Finalmente diuenuto già vecchio ; & non
operando più nulla fé non per fuo pafla tempo, fu affa
hto repentinamente da vna febbre , che in pocrnfsimi
di glitolfela vita^eflendopurcdi lxviii. anni ; Et
accompagnato da' fuoi più cariala fepoltura ebbe o-
norate efequie & grandifsimo onore per le fuftanzie,
ch'aueualafciatfc.
GIVLIANO DA
MAIANO SCVLTORE,
ET ARCHITETTO.
Vtti coloro, i quali danno principio
alle cafe loro , alzandole da terra col
nome, & di poueri ricchi & agiati di
uenendo,perpetuamente fi finno o-
bligati quegh,che di lor nafeono et i
difendenti loro. Ma le più volte au-
— ' uiene a coloro , che le ricchezze ci
nome alle loro cafe acquiftanOjchc metre viuono,to-
gliendo a fé, per lafciare ad altri,la roba che hanno,no
godono efsi; & in oltre i loro difecndenti fono appun
to il contrario , di quel che penfàuano , che e fiere do-
uefìero.Laonde la maggior pazzia,che pofìa effere ne
i padri di famiglia , è il non lafciare fare nella fanciul-
lezza il corfò della natura a gli ingegni, che gli nafeo-*
GIVLIANODAMAIANO. J&
no : Et il non efercitargli continuamente in quella fa-
eulta che fàtisfa & diletta loro. Perche il volergli vol-
gere a quello che non va loro per lo animo e vn cerca
re manifeftamentc che e' non fiano mai eccellati in co-
fà neffuna. Perche fi vede di continuo coloniche non
efèrcitano le cofe^ che li vanno aguflo. Tempre ripor-
tarne vergogna. Et per Toppo/ito, quegli che fèguita-
no lo inftinto della natura circa delle arti , venir Tem-
pre eccellenti in quelle.Queflo chiaramente fi conob-
be in Giuliano da Maianoul Padre del quale,lungame
te viuuto nel Poggio di FieToIe nella villa detta Maia
no, con lo eTercizrio di fquadratore di pietrejcondotto
fi finalmente injFiorenza,fi diede a far bottega di pie-
tre lauorate : tenendola Tempre fornita di que'lauori,
che fògliono improuifàmente il più delle volte venire
a bifogno a chi fàbbrica qualche coTi. Quiui effendo
già di qualche facultà,pure da artefice gli nacque que
ilo figliuolo, che infino da la fanciullezza moftròTe-
gni di buono ingegno. La qual coia vedendo il padre,
de auendo prouati pur molti aftìinni & diTagi nella ar-
te Tua,deliberò che il figliuolo attedefle ad altro eTerci
zio di più guadagno & manco fatica:& per quefìo de
fiderando farlo Notaio, gli fece apprendere i principii
delle lettere ; lequali non piacendo molto a Giuliano,
fi fuggì più volte dal Padre : & auendo tutta la Tua af-
fezzione alla Tcultura & alla architettura contra la vo-
lontà de' Tuoi, finalmente a quelle fi diede. Et venuto
col tempo in quelle eccellente, fu chiamato a Napoli;
doue fece al Re Alfonfb allora Duca di Calauria mol-
te architetture & fèulture cioè nella Tala grande del
caftello di Napoli Topra vna porta di detro & di fuori
fìorie di baffo rilieuo}et8la porta del cafbllo di marmo
a ordine Corintio,con infinito numero di figure.Die
de a quella opera qualità d'arco trionfale, doue le ilio-
Yy ii
356 TARTE II.
rie & alcune vittorie di quel Re di marmo {ailpi. A
Poggio reale ordinò l'architettura di querpalazzo,te-
nuta Tempre cofa belhfsima:Etadipignerlo vi conduf
fé PIERO DEL DONZELLO FioiétinO & POLITO
fuo fratello che in quel tempo era tenuto buonmae-
fti-Ojilquale dipinfe tutto il palazzo di dentro & di fuo
riconltoriedi detto Re. Fece Giuliano ancora di mar
mo l'ornamento della porta Capouana , & in quella in
finità di trofei variatirper il che meritacene quel Re gli
portaile grande amore , & remunerandolo altamente
delle fatiche,adagiaiTe ifuoi defeendenti. Furono ame
due chiamati a Loreto, & la chiefa di Santa Maria per
loro difegno fi edificòda onde vi fteron'tato,che la tri
bunadi effa lafciarono volta & finita. Appretto ritor
natii! a Napoli per finire l'opre incominciate, gli fu al
logato dal Re Alfonfo vna porta vicina al cartello 5 do
ne andauano più di 80. figure , lequali aueuano a far/I
per Benedetto in Fiorenza , & per la morte del Re ri-
mafero imperfette. Qjjjui Giuliano deràdi 70. anni
finì la fua vita;& per l'efequie fue, fece veftire il Re he
<o. huomini a bruno,che l'accompagnarono alla fepol
tura:& di più ordinò che gli folfe fatto vn fepolcro di
marmo molto onorato.Rimafe Polito nello auuiamen
toiuo,& Seguitando, diede fine ai canali percondur
l'acque di Poggio reale in Napoli:& a Benedetto fra-
tello di Giuliano fece imparare l'arte della fculturq.
Onde dilettandofene egli pafsò in eccellenza di gran
lnnga Giuliano fuo Zio & fu concorrente nella gio-
uanezza fua d'uno fruitore, che faceuadi terra chia-
mato modanino da modona; ilqualedalRe
Alfonfo era tenuto in grandissima venerazione; aucn
do egli lauorato vna pietà con infinite figure tonde di
terra cotta colorite , lequali con grandifsima viuacità
fi veggono condotte da lui3& dal detto Re fatte porre
GIVLIANODAMATANO. tfj
nella cniefa di Monte Olmeto di Napoli , moni fiero
in quel luogo onoratifsimo.Fra quelle flatue volfe ri-
trarre il Re, che m ginocchioni adora tal miflerio , il-
quale fi dimoftra più che viuo . Onde moda nino
fu da lui con grandinimi premi rimunerato. A uuenne
allora la mone di quel Re:perche Polito & Benedetto
fé ne ritornarono a Fioréza,doue brieue tempo fi go-
dè Polito lapatriafua,che venuto al fine degli affanni
fé ne andò a Giuliano per fempre. Furono le (culture
& pitture di coitoro circa ìImccccxlvii. Et a Giù
liano fu fatto co'l Tempo,queflo epitaffio*
Che ne confòla ahimè ,poi che ci loffi*
DifèpriuiilMaiarì quello architetto
il cui bello operar e ,il cui concetto
Vitrunìo aggiugne,^ digran lunga ilpaffa,
ANTONIO FILARE
TE ET SIMONE SCVL-
TORI FIORENTINI.
E Papa Eugenio un. neltcpoche
e' deliberò fare di bronzo la porta di
S.Piero di Roma3aue(Te fatto diligerà
zia in cercare di auere huomini ec-
cellenti a queiìo lauoro , fi come ne*
tempi fuoi,ageuolmente poteua fare
efTendo pur viui Filippo di Ser Brìi-
nellefco,DonatcIlo,& altri artefici molto rari;Non fa
rebbe condotta quella opera,in cofi jfciagurata manie-
ratine ella fi vede ne tempi nofìri . Ma forfè intei uc
ne a lui come il più delle volte fuoJe aduenireadyna
Yy iii
$5$ PARTE. II.
buona parte de Principi, che,o non fi intendono de le
opererò ne pigliano poco diletto. Doue fé e' volefsino
confiderare,di quanta importanzia fia,il fare (lima del
le peribne eccellenti & rare nelle cofe publiche; per la
fama che fé ne acquifta ^Non farebbono certo fi ftrac-
curati,ne efsi,ne i lor minifìri . Perche chi fi impaccia
con artefici vili & inetti:dà poca vita alla fama fua : Et
in oltre vituperando fé fteilb, fa grandifsima ingiuria
al Publico, & al fecolo doue egli e nato . Credendoli
relolutamcnte per chi vien poi , che fé in quella età fi
fufsino trouati miglior maeftri; Quel principe,arcbbe
tolto più torto i buoni,che gli inetti. Et nientediman-
co fàpendo noi la eccellenzia de' rari ingegnijdel fecol
d etto; per teftimonio delle verità , ficuramente dicia-
mole Antonio Filarete,auendo molto più reCòluto
il modo del fondere i bronzi , che lo efiere buono in-
uentore di figure, od ottimo difegnatore di quelle, c5
duffe la detta porta,in compagnia di Simone fcultore,
fratello di Donato . Il quale Simone , cercò con ogni
fuo ingegno, di imitare la maniera di eflb Donato,
quantunque non gli fuflfe conceffo da la natura, il ve-
nire a tanta perfezzione.Fece Simone fatiche verame-
te eccefsiue nelle due iftorie di San Piero & di Sa Pau
lo della detta porta: Et Antonio nella banda di dentro,
appiè della medefima fece vna ftorietta ; nellaquale ri-
traile fé &i Difcepoli fuoi, clieauendo carico vno
afino, di cofe da godere, vanno a fpaflb a la vigna. Di-
cefi che in Roma condufTe ancora di metallo molte al
tre cofe ; & fece di mezo rilieuo in San Pietro infiniti
lauori perfepolturediPapi;lequalineldis£ìie& rifa-
re quella chiefa,la maggior parte fono fmarrite.In San •
Clemente fecero infieme vna fepoltura di marmo : Et
Simone retornando a Fiorenza fece alcuni getti di me
tallo 3 che andarono in Francia . Lauorò ancora nella
ANTONIO FILARETE.
359
ehiefa degli Ermini al canto alla Macine, vn CrocifiC
fò da poi tare a proccfsione, grande quanto il viuo ; &
perche e' fuffe più leggiero,lo fece di fughcro.In San-
ta Felicita fece vna Sata Maria Maddalena di terra , di
braccia tre & mezo,in penitenziadaquale è concorda
ta di bonifsima proporzione & con bellifsima noto-
mia ricerca . Nella Nunziata , lauorò in vna lapida di
marmo , vna figura di commetto di chiaro , & fcuro
imitando la maniera di Duccio Sanefe , che fu in quel
tempo cofa lodata . Mandò in Arezzo vna cappelletti
di terra cotta con vna noftra Donna , laquale fu porta
in Pieue ad vna colonna , per vn Canonico degli fca-
mifsi molto amatore di quella arte . Finalmente per le
tante fatiche del lauorarc,diuenuto fianco & infermo
lo anno l v. della fua età, rendè la vita a colui che die
ne aueua data. Laqualcofa intendendo Antonio /che
attendeua a finire in Roma l'Opere loro;fe ne dolfe cor
dialmente;per auerlo continuamente conofeiuto fede
lifsimo nella amicizia;& prontissimo a qualunque for
tuna per i fuoi amici. Capitò in quefto tempo a Roma
Giovanni fochetta, aflai celebrato pittore,
chefece nella Mineruail Papa Eugenio , tenuto in
quel tempo cofa bellifsima :& dimefticofsi affai con
Antonio. Ma non andò però molto auanti la amicizia
loro :perche ad Antonio vna fera che ad vna vigna ce
nauanOjCalò vna fcefa impctuofa Se tato crudele , che
trouandolo in qualche difordine,lo mandò a quella al
tra vita,di età d'anni l x v 1 1 1 1. Furono le loro fcultu
re circa il mcccclii.
$6o
PIETRO DELLA
FRANCESCA PITTO-
RE DAL BORGO
SAN SEPOLCRO.
Olto fono infelici quelli,che efèrci-
tandofi negli fludii & attendendoli
giorno & la notte 3 a defcriuere & a
dichiarare lecofe difficili delle bel-
le arti , per lafciar fama di fé al mon-
do : o la infermiti proibifce loro il
dar fine & perfezzione alle onorate
& fòmme faticherò foprauenendo la morte, la profun
zione di altrui,rubaloro ilunghifsimi loro fudori; &
attruibuendofì l'altrui pregio ncuopre la pelle dello
Afino3conle gloriofifsime fpoglie del Leone.Etauue
gna che il tempo che è il padre della verità , o tardi 3 o
per tempo la faccia pur'ritornare in luce ; Non è però
che in quel tanto,non fia defraudato quello fpirito vir
tuofo de la debita gloria fua ; fi come tante decine di
anni, ne è fiato defraudato Pietro della Francefca dal
Borga San Sepolcro. 11 quale efìendoftato tenuto
maeftro raro& diuino nelle dirficultà de corpi rego-
lari^ nella Aritmetica & Geometria-, fopraggiunto
nella vecchiaia dalia Cecità corporale & dalla fine del
la vita i non poffette mandare in luce le virtuofe fati-
che fue ; & i molti libri fcritti daini , che nel Borgo
fua patria,a'di noftri)ancora fi conferuano. Et colui
che con tutte le forze fue,fi doueua ingegnare di man
tenergli la gloria ,& di accrefcerli nome & fama jper
auer pure apprefo da lui tutto quello che e' fàpeuamo
come
PIETRO DELLA FRANCESCA. 361
come grato & fedele difcepolo; ma come empio & ma
ligno nimico,annullato il nome del Precettore, vfur-
patofi il tutto , dette in luce fotto nome fuo proprio
ciò è di fra lvca dal Borgo , tutte le fatiche di
quel buon' vecchio . Il quale oltra le feienzie dette di
fopra,fu eccellente nella pittura, & molto onorato &
amato vniuerfalmente al pari d'ognialtro della età fua»
Coiìuinacque nel Borgo detto,a' di noftri fatto città;
Et chiamofsi Della Francefca,da'l nome di fua Madre
per effer quella iettatane grauida,quando il Padre fuo
fi mori. Et per effere fiato da lei alleuato& nutrito co
ogni fbllecitudine & diligenzia ; perche e' potefTè ve-
nire al grado che la fua buona forte gli daua . Attefe
Pietro nella fua giouanezza alle Matematiche ; & an-
cora che di anni xv. fuffe indiritto ad effer' Pittore; no
fi ritraile giamai da quelle. Anzi faccendo mirabil frut
to & in elle & nella pittura ; fu adoperato da Guido»
baldo Feltro 3 Duca vecchio d'Vrbino in molti dife-
si. Laonde acquiftatofl in quella corte credito &no
me;volle fàrfi conofeer fuori. Et però lauorando & in
Pefero&in Ancona; venne la fama fua a le orecchie
del Duca Borio: Ilquale chiamatolo a Ferrara^nel fuo
palazzo gli fece dipignere molte camere ; rouinate di-
poi d«il Duca Ercole vecchio, per edificami al vfò mo
derno . Di maniera che in quella città non è rimafo di
man' fua fé non vna cappella in Santo Agoftino lauo-
rata in frefeo ; Et quella ftefìa per vna fouerchia umi-
dità affai bene in declinazione . Quefte opere lo fece-
ro noto a Papa Niccolav. ilquale condottolo a Roma
gli fece lauorare in Palazzo due iìorie nelle camere di
{opra a cocorrenzia diBRAMANTiN o[da Milano.Lc
quali medefimamente furono poi gittate per terra da
Papa Giulio 11. perche Raffaello da Vrbino vi dipi-
gneffe la prigione di San Piero; & il miracolo del Cor
Z z
$6l PRTB. II.
porale di Bolfena infieme con alcune che aueua dipirì
teBRAMANTiNO da milan o pittore molto ec-
cellente ne* tempi Tuoi ; Delquale non potendo fcriue
re la vita,o le opere particolari, che per la mala fortu-
na Tua fono capitate male ; mi par debito farne alman-
co quefta memoria, in teftimonio della fua virtù. Stra-
(brdinariamente ho fentito lodare coftui in alcune fe-
lle fatte da lui nella detta ifìona da'l naturale , fi belle
de fi bene condotte , che la fola parola mancaua a dar
loro la vita. Et ho veduto in Milano (opra la porta del
la chic-fa di San Sepolcro vn' christo morto fat-
to da lui in ìfcorto; nel quale ancora che tutta la pittu
ra non Ma più che vn braccio di altezza ; egli niente di
manco nella breuità dello fpazio , ha voluto inoltrare
la lunghezza dello impofsibile , con la facilità & virtù
dello ingegno fuo . Sono ancora di fua mano in detta
città in cafà il Marchefino Oftanefia camere & logge,
con molte ftorie lauorate da lui con vna pratica refolu
tifsima , & con grandifsima forza ne gli feorti delle fi-
gure . Le iftorie fono cole Romane, accompagnate
con diuerfe poefie. Et fuori di porta Verfellina vicino
alCaftello,a certe Italie oggi rouinate&guafle, alcu-
ni feruidori che ftregghiauano caual!i:De' quali ve ne
fu vno tanto viuo & tanto ben fatto; che vn'altro Ca-
uallojtenendolo per vero,gli tirò moke coppie di cal-
ci. Ma tornando a Pietro della Francefca, finito in
Roma l'opera fua, le ne ritornò a'1 Borgo per la morte
della Madre: & nella Piene fece a frelco dentro ala
porta del mezo due Santi, che fono tenuti cola bellifsi
ma. Nel conuento de' frati di Santo Agottino dipinte
la tauola dello aitar' maggiore, che fu cofa molto loda
ta ; Et lauorò infrefeo vna noftra Donna della m ile ri-
cordia , ad vna loro confraternità : & nel Palazzo de'
conicruatori vna rcfurrefsionc di christo, tcnu-
PIETRO DELLA FRANCESCA. 363
ta delle opere che fono in detta città , & di tutte le Tue
la migliore. Dipmfe a Santa Maria de Loreto in com-
pagnia di DOMENICO DA V I N E G I A. Et fll COn-
douo in Arezzo da Luigi Bacci cittadino Aretino,&
dipinfe in S. Francefco la loro cappella dello aitar mag
giore;la volta dellaquale era cominciata da Lorenzo
di Bicci . Nellaqu ale fono le iftorie della croce da clic
i figliuoli di Adamo {atterrandolo, gli pongono folto
la lingua, il feme dello albero dal quale nafce il predet
do Icario; fino a la efakazionedi efì'a croce, fatta da
Eraclio Imptradore che portandola fu la (palla , a pie-
di & fcalzo , entra con ella in Ierufalem ; Doue fono
molte belle confiderazioni, & molte attitudini,degne
certo di effer lodate . Come verbigrazia gli abiti delle
donne della Regina Saba , condotti con vna maniera
dolce & molto nuoua . Molti ritratti di naturale antt-
chifsimi & viuifsimi ; vno ordine di colonne corintie,
dannamele mifurate ; vn villano che appoggiato con
le mani in fu la vangala con tanta prontezza a vdirc
parlare Santa Lena mentre le tre croci fi difotterrano
che e non è pofsibile migliorarlo.il morto ancoraché
al toccare della croce rifufcita; & la letizia di Santa Le
ria; con la marauiglia de circunfìanti che fi inginoc-
chiano ad adorare.Mafopraogn'altraconfiderazione
& di ingegno & di arte,è lo auerc dipinto la notte , &
vno Angelo in ifcorto , che venendo a capo a lo ingiù
a portare il fegno della vittoria a Goftantino, che dor
me in vn padiglione guardato da vn* cameriere & da
alcuni armati,òfcurau dalle tenebre della notte,con la
ftefla luce fua illumina il padiglione, gli armati & tut-
ti i dintorni,con grandifsima difcrezione.Perche Pie-
tro fa conofeere m quefta ofeurità, quanto importi lo
imitare le cofe vere , & lo andarle togliendo da'! pro-
pno.Ilche auendo egli fatto benifsimo,ha. dato cagio-
5&f PARTE. II.
ne a moderni di feguitarlo , & di venire a'quel grado
fommo,doue fi veggono oggi le cofe. In quefta mede
(Ima iftoria , efpreffe egli efficacemente in vna batta-
glia grandissima la paura , l'animofità , la deprezza la
forza, gli affetti & gli accidenti eccellentemente con-
fiderai in coloro che comhattono,con vna ftrage qua
fi incredibile di feritici cafcati,& di morti . Ne quali
perauer Pietro contraffatto in frefco l'armi che luftra
no,merita giuftamente lode grandifsima.Si come e' la
merita ancora per auer fatto nella altra faccia della cap
pelladoueèlafuga& la fommerfione di Maffenzio,
vn' gruppo di cauagli in ifeorto , fi marauigliofamen-
te condotti, che refpetto a que' tempi fi poflbno chia-
mare troppo begli & troppo eccellenti.Fece in quefta
medefima iftoria vno mezo ignudo veftito a la fàraci-
na in fu vn caual' fecco,molto bene ritrouato di noto
mia,poco nota nella-età fua . Et meritò per quefta ope
ra che Luigi Bacci , da lui con Carlo & altri fuoi fra-
telli,& molti Aretini che fioriuano all'ora nelle lettere
quiui intorno a la decollazione d'un' Re , tutti ritratti
di naturale, largamete lopremiafle;& di effer' poi fem
pre & reuerito & amato in quella città che egli aueua
t anto illuftrata . Dilettoci molto codili di far modelli
di terra,& a quelli metter fopra de panni molli,per ri
trarli con infinita di pieghe . Fece nel Vefcouado di
detta città vna Santa Maria Maddelena a frefco, allato
ala porta della (àgreftia;& nella Pieuc vn San Bernar-
dino in vna colonna,ch' è tenuto cofa belli/sima. Alla
compagnia della Nunziata in detta città fece il legno
da portare a procefsione:& a Santa Maria delle grazie
fuor della terra,in tefta ad vn chioftro, in vna fedia ti
rata in profpetttiua, vn San Donato . Et in San Ber-
nardo a Monaci di Monte Oliueto vna figura di
San Vincenzo in vna nicchia in alto in muro 3 eh' è di
PIETRO DELLA FRANCESCA. 365
grandifsimo rilieuo a tal coliche bellifsima da gli arte
fìci è (limata . Dipinfe a Sargiano luogo de' Frati del
Zoccolo di San Francefco fuor d'Arezzo,vna cappel-
la,doueèvn christo nello orto che ora di notte,
che beilifsimo fi tiene. Egli fu ftudiofifsimo nell'arte,
& nella profpettiua valfe tanto, che nefluno più di lui
fu mirabile nelle cole della cognizione di Euclide ; Se
tutti i miglior giri tirati ne corpi regolari egli meglio,
eh' altro geometra intefe:& i maggiori lumi, che di tal
cole ci fieno,ci fono di man fua. Perche Maeftro Luca
da'l Borgo frate di San Francefco che fopra i corpi re-
golari della geometria fcrifle,fu fuo difcepolo : & ve-
nendo in vecchiezza Pietro, che aueua comporto di
molti libri , Maeftro Luca facendoli ftampare tutti gli
vfurpò per fé fteffo come già s'è detto di fòpra;fi come
quello,a cui erano peruenuti nelle mani dopo la mor-
te di Maeftro Pietro. Lauorò ancora in Perugia mol-
te cofè3che per quella città fi veggono. Fu gradifsimo
compagno & amico di Lazaro Vafàri Aretino;il qua-
le fèmpre la fua maniera imitò , & bonifsimo maeftro
fu tenuto di figure piccole. Furono difcepoli di Pie-
tro LORENTINO D'ANGELO A R E T I N 0,il qua-
le imitando quella maniera fece in Arezzo molte pit-
ture,& quelle che cominciate aueua Pietro a vltima fi
neriduiìercome ancora nelchioftrodi Santa Maria
delle Grazie fuor di Arezzo vicino al Sa Donato,che
Pietro vi lauoro,{bn leftoriedi San Donato da Lau-
rentino lauorate in frefeo. Dipinfe in Santo Agoftino
& in San Francefco in Arezzo cappelle ; & per la città
molt' opere fimilmente, & fuori perii contado fece
moltifsime figure per aiutare la famiglia fua,che era in
quei tempi molto pouera . Dicefi,che fendo vicino a
Carnoualei flioi figliuoli lo pregauano, che a mazza C-
(è il porco,per effere cofi coftume in quel paefe. Et no
Z z ili
$66 PARTB II.
auendo Lorcntino il modo ; lo moleftauano que' fan-
ciulli dicendo; voi non auete danari padre,come fare-
mo a comperare il porco? Lorenttno rifpondeua; qual
che Santo ci aiuterà. Perche lo replicò più volte;& no
comparendo il modo , & pattando la Ragione , pur fi-
nalmente Venne vn contadino dala Pieue a quarto,
che aueua a fodisfare vn boto,di far dipignere la inda-
gine di San Martino ; ma non aueua altro che vn por-
co,ilqualevaleuacmquelire.Trouò Lorentino,& gli
dille, che aueua a far quella opra, & che altro aiVcgna
mento non aueua che'l porco:percheconuenutifi, gli
fece il lauoro,& egli a cafa il porco ne menò , dicendo
a fioliuoli,che San Martino lo aueua aiutato. Fu fuo
dicepolo vn Piero da Castel della pie-
v e , che fece al Borgo vno arco fopra Santo Agofti-
no;& dipinfe in Arezzo nelle monache di Santa Gate
rina vn Santo Vrbano Papa , oggi ito per terra per ri-
far la chiefa.Similmente fu fuo creato lvca signo
r e l l i da Cortona,ilquale grandifsimo onore più de
eli altri gli fece . Furono le pitture di Maeftro Pietro
Borohefe l'anno mcccclviii. Dicefi, che per vn
male di cattarro,che gli venne di età d'anni l x. accecò
& fino a gli anni lxxxvi. fempre orbo vilTe. Lafciò
Pietro nel Borgo bonifsimefacultà , & cafe ch'egli
aueua edificatele quali per le parti furono arfe ,& di
ftrutte Tanno mdxxxvi. La morte fuadolie molto
a fuoi cittadini, che onoratamente lo fepehrono nella
Pieue oggi Vefcouado di quella città : & merito tito-
lo da gh\mefici,de'l miglior Geometra che fi trouafle
ne' tempi fuoi . Per il che forfè hanno le fue profpetti-
ue più moderna mamera,& difegno & grazia, miglio
ri de l'altre Coftui fu inueltigatore di molti modi bre
ui-.& reduflTe a facilità quafi tutte ledifficultà delle co-
feGeometricheiCome apertamente fi può vedere pey
PIETRO DELLA FRANCESCA. 367
i libri delle Tue compozioni,coferuati la maggior par- C°pO$iiÌQrri
te nella libreria del 1 1. Federigo Duca di Vrbino;i qua
li oltra la fama della Pittura 5 hanno arrecato a Pietro
nome immortale.Per il che non è poi mancato , chi lo
abbia onorato di qucfti verfi.
PIETRO DELLA FRANCESCA.
Geometra & Pittor, penna spennello
Cofiberi mi fi in oprarle natura
Condanno le mie luci a notte/cura
Mojfa da tnuidia:& de le mie fatiche
Che le carte a Uumar dotte & antiche,
L'empio dif epolo mio f atto Jt è hello' ,
FRA GIOVANNI
DA FIESOLE PITTOR
FIORENTINO.
Ertamente chi lauora opere eccleda
ftiche è fante; douerrebbe egli anco
radei continouo eflere ecclcfiaftico
& fanto:perchc fi vede, che quando
elle fono operate da perfone, che pò
co credine, & manco ftimino ; la reli
gione,fannofpciTo cadere in mente
appetiti diionciìi & voglie lafciue; onde nafte il biasi-
mo dell'opre nel difonefto ; & la lode nell'artificio, &
nella virtù. Ma io non vò già che alcuni (ingannino,
interpretando il deuoto per goffo & i netto;come fan
no certi,chc veggendo pitture , doue fìa vna r7gura,o
di femmina o di giouane vn poco più vaga,&piu bella
fó PARTE II.
& più adorna, dordinario, le pigliano & giù dicano fu
bito per lafciue,Ne fi auueggano che non folo danna-
no il buon giudizio del pittore; il quale tiene de' Santi
& Sante che fon* celefli,& tanto più belle della natura
mortale, quanto auanza il Cielo la terrena bellezza
delloperenoiìre; ma ancora fcuoprono l'animo loro
cfìfere infètto & corrotto;cauando male, & voglie no
onefte di quello ; che fé è fufsino amatori della oneflà
come in. quel loro zelo (ciocco voglion moftrare;egli
none auerebbono desiderio del Cielo, & laude del
fommo iddi o,da'l quale perfettifsimo & bellifsimo
nafee ogni bellcza delle creature Tue . Veramente fu
Fra Giouanni fantifsimo,& femplice ne' Tuoi coflumi
& quello fblo faccia fegnio della bontà fua pcrcioche
volendo vna matina Papa Nicolo V.dargli deilnare,(i
faceua confeienzia mangiar dela carne , fenza licenza
del priore ; non penfàndo alla autorità del Pontefice.
Schifò tutte le azzioni del mondo; & pura , & Tanta-
mente viuendo,fu de'poueri tanto amico,quanto pe-
sò che l'anima fua aueife a eflere del Cielo. Egli tenne
del continuo in efercizio il corpo occupato nella pit-
turale mai volle lauorar' cofe altro che di Santi . Po-
tette elfer ricco , & non fé ne curò,anzi diceua la vera
ricchezza elTereil contentarli di poco.Poffette comari
dare a molti,& lo fchifo;dicendo eflere men fatica , &
manco errore vbbidire altrui . Puotè auer dignità ne
frati, & fuori; e' no le flimò;dicendo la maggior dignx
tà è cercar fuggire lo inferno,& accollarli al Paradifò.
Era vmanifsimo & molto fòbrfo;& cattamente viuen
do da i lacci del mondo fi fciolfe ; vfàndo dire fpeflò;
che chi faceua quella arte aueua di bifogno di quiete,
& di viucre fenza penfìeri,& d'attendere all'anima; &
chi fa cofe di chris to, con christo dchbeflar
fempre . Dicefi ^ che non fu mai veduto in collera tra '
frati»
FRA GIOVANNI. $69
fratini che grandifsima eofa mi pare a credere : & che
fempre fogghignando femplieemente ammontila gli
amici. Et con amoreuolezza a ogniuno3che riccrcaua
opre da'luùdiceua^he ne facefle efler contento il prio
*e;& egli Tempre farebbe colà, che gli foffe in piacere»
I fuoi ragionamenti erano vmilifsimi & bafsi , & l'o-
pre Tue furono'fempre tenute bellifsime,& eccellenti.
Fu chiamato al fecolo Guido detto Guidolino;poi
frate di San Marco di Fiorenza fu nominato Frate
Giouanni Angelico de'frati predicatori.Coftui fu nel
le lue opere molto facile , & deuoto ; & in vero fi può
dire,che i Santi non abbino aria più modella da Santi,
che quegli,che da efib furono lauorati.Fu coftui al fé
colo pittore;& miniatore, & in San Marco di Fioren-
za fono alcuni libri miniati di fua mano,& perche era
di confcienza,& quieto ; per fodisfazzione dell'anima
fiia fi riduffe ala religione, per viuere più onefto , con
bonifsimo ammodi lafciare il mondo in tutto & per
tutto. Lauorò in frefeo cofe aflai,& in tauola fimilme
te;& nella cappella della Nunziata di Fiorenza dipin-
fc l'armario deirargcntcrie,che in detta cappella fono,
& coduflc infinito numero diftorie di figurine picco
le con fomma diligenza . A San Domenico ès. Fiefolc
fono alcune fuetauole, ma vna Nunziata fra l'altre,
che nella predella dello altare ha fìorie piccole di San
Domcnico,& della Noftra donna,che diligentifsime,
& bellifsime fonojcofi l'arco fopra la porta di ella chie
fa. In Fiorenza fece a Cosimo de medici la
tauola dell'aitar maggiore di San Marco,& in frefeo il
capitolo di detti fi ati,pagato da e o s 1 M o, & fbpra o-
gni porta nel chioilro meze figure, & vn Crocififìoje
in tutte le celle de frati vna fìoria del teft amento nuo*
vio per ciafeuna . Fece in Santa Trinità nella fagreftia
irna tauola d'un depoflo di Croce3nellacjnale vsò gran
AA
$7<* PARTE IL
diligenza, & è delle più belle cofe che facefle mai&
vna altra tauola a San Fràcefco fuor delia porta a San
Miniato, d'una Nunziata. In Santa Maria Nouella fe-
ce il cereo pafquale dipinto di (torie piccole & altri re
liquieri co 1 ftorie di figure da tenere full'altare. Et in
Badia (opra vna porta del chioft.ro, vn' San Benedetto
che accena filenzio. Fece ancora a' Linaiuoli vna tauo
la,laqualeè nell'arte loro. Dipinge a Cortona vno ar-
chetto fopra la porta della chiefa del con lieto loro; (1-
milmete la tauola della chiefa . Ad Oruieto cominciò
vnavolta co certi profeti in Duomo alla cappella della
Madonajlaquale fu poi finita da Luca da Cortona. Fe-
ce medefimaméte alla cópagnia del Tempio in Fiorcn
za vna tauola d'un e h ri sto morto;& negli Agno
li di Fiorenza vn Paradi(o,& vn' Inferno di figure pie
cole . E in Santa Maria Nuoua al tramezo della chiefa
fi vede ancora vna tauola fua. Per quelli tanti lauori fi
diuulgò perla Italia molto altamente la fama di que-
llo maeftro , giudicato da tutti non manco fànto che
cccellente^Auendo egli in confuetudinedinon ntoc
care 3 o racconciare alcuna fua dipintura ; ma lafciarle
Tempre in quel modo che erano venutela prima volta
per credere ( fecondo che egli diceua ) che cofi fufle la
volontà di d i o. Dicono alcuni, che fra Giouanni non
arebbe prefo i pénelli,(e prima non aucife fatto Orazio
ne.Nó fece mai CrocififTo,che e' no fi bagnartele gote
di lagrime. Onde certametc fi conofee nelle attitudini
delle figure fuela bontà del grande animo fuo nella re
ligion Christiana. Perciò fènti la fama fua Papa Nicco
la V.& mandato per lui,& a Roma condottolo,gli fe-
ce fare la cappella del palazzo, doue il Papa ode la mef
fa,con vn deporto di croce, & con iflorie bellifsime di
San Lorenzo; doue ritrafle Papa Niccola di naturale.
Fece ancora* nella Mineruaia tauola dello aitar mag-
IRA GIOVANNI. tfl
giore , con vna Nunziata , che ora è locata allato alla
cappella grande a canto vn muro. Et la cappella del Sa
gramento in palazzo per detto Papa, minata al tempo
di Papa Paulo III. per drizzami le fcale ; cofa molto
eccellente nella maniera fua.Et perche al Papa pareua
pei Tona di fantifsima vita,quieto y & modefto;& aue-
via refpetto & amore alla Tua bontà ; vacando in quel
tempo l'Arciuefcouado di Fiorenza ; ordinò , che Fra
Giouanni ne ruffe inueftito , parendogli eh' egli più
d'ogni altro degno ne douefsi effere . Intendendo ciò
il frate fupplicò a Tua fantità,che prouuedefle d'uno al
trojpercioche egli non era buono a gouernar' Popoli :
Ma che nella Religione aueuano vn'frate amoreuolc
de' Poueri -, il quale era perfona fanta dottifsima & di
^randifsimogouerno; il quale amaua egli quanto fé
fìeiTo . Per il che fé e' piaceffe a fua Santità di darlo a
quefto tale, lo riputerebbe propriamente , come fé è
fulTe collocato nella ftelfa perfona fua. Il Papa fenten-
do queflo,gli fece la grazia liberamente:& cofì fu fat-
to Arciuefcouo di Fiorenza Frate Antonio dello or-
dine de' Predicatori 5 che da Papa Adriano V I. fu poi
Canonizato ne tempi noftri.Era Fra Giouanni tanto
continouo nella artejche e lauorò infinite cofe,le qua
li fi fono fmarrite,& pure tuttauia,fe ne ritruoua qual
cuna in diuerfi luoghi. Aiutò fempre i poueri de le die
fatichete mai abbandonò la Religione . Mori di anni
IX vi in. nel mcccclv. Etlafciò fuoi difcepoli
PEN.ozzo fiorentiN o ,che imitò fempre la fua
«paniera :zanobi strozz i,che {ece quadri & ta-
uole per tutta Fiorenza per le cafe de cittadini , & par
ticularmente vna tauola polla oggi nel tramezo di
Santa Maria Nuoua allato a quella di fra Giouannii
centi le da f a B B r i a n o,& parimente d o m E-
Hjqo Di Mie HELIN o , il qualein Santo Apolisw
AA ii
IJ1 FARTI. II.
re fece la tauóla a lo altare di San Zanobi :&nelcon-
uento degli Agnoli , vn giudizio con infinito nume-
ro di figure. Fu fepoltoFra Giouanni da frati fuoi
nella Minerua di Roma, lungo la entrata del fianco
prelìb alla {àgreflia , in vn fcpolcro di Marmo tondo;
Doue fi vede intagliato quefto epitaffio .
Non mìhifit laudìrftthd eram uelut alter *Apelles i
Sedauòd lucratiti* omnia CHRISTE dabam:
.Altera nam terris opera extant ; altera coelo .
Vrbs me loannemflostulit *4etbrurt&*
LAZARO VASA-
RI ARETINO
PITTORE.
Vanto diletti eccefsiuamente qua-
lunchede'noftri artefici; iltrouarc
che nella arte da luifeguita, fiagia
flato qualcuno de' fuoi 5chen'abbia
riportato & gloria & onore; chiara-
ramente me lodimoflra la conten-
tezza che io fento in me, di auer tro
nato tra' miei parlati , Lazaro Vaiari , pittor' famofo
ne' tempi fùoi;& non folamente nella fua patria;ma in
tutta Toicana ancora.Et non certo {ènza cagione3co-
me bene crederrei moflrarlo , fé io potefle hberaméte
( come ho fatto di tutti gli altri ) cofi fcriuere ancora
di lui . Ma perchè refpetto a lo eflere io nato del (àn-
gue fuo,fi crederebbono forfè alcuni che io lo lodaflc
più del douere; laiciando a parte i meriti fuoi i & della
famiglia 3 dirò ièmplice & nudamente quello che io
LAZZARO VASARI. IJ\
non pollo tacere in maniera alcuna;non volendo man
care al vero,donde tutta pende la ftoria. Fu adunque
Lazaro Vafari pittore Aretino, amicifsimo & fido
compagno di Pietro della Francefca del Borgo a San
Sepolcro , & valfe molto nelle cofe piccole di figure.
Et perche molto s'ufaua nel Tuo tempo dipignerele
barde de cauagli,infinitifsimi lauori fece a Niccolo
Piccinino ; onde fu cagione per il guadagno , che ne
traife,di ritirare,in Arezzo vna parte de' fuoi fratelli,
che alle mifture de' vafi di terra attendendo , abitaua-
no all'ora in Cortona. Et egli , effendofi innamorato
della pittura & del difegno giorno & notte non refta
uà di feguitare gli (ludi di quella . Prefe fi la maniera
di Pietro Borgìiefe , che poco da quella fi conofceua
differente . Era perfona , che teneua fempre ferma la
imaginazione a certe cofe naturali : come fi vede in
San Gimigniano in Arezzo nel tramezo di ella chiela
vna cappellina,doue infrefeo dipinte vn Crocififlb,la
Noftra donna,San Giouanni,& la Maddalena,lequali
fece piagenti appiè della Croce, con vna maniera Ci di
fpofta è intenta al pianto ; che oltra che elle paiono &
Viue& vercjelle gli acquietarono & credito & nome
tra fuoi cittadini . Lauorò ancora in Monte Pulciano
Vna predella di figure piccole polla nella Pieue;& in
Caftiglione Aretino vna tauola a'tempera in S . Fracc
fco,& molti altri lauori,i quali fono in corpi di caflb-
ni di figure piccole per la cittàTua in varie cafà de cit-
tadini. Et in Firenze nella parte Guelfi fi veggono an
torà de le barde di fuo lauoro . Era Lazaro perfona
piaceuole , & motteggiera molto , & argutifsima nei
modo del parlar fuo ; & ancora che per dilettoci co-
modo fuo , e fi delle molto a piaceri; non fi parti però
maidalavitaonefta. VifTeanni lxxiii. &lafciò
G i o R G I o fuo figliuolo,ilquale attefe continouameti
A A iii
374 farti, ir.
te alla antiquita de vafi di terra Aretini. Egli nel tcpo
che era in Arezzo M. Gentile Vrbinate Vefcouo Are
tino,ritrouò i modi del colore & rolTo & nero de' vafi
di terra 5 che fino al tempo del Re Porfennai vecchi.
Aretini lauorarono . Et egli, che induftriofa perfona
era, fece vafi grandi al torno d'altezza di vn braccio &
mezo:i quali in cafà di elio fi veggono ancorala quel
la antiquita per conferuazione ritenuti . Dicono, che
cercando in vn luogo de' vafi,doue penfauano,che gli
antiqui lauoraflero;Giorgio trouò in vn campo di ter
ra al ponte alla Calciarella luogo cofi chiamato , fbtto
la terra tre braccia tre archi delle fornaci antiche. & at
torno cercando vi trouorono di quella miftura vafi
rotti infiniti,& de gli interi quattro , i quali venendo
in Arezzo il magnifico Lorenzo de medi-
ca i da Giorgio per introduzzione del Vefcouo gli eb
be in donori quali prefe,& furono cagione del princi-
pio della fèruitù,che co quella fejicifsima cafa poi fem
pre tenne . Egli lauorò benifsimo di rilieuo, come ne
fanno fede in cafa fua alcune tefte di fuo.Ebbe cinque
figliuoli mafchi,i quali tutti fecero lo efercizio mede-
fìmo;& tra gli altri artefici buoni furono lazzaro
& Bernardo, che giouinetto moria Roma, difè-
gnatore & pittore di vafi con le figure;& tenuto mae
fìro molto buono.Et certo, che fé la morte non lo ra-
piua cofi tofto alla cafà nofìra, per lo ingegno che de-
liro & pronto fi videm lui , egli auerebbe crefeiuto
grado & onore alla Patria fua. Mori Lazzaro vecchio
nel mccccli i. Et Giorgio l'anno l x v 1 1 i.della fua
età fé ne pafsò ad vnaltra vita nel m c c c cl v. Et furo
no fepolti amendue nella Pieue di Arezzo,appie della
cappella loro di San Giorgio;doue in laude di Lazze-
ro, furono da chi lo amaua appiccati col tempo quelli
yerfi.
m
^Aretij exultet tellut clarifiirna: namque efl
Rebmm anguflisymtei7HÌ<j; labor.
Vìx operum ifìmspctrtes cognofcerepofiis,
Myrmecidts taceat: CaHicrates/ileat .
LEONBATISTA
ALBERTI ARCHITETTO
FIORENTINO.
Randifsima comoditade arrecano le
lettere vniuerfalmente a tutti colo-
ro, che di quelle pigliati* diletto ; Ma
molto maggiore la apportano elle
Cerna, alcuna comparazione , a gli
{cultori, a' pittori, & agli architetti;
abbellendo, & aflbttigliando ( come
elle fanno ) le inuenzioni , che naturalmente nafcono
in qu elli. Ilche è veramente la più vtile & la più necefl
fària cofa , che aduenir poffa a gli ingegni miracolo/I
di quefti ai tefici; Oltra che il giudizio non può efTere
molto perfetto in vnaperfbna,la quale (abbia pur na-
turale a Tuo modo ) (la priuata de lo accidentale , ciò e*
de la compagnia delle buone lettere . Perche chi non
ih che nel fìtuare gli edifizii , bifogna filoloficamente
fchifarelagrauezza de venti pcflifcri;la infalubrita
della aria;i puzzi; i vapori delle acque crude.& non fa
lutifcre? Chinonconofcechee'bifbgna con matura
confiderazione faperc,o fughe, o apprendere per fé fo
lo,cio che fi cerca mettere in opra;fènza auere a racco
tnandarfi alla mercè della altrui teorica ? La quale (epa
rata da la pratica, il più delle volte gioua aliai poco:
Ma quando elle fi abbattono.per auuctura a cfìere in-
376 PARTE II.
fìeme ; non è cola che pio fi conuenga alla vita noftra»
Si perche l'arte co'l rnezo della feienzia,diuenta molto
più perfetta, & più riccarfi perche gli ferirti & i confi-
gli de dotti artefici, hanno in fé molto maggiore effi-
cacia , & acquiftanfi maggior credito che le parole, o
le opere di coloro, che non fanno altro che il femplice
esercizio, o bene , o male che ersi lo faccmo.Che in ve
io leggendo le iftoric& le fauole,& intendendole vn*
capricciofo maeflro, megliora continouamente: & fa
le Tue cofe con più bontà , & con maggiore intelligen
'zia,che non fanno gli illiterati. Et che quefto ih il ve-
ro,manife{tamentefi vede in Leonbatilta Alberti Fio
remino ;il quileperauerc attefo alla lingua Latina;.
& dato opera allaèarchitettura ; alla proipettiuaf;'& al-
la pittura ; Iafciò i Tuoi libri fcrkti in maniera ; che per
non edere (tato fra gli artefici moderni , chi le abbia fa
puto difendere con la fcrittura, ancora che infiniti ne
abbiamo auuti più eccellenti di lui, nella pratica; e' Ci
crede comunemente(ranta forza hanno gli fcrkti fuoi
nella bocche de Dotti) che egli abbia auanzato tutti
coloniche lo auazarono con l'operare . Et vedefi per
il vero quanto a lo accrefeere la fama & il nome , che
fra tutte le cofe,gli ferini fono & di maggior forza &
di maggior vita : Attefo che i libri ageuolmete vanno
per tutto , & per tutto f\ acquiftan fede; pur che è fia-
no veritieri,& fènza menzogne: Per il che qualunque
paefe può conofeere il valore dello ingegno,& le belle
virtù di altrui molto più che per le opere manuali,che
rare volte pofìon'mutarfi da quel luogo oue elle fon
porte. Non è marauiglia dunque fé più che per le ope
re manuali è conofeiuto per le fcritture,il famofo Leo
nebatifta.-ilquale nato nella Citta di Fiorcnza,de la no
bilifsima famiglia degli Alberti, fé bene attefe a far o-
pere>& cerco il Mondo per mifurare le antichità;Non
dimeno
LEONBATIST A ALBERTI. 377
«limeno fu ancora molto più inclinato a lo fcriuere,
che a lo operare . Et fi come negli Scritti fuoi fi cono-
fce3fu molto litteratOjbonifsimo aritmetico & geome
trico ; & fcriffe de la architettura dieci libri in lingua
Latina,pubblicati da lui nel M e e e e l x x x i.& tradot
ti oggi in lingua FiorétinadalReueredo M.Cofimo
Bartoli,Propofto di San Giouanni di Fioreza . Scrifle
ancora de la pittura tre libri ^pure Latini,oggi tradot-
ti in lingua Tofcana da M . Lodouico Domeniche
Fece vn' trattato di tira ri 3 & di ordini da mifurare al-
tezzeii libri della vita ciuile, & alcuni altri libri amo-
rofi inprofa& in vcrfi;& fu il primo che tentalTe ri-
durre i verfi vulgata Ja mifura de'Latini, come fi ve-
de in quella fua epiftola .
QtieJìapeY ejìrema mifer abile epiflola mando
•A 'te }chej]jregimifer 'amente noi.
Ma nella pittura non fece egli opere grandi 3 ne
molto belle; conciò fiache quelle che fi veggono di
fuo 5 che fon' pure pochifsime 3 non hanno molta
perfezione ; Attefo che egli era molto più dedito a
gli ftudii delle lettere ; che a quegli degli efercizii ma-
nuah;per efìere egli nato(come fi è detto )di nobilifsi-
mo fàngue.Fu fua opera quella che è in Fiorenza fu la
cofciadel ponte a la carraia in vna piccola cappelletti
di Noftra donna;chc è vno fcabello di altare dentroui
tre ftoriette con profpettiue , affai meglio deferitte da
lui con la pennajche dipinte col pennello.Nella mede
fima città3in cafa Palla Rucellai , è vn ritratto di fé me
defimo fatto a la fpcra;& vna tauola di figure affai gra
de di chiaro & feuro . Figurò ancora vna Vinegia in
profpettina 3 & San Marco ; ma le figure che vi fono,
furono codone da altri macftri : Et è quefta vna de le
miglior' cofe che fi vegga di fuo di pittura . Intefe
BB
37S *ARTE II.
Vitruuiobenifsimo;& fece il modello delle farciate
di San Fracefco in Arimino al Signore Sigifmódo Ma
latefta; che per cofa (oda è vno de più famofì tempi di
Italia: Nel quale fono ritratti di naturale il detto Si-
gnore,^: Leonbatifh.Et per andare a Padoua fono in
iu la Brenta alcuni Tempii di pietra ; & in Mantoua
molti dife^ni di architettura , tutte cofe vfcite da lui.
Fece ancora di legname il difegno Se modello di San-
to Andrea di Mantoua:Et fìn'che è non fu fìnito,non
d volle partire di quella citta. Ritornato poi a Fioren-
za,fece a Cotìmo Rucellai il modello del Palazzo lo-
ro,nella fìrada chiamata la Vigna; & la loggia fìmilmé
te ; Ne canti della quale (bno alcuni archi , non girati
perfettamente, per la difficultà della cantonata nel pi-
ìafho.llquale errore fu caufito, da lo auere condotto
lo cdifìzio fino a la importa degli archi;& sforzato dal
vano che è piccolo5non auere auuto douediftenderfì.
ìiche apertamente dimoftra, che oltra la fcienzia,bifo
gna auere grandifsima pratica, & buon giudizio: il
quale nientedimanco non fi può fare , fé di continolo
non fi adopera manualmente . Dicefì ancora che e
diede il difegno della cafà de' medefìmi, nello orto lo-
ro della via della fcala:laqual cafa dicono che è lauora
ta con bonifsima prazia,& con fbmma comodità. At-
tnbuifcefì a Leonbatiftail difegno della porta nella
facciata di Santa Maria Nouella;Et della tribuna della
chiefa de' Semi, nella città di Fiorenza fatta ad infan-
zia del Marchete dt Mantoua, come dimostrano l'armi
& le imprefè che vi fon' dentro . Fu Leonbatifta per-
dona di molto lodeuoli cofkimi ; amicifsima delle per-
fonelitterate& virtuofè;& che di continouo vfàua
gran' cortefìe , a chi le meritaua ; & a' forefìieri mafsi-
mamente,pure che attendefsino alla virtutEt effendo
ù già condotto in etade affai bene matura, fènepafiò
LEONBATISTA ALBERTI.
579
contento & tranquillo a vita mieliorejlafciando ono-
rato nome di fe,& defiderio gradifsimo del famigliar^,
lo a tutti coloro che defìauano di farfì eterni, per ede-
re egli veramente flato , quale lo defcriue quefto
epitaffio .
LEONI BAPTISTAE ALBERTO; VITR1YJQ
HORENTINO.
^Alhertm ìacet hìc Leo : Leonem
Quem Fiorenti* ture nuncupauiti
Qibd Princepsfmt Eruditionum
Princeps ut Leofolus efl ferarum.
ANTONELLO
DA MESSINA
PITTORE.
Onfìderando meco medefimoledi-
uerfe qualità de' benifìzii5& vtili far
ti alla arte della pittura, per quelli ec
celienti ingegni ciré feguitanoque-
fta feconda maniera ; giudico perle
loro operazioni che e'fi ponfsio chia
mare veramente induftriofi & valen
ti; Cercando eglino del continuo acrefcere in mag-
giore grado l'art e.fenza penfàre a' difigii di fé medefi-
mi o ad altra fpeìa ancora che gagliarda j-tanto ardcua
jnefsila voglia di inueiìigare da potere aggiugnere
nella pittura, qualche altra cofà,oltra la perfezzione
del difegno,migliorato tanto da loro . Et perche e' no
adoperauano allora in fu le tauole , & in fu le tele, al-
BB ii
pollino
l%0 PARTE. II.
tro coloritecene a tempera,prefò nel mccl. da ci-
MABVE nello ftare con que' Greci, & fcguitatoda
Giotto & da gli altri maeftri fino a quel tempo:De
fidcrauano di trouar' meglio, parendo loro che e man
cafsi a quello vna certa morbidezza , & vnaviuacità,
che aucfsiad areccare trouandolo più forza al dife-
gno, & più vaghezza al colorito, & ancora maggiore
facilita nello vnire i colori infieme , auendo eglino in
fino a qui vfatoil tratteggiare lopere loro per punta
{blamente di pennello. Ma benché molti auefsinofb-
fìfticamcnte cerco di tairofa , non però aueuano fro-
llato modi , ne con vernice liquida , ne con altra forte
di olii mefcolati nella tempera , come proti ò AleiTo
Baldouinetti,& Pefello,& molti altri, ne cofa che tor
naffe lopera di quella bellezza & bontà, eh' (erano in
maginati.Oltra che vi mancaua vn modo,che e' vole-
uano che le pitture intauolafi polsino, come quelle
che è faceuano in muro , lauare fenza andarfene il co-
lore;©^: che elle reggefsino ad ogni percofTa nel ma-
neggiarle,come più volte nel ragunarfigli artefici in-
fieme aueuano difputato di quella cofà. Era quefto
medefimo defiderio non {blamente in Italia fra tutti
i più eleuati ingegni che cfercitafsino la pitturala an
Cora in Francia, in Ifpagnia, in Alamagnia , & in altre
prouincie douunque l'Arte viueua in pregio.Auueri-
ne in quefti tempi che efercitandofi in cfìa in Fiandra
Giouanni da Bruggia pittore molto (limato in que'
paefi per le buona pratica, che egli in quel meiìiero
aueuaacquiftata con le fatiche de'fuoi fr.udii,& con
la frequente imaginazione che del continuo aueua di
arricchire larte dei dipignere. Auuéne dico mctre che
e'cercauaditrouarediuerieibrtidicolori,dilettando
fi forte della archimia,& ftillando continouamente
olii per far vernice y & varie fòrte di colè y come fuolc
ANTONELLO DA MESSINA. 381
accadere alle perlbne fbfiftiche; che auendo egli vn
giorno in fra glialtri dipinto vna tauola, durato in
quella molte fatiche, & condottala con vna diligenza
ala fine che gli piacetele volfe dare la vernice al Sole,
come fi coltuma alle tauolc:& coiì vernicata è lafTato-
la che il Sole la fecaffe , fu tanto violente quel caldo, o
che il legniame fuflfe mal commefTo,o pur che non fuf
fé ftagionato ; che ella fi aperfe in fu le commettiture
di mala forte. Laonde vitto Giouanni il nocumento
che gli aueuafatto il caldo del Sole , deliberò che mai
più li facefie tal danno : & recatoli non meno a noia la
vernice , che il lauorare a tempera , cominciò a penfa-
reditrouare vn modo, di fare vna forte di vernice,
che feccaffe a l'ombra,fenza mettere al Sole le fue pittu
re,& cofì fperimentato diucrfe cofe,& pure, & mefco
late; alla fine trouò che lolio di feme di lino , & quello
delle noci fra tanti che ne prouò erano più feccatiui di
tutti gli altri. Quefti dunque bolliti con altre fue mi-
sure, gli fecero la vernice che egli ftelTo defideraua.
Et cofi fatto fperimento oltre a quella,,di molte cofè,
vide che il mefcolare 1 colori con quelle forti d'oli gli
daua vna tempera molto forte , che fecca non temeua
l'acqua altrimenti ; & inoltre accendeua il colore tan-
to forte,che gli recaua luftro da per fé fènzavernice:et
quello che più gli parue mirabile era che fi vniua me-
glio che la tempera infinitamente. Rallegroircne dun-
que Giouani come era giufto; & dato principio a met
tercin opera i fuoi lauori, ne venne a condurre oggi
vna cofa,& domani vnaltra,di maniera che afsicurato
fi de la efperienza, venne a far opere maggioi ulcqua-
li vedutefi & da gli artefici del fuo paefe e da i foreftie
ri furon molto lodate. Et ne fparfe per Fiandra, & per
Italia, & per le altre parti del mondo,chc egli reccarort
no vale & fama immortale j & mafsimamente da chi
BB iii
$&, PARTE II.
intendeua la nuotia inuenzione del colorito di Gioua
ni.Perche vedendo le opere fue:& non fa pendo quel-
lo che egli fi adoperaile; era coftretto non (blamente a
lodarlo , ma a celebrarlo quanto è poteua . Et tanto
più, quanto egli per vn tempo non volfe mai efler ve-
duto lauorare ; ne iniegnare a neiTuno artefice quel fé
creto . Ma poi che egli già diuenuto vechio , ne fece
grazia a Ruggieri da Bruggiafuo creato , chela infè-
gniò ad Aufle Tuo difcepolo, & aghaltri che io difsi
eia nel Capitolo x x i. doue fi ragionò del colorire a
olio nelle cofe della pittura;ancora che Giouanni la te
nefìc in pregio;Molti chefaceuano mercanzie in Fia-
dra di diuerfe nazioni, madauan de l'opere fue per in*
cetta a diuerfi principili quali le ftimoron molto,fi per
le lode che gli dauano gli artefici nel vederle, & mol-
to più per la bellezza di quella inuenzione,che Gioua
ni aueua trouato.Neper quefto inltalia fi potè inuefti
par ma fra i pittori che viueuano allora, che olio o mi
iUira fi Me quella ; ancora che ellaauefle in fé vno o-
dore acuto che faceuanoi colori & quelli olii mefcola
ti;che pareua pofsibile d'auerla a rinuenire : Ma ne per
quefto fi ritrouò, o rinuenne mai fino a che e' fu man-
dato da certi mercati Fiorentini che faceuanofaccen-
de in Napoh,& (tauano in Fiandra, al Re Alfonfo pri
mo,vna tauola con molte figure,lauorata a olio di ma
no di Giouanni ; che vedutola il Re fu dallui fomma-
mcntc lodata & tenuta cara,& per la bellezza delle fi-
t*ure,& per la nouità di quella inuenzione di colorito
alaqualeopera concorfe tutto il Regno; per vedere
queifta marauiglia.Era flato a Roma molti anni a dife-
gniare nella Tua fanciullezza Antonello da Mefsina ; il
quale efiendo di buono ingegnio , defto & molto ac-
corto in quel meftiero, aueua fatto bonifsimo profit-
to nel difegno;& cofi dimorando molti anni in quel-
ANTONELLO DA MESSINA^ 383
la-città aueua aquiftato nome . Ritirato/! dipoi in Pa-
lermo vi lauorò molti anni;& cofi fece in Mefsina Tua
patria; doue confermò con lopre che eui fece la buona
openione che teneua il fuo paefè della virtù che è fape
uà coli ben dipignere.Coftui capitando vn giorno per
fuoi bifogni da Palermo a Napoli, fenti che a'1 Re Ai-
fon fo, era venuta di Fiandra la fopradetta tauoladi
mano di Gionanni da Bruggia;dipinta con olii ; che fi
poteua lauare & che reggi eua ad ogni percofTa , cofà
che nel difègnio per la maniera di quel paefe era buo-
na^ per la vaghezza del coIorito,bellifsima : & che il
Re ne teneua gran conto per la maniera di quellauo-
rar.& defiderò fommaméte potere vederla . Per il che
m eflo mezi fi conduffe finalmente a quefta opera : Se
potè tanto in lui la viuacità de' colori,& la bellezza Se
vnione di quello dipinto,che lafciato da parte ogni al-
tro negozio & penfiero;fène andò fino in Fiandra. Ec
in Bruggia peruenuto,prefe dimeftichezza grandifsi-
ma co'l detto Giouanni ; alqual fece preiente di molti
difegni alla maniera Iraliana;& altre fue cofe talmente
che per quefto, & per effer Giouanni già vecchio; no
fi curò che Antonello vedeffe l'ordine del fuo colori-
re a olio , & cofi non Ci parti egli di quel luogo fino a
che ebbe apprefo eccellentemente quel col ori re; co me
egli medefimo dedderaua . Ora mentre che egli ftaua
fra el fi & il no di partirli , Giouanni fi morie*: Anto-
nello defiderofb di tornare in Italia perrmedere la fu a
patria,et per fare il paefè partecipe di Ci comodo et vtilc
legreto fenc ritorno in quella , & capitato in Venezia
per effere perfona molto dedita a' piaceri, & tutta ve-
nerea piacedoh quel modo di viuere;fi rifoluè abitare
in quella;& vi fece molti quadri, coloriti nella manie-
ra a olio che egli di Fiandra aueua portata; che fono
(parfi in molte caie di que' Gétilhuominiu quali per la
384 PARTE II.
nouità di quel lauoro furono {limati aflài . Similmen-
te fece altra forte di lauori, che furon madati in diuer-
(ì luoghi . Alla fine auendo egli quiui aquiflato fama,
gli fu fatto allogazione d'una tauola che andaua in
San Caffano , parrochia di quella città : laquale tauola
fu da Antonello con ogni tua induflria & arte fenza
rifpiarmodi tempo lauorata:& per la nouità di quel
colorire ;& per la bellezza delle figure; che e' fi portò
affai bene nel diffegniojcommendata molto;& tenuta
in pregio grandifsimo,& molto più, per auerui egli co
dotto fi bel fegreto.Et cofi gli fu fatto abilita & carez
zegrandifsimedal Senato mentre che egli vi dimorò.
Era in quella città allora de più eccellenti pittori vno,
chiamato M. Domenico da Venezia , il quale fece ad
Antonello in nella fua giunta quelle carezze, & corte
fie,che maggiori fi poflòn fare ad amico che fi amhper
il che Antonello che non fi volfe laffar vincere dalle
cortefie da M.Domenico dopo non molti mefi,gli in-
fegniò il fecretodel colorire a olio i del quale egli fu
molto contento & in Venezia per quello onorato.
Ne vi andò troppo tempo che egli fu condotto a Fio
renzada quegli che faceuano in Venezia le faccen-
de mercantili de' Portinari, per lauorare la cappella di
Santa Maria Nuoua^edificata da loro,eome fi dirà nel
la vita di Andrea del Caftagnio,perche poi M. Dome
nico la infegniò ad Andrea predetto,& egli a tutti di-
feepoh fuoi,tanto che ella fi fparfe per tutta Italia. Ma
per tornare ad Antonello che nmafe in Venezia, e' fe-
guitò dopo lopera di San CafTano , il far molti ritratti
di naturale a più perfonc;& digià gli era flato allogato
dalla Signoria per il palazzo alcune florie; da lauorarfi
nella fala del loro cpnfiglio, lequali non volfbn mai da
re per prighi che ne facefsi vn Marchefe vecchio di
Mantouaa frange sco di monsignore ve-
ronese,
ANTONELLO DA MESSINA. }8f
r o n e s E,che fu prouifionato da lui, & gli fece molte
opere in Mantoua;& lauoro ancora in Verona fua pa-
tria . Bene è vero che Antonello non potette mettere
in opera quelle iftorie , ancora che e' ne auefie fatto i
cartonuPerche ammaladofi di vn mal di punta, di età
di Anni xxxxix. fenepaffoa vita migliore. Etfòm-
mamente fu onorato nelle efèquiedagli artefici del
meftiero;per il dono che aueua fatto loro, de la nuoua
maniera del colorire , come tefìifica qu eflo epitaffio.
D. O. M.
ANTO NI VS PICTORj PRAEdPVVM MESSA-
NAE SVAE ET SICILIA E TOTIVS ORNA ME N-
TVM HAC HVMO CONTEGITVR. NON SO-
LVM SVIS PlCTVRlS, IN QJ/ I B V S SINGVLA-
HE ARTIFICIVM ET VENVSTAS FVIT, SED
ET QVOD COLORI BVS OLEO MISCENDIS
JPLENDOREM ET PERPETVITATEM PRIMVJ
1TALICAE PICTVRAE CONTVLIT; SVMMO
SEM PER ART1FICVM STVDIO CELEBRATVS.
Rincrebbe quefta morte di Antonello a molti fuoi
amici: & particularmente ad Andrea riccio
scvltore che in Venezia nella corte del palazzo
delia Signoria aueua lauorato di marmo le due ftatue
cli-e fi veggono igniude di Adamo & Eua; che fon te-
nute belle. Coiìui non mancò di portarli afezzione &
di lodarlo dopo la morte , come non aueua mancato
invita di lodarlo & di celebrarlo quato e* potcua. Ta-
le fu la fine di Antonello; al quale debbono certamete
<*li artefici noflri tenere non meno oblazione dell'a-
uerc portato m Italia il modo del colorire a ol>o,che Ci
abbia auere a Giouanni da Bruggia, che ne fu inuen-
tore in Fiandra; auendo l'uno & l'altro beneficato &
arrichito quefta arte . Perche mediante quefta inuen-
zione , fono venuti di poi fi eccellenti gli artefici : che
CC
}86 PARTE. IL
hanno potuto far quafi viueleloro figure; dar nome
alle patrie, & onorare & ornare qualunche luogo egli
hanno voluto. Laqualcofa tanto più debbecflere in
prcgio,quanto manco fi truoua fcnttore alcuno , che
quella maniera di colorire affegni a gli antichi. Et fé e
fi poteffe fàpere che ella non fuffe ftata veramente ap-
preffodi loro , auanzerebbe pure quello fecolo le ec-
Cellenzie dello antico in quefta perfezzione . Ma per-
chefi come è non fi dice cofà che non fia ftata detta,co
fi forfè non ci e cofa che non fia ftata,me la pafìerò fen-
zà altro difcorfb: & lodando fommamente coloro che
oltralaeccellenzia deldifegno, aggiungono Tempre
alla arte qualcofa,attenderò afcriuerede gli altri.
ALESSO BALDOVI
NETTI FIORENTINO
PITTORE.
A tanta forza la nobiltà dell'arte della
pittura , che molti nobili fi fon vifli
partire da le arti, douearebbono po-
tuto ftye infinito numero di ricchez-
ze ,ne gli auiamenti,che hano, fé vi a
ueflero voluto attendere ; & dalla vo
lontà tirati fi fono sforzati , contra il
voler de padri loro, feguire l'appetito naturale,lafcian
do l'accidentale.Ne di ricchezza fi fono curati,dicen-
do la vera ricchezza effere i frutti colti da l'albero del-
la virtù:i rami dellaquale fi fpandono in ogni luogo,&
facilmente doue fi camina fi portano:ne poffono incen
dii,ruine,o ferro alla virtù far orfefa ; che inuero la fa-
ma auanza i termini della morte. Conofcendo quefto
ALESSO. BALDOVINETTI. 387
Aleflb Baldouinetti da propria volontà tirato,abban-
donò la mercazia, che per fuccefsione faceuano i fuoi
per eflèrc (lati quegli confèruatori delle facultà &del
grado , che da 1 nobili cittadini aueuano ; Se fi sforzò
onorare quegli co l'ornaméto della pittura, alla quale
fu molto amoreuole nel contraffare le cofe della natu
ra;come fi può vedere nelle cofe fue . Era Aleflb nella
fua fanciulezza molto inclinato alla pittura, di modo
che contra la volontà del padre , ilquale auerebbe vo-
luto, eh' alla mercanzia aueffe dato opera , continuar
la volfe;dicendo egli , che quella arte era la più eccel-
lente , & la più onorata di tutte l'altre manuali ; alle-
gando Fabio nobilifsimo Romano , & molti Filofofi
auerui dato opera . La onde Aleflb perfeuerando nel
fuo lodeuole proponimento incominciò in Santa Ma
ria nuoua la cappella di San Gilio, ciò è la faccia dinan
zi , & fimilmente latauola & la cappella maggiore a
Gianfigliazzi di Santa Trinità , con ifìone deL Tefta-
mento vecchio .. Fu diligentifsimo nelle cofe fue;&
d'ogni minuzia che la natura, faceffe, era bonifsimo
imitatore. Ebbe la maniera vn' poco fecca & crudetta,
mafsimamente ne panni;& dilettofsi molto contraffar
paefi , & ritrahendoli da'l viuo come italiano appun-
to,imitaua i ponti,ifiumi,i fafsi^'erbejlefrutteje vie,
i campile città,le caftella,rarena,& ogni minima pie-
trajeome fi vede in vna fìoria a frefco,& a fecco ritoc-
ca allaNunziata di Fiorenza nel cortile dietro ilmu-
ro,dou è dipinta la Nunziata; nellaquale fece vna na-
tiuità di e h r 1 s t o ; & quiui mife tal fine , fatica ; &
diligenza in vna capanna, che numerar fTpotrebbona
i fili e i nodi della paglia.Vi contrafece ancora vna rui
na d'una cafà di pietre dal tepo muffate, & dalla piog-
gialogore & confumate,con vna radice di edera grof
ià5che vna parte di quel muro ricuopre , nellaquale
CC ii
jB8 PARTE II.
imitò colore del ritto óV del rouefcio delle foglie con
diligenza & con patienza . Vi fono ritratti pallori ala
vfanza del paefc : & mifè tempo infinito a contraffare
Yna ferpechecamina per il muro. Et merita egli certa
mente infinita lode , per lo amor che e portò alla arte.
Dicefi che egli andò lungamente fbfifticando intor-
no al Mufaico: Et che non elfendone mai peruenuto a
quello che e' defideraua, gli capitò a le mani vn' Tode
{co che andaua a Roma a le perdonanze-.il quale allog
giato& intrattenuto da Aleflb parecchi giorni, gli
ìnfègnò interamente il modo .& la regola del condur-
re quella opera. Di maniera che egli arditamente fi mi
fé a lauorare di mufaico : & in San Giouanni Ibpra le
tre porte di bronzo,fece da la banda di dentro negli ar
chi alcuni Angeli che tengono la tetta di e H Ri sto.
Per il che li allogarono i Confali della arte de merca-
tanti , tutta la volta di quel tempio , fatta da Andrea
Taffi,che e doueffe rinettarla & pulirla; & racconcia-
re & rafTettare quanto aueffe corrotto il tempo . Ilchc
fece Alelfo in fu vno edilìzio di legname , fatto dal
cecca architetto,tenuto il migliore che aueffe quel
fècolo . Infegnò il magifterio de' mufàici a Domeni-
co Ghirlandaio , che lo ritraile poi accanto a fé lìelfo
nella cappella de' Tornabuoni , doueé Giouacchino
cacciato del Tempio:& è vn vecchio rafo con vn cap
puccio rollo in tetta. Viffe anni l x x x. & fi comife nel
lo fpedale di San Paulo con alcune fue facultà:Et a ca-
gione di elferui accettato più volentieri,fece portami
yn gran* catione , doue finfediauere telòro 3 dandone
la chiauc allo fpedalingo, ma con patto che e' non do-
ueife aprirli già mai3fe non dopo la morte di elfo Alef
fb.Laquale quando fu venuta, fi aperfè il caffone:& vi
fi trouò dentro {blamente vn' libretto , che infegnaua
fare le pietre del mufaico , & lo ftucco , & il modo del
ÀLES SO BALD O VINETTI. 389
lauorare;volendo cosi inferire , che la fama & la virtù
di chioperaèvnteforo . Fufuodifcepoloil graf-
fione fiorentino, che (òpra la porta degli In-
nocenti,fece a frcfco il dio padre con quegli An-
geli che vi fi veggono ancora . Dicono che il Magni-
fico Lorenzo de med 1 ci ragionando vn'di col
Graffione che era vno ftran'ceruello , gli dille, io vo-
glio farfare di mufaico& di iìucchi tutti gli (pigoli
della cupola di dentro. Al che rifpondendo il Grarrio-
ne,voi non ci aucte maeftri, replico Lorenzo, Noi
abbiamo tanti danari che noi ne faremo ; il Graffione
fubitamente gli foggiunfe ; eh Lorenzo, 1 danari non
fanno 1 maeflnjma 1 maeftri fanno i danari. Era coflui
vna fantaftica & bizarra pcrfonajche non mangiò mai
atauola apparecchiata d'altro che de' fogli de' cartoni
che e' faceua;& non dormi in altro letto che in vn caf-
fone pieno di paglia fenza lenzuola . Ma tornando ad
Alelfoe'fini & l'arte & la vita nel mccccxlviii.
Et fé bene per allora non fu onorato molto;Non è pe-
rò mancato di poi chi gli abbia fatto quefto epitaffio.
ALEXIO BALDOVINETTO GENERIS ET AR-
riS NOBILITATE INSIGNI: CVIVS NEQJ/E
INGENIO, NEQVE PICTVRIS QJICQJAM PO
TEST ESSE ILLVSTRIVS. PROPIN Q^V I OPTI-
ME MERITO PROPINQUO POS.
CC ili
VELLANO PADO
VANO SCVLTORE.
Anto grande è la forza del contrafra
re3che il più delle volte imitando be
ne la maniera dello imitato; ella fi ap
prende fi fattamente, che le cofe ap-
prefe,bene fpeffo apparirono per
quelle del maeftro;come fi vede nel-
le cofe delVellanoda Padoua fcul-
torejilquale pofe tanto ftudioin contraffare la manie-
ra & il fare di Donato nella fcultura,& mafsimamen-
te ne'bronzhche e* rimafe in Padoua patria fua eredi-
tario della virili di Donato ; come ancor* oggi ne fan-
no fede le opere fue nel Santojnelle quali,péTando infi.
niti che elle fiano opere di Donato y fé è non ne fono
auuertiti,;tutto giorno reftano gabbati.Coftui infiam
mato delle gran' lodi che è fentiua dare a Donato {cui
tore Fiorentino 3 che all'ora lauoraua in Padoua; &
dello vtile & comodo che e' gli vedeua ; moftrandofi
molto defiderofo nella fua giouanezza, di voler' veni-
re eccellente & famofo ; fu acconcio con Donato pre-
detto a imparar' l'arte della (cultura : & feguitando &
ftudiando continouamete (otto tanto maeftro; confe-
rì finalmente lo intento fuo.Concio fia che auendo-
lo feruito& aiutato in tutta l'opera che e' fece in Pa-
doua:occorrendo il ritorno di quelloja Fiorenza;meri
tò che il maeftro gli lafciaflfe tutte le mafierizie, i difè-
gni5& i modelli di quelle iftorie, che fi aueuano a fare
di bronzo intorno al coro del Santo di quella città . Il
che fu cagione che dopo la partita di effo Donato,tut
ta l'opera fopra detta,fuiTe publicamcte allogata al Vel
lano3reftato nella fua patria3con grandifsimo nome &
VELLANO PADOVANO.
39*
fama.Fece egli adunque tutte le iftorie di bronzo,che
fono nel coro del Santo da la banda di fuori; Et infini-
ti credono le inuenzioni effer venute da Donato , co-
me è la iftoria , quando Sanfone abbracciata la colon-
na, rouina il tempio de'Filiftei;doue fi vede con ordi-
ne venir giù i pezzi delle ruine , & la morte di tanto
popolo;& in oltre,la diuerfità di tante attitudini di co
loro che muoiono , chi del fatto,& chi de la paura ; il
che marauigliofamente efprefle il Vellano.Et nel me-
defimo luogo fono alcune cere & modelli di quelle
cofe; & alcuni cadellieri di bronzo lauorati da lui con
iftorie, & condotti con vn' buon' garbo.De' quali eb-
be lode infinita.Conofcédofi in cotali opere vno efìre
mo defideno di volere arriuare a'1 fegno di J3onatel-
lo. A'1 quale nientedimanco non arriuò,per e (ferii po-
rto colui troppo alto , con vna arte difficilifsima . Fu
bene ftimato & pregiato affai & in Padoua & per tut
ta la Lombardia,^ dalla Signoria di Vinegiajfi perche
non aueuano auuti molto cccelléti artefici fino a'1 fuo
tempo; fi ancora , perche nel fonderei metalli perla
lunghifsima pratica,valeua vn' mondo.Accadde,eflendo
egli già diuenuto vecchio , che per la Signoria di Vi-
negia fu fatto deliberazione cheèfifaceffedi bronzo
la ftatua di Bartolomeo da Bergamo a cauallo;Et vol-
fero fare allogazione de'l Cauallo ad Andrea dei
Verrocchio Fiorentino;& de la figuraci Villano . La
onde non fàpendo quefto Andi ea,& auendo già fini-
to il modello del Cauallo , come intcfe quefta nuoua,
ne montò in tanta collera, & fi fatto fdegno,che paren
doli effere altro maeftro come in effetto era , ruppe le
gambe & il collo al modello : & fracaflatolo tutto , fé
ne tornò a Fioreza . Ma richiamato dalla Signoria che
©li dette tutto il lauoro , nuouamente tornò a finirlo.
De la qualcofaprefc ilVellano tanto difpiacere 3 che
39i PARTE ir.
fenza indugio alcuno,fe ne tornò a Padoua . Et fé be-
ne e' non fece queftaj le altre opere quafi infinite che
eeli aueua fatte per la Lombardia , gli feru irono pure
abaftanza a dargli nome& reputazione.Et fmalmcte
mori di età di anni l xxx xn . Furono le efequie fue
celebrate nel Sato;& quiui onoratamele riporto il cor
pò: & mantenuta apprefìb la fua memoria , per degno
& conueniente premio delle fatiche durate da lui, per
onorare & efoltare & fé medefimo «Se la fua citta. \ ch«
diluì veramente può gloriare.
FRA FILIPPO
L I P P I PIT'TOR
FIORENTINO.
E gli huomini attentamente con/ìde
rafsino, di quanta importanza Mane
i*li ingegni buoni ; venire eccellenti
& rari in quelle profefsioni che elli
eiereitano,iarebbono certamete più
folleciti,& molto più frequenti & af
fidui nelle fatiche che fi patifcono
per imparare. Perciò che e' Ci vede pur chiaramente,
tutti coloro che attédono alla virtù,nafcere ( come gli
altri)ignudi & abbietti, & impararla ancora con gran-
dmimi fudori & fatiche : Ma come e fono conofeiuti
per virtuofi,acquiftarfi in tempo breuifsimo, onorato
nome & ricchezze quafi eccclsiuedequali nictediman
co giudico io nulla in comparazione della fama , Se di
quel refpetto che hanno lor' gli huomini, no per altro
che per conofcergli virtuofi ; & per vedergli adornati
& colmi di quelle fòmme feienzie od arti 3 che a po-
chi i!
FRA FILIPPO. $9}
chi il Ciel largo deftina.Et tanta è grande la forza del-
la virtù ; che ella trae i fauori & le cortese , di mano a
coloniche no le conobber' mai, & i virtuofi non han
no più viih . Ma che più? Se in vno che veramente fia
virtuofo,fi ritruoua pur qualche vizio,ancora che bia
fimeuole & brutto;la virtù lo riquopre tanto, che do-
ue in vn'altro non virtuofò, graucmente fi difdirebbe
& ne farebbe colui punitojnon apparifce quafi pecca-
to nel virtuofo.Et non folamete non ne è punito ; ma
compafsioneuolmentefe li coporta-.Portandolafteifa
giuftizia fempre mai vna certa quafi reuerenzia a qua
lunche ombra della virtù . Laquale oltra mille altri ef-
fetti marauiglio(ì,muta la auarizia de' Principi in libe
ralità; rompe gli odi,dell'animo ; (otterrà le inuidie ne
gli huomini; & alza di qua giù fin* in cielo coloro che
per fama diuegono di mortali immortali come in que
fte parti moftrò Fra Filippo di Tomaio Lippi, Carme
litano.ilquale dicono che nacque in Fiorenza, in vna
contrada detta Ardiglione, fotto il canto alla Cuculia
dietro al conuéto de' Frati Carmelitani;& perla mor-
te, di Tomafb fuo padre redo pouero fanciullino d'ari
ni due fenza alcuna cuftodia , efTendofi ancora morta
la madre non molto lontano al fuo partorillo. Rimafè
dunque coflui in gouerno d'una Mona Lapaccia fua
àia forella di T6mafb,laquale con grandifsima calami
tà lo alleuò in difàgio grandifsimo.Et quando non po-
tette più fomentarlo, efìendo egli già di vi fi. anni,
lo fece frate , nel fòpradetto conuento del Carmine;.
Era quefto fanciullo molto deftro& ingeniofb nelle1
azzioni di mano ; ma nella erudizione delle lettere
groflb & male atto ad imparare oltra che e' non volle
applicarui lo ingegno mai ; ne auerle mai per amiche..
Lo chiamò il priore per lo medefimo nome che aueua
quando fi velli l'abito. Et perche nel nouiziato , oem
DB
I
I
394 PARTE. II.
giorno fu i libri de frati che ftudiauano,fi dilettaua im
brattare le carte di quegli , il priore gli die comodità,
eh' a dipignere attendere . Era allora neVCarmino la
cappella di Malàccio da lui miouamente dipinta laqua
le perciò chebellifsima era, piaceuamoltoa Fra Fi-
lippo,però ogni giorno per fuo diporto la frequenta-
ua:&quiui efercitandofi del còtinouoin compagnia
di molti giouani , che Tempre vi difègnauano; di gran
lunga li altri auanzaua di deftrczza & di fàpere.Di ma
niera che è fi teneua per fermo, che è douefle fare qual
che marauigliofa cofa,nel fine della virilità fua. Ma ne
gli anni acerbi,non che ne' maturi, tante lodeuoli ope
re fece, che fu vn miracolo . Perche di li a poco tempo
lauorò di verde terranei chioft.ro vicino alla fàgradi
Malàccio alcune ftorie di chiaro fcuro;& in molti luo
ghiin chiefain più pareti in frefeo dipinte; & ogni
giorno auanzando in meglio , aueua prefo la mano di
Malàccio fi;che le cofe fue fi fimili imitado face uà; che
molti diceuano lo fpirito di Mafaccio efifere entrato
nel corpo di Fra Filippo . Fece in vn pilaftro in chie-
{à la figura di San Marziale preflb all'organo ; laquale
gli arrecò infinita fama; potendo iìare a paragone con
le cofè,che Mafaccio aueua dipinte.Per il che fèntito-
Ci lodar tanto per il grido d'ogniuno,animofàmente fi
cauò l'abito d'età d'anni x v 1 1. ancora che negli ordini
fàcri fufTe già ordinato a Vangelo.Diche nulla curan-
doci o poco,fi partì da la Religione. Et trouandofi nel
la Marca d'Ancona , diportandofi vn giorno con certi
amici fuoi in vna barchetta per mare, furono tutti in-
fieme dalle fufte de Mori , che per quei luoghi feorre-
uano,prefi & menati in Barbena ; efìendo ciafeuno di
loro condotto alla catena in feruitù , & tenuto fchia-
uo,doue flette con molto difàgio per XV III. Mefi.
Ma aduennne vn giorno che auedo egli molto in pra-
FRA FILIPPO. 395
tica il padrone, gli venne commodità& capriccio di
dipignerlo; per il che prefo vn carbone fpento del fuo
co,con quello , tutto intero lo ritratte co' Tuoi abiti in
dotto alla morefca in vn' muro bianco. Fu da gli altri
fchiaui detto quefto al padrone, perche a tutti vn mi-
racolo pareua, non s'ufando il difegno ne la pittura in
quelle parti;& ciò fu cagione di dargli premio,& di li
berarlo da la catena doue per tanto tempo era flato te
nuto. Veramente gloria di quefta virtù grandifsima,
auere forza con vno a cui è conceduto per legge di pò
ter condannare & punirejdi far tutto il contrario, an-
zi d'indurlo a fargli carezze,& a dargli libertà in cam-
bio di fupplicio & di morte . Lauorò con colori alcu-
ne cofe fegretamente al padron fuo ; che liberatolo fi-
nirò a Napoli con premio portarlo fece:doue egli di-
pinfe al Re Alfonfo, all'ora Duca di Calauria vna ta-
uola a tempera nella cappella del cartello, doue oggi
ftà la guardia. Appretto gli venne volontà di ritornare
a Fiorenza , doue dimorò alcuni Mefi : Et lauorò alle
donne di S.Ambruogio allo aitar maggiore vna bel-
lifsima tauola;laquale molto grato lo fece a Cosimo
de M E D i e i, che per quella cagione diuenne fuo a-
micifsimo.Fece anco nel capitolo di Santa Croce vna
tauola laqual finita che fu,ne fece vnaltra che fu polla
nella cappella in cafa Medici & dentro vi fece la Nati-
uità di e h r i s t o,lauorò ancora per la moglie di e o-
simo detto, vna tauola con la medefima Natiuità di
christo, & San Giouanni Batifta permettere al-
l'ermo di Camaldoli a vna cella de' romiti fatta per di-
uozion fua,intitolata San Giouanni Batifta, & alcu-
ne ftoriette che fi mandarono a donare per e o s i m o,
a Papa Eugenio quarto Veniziano. Laonde Fra Filip
pò molta grazia di quefta opera acquiftò appretto il
^303.0^6^^ era tanto venereo; che vedendo doa>
DD ii
}9*> PARTE n.
ne,che gli piaceflfero,fe le poteua auerc ogni fùa facul
ti donato le arebbe;&" non potendo per via di mezi,ri
traendolem pittura co' i ragionamenti la fiamma del
fuo amore inticpidiua.Era tanto perduto dietro a que
fio appetito , che all'opere prefc da lui , quando era in
quello vmore,poco o nulla lauoraua. Onde vna volta
fra l'altre e o s i m o de medici faccedoli fare vna
opera, in cafa fua lo nnchiufe, perche fuori a perder té
pò non andaffe;ma egli flatoci già due giorni , fpmto
dal furore amorofo, vna fera co vn paio di forbici fece
alcune lille de lenzuoli del letto, & da vna fineftra ca-
latoli attefe per molti giorni a fuoi piaceri. Onde non
lo trouando,& facendone Cosimo cercare , al fine
pur lo ritornò al lauoro; & d'allora innanzi gli diede li
berta, eh' a fuo piacere andaffe , pentito affai d'auerlo
per lo paifato rinchiufbjpenfmdo alla pazzia fua, & al
pericolo , che poteua incorrere. Per il che fempre con
carezze lo tenne dapoi:Et da lui ne fu (èruito con più
preftezza,dicendo egli, che l'eccellenze de gli ingegni
rari fono forme celefti,& non afini vetturini . Lauorò
vna tauola nella chiefa di Santa Maria Primerana in
(u la piazza di Fiefole;dentroui vna Noilra donna an-
nunziata dall'Angelomella quale è vna diligezia gran-
difsima,& nella figura dello Angelo tata bellezza,che
e pare veramente cofa celefle.Fece alle monache delle
Murate due tauole, vna della Annuziata, polla allo ai
tar maggiorejl'alt ra nella medefima chiefa a vno altare
détroui ilorie di S.Benedetto; & di S.Bernardo Se in pa
lazzo della Signoria dipinte in tauola vna Annuziata
fopra vna porta; & fimilmete fece in detto palazzo vn
San Bernardo (opra vn altra porta:& nella fagreflia di
S. Spinto di Fiorenza vna tauola con vna Noflra don
na & angeli dattorno Se Santi da lato;opera rara, & da
quelli noflri maeflri fiata fempre tenuta in grandini-
IRA FILIPPO. fyj
ma venerazione . In San Lorenzo alla cappella de gli
operai lauorò vna tauola con vn'altra Anunziata;& a
quella della rtufa vna, che non è finita. In Santo Apo-
ftolo di detta città in vna cappella dipinfe in tauola al
cune figure intorno a vna Nortra donna; Et in Arez-
zo a M. Carlo Marfupini la tauola della cappella di
San Bernardo ne monaci di Monte Ohueto >con la
incoronazione di Noftra donna & molti Santi attor-
no ; mantenutali cofi frefea , che pare fatta delle mani
di Fra Filippo pure al preiente . Doue dal fopradetto
M . Carlo oli fu detto , che egli auuertifìe alle mani,
che dipigneua, perche molto le Tue cofe n'erano biafi-
mate. Per il che Fra Filippo neldipigneredaindiin
nanzi la maggior parte o da panni o da altra inuenzio
ne ricoperfe per fuggire il predetto biafimo . Lauorò
in Fiorenza alle Monache di Annalena vna tauola
d'un Prefepio.Et in Padoua fi veggono ancora di lui
alcune pitture. Mandò. A Roma due fìoriette di fìgu
re picciole al Cardinal Barbone quali erano molto ec
cellentementc lauorate,& codone con dihgenzia.Et
certamente eh* egli con marauigliofà grazia lauorò,
& finitifsimamente vnì le cofe fue , per le quali fem-
pre da gli artefici in pregio , & da moderni maeftri è
flato con fòmma lode celebrato; & ancora metre che
l'eccellenza di tante fue fatiche la voracità del tempo
terrà viue , farà da ogni fecolo a liuto in venerazione.
Si trasferi a Prato , Cartello vicino a Fiorenza , douc
per parentela d'alcuni fuoi,che rimali» erano in còpa-
gnia di FRA DIAMANTE DEL CARMINO, flato
compagno & nouizio inlieme, alcuni Meli dimorò
faccendo opere in diucrfi luoghi di quel Cartello. Au
uenne allora, che le monache di Santa Margherita gli
allogarono per lo altare della chiefà vna tauola; laqua
le poi che egli ebbbe cominciata^ effendo nel monirte
DD Hi
398 PARTE. II.
ro, vide Fra Filippo vn di, vna figliuola di Francefco
Buti cittadin' Fiorentino ;laquale o per ferbanza ,;o
per monaca farfi era quiui condotta . Fra Filippo da-
to d'occhio alla Lucrezia; che cofiera il nome della
fanciulla,laquale aueua bellifsima grazia & aria : tato
operò con le monache,che ottenne di farne vn ritrat-
toci- metterlo in vna figura di Noftra donna per l'o
pia loro; la qual cofacon molta difficultagli concefle
ro.Et egli poi fece tanto per via di mezi & di pratiche
che egli fu io la Lucrezia da le monache,vn giorno ap
punto, eh' ellaandauaa vedere moftrar la cintola di
Noftra donna; onorata reliquia di quel Cartello . Di
che le monache molto per tal caio furono fuergogna
tc;& Francefco fuo padre non fumai più allegro , te-
nendoli per quefto vituperatifsimo,egli pur la riuole-
ua,& ella per paura mai non vi volte andare . Perche
molto delle qualità fue innamoratoli Fra Filippo la in
grauidò, & ella a tempo debito gli partori vn figliuol
mafehio , che fu chiamato Filippo egli ancora : & fu
poi come il padre,molto eccellente & famofo pittore.
In San Domenico di detto Prato fono due tauole , &
vna Noftra donna nella chiefadi San Fracefconel tra
mezo,ilquale leuandofi, doue prima era per non gua-
rtarla,tagliarono il muro,doue fu dipinto;& allaccia-
tolo con legni attorno,lo traportarono in vna parete
della chiefa doue fi vede ancora oggi. Et nel Ceppo di
Francefco di Marco, fòpravn pozzo in vn cortile è
vna tauoletta di man fua col ritratto di detto France-
fco di Marco , autore & fondatore di quella caia piai
Et nella pieue di detto Cartello fece in vna tauolina
ibpra la porta del fiaco fàlendo le fcale,la morte di San
Bernardo, che toccando la bara molti ftorpiati fàna,
doue fono frati,che piangono il loro morto maertro,
eh' è colà mirabile a vedere le belle arie di tefte nella
»ra hlippo. ^99
meftizia del pianto con artificio & naturale fimilitu-
dine contrafatte.Sonui alcuni panni di cocolle di frati
che hanno belìiisime pieghe, che meritano infinite lo
di per lo buon difegno , & colorito , componimento,
& per grazia,& proporzione , che in detta opra fi ve-
de condotto dalla delicatifsima mano di Fra Filippo.
Gli fu allogato da gli operai della detta Piene per aue
re vna gran memoria di lui,la cappella dello aitar mag
giore di detto luogo,doue moftrò tanto del valor fuo
in quefta opera, eh' oltra la bontà, & l'artificio di effa,
vi fono panni & tette mirabilifsime.Fecein quefto la-
uoro le figure maggiori del viuo,doue introduce poi
a gli altri artefici moderni il modo di dar grandezza al
la maniera d'oggi . Sonui alcune figure con abbiglia-
menti in quel tempo poco vfatidoue cominciò a de-
ttare gli animi delle genti a vfeire di quella femplicità,
che più tofto vecchia che antica fi può nominare. In
quello lauoro fono le fio ri e di Santo Stefano titolo
di detta Pieue, partite nella faccia dalla banda deftra,
che detroui fece ladifputazione,lapidazione , &mor
te di detto protomartire , Nella faccia del quale,diipu
tante centra i Giudei , dimoftrò tato zelo & tanto fcr
uore , che egli e cofa difticile ad imaginarlo , non che
ad efprimerlo.& ne' volti & nelle varie attitudini di ef
fi Giudei, l'odio, lofdegno&la collera, del vederi!
vinto da lui. Si come più apertamente ancora fece ap-
parire la beftialit.ì & la rabbia in coloro che lo vccido
no con le pietre , auendole atterrate chi grandi & chi
piccole,con vno ftrignere di denti orribile, & con ge-
tti tutti crudeli & tutti rabbiofi. Et nientedimeno in-
fra fi terribile affaltOjSanto Stefano ficuriisimo)& col
vifo leuato a'1 Celo,fi dimoftra con grandifsima carità
& femore fupplicarea lo eterno Padre , per quegli
fìefsi che lo vccideuano.Confider azioni certo bellifsi
4©0 .rATRTB. I!.:
me,&da far conoscere altrui, quanto vagliala inuen-:
zione del fàpere efprimere gli affetti nelle pitture . Il
che fi bene oflferuò coftui , che in coloro che fbtterra-
no Santo Stefano, fece attitudini fi dolenti , de alcune
tette fi afflitte & dirotte al pianto : che e non è appena
pofsibile di guardarle, fenza comuouerfi. 1l>ì l'altra ba
da fece la Natiuiti, la predicaci battefimo la cena d'E
rode,& la decollazione di San Giouanni Batifta:I>o~
ue nella faccia di lui predicante, fi conofee il diuino
fpirito:& nelle turbe che afcoltano,i diuerfi mouimeri
ti,& allegri & afflitti, fi nelle donne come negli liuomi
ni, attratti & fofpefi tutti negli ammaefìraméti di San'
Giouanni. Nel battefimo fi riconofee la bellezza & la
bontà;& nella Cena di Erode , la Maefta del conuito,
Ja deftrezza di Erodiana,lo ftupore de' conuitati,& lo>
attriftamento fuori di maniera , nel prefentarfi la teda
«agliata, dentro ai bacino. Veggonfi intorno al conui-
to infinite figure con molto belle attitudini, «Se ben*
condotte & di panni,& di arie di vifi,tra' quali ritrae
(è a lo fpecchio fé fteflb veftito di nero,in abito da Pre
3ato,& il fuo difcepolo fra Diamante . Et in vero,que
fìa opera fu la più eccellente di tutte le cofe fue , fi per
le confidera2Ìoni dette di fòpra , & fi per auer fatto le
figure alquanto maggiori che il viuo. Uche dette ani-
mo a chi venne dopo lui , di ringrandire la maniera .
Fu tanto per le fue buone qualità fumato, che molte
cofe , che di biafimo erano alla vita fua , furono rico*
perte, mediante il grado di tanta virtù. Dicefi , che
Meffer AllefTandro degli Aleflandri allora caualiere,
domeftico & amico fuo, gli fece per in villa fare per 1»
fua chiefaa Vincigliatanel poggio di Fi efole vna ta-
vola con vn Santo Lorenzo , & altri fanti , nellaquale
ritraffe lui & due fuoi figliuoli. Era molto amico del-
le'pcrfone allegre5&fcmpre lietamente viffe. Afra
DIAMANTI
« FRA FILIPPO. 401
DIAMANTE fece imparare l'arte della pittura^lqua-
le nel Carmino di Prato lauorò molte pitture; & della
maniera Tua imitandola aliai A fece onore;perche e' ve
ne a ottima perfezzione:fte (èco in fua giouétu San-
dro BOTICELLQ; PISELLO, IACOPO DEL
sellaio Fiorentino;che in San Friano fece due ta-
uole & vna nel Carmin o,lauorata a tempera,& infitti
ti altri maeftri, a i quali Tempre con amoreuolezza in-
gegnò l'arte . De le fatiche Tue onoratamente viflfè , 6c
fìraordi nanamente lpeie5mafsime nelle cofe d'amore;
delIequalidelcontinuo,mentreche viupKnoala mor
te Adilettò.Fu richiedo pervia die os imo de me-
di e i dalla comunità di Spoleti-,per fare la cappella nel
la chiefii principale della Nodra donna , laquale lauo-
rando mficmecon fra Diamante condufle a bonifst*
mo termine;& delle cofe fue,ch' egli fece^8c delle bel—
le,tenuta la bellifsima : ma interuenendo la morte fua
da lui non fu finita . Percioche dicono,che fendo egli
tanto inclinato a quefte fuoi beati amori,aIcuni pareri
ti della donna da lui amata lo fecero auuelenare. Finì
ii corfo della v ita fua Fra Filippo di età d'anni l x v i r.
nel m e e e e x x x vi 1 1. & afra Diamante lafcio in 30-
uerno per teilameto Filippo fuo figliuolo, ilqualefan
ciullo di dieci anni imparando l'arte da fra Diamante
feco fé ne tornò a Fiorenza; & pòrtotene Fra diaman-
te e e educati, che per l'opera fatta fi reftauano ad aue
re da le comunità : de quali comperati alcuni beni per
fé proprio, poca parte fece al fanciullo , Fu acconcio
Filippo con Sandro Botticello, tenuto allora maeftro
bonifsimo . Et il vecchio fu fotterrato in vn' fepolcro
di marmo roiTb & bianco,fatto porre da gli Spoletini,
nella chiefà che e'dipigneua. Dolfe la morte fuaa mol
ti amici &acosiMo de medici, & particularmc
te a Papa Eugenio; ilquale in vita fua volfe difpen£uv
EE
^01 fARTE. II.
lo, che potette auere per donna legitima la Lucrezia
di Francefco Buti-, laquale per potere far di fé & de lo
appetito Tuo come pareflc , non fi volfe curare d'aue-
re. Mentre che Sifto 1 1 1 1. viueua Lorenzo db
VEDICI fatto ambafciatore da'Fioretini,fece la via di
Spoleti , per chiedere a quella comunità il corpo di fra
Filippo,per metterlo in Santa Maria del Fiore in Fio-
renza:ma gli fu rifpoflo da loro, che efsi aueuano care
fìia d'ornamento^ mafsimaméte d'huomini eccellen
ti:perche per onorari] gliel domandarono in graziala-
uendo in Fiorenza infiniti huomini famofi,& quafi di
fnperchio;che e volelfe fare fenza quefto ; & cofi non
lo ebbe altrimenti . Bene è vero che deliberatoli poi di
onorarlo in quel miglior modoch'èpoteua, mandò
Filippino fuo figliuolo a Roma al Cardinale di Napo
li per fargli vna cappella . Ilquale pafTando da Spoleti,
per commifsione di Lorenzo fece fargli vna fepoltura
di marmo fotto l'organo fopra la fagreftia ; doue fpefc
ceto ducati d'orou' quali pagò Nofn Tornabuoni ma-
fìro del banco de Medici; & da M. Agnolo Poliziano
gli fece fare il prefente epigramma, intagliato in detta
lèpoltura di lettere antiche.
Conditm he ego fum pittura fama Philipptts ,•
Nulli ignota me& eft gratta mira mamu .
*/irtifices potui digit is animare color es}
Speratale anmosfalkre noce dm.
tpfa meisflupuit natura expreffà figuri*;
Mcque fiiìfafia eft artihm e/Jeparem.
Marmoreo Tumulo Medices Laurent ius hic me
Condidw.antc humih puluere teUus eram.
40}
PAVLO ROMANO
ET MAESTRO MINO
SCVLTORI.
—, Gli è pure vna temeraria profunzio-
ne; anzi vna grande & matta pazzia,
quella di coloro ; che per gara molte
volte fi mettono a volere effere lupe
riori a quegli, clie ne fanno più di lo-
ro ; & con i ftudio maggiore fi fono
affaticati nelle virtu:Oue quelli per-
uerfi dalla mala natura fpinti;& tirati da odio, fenza ri
{petto o freno di vergogna inanzi a tutti vogliono ef
fere i più ftimati.Et fi lafciano vfeire di bocca certe pa
role,che molte volte fanno lor danno. Perche gonfia-
ti dai veleni & dalle oftinazioni, ch'hanno concetto
in loro,fi danno ad intendere, & facilmente fi credo-
no fenza alcuna confiderazione( tutto che in parte e*
conofehino l'error loro dentro a fé ftefsi ) con la vam-
pa delle parole ricoprire la ignoranzia loro;& abbatte
re o fotterare quegli altri che humili , & di più fàpere
operando con le fatiche loro,poueramente,feguitano
l'orme della vera virtù. Et fé quefto non fegue fèmpre
egli aduiene pure fpeflb che infiniti credono alla ciur
ma delle loro parole . Et molte cofe per quefta via fo-
no allogate lorodcquali come cattiui & di mal' animo
che fono conducono fino a vna certa fine & trouatofi
al di fbtto delle opere per la imperfezzione; le guafìa-
no,& di que paefi fi fuggono ; attribuendo ciò alla al»
tezza dello ingegno, alla fantafticheria dell'arte,o alla
uaritia.de principi o a qualche altra nuoua feiagura .
La onde col tempo fcuoprono poi la ragia del fàper la
EÉ ii
404 PARTE II.
ro nelle artlxotne fcoperfe di fé maeflro Mino (culto
re.Il quale fu tanto profontuofo , che oltra il far fuo,
con le parole atzaua tanto le proprie fatiche per le le-
derne nel fard allogazione da Pio fecondo pontefice
a Paulo fcultor Romano d'una figura ; egli tanto per
inuidia lo (limolò & infellollo, che Paulo,il quale era
buona & vmililsima perfona fu sforzato a rifentirfi .
Laonde Mino sbuffando con Paulo voltila giuocarc
mille ducati,a fare vna figura con cifo lui . Et quello
con grandifsima prò funzione & audacia diceua;cono
feendo egli la natura di Paulo, che non volcuafaflidi;
non credendo egioche tal partito accettaiTe.Ma Paulo
accettò l'inuito : & Mino mezo pentito,folo per ono-
re fuo cento ducati giuoco. Fatta la figura fu dato a
Paulo il vanto5come raro. Se eccellente eh* egli eraj&
Mino fu feorto per quella perfòna nell'arte , che più
con le parole,che con l'opre valeua. Sono di mano di
Mino a Monte Cafsino,luogo de monaci neri nel Re-
gno di Napoli , alcunefepolture , & in Napoli alcune
cofe di marmo. In Roma il San Piero & San Paolo,
che fono a pie delle (cale di San Pietro, & in San Pie-
tro la fèpoltura di Papa Paulo II. Et la figura , che
fece Paulo a concorrenza di Mino, furi San Paulo,
eh' all'entrata del ponte Santo Angelo fu vn baiamen-
te di marmo fi vede: il quale molto tempo (lette in-
anzi alla cappella di Siflo 1 1 1 1. non conofciuto . Au-
uenne poi,che clemente vii. Pontefice vngior
no diede d'occhio a quefta figura, & per edere egli
di tali effercizii intendente , & giudiciofb, gli piac-
que molto. Per il che egli deliberò di far fare vn San
Pietro della grandezza medefima , Et infieme alla en-
trata di ponte Santo Angelo doue erano dedicate a
quefti Apoftoli due cappellerie di marmo,leuar quel-
le che impediuano la villa al caftello,& metta ui que-
PAVLO ET MINO. ^Of
(le due ftatue. Il medefimo Paulo fece vna ftatua di
armato a cauallo, che oggi fi vede in terra in San Pie-
tro5vicmo alla cappella di Santo Andrea . Ottenu-
ta che egli ebbe quelìa vittoria, fu tenuto poi Tempre
in pregio & in venerazione grandifsima in vita & in
morte.Ma egli che gli piaceua far poco & bene fèpara
tofìdale faccende, firiduiTe ad vna vita folitanaÓC
quieta . Nella cjuale,condottofì già a la età di l v i r.
anni. in Roma fua patria fi mori : Et onoratamente fu
fcpellito;Meritandone co'l tempo cjuefto epigramma.
Jlontanutfecit de marmore Paulm ^Amorem;
^tque arcum adiuuxit cumpharetra &*facil>M.
ilio perdiderat Venut aurea, tempore natum ,
Quemjèdes quarens liquerat tìla Poli.
Hoc opm(ut Romam diuerterat)aJJ>icit ; atque
Gaudetyfe natum comperi/JJè putans .
Scdpropnorfenfit cum frigida marmora3 damat
.Ari ne hommumpojjùntf alien faBa Vcosf
Fu creato di Paulo iancristoforo Romano,
che dopo lui nufei valente {cultore.
EE
in
4c6
CHIMENTI CAMI
CIA ARCHITETTO
FIORENTINO.
Hi di fé rende al Mondo buon' con
to , per le cofe che e lafcia di archi-
tettura,bene intefè, & meglio con-
dotte j merita certo lode infinita;&
veramente non fenza giufta cagio-
ne . Concio fia che più degnai di
maggior pregio fi debbe Tempre te-
nere quella arte; che porta a gli huomini vniuerfalme
te comodo & vtile fopra l'altre . De lequali fé bene io
non debbo,nè voglio difputare , o difeorrere; non in-
tendo però tacermi,che la Architettura non (blamen-
te è vtile & comoda alla vita vmana:Ma fommamen-
te necefTaria. Conciò fia che lenza efla,non vo' dire i
Palaz2Ì,le Fortezze, le Città,le Macchine,iTirari;ma
le {empiici abitazioni che ci difendono da gli incorno
di;& la Agricultura fteffa che ci mantiene la vita,o no
fàrebbono in modo alcuno; o fi fattamente difordina-
te,che poco profitto fé ne trarrebbe. Per la qual cofà,
chi diuiene in quella famofo , debbe meritamente fra
tutti li Artefici auer luogo & pregio grandifsimo ; &
come io ebbe ne' tempi fuoi chimenti camicia,
che in Vngheria,per quella virtù,meritò effere molto
(limato da quel Re;& onoratifsimamente riconofciu-
to. I principii di coftui interamente ci fono afeoftì ; &
da la patria in fuori che fu Fiorenza non fappiano di
lui direaltro;fènonchea feruiziodel Redi Vnghe-
ria, egli fece Palazzi, Giardini, Fontane , Tempii , &
muraglie grandifsime di fortezze;con intagli & orna-
CHIMENTI CAMICIA.
4°7
menti di palchi molto garbati ; Che furono condotti
di poi per le mani di b accio celli n i,conbellez
za & grazia infinita . Dopo le quali cofe Chimenti co
me amoreuole della Tua patria,fe ne tornò a Fiorenza;
Et b A e e 1 o fi refìò in Vngheria;facccndo lauorarc in
Fiorenza sberto unaivolo pittore Fiorctino
alcune Tauole ; lequali condotte in Vnghcria furono
tenute cofa bellifsima ; Etneacquifìò apprefìb quel
Re grandifsimo nome Berto predetto, il qu ale nel-
la citta di Fioreza patria fua lauorò ancora per le cafe
de cittadini alcuni Tondi di Noftra Donna, molto
lodati da chi gli vide.Ma non contentandoci la Fortu-
na, che e' paf faffe più là con l'arte, di x v 1 1 1. anni ce Io
rapì. Chimenti vn altra volta ritornato nella Vnohe-
na,non dimorò molto tempo in quella : Perche anda-
do su pel Danubio a dar' dilegni per le Mulina, prete
perlaftracchezza vna infermità , che in breuifsimi
giorni lo condu fle ad vn'altra vita. Le opere di quefti
maeltri furono circa ìImcccclx x.Quando ancora
fu appreffo di Papa Sifto III I. Baccio pintelli
Fiorentino, il quale per lo ingegnio fuo nella architet
tura meritò che il predettoPapa in ogni fuaimprefa fé
ne fèruifle.Coftui dunque fabricò Santa Maria del Po
polo,la libreria di Palazzo,lo Spedale di Santo Spirito
in Saftia : Et con tutta quella magnificenzia che è po-
te,fi sforzò onoratamente feruire il Papa. Fece Ponte
Siilo in fu il Teucre , & la cappella in Palazzo detta di
Siflo, con tutte quelle chiefe cherinouò il detto Papa
nel Giubileo. Et affermano alcuni che è fece ancora il
modello della chiefà di Santo Agoflino di Roma : Ma
che e Ci mori auanti che efla chiefà Riffe finita . Ma ri-
tornado al Camicia egli ha poi auuto co'l tempo que-
fto epitaffio .
4òg
CHIMENTI CAMICIA.
Stagni ^quidotti^ Terme x & Coìifei
Che furori di Vetrumofepolturd
Nella fama quaggiù : il architettura
Viueper me nelle oprej&* Io per lei
ANDREA DAL Ca-
stagno DI MVGELLO
PITTORE.
Vanto fia biaf meuole in vna perfò-
na eccellente il vizio della inuidia;
che in nefiiino douerrebbe allogiarfi
mai;&in oltre quanto federata &
orribil cofa il cercare fono fpezie
d'una fimulata amicizia , fpegnei e in
altri non folamente la fama & la gio-
ii iajma la vita (Uffa; Non credo io certamente che ben
£a pofsibile efprimeriì con le parole : vincendo la fcele
ratezza del fatto ogni virtù & forza di lingua ancora
che eloquente.Per il che fenza altrimenti difendermi
in quefto difeorfò, dirò folo che ne fi fatti alberga fpi-
rito non dirò inumano & fero,ma crudele in tutto &
diabolico: Tanto lontano da ogni virtù, che non (bla-
mente non fono più huomini ; ma ne animali ancora
eenero(ì,o degni di viuere . Conciò ila che quanto la
emulazione & la concorrenzia che virtuofaméte opc
rando cerca vincere, & fouerchiare 1 da più di fé , per
acquiftarfi gloria & onore;è colà lodeuole, & da effe-
re tenuta in pregio , come neceffaria ed vtile al Mon-
do:tantoperlo oppofito3& molto pulimenta biasimo
& vituperio?
ANDREA DA'L CASTAGNO.
4C*
&vitupcriodafceIeratifsima inuidia,che non appor-
tando onore, o pregio in altrui , fi difpone a prillar di
vita,chi ella non può fpoliare de la gloria ; Come fece
lo feiaurato Andrea de 1 Caftagno.La pittura & dise-
gno del quale fu per il uero eccellente Se grande ; Ma
molto maggiore il racore Se la inuidia, che e'portaua
a gli altri pittori; Di maniera che co le tenebre del pcc
cato , (otterrò & nafcofe in tutto ogni fplendor della
Tua virtù. Coftui per efler nato in vna piccola villetta
non molto hmghi a la Scarperia di Mugello contado
di Firenze,comunemente detta il Caftagno;ic la prc-
fe per fuo cognome,quado venne a ftare in Fiorenza,
Ilche fuccede in quella maniera. Eflendo egli nella pri
ma Tua fanciullezza rimafo fenza Padre,fu raccolto da
vn Tuo zio,chelo tene molti anni a guardare gli arme
ti,per vederlo pronto & fuegliato , & tanto terribile*
che e fapeua far riguardare non {blamente le Tue he--
fìiuole : ma le pafture Se ogni altra cofa , che attcneife
al fuointerefTe.Continouando adunque in tale eferci
zio,aduenne che fuggendo vn'giornola pioggia, fi ab
battè a cafb in vn* luogo, doue vno di quefti dipinto-
ri di contado , che lauorano a poco pregio;dipigneua
vn' Tabernacolo d'un'Contadino,non però di molto
momento. Andrea che mai più non aueua veduta vna
ficai!' cofiijaifalito da vna fubita marauiglia, cominciò
attentifsimamente a guardare Se confidcrare la manie
ra di tale lauoro:Et gli venne fubito vn' defiderio gra
difsimo. Se vna voglia fi fpafimata& auida di quella
arte.che lenza mettere più tempo in mezo , cominciò
per le mura Se fu per le pietre co' carboni, o co la pun
ta del coltello a fgraffiare Se a difegnare animali Se fi-
gure fi fattamente ; che e' moueua gran marauiglia in
chi le vedeua ... Cominciò dunque a correr la fama tra'
4j0 f ARTE II.
contadini di quello nuouo fludio di Andrea : & per-
uenendo(come volfe la Tua ventura ) quefta cofa a gli
orecchi d'un' Gentilhuomo Fioretino chiamato Ber-
nardetto de Medici, che vi aueua Tue poflefsioni; vol-
le conofcere quello fanciullo. Et vedutolo finalmente
& vditolo ragionare con molta prontezza ; lo diman-
dò fé egli farebbe volentieri l'arte del Dipintore. Et ri-
fondendoli Andrea che e' non potrebbe auuenirli co
fa più grata;nè che quato quefta mai gli piaceffe; A ca-
gione che e' venifle perfetto in queìla,ne lo menò con
feco a Fiorenza , & con vno di que maeftri che erano
all'ora tenuti migliori , lo acconciò a lauorare . Per il
che fegucdo Andrea l'arte della pittura , & a gli ftudii
di quella datofi tutto , moftrò grandifsima intelligen-
zia nelle difficulta della arte, & maftimamente nel di-
fegno.Non fece già cosi poi, nel colorire le fue opere,
lequalifaccendo alquanto crudette & afpre, diminuì
gran parte della bontà & grazia di quelle:&mafsima-
mente vna certa vaghezza, che nel fuo colorito non (ì
ritruoua. Eragagliardifsimo nelle mouezie delle figu
re,& terribile nelle tefte de rnafchi & delle femmine,
faccendo graui gli afpetti loro, con buon' difegno.Lc
opere di mano fu a furono da lui dipinte nel principio
della fua giouanezza nel chioftro di San Miniato al
monte , quando fi feende di chiefà per andare in con-
uento di colori a frefeo, vna ilo ria di San Miniatoci
San Crefci,quado dal padre & da la madre fi partono.
Erano in SanBenedetto fuor della porta a Pinti opere
di man fua in vn chioftro, & in chiefa:& negli Agno-
li di Fiorenza è ancora vn Crocififlb nel chioftro di-
rimpetto alla porta che s'entra prima, dipinfè a legnaia
in cafà di Pandolfo Pandolfini in vna {àia molti huo-
mini illuftri ritratti di naturale. Et alla compagnia del
ANDREA DA*L CASTAGNO;
4**
Jo Euangelifta vn fègno da portare in procefsione te-
nu to bellifsimo;& nel conueto de' Serui in detta cit-
tà lauorò in frefco tre nicchie piane in certe cappelle
luna e quella di San Giuliano con ftorie fue3che oltra
la figura v'è vn cane in ifcorto,che fu lodato molto;&
umilmente fopra quefta cappella lauorò quella di San
Girolamo , nellaquale dipinfevn San Girolamo /ec-
co & rafo molto con difegno & faticha da lui condot
to. Et fbpra vi fece vna Trinità, che ha vn CrocififTo,
che fcorta; del quale nel vero molte lodi per tal cofa
merita Andrea , per auere egli dato forma & difegno
a gli fcorti migliore & con maniera più modernajche
gli altri inanzi a lui non aueuano fatto. Similmente
l'altra cappella fòtto quella dell'organo,laquale fece ù.
re M . Orlando de Medici; dentroui Lazaro Marta &
Maddalena,da lui medefìmo lauorata;& alle monache
di San Giuliano vn Crocififfo a frefco {opra la porta,
con San Domenico,San Giuliano,& Nofìradonna &
San Giouanniin frefco da lui con più amore & ftu-
dio condotti a fìneulqualefu tenuto per vna delle fue
pitture la migliore, chefaceffe giamai;da tutti i pitto-
ri vniuerfalmente lodata.Lauorò ancora in Santa Cro-
ce alla cappella de Caualcanti , vn' San Francefco , &
San Giouanni Batifìa,bonifsime figure. Ma molto
più fece ftupire& marauigliare gli artefici nel chio-
fìro nuouo di detto conuento:nella teftadelquale di-
rimpetto alla porta in vna ftoria a frefco,dipinfè e hr I
sto alla colonna battutojdoue tirò vna loggia con co
lonne in profpettiua con crociere di volte a lifte dimi
nuite,& le pareti commeffe a madorle doue non maro
comofhò d'intendere la difficultà della profpettiua,.
che fi faceffe il difegno dell'arte nella pittura; nellaqua
le opra Andrea fece attitudini sforzatifsimedi colo-
losche flagellano e HR I s T o i Dimoftrando non me-
411 PARTE IT.
noia rabbia & l'odio in coloro ; che la Manfuetudine
& la Pazienzia indio iesvchiusto. Nel corpo
del quale ai-randellato & flretto con funi alla colon-
na , pare che Andrea tentaffe voler moftrarc, il patire
delia carne;& che la diuinità nafcofa in quel corpo, ar
rechi in (e vn certo fplendore di nobilita . Per il quale
commolfo Pilato che fiedetra' Tuoi configlieli , pare
che cerchi di trouar* modo da liberarlo. Et è fi fatta
quella pittura, che fé ella non fuflc ftata graffiata &
guafta dalla ignoranza di chi ha voluto vendicarfi con
tra iGiudei;el!a farebbe certo bellifsima tra tutte le co
fé di Andrea t Alquale fé la natura auefi'e dato genti-
lezza nel colorire, come ella gli dette inuenzione&
difegno,& fapere efprimere gli afìetti,e' farebbe vera-
mente flato tenuto,& perfetto & marauigliofò . Di-
pinfe in Sata Maria del Fiore l'imagine di Niccolo da
Tolentino a cauallo,doue lauorando auuenne che vn
fanciullo dimenò la fcala , perche egli in colera falito,
glicorfe dietro fino al Canto de Pazzi. Fece ancora
in Santa Maria Noua nel cimiterio infra l'offa vn San-
to Andrea,che fu cagione, che & il Refettorio,doue i
feruigiali mangiano & gli altri dello fpedale,la cena di
christo con gli Apofìoli vi dipigneffe . Per il che
acquiflato grazia con la caia de Portinari fu meffo al-
la cappella dello aitar maggiore di San Gilioin detta
chiefa; nellaquale lauorò vna parete j & dell'altre vna
ne fu data ad Aleffo Baldouinetti,& l'altra al molto al
loia celebrato pittore do Menico da vinegia.
Perche i Portinari l'aueuano fiuto venire da Vinegia,
pcrcioche di quel luogo il colorire a olio portato auc-
ua, onde di tal cola grandifsimainuidia gli ebbe An-
drea; & benché fi conofcefle effere più eccellente di
lui,pcr queito non reuò,che non lo inuidiaiìe; perche
vedendolo Andrea come foriftieroda'fuoi cittadini
ANDREA DAL CASTAGNO.
4*5
con molte carenze tratcnutOifu cagione, cheinuelcni
to pensò di torfelo dinanzi col perfegui tarlo con frau
de. Era Andrea perfona al!egnfsima.,& Simulatore
non manco valente che pittore, fé bene ncSfunonol
conofceua,& molto nella lingua Spedito & d'animo
fiero , & in ogni azzione del corpo come della mente
rifoluto.Vsò ad alcuni artefici, nell'opre che fecero, le-
gnare col graffio dell'ugna gli errori, che in quelle co
nofceua;& ancora a quegli, che nella fua giouanezza
lo aucuano morfb nelle prime opre , che fu ora aueua
mefìb,per iftizza dar delle pugna loro , & a buona oc-
casione di altrui,che roffendcua,vendicarSì . Auenne,
che di quei primi di, che Domenico e\a vine-
G i a il-quale nella fagreftia di Santa Maria dell'Oretto
aueua dipinto in compagnia di Piero della FranceSca,
giunfe in Fiorenza fece fui canto de'CarnefecchineL
l'angolo delle due vie , che vanno a Santa Maria No-
uella vn tabernacolo a frefeo con vna NoSlradonna &
alcuniSanti da lato,onde molto da cittadini & alterici
in quel tempo fu lodato Per il che crebbe ad Andrea
lainuidia& lo Sdegno cótra di lui affai maggiore che
prima non aueua. La onde fatto pratica più Sì domcfti
co con Maeftro Domenico:il quale perche buona per-
fona & amoreuoleera , aliai allamuSìca attendeua:
& dilettandosi fonare il liuto, andaua la notte cantan-
do , & alcune {crenate faccendo a fuc innamorate : 3c
Andrea Spello in compagnia di lui andaua, monftran-
do non auci e più grato ne più domeflico amico,onde
gli fu infegnato da Domenico l'ordine e'1 modo del
colorire a olio , ilquale in Tofcana non era ancora in
vfo . Aueua Andrea finito a frefeo nella cappella vna
ftoria della Noftra donna , quando e dallo angelo an-
nunziata che è tenuta cofa bellissima per auerui egli
dipintolo angelo in aria, cofa non vfataSìnoaquei
FF iii
414 PARTE IT.
tempo , Ma molto più bella ancora fu tenuta vna altra
iftoria d'una Noftra donna pure quando ella fàle i gra
di del Tempio :in sui quali figurò molti poueri,&fra
eli altri vno che con vn' boccale da in fu la tefta ad vn
altro,cofa molto bene finita da lui per lofprone della
concorrenziadi maeftro Domenico,con induftria,ar-
te,& amore . Dall'altra parte aueua maeftro Domeni-
co fatto ad olio nell'altra parete di detta cappella la Na
tiuità,& lo fpofalizio di detta Vergine:& Andrea aue
uà cominciato a olio l'ultima ftoria della morte di No
fìradonna:Nellaquale perla concorrenziadi M.Do-
menico fpronato dal defiderio di e(Ter' tenuto quello
ebe egli era veramente , fece in ifcorto vn' Cataletto
dentroui la morta, la quale non e vn' braccio & mezo
di lunghezza , & pare lungha tre.Intorno a quefta fi-
gurò gli Apoftoli in vna maniera, che fé bene fi eono-
fee ne vifi loro la allegrezza del vederne portare quel-
la anima in Cielo da iesvchristo; e vi fi cono-
sce ancora il dolore & l'amaritudine del rimanere in
terra fenza efìa. Tra gli Apoftoli mefcolò molti Ange
li che tengono lumi accefi, con belle arie di tefte , & fi
bene condotte, che e'moftrò certamente di faper ma-
neggiare i colori a olio fi bene,quanto M. Domenica
fuo concorrente . Tuttauolta , auendo già condotto
quefta opera a bonifsimo termine, accecato dall'in 111*-
dia per le lodi , che alla virtù di Domenico vdiua dare
volendo al tutto leuarfelo dattorno, imaginofsi varie
vie da farlo morire, & fra l'altre vna ne mife in esecu-
zione in quefta guifà.Vna fera di ftate, come altre voi
te era folito,maeftro Domenico tolfe il liuto,& di San
ta Maria Nuona partitofi,lafciò Andrea , ìlquale nella
camera fu a difegnaua , & l'inuito , che Domenico gli
aueua fatto di menarlo a ìpaflò per la terra accettar no
volfe , moftrando che allora aueffe fretta di difegnare
alcune cofe importanti; Per il che Domenico fubito-
ANDREA Da'l CASTAGNO. *r-
partito , & a Tuoi piaceri vfati per la citta caminando;
Andrea fconofciuto nel Tuo ritorno fi mife ad afpettar
Io dietro a vn canto , & con certi piombi il liuto & lo
ftomaco a vn tempo gli sfondò, & con efsi anco di ma
la maniera fu la tefb il percofTe, & non finito di mori-
re,fuggendofi in terra lo lafciò; & a Santa Maria Nuo
uà alla fua ftanza tornato fi rimife con l'ufcio foc-
chiufo,intorno al difegno, che auea lafciato . Parche
fentito in poco fpazio di tempo il romore del morto
portatofi,gli fu da alcuni feruigiali di quel luo»o per-
coflà la porta della camera , & datogli la nuoua del
quafi morto amico.La onde corfo a'1 rumore con fpa-
uento terribile gridando tuttauia fratel mio3& pianto
lo afTai ,poco andò,che Domenico gli fpirò nelle brac
cia.Ne mai per alcnn tempo Ci feppe, chi morto I'aue£
fe:Et fé Andrea venendo a morte, in confezione non
lo manrfeftaua,nullafe ne faprebbe ancora. Fini l'ope-
ra fua, & quella del morto amico rimafeimperfetta,la
eguale da gli artefici comunemente, & da tutti i citta-
dini fu lodata.Dipmfe Andrea in S. Miniato fra le tor-
ri di Fioreza vna tauola, nellaquale è vna All'unzione
dli Noftradonna co due figure;&allanaue a Lanchec
t.a fuor della porta allagiuftizia,vn tabernacolo d'una
Hoft radóna.Et Domenico in Perugia fece altrefi vna
Clamerà per liBaglioni,tenutavaghifsima;& ancora in
rmolti altri luoghi alcune opre bellifsime.Egli era otti
mio profpettiuo,& in molte cofe dell'arte molto valfè.
Gìli diedero fepoltura in Santa Maria Nuoua nell'età
dtegli anni fuoi lvi.& Andrea feguitò per Fiorenza,
l'altre fue opere.Lauorò in cafa i Carducci in Fioreza
o^ggi de Pandolfini , alcuni huomini famofi , parte ri
Bratti di naturale , Se parte da Ini inuefligado l'effigie.
T-Va i quali fono Philippo Spano de gli Scolari , Dan-
te:* Perarcha, il Boccac cio,& altri cau alien fra va
4I6 PARTE. It.
buon numero di literati i quali fono {lati lauorati da
lui con molto amore . Alla Scarperia5che è cartel lo in
Mu^ellojpaflb per Bologna/opra la porta del palazzo
del vicario è vna Canta ignud i molto bella;& in Fio-
renza per la ribellione d'alcuni cittadini nella faccia
del palazzo del podefta furono da lui dipinti quegli,&
per vn piede impiccatilo tanto difegno5cheacqui(lò
più nome,che prima non aueua fatto:& da quelli,per
che ella era pittura famofa & publica fu chiamato An
drea de gli Impiccati. Viflfc nei fuo tepo molto onora-
tamele, & perche era perfona fplendida& dilcttauafi
molto di veftire & di ilare in cafa pulitamente; Lafciò.
poche facilità alla morte fua: laquale gli tronco la vita
nella età d'anni l xx i. Et rifipédofi dopo la morte fua
l'impictà, che egli aueuavfataamaellro Domenico,
conodiofeefcquie fu fepolto in Santa Maria Nuoua
e fu gli fatto quello epitaffio *
Cattaneo *Andre& menjùra incognita nulla
^4tque color nuUnsJinca nulla fuit.
lnutdia exarfitfuitqueprocliuis ad iram :
Vomitium bine Venetumfubftulit mfidìjsx
Vomitium iUujlrempiSiura.Turpat acutum
Sicfape ìngemum uh inimica mali*
Lafciò fuoi discepoli iacop del corso, che fu
ra^ioneuole maellro, il p i s a n e l l o,che fini le fuc
Cofe, IL MARCHIN O, & GIOVANNI DA- R O-
y e zza no, L'anno mcccclxxiii.
GENTILE
47
GENTILE DA FA
BRIANO ET VITTO-
RE PISANELLO
PITTORI.
Randifsimo vantaggio ha chi cam-
pa in vno auuiamento3 dopo la mor
te di chi ha procacciato qualche de-
gna opera , donde egli abbia ad ac-
quifìar' nome.perche fenza molta fa
tica,feguitado l'ombra del fuo mae-
ftrojfotto quella protezzione , fi per
uiene a que' fìni;che fé per fé folo vi fi doueffe arriua-
re,bi fognerebbe più lungo tempo,& fatiche maggio
ri affai . Ilche , ancora che in molti fi fìa veduto3fi po-
tette vedere & toccare ( come fi dice ) con mano,nel
Pifanello pittoreill quale dimorato molti anni in Fio
renza co Andrea da'l Calcagno , & finito le opere Tue
dopo la morte di quello;acquifl:ò tato credito col no-
me di Andrea; che venendo in Fiorenza Papa Marti-
no V. ne lo menò fèco a Roma;& in Santo Ianni Lu-
terano , in frefeo gli fece fare alcune iftorie vaghifsi-
me,& belle al pofsibile. Perche egli abondantifsima-
mentemifein quelle vna forte di Azurro oltramari-
no donatoli dal detto Papa,fì bello & fi colorito , che
non ha auuto ancor' paragone . Et a concorrenza di
quelito lauoromaeftro Gentile da Fabbriano alcune
iftorie difotto a lui:Et infra l'altre , fece di terrena tra
le fìneftre in chiaro & feuro alcuni Profeti ; che fono
tenuti la miglior cofa di tutta quella opera. Il Pifanel.
3o per proprio nome detto Vittore, dipinfe ancora in
GG
418 PARTE.IT.
altri luoghi per Roma ; & parimente nel campo fànto
di Pifà;Nellaquale come in amatifsima Patria Tua, di-
morando poi lungamente, terminò finalmente afki
ben maturo la vita fua.Cortui oltre a querto fu eccel-
lentifsimo'ne'bafsi rilieui : & fece le medaglie di tutti
i Principi di Italia:& quelle del Re Alfonfo I.mafsima
niente. Ma Gentile feguitando il dipignere, co molta
diligenzia,fece infiniti lauori nella Marca,& particu-
larmentein Agobbiodoue ancora fé ne veggono al-
cuni ; & fimilmentc per tutto lo ftato d'Vrbino . La-
uorò in SanGiouannidi Siena ;& in Fiorenza nella
fagrertia di Santa Trinità, fece vna tauola con la ifto-
na de' Magi:& in Perugia molti lauori;& ipecialmen
te in San Domenico, doue e fece vna tauola molto
bella. Dipinfe ancora in città di Cartello, fino a che vi
timamente tornò a Roma; doue lauorando per forteti
tarfi , fi condufl'e a tale eflfendo fatto parletico , che è
non operaua più cofa buona . Laonde flette più di
fei anni, che nulla fece ; & confumato dalla vecchiez-
za,trcuandofi già l x x x. anni,finalmentepur fi mori;
Et gli fu fatta quella memoria.
Hicpulchre nouìt mrios mi/cere colores :
Pmxit & in mrijs wbibm Italia.
4*9
PESELLO ET
FRANCESCO P E-
SELLI PITTORI
FIORENTINI.
1 Are volte fuole auuenire, che i difee
poli de'maeflri rari3fe ofleruano i do
cumenti di quegli , non diuenghino
molto eccellenti; Et che fé pure non
fé gli lafciano dopo le fpalle ; non gli
pareggino almeno ;& fi agguaglino
^ a loro in tutto. Perche il follccito fer
uore della imitazione con la afsiduiti. dello iìudio, ha
forza di pareggiare la virtù di chi gli dimofìra il vero»
modo dello operare . Laonde vengono i discepoli a
farfì tali,che e' concorrono poi co' maeilri3& gli auan
zano ageuolmcnte per effer Tempre poca fatica , lo ag
giugnere a quello che è trouato . Et che quello fìa il
vero , Francefco di Pefello imitò talmente la maniera
di fra Filippo; che fé la morte non ce lorapiua cofi
acerbo , di gran lunga lo fuperaua . Conofcefi , che
Pefello imitò la maniera d'Andrea dal Caftagno,
& tanto prefe piacer del contraffare animali , & di te-
nerne fempre in cafà vini d'ogni fpecie che e fece que
gli fi pronti & viuaci , che di quella profefsione non
ebbe alcuno nel fuo tempo, che gli facefìe paragone;.
Stette fino all'età di xxx. anni fbttoladifciplinadi
Andrea imparando daluu&diuenne bonifsimo mae~
iìro. Fece nella via de Bardi la tauola della cappella di
Santa Lucia j laquale gli arrecò tanta lode che per la
Signoria di Fiorenza gli fu fatto dipignere vna tauo-
la a tempera3quando i Magi offerirono a e h r i s t oj.
G G ii
«f.10 PARTE. II.
che fa collocata a meza (cala del loro palazzo ; perla
quale Pefelló acquiftò gran fama. Fece ancora alla cap
pellade'Calualcanti in Santa Croce (otto la Nunzia-
ta di Donato, vna predella con figurine piccole, den-
troui ftorie di San Niccolò. Et lauorò in calli de' Medi
ci vnafpalliera d'animali molto bella :& alcuni corpi
di cailbni con ftoriette piccole con gioftre di caualli.
Et veggonfi in detta cafa fino al di d'oggi di mano fu a
alcune tele di Leoni , i quali s'affacciano a vna grata,
che paiono viuifsimi;& altri ne fece fuori:& fimilmen
te vno , che con vn ferpente combatte;& colori in vn
altra tela vn bue de vna volpe con altri animali molto
pronti & viuaci. Fece ancora a Piftoia vna tauola in S.
Iacopo, laquale è molto diligentemente finita ; Se per
la citta fua vna infinità di tondi, che fmarriti per le ca-
fe di cittadini fi veggono. Fu perfona molto modella,
moderataj& gentile ; & fempre che poteua giouare a
fr\ì amici, con amoreuolezza & volentieri lo faceua .
Tolfe moglie giouane , & ebbene Francesco
detto pesellino fuo figliuolo , che attefè alla
pittura imitando gli andari di Fra Filippo infinitamen
te.Coftui fc più tempo viueua per quello che fi cono-
fce;auerebbe fatto molto più eh' egli non fece ; perche
era ftudiofo nell'arte ; ne mai reflaua ne di, ne notte di
difegnare . Perche fi vede ancora nella cappelladel
Nouiziato di Santa Croce fono la tauola di Fra Filip-
po vna marauigliofifèima predella di figure piccole,
lequali paiono di mano di Fra Filippo. Egli fece mol-
ti quadretti di figure piccole per Fiorenza. & in quel-
la acquiflato il nome fé ne mori d'anni xxxi. perche
Pefello ne rimafe dolente; ne molto (lette che lo fegui
lafciado il mondo no manco pieno dell'opre, che s'ab-
bia fatto di nome.Viffe inFiorcza anniLXX vi i.Etin
fieme col fuo figliuolo fu onorato poi di quelìi veifi.
4"
Separicene ti Culo i daoì Gemetti}
Tal cgne il Padre et' If gito la bella *Artc:
Che Stipelle fa di fé fama in le carte
Come fari le rare opre a duoiPefellu
BENOZZO PITTO
RE FIORENTINO.
HI caminaconlefatichealaflrada.
della virtù; ancora che ella fia (come
e' dicono) & faflofà, & piena di (pi-
ne; A iafìne della falitafi ritruoua
pur finalmente in vn' largo piano;
con tutte le bramate felicità. Et nei
riguardare a baffo , veggendo i cat-
tiui pafsi con periglio fatti da lui; Ringrazia dio che
a faluamento ve lo ha condotto ; Et con grandifsimo
contento fuo , benedice quelle fatiche;che già tato gli
nncrefceuano.Et cofi rincorando i paffati affanni, con
la letizia del bene prefente ; lenza fatica pur fi affatica,
per far conofeere a chi lo guarda; come i caldi , i gieli,
i fudori,la fama,la fète,& gli incomodi,che fi patifco-
no per acquiftare la virtù ; liberano altrui da la pouer-
tà;& lo conducono a quel ficuro& tranquillo flato;
doue con tato contento fuo lo affaticato benoz z?o
fi riposò. Coiìui fu difcepolo dello Angelico Fra Gio
uanni5a ragione amato da lui;& da chi lo conobbe,te
nuto praticoli grandifsima inuenzione, & molto co
piolo negli animali,nelle profpettiue,nc' paefi , & ne-
gli ornamenti. Fece tanto ìauoro nella etàfua;che e'
moilrò non eflerfi molto curato d'altri diletti : & anco
rache è non fu fle molto eccellente a comparazione
GG iii
421 PARTE II.
di molti,che lo auanzarono di dilegno; fuperò niente
dimeno coi tanto fare tutti gli altri della età fua : Per-
che in tanta moltitudine di opere,gli venero fatte pu-
re delle buone . Dipinfc in Fiorenza nella Tua giova-
nezza alla compagnia di San Marco la tauola dello al-
tare;& inSan'Friano, vn' tranfiurdi San Icronimo,
che è flato guaito per acconciare la facciata della chic
fa lungo la lìrada . Nel palazzo de' Medici Cccc in fre-
fco la Cappella con la ftoriade' Magi , & a Roma m
Araceli nella cappella de' Cefarini le ftorie di Santo
Antonio da Padoua , & in Santo Apoftolo,la cappella
dello aitar' maggiore. Laquale per le fatiche durateti^
& per alcune figure fcortate, ebbe grido & fama gran
difsima in quella città, & fu cagione di farlo conofce-
re per molto pratico, & diligente nella arte. Non man
cano pero alcuni che attribuifchino quefta Cappella a
ME lo zzo da f v rl i ; il che a noi non pare verifi-
mile.fi perche di Melozzo non abbiamo vitto già mai
cofa alcuna;& fi ancora perche e' vi Ci riconofce tutta
la maniera di Benozzo,Pure nelaiciamo il giudicio \i
bero a chi la intende meglio di noi . Dipinfe in quefta
cappella la Afcenfione di e h r is t o,con aitai ornarne
ti di profpettiua, ad inftanzia dicono del Cardinale
Riario,mpote di Papa Sifto III I.dal quale ne fu mol-
te remunerato . Fu coftui abbondante di figure & di
ogni altra cola ne' fuoi lauori,& molto fi dilettò di fa-
re feortar' le figure di fotto in fu ; cofa difficile & fati-
cola nella pittura. Fu chiamato dalla opera di Pifa , &
lauorò nel cimiterio allato al Duomo detto capo fan-
tovna parete di muro, lunga quanto tutto lo edifizio
& vi fece ftorie del tefìamento vecchio, con grandifsi
ma inuenzione di figure . Et bene Ci può veramente
chiamar' quefta, vna opera terribiliisimajPer efferui di
finitamente le ftorie della creazione del mondo3a gior
BENO ZZO. 42$
no per giorno;Tutte quelle di Noe che fabrica l'Arca,
& vi riceue glranimali , La mondazione del Diluuio
efprefla con bellissimi componimenti , & copiofità di
figure,& con ogni bello ornamento. In oltre la fuper-
ba edificazione della Torre difegnata da Nebrotjloin
cendio di Soddoma,& delle altre città vicine;le i (lo ri e
di Abramo, nelle quali fono da confiderare affetti bel-
lifsimi . Perchè ancora che Benozzo non aueffe mol-
to fingular'difegno nelle figure;e'dimoftrò nientedi-
manco l'arte efficacemente nel facrifizio di Ifàac , per
auere fituato in ifcorto vno afino in tale maniera, che
e fi volta per ogni banda , il che è tenuto cofa bellifsi-
ma . Segui appreflb il nafeere di Mosè,con que' tanti
fegni & prodigii,fino a che à traffe il Popolo fuori de
lo Egitto:& lo cibò tanti anni dentro al defèrto . Ag-
giunge a quefto tutte le iftorie Ebree fino a Dauit, &
a Salomone Tuo figliuolo, fino che a lui viene la Regi-
na Saba . Et dimoerò veramente Benozzo in auefio
lauoro vno animo più cheinuitto-Perche doue fi <*ra
deimprefaarebbegiuftamente fatto paura ad vna le-
gione di pittori;egli folo la fece tutta , & la condufle a
perfezzione. Di maniera che auendone acquiftato fa-
ma grandifsima , meritò che nel mezo di quel lauoro
gli fufife pollo quefto epigramma.
QuidJpeBas uolucres$ifces& monilraferarumì
Et wrides /ìluas , &tbereafque Domos ì
Et Pueros, luuenes, Matres, canofcjue Parente*?
Qutisfemper uiuumjptrat in ore decus .
Non h&ctam uarijs finxit fimulacrafip-urii
Natura>ingenìofoetibm aptafuo :
Eft: opus artiptisipinxit urna ora Benoxm:
O Superi uiuos fondite in orajònos*
A 24 * A * T B II.
Nella medefima città di Pifa nelle Monache di San Be-
nedetto a ripa d'Arno, fin i tutta la ftoria della vita mo
naftica di quel Santo,che non è piccola. & in oltre mol
te opere a tempera in frefco,& in tauola fi veggono
per tutta quella terra3facilifsimamente lauorate da lui
come nella compagnia de' Fiorentini , dirimpetto a
San Girolamo ; & infiniti altri luoghi , che troppo fa-
rebbe lungo il contargli.Dipiniea San Gimignanoi&
a Volterra; tanto che logoro finalmente dalla fatica ir*
ed di l x x v 1 1 1. anni , fé ne andò al vero ripofomella
fletta città di Pifa; in vna cafetta che in fi lunga dimo-
ivi fi aueua comperata nella Carraia di San France-
feo . Laqual cafa lalciò morendo alla fu a figliuola: Et
con lagrime di tutta quella città onoratamente fu fe-
pellito in campo fantoDcon quefto epitaffio.
HIC TVMVLVS EST BENOTII FLORENTINS
QVI PROXIME HAS Pi N X I T HISTORÌAS.
HVNC SIBI PISANOR. DONAV1T HVMAN3-
TAS. MCCCCLXXVIII.
Vifle Benozzo coiUimatifsimamente fempre,& d*
vero Chriftiano-jConfumando tutta la vita fua in efer^
cizio onorato : Per il che , & per la buona maniera &
qualità (uà lungamente fu ben veduto in quella città,
& tenuto in pregio. Lafciò dopo fé difcepoli fuoi z a*.
kobi machiavegli Fiorentino 3& alcuni altri
che non accade farne memoria.
4*5
LORENZO VEC
CHIETTO SANESE
SCVLTORE ET
PITTORE.
Gli fi vede aflai chiaramente per tut-
te le età pafifate , che in vna patria no
fiorifere mai vno artefice, che molti
altri, o minori , o pari non concorri-
ne poco apprefTo. Dando la virtù di
colui cagione di infegnare gli eferci-
zii lodati a chi viene di poi; & a que-
gli ftefsi che adoperano,di guardarli da gli errori : E£
fèndo aflai più che certo, che i giudizii degli huomini
fono quelli che dimolìrano la bontà & la eccellenza
delle cofe& conofeono il vero eflere loro: Per il che
ageuolmente il può riceuere da efsi cofì biafìmo degli
errori come onore del portarti bene . Queflo adopera
la concorrenza; de la vtilità della quale non intendo
più ragionare : fòlamente dirò che i Sanefì ebbero in
vn tepo medefìmo concorrenti aflai loro artefici mol-
to lodatr.infra i quali fu Lorenzo di Piero Vecchietti
{cultore ne' Tuoi tempi molto fumato, perche nel fare
il tabernacolo di bronzo con gli ornamenti di marmo
in fulo aitar maggiore del Duomo di Siuia fua patria
acquiftò reputazione & nomegrandifsimo perii mi-
rabil getto,ch' egli fece , & per la proporzione,che in
tallauorodimoftròjnelquale chi guarda bene,vedean
Cora vn dilegno buono;& vn ^iudicio accompagnato
con grazia & garbo bellifsimo.Onde per tale opra me
ritò,che la Signoria di Siena lo rimunerale . Coftui
per eflere amoreuole & cortefifsimo,portaua alla arie
HH
426 PARTE II.
eh' egli efercitò , & a tutti gli artefici , grandifsimo a-
more. La onde alla cappella de' Pittori Sanefi nello fpe
dal grande della Scala fece vn e hiu sto nudo, che
tiene la croce in mano di altezza quanto il viuo,col
getto del metallo molto ben condotto, è con grazia Se
con amor rinetto , perche da quegli oltre il pagamen-
to con lode dt tutti gli artefici fu tempre celebrato.
Nella medefima cafanel peregrinano è vnaftoria di-
pinta da lui co i colori , & fbpra la porta di San Gio-
tianni vno arco con figure lauorate a frefco.Similmen
te perche il batefimo non era finito vi lauorò alcune fi
curine di marmo , Se vi fini di bronzo vna iftoria co-
minciata già da Donato , doue lauorò ancora due ìfto
rie di bronzo Iacopo della Fonte, la maniera del quale
imitò fempre Lorenzo il più che èpotctte.Et cofi con
dufle il detto battefimoa la vltima perfezzione ponen
doui ancora alcune figure gittate di brozogià da Do-
nato ma non finite fé non da effo Lorenzo , die fono
tenute cofa bellifsima . Alla loggia degli vficiah in ban
chi, fece di marmo a la altezza del naturale^vn' firn Pie
ro Se vn San Paulo, lauorati con fbmma grazia Se con
dotti con grande amore. Accomodò coitui talmente
lecofe che e fece, che e'ne merita lode infinita , cofi
morto come viuo. Fu perfòna affai maninconica Se Co
litaria, Se che fempre.attualmete (ìaua in confiderazio
ne,il che forfè gli fu cagione di no molto viuere. Co-
ciofia che venuto giadi l vi i i. anni pafsò al'altra vita.
Furono da lui finite l'opre fue l'ano mcccclxxxii.
Et gli fu fatto quefìo epitaffio .
Senenfìs L(turens3uiuos de marmore uulttts
Vuxit:& excufit moilim <era manu.
427
GALASSO FERRA
RESE PITTORE.
n Vando in vna città, doue no fono ec
celienti artefici vengono foreftieri a
fare opere ; Tempre fi defta l'ingegno
a qua! ch'uno , che fi sforza dipoi co
'apprendere quella medefima arte,
far fi, chenellafua città non abbino
più a venire gli ftrani per abbellirla
daquiui inanzi ,& portamele facultàdequali fi inge-
gna di meritare egli con la virtù; & di acquiftarfi quel
le ricchezze, che troppo gli parfòno belle ne' foreftie-
ri. llche chiaramente fu mani fello in Galaflo Ferrare-
fé 5 ilquale veggendo Pietro da'l Borgo a San Sepol-
cro rimunerato da quel Duca dell'opre & delle coie,
che lauorò & ohra ciò onoratamente tratenuto in Fer
rara, fu per tale efempio incitato dopo la partita di
quello,di darfi alla pittura talmente, che in Ferrara ac
quitto fima di buono & eccellente maeftro . La qual
cofa lo fece tanto più grato in quel luogo, quanto nel
lo andare a Vinegia imparò il colorire a olio, & lo por
tò a Ferrara ; Perche fece poi infinite figure in tal ma-
nierarne fono per Ferrara fparte*in molte chiefe. Ap-
prcfib t venutofene a Bologna , condottoli! da alcuni
frati di San Domenico,fece ad olio vna cappella in
San Domenico :& cofi il grido di lui crebbe infieme
col credito . Perche appreflb quello lauorò a Santa
Maria del Monte fuor di Bologna luogo de' Monaci
neri,& fuor della porta di San Mammolo molte pittu-
re in frefeo ; & cofi alla cafà di mezo per quefta mede-
fima ftrada fu la chieia tutta dipinta di man fua3&a
HH il
428 PARTE. II.
frefco Iauorata , nequale egli fece le florie del Tefta-
inerito vecchio . VifTe Tempre coftumatifsìmamente,
&fidimoftrò molto cortefe& piaceuole; nafeendo
ciò per lo efferepiu vfbfuor della patria fua a viuere
& ad abitare,che in quella . Vero è che per non effere
egli molto regolato nel viuerfuo, non durò molto
tempo in vita ; Andandofene di anni cinquanta, o cir
ca,a quella vita che no ha fine . Onorato dopo la mor
te da vno amico, di quefto epitaffio.
GALASSVS FERRARIEN.
Sum tanto ftudio naturar» ìmitatm3& arte
Dumpingo ,* rerum qua creat Ma parens :
H<ec utjkpe quidem, non pitta putauerit a me
+Afc credidertt Jedgenerata maga ,
In quefli tempi medefimi fu cosme da Ferrara pu-
re. Del quale fi veggono, in San Domenico di detta
città , vna cappella ; & nel Duomo, duoi fportelli che
ferrano lo Organo di quello. Coitili fu migliore di-
fegnatore che pittore; & per quanto io ne abbia pofiu
to ritrarre,non douette dipigner molto.
-
4*9
ANTONIO ROS-
SELLINO SCVLTORE
FIORENTINO.
, Eramente che e* fu fèmp re cofà mira
bi!e,oltra la virtuofà modeftia, lo ed
fere ornato di gentilezza,&di quel-
le rare virtù,cheageuolmente Ci rico
nofeono nelle onorate azzioni di a n
tonio rossellino fcultore; Il
quale faceua quella arte co tanta gra
zia; che da ogni Tuo conofeente eraftimato affai più
che huomo;& adorato quafiper Santo per quelle otti
me quahti,che erano vinte alla virtù Tua. Fu chiamato
Antonio il Roffellino da I Proconfolo ; per che e tene
Tempre la Tua bottega in vn'luogo che cofi Ci chiama in
Fiorenza . Era maeitro molto eccellente anzi maraui-
gliofo nella fcultura , ftimato affai mentre che e' fu vi-
uo;& celebratifsimo dopo la morte . Fu Ci dolce & fa
delicato ne fuoi lauori;& di finezza & pulitezza tan-
to perfetta ; che la maniera fua guidamente Ci può dir'
vera,& veramente chiamare moderna. Fece nel palaz
zo de Medici la Fontana di marmo che e nel fecondo
cortile ; nella quale fono alcuni fanciulli che sbarrano
Delfìni che gettano acqua:& è finita con fomma gra-
zia & con maniera diligentifsima.Nella chiefa di San-
ta Croce a la pila della acqua fanta,fece la fepoltura di
Francefco Nori3& fopra quella, vna Nofìra donna di
baffo rilieuo :& vna altra Noftra donna in cafi dcTor
nabuoni ; & molte altre cofè mandate fuori in diuerfe
parti,fì come a Lione in Francia vna fepoltura di mar
mo. A San Miniato a Monte , Monaiìerio de' Monaci
HH iii
*
4?r> PARTE II.
bianchi fuori de le Mura di Fiorenza , gli fu fatto fire
la fepoltu radei Cardinale di Portogallo :Laquale fi
marauigliofamente fu condotta da lui,& con diligen-
zia & artifizio cofi grande; che non fi imagini artefice
alcuno,di poter'mai vedere cofa alcuna,che di pulitez
za,di fine,o di Grazia, paffare la pofia in mani era alcu
na . Et certamente a chi la confiderà pare impofsibi-
le non che difficile,che ella fia condotta cofi. Veden-
doti in alcuni Angeli che vi fono tanta grazia 8c bel-
lezza di arie,di panni,& di artifizio,chc e' non paiono
più di marmo,ma viuifsimi. Di quelli l'uno tiene la
Corona della Verginità di quel Cardinale, ilquale fi
dice che mori vergine; l'altro la Palma della vittoria
che egli acquiftò contra il Mondo. Et fra le molte cofe
artifiziofifsime che vi fono, vi Ci vede vno arco di pie-
tra detta macigno,che regge vna cortina di marmo ag
gruppata , tanto netta che fra il bianco del marmo, &
il bigio del macigno,ella pare molto più fimileal vero.
panno,che al marmo. In fu la cada del corpo fono alcu
ni fanciulli veramentebellifsimi, & il morto llcfiojcò
vna Noftra donna in vn' tondo , lauorata molto bene.
Lacaffa tiene il Garbo di quella di Porfido che è in
Roma fu la piazza della ritonda . Quella fepoltura dei
Cardinale fu porta su nel mcccclviiii. Et tanto
piacque la forma fua& la architettura della cappella
al Duca di Malfi nipote di Papa Pio I I.che da le mani
del macftro medefimo ne fece fare in Napoli vna altra
per la donna fiia , limile a quefta in tutte le cole, fu ori
che nel morto.Di più vi fece vna tanola di vna Natiui
tà di christo nel prcfepio;con vn' ballo di Ange
li in fu la Capanna che cantano a bocca aperta ; in vna
maniera che ben pare che dal* fiato in fuori, Antonio
deffe loro ogni altra mouezia & affetto: con tanta gra
zia,& con tanta puhtezza3che più operare non pofìo-
ANTONIO ROSSELLINO. 4M
no nel marmo il ferro & lo ingegno . Per il che fono
{late molto {limate le cofe fue da Michelagnolo, & da
tutto il reftante degli artefici più che eccellenti . Nella
Pieuc di Empoli fece di marmo vn Sa Sebafìiano , che
è tenuto cofa bcllifsima:& finalmente Ci mori in Fiore
za di età d'Anni x l v i.lafciando vn' Tuo fratello archi-
tetto & fcultore nominato Bernardo, che in San-
ta Croce,fecedi marmo la fepoltura di M. Lionardo
Bruni da Arezzo che fcriiTe la ftoria Fiorentina . Co-
ftui del continuo attefe alla architettura: ma per non
cfìere ftato eccellente quanto il fratello, non fé ne fa
memoria altrimeti. Lauorò Antonio Roflellino le fùe
fculture circa il mcccclx. Et perche quando l'o-
pere fi veggono piene di diligenzia, & di dirficultà;gli
nuomini iettano d: quelle più ammirati: Conofcendo
fi quefie due cofe mafsimamente ne fuoi lauorijmeri-
ta egli & fama & onore,come augumentatore della ar
te;& come efemplo certifsimo donde i moderni ficul-
tori hanno potuto imparare crome fi debbino fiirele
ftatue, che mediante le difficultà arrechino lode & fa-
ma grandifsima. Con ciò fia che dopo DONATELLO
aggiunfc egli alla arte della fcultura,pulidezza éV fine;
cercando bucare & mondare in maniera le lue fioure
che elle apparitfero per tutto & tonde & finite.Et per
quella infinita grazia che è mife Tempre nelle fuc cofe,
Non mancò dopo la morte chi lo onora Aedi quello
epitaffi o.
EN VIATORrpOTIN EST PRAETERE VNTEM
NON COMPATÌ NOBIS? CHARITES Q^VAB
MANVI ANTONII ROSSELLINI DVM VIXIT
SEM PER ADFVIMVS H1LARES: EAEDEMEIVS
DEM MANIBVS HOC MONVMENTO CONDÌ-
TIS CONTINVO NVNC ADSYMYJ, ADERI-
TI. V$QJ£ LVGENTEi.
43*
FRANCESCO DI
GIORGIO SCVLTORE
ET ARCHITETTO
S A N E S E.
O ornamento della virtù di chi na-
fce3non può efTer maggi or nel mon-
do;che quello della nobiltà, & quel-
lo dei buoni co(tumi;i quali hanno
forza di trarre al fommo,di qual fi vo
glia fondo , ogni fmarrito ingegno,
& ogni nobile intelletto . Onde co-
lorerie praticano con quefti tali , inuaghifcono non
folamente delle parti buone , che in effe veggano ol-
tra la virtu;ma fi fanno fchiaui del fnggetto bello di ve
dere in vn fol ramo ineftati tanti Saporiti frutti : L'odo
re e'1 gufto de' quali recano gli huomini a effere ricor-
dati dopo la morte &chedicfsi di continuo fi fcriui-
no memorie; come veramente merita che lodate &
ferine fiano le azzioni di Francefco di Giorgio fcul-
tor Sanefe . Ilquale non manco fu eccellente & raro
fcukorejch' egli fi foife archittetto:come apertamente
inoltrano le figure da lui dopo la morte lafciate a Sie-
na,fua patria : Lequah di bronzo con bellifsimo getto
furono due Angeli oggi locati fu lo aitar maggiore
delDuomo di quella città,i quali egli con fua grandif-
fima comodità fece & rinettò. Era Francefco perfona
che faceua l'arte più per ifpaffo & per piacere , fendo
ben nato & di futficienti facultà dotato;che per auari
zia o altro comodo,che trar ne poteffe.La onde cercò
ancora di dare opera alla pittura ;& fece alcune cofe
non cofi perfette però, come nella fcultura & nella ar-
chitettura»
FRANCESCO DI GIORGIO.
43*
chitettura . Per ilche auendo egli auuiamento perii
Duca Federigo di Vrbino, andò a' fèruigi di quello;
& il mirabile palazzo d* Vrbino , fattone prima il mo-
dello , gli conduffe quale e'/ì vede . lidie fu cagione
di non manco farlo tener viuo fra glihuomini per tal
memoria , che per la fteifa fcultura fua . Efe'ui auefle
attefb, non e dubbio ch'egli non ne fofTe reftato lem-
pie famofb. Attefb che infiniti (crittori , perl'Acade-
mia che in tal luogo in quel tempo fi ritrouò , hanno
talmente celebratol'edificioi che ben può Francefco
di tale opera quanto altro artefice cotentarfi.Egli rice
uettc da quel principe infinite carezze,eficndo quello
amator fingularifsimo di tali huomini : et in oltre per
che a Siena fé ne tornò con premio, meritò per gli ono
%i & pel grado, che à Siena fua patria aueua acquifta-
to, effere eletto de'Signori di quella città . Ma perue-
auto finalmente ad età d'anni xlyi i, per vnmale,
ch'allegambe gli venne , indeboli, talmente ; che poco
tempo durò: negli valfero, o bagni, o altri rimedii al-
la vita. Furono da lui le ftatne e l'architetture!fatte l'ari
no m.cccclxx. Et acquiftonne quello Epitaffio.
^* ib-uxi Vrbini <e<juata Palatia Coelò ? •,
Qu&fculpfì &* mambus plurima fìgtut meis t
lìLfìdtrnfitcitmt ut now condere te Sia
^ffabife, &fauifeutj>erefìgna btne »
kafeiòfuo compagno &carifsimo amico lAcora
cozzerello, ilquale attefe alla fcultura & alla ar-
chitettura finalmente ; & fece alcunefigure di legno,
che fono inSiena;Et cominciò la architettura di Santa-
Maria Maddalena fuori de la porta a' Tufi; la quale ri-
male imperfetta per la fua morte.
Il
m
DESIDERIO DA
S E TT I G N A N O
SCVLTORE.
Annograndifsimo obligo al cielo &
alla natura quegli che lenza fatiche
partorifcono le cofe loro con vna cer
ta grazia , che non fi può dare alle o-
pere che altri fa, ne per i(ludio,ne pel-
imitazione: Ma è dono veramente ce
lefte 5 che pioue in maniera fu quelle
cofe,che elle portano fempre fcco tanta leggiadria &
tanta gentilezza, che elle tirano a se nò folamente que
gli , ch'intendono il meftiero ma molti altri ancora,
che non fono di quella profefsione.Et nafce,che la fa-
cilità del buono,quando fi guarda,non e afpra a gli oc
chi per moftrarii difficile a non eflere intefa, ma non è
mirabile & diletteuole nella dolcezza,per eflere facilif
{ima a intenderlatcome auuenne a Deiiderio,che nella
femplicità fua fu tale,che con la grazia diuina operò le
fue cofe. Dicono a!cuni,che Defideno fu da Settigna
no luogo vicino a Fiorenza due miglia : alcuni altri Io
tengono Fiorentino ma quefto rilieua nulla, per effe-
re fi poca diftanza da l'un' luogo a l'altro . Fu coftui
imitatore della maniera di Donato, quantunque da la
natura aueife egli grazia grandifsima & leggiadria nel
le tefte ; Et veggono* l'arie fue , di femmine & di fan-
ciulli,con delicata, dolce , & vezzofi maniera aiutate
tanto dilla naturarne inclinato a quello lo aueua.qua
tu era ancora da lui efercitato l'ingegno dall'arte,Fece
nella fua giouanezza il bafàmento del Dauid di Dona
to 3 eh' è in palazzo de' Signori in Fiorenza , nel quale
DESIDERIO. 435
Defiderio fece di marmo alcune Arpie bellifsime , &
alcuni viticci di bronzo molto graziofi & bene intefi,
& nella facciata della cafa de'Gianfigliazzi vn' arme
grande con vn' lione,bellifsima5& altre cofè di pietra,
lequali fono in detta città. Fece nel Carmine alla cap-
pella de Brancacci vno agnolo di legno:& in San Lo-
renzo fini di marmo la cappella del Sacramento5iaqua
le egli con molta diligenza condufle a perfezione .
Erauivn fanciullo di marmo tondoilqualfu Iellato,
& o°-gi fi mette fu lo altare per le fede della Natiuità
di christo, cola mirabile codificata; In cabio del
quale ne fece vn'altroB accio da monte lvpo,
di marmo pure, che fta continouamente fbpra il Ta-
bernacolo del Sacramento.In Santa Maria Nouella fe-
ce di marmo la fepoltura della Beata Villana.cofa gar-
bata^ nelle monache delle Murate fòpravna colon-
na in vn tabernacolo vna Noflra donna piccola di \eg
giadra & graziata maniera , onde l'una & l'altra cola è
in grandissima fuma & in bonifsimo pregio . Fece an-
cora a San Piero Maggiore il tabernacolo del Sacrarne
to di marmo,con la folita diligenza . Et ancora che in
quello non fiano figure 5e' vi fi vede però vna bella ma-
niera & vna grazia infinita , come nell'altre cofe fuc ..
Eglifimilmentcdi marmo ritrafTe di naturale la tefta
della Manetta de gli Strozzi , laquale cflendo bellifsi-
ma gli riufei molto eccellente. Fece la fepoltura di M.
Carlo Marfupini Aretino in fànta Croce,laquale non
folo in quel tempo fece ftupire gli artefici & le perfò-
ne intelligenti, che la guardarono , ma quegli ancora,
chealprefcnte la veggono, fé ne marauigliano doue
egliauendolauoratoinvnacaffa fogliami benché vn
poco fpinofi & fecchi per non effere all'ora feoperte
molte antichità furono tenuti cofabellifsima. Ma fra
l'altre paniche in detta opra fono, vi fi veggono alcui
II ii
4}6 PARTE. II.
ne ali, che a vna nicchia fanno ornamento a piede!!*
cafla,che non di marmo,ma piumofe fi moftrano; cofà
difficile a potere imitare nel marrnOjattefo eh' a i peli,
& alle piume non può lo fcarpello agiugnere euuidi
marmo vna nicchia grande più viua,chefe di oflfo prò
prio folfe. Sonui ancora alcuni fanciulli & alcun' An-
geli condotti con maniera bella Se viuace;fìmi Jmente
è di fbmma bontà & di artificio il morto fu la caffa;&
in vn' tondo vna Noftra donna di bailo rilieuo , lauo-
rato fecondo la maniera di Donato, con°iudicio &
con grazia mirabilifsima. Per il che fé la morte Ci tofto
non toglieua al mondo quello fpirito,che tanto egre-
giamente operò ,aurebbe fi per lo auenire con la efpe-
néza & con lo ftudio operato,che vinto aurebbe d'ar
te tutti coloro,che di grazia aueua fupcrati . Tronco-
gli la morte il filo della vita nella età di x x v 1 1 1 .anni:
parche molto ne dolfèatutti quegli, che ftimauano
aouer vedere la perfezzione di tato ingegno nella vec
chiezza di lui. Et ne rimafero più che ftorditi,per tan-
ta perdita. Fu da' parenti & da molti amici accompa-
gnato nella chiefa de Serui : continuando»" per molto
tempo alla fepoltura fua di metterfi infiniti epigram-
mi &fonetti. D^'l numero de' quali mi e badato met-
tere /blamente quefto .
DESIDERI! SETTINIANI VF.NVSTISJ. SCVL
PTOR1S, QJOD MORTALE ERA T, H A C S E R-
VATVR VRNA. PARCAE. N. INIQJISJ. FACTI
POENITENTIA DVCTAE; ID LACHRIM1J
NON ARABVM, SED CHARITVM; SVI INCOM
PARABILIS ALVMNI DESIDERIO ACERBISS.
FATA DEFLENTIVMj AETERNITATI. D D,
^DESIDERIO. 437
Come uìde natura
Dar DESIDERIO a' freddi marmi Ulta}
Et poter la /cultura
agguagliar/ita bellezza alma e infinita-,
Si fermo sbigottita:
Et dt/fe ormai farà miagloria o/cura.
Et piena et alto sdegno
Tronco la una a quel felice ingegno*
Ma m uan : Perche ifuot Marmi
Viueranfemprc^ unteranno i Carmi.
Furono le (culture fue fatte nel mcccclxxxv,
Lafciò abbozzata vna Santa Maria Maddelena in pe-
nitenzia, la quale fu poi finita da Benedetto da Maia-
no,laquale è in Santa Trinità di Fiorenza3entrando in
chiefà a man delirai Belli/sima quanto più dir fi poflfa.
MINO SCVLTORE
DA FIESOLE.
|| Vando gli artefici noflri non cerca-
no altro nelle opere eh' e'fanno,che
imitare la maniera del" loro maeftro,
o daltro eccellente , che gli piaccia il
modo di quello operare o nelPattitu
dini delle figure o nell'arie delle ve-
fìe,onel piegbeggiare de panni ; &
Audiano quelle foiamente:fe bene co'l tempo & con
lo Audio le contraffanno fimili, non poffono arriuare
con quefto folo.,a la perfezzione dellartejauuenga che
manifefhfsimamentefivede, che rare voltefipafsia
ehi fi camma dietro:perche la imitazione della natura
II ni
4$
PARTE; II.
è ferma nella maniera di quello artefice che ha fatto la
lunga pratica, cimentare maniera, conciò fia che l'imi
tazione è vna ferma arte di fare apUnto quel'che tu fai,
come fta il più bello delle coie della natura pigliando-
la fchietta fenza la maniera del tuo maeftro ò daltri ; ì
quali ancora eglino ridulTono in manierale cote che
tolfono da la natura . E fc ben'pare che le cofe delli ar-
tefici eccellenti fiano cofe naturali over fimili;nó è" che
mai fipolTa vfar! tanta diligenzia che fi fiicci tanto fimi
le che elle fieno ccrn efla natura: ne ancora fceglicndo
le migliori 3 fi polla fare compofizion'di corpo tanto
perfetto che la arte la trapafsi . E fé quefto è adunque
le cofe tolte da lei per fare le pitture 6V le fati ture per
fette rimanendoci perla maniera imperfettione chiftu
dia flrettamente le maniere degli artefici & non i cor-
pi ò le cofe naturali è neceflario che facci l'opere fue&
men'Kuone della natura & da chi fitola manierala
onde s'è vitto molti denoftri artefici non hauere volti
to ftudiare altro che le opere de loro maeftri 8c lafcia-
to da parte la natura , de quali né auenuto che non le
anno apprefe del tutto & non paffatoil maeitro loro
ma hanno fatto ingiuria grandissima all'ingegno che
gli hanno hauuto che s'eglino aueisino ftudiato la ma
niera & le cofe naturali arebbon'fatto maggior frutti
nelle opere loro che è non feciono . Come interuenne
lopcredi Mino fcultore da Fiefole.llquale haueua l'in
gegno atto vi fiir quel che e' voleua inuaghito della ma
niera di Defìderio daScttignano fuo maeftro perla
bella gratia che daua alle tede delle femmine & de put
ti & d'ogni flia figura parendoli al fuo giuditio me-
glio della natura efercito & andò dreto a quella aban-
donando ottenendo cofa inutile le naturali onde fu
più gradato che fondato inel'ai te , nel monte di Fiefò
le già citta antichi/sima vicino a Fiorenza nacque Mi-*
MINO 429
no di Giouanni {cultore il quale poftoa lane dello
fquadrar le pietre conDefiderio da Settignano è gioua
ne eccellente nella {cultura che inclinato à quel meftie
yo imparò mentre lauoraua le pietre {quadrate à far di
terra figure óVconduffe alcune cofe di baffo relieuo ri
tratte dalle cofe che haueua fatte di marmo Defìderio
fi limili che egli vedendolo volto à far profìtto inquel
la arte lo tirò innanzi & lo meife à lauorare di marmo
(opra le caie {uè lequali con vna offeruanza grandifti-
ma cercaua di mantenere la bozza di {otto ne molto
tempo andò feguitando ch'egli fi fece toflài pratico in
quel meftiero del che fé ne {òdisfaceua defiderio infi-
nitamente ma più Mino dell'amoreuolczza diluive-
dedolo continuo a iniegnarli & à infirmilo che e' fi di
fendevi da gli errori che fi poflonofarein quell'arte
& in mentre ch'egli era per venire inquella profefsio-
ne eccellente ; la difgratia fua volle che Defiderio paf.
fàfsi a miglior vita , la qual'perdita fu di grandifiimo
danno a Mino ilquale comediiperato fi parti da Fio-
renza & fé ne andò a Roma & aiuto à maefìri che lauo
rauano al'hora opere di marmo, & fepolture di Cardi
nali che andorono in San Pietro diRoma lequali fono
oggi ite per terra, perla nuoua fabbrica tal che fu co-
nofciutopermaeftro molto prattico& {ufficiente 8c
gli fu fatto fare da vn Cardinale che li piaceua la fua
maniera laltare di marmo doue è il corpo di San Giro
lamo nella Chicfa di Santa Maria Maggiore con hifto
rie di baffo nlieuo della vita fua le quali egli condii ffe
3 perfettione ; Auenne che Papa Paulo 1 1. Venetiano
faceua fare il fuo Palazzo a San Marco che vi fi adope
rò molto & cofiil Papa fi mori inquel tempo, & Mino
trouandofi a fuoi feruigii gli fu fatto alogatione della
fuafepoltutadellaquale egli penò duo' anni & al fine
la menò in San Pietro che fu allora tenuta la più riccha
440 FABTB II.
fèpolturachc filisi fiata fitta di ornamenti & di figu-
re a pontefice nefluno : laquale da Bramante fu me-
fa in terra nella rouinadi San Piero & quiui flette'
fotterrata fra i calcinacci parecchi anni Se hor nel
MDXivii. fu fatta rimurare d'alcuni Venetianiin Sa
Piero nel vecchio in vna pariete vicino alla cappella
di Papa Innocenzo. & fé bene alcuni credono che tal
fepolturafia di mano di Minodel Reame ancorché
fufsino quafi a vn tempoja me pare alla manieraci ma
no di Mino da Fiefole.Ma per tornare a lui3acquirtato
che gli ebbe nome;, in Roma pertai'fepoltura& perle
opere che egli auefta fatte non irte molto cn egli eoa
buon numero di danari auanzati,a Fiefole fé ne ritor-
nò & tolfe donna. Ne molto tempo andò eh' egli per
feruigio delle donne delle murate fece vn taberna-
colo di marmo di mezzo rilieuo per tenerui il Sacra-
mento:il quale fu da lui con tutta quella diligenza eh!
e' fàpeua condotto a perfezzione. Ilqualenonaueua
ancora murato che intefo le monache di Santo Am-
bì uogio che eranodefìderofè di far fare vn" ornameto
fonile nella inuenzione ma più ricco d'oFnamétoper
tenerui dentro lareliquja del miracolo che fu del Sa-
cramento in quel luogo de frammenti rimarti nel cali-
ce da quell' loro cappellano che diceua la rneflà lafciati
da lui in auertentemente che diuentoron carne;MinQ
li fece vnopera molto finita &lauorata con diligenza^
che fatisfuteda lui quelle donn? gli diedono tutto
quello eh' e' dimandò per prezzo di queH'opera:& cofi
poco di poi prefè a fare vna tauoletta con figure d:una
Nortra donna cól figliuolo in braccio, meÌJà inmezo
da San Lorenzo & da San Lionardo di mezo rilieuo
che doueua feruire per i preti ò capitolo di San Loren
zo ad inrtanzia di M.D-ietefalui Neroni ; Ma è rimafta
nella fagreftja della Badia di Firenzc.Eta que' monaci
fece
MINO DA FIESOLE. 44I
fece vn tondo di marmo,drentoui vnaNofìra donna
di rilieuo col fuo figliuolo in collo,qual pofono (opra
la porta principale che entra in chiefa,ilquale piacen-
do molto a l'uniuerfale,fu fattogli allogazione di vna
fepoltura perii Magnifico M. Bernardo caualiere di
Giugni, ilquale per eflere flato perfona onoreuole &
molto ftimatauneritò quefta memoria da' Tuoi fratelli.
Condufle Mino in quella fepoltura, oltre alla cafla &
il morto che fono affai belli vna giufb*zia,laqualeimfra
la maniera di Defiderio molto,fe non auefsi i panni di
quella vn poco tritati dalla maniera dello intaglio. La
quale opera fu cagione che l'abate di quel'luogo &
fuoi monaci che aueuano il corpo del Conte Vgo fi-
gliuolo del Marchefe Vberto di Madeborgo , ilquale
lafciò a quella badia molte facilità & priuilegii, & co-
me defiderofi onorallo il piuch' e'poteuano feciono
fare a Mino di marmo di Carrara vna fepoltura,che fu
la più bella opera che Mino faceflfe mairperche ne alcu
ni putti che tengonoll'arme di quel Contenne ftanno
molto arditamente & con vna fanciullefca grazia, ol-
tre alla figura del Conte morto eh' egli feceinful'la
cafla & in mezzo fopra la bara nella faccia vna figura
d'una Charità, con que fuoi putti lauorata molto dili
^cte, & accordata infieme molto bene, fimile vna No
Ara donna nel' mezzo tondo col' putto in collo;imita-
do la maniera di Defiderio più eh' e' poteua, & fé egli
aueffe aiutato il far fuo con le cofe viue ch'egli li auef
fi ftudiatemon è dubio che egli arebbe fatto grandifsì
mo profitto nel'arte. Coflò quefla fepoltura a tutte
fue fpefe lire 1600. & la fini nel M e e e e l x x x i. della
quale aquiftò molto onore,& per queflo gli fu alloga
to a fare nel' Vefcouado di Fiefole 1 vna cappella vici-
na alla maggiore a man' dritta falcndo credo doueil
facramento vnaltra fepoltura per il Vefcouo Lionar-
KK
442. PARTE. II.
do Salutato da Pefcia Vcfcouo di detto luogo , nella
quale egli vi fece il fuo ritratto in pontificale che lo
fomiglio molto^cV di quella ne cofegui medefima lau-
de che nelle altre fatto aueua . Auenne che vn giorno
Mino volcdo muoucre certe pietre Ci affaticò più che
il folito non auendo molti aiuti, & cofi prefe vna cal-
da :& perche non vi rimediò colcauarfi fàngue egli
palfo di quella ad vnaltra vita , Dolendo a fuoi amici
che rimafono perla perdita fua fconfolati molti meu*
per eflere egli molto grato nella conuerfazione,& co-
fi nella chiefa della Calonaca di Fiefolegli diedono
fepoltura l'anno u e e e e l x x x v i. Et fu per memoria
& onore di lui,non dopo molto fpazio di tempo fatto
li quello epitaffio.
Vefìderando al pan
Vi Vefiderio andar nella beila arte,
1 Mi trottai tra cju€ rari
*A cut uogliefibeìle il Cielo comparte.
ERCOLE FERRA
RESE PITTORE.
Ncora che fioriflero in Tofcana db
gni tempo gli ingegni marauiglio-
fa mente nelle pitture ; nondime-
no ne l'altre prouincie d'Italia , che
quello intendeuano , fi veniua a ri-
fuegliare sepre qualche perfòna, che
faceua l'arte in que luoghi tenere ec
celiente . Et -certamente doue non fono gli ftudii3 &
ERCOLE FERRARESE.
44*
glihuomìni per vfanza inclinati ad imparare ; no po£
fono le genti ne cofi toflo ne cofi lodate diuenire . Ma
quando in tali città diticngono alcuni eccellenti; fono
da que popoli ammirati,& flimathper la poca quanti-
tà, che il paefe loro ne produce : come fu veramente
ammirato & tenuto eccellente Ercole da Ferrara pit-
tore , che fu creato di Lorenzo Coffa , il quale Coflà
fu ne fuoi tempi molto (limato ,& infinite opere fe-
ce & in Ferrara , & per tutta la Lombardia -, & in Bo-
logna mafsimamente ; doue chiamato da M. Gio-
vanni Bentiuogli3dipinfe molte camere & molte fà-
lenel palazzo di quello; de le quali per effere fiate
poirouinate, non accade altrimenti dire ; & la cap-
pella ancora in San Iacopo con duoi trionfi tenuti
all'ora in quella città vna cora molto eccellente. La-
uorò ancora in Rauenna, nella chiefa di San' Do-
menico , la tauola a tempera ; & la cappella di San Ba-
fìiano a frefeo : & in Ferrara fu a patria il coro di San
L>omenico a frefeo pure ; & molte altre opere a tempe
ra che non fono da farne memoria. Et nella Mifericor
dia di Bologna fece alcune pitture. Ma particularmen
te inSanGiouanni in monte di quella città fece vna
tauola con vnaNoflra donna & certi Santi d'intorno;
che fu finita da lui l'anno m c c c c i i i c. Et cosi in San
Petronio in vna cappella , vna tauola a tempera che fi
conofee a la maniera ; con vna predella fotto di figure
piccol e,fatte con gran diligenzia. Al Coffa dunque,
menti e che egli era in cotanto credito , fida alcuni
Ferravefi dato a imparare i modi della arte il predetto
Ercole molto giouane all'ora modeflo,& di acuto in-
gegnosi quale, per venire a quel grado che e più bra^
maua fludiando continouamente il di & la notte,paf-
foinbrieue tempo il maeftro quanto al difcgno;ma
per la reuerenzia che gli portaua,non fi volfe però per
444 parte ir.
quefto partire da lui, ma continoli ò nel feruizio Tuo fi
no a la morte di elfo Colia, con fatiche & di (agi quali
incredibiii.Venuta la morte del Tuo maeftro, che lauo
raua all'ora la cappella de' Garganelli in San Pietro di
Bologna,fù ricercato da'! padrone di quello , fé li baila
uà l'animo di còdurla a quella perfczzione,che'l Cof-
fa aueuadifegnato . Per il che Ercole conbonilsimo
animo la prefe;& fi conuennero infieme di dargli quat
tro ducati il mefe,& la fpefa per lui & per vn' iuo gar-
zone,& i colori, che in tale opera aueuano a porfi . La
onde Ercole meflofi a gara con l'opera, che il Coffa a-
ueua fatta nella volta, la palio grandemente di dilegno
di colorito,& d'inuenzione. Egli figurò in vna parete
lacrocififsionedi christo; cofa che è molto pie
na & bclla:doue fi vede figurato da lui oltra il chri-
sto che già è morto, il tumulto de' Giudei venuti a
vedere il Mefsia in croce:& tra quelli vna diuerfità di
tette grandifsimajauendo egli ftudiofifsimamentecer
cato , di farle tanto differenti l'una da l'altra , che elle
nonfilbmiglino in cola alcuna . Et ve ne fece ve-
ramente qualch'vna che feoppiado di dolore nel pian-
to, affai chiaramente dimoftra quanto e cercaffe imi-
tare il vero. Euui lo fuenimento della Madonna che e
pietofifsimo; ma molto più compafsioneuole lo aiuto
delle Marie in verfo di quella;per vederli ne'loro afpet
ti tanto dolore, quanto è appena pofsibile imaginarfì
nel morire la più cara cofa che tu abbia; & Ilare in per
dita della feconda.Ma tra l'altre colè notabili che vi fo
noè vn' Longino a cauallo in fu vna befìia fecca in
ileorto, che ha rilieuo grandilsimo:& in lui fi conofee
la impietà nello aucre aperto il lato di cjhristo,&
lapeniterazia& conuerzione nel trouarfirallumina-
to. Similmente in iìrana attitudine figurò alcuni fòl-
dati3che fi giuocano la velie di christo, con modi
ERCOLE FERRARESE. 445
bizarrì di volti3& abbigliamenti nel doflfo, Sonui figu
re inhnite3& 1 ladroni in croce legati 3 & que' fbldati,
die rompono loro le gamberi quali di attitudini & for
za,non fi pofTono quafi far' mcglio;& moftrano come
egli aucua intelligenza , cercando le fatiche dell'arte.
Fece ancora nella parete dirimpetto a quella il tranfi-
to di Noftra donnajlaquale e da gli Apolidi circonda
ta,con attitudini bellifsimejfra lcquali ùcc fei perfone
ritratte di naturale tanto bene , che quegli 3 che le co-
nobbero3arrermano che elle fono viuifsime. Ritraffe
in tale opra le medefimo&il padrone della cappella;
il quale per lo amore3che gli portò,& per la fama , che
di tale opra confegui , finita eh' ella fu , gli donò mille
lire di Bolognini. Dicono che Ercole flette x 1 1. anni
a finir tale opra ; fette a condurla in frefeo ; & cinque
per ritoccarla a fecco. Dicono che Ercole nel lauoro
era molto fantaftico,perche quando e lauoraua aueua
cura3che nciTuno pittore ne altri lo vedeffe . Era mol-
to odiatola 1 pittori Bolognefi , i quali a foreftieri
Tempre per la inuidia,chea eCsi hanno auuto,porta-
rono odio3& più eh' infinita nelle concorrenze fra lo-
ro perche s'accordarono con vn legnaiuolo alcuni pit
tori3& in chieia fi rinchiufero vicino alla cappclla.che
egli ficeua ; & la notte in quella entrarono per forza;
onde gli videro l'opera; 6V gli rubarono tutti i cartoni
gli fchizzi, &i difegni . Per laqualcofa Ercole fi (de-
gnò di maniera, che finita tale opera 3 difegnò partirli
di Bologna, &ifuiare di quella città il dvca ta-
Gliapietra fcultore,ch' era cosi nominatoli! qua
le in detta opera,che Ercole dipinfe , intagliò di mar-
mo bellifsimi fogliami nel parapetto dinanzi a ella
cappella ;& in Ferrara fece tutte le finefìredi pietra
nel palazzo del Duca,chcfono bellifsime.Laonde già
venutogli a falcidio lo lìar fuori di cala , egli a Ferrara
KK i i i
44^ PARTE. IT.
fé ne tornò in compagnia di colui . Et fece per quella
città dell'altre opere fenza numero . Era Ercole per-
fona5a cui molto piaceua il vino;& fpeffo inebriando-
fi fu cagione di accortarfi la vita, laquale condufTe li-
bera Tenia alcun male fino a gli anni x x x x . Poi gli
cadde vn giorno la gocciola di maniera, che in poche
ore gli tolfe la vita . Et da vno amico3non molto do-
porgli fu fatto quefto epitaffio .
HERCVLES FERRARIEN.
Ingerìmmftot acre mihi-flmìlesquc figurai.
Natura effinxtt nemo colore magif.
LafciÒGViDO bolognese Pittore iuo creato; ri
quale lotto il portico di S. Piero a Bologna fece a fre-
feo vn Crocififlb , col Ladroni , Caualli,Soldati , 8c
con le Marie. Et perche egli defideraua fòmmamentc
di venire (limato in quella città come il fuo maeftro,
fìudio tanto & fi fottomifè a tanti difagi ; che e' fi mo-
ri di x x x v. anni. Et fc e fi ruffe meifo a imparar' la a?
te da fanciullezza , come e' vi fi mife di anni x v 1 1 1. lo
arebbe egli non folamente arriuato lenza molta fati-
canna paifatolo ancora di gran' lunga.
■
M7
IACOPO, GIOVAN-
NI, ET GENTILE BEL-
LINI, PITTORI
VENIZIANI.
E cole radicate nella virtù , ancori
che il fondaméto fia baffo & vile; fòr
montano femprein altezza di mano
in mano : Et fino a che elle non fono
arriuate in altifsima fublimità, non Ci
arredano opolTan'mai; Si come chia
ramentepotè vederli nel debile ,&
baffo principio della cala de' Bellini; & nella gagliarda
& alta eccellenza doue è falirono con la pittura. Con-
ciofia che Iacopo Bellini Pittore Veneziano; concor-
rente di quel Domenico che infegnò il colorire ado-
lio ad Andrea da'! Caitagno:ancora che molto fi aitaci
calle pervenire eccellente nella arte;nort acquiftò pe-
rò nome in quella,fe non dopo la partita di elfo Dome
nico.Ma poi ritrouandouifi vnico , cioè fenza alcuno
che lo pareggiaflc;acquiftan.do credito & fama; defide
ròdi venire maggiore.Et per quello con ogni fludio
& folìecitudine attendendo al meli iero;cominciò a far
fi lume per fé medefimo: & la fortuna a fargli fauore;
&aprouedergli gagliardo aiuto : ciò è due figliuoli,
Giouanni & Gentile . A' quali,poi che e furono cre-
feiuti in età conueniente , infegnò egli fteiìb con ogni
acuratezza i principii del difegnio.Etnon pafsò mol-
to, che l'uno & l'altro auanzorono di gran lunga il pa
dre,il quale con ogni follecitudine attendeua ad inani
*riirgli;accio che cofi cornei Tofcani tra lor medefimi
448 * A R, T E IL
portauano il vato del vincerli l'un l'altro fecondo che
e veniuono a' la arte di mano in mano;cofi auefle Gio
uanni a vincer lui;& Gentile poi l'uno &l'altro.Furo-
no le prime cofe che diedono più fama a Iacopo per
eli aiuti de figliuoli vna floria che alcuni dicono che e
nella fcuola di S . Giouanni Vangehfta;doue fono le
ftorie della Croce. Lequali furono dipinte da loro in
tela , per auere del continuo coftumato quella città di
far lauorare in quella maniera . Dilettofsi Iacopo di la
uorare egli folo,& dentro & fuori di Vinegia; con te-
nere accefi allo ftudio delle difficultà della pittura nel
colorire & Giouanni & Gentile : il che feciero amen-
due di manierarne dopo la morte del padre, lauora-
rono in compagnia molte cofe lodate. Et cofi fucceffe
miglior fortuna nellarte a Giouani,il quale dotato dal
la natura d'ingegnio,& di memoria migliorejdiuennc
& più pratico, & di maggiore intelligenzia , & di più
giudizio,che non fu Gentile.Auendo acquifbto Gio
uanni credito & nome grandifsimo da auer ritratto di
naturale molte perfone:& fra gli altri vn Doge di
quella città che dicono efTere ftato da caLoredano. Il
ritratto del quale fu per la amicizia prefa co effo cagio
ne che è faceffe per fuo mezo nella chiefa di San Gio-
uanni & Pauolo (a cappella di San Tommafo d'Aqui-
no;per laquale opera, reputata certo bellifsima,fu egli
tenuto in quel grado , che maggior fi poteua in quel-
la profefsione.Et non andò molto,che e' fu ricerco da
far vna tauola in Canaregio nella chiefa di Sa Giobbo
doue egli fece dentro vna Noflra donna,co molti San
ti;chc fempre gli ha mantenuto quello ifteflb nome di
celebrato,che egli fi aquifìò in quella città . Spartofi
dunque il nome fuo per quel paefè,erano con pneghi
ìntercefTe lopere da lui & con mezi grandijcome fu la
tauola che e oggi in Pefaro difua mano in San Fran-
cefeoj
Bellini. 449
cefco, che fu tenuta per vn tempo coià molto ecceller*
te:per vederfi dentro a quella vna pulitczza3& vna di-
ligenzia ftraordinaria.Fcce nella chiefa di San Zacha-
riadoue Hanno le Monachella coppella di San Giro-
lamo vna tauola,che vi è dentro variati Santi in torno
alla Noftra donna , doue è vfato ingegno & giudizio
in vn' cafamento che ve dentro,& coli nelle figurc;La
quale fa lodata grandemente da gli artefici , & gentili
huomini di quella citta . Egli ancora nella fagreftia de*
frati minori, detta la ca grande ne fece vnaltra 3 che di
affai bella maniera & co bonifsimo difegno fu condoc
ta.A San Michele poi di Murano lauorò vnaltra tauo
la3& a S.Fracefco della Vigna5doue fìano frati del zoc
colo,nella chiefa vecchia pofe vn quadro di vn e hri
sto morto ; la fama delquale fi diuulgò talmente, che.
Lodouico XI. Re di Francia inuaghito del fuo no-
merò mandò a chiedere a quella città ; dallàquale con
difficultà gli fu concedo ; & in luogo di quello ve ne
fu meifo vn'altro lotto il nome di Giouan Bellino 5iL
quale non fu fi leggiadro ne fi ben condotto quanto
quello. Perche fi tiene, che vn Girolamo mo-
cetto fuo creato vi lauoraffefòpraj fendo la diffe-
renza dal primo tanto diuerfamente condotta. Fece
ancora nella confraternità di San Girolamo vna opera
che ve dentro figure piccole molto lodata:La onde ve
mite in confiderazione lopere di Giouanni, fra i Gen
tilhuomini di quella città , la volfero crefeeredi orna-
mento^ propoflo nel Senato di far dipignere a Gio-
uanni la fala del gran configlio per l'eccellenza fuafu
vinto il partito lenza contela alcuna.Et cofi ordinaro-
no che egli cominciaffe quellopera:& dentro vi facef-
fei fatti più notabili della Repub. Veniziana. Onde
egli vi lauorò molte ftorie in copagnia di Gentile più
di lui giouan e, fra le quali dipinfe vna armata di galee,
4$0 FARTB li.
che sbarcano alla piazza di San Marco ; doue tirò in
profpettiua !a chiefa,le caie , e'1 palazzo , & la piazza,
con infinito numero di popolo in proceisione,co gra-
zia & con buona maniera condotte, lequali gli fecero
onore & vtile grandifsimo . Egli vi dipinte ancora vn'
altra ftoria , lauorata con diligenza grandifsima con
vno armamento di galee,& vna battaglia intricata; do
uè combattono i foldati ; & in effe diminuì per via di
profpettiua le barche & le figure , & quelle con gran-
difsima ordinanza , & con bonifsima maniera dipinfè
Quiui fi vede il furore,la forzala difefà,il ferire de'fbl
dati, & le diuerfè morti , che egli andò confiderando;
doue non men di quelle efprefTe lo intrigamento delle
Galee,del tritar lacque co' remi;& la confufione delle
onde , & gli altri armamenti marittimi , fatti con vna
arte certo grandifsima.Vn'altra ftoria e indetto luogo
ancora, nellaquale è quando cauano il Papa, che era
fiato nafcofto per cuoco fuggitofi in Vinegia nel mo-
nafterio della Carità ; doue fono molte figure ritratte
di naturale,& fimilméte in quelle^altre dette di fopra.
Contrafece fi viui & proprii que cafàmenti, la piazza,
& palazzo di San Marco, la pefcheria,el macello ; che
meritò per quefto da la Signoria perpetua prouifione.
Laonde auendo egli finita vna pittura non molto gra
de,nellaquale erano alcuni ritratti di naturale che pa-
reano viui ella fu portata in Turchia da vno Amba-
{ciadore a Maumetto all'otta Gra Turco. Et fé ben tal
coia era proibita loro per la legge Maumettana ella fu
pure di tanto fluporc nel prefentarla^ che non effendo
vfato il Signore vederne, gli parue grandifsimo magi-
ftero.Onde non iblo prefe la pittura , ma chiefè loro il
maeftro , che l'aueua fatta . Perche a Vjnegia tornato
efpofe al Senato qualmente al Signore doucffero man
«lare Giouao Bcllino.Ma efsi,c<wne quegli,che molto
BELLINI. 4fl
ramauano,eflendo egli già in età,che male poteua fòp
portare difagii j fi rifoluerono di mandami Gentile
fuo fratello;ilquale arebbe fatto il medefimo che Gio-
uanni.Et inoltre fi afsicurauano di non perderlo inte-
ramente : & mafsime che egli fèguitaua per il palazzo
le Morie che egliaueua cominciate nella fida del gran
Configlio.La onde meflbfi Gentile in ordine & mon-
tato in fu le Galee,con onoratifsimaprouifione, per-
venne in Gofkntinopoli a faluamento. Et prefèntato
dal Balio della Signoria a Maumetto, fu veduto vo-
lentieri5& come cofà nuoua molto accarezzato.. Et
poi che egli prefentò a quel Principe vna vaghifsima
pittura ,' fu ammirato da quel Signore ; che vno huo-
mo mortale auefle in fé tanta diuiniti 3 che egli efpri-
mefle fi viuamente& fi naturale lecofè della natura.
Ne vi dimorò molto Gentile,che egli ritraife di natu-
rale Maometto che pareua viuifsimojalquale come co
fa inufitata pareua quefto più tofto miracolo , che ar*
te.Et inultimo doppo lo auer veduto molte efperienr-
zie di quellarte, lo domandò fé gli daua il cuore di di*
pigner fé medefimo ; & Gentile rifpofecheperfatis-
farli fi ritrarebbe,& facilifiimamente . Ne pafsò molti
giorni che ritrattoli a vna fpcra che fomigliaua forte:
lo prefentò al Signiore . Il quale vedendo quel che
Gentile faceua della pittura 3 ne rimafe più amirato &
ftupefatto che prima, per laqual cofà da fé fteflonon
poteua immaginarfi che è non aueffe qualche fpirto di
nino adoffo . Et fenon fufsi flato che per legge tale
efercizio era proibito, & andauane la morte a chi ado
raua (tatuemon arebbe mai licenziato Gcntile;anzi lo
arebbe onorato grandemente , & tenutolo a farli fare
opere apprelfo di fé . Vngiorno lo fece venire a fe,&
fattolo ringraziare de lecortefie vfàte; & datoli lode
infinite per lopere fatte dalluijgli fece dire cheèdima-
LL ii
45^ PARTE. II.
-dalle quel' che e' volcfle : che ogni grazia gli farebbe
conceduta. Ma Gentile che era modefto altra cofà no
chiefe faluo che vna lettera di fauorc,chc al Serenifsi-
mo Senato della citta Tua lo raccomandaffe . Perciò
Maometto gli fece fare vna lettera di fauore molto
calda ;.& fopra quella gli diede molti onorati doni ; 6c
appreiìb lo fece Caualicre con molti prcuilegi ,&H
pofe al collo vna catena lauorata alla Turchefca , di
pefb di feudi 250. doro : laquale ancora Ci troua appref
io agli eredi fuoi in Venezia,&di più gliconceffe im
muuità per tutti luoghi del fuo imperio,partifsi Gen-
tile di Goftantinopoli con grandifsima allegrezza ;<&
ebbe felicissimo ritorno per il mar e;& atiuato in Vinc
già fu da Giouanni fuo fratello, & da quafi tutta quel
la citta;molto volentieri veduto ;■& vifitato da chiun-
que fecofi rallegraua del grade onore diagli aueuafat
lo Maometto . Fecefi vedere alla Signoria , laquale;
aueuagia obligo per gli onori che Giouanni faceua
con le opere a quel Senato & molto più a Gentile.che
aueua recato tanti onori di Leuante alla fua patria.Ec
prefèntata la.lettera fu cofolato di quel che chiefe, che
tu vna prouifione di feudi 200. l'anno ; laquale gli du-
rò quanto la vita fua. Fece Gentile doppo il fuo ritor-
no molte opere; ma particularmente vnaftoria nella
fcuola di San Marco, di effo Euangelifta ; & in quella
fece lo edifìcio di Santa Sofia di Goftantinopoli, oggi
Mofchea de Turchi;è tirato in profpettiua, cofà vera
mente difficile 6V bella per molte parti che fi veggono
che egli ha fatto feoprire in quello edificio .-Oltra che
egli htralTe di naturale tutte le femmine che fono in
quella ftoria,con gli abiti alla Turchefira, quali egli a-
ueua recati di Goftantinopoli ; & molte aconciature
di capo che fon tenute molto belle. Et cofi* fegukaru-
db fece per la città di poi molte opere lequali olerà alle
BELLINI. 455
richezze die egli aucua aquiftato , gli donoron fama
immortale;per i buoni coiìumi,& la vita lodcuole che
ecli tenne continouamentc.FinalmentCjVicino già al-
la età di anni lx x x. pafsò allaltra vita;& da Giouanni
fuo fratello gli fu dato onorato fèpolcro in San Gio-
uanni & Paulo, lanno mdi. Rimafto Giouanni ve-
douo di Gentile che fempre amo tenerifsimamete;an-
daua lauorando Se pafTandofi tempo , ancora che egli
ruffe vecchio : & per che e' fi era dato a far ritratti di
naturale, introduffe vna vfànza in quella cittàiche chi
era niente di grado , fi faceua fare o dalui o da altri il
fuo ritrattoicome appare per tutte le cafe di Venezia,
che fon tutte piene di quegli : & vi fi vede per infìno
-in quarta generazione i difcendenti9nella pittura . Ri-
traile Giouanni per M. Pietro Bembo, che ancora no
ftaua con Leone X . la fua innamorata : da'l quale eb-
be oltra al pagamento vn bellifsimo fònetto che co-
mincia.
>9 O Imagine mia ceìette &pura
9) Chejplendipìu che il Sole agli occhi miei.
Fece Giouanni vn numero grandifsimp di opere 8c
quadri , che fono riporti in quelle cafe de Gentilhuo-
mini di Venezia ; de' quali per la moltitudine non ifea
de far menzione :auendo io infegnato douefbnole
coie più notabili & belle che e'facefTe mai . Ne anco-
ra dirò tutto quel che di fuo egli mandò per il Domi-
nio di VeneziajcV molti ritratti di principi che egli fé-,
ce lenza le altre colè (pezzate di alcuni quadroni fatti
loro ; come in Rimino al S . Sigifmondo Malatefta va
Quadro d'una Pietà che ha due puttini che la reggo-
no, la quale è oggi in San Franceico in quella città. Eb
te Giouanni molti Difcepoli , a 1 quali egli con gran-
de amoreuolezzainiegniò l'arte; fra i quali fu in Pado
uà già 60 anni Iacopo da m qntagnia, cke
LL iii
4)4
PARTB IL
imitò molto la Tua maniera per quanto mortrano l'o-
pere Tue che fi veggono & in Padoua & in Venezia.
Ma quello che più di tutti lo imitò & gli fece maggio
reonore,fuil rondinello da Ruuenna,del qua-
le fi ferui Tempre in tutte le opere Tue . Cofìui fece in
Rauena molte opere come in San Domenico vna ta-
uo!a,& nel duomo vnaltra,che tenuta molto bella per
di quella maniera . Et quella che pafsò tutte l'altre, a*
frati Carmelitani nella chiefàdi San Giouan batifta,
doue è vna Nofìra donna con due Santi bellifsimi.Ma
fra tutte le cofe che vi fono eie vn Santo Alberto loro
frate , che èbellifsimo nella tetta , & ne' panni, & per
tutta la figura : Stè con feco , ancora che faceiTe poco
frutto benedetto co d a da Ferrara , che abitò"
a Rimini;& in quella città fece molte pitture, lafciado
di fé Bartolomeo fuo figliuolo che fece il mede
/ìmo.Dicefi che ancora Giorgi one da Castel
franco attefe a quella arte feco ne fuoi primi prin-
cipe ; Se molti altri dei Trauilano , Se Lombardi,che
non ifeade farne memoria. & per tornare a Giouanni
egli già condotto alla età di lxxxx. anni. follando
nome per le opere fatte in Venezia fua patria, & fuo-
ri di quella , pafsò di male di vecchiaia da quefta vita
ad vna migliore:& nella medefimachiefa& in quello
flelfo depofito che egli aueua fatto a Gentile. onorata
mente fu fepelito.Ne mancò in Venezia chi con fonet
ti Volgari & con epigrammi Latini cercafsi di onorar
lo morto come egri aueua cercato tempre di onorar
vino la patria fua: Et molti gli renderono i verfi che
egli aueua già fatti nella giouanezza nel dilettarli del-
la poefia , Se quello che molto più importa,fu lodato,
da il lodatifsimo Arioftoche nel far menzione degli
eccellenti pittori moderni net Canto x xxnu a la fe-
conda lìanza di ffe.
ti
Que cVa no/hi di furo e fono ancora
Leonardo^ndreaMantcgnia , & Gian Bellino ,
455
COSIMO ROSSEL
LI PITTORE
FIORENTINO.
Olte perfbne sbeffando & fchernen-
do altrui fi pafcono d'uno ingiufto
diletto; che il più delle volte torna
lor' danno i in quella ftefla maniera
quafi che tornar fece lo fcherno in
capo a chi cercò di auuilire le fatiche
y fue Cofimo Roffelli; che nel fuo tem
pò fu tenuto affai buon pittore, ma non però eccel-
lente & rarojancora che egli valeffe non poco in alcu-
ne parti della arte. Coftui nella fua giouanezza fece in
Fiorenza nella chiefi di Santo Ambruogio vna tauo-
Ja:& lopra l'arco delle Monache di S. Iacopo da le mu-
ratele figure. Lauorò ancora nella chicfa de Serui la
tauola della cappella di Sata Barbara;& nel primo cor
tile lauorò in frefco la fio ri a, quando il beato Filippo
piglia lo abito della noftra Donna. A' frati di Ceitello
fece la tauola dello aitar maggiore ; & ne fece ancora
un altra in una cappellai fimilmente in una cappella
innanzi che s'entri in una chiefètta fopra il Bernardi-
no5lauorò una tauola con molte figure. Dipinfe il fe-
gno a fanciulli della cópagnia di San Giorgio,ncl qua-
le è una Annuziata :& molti qnadri & tódi di madon
ne,a cittadini. Alle monache diSantoAmbruogio fece
la cappella del miracolo del Sacramelo ;laquale opera
c cofa aflai buona3& delle fue5che fono in Fiorenza te
456 PARTE II.
nuta la migliore . Et in quella fece di naturale il Pico
Signore della Mirandola tanto eccellentcmente;che e'
no pare ritrattola vino. La onde egioche de gli ami
ci aueuaperla fua buona cóuerfazione, fu co gli altri
pittori chiamato a far l'opcra^che fece fare Sifto 1 1 1 1.
Pontefice nella cappella del palazzo. Ex coi? in com-
pagnia di Sandro Botticello , di Domenico Ghirlan-
duio,dell'Abbate di San Clemcnte,di Luca da Corto-
na , & di Pietro Perugino 3 vi dipinfè di fua mano tre
ftorie , nellaquali fece la fommcrlione di Faraone nel
mar rollo ;& la predica di christo a' popoli lun-
go il mar di Tiberia 3 & la cena de gli Apoftoli con
christo :8àn quella fece vna tauola in otto facce ti
rate in buona profpettiua , Se (opra quella il palco in
otto faccelo lpartimento,chegira in otto angoli;do-
ue molto bene feortando , moftrò quanto gli altri fà-
pere dell'arte. Dicefi,che il Papa aueua ordinato vn
premio,oltra il pagamento,a chi meglio auefle lauora
to:& quefto s'aueua a dare a chi con lode & merito al
giudicio del Pontefice folle paruto . La onde finite le
ftorie venne fua Santità a veder l'opera ; & già ciafeu-
no de' maeftri aueua procurato far fi, che'l premio , <3c
l'onore folTe fuo. Per il che fentendofi Cofimo più de
bile d'inuenzione & di difegnojeercò occultare il fùo
difetto.Onde e'eoperfetutta quella opera di finifsimi
azurri oltramarini , & di viuaci colori; & con molto
oro illuminò la ftoriame albero,ne cibarne panno, ne
nuuolo rimafe,che lumeggiato non folle; credendo»*
che'l Papa come di quella arte poco intendente,gli do
uelTe donare la vittoria. Venne il giornOjch' ogni mae
fìro doueua la fua opera feoprire ; perche egli ancora
moftrò la fua de laquale fu da que' maeftri affai rifo,
&fchernito; fi come quegli che la fua debolezza più
toftovcellauanoicheneauefTerecopafsione. Il Papa
andò
COSIMO ROSSELLI. ^j
andò a vedere l'opera della cappella finita ;& giunto
in quella , l'azurro,l'oro, & gli altri be' colori di Coli-
ni o in vn tratto gli abbagliarono gli occhi: perche
quefìa affai più di tutte l'altre gli piacque,come a per-
donacene aueua poco giudicio in tal profeisione. On-
de giudicò Cofimo molto meglio auer fbdisfatto , &
lauorato,che gli altri più eccellenti di lui no aueuano
fatto. Et cofi fece dare a Cofimo il premio ordinato;
come a più valente & migliore artefice de gli altri . Et
comandò a coloro,che acconciaflero d'oro le loroifìo
rie & le copriffero di migliori azurri:a ciò che elle fuf
fero flmili a quelle di Cofimo nel colorito & nella ric-
chezza. Laonde i poueri pittori mal contenti anzi pu-
re difperatijper fatisfare alla poca intelligenzia del Pa-
dre Santo,fi diedero a -guadare, tutto quel buono che
aueuano fatto. Rifefi Cofimo di coftoro più che efsi
non aueuano rido di lui quando lo vcellauano del tan
to oro:Et tornatofene a Fiorenza onorato, & affai be
ne agiato;attefe a lauorare al folito fuo ; auendo fèm-
preinfuacompagniaintuttelecofe5PiERO di Co-
simo fuo difcepolo, che lo aiutò in Roma & per tut
to.Queflo Piero lauorò nella cappella di Sifto,& vi fé
ce molte cofe,& mafsimamente vn paefe nella predica
di christo che è tenuto la miglior cola che vi fia.
Stette ancora feco Andrea di Cosimo cheat-
tefe alle grotefche.Viffe Cofimo anni lx viti. Et per
vna lunga infermità confumato & logoro rfinalmen-
tefimorii'anno mcccclxxxii u . Et dalla com-
pagnia del Bernardino fu fepellito in Santa Croce. Di
lettoisi molto de la Alchimia, la quale viuo fèmpre lo
confumò ; & in grandifsime pouerta lo conduffe a la
morte. Dopo la morte poi in memoria dello feorno
fatto a Cuoi concorrenti nella cappella gli fu fatto que
{lo epitaffio.
MM:
45»
FARTB. II.
J>ìnjìt& pingendofei
Conofcer quanto il bel colore inganna;
Et a compagni miei
Come talbiafina altrui 3the fé condanna.
IL CECCA INGE-
GNERE FIOREN-
TINO.
Eladuranecefsità,non auefle sfor-
zati gli huomini ad eflere ingegnosi
perla vtilità & comodo proprio;No
farebbe la Architettura diuenuta G.
eccellente & marauigliofajnelle men
ti & nelle opere di coloro che per ac
quiftarfi & vtile & fama, fi fono efer
citati in quella,con tanto onore, quanto giornalmen-
te fi rende loro, da chi conofce il migliore da'l buono.
Quefta necefsità primeramente indulfele fabbriche;
quefta gli ornamenti di quella;quefta gli ordinile fta-
tue, i Giardini, i Bagni, & tutte quelle alte comodità
funtuofe , che ciafeuno brama , & pochi poffeggono.
Quefta nelle menti degli huomini hi eccitato la gara
& le concorrenzie non follmente degli edifizii,ma
delle comodità di quegli; Per il che fono ftati forzati
gli artefici a diuenire induftriofi,ne gli ordini de' tira-
n;nelle machine da guerra ; negli edifizii da acque ; &
in tutte quelle aduertenzie & accorgimenti , che fot-
to nome di ingegni & di architetture, difordinando
gli aduerfarii,& accomodando gli amici, fanno & bel
Io & comodo il mondo . Et qualunche (òpra gli altri
kà iàputo fare queft? cofe oltra lo effere vfeito dogni
IL CECCA. 459
fua noia , {òttimamente è flato Iodato , & pregiato da
tutti gli altri;come al tempo de Padri noflri fu il Cec-
ca Fiorentino , al quale ne di Tuoi vennero in mano,
molte cofe & molto onorate : & in quelle fi portò egli
tanto bene, nel fèruigio della patria fua;operando con
rifpiarmo,& fodisfazzione5&grazia de'fuoi cittadini:
che le ingegnofè &induftriofe fatiche fu e lo hano fat
to famofo& chiaro fra gli altri egregi & lodati fpiriti.
Dicefi,che il Cecca fu nella fua giouanezza legnaiuo-
lo bonifsimo ; & perche egli aueua applicato tutto lo
intento fuo a cercare di fapere le difficulti de gli inge
gnr,come fi può condurre ne' campi de' fòldati machi-
ne da muraglie,fcale da fàlire nelle città^arieti da rom-
pere le mura,difefe da riparare i foldati per combatte-
re \3c ogni cofa che nuocere poteffe a gli inimici ,&
«quelle che a flioi amici poteflero giouar, effendo egli
perfonadigrandifsima vtilità alla patria fua 3 meritò,
che la Signoria di Fiorenza gli defle prouifione conti
nua . Per il che quando non fi combatteua , andaua
per il dominio riuedendo le fortezze , & le mura delle
città & caitelli,ch' erano debili, & a quelli daua il mo*
do de' ripari,& d'ogni altra cofà, che bifognaua. Et
chcefi, che lenuuole, che andauano perla fefta di
SanGiouanniin Fiorenza a procefsione furono in-
gegno fuo, che certo fono tenute cofabellifsima . Fe-
ce egli ancora vno edifìcio, che per nettare & raccon-
ciare ilmufàico nella tribuna di San Giouanni fi gira-
ua^alzaua^ abbaflaua,& accofìaua, che due perfb-
nelo poteuano maneggiare, cofa che diede al Cecca
riputazione gradifsima. Auuenne al fuo tempo che lo
efercito de' Signori Fiorentini era intorno a Piancal-
doli,& egli con lo ingegno fece fi , che i foldati vi en-
traron dentro per via di mine fenza colpo di fpada;&
fegukando più oltre a certi camelli , fece la mala forte
MM il
460 PARTE II.
fua,che volendo egli vn giorno mifurare alcune altea
xe in vn luogo difficile, mciTe il capo fuori della mura
glia , per mandare vn filo a bado, accio potcffe fàpere
l'altezza di quella. Ma eflendo egli mortalifsimamente
odiato da inimici che molto più tcmeuano lo ingegno
fuo che le forze cjuafi de gli aduerfàrii3continouamen
te teneuano gli occhi a doflb a lui folo. Per il che ve-
duta quella opportunità , vn prete con vna baleftra a
panca gli traile , & con vn verettone lo colfè nella te-
tta fi fieramente che il pouero Cecca di fubito fi mori.
Dolfe molto a tutto lo efercito & a fuoi cittadini il
danno & la perdita , che fecero nella morte di lui , Ma
non vi effendo rimedio alcuno , ne lo rimandarono in
cafla a Fiorenza : & le forelle fue in S.Pietro Scherag-
gio gli diedero onorata fepoltura:& folto il ritratto
fuo di marmo fecero porre lo infraferitto epitaffio.
PABRVM M AGISTE*. CICCA, NATVS O P P I-
DIS VEL OBSIDENDIS VEL TVENDIS HIC IA
CET. VIXIT ANN. XXX XI MEN. IV. DIES XIII I.
OBIIT PRO PÀTRIA TELO ICTVS .PIAI $0-
RORES MONIMENTVM FECERVNT.
MCCCCLXXXVIII.
4&
ANDREA VERROC
CHIO SCVLTORE
FIORENTINO.
Olti per lo ftudio imparano vna arte;
che fé e' fofTero nella maniera di quel
la aiutati dalla Natura; accozzandoli
naturale conio accidentale ;fupere-
rebbono non tanto quegli che fono
itati auanti di loro: ma quegli che do
pò la morte loro arebbono a nafcere .
Et di quanta importanza fia alle perfòneeccellenti que
Ita parte congiunta con efTa,ogni di fé ne vede lo efern
pio in molti , i quali mentre che ftudiano , fanno infi-
niti miracoli & mancando quello iìudio,per no eflère
accompagnato con la natura , fé fìanno pure tre gior-
ni che non s'affatichino, ogni cofa fi parte de l'animo
loro. Et pigliano quefh tali fèmpre vna maniera cru-
da & fenza dolcezza alcuna; di cne è cagione l'afprez-
2a delle fatiche,che e'durano malgrado della natura.
Et ben fi vede, che chi sforza quella, fa effetti contra-
lti alla voglia fua: Et cofi per lo oppofito , fcguitando
la con piacere , conduce cofe marauigliofe . La onde
non debbe certo parere ftrano, fé Andrea del Vcrroc-
chio,che aiutato più dallo ftudio che dalla Natura per
uenne tra gli fcultori al fommo de'gradi,& intefe l'ar-
te perfettamente; fu tenuto duro & crudetto nella ma
niera de'fuoi lauori: & fempre tali fono apparite le co-
fe fu e , ancora che fieno mirabili: nel cofpetto di chi le
conofee ; Coftui per patria fu Fiorentino, ne'fuoi tepi
(cultore,intagliatore,pittore,& mufico perfettifsimo,
& dalla natura^ d'ogni cofa fommam ente dotato;& at
MM Hi
462 PARTE II.
tefe alle fcienze; perche molto della Geometria fi dilet
tò nella fua giouanezza; & in quella , perche attende-
te allo Orefice,lauorò di argento due ftorie nelle te-
fìe dello aitar di San Giouanni, delle quali quando elle
furono meflein opera, acquiftò lode & nome grandif
fimo. Mancauano in quefto tempo in Roma alcuni di
quelli Apoftoli gradi cheordinariamete foleuanofta
re in fu l'altare in cappella del Papa co alcune altre ar-
géterie,che erano fiate disfatte ; Perilche fu mandato
per Andrea con gran fauore da Sifto 1 1 1 1 ; & condot
to a Roma, & allogatoli quel tanto che il Papa defide-
raua ; & egli tutto conduftV a perfezzione , con arte ,
diligenzia & ingegno marauigliofo . Ma veduto nel-
la ftanza di Roma ritronafi molte ftatue di varie forti,
& particularmente quel cauallo di bronzo che dal Pa-
pa fu fatto porre a Santo Ioanni laterano;& che de*
fragmenti non che de le cofe intere che ognidi fi troua
nano , fi faceua ftima grandifsima; deliberò di attende
re alla fcultura . Et cofi abbandonato in tutto lo Ore
fìce , fi mife a gittare di bronzo^ alcune figurette ; che
gli furono molto lodate ; la onde prelo maggiore ani-
mo,fi mife alauoraredimarmo. EtauuennecheeC
fendo morta di parto in que giorni in Roma la moglie
diFrancefcoTornabuoni;& volendo il marito che
affai la amaua , onorare quel corpo ; dette a fare la fè-
poltura ad Andrea . Et egli fopra vna cafla di marmo
intagliò in vna lapida, la donna , il partorire & il paflà
re a quella altra vita con molte altre figurette fi belle ,
& fi bene condotte ; che quefta per la prima opera fua
di marmo fu tenuta molto buona . Ritornato poi a
Fiorenza con danari & fama & onore , gli fu fubito
allogata vna figura dun'Dauit di braccia due & mezo
per farla d' bronzo : la quale da lui condotta a perfe-
zione, fu polla & è ancora oggi nel palazzo Ducale al
ANDREA VERROCCHIO 46?
{òmmo della fcala doue ita la catena;Et fu /òmmamen
te lodata da ciafeheduno. Mentre che egliconduce-
ua la (tatua detta , fece ancora quella noftra Donna di
marmo, ch'è fopra la fepoltura di M. Carlo Bruni
Aretino in Santa Croce ;Iaqualelauorò egli e/Tendo
ancor* Giouane per Bernardo ros sellini
scvltore, il quale condufTe di marmo tutta quel
la opera . Perle quali cofe acquietando Antonio no-
me di eccellente maeftro , & mafsimamente nelle cofe
di metallo , delle quali egli fi dilettaua molto ; fece di
bronzo tutta tonda in San Lorenzo la fepoltura di
Giouanni & di Piero di Cofìmo de Medici; dou e vna
caffa di porfido,retta da quattro cantonate di bronzo,
congiraridi foglie molto eccellentemente lauorate,
& finite con infinita fottilità & diligenza la quale è pò
(la fra la capella del Sacramento & la fagreftia : della
quale non fi può lauorare di bronzo,ne dì getto far co
là meglio. Auuennechegiailmagiftrato de fei della
mercatantiain Fiorenza quando viueua Donato, gli
allogarono a far di marmo vn tabernacolo; che e oggi
dirimpetto a San Michele, nell'oratorio di fuori di
ort Santo Michele:che finito da lui,& mcfTo in opera,
volendo i Sei far fare di bronzo San Tommafo che a
e H R r s t o mette il dito nella piaga ; furono in disfe-
renzia del prezzo; non per altro che per la gara di'ìalcu
ni, che fauoriuano Donato; & altri che voleuano che
le facefsi Lorenzo Ghiberti.& fi quefta caparbietà de'
Cittadini andò feguitando ; che perfino chcjnonfu
morto & Donato & Lorenzo , non meflbn'mai in eie
cuzione il loro proponimento . Per ilche Andrea ^ia
fattofi conofeere per la fottilità del fuo magiftero, per
l'uniuerfàlità della buona pratica firn , fi nel conuerfà-
re, come al lauoro che egli fiiceua,fu da fuoi amici prò
pollo che e'facefle3 <]ueite due itatue di ch r i s t o
-ton<ir<£o
464 PARTE II.
& di San Torfìmafò. Le quali allogateli; con fatica &
orande ftudio fiutone i modelli;& fatto le forme ebbe
nel getto grandifsima fortuna; che gli vennono tutte
vnitamente di bontà falde & intere . Onde meiìbfi a
ricettarle & fìnirlc;le ndufle a quella perfezzione,che
elle fi veggono al prefente; & fi comprende nell'attitu
dine di quel SanTommaio vna certa incredulità,& fu
bita voglia di toccarlo intero che'l fuo ftare in dubbio
10 faceua ftare oftinato : & conofcefi quanto con amo
re egli tocchi con mano quelle cicatrici di christo
11 quale con liberalifsima attitudine alzavn braccio,
& apre la vede , per chiarire il dubbio del fuo difcepo
lo.che veftito di bellifsimi panni l'uno & l'altro fece co
nofcere Andrea in quell'arte non meno fàperla eferci
tare,che fi facefsi Se Donato &Lorenzo & gl'altri feul
tori,che haueuono operato innanzi a luida quale ope
ra fu locata nel tabernacolo che aueua già fatto Dona
to;& allora, & poi, è fempre fiata tenuta in pregio.La
onde non potendo lafamafua più crefeere in quella
profefsione,come perfona che gli piaceuon'gli ftudi&
ogni cofa douc fi haueua a durare fatica,non glibaflan
do in vna fola elTer tenuto valente, voleua anchora
in altre che egli non fapefsi impararle per fare il mede
fimo & cofi volto l'animo a volere ancora laflare ope-
re di Pittura;fece cartoni di alcune norie & quadri; &
cominciò a metterci in opera di colori.E.Et mentre che
egli alla pittura attendeua; non" mancaua attendere al-
le cofe della Geometria ; auendo animo valerfene vn
di nelle cofe della Architettura. & con quefto fuo mo
do di procedere caminando, andaua virtuofamente
fpendendo il tempo . Fu in que giorni finito di mura
re la lanterna della Cupola di Santa N4aria del Fiore;
& riflrettofi infieme gli operai di quella fibrica ,Vifol-
uerono fra molte diipute & ragionamenti fra loro;chc
fi dou efsi
ANDREA VERROCCHIO 46$
/ìdoucfsi fare la Palla che fbpra quello edifizio per or
dine già di Filippo morto fi doueua porre per finimen
to di quello, & mandato per Andrea innanzi che fi
partifle da loro, gli feciono allogazione di detta palla
che ruffe di mifura di braccia & che egli au ef
fé la cura di farla pofàre in fìir un bottone ; & incate-
narla di maniera chivolendoui mettere fu la Croce,
la potefsi règgere. La quale opera Andrea fini & mef
fé fu con grandifsima fefta del popolo con fuochi &
con molte altre allegrezze. Ma fu meftiero adoperar
ci induftria& ingegno, nello ordinarla talmente che
e'ui fi poteffe entrar'dentro , & ad armarla con buone
fortificazioni, che i venti non le noceffero . Sono an-
cora in detta città molte altre cofe la uorate da lui.Di-
pinfe ancora a Frati di Valle Ombrofa vna tauolaa
San Salui, fuor della porta alla Croce jnellaquale e,,
quando San Giouanni. batteza e hr i s t o: & Lionar
do da Vinci, fuo difcepolo, che allora era giouanetto
vi colori vno angelo di fua mano , ilquale era molto
meglio,che le altre cofe.Aueua giaco simo de me
dici condotto da Roma alcune anticaglie ; fra le
quali aueuameflo nel fuo giardino , alla porta che ri-
efee nella via de'Ginori vn Marfia di marmo biaco, in
piccato ad vn tronco, per douere effere feorticato, co
fa tenuta molto marauigliofa. A Lorenzo umilmen-
te dopo la morte di Cofìmoera peruenuto vn torfo
con la teftavdWaltro Marfia; antichifsimo & bello
molto più da quello . Et perche chi l'aueua fatto, con
fiderò che quando Marfia rimafe feorticato fi vedeua-
no imufcoli rofsi,& alcuni nerbicini per la figura j
tolfe vna pietra che è marmo roflbj.& in quel faflb che
aueua alcune vene bianche fonili , intagliò quello
Marfia : che doueua parere -, quando egli aueua il pulì
mento cofa viuifsima ; fé ora a chi lo confiderà , fa ve
NN
4^6 PARTE. II.
tur confiderazione dello auer'quello Artefice con fi
propia & bella arte,ridotto tale opera a fine : Per ilchc
volendo Lorenzo de' medici accompagnarlo
a quell'altro,di maniera che e'mettelsino in mezo quel
la porta ; mancandogli le braccia , le cok\Cj & le gam-
be; mandò per Andrea: donde egli con quello inge-
gno che egli aucua glielo rindirizzò in piede ; & ag-
giunfegli i pezzi di marmo roiìb,con tanta diligenzia
che Lorenzo ne rimafe fatisfattiftimo . Auuenne che
la Signoria di Vinezia auendoauuto molte vittorie,
per la virtù di Bartolomeo da Bergamo, volendo ono
rare la virtù di quel Signore; & dare animo a gli altri
loro capitani ; delibero in Senato che e fegli facefsi
vna ftatua a cauallo di Bronzo, & dorata ; per porfi in
fu la piazza di Santo Giouanni& Polo. & trouando
il nome d'Andrea fparfo per tutta Italia & fuora fbpra
ogni altro , mandarono per lui a Fiorenza . & condot
tolo a Venezia con grandissima prouifione gli fecion"
fare vn modello di terra,grande appunto quato aueua
da elTere . Il quale poi che egli ebbe finito di terra , &
cominciato ad armare, per gettarlo di bronzo, eraci
molti Gentilhuomini che voleuano, che il Vellano da
Padoua facelTe la figura , & Andrea il cauallo . De la
qual cola fdegnatofi egli fé ne tornò a Fiorenza : auen
do prima {pezzato al cauallo le gambe & la tetta. Ilchc
intendendo la Signoria,gli fece intendere,che non tor
nafte loro nelle mani, perche gli farebbe tagliato il ca-
po . La onde egli le fcrilìe, che fapeua rifare il capo a'
caualli, ma ch'cisi non aurebbono già faputo impicca-
re la tefta a gli buomini, ne vna fimile a quella di An-
drea . Quella pronta ri/porta piacque molto a quei
Signori, & con doppia prouifione lo fecero ritorna-
re. Et non dopo molto tempo racconciò il model-
lo ; Et gettandolo di Bronzo , nfcaldò & raffreddo ,
ANDREA VERROCCHIO 467
di maniera: che e' fini la vita in Vinezia, lafciando im-
perfetta non (blamente quefta opera , ma vn'altra che
efaceua in Phìoia, ciò èia fepultura del Cardinale For
tcgucrra , con tre virtù Teologiche , & vn dio pa-
dre fopra,la quale fu finita dipoi da l o r e n-
zetto (cultore Fiorentino . Àueua Andrea quan
do e morì anni lvi. Et dolfe la morte fua infinita-
mente a gli amici & a* Cuoi difcepoli che non erano po-
chi, & maisimamente a nanni grosso, (cul-
tore , perfona molto attratta & nella arte & nel vi-
li ere . Dicefi di coftui, che enon arebbe lauorato fuo
ri di bottegaio a Monaci,oFrati fé e'non aueffe auuto
per ponte l'ufcio della volta,per potere andare a bere a
fua pofta, & fenza licenzia . Lauoraua mal volentie-
ri^ per ogni piccola alterazione , fi faceua portare a
lo (pedale : & quiui fi ftaua , fino a che e'fuffe guarito
in tutto . Et fra l'altre effendo egli vna volta torna-
to fano d'una fua infermità , gli amici che lo vifitaua-
no , lo dimandorono come egli ftaua ; Et rifonden-
do egli male ; gli (òggiunfero , tu fei pur guari-
to: Et però fio io male replicò egli. Imperò che io
arei bifogno d' vn' poco di febbre, per potermi in
trattenere qui agiato &feruito. Coftui venendo a
morte nello fpedale,& vedendoli porto innanzi vn
Crocififfo di legno affai goffo; pregò che lo leuafsino
via, & vene mcttefsino vno di mano di Donato.
Affermando che (è e' non lo leuauano, fi morrebbe di
fperato ; tanto era lo amore che e'portaua alla arte .
Ma per tornare ad Andrea, le fue cofc rimafero a lo-
renzo di credi difcepolo & amicofuo carifsi-
mo,& l'offa ricondotte da Venezia, furono (èpellite
nella chiefa di Santo Ambruogio, nella fepoltura di
Ser Michele di Cione, douc fopra la lapida fono inta-
gliate -quelle lettere *
NN u
46S *ARTE II.
SER MICHAELIS DE CIONIS ET SVORVM'HIC
OSSA IACENT ANDREAE VERROCCHII, Q^VI
OBIIT VENETIIS M. CCCC. LXXXVlII.
Fu niente di manco onorato di poi con quello
epitaffio .
IL VERROCCHIO
Se il Mondo adorno refi
Mercè delle belle opre alte &Jùperne ;
Sondi mclwniaccefì
Fabricbe , Bron^Marmiin {fatue eterne*
LO ABATE DI
SAN CLEMENTE
MINIATORE.
Are volte fuole auùenire,(e vno è da
nimo buono 5 & di vita efemplare;
che il cielo nonio proueggo d'amici
ottimi ,& di abitazioni onorate, &
che per i benigni coftumi fuoi 3 e' no
fiaviuo3in venerazione; &morto,in
^grandissimo defìderiodi qualunque
lo ha conofeiuto; come poco alianti di quefta età 5 fa
Don Piero della Gatta Abate di San Clemcte di Arez
20, eccellente in diuer{ccofè5& coturnato fra tutti
gli altri.Coftui fu frate de gli Agnoli, cVnella fua gio
uanezza miniatore fingulari{simo,& dotato di bonik
lìmo difègno:come ne fanno fede le miniati! re lauora
ABATE 5. CLEMENTE. 469
te da lui a' monaci di Sata Fiora, & Lucilla nella badia
di Arezzo;& ancora in S. MartinOjDuomo di Lucca.
Fu amato molto nel Tuo tepo dal Generale di Camal-
dolese fu Mariotto Maldoli Aretino:ilquale parcdo
il Don Piero perfona,che per le fue virtù meritafle tal
beneficio liberaméte glieli donò; Et colui come<*rato
lauorò poi molte opre per quella religione. Véne la pe
fìe del m e e e e l x v 1 1 1. & non potendoli allora con
molti praticare,Lo Abate fi diede adipignerc le figure
gradi:& la prima fu vn S.Rocco3che e' fece in tauola a
rettori della fraternità d'Arezzo , nella vdieza doue e'
fi ragunano;laquale figura raccomanda alla Noftra do
na il popolo Aretino . Et in pochifsimi mefi imparò
benifsimoa lauorare a frefeo in muro,- & in tauola
ancora:&lauorando affai, diuenne pittore eccellen-
te & raro . Fece in Arezzo vna tauola in San Pietro,
doue (tanno i frati de Serui3dentroui vno agnolo Ra-
faello; & ancora lauorò il ritratto del Beato Iacopo Fi
lippo da Piacenza. Fu condotto a Roma nella cappella
di Sifto 1 1 1 1. & in compagnia di Luca da Cortona,
& di Pietro Perugino lauorò quiui vna ftoria.Et tor-
nato in Arezzo fece nella cappella de' Gozzari in Ve-
{couado vn San Gierolamo in penitenzia, il quale ma
grò & raio con gli occhi fermi attentifsimamente nel
Crocififfo percotendofi il petto, affai bene fa conofee
re,quanto lo ardere di amore in quelle confumatifsi-
me carni5poffa trauagliarela virginità. Et per quella
opera fece vn Caffo grandifsimo, con alcune altre erot
te di fàfsufra le rotture dellequali nel paefe fece le ito-
ne di detto San Girolamo. Poi lauorò in Santo A^ofti
no di detta città vna cappella alle monache del terzo
ordine,doue a frefeo è vna coronazione di Noltra do-
na molto lodata , & molto ben fatta;& /otto vn'altra
cappella vna All'unta con alcuni angeli in vna gran ta-
NN iii
4jO FARTB II.
uola che molto bene fono abbigliati di panni lottili;
& è veramente tenuta vna pittura molto lodata , per
edere lauorata a temperaci buon difegno, & condor
ta con diligenzia ftraordinaria . Nella badia di Santa
Fiore in detta città è vna cappella all'entrata della chie
fa per la porta principale, con San Benedetto , & cor*
altri Santi,fimta con grazia,con buona pratica,& con
dolcezza . Et certo egli era in quella città adorato , &
riuerito:perche e* valeua non Colo nella pittura, ma in
molte ancora di quelle arti che ricercano industria 6>C
ingegno. Auuenne al fuo tempo, che Gentile Vicina-
te Vefcouo Aretino molto amico della Tua virtù rifé-
deua in Arezzo ; & del continuo viueuano infieme:
La onde il Vefcouo, che fi dilettò Tempre d'ogni virtù
gli fece dipignere nel palazzo fuo vna cappella , nella-
quale è vn e h R i s t o morto; & fu vna loggia ritrarre
elfo Vefcouo, & fé medefimo con alcuni canonici del
la città . Fecegli fare al Duomo vecchio fuor d'Arez-
zo vna cappella , dellaquale parte ne pagò il Vefcouoy
& parte gli operai, & è vna Mifericordia con certi An,
geli in alto , con alcuni panni bianchi fottili , che cir-
condano lo igni udo certamente bellifsimi . Et con* vn
San Sebafliano , & vn San Rocco con certi tondi in
chiaro & fcuro,dentroui le Itone loro. Lauorò oltre a,
queftoper tuttala città in diuerfi luoghi, come nel
Carmino tre figure;& la cappella delle monache di Si
ta Orfina;& infinite opere, che al prefenre fi veggono
per quella città; & a Caitighone Aretino nella pieue
di San Giuliano vna tauola a tempera alla cappella dei
lo aitar maggiore doueè vna Noftra donna bellifsN
ma,& vn' San Giuliano , & San Michelangelo, figure
molto ben'lauorate,& benifsimocondoue;&mafsi-
meilSan Giuliano, che auendo affi fa ti gli occhiai
c H f, 1 s t o che è in collo alla noftra Donna , fare che;
ABBATE S. CLEMENTE. 47!
oltre a modo fi affligga di auere vccifòil padre &la
madre. Similmente ad vna cappella poco di fotto, e di
fua mano vn portello che foleua ftare ad vno organo
vecchio , nel quale è dipinto vn San Michele , tenuto
cofa marauigliofà : Et in braccio d'una donna^vn' put
to fafaato,che par viuo,viuo.Fece in Arezzo alle mo
nache delle Murate la cappella dello aitar' maggiore
pittura certo molto lodata.Et al monte San Sauino vn
tabernacolo dirimpetto al palazzo del Cardinale di
Monte,chefutenutobellifsimo.Etal Borgo San Se-
polcro in Vefcouado fece vna cappella, onde lode &
vtile grandifsimo ne trafle. Fu perfòna molto fattibile
& buono & vero amatore di tutte le virtù ; & aueua
l'ingegno tanto verfàtile,ch' oltre a tante altre fue do-
tterà mufico perfetto ; & faceua gli organi di piombo
di man fua. Et in San Domenico fi vede ancora vno
de cartoni di fua mano, che dolce fempre se mantenu
to.In SanClemente ve ne era vnaltro purdi fua mano,
Doueaucua fatto l'organo in alto & la taratura era
bada al piano del coro;& quefta confiderazionegli
venne,perche egli erano pochi monaci a cantare meo-
ro,& voleua che lorganifta cantaisi & fònafsi. Colt ui
molto bonificò quel luogo di muraglie & di pitture:
auedo rifatta la cappella maggiore di quella chiefa do
uè era dentro quell'organo, & perla chiefa molte altre
pitture; lequali gran danno fu,che infieme con la chic
{à & conuento fuflero rouinate . Ma con* era nccefia-
rio volendo ornare & fortificare quellacittà lo Illu-
{trifs. Duca e o s 1 m o de Medici. Uquale nella repara -
iione delle nuouc mura,è flato necefsitato riitrignerc
tra la detta chiefa & la porta di Santo Spirito, vn terzo
della città, & atterrare molte cafe di Cittadini , infie-
me con vn quarto d'u:V Colifeo antico & confumato
dietro al conuento di San Bernardo ,& l'ultime reli-
4.71 PARTE. II.
quie dW Teatro fotto la cittadella. Ma tornando a
lo Abate,egli fu parco & coturnato nel vinere ; & la-
feiòfuo difcepolo nella pittura Matteo di ser
Iacopo la p poli aretino molto pratico : il-
quale imitando la Tua maniera , meritò lode ; come ne
fa fede nella Pieuefotto il pergamo , doue fi predica
un Chris to con la croce, & infinite altee pitture
difuamano. Et in compagnia lafciò Domenico
peco ri ilquale molte delle fue opre fini; come in
S. Pietro di quella città la tauola di Sa Fabiano, & San
Sebafìiano de Bonucci;& la tauola di Santo Antonio,
& la espella di San Giuliano, condotta con fuoi dife-
gni. Era Domenico bene ftante,& fece l'arte della
pittura più per trattenimento,che per bifogno , onde
fempre in compagnia faceua i fuoi lauori .. Fece in
Arezzo nella Trinità una tauola,che uno Spagnuolo
colori; & umilmente nella pieue alla capella della Ma-
donna & un'altra che fu l'ultima per M. Donato da
Chiari in Vefcouado che'l capanna san e se gli
fìnijch'ecofalodata.Diedefi poi alle fineflre di uetro,
& tre,ch'eranoin Vefcouado,nelauorò,runa delie-
quali per le guerre dall'artiglieria fu ruinata.Fu anco-
ra fuo creato angelo di lorentino pitto-
re , il quale aueua affai buono ingegno, & lauorò l'ar-
co fòpra la porta di San Domenico : & fé hauefle auu
to aiuto3farebbe diuentatobonifsimo maeftro . Mo-
ri Don Pietro d'età d'anni l xxxi il. & da un mal di
petto ftretto pafsò di quefta uita , il che a quella città
fu di grandifsimo danno , mafsimamente lafciando
egli alla fua morte imperfetto un tempio della Noflra
donna dalle lagrime,del quale aueua fatto il modello,
che da diuerfe è poi flato finito . Merita dunque affai
lode,per auere intelo il miniare,l'architettura,Ia pittti
ra3& la mufica . Gli diedero i fuoi monachi fepolcnra
in San
ABATE S. CLEMENTE. 47$
in San Clemente flia badia . Et tanto fono fiate {lima-
te Tempre le cofe Tue in detta citd;ch e egli n e ha auu-
to quello epitaffio.
Ptngehat dotte Zeufis ; condehat &* tedes
NÌcon;Pan capripes fifìulaprima tua eft.
Non tamen ex uobis mecum certauerit uIIhs:
i^«<e tre sfectfÌKiUnkuihxc facto.
Morì nel mcccclxi. Aggiunfè all'arte della pittu-
ra nella miniatura quella bellezza che fuor nella ma-
niera vecchia s'è villo poi nell'opre di gierolamo
FADOvano fatte in Santa Maria nuoua di Fioren-
za ne libri da lui miniati , & in quegli di Gherar-
do miniatore fuo creato 3 come ancora fi vide
pervn vante miniator fiorentino, &
gierolamo milanese, che mirabilifsime opre
fece in Milano fua patria.
DOMENICO GHIR
LANDAIO PITTORE
FIORENTINO.
Olte volte fi truouano , ingegni eie-
uati & fottili, che volentieri fi dareb
bonoalle arti& allefcienze, & ec-
cellentemente le eferciterebhono;fe
i Padri loro gli indirizzafTero nel
principio a quelle fleffe a le quali na
turalmente fono inclinati.Ma fpeflb
auiuene che chi eli gouerna non conofeedo forfè più.
OO
474 PARTE II.
oltre , ftraccura quello , di che più domerebbe curarfi;
"& cofi è cagione, che gli ingegni prodotti dalla natu-
ra ad ornamento & vtile del mondo , di futilmente ri-
mangon' perfi. Et quanti abbiamo noi veduti feguire
vna profefsione lungo tempo , folo per tema di chi li
gouernajche arriuati poi a gli anni maturi l'hanno la-
Iciata in abbandono per vn'altra , che più loro aggra-
da^Et è tanta la forza della natura; che lo inclinato ad
vna profefsione; molto più frutto vi fa in vn'mcfè,
che con qualunche ftudio ò fatica non farà vn altro in
molti anni . Et aduiene bene fpeiìb che continuando
poi quefti tali, per lo inftinto che ve gli tira,fanno ara
mirare & ftupire infieme l'arte & la natura ; come a ra
gion' le fece ftupire Domenico di Tommaio Ghirlan
daio,ilquale fu porto all'arte dello orefice; & non pia-
cendoli quella , non reftò di continuo di difègnare .
Perche effendo egli dotato dalla natura d'uno fpirito
perfetto & d'un gufto mirabile,& giudiciofb nella pit
tura ; quantunque Orafo nella fua fanciullezza fone,
fempre al difegno attendendo;venne fi pronto & pre-
do & facile;che molti dicono , che mentre che all'ore-
fice dimoraua,ritraendo 1 contadini, & ogni altra per
fòna,che da bottega paflaua li faceua fubito fomiglia
re.Come ne fanno fede ancora nell'opre fue infiniti ri
tratti, che fono di fimilitudini viuifsime . Furono le
fue prime pitture in Ogni Santi la cappella de' Vefpuc
cijdouevn christo morto,& alcuni Santi,&ib-
pra vno arco vna mifericordia ; & nel Refettorio di
detto luogo vn cenacolo a frefeo. Dipinfe & in Santa
Croce all'entrata della chi eia a man deitra la ftoria di
San Paolino. Et acquiftando fama grandifsima in cre-
dito venuto, a Francefco Saifcti i lauorò in Santa Tri
ruta vna cappella con iftorie di San Francefco;laquaIe
opra è mirabilmente c6dotta5& da lui con grazia con
DOMENICO GHIRLANDAIO. 475
pulitezza & con amor lauorata. In quella contrafece
egli & ritratte il Ponte a Santa Tnnita3coì palazzo de
gli Spini: fingendo nella prima faccia la ftoria di San
Fracefco quado apparifee in aria; & refufeita quel fan
ciullo. Done fi vede in quelle donne che lo veggono
re-fufeitare , il dolore della morte, nel portarlo allale-
pohura ; & la allegrezza & la marauiglia della fua re-
furrefsione . Contrafecieui i frati che efeon di chiefa
co'bechini dietro alla crocc,perfotterrallo,fatti mol-
to naturalmente. Et cofi altre figure che fi marauiglia
no di quello efFetto,che non danno altrui poco piace-
re,In vnaltra fece quando San Francefco prefenteil vi
cario rifiuta la eredita a Pietro Bernardone fuo pa-
dre:& piglia l'abito di lacco cigniendofi con la corda.
Et nella faccia del mezo,quando egli va a Roma a Pa-
pa Onorio & fa confermar la regola fua ; prefentando
di Gennaio le Rofe a quel Pontefice . Nellaquale fto-
riafinfela faladelConcifloro co* Cardinali chefede-
uano intorno; & certe fcalee che faliuano in quella.ac
cennando certe meze figure ritratte di naturile acco-
modandoui ordini di appoggiatoi perla falita. Et fra
quegli ritraile il magnìfico Lorenzo vec-
chio de m e Die i.Dipinfeui medefimamentequa
do San Francefilo riceuc le ftimite . Et nella vltima fe-
ce quando egli è morto, 6V che i frati lo piangonojdo-
ue u vede vn frate che gli baciale mani; & inuero
quello effetto non fi può cfpi imer meglio nella pittu-
ra , fenza che e'vè vn Vefcouo parato con gli occhiali
al nufo che gli canta la vigiliajche il non ientirlo (bla-
mente lo dimofìra dipinto. Ritraffe in due quadri che
mettono in mezolatauola, Francefco SaflTetti gino-
chioni in vno,& ne l'altro la fua donna.Oltrache'èfe
ce nella volta quattro Sibille & fuori della cappella vn
ornamento (òpra larco nella faccia dinàzi , co vna iìo-
OO ii
466 PARTE II.
ria dentroui quando la Sibilla Tiburtina fece adorar
christo a Octauiano Imperatore:che per opera in
frefco è molto praticamente condotta:& con vna alle
grezza di colori molto vaghi . Et infiemi acompa-
gniò quefto lauoro con vna tauola pur di Tua mano la
uorata attempera : quale ha dentro vna natiuità di
christ o,di far marauigliare molto ogni perfbna in
telli°"cnte, doue ritraffc fé medefimo & fece alcune te
fte di paftori3che fono tenuti cofa diuina. Dipinfe a
frati Giefuati vna tauola per lo aitar maggiore con al
cuni Santi, in compagnia di vna Noftra donna bellifsi
ma Et nella chiefa di Ciftello fece vna tauola finita da
Dauid & Benedetto fuoi fratelli;dentroui la vifitazio
ne di Noftra donna, con alcune tefte di femmine va-
ghifsime & bellifsime.Nella chiefa de gli Innocenti fé
ce vna tauola de Magi,molto lodata & ftimatajdie fu
a tempera. Nellaquale fono tefte bellissime d'aria &
di fifonomia varie cofi di giouani come di vecchi ; &
particularmentc nella tefta della Noftra donna fi co-
nofee quella onefta bellezza & grazia, che nella Ma-
dre del vero d i o può efler fattada mano vmana . Et
in San Marco al tramezo della chiefa vn'altra tauola,
& nella foreftieria vn' cenacolo con diligenza l'uno &
l'altro condotto : & in cafa di Giouanni Tornabuoni
vn tondo con la ftoria de' Magi fatto con diligeza. Al-
lo Spedaletto per Lorenzo vecchio de me-
dici amato &ftimato da lui, la ftoria di Vulcano,
doue lauorano molti ignudi fabricando con le martel
la folgori o faetti a Gioue. Et in Fiorenza nella chiefa
do' gni Santi a concorrenza di Sandro di Botticello,di
pmfe a frefco vn' San Girolamo , che oggi è allato alla
porta che va in chioftro; intorno al quale fece vna in-
finita di infìrumenti di libri da perfone ftudiofe. Di-
pinfe ancora l'arco fopra laporta di Santa Maria Vghi
DOMENICO GHIRLANDAIO 467
& vn Tabercolino dietro a la arte de'Linaiuoli ; fimil-
mente vn'San Giorgio molto bello che ammazza il fèr
pente . Et per il vero egli intefè molto bene il modo
del dipignere in muro : & ficilifsimamente lo lauorò;
cffendo niente dimanco nel comporrele Tue cofe mol
to leccato. Fu chiamato a Roma da Papa Sifto UH.
a dipignere con altri mac-ftri la fua cappella ; Et dipin-
feui quando christo chiama a fé da le reti, Pietro
& Andrea ; Et la refurrefsione di eflb 1 e s v chri-
sto; della quale oggièguafta la maggior parte per
eflere ella fòpra la porta ; refpetto alo aueruifi auuto a
rimettere vno architraue, che rouinò . Era in quefti
tempi medefimi in Roma FranccfcoTornabuoniono
rato & ricco mercante , & amicifsimo di Domeni-
co, alquale effendo morta la donna fòpra parto ; 8c
auendo per onorarla come fi conuenia alla nobiltà lo-
ro ; fattole fare vna fepoltura nella Minerua con alcu-
ne ftori e di marmo; piacque ancora che Domenico di
pigniefìe tutta la faccia doue ell'era fepolta . Et oltre
a quello vi facefle vna piccola tauoletta a tempera. La
onde in quella pariete fece quattro ftorie : dua di San
Giouanni Batifta, & due della noflra Donna ; le qua-
li veramente gli furono allora molto lodate. Et prouò
tanta dolcezza nella pratica diDomenico; che tornai*
dofene quello a Fiorenza con onore & con danari, lo
raccomandò per lettere a Giouanni fùo parente fcriue
doli quanto c'ioauéflè fèruito bene in quella opera;
& quanto il Papa fu (Te fàtisfatto de le fue pitture . Le
quali cofe vdendo Giouanni, cominciò a difegnare di
metterlo in qualche lauoro magnifico da onorare la
memoria di fé medefimo , & da arrecare a Domenico
fama & guadagno . Era per auuentura in Santa Ma-
ria Nouella, conuento de'frati predicatori la cappella
maggiore 3 dipinta già di Andrea Orgagna ; La quale
(DO iii
47^ PARTE II.
per edere (lato mal coperto il tetto della volta , era in
più parte contaminata & guada da la acqua . Perilche
già molti Cittadini la aueuano voluta raffettare o ve-
ro ridipignierla di nuouo: Mai padroni che erano de
la famiglia de'Riccij no fé n'erano mai contentati;noa
potendo efsi far tanta fpefà ; ne volendoli rifoluere a
concederla adaltrui che la facefsi ; per non perdere la
iu riduzione del padronato, & il fegno dellarme loro
lafciatagh dai loro antichi. Giouanni adunque defl-
derofo che Domenico glifacefle quella memoria, fi
mefTe intorno a quefta pratica;tentado diuerfe vie :Et
inultimo promette a 'Ricci far tutta quella fpefa egli ,
&che glincompenierebbc in qual cofa; & farebbe met
ter (arme loro nel più eludente & onorato luogo, che
fu (Te in quella Cappella . Et coli perfuafi 5 diede loro
vn beueraggio pervna certa amoreuolezza ;& fece
fare vno inftrumento rogato molto dreno de'l fenfb
ragionato di fopra . Et allogò a Domenico quefta opc
ra , con le florie medefime che erano dipinte prima*, &
feciono che il prezzo fufsi ducati mille dugento doro
larghi; & in calo che lopera gli piacefie,fufsino dugea
to più . Per ilchè Domenico miiTe man alla opera: ne
reftò che egli in quattro anni l'ebbe finita ilchc fu nel
Mccccixxxv. con grandifsima fatisfazzione Se eoa
tento di elfo Giouanni . Il quale chiamandoli ferui-
to, 6c confelfando ingenuamente che Domenico auc
uà guadagniati i dugento ducati del pitiidiiTe che area
he piacere , che e' fi contcntaffe del'primo pregio : Et
Domenico che molto più ftimaua la gloria & l'onore ,
che le ricchezze, gh largì fubito tutto il reilante; Affer
mando che aueua molto più caro lo auergh fatisfatta
de'l lauoro ; che lo edere contento del pagamento.
Appreffo Giouanni fece fare due armi grandi di pie-
tra l'vna de'Tornaquinci 3 laltra de Tornabuoni j <2c
DOMlNTCO GHIRLANDAIO
479
metterle ne pilafìri fuori d'eflà Cappella : E «quando
poi Domenico fece la tauola dello altare, nello orna-
mento dorato/otto vn'arco che per fine diquella tauo
la fece mettere il tabernacolo del Sacramento belli/si
mo ; & nel frontifpi'zio di quello fece vn Scudicciuo-
lo d'vn quarto di braccio ; dentroui larme de'Padi on
detti.Et il bello fu allo {coprire della Cappella , quelli
cercoronocon gran'romore de l'arme loro ; & final-
mente non vela vedendo ; fenandarono al Magiftrato
degli Otto ; portando il contratto . Per ilche , non
Giouanni che era morto allora , ma gli eredi fuoi per
commilsione lafciatadallui moftrarono efìerui pofta
nel più eludente & onorato luogo di quell'opera . &
benché quelli efclamafsino, che ella non fi vedeua : fu
lor detto, che eglino aueuano il torto ; & che auendo
gli fatti metter Giouanni di fopra a e h r i s t o, fé ne
doueuano contentare . Et con" fu decifo che douek
fé lare ; per quel magifìrato come al prefente fi vede .
Ma fé quefto parefle ad alcuno fuor delle cofe della vi
ta che fi ha da fcriuere ; non gli dia noia ; perche tutto
era nel fine del tratto della mia penna . Et ferue fé non
ad altro , a moiìrare quanto, la pouertà epreda delle
ricchezze;^ che le ricchezze acompagniate dalla pru
denzia, conducoro a fine & fenza biaììmo ciò che al-
trivuole. Ma per tornare alle belle opere di Domenì
co ; fono in quella capella primieramente nella volta ì
quattro Euangelifti maggiori del naturale: & nella pa
riete della fineftra, ftone di San Domenico,& San Pie
tro martire,& San Giouanni quando va al deferto, &
la Noftra donna annunziata dall'angelo &molti Santi
auuocatidi Fiorcza, Ginocchioni fopra le fincfìre;&
dappiè ve ritratto di naturale ginocchioni Giouanni
Tornabuomdamanritta&ladonnafua da man fini-
fila che dicono efier molto naturali.Neila facciata de-
PARTI 1 1.
ftra di poi e fette ftorie,fcompartite Tei di /òtto in qua
dri quanto tien la facciata , & vna vltima di fopra lar-
ga quanto fon due iftorie , & quanto ferra l'arco della
volta,Et nella finiftra altrettante di San Giouanni Ba
tifta . La prima della facciata delira è quando Giouac
chino fu cacciato del Tempio ; doue fi vede nel volto
di lui efpref fa la pacienzia; come in quel di coloro il di
fpregio,& l'odio che efsi Giudei aueuano a quelli,che
fenza auere figliuoli veniuano a'1 tempio . Et fono in
quefta ftoria da la parte verfo la fineftra, quattro huo-
mini ritratti di naturale , l'un de quali ciò è quello che
e vecchio, & rafo, e in Cappuccio roflò; è Aleffo Bai-
doui netti , maeftro àdi Domenico nella pittura, & nel
Mufaico. L'altro che è in capegli,& che fi tiene vna ma
no al fiancho & ha vn mantello rollò, & fotto vna ve
iticciuola azurra, è Domenico fteifo maeftro dellope-
ra ; ritrattoli in vno fpecchio da fé medefìmo ; Quello
che ha vna zazzera nera con certe labbra grò fife , è B A
STIANO DA SAN Gì VM I GN I A N O fuO difcepolo
& cogniato, & l'altro che volta le {palle & ha vn beret
tino in capo, è Dauitte Ghirlandaio pittorefuo fratel
lo; i quali tutti per chi gli ha conofciuti fi dicono effer
veramente viui , & naturali. Nella feconda ftoria,è la
natalità della Noftra donna fatta con vnadiligenzia
grande;& tra le altre cofe notabili che egli vi faceto ,
nel cafamento o profpettiua , è vna fineftra che dai lu
me a quella camerata quale inganna chila guarda..
Oltra quefto mentre fanta Anna ènei letto , e certe
donne la vifitano , pofe alcune femmine che lauano la
Madonna con gran cura,Et chi mette acqua, & chi fa
le fafeie, & chi fa vn feruizio , & chi vn'altro , & men
tre ogniuna attende al fuo , vi è vna femmina che ha
in collo quella puttina,& ghigniando la fa ridere, con
vna grazia donnefcha degnia veramente di vnopera
fini ile
DOMENICO GHIRLANDAIO ^Sl
jfìmile aquefta,'oltre a molti altri affetti che fono in
ciafcuna figura. Nella terza che e' la prima fòpra,è qua
do la Noftra donna fàglie i gradi del Tempio, doue è
vn cafàmento che fi allontana affai ragioneuolmente
da l'ochio. oltra che ve vno ignudo , che gli fu allora
lodato; per non fène[vfàr moltijancor che e' non vi fuf
fé quella intera perfezzione; come a quegli che fi fon
fatti ne'tempi noflrijper non eifere eglinotanto eccelle
ti. Accanto a quefta è lo fpofàlizio di Noftra donna;da
uè dimoftrò la collora di coloro che fi sfoeano nelrom
pere le verghe , che non fiorirono come quella di Giù
leppo : la quale ifloria è copiofa di figure in uno acco-
modato cafàmento. Nella quinta fi veggono attillare
i Magi in Bettelem con gran numero di h.uomini, ca-
ualh, e dromedarii,& altre cofe varie; ftoria certamen
te accomodata. Et accanto a quefta, è la fella la quale
e la crudele impietà fatta da Erode a gli innocenti;do-
ue fi vede vna baruffa bellifsimadi femmine, & di fal-
dati, & caualli, chele percuotono,^ vrtano & nel ve
ro di quate ftoiie vi fi vede di fuo,quefta è la migliore;
perche ella è condotta con giudizioso ingegno, & ar
te grade . Conofceuifi l'impia volontà di coloro , che
comadati da Erode fenza riguardare le madri,vccido-
noque'poueri fanciullini: fra i quali fi vede vno che an
cora apiccato alla poppa , muore per le ferite riceuute
nella gola da vn foldato;& fugge,per non dir beu e col
petto non meno fangue che latte ; cofa veramente di
fua natura: & per effer fatta nella maniera che ella è,da
tornar viua la pietà doue ella fuffe ben morta . Et cer
to,fu ventura di Erode, che tal cafo non vi fuffe confi
derato . Euui ancora vn foldato che ha tolto per for-
za vn putto; & mentre correndo con quello fé lo fìrin
gè in fui petto per amazzarlo,fe li vede appiccata a ca-
pegli la madre di quello con grandifsima rabbia : &f&
PP
4$1 PARTE. II.
cendoli fare arco della fchiena, fa che Ci conofca in lo-
ro tre effetti bellifsimr, vno è la morte del putto che fi
vede crepare , l'altro l'impietà del fòldato,che per fèn-
tii fi tirare 11 {lranamcnte3moil;ra l'affetto del vendicar
Ci di eilo putto.ll terzo è che la Madre nel veder la mor
te del figliuolo, con furia & dolore «Se fdegno cerca
che quel traditore non parta fenza vendetta: cofà vera
mente più da Filofofo mirabile di giudizio, che da pit
tore. Sonui efprefsi molti altri affetti , che chi li guar-
da conofeerà fenza dubbio quefìo maeftro effer flato
in quel tempo eccellente. Sopra quefta nella fettima
che piglia le due ftorie , e cigne laico della volta , è il
tranfitodi Noftradonna,&lafuaaffunzionecon infi
nito numero d'angeli , & infinite figure,& paefì, & al
tri ornamenti, di che egli fòleua abbondare , in quella
Tua maniera facile & pratica.Da l'altra faccia,doue fo-
no le fiori e di San Giouanni, nella prima è quando Za
cheria facrificando nel tempio,L'angelo gli appare, &
perno credergli amutohfce. Nella quale ftoria,moftra
do che a'facrifizii de tepii concorrono femprc le perfo
ne più notabili per farla più onorata ritrafTevn buo nu
mero di Cittadini Fioretinichejgouernauono allora
quello fìato;&particularméte, tutti quelli di cafa Tor
nabuoni, i giouani &i vecchi & altri JOltre a queflo,
per inoltrare che quella età fioriua in ogni forte di vir
tu , Se mafsime nelle lettere ; fece in cerchio quattro
meze figure che ragionano infieme appiè delle iftoria;
i quali erano i più feienziati huomini, che in que'tem
pi Ci trouaffero in Fiorenza : Se fono quefti II primo e
Meffcr Marfilio Ficino che ha vna vede da canonico,
il fecondo con vn'mantello rodo, & vna becca nera al
collo, è Criftof ino Landino, Se Demetrio Greco che
{è liuolta, Se inmezzo a quefti , che alza alquanto vna
mano è Meifer Angelo Poliziano,! quali fon viuifsimi
D OMENICO GHIRLANDAIO 483
epronti . Seguita nella feconda allato a qu efiala visita-
zione di Noftra donna a Santa Elifàbetta ; nella quale
fono molte donne che laccompagnano, con portature
di que' tempi; e fra loro fu ritratta la Gincura de'Ben-
ci , allora bellifsima fanciulla. Nella terza fìoria fòpra
alla pnmaèlanafcità di San Giouanni; nella quale e
vna auuertenzia bellifsima: che mentre Santa Elifabet
ta e in letto : & che certe vicine la vengono a vedere ,
& la balia ftando a federe allatta il bambino , vna fem -
mina co allegrezza gniene chiede,per moftrare a quel
le donne la nouitàchein fuavechiezzaaueua fatto la
padrona di cafa . Et finalmente vi è vna femmina che
porta a la vfanza Fiorentina , frutte e fìafchi da la vil-
la ; la quale è molto bella. Nella quarta allato a quella
e Zacheria che ancormutolo flupifce conio intrepido
dello animo, che fia nato di lui quel putto; e mentre
glie dimandato del nome ,fcriuein fui ginocchio a£
filando gli ochi al figliuolo ; quale è tenuto in collo da
vna femmina con reuerenzia, poftafi ginocchione in-
nanzi a lui , fegna con la penna in fui foglio, Giouan
ni farà il fuo nomejnó fenza ammirazione di molte al-
tre figure , che pare che fìiano in forfè fé egli è vero o
nò. Seguita Ja quinta, quando e predica alle turbe;
nella quale ftoria fi conofee quella affezione che dati
no i popoli nello vdir cofe nuoue ; & mafsime nelle te
{te degli Scribi cheafcoìtano Giouanni ;i quali pare
che con vn'certo modo del vifo,sbeffino quella legge;
anzi l'abbino in odio ; doue fono ritti & a federe Ma-
felli & femmine in diuerfe fogge . Nella fefta fi vede
San Giouanni battezare christo; nella reuerenzia
del quale moftrò interamente la fede che fi debbe aue-
re a facramento tale. E perche queflo non fu fenza
grandifsimo frutto, vi figurò molti già igniudi,&
icalzi, che affettando d'euere battezzati,moftrano la*
pp a
484 PARTE II.
fede, & la voglia {colpita nel vifò . Et infra glialtri vi
è vno , che fi caua vna fcarpetta , che rapprefcnta la
prontitudine ifteffa . Nella vltima , ciò e nello arco ac
canto alla volta vi è la funtuofifsima cena di Erode,
co'l ballo di Erodiana ; con infinita di feriti che fanno
diuerfi aiuti in quella ftonaiOltra la grandezza di vno
edifizio tirato in profpettiua che moiìracome nellal-
tre cofe apertamente la virtù di Domenico infieme co
le dette pitture. Conduife a tempera la tauola ifolata
tutta , & le altre figure che fono ne'fei quadri ; che ol-
tre alla Noftra donna che fiedein aria col figliuolo in
collo,& glialtri Santi che gli fono intorno,oltra il San
Lorenzo & il Santo Stefano che fono interamente vi-
llici e il San Vincenzio Se il San Pietro Martire; che
non li manca fé non la parola . Vero è che di q uefta ta
uola ne rimafe imperfetta vna parte , mediante la mor
te fua,per ilche auendo egli già tiratola tanto innanzi,
che e' non le mancati a altro, che il finire certe figure
dalla banda di dietro doue è la Refurrefsione di chri
$ t o & tre figure che fono in que'quadri;finiro.x> poi
il tutto Benedetto , & Dauitte Ghirlandai fuoi fratt-
ali. Quefta cappella fu tenuta cofa belhfsima,grande,
garbata , Se vaga,per la viuacità de'colori,per la prati-
ca & pulitezza del maneggiargli nel muro; Se perii pò
co ritoccargli a fecco , oltrala inuenzione Se colloca-
zione delle cofe. Et certamente ne merita Domenico
lode grandifsima per ogni conto ; & mafsime per la vi
uezza delle tette, le quali per efière ritratte di naturale
rapprefèntano a chi verrà,le viuifsim e effigie di molte
perfòne fegnalate . Fece ancora nel palazzo della Si-
gnoria , nella fida doue è il marauighofò Orologio di
Lorenzo della v o l pa i a , molte figure di San
ti Fiorentini, con bellifsimi adornamenti. Et tanto
fu amico del lauorare , Se di fatisfare ad ognuno , che
DOMENICO GHIRLANDAIO 48^
tgli aueua commcOo agarzoni,che e'fi accettafle qua
lunche lauoro, che capitale a bottega,fè bene fuffero
cerchi da paniere di donne ■> perche non gli volendo fa
re efsi , gli degnerebbe da Te, a ciò che nefluno fi par
tifie (contento da la Tua bottega . Doleuafi bene quan
do aueua cure familiari, &perquefto detteaDauid
fuo fratello ogni pefò di fpendercdicendoglijlafcia la-
uorare a me, & tu prouedi , che ora che io ho comin-
ciato a conofeere il modo di quefta arte,mi duole che
non mi fia allogato a dipignere a florie, il circuitoci
tutte le mura della città di Fiorenza,moftrado cofi ani
mo inuittifsimo in ogni fua imprefà,& risoluto in
ogni fua azzione.Lauorò a Lucca in SanMartino vna
tauola di San Pietro & San Paulo , & dipinte a San Gi
mignano . In Fiorenza lauoro ancora molti tondi
quadri & pitture diuerfè, che non firiueggono altri
menti , per effere nelle cafe de' particulari . In Pifa
fece la nicchia del Duomo allo aitar maggiore , & la-
uoro in molti luoghi di quella città, come alla fac-
<iata dell opera, quando il Re Carlo raccomanda Pi-
fa ; & in San Girolamo a' frati Giefuati vna tauola.
Dicono , che ritraendo anticaglie di Roma , archi,
terme colonne, colifei , aguglie , amfiteatri, aqui-
dotti,era fi giufìifsimo nel difegno,che le fàceua a oc-
chio,fenza regolo o fcfte & mifure:& mifurandole da
poi fatte che le' aueua , erano giuftifsime come fé e' le
aueffe mifurate. Et ritraendo a occhio il Coliico,vi fé
ce vna figura ritta appiè; chemifurando quella , tutto
l'edificio fi mifuraua : & fattone efperienza da mae-
ftri dopo la morte fua , ritornaua giuftifsimo . Fe-
ce a Santa Maria Nuouanelcimiterio (òpra vna por-'
ta vn San Michele in frefeo armato belhfsimo con ri-
uerbcrazione d'armadurc , poco vfàte inanzi a lui : &
aUa badia di Pafsignano3 luogo de Monaci di Valle
P P iii
4S6 PARTE II.
Ombro{a,lauorò in compagnia di Dauid Tuo fratello
&diBaftianoda SanGimignano. Do uè trattandoli!
monaci male de'l viuere inanzi la venuta di Domeni-
co^ richiamarono all'Abate, pregandocene meglio
feruirc li faceflTe;non effóndo onefto , che come mano-
uali foffero trattati . Promifè loro l'Abate di farlo; &
fcufofsi,chequefto più auueniua per ignoranza , che
per malizia. Venne Domenico^ tuttauia fi continuò
nel medefimo modo.Per il che Dauid trouando vn'al-
travoltalo Abbate fifeusò dicendo; chenonfaceua
quello per conto fuo , ma per li meriti & per la Virtù
del fuo fratello . Ma lo Abate, come ignorante eh' egli
era,altra rifpofta non fece.La fera poftifi a cena, venne
il foreftario de' monaci con vna affé piena di Scodelle
Se tortacce da manigoldi pur nel folito modo.che l'al-
tre volte fi faceua. Dauid falito in colera riuoltò le mi
neflre adoffo al frate,& prefb il pane, che era fu la ta-
uola auetandolo,al frate,lo percofle di modo, che mal
viuo a la cella ne fu portato.Lo Abate,che già era a lei
to,leuato(ì Se coi fo al rumore,credette,chel monifte-
ro rouinaffe : & trouando il frate mal concio, comin-
cio a contendere con Dauid. Perii che infuriato Da-
uid gli 1 ìfppfe , che fi gli toglieffe dinanzi, che valeua
più la virtù di Domenico, che quanti Abati porci
fiioi pari furon mai in quel moniftero . La onde lo
Abate riconofeiutofi da quell'ora inanzi , s'ingegno
di trattargli da valenti huominì come elli erano .
Finita l'opera tornò a Fiorenza, Se al Signor di Car-
pi dipinfè vna tauola , vn'altra ne mando a Rimino
a'1 Signor Carlo Malatefta , chela fece porre nella fua
cappella in San Domenico. Quelta tuuola fu a tempe-
ra,con tre figure bellifsime , con iftoriette dilotto ; &
dietro figure di bronzo finte, con difegno Se arte già
difsima. Vna altra tauola fece nella Badia di Volterra;
DOMENICO GHIRLANDAIO. a%j
&condottopoiaSienapermezo del Magnifico Lo-
renzo de* Medici che gli ent rò mallcuadore a que-
fta opera di ducati ventimila , Tolfe a fare di mufaico
la facciata del Duomo . Et cominciò a lauoiare con
buono animo , & miglior maniera . Ma preucnuto da
la morte lafciò l'opera imperfetta. Come per la morte
del predetto Magnifico Lorenzo, rimafe imper-
fetta in Fiorenza la cappella di San Zanobi comincia-
ta a lauorare di mufaico da Domenico m compagnia
di Gherardo Miniatore. Vedefi di mano di Domenico
fopra quella porta del fianco di Santa Maria del Fiore
che va a Semi vna Nunziata di mufaico belli/sima :
dellaquale fra' maeftri moderni di mufaico non se ve
duto ancor meglio . Vfàua dire Domenico, la pittura
eflere il difegno;& la vera pittura per la eternità edere
il mufaico. Stette (èco in compagnia a imparare Ba-
stiano ma in ardi da San Gimignano , ilquale
in frefeo era diuenuto molto pratico maeftro di quel-
la maniera;per il che andando con Domenico a S. Gi-
mignano , dipinfei o a compagnia la cappella di Santi
Fina,Iaquale è cofa belli (sima . Onde per la fèruitù &
gentilezza di Baftiano, fendofi cofi bene portato , giù
dico Domenico, che e foffe degno d'auere vna fuafò
rella per moglie ; & cofi l'amicizia loro fu cambiatain
parentado;hbcralitàdi amorcuole maeftro,rimunera-
tore delle virtù del difcepolo,acquiftatecon le fatiche
delle artc.Auuenne poi che Domenico ammalò di gra
mfsima febbre,la pcftileza dellaquale in cinque giorni
gli tolfe la vita.EiTendo infermo gli mandò Giouanni
Tornabuoni à donare ceto ducati d'oro, moftrado la
micizia & la familiarità fu a , & la feruitù, che Dome-
nico à Giouanni auea fempre portata .Vifìe Domeni-
co anni XLI1II. & fu con molte lagrime & co pietofi
fofpiri daDauid & da Benedetto fuoi fratelli,^ da Ri
488 PARTE II.
dolfo fuo figliuolo con belle efècjuiefepellito in San-
ta Maria Nouella,&fu tal perdita di molto dolore agli
amici Tuoi. Perche intefà la morte di lui,molti eccellen
ti pittori foreflieri fcriflero a Tuoi parenti,dolédofi del
la fu a acerbissima morte.Refìarono fuoi difcepoli d a-
VID OC BENEDETTO GHIRLANDAI, BASTIA
ko mainardi da San Gimii>nano>& miche-
le AGNOLO BVON ARO TT I Fiorentino, FRAN-
CESCO granaccio, Niccolo' cieco, Ia-
copo DEL TEDESCO. IACOPO DELL INDA-
CO, BALDINO BALDINELLIj&altrimaeftritUttl
Fiorentini. Mori nel mccccxciii. Etéftatopoi
onorato con cjuefli verfi.
DOMENICO GHIRLANDAIO.
Troppo predo la morte
Tronco il mio alla f amache a le flette
Penfàt correndoforte
Zaffar Zeuft & P arra/io, & Scopale spelte*
Arricchì Domenico l'arte della pittura del mufàico
più modernamente lauorato,che non fece nefìun To
fcano, d'infiniti che fi prouorono,come lo moftrano
le cofè fatte da 1 ui per poche eh' elle fi fiano. Onde per
tal ricchezza & memoria nell'arte merita grado &
onore,& edere celebrato con lode ftraordinarie dopo
la morte.
GHERARDO
489
GHERARDO M I-
NIATOR FIO-
RENTINO.
Eramente che di tutte le cofe perpe-
tue, che fi fanno con colori , nefliina
più refta alle percofie de' venti & del
racque,che'lmufàrco.Et bene lo co-
nobbe in Fioréza ne* tempi Tuoi l o-
renzo vecchio de m e di c i, il qua
le come perfona di fpirito & fpecula
tore delle memorie antiche, cercò di rimettere in vfctf,
quel che molti anni s'era tenuto aicofcncV perche gra
demente fi dilettaua de le pitture & de le fculturejnon
potette non dilettarfi ancora de'l mufaico . La ondfe
veggendo, che Gherardo miniatone allora ceruello Co
fiiìico cercaua le difficulta di tal magiftero; come per-
fbna , che Tempre aiuto chi ne' auctia bifbgno,lo fauo
ri grandemente; & meflTolo in compagnia di Domeni-
co del Ghirlandaio , gli fece fare da gli operai di Santa
Maria del Fiore allogazione de le cappelle delle erode
re;onde per la prima gli fece allogare quella del facra-
méto doue è il corpo di S.Zanobi\.Per il cheGherardo
afTbttighando l'ingegno, arebbe fatto con Domenico
mirabilifsiroe cole, fé la morte non vi fi fuife interpo-
la.Era Gherardo gentilissimo miniatore ;$t fece an-
cora figure gradi in muro,& fuor della porta alla Cro
ce vn tabernacolo in frefeo . Fece ancora vn' altro ta*
bernacolo in Fiorenza a fòmmo della via larga molto
lodato;& nella facciata della chiefa di San Gilio a San
ta Maria Nuoua dipinfè la cofàgrazione di quella chi*
fa per il Papa. Et quiui miniò vna infinità d« libi i^6t
&
fato PARTE II.
interne con quegli ne fece per Santa Maria del Fiore
di Fiorenza , & fuora per il Re Mattia de Vnghcria al
cuni altrhperche accresciuto d'animo di miniatore di-
uentò pittore.Nel mufàico fu concorrente & compa-
gno di Domenico Ghirlandai^ quello molto ben la
uorò.Fece vna teda di S.Loi ezo a concorrenza di Do
menico & cofi cominciò il mu{aico,nelquale molto te
pofpefèaritiouareifegretupercio Lorenzo fece
loro ordinare continua prouifìone , accio in quel luo-
go fi lauoraife fempre . Ma tale impedimento a quella
opra diede la morte di Lorenzo,che il lauoro fi rima*
feimperfctto;& Gherardo quafi per lo dolore pafsò di
quefla vita nella età d'anni lxiii. Furono le fue fa-
tiche fatte Tanno mcccclxviii.
SANDRO BOTTI
CELLO PITTOR.
FIORENTINO.
Forzali la natura,a molti dare la vir-
tù^ in contrario gli mette la trafeu
rattaggine per rouefeio: perche non
penfando al fine della vita loro,orna
no fpeflolo fpedale della lor morte
come con l'opre in vita onorarono
il mondo. Quefti nel colmo delle fe-
licità loro fono de i beni della fortunatroppo carichi;
& ne bifogni ne fon tanto digiuni , che gli aiuti vma-
nida la bestialità del lor poco gouernotalméte -fi fug-
gono; che co'l fine della morte loro vituperano tutto
lonore,& la gloria della propria vita . Onde non fareb
bepoca prudenzia ad ogni virtuofo,& particularme-
SANDRO BOTTICELLA
491
te a gli artefici noftri,quando la forte gli concede i be
ni della fortuna, falciarne per la vecchiezza, & per gli
incomodi vna parteuccio il bifogno , che ogni ora na
fee, non lo percuota-.come (Vanamente percolile San-
dro Bottinilo, che cofi fi chiamò ordinanamente,per
la cagione che appreffo vedremo. Coftui fu figliuolo
di Mariano Filipepi cittadino Fiorentino; dal quale
diligenteméte alleuato & fatto inftruire in tutte quei
le cofè che vfànza è di miegnarfi a fanciulli in quella
citta , prima che e' fi ponghino a le botteghe ; ancora
che ageuolmente apprcndefle tutto quello che è vole
uajera nientedimanco inquieto fempre;ne fi contenta
uà di fcuola alcuna, di leggere,di fcriuere o di abbaco
di maniera che il padre infaftidito di quello ceruello
fi ftrauagante , per disperatolo pofe alo orefice con
vn fuo compare chiamato Botticello,aflai competen-
te maeftro all'ora in quella arte .. Era in quella età vna
dimetti chezza grandifsima,& quafi che vna contino-
ua pratica tra gii orefici & 1 pittori ; per la quale San-
dro che era detta perfona, & fi era volto tutto al dile-
gno ; inuaghitofi della pittura, fi difpofe volgerli a
quella . Perii che aprendo liberamente l'animo fuo al
padre,da lui che conobbe la inchinazione di quel cer-
uelle fu condotto a Fra Filippo del Carmine eccellen-
tifsimo pittore ali ora , & acconciato fèco a imparare
come Sandro fteflb defideraua . Datofi dunque tutto
a quella arte, feguitò & imitò fi fattamente il Maetti o
fuo , che Fra Filippo gli pofe amore : & infegnolli di
maniera che e' peruene torto ad vn grado , che neiTu-
no lo arebbe ftimato: Dipinfe eitendo giouanetto nel
lamercatantiadi Fiorenza vna fortezza fraletauole
delle virtu,che Antonio, & Piero del Poliamolo lauo
rarono * In S. Spinto di Fiorenza fece vna tauola al-
la cappella de Bardi, laquale è con diligenza lauorata
49* PARTE. IT.
& a buon fin condotta;doue fbno alcune oliuCj& pai
me huorate con fommo amore. Lauorò nelle conuer-
titevna tauolaa quelle monache ,& a quelle di San
Bamabà,fimilmente vn'altra. In Ogni Santi dipinfe a
Frefco nel tramezzo alla porta , che va in coro per 1 Ve
Ipucci vn Santo Agoflmo, nel quale cercando egli al-
lora di pafìare tutti coloro, eh' al fuo tempo dipinfero
molto s affaticò, laquale opera riufeì lodatifsimapcr
auere egli dimoftrato nella tetta di quel fànto , quella
profonda cogitazione >& acutifsima fottigliezza che
ìuole e fiere nelle perfone fenfate , & attratte contino-
liamente nella inueftigazione di cofè altiisime& mol
to difficili.Per il che venuto in credito & in riputazio
he, dall'arte di Porta Santa Maria gli fu fatto fare iti
San Marco vna incoronazione di Noftra dona in vna
tauola,& vn' coro d'angeli ; laquale fu molto ben dife-
gnata & condotta da lui. In caia Medici blorenzo
vecchio lauorò molte cofè,& mafsimamente vna Pal-
lade fu vna imprefà di bronconi , che buttauano fuo-
co , laquale dipmfe grande quato il viuo & ancora vn
S. Sebaftiano in Santa Maria maggior' di Fioréza. Per
la citta in diuerfe cafe fece tondi di fua mano, & fem-
mine ignude affai , dellequali oggi ancora a Cartello,
luogo del Duca e o s 1 m o di Fiorenza fono due qua-
dri figiiratijl'uno Venere,che nafee , & quelle aure &
venti,che la fanno venire in terra con gli amori:& co
{\ vn'altra Venere, che le grazie la fiorifeono dinotan-
do la prima vera ; lequali da lui con grazia fi veggono
efpjette. Nella via de Semi in cala Giouanni Vefpucci
oggi di Piero Saluiati, fece intorno vna camera molti
quadri chi ufi da ornamenti di noce per ricignimen-
to & fpalliera, con molte figure , & viuifsime,& bel-
le. Ne' monaci di Ceftelloavna cappella fecevna
tauola d'una Annunziata . In San Pietro Maggio-
SANDRO BOTTICELLO
49*
renila porta del fianco fece vna tatiola per Matteo
Palmieri con infinito numero di figure , la a()un-
Zione di Nolìra donna con le zone de'cieli , come
fon figurare , i Patriarchi , i Profeti, gli A portoli , oli
Euangelifti,i Marcirai Confetto ri,i Dottorale VerVj
ni,& le Gerarchie; difègno datogli da Matteo , ch'era
litterato . La cjuale opra egli con maeftria & finiti/si-
ma diligenza dipinfe. Euui ritratto appiè Matteo in
ginocchioni , & la fua moglie ancora . Ma con tutto
che quefta opera fia bellifsima,& che ella doueflc vin-
cerei inuidia ; furono però alcuni maliuoli & detrat-
tori, che non potendo dannarla in altro rdiffero che
& Matteo & Sandro grauemente vi aueuamo peccato
in Ercfia; ìlche fé e vero o non vero, non fé ne afpetta
il giudiziora me baila che le figure che Sandro v: fé ce,
veramente fono da lodare,per la fatica chee'durò nel
girare i cerchi de'Cich & tramezare tra figure & figu
re d'Angeli, & feorci, & vedutein diuerfi modi diuer
fornente, & tutto condotto con buono difègno. Fu
allogato a Sandro in quefto tempo vna tauoletta pie-»
cola di figure di tre quarti di braccio l'vna -, La quale
fu pofta m Santa Maria Nouella fra le due porte nella
^cerata principale della chiefa nello entrare per la por
ta del mezo ^ (miftra:Et cuui dentro la adorazione de"
Magi ; Dou e fi vede tanto affetto nel primo vècchio ;
che baciando il piede al noftro Signorc,& ftrm»gendo
fi di tenerezza , benissimo dimoitra auere conìeguito
la fine del kinghifsimo fuo viaggio : Et la figura di
quefìo Kc -, è il proprio ritratto di Cosimo vecchio
de'Medici: di quanti a'di noli ri le ne ntruouano il più
viuo& più naturale. Il fecondo, che è gì v li ano
de'Medici Padre di papa clemente vii. Si ve
decheintentiffimocon l'animo, diuotamente rende
reucrcnzia a quelputto>& gli altegna il prefento fuo.
PARTE -II.
494
Il terzo inginocchiato egli ancora, pare che adorando
lo, gli renda grazie;& lo confefsi il vero Mefsia .Ne fi
può deferi uere la bellezza che Sandro moitrò nelle te-
de che vi fi veggono;le quali co diuerfe attitudini fon'
cirate,quale in faccia,quale in proffilo,quale in mezo
OCchio,& qual chinata,& in più altre maniere;Et di-
uerfità. d'arie di giouani,di vecchi; co tutte quelle ftra
uagazie che poìfono far conofeere la perfezzione del
fuo magifterio. Auendo egli difìinto le corti di tre Rè,
di maniera che e fi coprende,quali fiano i feruidon del
l'vno , & quali dell'altro . Opera certo mirabilifsima;
Et per colorito, per difegno,& per componimento,ri
dotta fi bella ; che ogni artefice ne refta oggi maraui-
cliato; Et all'oragli arrecò in Fiorenza & fuori tanta
Sfama che Papa Sifto II II. auendo fatto fabbricare la
cappella in Palazzo di Roma ; & volendola dipignere,
otdinò ch'egli ne diuenifìe capo;onde in quella fece di
fua mano le infraferitte ftorie cio,è quado chruto
è tentato dal diauolo; quando Mofe amazza lo Egiz-
io, & che riceue bere da le figlie di Ietrò Madianite .
umilmente quando facrificando i figliuoli di Aaron
venne fuoco da cielo ;& alcuni Santi Papi nelle nic-
chie di fopra alle ftorie . La onde acquiftato fra molti
concorrenti che feco lauorarono , & Fiorentini, & di
altre citta,fama & nome maggiore;ebbe dal Papa buo
na fomma di danari ; i quali ad vn'tempo deftrutti , &
confumati tutti nella flanza di Roma, per viuere a ca-
io jcome era il folito fuo; & finita infieme quella
parte che egli era (lata allogata, & fcopertala,fe ne tor
nò fubitamente a Fiorenza. Doue per eifere perfona
fofiftica,comentò vna parte di Dante : & figurò lo in-
ferno, & lo mife in Stampa dietro al quale confumò di
molto tempo,perilche non lauorando fu cagione di in
finiti difordini alla vita fua . Mife in ftampa ancora il
SANDRO B0TTICELL9 4175
trionfo della Fede di fra Girolamo Sauonnrola da Fer
rara,& fu molto partigiano a quella fetta. Ilche fu cau
fa, che abbandonando il dipigncre, & non auendo eri
trate da viuerc precipitò in dilordine grandifsimo .
Perche oiìinato alla fetta di quella parte,faccendo con
tinuamente il piagnone & deuiandofida'l lauoro, in
vecchiando, & dimenticando fi condufTe in molto
mal'effere. Aueua lauorato molte cole in quel di Voi
terra & molte aLORENzo vecchio di Medici^! qua
le mentre vilTefempre lo fouuenne. E in San France-
fco fuor della porta San Miniato , vn tondo con vna
Madonna,con Angeli grandi quanto il viuo , il quale
fu tenuto cofa bellifsima . Dice/ì , che Sandro era per
fona molto piaceuole & faceta, & tempre baie & pia-
ceuolezze fi faceuano in bottega (uà, doue continoua
mente tenne a imparare infiniti giouani, 1 quali molte
giolìrc & vccellamenti vfauano ùrfi lun laltro & San-
dro flelTo .accufò per burla vno amico fuodi Erefia a
gli Otto,iIl quale comparendo domandò chi l'aueua
accufato Sadiche, perche fendogli detto che Sandro
era flato, il quale diceuach'ei teneua l'opinione degli
Epicurei ,che l'Anima monlTe col corpo, rifpofè ,
& dille, egli è vero che io ho quefta opinione dell'ani
ma flia., ch'è beftia,& bene é egli Eretico; poi che len-
za lettere comenta Dante, & mentoua il fuo nome in
vano. K)icefi,ancora che molto amaua qucglijche ve-
deua ftudiofi della arte;& dicono che guadagnò mol-
to ;& tutto per trafcurataggine fenza alcun Ifrutto
mandò in mala parte. Fu da Lorenzo vecchio mol-
to amato,& da infiniti ingegni , & onorati Cittadini
ancora . Ma finalmente, condottoli vecchio & difu-
tile, camminaua per terra con due mazze, paniche no
potendo più far niente, infermo & decrepito, ridotto
in miferia^ pafsò di quefta vita d'anni l x x v i i i: & in
496 PARTE ir»
Ogni Santi dì Fiorenza fu fcpolto . Lanno M DXV.
Meritò veramente Sandro grm'Lode in tutte le pit-
ture che e fece doue lo ftrigneua lo amore cVlaaf-
fezzione;Et ancora che eli fulTè indiritto comefi
diflc a le cofe , che per la ipocrefia C\ recano a noia le
bellifsime confiderà/ioni della arte ; E'non refta perà
chclefuecofe,nonfiano& belle & molto lodate: Ec
mafsimamente la tauola de'Magi di Santa Maria No-
vella . In fu la grandezza della quale fi vede oggi di
fuo appretto di Fabio Segnivna tauola dentroui la Ci
lumnia di Apelle ; doue Sandro diurnamente imitò il
Capriccio di quello antico Pittore; Et la donò ad
Antonio Segni, fuo amicifsimo. Et èfibellaquefta
Tauola che& perla inuenzione di Apelle ,"& perula
pittura di Sandro 3 e ella (lata onorata di quefto Epi*
gramma .
Inebrio cjuemquitm nefalfo l&dere tentent
Terrarum Reres parua Tabella monet •
Hmcfimiltm <AEgypù Regi donauit ~4pelles •
Rexfmt x &*■ dto-nus rmnens ; rmnits eo .
ANTONIO.
•497
ANTONIO ET
PIERO POLLAIVO
LI, PITTORI ET
'
SCVLTO.RI Fio-
rentini.
Ohi di animo vile , cominciano cofè
bafTe;a'quali credendo poi l'animo
con la virtù, crefce ancora la forza &
il valore :Di maniera che falendo a
maggiori imprcfe, aggiungono vici-
no al cielo, co'bellifsimi penfier'loro .
Et inalzati dalla Fortuna, fi abbatto
no bene fpciìb in vn'Principe buono & Santo ;, che ag
giufta fede fi falda alle loro parole : che fidatoli di efsi,
&trouando.fene benferuito ne'fuoi dilegni ; è forza-
to remunerare in modo le lor'fatiche : cheiPoiteri di
quegli'fino in quinta generazione, ne lenti no larga-
mente ejd'utile, & comodo . La onde quefti talica-
minanoin quefta vita con tanta gloria a la fine loro;
chedifelafcianofègnial Mondo dimarauiglia;come
fecero Antonio & piERodeJPollaiuolo;.molto
fìimati ne'tempi loro, per quelle rare virtù che e'fiaue
uano guadagnate co'loro fudori . Nacquero coftoro
nella citta. di Fiorenza , pochi anni l'vno dopo l'altro ,
di padre aflai baffo, & non molto agiato . Il quale co-
nofeendo per molti fegni,ilbuono & acuto ingegno
de'fuoi figliuoli i non.auendo il modo a indirizzargli
a le lettere , pofe Antonio alla arte dello Orefice con
Bartoluccio Ghiberti , Maefìro ali ora molto ecceller*
te in tale efercizio j Et Piero mifle al pittore con Ari-
49$ FAITE. II.
drea del Caftagno che era il meglio allora diFiorenza.'
Antonio dunque tirato innanzi daBartoluccio;oltra
il legare le Gioie,& lauorare a fuoco (malti d argenroj
era tenuto il più valente che maneggiale ferri in quei
laarte. Laonde Lorenzo Ghiberti che all'ora lauora
uà le porte di San Giouanni,dato di occhio alla manie
ra d'Antonio , lo tirò al lauoro (uo . in compagnia di
molti altri giouani. Et portolo intorno advno di
quefeftoni, che allora aueua tra manojAntonio vi fé
ce fu vna Quaglia che dura ancora ; tanto bella & tati
to perfetta, che non le manca fé non il volo. Non con
fumò dunqueAntonio molte letamane in quefto efer
cizio ; che e' fu conofciuto per il meglio , di tutti que'
che vi lauorauano , di difègno, & di pazienzia;Et per
il più ingegnofo & più diligente che vi fuife. La onde
crefcendo la virtù 6c la fama fua , fi parti da Bartoluc-
cio & daLorenzo;Etin mercato nuouo in quella città
aperfè da fé vna bottega di Orefice, magnifica & ono
rata . Et molti anni feguitò l'arte, difegnando conti-
nouamente: & faccendo di riheuo Cere & altre fanta
fìe;che inbriene tempo lo fecero tenere ( come egli
era) il Principale di quello efercizio. Era in quello
tempo medefimo vn'altro Orefice chiamato ma s o fi
Nigverr A, il quale ebbe nome ftrafordinario,& me
ritamente ; che per lauorare di Bulino , & fare di Niel
lo; non fi era veduto mai, chi in piccoli , o grandi fpa-
2Ìi,facefìe tanto numero di figure, quante nefaceua
egli ; Si come lo dimoftrano ancora certe Paci, lauora
te da lui in San Giouanni di Fiorenza con iftorie mi-
nutifsime de la pafsione di e h r i s t o. A concorrenza
di coftui fece Antonio alcune iftorie, doue lo parago-
nò nella diligézia; & fuperollo nel difègno.Per la qual
cola i Confoh della arte de'Mercatanti vedendo la ec-
lcnzia diAntonio deliberarono tra loro5che auendofi,
ANTONIO ET PIERO POLLAIVOLI 499
a fare di Argento alcune iflorie nello altare diSan Gio
uanni.fi come da varii maeflri in diuerfi tempi,fèmpre
era flato vfanza di fare ; che Antonio , egli ancora ne
lauorafle : Et cofi fu fatto . Et riufcirono quelle fue
cofe tanto eccellenti: che elle fi conofcono fra tutte l'ai
tre per le migliori. Per ilchè gli allogarono i detti Con
foli, i candellieri de l'argento, di braccia 1 1 1. l'vno ; &
la Croce a proporzione ; Doue egli lauorò tanta roba
d'intaglio,& la condufìe a tanta perfezzione;che &da*
Foreftieri , & da'terrazzani , fempre è fiata tenuta co
fa marauigliofa . Durò in queflo mefìiero infinite fa-
tiche ; fi ne' lauori che e fece doro : come in quelli di
fmalto, & di argento . Le quali cofè in gran'parte,per
ibifbgni della Città nel tempo della Guerra , fono fia-
te dal fuoco deftrutte & guafle. La onde conofeendo
egli che quella arte non daua molta vita alle fatiche de*
fuoi artefici; fi nfoluè , per defiderio di più lunga'me-
moria, non attendere più ad efTà. Et cofi auendo egli
Piero fuo fratello che attendeua alla pitturaci! accollo-
a quello,per imparare i modi del maneggiare & adope
rare i colori : Parendoli pure vna arte tanto differente
da l'orefice; che fé egli non aueffècofi prettamente re~
folutodi abbandonare quella prima in tuttoje'iarebbe
forfè fiata ora, che e'non arebbe voluto efferuifi volta
to . Per la qual cofa fpronato dalla vergogna, più che.
dallo vtile, apprefà in non molti mefi la pratica del co-
lorire, diuemò maeflro eccellente, Et vnitofi in tutta
con Piero lauorarono in compagnia di molte pitture-
fra le quali per dilettarci molto del colorito, fecero al,
Cardinale di Portogallo vna tauola ad olio in- San Mi
Biato al Monte fuori di Fiorenza; la quale fu pofla fa
lo altare della fua cappella, Et vi dipinfero dentro San*
Jacopo Apoflolo, Santo Euftachio,& fan Vincenzio,
àke fono (teti molto lodati . Dipinfero ancora in Sar*
RR ii
fOO FAJTE If.
Michele in Orto in vno pilaftro , in tela ad olio , vno
Angelo Raffaello con Tobia; & fecero nella Merca-
tantia di Fiorenza alcune virtù , in quello ileffo luo-
go doue fiede prò Tribunali il magiftrato di quella .
Nel Proconfolo fece il Poggio di naturale, & vn'altra
figura, & nella cappella de'Pucci a San Sebaftiano da*
Serui fece la tauola dello altare, che è cofà eccellente
& rara, doue fono cauallimirabili, ignudi, & figure
bellifsime in ifcorto,& il San Sebaftiano fteflo ritratto
dal' viuo ciò è da Gino di Lodouico Capponi, & fu
quella opera la più lodota che Antonio fàcefCe già
mai . Con ciò fìa che per andare egli imitando la Na-
tura il più che e poteua,pofe in vno di que Saettatori,
che appoggiatala Baleltra alpetto,fi china a terra per
caricarla , tutta quella forza che può porre vno forte
di braccia, in caricare quello inftrumento. Imperò
che t'Ci conofee in lui il gonfiare delle vene & de' mu-
fcoli, & il ritenere del fiato,per fare più forza. Et non
e quello folo ad effere codotto co aduertenzia,che tut
ti gli altri ancora con le diuerfe attitudini , affai chiara
mente dimoftrano lo ingegno& la confìderazione che
«gli aueua pollo in quella opera la quale fu certamen-
te conofeiuta da Antonio Pucci, che gli dono per
queflo ecc. fcudi,affermando che non gli pagaua ap-
pena i colori. Crebbeli dunche da quello l'animo & a
San Miniato frale torri fuor della porta, dipinte vrt
San Criftofano di x.braccia; cofà molto bella , & mo-
dernamente lauorata . Poi fece in tela vn Crocififlb
co Santo Antonino,ilquale è pollo alla fua cappella in
S.Marco. In palazzo della Signoria di Fiorenza lauo-
rò alla porta della catena vn San Gio. Batifta:& in ca
là Medici dipinfè a Lorenzo vecchio tre Er-
coli in tre quadrighe fono di cinque braccia ; l'uno,
de quali feoppia Anteo, figura bellifsima j nellaqualc
ANTONIO ET PIERO P0LLAIV0L1. 501
fi propriamente fi vede la forza di Ercole nello ftrigne
re:chei mufcoli della figura & ineruidi quella fono
tutti raccolti, per fare crepare Anteo . Et nella tetta di
eflb Ercole fi conofce il digrignare de' denti accorda-
to in maniera con l'altre parti; che fino a le dita de' pie
di s'alzano per la forza. Ne vsò punto minore aduerte
zia in Antco,che ftretto daje braccia d'Ercole,fi vede
mancare & perdere ogni vigore,& a bocca aperta,ren
dere lo fpirito. L'altro ammazzando il Lcone,gli ap-
punta il ginocchio finiftro al petto; & afferrata la boc
era del Leone con ammenduele fuemani, ferrando 1
denti, & {tendendo le braccia lo apre & sbarra per vi-
lla forza;ancora che la fiera per fua difefà , con gli vn-
ghioni, malamente gli graffi le braccia . Il terzo, che
amazza ridra,è veramente cofà marauigliofa,6Y mafsi
inamente il ferpente; il colorito delquale , cofiviuo
fece & fi propriamente, che più viuo far non fi può .
Quiui fi vede il velenosi fuoco, la ferocità , l'ira, con
tanta prò ntezza;ch e merita efTercelebrato,& da buo-
ni artefici in ciò grandemente imitato. Alla compa-
gnia di Santo Angelo in Arezzo fece in fui drappo a
olio vn San Michele,che combatte col ferpe,tanto bel
lo, quanto cofà, che di fua mano fi poffa vedere; per-
che v eia figura del San Michele,che con vnabrauura
affrontai! ferpente, ftringendoi denti e increfpan-
dole cigliacene veramente pare difcefbda'l Cielo per
fare la vendetta di Dio contra la fuperbia di Lucifero
& è certo cofa marauigliofà . Da l'altra bada vi fece vn
CrocififTo. Eglis'intcfede gli ignudi più modcrname
te , che fatto non aueuano gli altri maeftri inanzi a lui
& fèorticò molti huomini , per vedere la notomia lor
(òtto.Et fu primo a moftrare il modo di cercare i rau-
{coli,che auefsero forma, & ordine nelle figure ; & di
quegli tutti cinti d'una catena intagliò in ramevna
RR Hi
H
501 PARTE II.
battaglia,& fece altre fìampe di Tua manocon miglio-
re intagliojche non aueuano fatto gli altri . Per il che
nella morte di Siilo III I.fu da Papa Innocenzo con-
dotto a Roma : Et (cce di metallo la fepoltura di que-
llo potefice , & fìmilmente la fepoltura di Papa Siilo
fuo antecefTore , nella fua cappella medefima in San
Pietro , ifola ta intorno & tutta di bronzo , lacuale fu
cagione, eh' egli nello impacciarli co i grandi, ricono-
fciuto della virtù fua, & di continuo più inal/.andofì,
ricchifsimo diuenne . Bene è vero che non molto do-
po il fine di detta opera l'uno dopo l'altro in poco tem
pò fé ne morirono nel m e e e e 1 1 e. Lafciarono molte
facultà, & da paréti in S.Pietro in Vincula in Roma fu
rono fepohi:& in memoria loro allato alla porta di me
20 a man finiflra entrando in chiefa in duoi tondi di
inarmo fono i ritratti loro con quello epitaffio .
ANTONIVS PVLLARIVS PATRIA FLOREM
TINVS PICTOR INSIGN. QVI D V O R . PONT,
X1STI ET INNOCENTI AB REA MONIM ENT-
MIRO OPIFIC EXPRESSIT. RE FAMIL. COM*
POS ITA EX TEST. HIC SE CVM PETRO FRA.
TRE CONDÌ VOLVIT. VIX. ANN. LXXII. O-
E 1 1 T ANNO S A L. M. 1 1 D.
Et non e mancato di poi chi con quello altro lo ab-
bia onorato.,
ANTONIO POLLAIOLO.
véerc magujòlersjicjiiidi'sue coloYibm alter
Non f Hit heroas poncre fitte Deos.
argento aut *Auro nunquampreflantm alter
Viuma potuti fingere fona metro*
Thu/ca ì*itur teline magis hoc fi iati: et alumno ,
Gruia qtiàm quondam ParrbaJio^aHt phids&
ANTONIO IT PIERO POLLAIOLO.
5°*
Et aucua Antonio quando mori anni lxxii.& Pie-
tro anni lxv. Lafciò molti difcepolj , & fra gli altri
Andrea San follino. Ebbe nel tempo fuo felicissima vi
ta.trouando Pontefici ricchi & la fua città in colmo,
che fi dilettaua di virtù: perche molto fu Rimato ;&
forfè auendo auuto contrari i tempi non aurebbe
fatto que frutticene è fece.eiTendo inimici molto i tra
uagh alle fcienze,dellequali gli huomini fanno pro-
fusione^ prédono diletto. Et per qu elio in tal quic
te furono fatte condurre con fuoi difegni in San Gio
uanni di Fiorenza duetonicellc, & vna pianeta & pi-i
uiale di broccato riccio fopra ricci o,teiTu ti tutti d'un'
pezzo,fenza alcuna cucitura : & per fregi & ornamen
ti di quelle , furono ricamate le ftone della vita di San
Giouanni5con fòtilifsimo magift erio óV arte di P a v-
LO da verona, diuino in quella profefsione fo-
pra ogni altro ingegno rarifsimo . Dalquale non fono
condotte manco bene le figure con l'ago , che fé le di-
pignefle Antonio co'l pennello.Di che fi debbe auerc
obligo non mediocre alla virtù dell'uno nel difegno,
& alla pazienza dell altro nel ricamare . Durò a con-
durli quella opera anni xxvi.
5°4
BENEDETTO DA
MAIANO SCVLT.
Ran dote ricene dal Cielo colui, che
oltra la grandezza della natura, nelle
azzioni della virtù , & in ogni cofà G
mette confiderato,animofo, & pru-
dente ; onde perciò ne. li viene mag-
gioranza fopra tutti gli artefici,& ol
tre a quello vtilita perpetua. Ma co*
loro che mofsi dal genio loro imparano vna faenza,
& in quella fi conducono perfctti;& condotti & gua-
dagnato il nome, inanimiti perla gloria , falgono poi
da vna imperfetta a vna perfetta,da vna mortale a vna
etcrnajQueflo certamente è gran lume,in tal vita co-
nofcere , della fama che i mortali filafciano la più im-
mortale ; & quelle operando far di fé vita eterna nelle
cofe del mondo; come certamente conobbe & fece il
non meno prudente che virtuofb Benedetto da Maia
no fcultor Fiorentino , Ilquale nellafua fanciullezza
niellò allointagliator di legnami, quegli intagliò tan-
to egregiamente , che meritò lode del più bello inge-
gno,che in quel tempo tenefTe di quello effercizio fer
ri in mano . Auuenne che per li modi di Paolo Vccel-
lo , & di Filippo Brunellefchi , s'era dato in Fiorenza
fortemente opera alle cofe di legnOjCommefle in prò-
jpettiua , con quei legnami tinti di bianchi & neri, &
di quei di legno di filio bianchi còmefsi nel noce,& ri
pieni di fegatura di noce & di colla profilati, de ì qua-
li Benedetto da Maiano fu il più eccellente maeftro,
che di tal profefsione fi vedette nel fuo tempo : come
ne fanno fede perle cafe di molti cittadini in Fioren-
za opere
BENED. DA MAIANO. $0$
za opere di fuo;& particularméte tutti gli armarii del-
la fàgreflia di Santa Maria del Fiore . Perche venuto
per la nouità di tale arte in grandifsimo nome,fece di-
uerfìlauoridi legnami di caflbni & altre opere man-
date a' Principi Italiani, & foreftieri ancora . Viueua
allora Mattia Cornino Re d'Vngheria ; ilquale auen-
do nella fua corte Fiorentini , che lauorauano opere,
fisi infìnitament egli lodarono le cofè di Benedetto,
& l'ingegno di lui . Per il che volle faggio dell'opera
fua,& piaciutogli], fu mandato per eflb . Onde egli,
gli fece vn paio di caffè con difficilifsimo magifterio,
Se con fatica incredibile di commefsi di legni. Et ordì
nato da quel Re,che l'opere & effoin Vngheria andaf
fé , l'opere armate di legni & falciate in acqua mefìfe
per nane infìeme con lui arriuarono in Vngheria. Per
che egli primieramente al Re fatto riuerenza fu raccol
to;& quegli onori reali, che fu pofsibile a perfona ver
tuofa & di fama gli furono fatti . ApprefTb fatto veni-
re l'opera,il Re fi volle trouare a vederla sballare per la
volontà & defìderio ; & con trombe & altri fuoni ne
fece far molta fefta.La onde cominciato a fcafTar le caf
fe,&ifdrufcire ghincerati,vide Benedetto che l'umi-
dità dell'acqua , e'1 mucido del mare aucua tutta fatta
intenerire la colla:& nello aprir gli incerati quaiì tut-
ti i pezzi , che erano alle caffè appiccati, caddero in
terra:onde Benedetto ammutolito,i'uno & l'altro per
il cocorfo di tati Signori, & per la fama di quelle reca-
rono vcellati. RimefTe nientedimeno Benedetto il fuo
lauoro infieme il meglio che e' potette ; & in maniera
pure che il Re nefùfatisfatto:Manon egli che recato-
li a noia quel mefliero,non lo poteua più patire,per la
vergogna che e' ne aueua riceuuto. Et coli per diff-
razione rinegato tale arte,fì mife in animo non voleri-
la più fare. Et alzato l'animo, vinta la timidità, prefe la
S S
;^o5 ' ?ARTE IT.
(cultura per arte.Et non partì d^gheria^c* fece co
nofcere a quelRe,chela colpa era dello efìercizio, eh'
era baflb,& non dello ingegno fuo,ch' era alto & pel-
legrino . Diedefi dunque a operare; & fece modelli di
terra, & alcune cofe di marmo;& a Fiorenza per lo de
fiderio d'oprare in ciò ritornato , fece & di terra & di
legno molte opre. Auuéne che la Signoria di Fioren-
za volfe far fare la porta doppia di marmo della vdien
za loio nel palazzo,& la allogarono a Benedetto ; do-
ue oltra l'ornamento eh' è molto bello , & alcuni fan-
ciulli, che fettoni reggono bellifsimi,& vna figura
tonda di due braccia & mezo d'un San Giouanni gio-
uanetto3laquale è tenuta di dolcezza & di bellezza fin
giriate, nella fala di dentro alla vdienza è vna giuftizia
a federe di marmo fopra l'arco di eflfa,ch' è molto lode
noie. Et a quella opra fece di fua mano ancora la por-
ta di que legni commefsi,doue fece per ciafeuna parte
della porta vna figura Dante Alighieri & M. France-
sco Petrarca. Fece in Santa Maria Nouella di Fioren-
za,doue Filippino dipinfe la cappella,vna fepoltura di
marmo nero, & vn tondo con la Noftra donna3& cer
ti Angeli di marmo per Filippo Strozzi vecchio;laqua
le è con fomma diligenza lau orata.Volfe fare il magni
fico Lorenzo vecchio in Santa Maria del Fio
re la memoria del ritratto di Giotto Pittore Fiorenti-
no^ l'allogò a Benedetto, ilquale fopra quello epitaf
fio fece di marmo la figura che dipigne,la quale è mol-
to lodeuole.Aueualauorato molte cofe a Napoli Giù
lianofuoZio,penlRe Al fon fo inficine con efìb,&
per effere egli morto a' feruigi di quello,gli conuenne
per la eredità & robe fu e trasferirli a Napoli :onde pre
fé a fare opere a quel Re,& in oltre fece al Contedi
Terra Nuoua vna tauola di marmo nel monifterode
monaci di Monte Olmeto, dentroui vna Nunziata
BENED. DA MAIANO.
507
con certi fanti & fanciulli intorno bellifsimi,che reg*
j*ono alcuni feftoni;& molti baisi rilieui lauorò nella
predella di detta opera. Chiamato o Faenza, lauorò
nel Duomo di quella vna bellifsìma fepoltura di mar.
mo, per il corpo di San Sauinomella quale fece di bafc
fo nlieuo fei iftorie de la vita di quel ìànto,con gran-
difsima diligenzia & arte & difegno,& ne'cafamenti
& nelle figure. Di maniera che per quefta & per l'altre
opere fue fu conofeiuto perhuomo eccellente , & di
grande ingegno . A Fiorenza tornato fece a Pietro
Melimi in Santa Croce il pergamo di marmo,cofa ra-
rifsima,& tenuta.bella fopra ogni altra di quel grado,
per vederfi lauorate le figure di marmo nelle fìorie di
S.Francefco,con tanta bontà & diligenza,che di mar-
mo non fi potrebbe defiderar meglio. Auendo egli co
artificio di buona maniera intagliato alberi, falsi, caia
menti,profpettiue,& alcune cofemarauigliofamente
{piccate : & in oltre in terra vn nbattimento di detto
pergamo per la lor fepoltura , con tanto difegno , che
impofsibile è lodarlo tantoché balli . DìcqCi che egli
ebbe diflficulti con gli operai di Santa Croce : perche
fendo appoggiato detto pergamo a vna colonna, che
rce^e gli archi, i quali foilengono il tetto dello edifi-
ciojvoleridola forare per fire la (cala per fàlire a predi-
care, non voleuano confentire; perche dubbitauano
d'indebolirla col vacuo della falita , & che il detto pe-
fò non la sforzaife fi,che ruinafle il tempio. Per il che
diede loro fedirti che finirebbe l'opra lenza alcun da
no della chi efa. Onde fprangho di fafeie di bronzo di
fuori la colonna che è ricoperta dal pergamo ingiù
di pietra forte ;& lafcaladi dentro per falirui tanto
quanto egli bucò per farla di fùora ingrofsò detto la*
uoro d> quella pietra. Et quello con ftuporedi chi lo
vede alj>ieferìte aperfezzione lidufTemoitrando nel*
SS li
f08 PARTE. II.
la piccolezza delle figure di detta opra , la bontà & la
viuezza,che i rari moftrano nelle grandi . Dicefi che
Filippo Strozzi vecchio , volendo fare il palazzo fuo,
ne prefè parere con Benedetto , & che egli ne fece vn'
modello , in fui quale fi cominciò lo edifizio 3 che fu
poi finito dal Cronaca perla morte di efìb Benedetto.
Il quale auendofi acquiftato modo di viuere,poche ai
tre opere volfe far poi; ne più lauorò di marmo:ma fi-
nì in Santa Trinità vna Santa Maria Maddalena, an-
nunciata da Defiderio da Settignano;& fece ancora il
Crocififlfo che è" fopra lo altare di Santa Maria del Fio
re,& alcuno altro perla citta, & condottoli ad anni
Lini, venne a morte l'anno M e e e e 1 1 e. & con efè
quk onorate fu fepellito nella chiefa di San Lorenzo.
ANDREA MAN
TEGNA MANTO-
VANO,
Vanto poflà il premio nella virtù,Co
lui che opera virtuofàmetelo si; che
non fente il freddo , gli incomodi , ì
difàgi,ne lo flento; folo per venire al
lo effetto dello effer premiato : & ha
tanta forza l'ambizione nel vederfi
onorare & guiderdonare,che la vir-
tù fi fa ogni giorno più vaga, più lucida^iu chiarar&
più diuina . Onde chi fenza quella fi muoue ad alzarfi
in buon credito fra gli huomini; indarno confuma fé
medefimo nelle fatiche; & fi empie d'amaritudine l'ani
mo & la mente fenza far frutto . Perche vedendo pre-
miare più di fé chi noi merita , cadono nella mente &
ANDREA MANTEGNA 5O9
nello animo penficri tanto maligni , che Ci /corda in
vna ora , quel che in molti anni e con molte fatiche
aueua dal Cielo e dalla natura confeguito . Per ilchc
(Ida in predail valore alla defperazione,di manierai
che deuiano dal primo eflère & vanno in abbandono
i principii buoni cominciati altamente . Onde viene
che gli (piriti eccellenti^s'attofcano , & non produco*
noi Frutticene tengono viui i nomi dopo la morte. L»
ondeveggiamo quello che auuenne nella remunera*
zione & nella forte in Andrea Mantegna, il quale feri
do (limato onorato5& premiato , non Fu marauiglia ,
fé la virtù che aueua , fempre andò crefeendo . Et fu,
grandifsima ventura la fua5 che fendo nato d'umilifsi-
ma dirne in contado , & pafeendo gli armenti , tanto
s'alzafle co'l valore della forte & della virtù,ch'egli me
ritafle di venire caualiere onorato . Nacque fecondo
la opinione di molti Andrea in vna villa vicino a Man
toua,& col tempo condotto in quella città1, imparò
l'arte della pittura.Et fece molte opere nella fua gioua
nczza che li diedon nome e lo fecion conofeiere & da
chi vide lopere fuefu molto auuto in pregio & mafsi
me in Lombardia daque'Signori fu poi molto fumato
&in molte citta fuor di quella prouincia ancora. Ec
perche fu amicifsimo del Marchefe Lodouico di Man
joua,in fua giouentù fama & grazia grandifsima & Fi
uori infiniti,ebbe appreffo di lui.Et egli in molte cofè
polirò di fumar molto la virtù fua;& d'auerla in gra-
do,& in bonifsimo pregio . Perche Andrea gli dipinfe
nel caflello di Mantoua nella cappella di quello,vna ta
uoletta; nella. quale con ftorie di figure no molto gran
di 5 moiìrò,che meritaua gli onori, che gli erano fatti;
perche quefta opera è molto iìimatafìno al prefèntc da
tutti i lodati ingegni. In detto luogo fìmiimente è vna
camera con vna volta lauorata infrefcojdoue fono
SS iii
}IO PARTE II.
dentro moire figure, che fcortano a! diiotto in fu,mo1
to lodate certamente, & da lui benifsimo confederate;
Et ancora ch'egli aueffeil modo del panneggiar fuo
crudetto, & fottile, & la maniera alquanto fecca ; e'ui
fono però cofe con molto artificio,&con molta bontà
daini lauorate&ben condotte. Fece ancora in Vero
na nella chiefa di SantaMana in Organo aFrati di ma
te Oli ueto la tauola dello aitar maggiore; la quale an-
cora oggi é tenuta cofa lodatifsima, & ancora fono al-
tre pitture di Tua mano in quella città. Alla badia di
Fiefole fuor di Fiorenza al monaftero de canonici re-
golari è vn quadro d'vnameza Noftra donna (opra la
porta della libraria , con diligenza lauorato da lui .
Fece ancora a Vinegia alcune cofe, che fono lodatici
me; & al detto Marchete per memoria dell'vno & del-
l'altro nel palazzo di San Sehaitiano inMantoua dipm
fé il tnomfo di Cefare, intorno a vna fala, cofa di Tua
la migliore ch'e facefle già mai . Quiui con ordine bel
lifsimo fituò nel trionfo la bellezza & l'ornamento del
carro ; colui che vitupera il trionfante , i parenti 1 pie*
fumi, gli incenfi,i facrifizii &ifacerdoui prigioni &
le prede fatte per gli fbldati, & l'ordinanza delle fqua-
dre,& tutte le fpoglie & le vittorie; & le citta & le roc
che in vari carri contrafece con vna infinità di Trofei
in fu le afte , & vatie armi per intefta & per indotto ,
acconciature, ornamenti ÒV-vafi infiniti; & tra le mol-
titudine de gli fpettatori , vna donna che ha per la ma-
no vn'putto che eiìendofeli fitto vna fpina in vn pie-
de,lo moftra alla madre & piagne,cofa bclhfsima & na
turale. Et certo che in tutta quefta opera pofe il Man
tegna grandiligenzia& fatica non punto piccola;non
guardando ne a tempo ne a induftna nel lauorare: Se
di continuo moftrò auèreaquel principe afFezzion'
grandifsima; da che efaceua cortefie fi rare alla fua vii
ANDREA liAKTEGNA jij
tu immotato in tutto di quella. Finita quella opera,
fece a San Zeno in Verona la tauola dello aitar maggio
re, de la quale dicono, che elauorò permoftra vna fi-
gura bellifsima,auendo gran volontà di condurre tal
lauoro.Le cofè, che fece in Mantoua, & mafsimamen
te quella fiala, furon cagione,che egli fu tanto nomina
to per Italia ; ch'altro non lì vdiua che'l grido del Man
tegna nella pittura. Auuenne che efìendo la virtù fua,
accompagnata da coftumi & da modi buoni, vdì le
fue marauiglie Papa Innocenzio vili. Il quale auen-
do fabneato a Roma la muraglia di Beluedere _, con pa
eli & pitture bellifsime defideroio di adornarle , man-
dò a Mantoua per il Mantegnaj& egli fubito fé ne ven
ne a Roma con gran'fauore del Marche/è,che per mag
gior efaltazione & grandezza lo fece all'ora caualiere
a fpron doro. Il Papa fattoli gran'fauori in quella arri
uata& vedutolo lietamente gli fece fare vna cappella
picciola in detto luogo ; la quale con diligenza & con
amore, lauorò minutifsimamentedital maniera, che
&la volta,& le mura,paiono quali piutofto cofa mi-
niata che dipintura^: le maggiori figure,che vi fieno,
fonofòpra l'altare,le quali egli fece in frefeo come le al
tre , il batt efimo ciò è di christo per San Giouan-
ni Batilìa ^ che lo accompagnò con angeli & con altre
figure ; e iin quella fece ancora i popoli , che fpoglian-
dofi fanno fègno di volerli battezzare . Et fra gli altri
gli venne capriccio di fate vna figura , che fi caua vna
calza che per eiferfi per il fudore appiccata alla gamba,
colui la tira a roueicio,appoggiando!ela allo altro ftin
co, con tanta forza & difagio che & l'vna & l'altro gli
appare nel vifò ; colà che fu tenuta molto in que tem-
pi in marauiglia & venerazione . Dicefi, che Papa In
nocenzio per le occupazioni, che aucua, non daua co
iti fp e fio danari al Mantegna, come elfo aurebbe volu-
511 tMLTÉ II.
to; per ilche fi rifòlfc di dipignere in tal Iauoro alcune
virtù; di terretta,& fra l'altre fece la difcrezione.Onde
il Papa vn giorno venuto a veder l'oprargli domandò,
che figura fotte quella; egli rifpofe efTere la difcrezio-
xie. Allora difTe il Papa ; fé vuoi , ch'ella ftia meglio ,
fauui aliatola paziezia;& cofi fu cagione, che Andrea
fi tacque , & afpettò il fine dell'opera : la quale poi che
fu finita, ilPapa con onoreuoli premii al fuo Duca lo
rimandò . Fece poco da poi in Padoua (òpra la porta
del Santo, vno archetto doue fi vede fcritto il fuo no-
me : Et ne'Serui della medefima città,dipinfela cappel
la di San Chriftofano con bellifsima grazia. Apprefìb
ritornato a Mantoua,murò & dipinfe per vfo fuo vna
bellifsima cafa: la quale Ci godette mentre che e'uifle.
Dilettofsi ancora de l'architettura : & accomodonne
molti fuoi amici . Perilche auendoégià pieno il mon-
do di fama 8c di opere , con di/piacere grandifiimo di
chi lo amaua , fi mori nella età di anni lxvi. nel'
W d x v 1 1. Et con efequie onorate fu fepelito in Santo-
Andrea ; & gli fu fatto quefto Epitaffio .
£>ffc pctrcm hmcnom 7fi non pr tponis spelli >
^Enea Mantine* qwfimuUcra uìdes*
Tieni! ancora memoria grandifsima dello onorato vi-
tterfuo '■ &de coftumi lodeuoli che egli aucua; & del
lo amore co'l quale infegnaua l'arte a gli altri Pittori .
Lafciò coitui alla pittura la difficultà degli (corti delle
figure al di (otto in sii: inuenzione difficile & capric-
ciofa ; Et il modo dello intagliare in Rame le Stampe
delle figure; comodità fingularifsima veramente ; per
la quale ha potuto vedere il Mondo,non folamente la
baccanaria la battaglia de'moftri marini; il deporto di
croce; il fcpelimento di e hri s t o la Refurrefsione
CO»
ANDREA MANTEGNA
5»5
con Longino & con Santo Andrea,opere di erto Man
tegna , Ma le maniere ancora di tutti gli artefici 3 che
fono ftati .
FILIPPO LIPPI
PITTOR FIOREN-
TINO.
Oloro , che con qualche macchia na
feono al mondo (qualunche ella fi
fia ) lafciatagli da 1 Tuoi maggiori; &
quella cuoprono con la modeftia del
viuere,& con la gratitudine delle pa
role,& con fatti egregi il più che fan
no in tutte l'azzioni, & in tutte l'o-
pere loro: nonfolamcnte meritano lode de la prima
virtùjma infiniti premi de le feconde azzioni: conofee
dofì apertamente, che il vincolo della virtù, che è info
fa in vn animo, che fia in quella raro & eccellente; è il
maggiore ornamento , che fia, & che fi poffa hauere y
cV la correda fra l'altre virtuali più delle volte è quella*
che taglia,fpezza, & rompe gli animi indurati nelle in
uidie , & orile maledicenzie de gli huomint . Qjiefta
fola virtù rende molli,& facili i penfieri ignoranti; per
che fi vede , che chi continua i mezi del non dar men-
da ad altrui,& in tutto il fuo procedere fi ingegna fem,
pie giouare a ciafcuno,coitui ficuramente fi tira a la fé
poltura prigione il mondo mal grado fuo ; & triomfa
delamalitiaedell'inuidie degli huomini ; come fece
Filippo . Il quale continuando i modi foprafe ritti, fu
pianto alla morte non folo dachi'l conobbe,ma da mol
t'altri anzi da tutto Faenza, perche veramente coloro
TT
$T4 PARTE II.
che fcntono (blamente ragionare delle (uè virtù , (e
ben non lo conobbero altrimente viuendo fi dolgono
ancora del Tuo fine . Fu Filippo figliuolo di fra Filip
pò del Carmino ;& feguitando nella pittura le vefti-
gie del padre morto mentre che egli era ancor'gioui-
netto ; fu tenuto in gouerno, & amaeftrato , da San-
dro di Botticello ; & auendolo Fra Filippo alla morte
fua raccomandato a fra Diamante, & a lui datolo,che
i modi dell'arte buoni gli iniegnafìe , Egli fu di tanto
ingegno& dificopioia inuenzione nella pittura, &
tanto biz.irro , &nuouo ne fu ai ornamenti ; che fu il
primo, il quale a moderni moftrafie ilnuouo modo
di variare abiti, &abbelliife ornatamente con antichi
abiti & velie foccinte le figure che e'faceua. Fu primo
ancora a dar luce alle grotte(che,che fomiglino l'anti-
co : Se le mife in opera di terrctta & colorite in fregi ,
con più difegnio & grazia che gli inanzi a lui nò aue
uano fatto,marauigliofà colà era a vedere gli Arani ca
priccij che nafceuano nel fuo fare, attefo che e'non la-
uoròmai opera, che delle cofe antiche di Roma con
gran Audio non fi feruiflfe 5 in vafi , calzari , Trofei ,
bandiere, cimieri,e ornamenti di tempii5abbigliamen
tidadoffoafigure, onde grandifsimo & (empiterno
obligo fé gli debbe auere, lendo egli flato quello , che
ha dato principio alla bellezza & all'ornamelo di que
fìa arte,la quale con i'deftri modi fuoi è venuta a quel
la perfezzione, doueella fitruoua al prefente. Nella
fua prima giouentu diede fine alla cappella dcBrancac
ci nel Carmino di Fiorenza, cominciata da Ma (olino,
&non finita da Malaccio per la morte fua; & cofi Fi-
lippo di fua mano la nduiTe a perfezzione infieme con
vn'refto della ftoria,quando San Piero & San Paolo ri
fufeitano il nipote dello Imperatore. Et quando San
Paolo vifita San Pietro in prigione , cofi tutta la difpp
FILIPPINO
vs
tadi Simon Mago & di San Pietro dinanzi a Nerone,
& la Tua crocinTsione. Et inqueftaftoria ritratte fé
& il Pollaiuolo ; per la quale , gloria & fama grandif-
fìma apportò nella Tua giouentu . Fece poi a tempera
alle Campora alla cappella di Francefcodel Pugliefc
vnatauola di San Bernardo al quale apparicela No-
ftra donna co angeli,& effo è in vn bofeo, che fcriue ;
la quale è tenuta mirabile in alcune cofe,comein fafsi,
libri, erbe, & fìmili figure, chegli drente vi fece oltra
che vi ritraile Francefcodi naturale chenonliman-
cha fé no la parola;quefta tauola fu leuata per lafìedio
di Fiorenza di quella Cappella & mefìain Fiorenza
nella Badia in Sagreftia per conferuarla . Et a'frati di
Santo Spirito lauorò vna tauola , dentroui la Noflra
donna,San Martino,& San Niccolò per Tanai de Ner
li. £t ancora in San Brancazioalla cappella de'Rucel-
ìai vna tauola , e in San Ruffello vna d'vn Crocififfo,
&due figure in campo d'oro . In San Francefco nel
poggio di San Miniato dinanzi alla fagrefìia fece vno
Iddio padre,con molti fanciulli: & nel palco a'frati del
Zoccolo fuor di Prato , Cartello X. miglia lontano a
Fiorenza,lauorò vn'altra tauola; & dentro nella terra
nella vdienza de'priori di Prato fece vna lanolina con
tre figure molto lodata ; Santo Stefano , San Giouan-
niBauifìa & la Madonna . In fui canto al Mercatale,vi
cino a certe fue cafe fece dirimpetto alle monache di
Santa Margherita vn'tabernacolo in frcCco molto bel-
lo & lodato per efiferui vna Noflra donna , & bellifsi-
ma & modelhfsima,con vn'Coro di Serafini in campo
difplendore:ilche fonicamente dimoftra che e'cerca
uà penetrare con lo ingegno nelle cofe del Cielo . Et
jn quefto lauoro medeìimo, dimoftrò arte, & bella ai
uertenzia in vn'ferpente che è fotto a Santa Margheri
ta 3 tanto ftrana,& fi paurofo, che e'fa conofeere do-
TT ii
$l6 fARTH. IL
«e abita il veleno , il fuoco, & la morte ; & il refto di
tutta l'opera, è colorito con tanta frefchezza & viuaci
tà;che emerita di efler lodato infinitamente; Et inLuc
ca in San Michele vna tauola fimilmente con tre fi°u-
re. In San Ponziano ne'fratidi Monte Oliuetove
vna tauola in vna cappella di Santo Antonio,che ha in
mezo vna nicchia ; dentroui vn Santo Antonio bellif
(imo di rilieuo,di mano d'Andrea Sanfouino,cofa
prontifsima & bellifsima. Fu ricercato con grande in
itanzadi andare in Vnghcria per il Re Mattia; & ricu-
sò d'andarui; ma fece bene due tauole per effo in Fio-
renza , che a quei Re furono mandate , cofa lodata &
degna di Filippo; nelle quali inoltrò quanto valeua in
quell'arte. Mandò fuoi lauori a Genoua;& fece a.
Bologna in San Domenico allato alla cappella del-
lo aitar maggiore a man finiitra vna tauola di San Sc-
baftiano, cofa molto bella & tenuta certo eccellente.
ATanai de Nerli fece vna altra tauola a San Saluatorc
fuor di Fiorenza. Et a Pietro del Pugliefe amico fuo
lauorò vna (toria di figure picciole,condotte con tan-
ta arte & diligenza; che volendone vn'altro cittadino
vna fimile glie la denegò , dicendo efìere impofsibile
di farla .Ora auendo intrinfeca amicizia con loren
zo vecchio de M e d i e i, fu da lui ftrettamentc
pregato per douere fare vna opra grandifsima aRoma
pcrOliuieri Caraffa Cardinale Napolitano, amico
di Lorenzo :& cofi per commefsione di quello fé ne
andò a Roma a feruire il detto fignore,paflando prima
da Spoleto come volfe Lorenzo detto per fare vna
fepoltura di marmo a fra Filippo fuo padre chiefto g'n
da Lorenzo a gli Spoletini, ma non ottenuto,come al
troue abbiamo narrato. Difegnò dunque Filippo la
fepoltura, con bel garbo , & con buona grazia;& l o
Renzo in fu quel difègno funtuofamente la fece fa-
FILIPPINO. «|I7
re. Appretto, condottoli a Roma fece al Cardinale nel
la chiefa della Minerua vna cappella doue fono iftorie
di San Tomaio d'Aquino molto belle & alcune poefie
Chriftiane molto lodate , & da lui che ebbe in quefto
la Natura fempre propizia , tutte trouate . Ritornò a
Fiorenza, & cominciò in Santa Maria Nouella la cap
nella a Filippo Srozzi, la quale con molto amore auen
do auuiata quella prefe a finire con fua comodità ,&
fatto il cielo & a Roma ritornato fece oltrala cappella
della Minerua,lafepolturadelCardinale,ch' èdiftuc
chi & di gelsi in vno fpartimento di vna cappellina al
lato a quella , & altre figure , dellequali Rafaellin del
Garbo fuo difcepolo molte ne lauorò. Fu ftimata det-
ta cappella per maeftro lanzilago padovano
& per Antonio detto antoniasso ro-
mano pittori de i migliori, che fodero allora in Ro-
ma, due mila ducati d'oro fenza le fpefe de gli azur-
ri , & de garzoni . Per il che Filippo nfeoflo i da-
nari , & garzoni , & le fpefe pagate , finita l'opera
tornatofi a Fiorenza , fini la cappella de gli Strozzi, la
quale da lui fu tanto ben condotta,^ con arte & con
difegno; che fa marauigliare ogni artefici a vedere
la varietà delle bizarrie , armati , tempii , vafi cimieri,
armadure,trofei, afte,bandiere,abiti,calzari,acconcia
ture di capo,vefte facerdotali,con tanto bel modo con
dotte,che merita grandifsimacomcndazione. Sono le
ftorie di detta opera la refurrezzione di Drufianaper
San Giouanni Euangelifta.Doue mirabilmente fi ve-
de efprelTa lamarauigliade'circunftantinel vedere fu
feitare vna morta, con vn fempliee fegno di croce ; &
maisimamentc in vn Sacerdote o Filofofo con vn' va
fo in mano , veftito alla antica ; Il quale attonito di tal
cofa, attentifsimamente confiderà , donde ciò fia . In
queftamedefima iftoiiafra molte donne diuerfame»
T T 111
ti
PARTE IL
te abbigliate G vede vn putto, che impaurito dW ca-
gnolino Spagnuolo pezzato di rotto s che io ha prefo
co denti per vna fafeia, ricorrendo intorno a Ja madre
& fra' panni di quella occultandofi;non dimoftra maa
co timore o fpauento del morfò:che la madre tra quel
Je donne & marauiglia& orrore de la refurrefsionc
di Drufiana . Appieno il bollire nello olio di eflb San-
to.doue fi vede la collera del giudice che comanda che
il fuoco fi accrefea ; & i reuerberi delle fiamme nel vi-
fb di chi forrìa ; & molto belle attitudini in tutte le fi-
gure ad imitazione dello antico. Nella altra faccia è
San Filippo nel tempio di Manesche fa vfeire il ferpen
te di fotto l'altare, ilquale amazza col puzzo il figli uo
lo del Re.Pcrche Filippo fece vna buca in certe leale,
& vn fatto , che è aperto , fi fimile la rottura de'l fallo,
che vna fera vn de' garzoni volendo riporre vna colà,
che non fofTe veduta, fendo picchiata la porta iui cor
fé per appiataruela dentro,& ne refto ingannato, Si di
moftrò l'arte di Filippo ancora in vn ferpe, talmente
che il veleno,il fetore,e'l fuoco pare di gran lunga più
mturale,che dipinto.Et molto è lodata la inuenzione
dell'altra iftoria, nel fuo efferc crocififìb . Perche per
quatoe'fene conofee, egli imaginachegiuin terra e*
fu (Te diftefo in fu l'arbero,della croce;& poi cofi tutto
ìnfieme , alzato & tirato in aria per via di fune & di
puntegli.Sonui grottefche infinite,^ cofe lauoratc di
chiaro feuro molto limili al marmo;& fitte ftranamen
te con inuenzione & difegno garbatifsimo.Fece a'fra
ti Scopetini a San Donato fuor di Fiorenza detto Sco
petto al prefente ruinato,vna tauola de i magi che offe
rifeono a e H R i s t o, cofa molto lodata;& fra le co-
fe fue,finita con molta diligenza. Quiui fono Mori In
diani, abiti Umanamente acconci , & vna capanna biz-
2,amfsima.Fece in palazzo della Signoria la tauola dei
FILIPPINO. p^
lafala,doue ftauano gli otto di pratica;& il difrgno di
quella grande, con ornamento nella fàla del configlio,
laquale per la interpofizione della morte, non comin-
cio,fe bene l'ornamento fu intagliato . Fece ne frati di
Badia vn S. Girolamo in chiefa , & per tutte le caie di
quei cittadini fono delle fue opere . Cominciò a frati
de' Serui la tauola dello aitar maggiorenne è vn depo
fio di croce:& fini le figure dal mczo in fu,che depoa
gono christo, ma fbpragiugnendoli vn crude-
hfsimo male di febbre,non fu rimedio5che la morte a-
cerbifsima nell'età di x l v.anni.co vna fiera ftrettezza
di gola,da' Vulgari detta fpramazia alla patria fua non
lo toglieffe . Onde efiendo egli ftato fèmpre domefti-
co,affabile5liberale,& gentile, fu pianto da tutti que-
gh,chelo aucuano conofciuto, & molto più da' citta-
dini,che fi fcruiuano di lui nelle mafchcrateu quali fo
leuano dire di non auer mai viflo cofa, che più aggra-
daffe loro che le inuenzioni di Filippo . Reftò la fama
di queflo gentil maeftro talmente nei cuori di quegli
che laueuano praticato,che meritò coprire con la gra
zia della fua virtù l'infamia della natiuita fua . Et fem-
prc vi ffe in grandezzate in riputazione. Et in Fioreri
za nella chiefà di S . Michele Bifdomini, gli fu da' fuoi
figliuoli dato onorato fepolcro,& il giorno xm. di
Apnle mdv, mentre fi portaua a fepellire fi ferraro-
no tutte le botteghe nella via de Serui, come ne' dolo
ri vniuerfali fi fuol fare il più delle volte . Ne ci e man-
cato di poi chi lo abbia onorato con quello epitaffio.
Morto è ildtferno or che Filippo parte
Va non/tracciati il crin Flora > piangi *Arnoi
Non l (inorar pittura 3 tu fai indarno
Che iljìit aiperfi, & Cernendone, & Carte,
WBBm
52(>
LVCA SIGNOREL
LI DA CORTONA
PITTORE.
HI ci nafce di buona naturano hi
bifbgno nelle cofe del viuere, di al-
cuno artificio,perche i dispiaceri del
modo fi tollerano co patienzia, & le
grazie che vengono,»" riconofeono
lèmpre dal cielo . Ma in coloro che
fono dimala natura può tato la inni
dia,cagione delle mine di chi operacene fèmpre le co-
fe altrui ancora che minori gli apparirono Se maggio
ri & migliori che le proprie.La onde infelicitA^radifsi
ma e di quegli,che fanno per concorrenza le cole loro,
più per pafTare con la fuperbia l'altrui virtù, che per-
che da loro trar fi polla vtile o beneficio.Quefto pec-
cato non regnò verametein Luca Cortonefe; ilquale
che Tempre amò gli artefici Tuoi , & Tempre ingegnò a
chi volle apprendere,doue e* pensò fare vtileìula pro-
fusione. Et fu tanta la bontà della fua natura , che mai
non fi inchinò a cofà,che non fuffegiufta & fanta.Per
laqual cagione il cielo , che lo conobbe vero huomo
da bene, fi allargò molto in dargli delle fue grazie .Fu
Luca Signorelli pittore eccellente , & nel fuo tempo
era tenuto in Italia tanto famofo , & l'opre fue furo-
no in tanto pregio , quanto nefìuno in alcun tempo
fia ftato.Perchc nell'opre , eh' egli fece nell'arte di pit-
tura moftrò il modo dell'ufare le fatiche ne gli ignudi,
& quegli co gra dirTicultà & bonifsimo modo mofirò
poterfi far parer viui . Fu creato & difcepolo di Pie-
tro dal Borgo a San Sepolcro , & molto nella fua gio-
vanezza
t. 5IGN0RELL0.
5»
uanezzal'oiTeruò; & ogni fatica mifè per potere non
fòlo paragonarlo, ma di gran lunga palla rio .Perilche
cominciò a lauorare &a dipignere nella maniera di
tnaeftro Pietro,che quafi l'una da l'altra non fi farebbe
potuta conoicere.Le prime opere fue in Arezzo fono
in San Lorenzo vna cappella di Santa Barbara dipinta
, da lui in frefco,& alla compagnia di Santa Caterina il
fegno d'andare a procefsione in tela a olio, con vna
iftoria di lei nelle ruote ;& Similmente quello della
Trinità , ancora che e' non paia di mano di Luca ma
di Pietro da'l Borgo. Fece in Santo Agoftino in detta
città la tauola di S.Niccolada Tolentino,con iftorict-
tebellifsimc, condotte da lui con bonilsimo difegno
& inuenzione;& nel medefimo luogo alla cappella del
fagramento due angeli lauorati in frefeo. Et per Mefc
fer Francefco Accolti Aretino dottifsimo legifta fece
la tauola della cappella fua,doue ritraiTe alcune fue pa
renti, & M. Fracefco ancora.In quella opera è vn San
Michele che pefa l'anime, che mirabile è apenfarech'
vedere l'arte di Luca ne gli fplendori dell'arme, Se ve-
dere i barlumi, leriuerberazioniei rinvisi fatti delle
mani,& di tutto quello,che ha in doflb,doue con moi
ta grazia & dilegno moftrò quanto fapeua . Mife li in
mano vn paio di bilance,nellequali vno ignudo va in
aIto;& vna femmina da la bilanciarne va giù all'incon
tro, cola in ifeorto bellifsima . Et fra l'altre cofe inge-
gnole (otto i piedi di quello San Michele è vno ifeor-
to d'una figura ignuda bonifsimo trasformato in vn
diauolo;nclquale vn ramarro il fàngue d'una ferita gii
lecca. In Perugia fece tauole & altre opere : & a Vol-
terra , & per la Marca fino a Norcia fece molti lauori,
de' quali non accade far memoria particulare . Simil-
mente al Monte Santa Maria dipinfea quei (ignori
vna tauola d'un Chris to morto: & a Città di Ca-
VV
H
^11 PARTE II.
ftello in San Francesco è ancora vna tauola dVna nati
uità di e h risto, cofà con difegno , & amore da
lui lauorata & vn'altra di San Sebaftiano nella chiefa
di San Domenico.Sono fimilmente in Cortona fua pa
tria molte opre di fuo, ma fra l'altre appreffo Suta Mar
gherita,vicino alla rocca, luogo de' frati del Zoccolo,
vn e H risto morto,ch' è tenuto cofà bellifsima &
di gran lodemon pure da Cortonefi, ma da gli artefici
ancora. Similmente nelG i e s v confraternita di fecola
ri in Cortona fece in vna tauola vna comunione d'A-
pofloli per e h r i s t o, doue è vn Giuda,che fi mette
ì'oftia nella fcarfèlladaquale opera ancora oggi è mol-
to ftimata. Molte altre cofe fece in quella citrà : Et la-
uoro a frefeo in Caftilione Aretino fopra la cappella
delfacramentovn christo morto con le Marie;
& a Lucignano di Valdichiana dipinfe in San France
feo alcuni {portelli doue fono figure di fuo,chc orna-
no vno armario , doue fìa vno albero di coralli con
vnacroceafommo. ASienafecein Santo Agofìino
vna tauola alla cappella diSanChifì:ofano,dentroui
alcuni Santi, che mettono in mezo il San Chriftofano
di rilieuo ; per il che in quella città acquifìò molte ric-
•chezzc,& molto onore . Venne in Fiorenza per vede-
re la maniera di que' maefìri,che erano moderni, defi-
derato da Lorenzo vecchio;& dipinfe vna tela , doue
fono alcuni dei ignudi ; con molta a umettazione di co-
loro,che defiderauano vedere de le cofe fu e: & molto
fu per quella opera comendato . Fece ancora vn qua-
dro di vna Noftra donna con due profeti piccoli, di
terrettaulquale è oggi a Caftello luogo del Duca e o-
simo. Et perche egli era al difegno molto deftro, &
al colorire molto agilemon meno che cortefe,de la te-
la & del quadro fece dono a Lorenzo; il quale da
lui non fi lafciò vincere di cortefia. Andò a Chiufuri
L. SIGNORELLO.
5*5
a' monaci di Monte Oliueto in quel di Siena, doue fta
di continuo il lor generale; & dipinfèvna banda del
chioftro in muro , con x i, florie di San Benedetto : &
da Cortona madò de le opere Tue a Monte Pulciano,
& per tutta la Valdichiana. Fu condottoa Oruieta
da gli operai del Duomo di Santa Maria; & interame-
te fini loro di manTua, tutta la cappella di Noftra don-
na,gia cominciata.da Fra Giouanni da Fiefole ;nella-
quale fece tutte le ìftorie de la fine del Mondojinucn-
zione bcllifsima,bizarra,& capricciofa , per la varietà
di vedere tanti angeh,demoni, terremoti,fuochi, mi-
ne^ gran parte de miracoli di Antichrifto; doue ma
fìro la inuenzione,& la pratica grande, eh' egli aueua
ne «li ignudi , con molti fcorti,& belle forme di figu-
re; imaginandofi flranamente il terror di que' giorni
Per il che dettò l'animo a tutti quelli,che dopo lui fon.
venuti di far nell'arte le difficultà che fi dipingono in
feguitar quella maniera. Dicefichealatornatafuain
Cortona gli mori vn figliuolo , che egli molto amaua
belhfsimo diuolto & di perfona ; & fu cofa compafsio
neuole,efTendogli flato vecifo . Onde cofi addolo-
rato Luca lo fece fpogliare ignudo, & con gradifsima
conftanzia d'animo fenza piagnere lo ritrane. Sparfefi
talmente la fama dell'opera d'Oruieto & delle altre. ta-
te, che aueua fatte, che da Papa Siftofu mandato a
Cortona per lui, che venifle a lauorare in concorren-
za con gli altri:accioche nella cappella di palazzo, nel-
laquale tanti ran& begli ingegni lauorauano,fofTe
ancora dell'opere di Luca.Feceui egli dunque due fio
rie , tenute le migliori fra tutti glialtri artefici : l'una è
il teftameto di Mosè al popolo Ebreo, nello auere ve-
duto la terra di promifsione , & l'altra, la morte fùa.
Fece ancora molte opere a diuerfi principi in Italia &
fuori ;& già vecchio tornatola Cortona, lauorauaj
VV ii
524 PARTE II.
opere per di uerfì luoghi. Fece in vltimo della Tua vec-
chiezza alle monache di Santa Margherita in Arezzo
vna tauola^per la chie (à loro; che molto fu ftimata.Si-
milmente vna alla compagnia di San Girolamo in dee
ta città,parte dellaquale pagò M. Niccolò Gamurriai
Aretino3Auditor di Ruota,che in effa fu ritratto . Et
finalmente venuto in vecchiezza di anni l x x x 1 1. in
Cortona fra' fuoi parenti fi mori ; 6c nella Picue gli fu
dato onorata fèpoltura; perche fu da fìioi CortonefI
onorato viuo & morto,fi come quello3che molto ben
l'aueua meritato, per lo vtile & per l'onore che e' det-
te alla patria fua : Dicefi che Luca fu perfòna molto
amorcuole,& cordiale nelle amicizie fue: &aueua
tanto buona maniera nella pratica & nelle parole; che
arebbe fatto fare de' lauori a chi non ne auefìe auuto
ne bifbgno}ne voglia . Fu fempre cortefè a chi vol-
le feruizio da lui; & molto amoreuole nello infegnarc
a' difcepoli fuoi. Vifle fplendidamente>& veftifsi fem-
pre di feta:& da tutti i perfbnaggi grandi fu auuto in
venerazionej&cofifuorijcomein Italia fececonofcc
rcilnomefuo.Morinel mdxxi. Et fu onorato da'
Poeti con molti verfi.De' quali ci battano cjueiìi foli.
.
Pianga Cortona omai]uefìa/ì o/cura
Che eftintifon del Signor elio 1 lumi
Et tu pitturala de gli occhi fiumi
Che redifin^a lui debile &fcura.
52J
B ERNARDINO
PINTVRICCHIO
PITTORE.
Ohi fono aiutati dalla Fortuna , che
non hanno virtute in loro:& infiniti
que'virtuofì che la mala forte fempre
perfèguita; dimoftrando apertifsima
mente conofeere per Tuo figliuolo r
chi depende tutto da lei fènza aiuto
alcuno di virtù: & che fommamente
le piace di inalzare la dappocaggine di certi, che fènza
il fauore di lei , non fàrebbono pure conofeiuu : come
auuenne del Pinturicchio , il quale ancora che facefle
molti lauori, aiutato da diuerfi : ebbe certo più nome
affai, che perle opere Tue non aueua meritato* Tutta
uoka egli era perfona che ne'lauori grandi aueua mol
ta pratica ; & che teneua di continouo molti lauoran
ti nelle lue opere . Fece in giouanezza molti lauori in
compagnia di P i e t r o fuo maeftro , dal quale tira-
ua per Tua mercede il terzo del guadagno . In Siena la
uorò in San Francefco al Cardinale Piccolhuomini ni
potè di Papa Pio 1 1 r. vna tauola da altare , dentroui
vn'Parto di Noftra donna : Et in Roma alcune ftanze
per il fòpra detto Pontefice ; & man dato a Siena, pre-
fe a dipignere la libreria edificata da Papa Pio 1 1. nel
Duomo di quella città. Era in quel tempo,ancor'gio
uanetto , Raffaello da Vrbino pittore , che in compa-
gnia erano flati con Pietro ; onde egli lo condufTe in
Siena ;doue di tutti gli fchizzi delle itorie della libre-
ria, fece i Cartoni Raffaello, che benifsimo aueua ap-
pr.eia.la maniera di Pierg: & di qucfti fé ne vede oggi;
VY iti '
$l6 FARTI. IL
ancora vno in Siena.In quello lauoro tenne Pinturic-
chio in opera, molti lauoranti,tutti della fcuola diPie
tro.Et fu la fama fua tenuta dalla plebe iti gran venera
2-ione di maniera che chiamato a Roma da Papa Alef-
fàndro v 1. gli dipinfe in palazzo tutte le ftanze , douc
detto Papa abitò, & tutta la torre Borgia ; nella quale
fece ftorie delle arti liberali invna ftaza:& di fìucchi di
gefsi mife d'oro levolte di rilieuo,& con infinita fpefà
le códulTe a l'ultima perfezzione.Ri traile fòprala por-
ta d'una camera la Signora Giulia Farnefe per il volto
d' vna Noftra donna;& nclmedefimo quadro la tefta di
Papa Alefiandro,vsò molto fare alle figure dipinte or
riamenti di rilieuo , mefsi d'oro ; per contentare le per
fone, che poco di quella arte intendeuano ; accio auef
fé maggior luftro & veduta , cojfà goffifsima nella pit-
tura. Perche auendo fatto in dette ftanze vnaftoria
di Santa Gaterina,figurò gli archi di Roma di rilieuo 3
& le figure dipinte; di modo che eflendo innanzi le ti
gure, & dietroi cafàmenti; vengono piuinanzi le co-
lè , che diminuirono , che quelle , che fecondo l'oc-
chio crefeono \ Erefia grandifsima nella noftra arte .
In Cartello Santo Angelo fece infinite ftanze a grotte
fche; ma nel torrione da baffo nel giardino di ftorie di
Papa Aleflandro. Mandò a Napoli a monte Oliueto
a Paolo Tolofa vna tauola d'vna All'unta . Fece infi-
nite opere}per tutta Italia, che per non elTere molto ec
celienti , ma di pratica, le porrò in filenzio . Vifìe ono
ratamente : & perche era morfo di non faticarli nell'ar
te , diceua, che il maggior rilieuo, che defl'e vn pitto-
re alle figure ; era lo auere da sé , fenza fàperne grado
ne a principi, ne a gli altri. Lauoro ancora a Perugia;
& in Araceli dipinfe la cappella di San Bernardino ; A
Santa Maria del Popolo fece due cappelle , & la volta
della cappella maggiore j Auuenne che eflendo egli
HNTVRICCH IO
S27
già condotto a la età d'anni l i x. gli fu allogata vn a
opera in San Francefco di Siena; doue gli aiTegnarono
i frati vna camera per fuo abitare ; & gìiela diedero co
me e'volle efpedita & vacua de'J tutto ; faluo che d'vn
caflfonaccio grandre & antico 5 che rincrefceua loro a
leuarlo . Ma Pinturicchio.come ftrano & fantaftico,
ne fece tanto romorc, & tante volte , che i frati final-
mente per difperati , fi mifero a leuarlo via ; Et fu tan-
ta la loro ventura , che nel cauarlo fuori fi ruppe vna
afle,nella quale erano cinquecento ducati d'Oro di ca
mera . De la qual cofa prefe Pinturicchio tanto di/pia
cere , & tanto ebbe a male il bene di quc'frati5che men
tre fece quella opera s'accorò di dolore , tuttauia non
penfando in altro, & di quel Ci mori. Furono le pittu
re fue circa l'anno m d x i i i. Fu fuo compagno & ami
co benedetto bvonfiglio pittore Perugi-
no, il quale molte cofe lauoròaRomain palazzo dei
Papa per que'maeftri,& a Perugia fua patria fece la
cappella della Signoria. Fu compagno & fuo domeftì
co amico ancora &fecoIauorò gerino pistole
s e, il quale ancoragli fu difcepolo di Piero Perugi-
no , & fu tenuto diligente coloritore & imitatore del
la maniera di Pietro ilio maeftro , con il quale Iauorò
fino predo alla morte;& col Pinturicchio infìeme ope
rò molte cofe. In Piftoia fua patria fece opere,ma noa
moke,perchealBorgo a San Sepolcro fi coduffe a fare
vna tauola a olio a vnaCófraternita del buon gì esv in
detta città, dentrouila circoncifione,doue molto amo
re & molta diligcza mife.Alla pieue nel medefimo luo
go dipmfe vna cappella in frefeo", & fui Teuere per la
ftrada,che va ad Anghiari,fece vn'altra cappella in fi e
feo perla comunità e in quel medefimo luogo nella Ba
dia de monaci di Camaldoli intitolata San Lorezo vn'
altra cappella.Quiui dimoiò egIitato3che quafiper fua
p% PARTI. IT.
patria la elcfTe. Fu perfbna molto nelle cole dell'arte
mefehina, & che duraua grandifsime fatiche nell'ope-
re &aueua vn'coftume,che'penaua tanto fulauori*
condurli,che di ftcnto fé & loro in fine conduceua .
Fecero le pitture loro circa nel mdvu i.
IACOPO DETTO
L'INDACO.
Acopo detto l'Indaco fu discepolo di
Domenico del Ghirlandaio ;&mol
to deliro maeuro nel tempo fuo . Et
l ancoraché' non facefTe molte cofè:
quelle che furono fatte da lui 3 fono
molto da còmendare. Fu perfona fa
ceta,&amoreuole,& dilettoci vi-
uere con affai pochi penfieri, paflando il tempo . Tro
uauafi fpelTo a Roma in compagnia del diuin Michele
Agnolo 5 il quale aueua molta fòdisfazzione del fuo
commerzio. Lauorò a Roma parecchi anni,& in quel
Ja,aiTai dedito a piaceri condufTe pochi lauorid'impor
tanza . In Santo Agoftino di Roma alla porta della fae
ciata dinanzi 3 entrando in chiefa a man ritta la prima
cappella è di man fua, dentroui nella volta quando gli
Apoftoli riceuono lo Spirito Santo ; & di fotto due
florie di e H R i s t o, l'vna,quando e'ieua da le reti An
drea & Piero; & l'altra la cena di Simone & la Madda-
lena; nella quale è vn palco di legno, di traui con mol-
ta viuacità contrafatto;& quello lauorò egli in muro,
& con* a olio in detta cappella è la tauola di fua mano
molto ben fatta & condotta 3 che merita comendazio
ae affai 3 nellaquale fece vn christ.9 mono. Et
alla
alla Trinità in Roma è di Tua mano vna tauoletta, den
troui la coronazione di Noftra donna . Et cofi s'andò
paffrndo il tempo con dilettarli più del dire , che del
molto fare : Perche trattenendo egli Michele Agno-
lo manoiauano quafi Tempre infieme ; ma egli era vn.
di per ^importunità del cicalare venuto a noia; onde
lo mandò per comperar fichi vna mattina per defina-
re • & a uendo Iacopo a ritornarc,Michele Agnolo fer
rò la porta di dentro; perche picchiando forte Iacopo;
Michele Agnolo non gli rifpondeua. Onde venuto
oli collera, prefe le foglie co'fìchi & fu la Soglia della
portale ftefei & partitofi flette molti mefìfenza parlar
gli . Fece burle infinite, le quali non accade racconta
re. Et già fatto vecchio di età d'anni lx vi H in Ro-
ma fi mori..
FRANCESCO
FRANCIA BOLO-
GNESE PIT-
TORE.
Igran danno fu fempre in ogni feien
|l za, il prefumere di sèi & non penfàrc
che l'altrui fatiche pofsino auanzar'
di gran lunga le fuejEt per natura &
per arte' auere da'l cielo non folamen
te le doti eccellenti &rarcj ma anco-
ra prerogatiue di grazia di agilità,&
di deprezzaceli operare molto maggiori che altnnon
ha. Perche alle volte (incontra, & vcdefilopere di ta
le 3 che mai non fi farebbe credutogliele fi belle, deft
Ar&
ftO fARTE. II.
bene condotte; che lo ingannato dalla folle credenza
fua, ne rimane tinto di gran'vergogna, & tutto confu
fb. Et quanti fi fono trouati che nel vedere l'opere
d'altri, per il dolore del rimanere a dietro3hanno fatto
la mala fine ? come è opinione di molti , che interue-
nifle al Francia Bolognefe; Pittore ne'tempi fuoi te-
nuto tanto famofo: che e'non pensò che altri non Colo
lo pareggiale, ma fi acoftafìe a gran pezzo a la gloria
fua . Ma vedendo poi l'opere, di Raffaello da Vrbino,
fgannatofi finalmente di quello errore, ne abbandonò
& l'arte & la vita. Dicefi che in Bologna città molto
magnifica nacque l'anno mccccl. Francefco Fran-
cia_, di perfone artigiane e molto da bene : Et nella fua
fanciullezza, fu pofto al'orefice, per lo ingegno che e'
moftraua& acuto & buono nelle fu e azzioni. Crcb
be di perfona & di afpetto talmente ben proporziona-
to^ con vn modo di parlare fi dolce & piaceuolc che
aueua forza di tenere allegro & fenza penfieri qualyn
che più maninconico , mentre duraua il ragionamen-
to. Et fu tanto vmano nella conuerfazioné, che fu
amato non folamente da molti Principi Italiani:ma da
tutti coloro che di lui ebbero cognizione.Attefè men
trechc egli faceua l'arte dell'orefice talmcte al difegnio
e tanto gli piacque che fuegliatofi lo ingegno fuo che
era capace di molte cofe vi fece dentro profitto gran-
.difsimo,come apparifee in Bologna fua patria per mol
ti argenti in più luoghi, lauorati di niello, con ifto-
rie di figure piccole le quali furono fi fottilmente lavo-
rate da lui, che fpeffe volte mctteuainvno fpaziodi
due ditadaltezza3&poco piulungho, xx figurine
proporzionatifsime & belle . Lauorò di fmalti anco-
ra molte cofe di Argenti, guade per le rouine de'Beii
tiuogli; & trafuggate nella partita loro . Legò molte
Gioie perfettamente3& d'ogni cofà che difficilmente
TRANCIA BOLOGNESE 531
fi potette lauorarein quel meftiero , lauoi ò egli me-
glio che qual fi voglia eccellente orefice. Ma quello
che gli dilettò (opra modo , fu il fare i conii per le me-
daglie^ quali da nell'uno meglio che dal Francia,furo
no fatti ne'tempi fuoi; come appanfce ancora in alcu-
nemcdaglieTatte da lui naturalissime della teda di Pa
pa Iulio 1 i.che flettono a paragone di quelle di e a r a
dosso. Oltra che fece le medaglie del S. Giouanni
Bentiuogli , che par viuo ; & dinfiniti principi,i qua-
li nel paleggio di Bologna , fi fermauano & egli face
uà le medaglie ritratte in cera : Et poi finite le madri
de'conii , le mandaua loro: di che oltra la immortalità
della fama, traile ancora prefenti grandinimi . Tenne
continuamente mentre chee'uifìela Zecca di Bolo-
gna ;&fecie le llampc di tutti i confi per quella, nel
tempo che i Bentiuogli reggeuanoj & poi che fen'an-
dorono ancora mentre che ville ; Papa Iulio come ne
redono chiarezza le monete che il Papa gittò nella en
tratafua>doueera da vna banda lafuatefta naturale
&dal'altraqueiì:elettereBONONi A per ivlivm
a tyranno liberata Et fu talmente tenuto
eccellente in quello meftiero,che durò a far le (lampe
delle monete fino al tempo di Papa Leone . Et tanto
fono in pregio le'npronte de'conii fuoi che chi ne ha
le ftima affai: ne per danari lene poflbno auere . Auen
ne che il Francia defiderofo di maggior gloria , auen-
doconofeiuto Andrea Manregna & molti altri pitto
ri , che nueuano cauato de la loro arte , & facilità , &
Oiiori;deliberòprouarefela pitturagli riufciiTe nel co
lorito ; Auendo egli fi fitto difegno , che c'poteua co
parire largamente con quegli . Et dato ordine à farne
pruoua, fece alcuni ritratti, & altre cofe piccole tcnen
doin caia molti mefi peribnc del meftiero ., che glinfè-
<miafsino i modi & l'ordine del colorire di maniera
XX ii
&
frARTB II.
che egli che aueua giudizio molto buono^ vi fé la pra
tica prettamente ; & la prima opera che egli faceffe fu
vna tatiola non molto grande a M. Bartolomeo felifi-
ni; che la pofe nella Mifericordia , chiefà fuor* di Bolo
gna nella quale tauola e vna noftra donna à federe Co-
pra vna Sedia con due figure per ogni lato; con il det-
to M. Bartolomeo ritratto di naturale ; Et è lauorau
a olio , con grandifsima diligenzia; la quale opera co-
minciata fu da lui lanno mccccxc. Piacque talmen-
te quefto lauoro in Bologna che M.Giouanni Benti-
uogli defideroio di onorare con l'opere di quefto nuo
uo pittore la cappella fua,in San Iacopo di quella città
gli fece fare, vna tauola, & dentro vna Noftra donna
in aria;& due figure per lato,con due angioli da baffo
che fuonano . La quale opera fu tanto ben condotta
dal Francia; che meritò da M. Giouanni oltra le lode y
vn prefente onoratilsimo . La onde incitato da queita
opera Mon Signiore dc'Bentiuogli , gli fece fare vna
tauola, per metterli a lo aitar maggiore della Miièri-
cordia , che fu molto lodata ; dentroui Jla Natiuità" di
christo. doue oltre al dilegno che non è le non
Bello linuenzione,&il colorito molto diligente «Se
migliore alfai che li altri,vi fece Mon Signore ritratto
di naturale;molto fimile per quanto dice chi lo conob
be;& in quello abito fteifo che egli veftitoda pelle-
grino tornò di Ierufàlemme . Fece fimilmente vna
tauola nelle chiefa della Nunziata fuor della porta
di San Mammolo; dentroui quando la Noftra don-
na e Anunziata dall'angelo ;infieme con due figure
per lato, tenuta colà molto ben lauorata . Mentre
dunque per l'opere del Francia era crefciutala fama
fua, deliberò egli fi come il lauorare in Olio li aue-
ua dato fama & vtile ;di vedere fé ilmedefimo'gli
jiufciua nel lauoro in frefco.Aucua fatto M. Giouan-
FRANCISCO BOLOGNESE.
m
ini cliplgncre il fuo Palazzo a diuerfi ttiaeftì*, & Ferra
refi,& di Bologna, & alcuni altri Modonefi,Ma vedu
te le pruoue del Francia a frcfco deliberò che egli vi fa
cefsi vna ftoria , in vna facciata d'una camera , doue
Ccrli abitaua per fuo vfo : nella quale fece il Francia il
campo di Oloferne armato in diuerfe guardie,appie-
di,& acauallo , che guardauano i padiglioni-.^ men-
tre che erano attenti ad altro4, fi vedeua il fonnolento
Oloferne, prefo da vna femmina foccinta in abito ve-
douile,laquale co la fìniftra teneua i capegli fudati per
il calore del vino è del fonno, & con la deftra vibraua
il colpo,per vecidere il nemico ; mentre che vna fèrua
vecchia con creipe,& aria veramente da fcrua fidatici
ma,intenta negli occhi della fua Iudit per inanimirla,
chinata giù con la perfona , teneua baflavna fporta,
perriceuerein effail capo del fbnnacchiofo amante
Oloferne. Storia che fu delle più belle & meglio con-
dotte,che il Francia faceffemai.Laqualrandò per ter
ra nelle rouine di quello edifizio nella vfeita de' Bentì
uogli, infìeme con vnaltra ftoriafopra quefta medefi-
ma camera, cotraffatta di colore di brozo d'una difpu
ta di Filofofì molto eccelletemele lauorata & cfpreffo
ni il fuo concetto. Lequali opere furono cagione che
M. Giouanni,& quanti cran di quella cafajo amafsi-
no,& onorafsino;& dopo loro,tutta quella città.Fece
nella cappella di Santa Cecilia attaccata con lachielà
di San Iacopo due ftorie,lauorate in frefeo, in Vna del
lequali dipinfe quando la Noftra donna è fpofata da
Giufeppo-, &nellaltra fece la morte di Santa Cecilia;
tenute cofa molto lodata da' Bologne/! : & nei vero il
Francia prefe tanta pratica,& tanto animo , nel veder
comparirli a perfezzione l'opere che egli voleuajche e
lauorò molte colè che io non ne faro memoria; baftan
domi inoltrare a chi vorrà veder lopere fue,folamcnte
XX ili
«4
FARTI II»
le più notabili & le migliori . Né per quefto la pittufa
glimpedì mai,che egli non feguitaffe & la zecca & l'ai
tre cofe delle medaglie, come è faceua fino da'l princi-
pio . Ebbe il Francia fecondo che fi dice grandjfsimo
difpiacere de la partita di M. Giouanni Bentiuoglijil-
quale ,auendogli fatti tanti benefizii gli dolfe infinita
mente ; ma pure come fauio & coturnato che egli era
attefè allopere fue . Fece dopo la fua partita di quello
tre tauolc, che andarono a Modena , in vna dellequali
era quando San Giouanni battezza christo, nel-
l'altra vna Nunziata bellifsima , & nella vltima vna
Noftra donna ncllariu con molte figurerà qual fu pò-
ila nella chiefa de frati derofleruanza.Spartafi dunque
per cotante opererà fama di cofi eccellente maefho fa
ceuano le città agaia per auer dellopere fue ; La onde
fece egli in Parma ne' frati di San Giouanni vna tauo-
lacon vn e h ri sto morto ingrembo alla Noftra
donna & intorno molte figure, tenuta vniuerfalmen-
te cofa bellifsima & cofi trouandofi feruiti i medefimi
frati operorono che egli facefle vnakra A Reggio di
Lombardia in vno luogo loro doue egli fece vna No-
ftra donna con molte figure . A Cefena fece vnaltra ta
uola pure perla chiefa di quelli frati , & vi dipinfe la
circoncifione di christo colorito vagamente.Ne
volfbno auere inuidia i Ferrarefi a gli altri circonuici
ni anzi diliberati ornare dele fatiche del Francia illor
Duomo gli allogarono vnatauola , che vi fece fu vn
gran numero di figure & la intitolorono , la tauola di
Ogni Santi. Fecene in Bologna vna in San Lorenzo,
con vna Noftra donna & due figure per bada; Se due
putti fotto,molto lodata . Ne ebbe appena finita que-
ila,che gli conuenne farne vna altra in San Iobbe , co
vn Crocifiifo & San Iobbe ginochione appiè della
croce;& due figure dV lati , Era tanto Sfparfa la fama
FRANCIA BOLOGNESE.
5»
& lopere di quello artefice per la Lombardia, elle con
uenne madare di Tofcana ancora per qualcofa di fuo
comefuinLucca,doueandò vnatauoladentroni vna
Santa Anna,& la Noftra donna, con molte altre figu-
re^ (opra vn christo morto in grembo alla ma
dre. Laquale opera è porta nella chiefa di San Fidria-
no,& è tenuta da que Luchefi,cofà molto degna. Fe-
ce in Bolognaper la chiefà della Nunziata due altre
tauoIe,chefuron molto diligentemente lauorate: Ec
cofi fuor della porta aftraCaftione , nella Mifericor-
diane fece vna a requifizione duna Gentildonna de*
Manzuoli5nella compagnia di San Francete© nella me
defima città ne fece vnaltra;& fimilmente vna ne la co
pagniadi Sanleronimo. AueuafuadimefUchezza
M Polo Zambeccaro ; & come amicissimo per ricor-
danza di lui,gli fece fare vn quadro affai grande,den-
troui vna Natiuità di christo, che e molto cele
brata delle cofe che egli fece . Et per quefta cagione
M. Polo gli fece dipignere due figure in frefeo, alla
fua Villa molto belltf. Fece ancora in frefeo vna fto-
*ia molto leggiadra in cala M.Ieronimo Bolognino,
con molte varie & bellifsime figure . Le quali opere
tutte infieme ^\i alienano recato vna reuerenzia irt
•quella città,che v'era tenuto come vno i n r o.Et quei
lo che glie lacrebbe infinito, fu che il Duca d'Vrbino
gli fece dipignere vn par di barde da cauallo,nelle qua
li fece vna fèlua grandifsima dalberi , che vi era appic-
ciato il fuoco : & fuor di quella vfciua quantità gran-
de di tutti gli animali aerei 6V terreftri,& alcune figli-
rc:cofà terribile ìpauentofà, & veramente bella;chc fu
{timata gran numero di danari per tempo confumato
ui fopra nelle piume degli vcelli , & nelle altre razze
degli animali terreftri,oltra le diuetfità delle frondi,
& rami diuerfi, che nella varietà degli alberi fi vedeua
^6 parte h;
no . Laquale opera fu riconosciuta con doni di grati
valutajperfatisfarealle fatiche dei Francia: oltra che il
Duca Tempre gli portò obligo per le lode che egli ne
lice uè . Lauorò dopo quefte vna tauola in San Vitale
& Agricola,allo altare della Madonna che vi è dentro
due Angeliche Tuonano il huto,moIto begli. Non
conterò già ì quadri che fono fparfiper Bologna in
cala que,VGétilhuomini)& meno la infinità de' ritratti
di naturale che egli fece ; perche troppo (arci prolifìb.
Badi che mentre che egli era in cotata gloria, & gode
uà impace le fue fatiche; era in Roma Raffaello da Vr-
bino; & tutto il giorno gli veniuano intorno molti fo
reftieri & fra gli altri molti Gentilhuomini Bolognefi
per vedere l'opere di quello. Et perche egli auuiene il
più delle volte , che ognuno loda volentieri gli inge-
gni da cafa fua, cominciarono quelìi Bologne/I con
Raffaello a lodare lopere, la vita, & i'ecellenzia del
Francia ; & coli feciono tra loro aparole tanta amici-
2ia,cheil Francia^ Raffaello fìfalutaronno per lette
re.Et vdito il Francia tanta fama de le diuine pitture
di-Raffaelloi defideraua veder lopere fu e;ma già vec-
chio & agiato,fi godeua la fua Bologna. Auuenne ap-
prendile Raffaello ùcc in Roma perii Cardinal San
ti 1 1 1 1. vnatauola di Santa Cecilia,che fi aueua ama-
dare in Bologna per porri in vna cappella in San Gio-
vanni in monte ,doue èia fepoltura della beata Elena
dall'olio : &incaiTata la dirizzò al Francia, che come
amico fatto gia,la doueiTe porre in fu lo altare di quel
la cappella, con l'ornamento come l'aueua cflb accon-
ciato . Ebbelo molto caro il Francia, per auer agio di
poter veder 1 opere di Raffaello ; da lui anco bramate:
Etauendo aperta la lettera che gli fcriueua Raffaello,
& doue e' Io pregaua fé ci fuffe neffun' graffio , che è
lacconciaffe; & ìkmiimente conofeendoci alcuno Er-
rore
FRANCIA BOIOGNBSH.'
537
rorc come amico lo correggente , fece con allegrezza
grandifsima,ad vn buon lume, trarre de la cafla la dee
ta tauola . Ma tanto fu lo ftupore che e'ne ebbe , &
tanto grande la marauiglia; che conofeendo qui lo er-
rorfuo, & la (tolta prefunzione della folle credenza
fua; 11 accorò di dolore & fra breuifsimo tempo fé ne
mori . Era la tauola di Raffaello diuina & non dipinta
maviua& talmente ben fatta & colorita da lui; che
fra le belle che egli dipinfe, mentre vifle, ancora che
tutte fiano miracolofe ben poteua chiamarli rara . La
onde il Francia mezo morto perii terrore , & perla
bellezza della pittura che era prefente a gli occhi ; &
a pai agone di quelle che intorno di fua mano fi vede
nano ; tutto fmarrito , la fece con diligenzia porre in
San Giouanni in monte a quella cappella douc doue-
uaftare , & entratofene fra pochi di neilettotutto
fuori di fé fteflb; parendoli efTer rimafto quafi nulla
nell'arte,appetto a quello che egli credeua;& che egli
era tenuto ; di dolore & malinconia fi mori effendoli
aduenuto nel troppo fiiamente cotemplare la viuifsi-
ma pittura di Raffaello, quello che al fiuizano nel va-
gheggiare la fua bella morte;, de la quale è fcritto que
ù.o epigramma.
Me uerampictor aiuinm mente recepiti
^ìàmota, ejì operi \àeinde petit ci marni*.
Vttmque opere infaSio dtfigtt lumina piólor
Intentiti nimium,palluit & morìtur.
Viua tgiturfxm mors;non mortua mortis imago
Si fungo? quo morsfungitur officio,
Tuttauolta dicono alcuni altri chela morte fua fu fi
fubita che a molti fegni appari più tofto veleno. Fu il
YY
*«g fARTE XI.
Francia huomo fauifsimo in vita,& regolatifsimo del
viucre & di buone forze : & fu fepolco onoratifsima-
metcdai fuoi figliuoli in Bologna lanno mdxviii.
Et per le fue virtù fu onorato da poi con quefto epi-
taffio.
Che pub pi» far natura
Se il bel di lei più bello ho me/fo w attoì
Et quel che auea disfatto
La morte e' iltempo3uiue &per me dura»
VITTORE S C A R
PACCIA ET ALTRI PIT-
TORI VENIZIANI.
7^^^
^^r^
Gli fi conofce efpreflamente,che qua
do gli artefici nolìri cominciano in
vna prouincia , ne fèguon molti l'un
dopo l'altro ;& in vn tempo ifteflo
infiniti:chelaprofefsione medefima
efercitano , per gara imitando l'un
l'altro* & per dependenza dello aue-
re auuto maeftrijche fiano flati eccellenti nella arte,di
fendendo ciafcuno il fuo, in tutti que'modi che e' fa
Se può. Ma pofto che molti dependino da vn folo, fu-
bito che da efsi fi diuidono,o per tempo3o per morte,
è diuifala volonti;& cofi per parere ogniuno caponi
fe,cerca moftrare il valor fuo;come fecero in Vinegia
VITTORE SCARPACCIA, VINCENZIO CATE-
NA, GIOVAN BATTISTA pA CONIGLIANO,
GIOVAN NETTO CO RDELLIAGHI, MARCO
BASAR! NI, IL MO NT AG N A N A^chc furono V*-
V. SCARPACCIA. 539
rintani; &" ebbero dependenza da la maniera di Gio-
uatn' Bellino. De i quali Vittore come più auueturato,
da Ila fcuola di Sata Orfola,da San Giouanni & Paolo
di Vinegia ebbe a fare affai ftorie in tela a tempera , de
le faccende,ch' ella fece infìno ala Tua morte ;le fatiche
della quale egli feppe fi ben condurre co'l valor dell'al-
tro , chen'acquiftònome;fenonfra gli alt/*& grandi
in"e^ni,almeno di accomodato & pratico maeitro . 11
che fu cagione,fecondo che dicono i piu,che la nazio
ne M ilanefe gli fece far ne frati Minori vna tauola alla
cappella loro,con Santo Ambruogio& altre infinite
figure . Fu gran concorrenza mentre e vifTe fra lui &
vinCemzi-o catena; ilquale oltra le pitture,che
coli nel fuo tempo dipinfe , attefe molto a i ritratti di
naturale:& fra gli altri ne fece vno di vn' Tedefco, per
fona onoreuole che nel fuo tempo abitaua nel fonda-
co, cofa da lui fi viuamente dipinta,che lo fece infinita
mente fumare, perche tanto non penfarono vedere.
La onde giovan batista da coniglia-
N o, difcepolo di GiouaBellino,fpronatodatali efem
pli,nó volendo parere da manco di quelli ; fece di mol
te opere di pittura in Vinegia ; & diede nome di fé; &
per valente fi fece conofeere. Et particularmete di fuo
fi vede nelle monache del Corpus Domini di Vine-
gi a, vn San Benedetto & altri sati, & vn fanciullo,che
m<ette in corde vn liuto, marco b a ssa ri ni ebbe
ancor ertb in quel tempo buon nome nel dipignere.
Lauorò in San Francefo della Vigna in Vinegia vna
tauola dentroui vn deporto de la Croce. Et tutto eh'
ec;li forte nato in Vinegia, i fuoi genitori erano Greci
ina venuti ad abitare quiui . Fu nel medefìmo tempo
ancora Giannetto cordelliaghi tenuto
buon pittore,dolce & delicato ; perche egli fece molti
quadri da camere.& molte altre pitture.Cercò di para
YY ii
'■m
. ?4° FARTB II.
gonarlo il MONtagniana, che dipinfe in Vinc-
gia;& fece in Padouana a Sata Maria di Mote Ai tonc
vnatauola nella chiefa. Fra quefti fu simon bian-
.e o Fiorentino fcultorejche elettali la ftanza in Vme-
gia,fece continuamente qualche cofà;come alcune te
fte di marmo mandate in Francia da' Mercanti Veni-
ziani.Et vi fu ancora talio Lombardo,molto pra
tico intagliatore . Sono flati in quefta prouincia & in
Lombardia di molti pittori & fcultori,dequaU per no
auere io vifto molte gran cofe , non ne farò le vite ma
per moftrare che io non me ne fono feordato fbeeinta
mente ne tratterò . Non perche io non fàppi appunto
come de ghaltriil principio ilmezo & il fine loro;
Ma perche il trattare di chi non è morto o non hi fac-
to benifizio& onore alle arti;non mi pare che meriti
il pregio . Dico adunque che in Lombardia fono ftati
eccellenti Bartolomeo clemento da Reg-
gio & agostino bvsto fculton;& nello inta-
glio iacopo d'avanzo Milanefe,& Gaspa-
ro & Girolamo misvroni. Etchein Bre-
feia efèrcitò larte vn Vincenzio verchio pra
tico & valente nel lauorare in frefeo; ilquale per le bel
le opere fue acquiftò grandifsimo nome in Bi efcia fua
patria. Cofi come fece Girolamo roma nino
bonifsimo pratico & buon' difegnatore, come aperta
merfte fi vede nelle opere fatte da lui , & in Brefcia Se
intorno a molte miglia. Ne da meno di quelli refta an-
zi più toflo gli pai fa Alessandro moretto
dilicatifsimo ne' colori & amicifsimo della diligenzia;
come apertamente fan' fede le pulite & ben lodate ope
re da lui . In Verona ancora fiori la pittura per lun-
go tempo; per quanto già feci menzione di stefa-
n o nella vita di Agnolo Gaddi : & come ancora
poffono fare chiara fede nel tempo de' Signori dek
V. SCARPACCIA 54I
la Scalale bellifsime pitture fatte da A L D 1 G I E R 1 da
ze v 1 o pittor molto pratico,& efpedito; di mano del
quale fi vede ancora la fala del Palazzo del PodefU,co
dotta con vna fierezza grandifsima. Coiì come poi ne'
tempi noftn ha ratto nel colorire qualche cofa Fran-
cesco caroto &Maeftro zen o Veronefeche
inArimini lauorò la tauola di San Marino & due altre
con molta diligenzia . Ma quel che più di tutti in qual
che parte ha fatto marauigliofamente qualche figura
di naturale è il moro veronese detto Francefco
Turbido-,come fi vede oggi in Venezia in caia Mori
Signore de Martini vn'ritrattodi vn Gentilhuomo da
caBadouaro figurato da lui in vn'pafìore,che par viuif
fimo: & può ilare a paragone di quanti fé ne fon fatti
in quelle parti , oltra le altre opere che vi fi veggono .
Seguitalo batista d'angelo fuo genero il qua
le & nel colorito , & nel difegno 3 & nella diligenzia
l'auanza infinitamente. Ma perche vna parte di cofto-
ro fono ancor viui.& faranno forfè cofe molto miglio
ri; altra penna & giudizio più faldo,renderà loro quel
le lode; che non gli ho faputo dare io ; che me li palle*
in quefta maniera. Ne mi curo dire aItrimenti,doue,.
o quando moriflero, que'che fon'mortime quello che
e'fi euadaenaffero'.Attefo che eglino con buona corno
dita in quella Prouincia li contentarono di operare3òc
in ella parimente viuere & morire .
YY iii
I PIETRO
GINO P
PERV-
IT-
TORE
•
I quanto benefìzio Ha agli ingegni la
pouertà, di qualunque fpezie efsi fia-
no ; & quanto ella fia potente cagio-
ne di fargli venire perfetti ne' fommi
gradi delle eccellenzie ; affai chiara-
mente fi moftra nelle azzioni di Pie-
tro Perugino: 11 quale partitofida
le eftreme calamità di Perugia, & condottoti a Fioren
za : defiderando col mezo della virtù , di peruenire a
qualche grado : flette moki mefi,non auendo altro let
to,poueramente a dormire in vna calla: Fece de la not
te giorno: & con grandissimo fèruore,continouamen
te attefe allo ftudio della fua profefsione . Et auendo
fatto lo abito in quello , neffuno altro piacere conob-
be,che di affaticarli fempre in quella arte & fempre di
pignere . Perche auendo fempre dinanzi a gli occhi il
terrore della pouertà, faceuacofe per guadagnare. che
e non arebbe forfè guardate , fé auefTe auuto da man-
tenerli. Et per aduentura tanto gli arebbe la ricchez-
za chiufb il camino da venire eccellente perla virtù:
quanto glielo aperfe la pouertà, & velo (prono il bi-
fogno,defiderando venire da fi mifero&baflb grado,
fé e'non poteua al fòmmo & fupremo; ad vno almeno
doue egli aueffe da fomentarli. Per quello non fi curò
egli mai di freddo, di fame, di difàgio,di incomodità,
di fatica ne di vergogna, per potere viuere vn giorno
in agio & ripofo; dicendo fempre & quafi in prouer-
PIETRO PERVGIMO 54}
bic, che dopo il cattiuo tempo, è neceifario che e'uen
ea il buono ; & che quando è buon Tempo fi fabrica-
no le cafe, per poterui ftarc al coperto,quando e'bifo-
gna . Ma perche meglio fi conofea il progreffo di que
ilo artefice , cominciandomi dal fuo principio; dico
fecondo lapublica fama, che nella città di Perugia,
nacque ad vnapouera perfona vn figliuolo, albattefl
mo chiamato P 1 e t r o: Il quale allegato fra la miferia
& lo fìento, fu dato dal padre per fattorìno,a vn dipin
tore di Pcrugia:il quale non era molto valente in quel
meftieio,ma aueuain gran venerazione & l'arte &
gli huomini che in quella erano eccellenti . Ne mai
con Pietro faceua altro che dire, di quanto guadagno
& onore fufsi la pittura,a chi ben la efercitaffe.Et con
tandoli i premii già delh antichi, &deVnoderni, con-
fortaua Pietro a lo fludio di quella . Onde gli accefe
l'animo di maniera , che gli venne capriccio di volere
(fé !a fortuna lo volefsi aiutare)efìcre vno di quelli. Et
però fpeffovfaua di domandare qualunque conofceua
efTere fiato per il mondo, in che parte meglio fi faceffì
no :^U huomini, di quel meftiero >& particularmente
il fio maeftro . Il quale gli rifpofe fempre di vn mede
fimo tenore, ciò è che in Firenze più che altroue veni
uaro gli huomini perfetti in tutte l'arti,& fpecialmen
te nella pittura. Attefb che in quella città fono fpro-
nati gli huomini datrecofe,l'una dal biafimare che
fanno molti &molto,per far quell'aria gli ingegni libe
ri di natura \ & non contentarti vniuerialmente dello
pere pur m ediocri5ma fempre più ad onore del buono
& del bello, che a rifpetto del facitore confiderarle. l'ai
tra che a volerui viuere , bifògna efTere induftriofb, il
che non vuole dire altro,che adoperare continuameli
te l'ingegno & il giudizio , & efTere accorto & prefìo
nelle fue cofe , & finalmente faper' guadagnare , no»
544 PARTE IT.
auendo Firenze paefc largo & abbondatiteli manie-
ratile e'poflà dar le fpefe per poco a chi fi fta,come do
uefitruouadelbuono aliai. La terza, che non può
forfè manco dell'altre, e la ambizione che genera quel
l'ariana quale in tutte le pedone che hanno fpirito,no
pur confente che gli huomtui voglino Ilare al pan, no
cherelìare indietro a chi e veggono effère huomini
come fono efsi, benché gli riconofehinoper maeftri :
ma gli sforza bene fpetfo a defiderar'tanto la propria
grandezza; che fé non fono benigni di natura, o faui ,
riefeono maldicenti, ingrati,& feonofeenti de benefi-r
zii. E'ben vero che quando l'huomo vi ha imparato
tanto che bafti ; volendo far altro che viucrc come ^li
animali giorno per giorno ; & defìderando farfi ricco;
bifogtia partirli di quiui ; & vender'fuora la bontà del
le opere fue,& la riputazione di elTa città;come fanno
i dottori quella del noflro iludio . Perche Firenze fa
cieli artefici luoi, quel che il tempo de le fue cole ; che
fatte, fé le disfa , & fé le confuma a poco a poco . Da
quefti auuifi dunque & dalle perfuafioni di molti altri
moiTo,venne Pietro in Fiorenza con animo di farfi ec
celiente ; & bene gli venne fatto ; concio/ìa che al fuo
tempo le cofe della maniera fua furono tenute in pre-
gio grandifsimo. Studiò fotto la difciplina d'Andrea
Verrocchio :& le prime fue figure furono fuor della
porta al Prato in San Martino alle monache, oggirui
nato per le guerre : Et in Camaldoli vn San Girolamo
in muro allora molto ftimato da Fiorentini & co lode
meflfo inanzi . Venne in pochi anni in tanto credito ,
che de l'opre fue s'empiè non folo Fiorenza Se Italia,
ma la Francia,la Spagna , & molti altri paefi,doue elle
furono mandate. La onde venute le cofè fue in riputa
zione & pregio grandifsimo; cominciarono i Mercati
ti a fare incetta di quelle; & a mandarle fuori in diucr
fi paefi,
PIETRO PERVGINO 545
fi pacfì , con vtile & guadagno loro molto eccefsiuo .
Lauorò alle donne di Tanta Chiara vna tauola con vn
christo morto colorito tanto vago , & nuouo di
colori viuacifsimi, che e confermò l'opinione degli ar
tefìci dell'eiTere marauigliofo & eccellente. Ma molto
più celebre & mirabile ne gli altri popoli i quali vederi
do la nouita della maniera quafi moderna, con infini-
te lode lo efaltarono.Veggonfi in quella opera alcune
bellifsimc tefte di vecchi , & umilmente certe Marie,
che iettate di piagnere , confiderano il morto, con am
mirazione & con amore iìraordinario . oltra che egli
vi fece vn paefe che fu tenuto grandifsimo.Dicefi che
Franceico delPugliefe volfe dare a quelle monache
tre volte tanti danari quanto elle aueuano pagati a Pie
tro; & farne far loro vna fimile a jquella di tua man prò
pia medefimamente: de che elle non volfono acconftn
tire: percioche Pietro dilTe che non arebbe creduto pa
ra^onarla.Fuor della porta a Pinti al conuento de fra
ti Giefuati ; oggi peri afledio di Fiorenza mandato a
terra, fece a vn priore molto fuo amico di molte ope-
re; delle quali ora fono rimafìe quelle, che furon fatte
in tauola;ch'è viichristo nell'orto ; & gli Apofloli
che dormono; ne'quali moftrò Pietro quanto vaglia il
(ònno centra gli affanni , & i difpiacen ; auendogli fi-
gurati dormire in attitudini molto agiate con frefea
& leggiadra maniera condotto ;& vna tauola d'vna
pietà in grembo alla Nofìra donna, con quattro figu-
re intorno,non manco buona che tutte l'altre della ma
nieraiua. DoueingremboaNoftra donna fecevn
christo morto , intirizzato come fé e fu (le flato
tanto in Croce, che lo fpazio & il freddo laauefsino
ridotto cofi:& lo fece reggere de foflenere da San Gio
uanni & dalla Maddalena3moko afflitti , & piangenti
ZZ
54^ PARTS II.
la morte del Signore . Lauorò in vn'altra tauola vn
Crocififlbconla Maddalena, a piedi San Girolamo,
San Giouanni Batifta , e'1 Beato Giouanni Colombi-
no fondatore di tal religione, con infinita diligenza.
Pcrilche eiTendo da'Fiorentini molto comendate l'o-
pre fue, a vn priore di quel conuento, che fi dilettaua
dell'arte, in vn primo chioflro fece in muro vna natiui
tà coi Magi di minuta maniera , con vaghezza & pulì
tezza grande a perfetto fine condotta: doue era nume
ro infinito di tefte variate , & ritratti di naturale non
pochi : fra i quali era la tefta d'Andrea del Verrochio
fuo maeftro. Fece in detto cortile vn fregio (òpra gli
archi delle colonne con tefte quanto il vino molto bé
condotte: delle quali era vna quella del Priore tanto
viua & di buona maniera lauorata;che fu giudicata da
peritifsimi artefici la miglior cofa , che mai faceiTe Pie
tro . Fu fatto feguitare in vno altro chioftro (òpra la
porta, che andaua in refettorio vna ftoria quando Pa-
pa Bonifazio conferma l'abito al beato Giouanni Co*-
lornbino, doue era in tale ftoria vna profpettiua bellif
{ima che sfugiua; della quale feienzia Pietro oltra mo^
do fi dilettò & ftudiò continuamente. Sotto a quefto
inunaltra ftoria cominciaua la Natiui tà di christo
con alcuni angeli & paftori > con frefchifsimo colori-
to: & aueua fatto fòpra la porta d'vno oratorio in con
uento , vno arco con tre meze figure , la Noftra don-
na,San Girolamo , e'1 Beato Giouanni, con tanta bon
tà della maniera fua, che de l'opere , che in muro lauo
rò,quella era ftimata la più continuata in eccellenza .
Venne tanto famofò il grido di Pietro , che fu sforza-
to dipignere a Siena in San Francefco vna tauola gran
de , che fu tenuta lodatifsima ; & umilmente in quel-
la città in Santo Agoftino Yn'altra , dentroui vn 60-
PIETRO PERVGINO 547
cififlb con alcuni Santi . Et poco dopo quefto a Fio-
renza nella chuTa di San Gallo fece vna tauola di San
Girolamo in pemtenzia , che oggi e in San Iacopo tra
fofsi, doue detti frati dimorano vicino al canto de gli
Alberti . Fu fattogli allogazione d'vn christo
morto con San Giouanni & la Madonna fbpra le fera-
le della porta del fianco di San Pier Maggiore : & lauo
rollo in maniera , che fendo flato all'acqua & al vento
s'è conferuato, con quella frefehezza, come fé pur ora
dalla man di Pietro tofle finito. Certamente i colori
furono dalla intelligenza di Pietro conofeiuticofi il
frefeo come l'olio; onde obligo gli hanno tutti i periti
artefici, che per fuo mezo hanno cognizione de'lumi:
che per le fue opere fi veggono. In Santa Croce in dee
ta città vna Pietà col morto CHRiSToin collo & due
figure,che danno marauiglia a vedere,non la bontà di
quclle,ma il fuo mantenerfifi viua & nuoua di colori,
dipinti in frefeo. Gli fu allogato da Bernardino de'
Rofsi cittadin Fiorentino vn San Sebaftiano per man-
darlo in Francia ;& furono d'accordo del prezzo in
cento feudi d'oro ; la quale opera fu venduta da Ber-
nardino al Re di Francia quattro cento ducati d'oro.
A Valle ombrofà dipinfe vna tauola per lo aitar mag-
giore;& nella Certofà di Pauia lauorò fimilmente vna
tauola aque'frati. Dipinfe al Cardinal Carafta di Na-
poli nello Pifcopio vna tauola allo aitar maggiore,den
troui l'affunzione di Noflra donna ,& gli Apoftoli
ammirati intorno al fepolcro. Et allo Abbate Simone
de Gì aziani al Borgo a San Sepolcro vna tauola gran-
de, la quale fece in Fiorenza che fu portata in San Gì
lio del Borgo filile fpal'e de facchini con ifpefa d'infini
to numero di danari. Mandò a Bologna a San Giouan
ni intìionte vna tauola con alcune figure ritte, & vna
ZZ ii
54$ PARTS. II.
Madonna in aria; perche talmente fifparfela fama di
Pietro per Italia & fuorché e' fu da Sifto un. Pon-
tefi ce co molta Tua gloria códotto a Roma a lauorare
nella cappella in compagnia de gli altri artefici eccel-
lenti: doue fece la ftoria di christo, quando da le
cliiaui a San Pietro, in compagnia di Don Pietro del-
la Gatta Abate di San Clemente di Arezzo : & fimil-
mentelanatiuitàe'lbattcfimodi christo, e'1 na-
feimento di Mose , quando dalla figliuola di Faraone
è ripefeato nella ceftella. Et nella medefima faccialo
uè l'altare , fece la tauola in muro con l'aflfunzione del
la Madonna, doue ginocchioni ritraffe Papa Sifto. Ma
quefte opere furono mandate a terra, per fare la faccia
ta del giudicio del diuin Michele Agnolo al tempo di
Papa Paolo ni. Lauorò vna volta in torre Bor-
gia nel palazzo del Papa con alcuni tondi ftorie di
christo , & fogliami di chiaro ofeuro, i quali eb-
bero al fuo tempo nome ftraordmario di efTere eccel-
lenti.In Roma mede/imamente in San Marco fece vna
ftoriadi due martiri allato al Sacramento. Le quali
opere gli mifero in mano grandiisima quantità di da-
nari ; La onde rifòlutofi a non ftare più m Roma: parti
tofene co buon'fauore di tutta la corte ; a Perugia fui
patria fé ne tornò ; & in molti luoghi della città fini ta
noie & lauori a frefeo . Et ritornato a Fiorenza fece
ne'monaci di Ceftello vna tauola di San Bernardo : &
nel Capitolo vn CrocififTo con San Benedetto & San
Bernardo , la Noftra donna , & San Giouanni. A San
Domenico da Fiefòlevna tauola, dentroui vnaNo-
ftra donna con tre figure: fra le quali e vn San Sebaftia
no lodatifsimo . Aueua Pietro tanto lauorato,& tan
to gli abondaua fèmpre da lauorare : che e'metteua in
opera le mede/ime cofe. Etera talmente la dottrini
HERO PERVGINO. 549
della arte fua ridotta a manierarne e' faceua a tute le fi
gure vna aria medefima.Perilche fendovenuto già Mi
chele Agnolo Buonarroti al Tuo tepo,moIto defidera-
uà grandemente Pietro,vedere le figure di quello per
lo grido,che gli dauano gli artefici . Et vedédofi occul
tare la grandezza dfquel nome, che con fi gran princi
pio per tutto aueua acquiftato, cercaua molto con
mordaci parole,oftendcre quelli, che operauano . Et
per quefto meritò oltre alcune brutture fattegli da gli
artefici,chc Michele Agnolo in publico gli dicefle,ch'
egli era goffo nell'arte . Ma non potendo Pietro com-
portare tanta infamia , al magiftrato de gli Otto tutti
due ne furono; & con affai fuo poco onore vitupera-
tolo,^ fuperbo era,Michele Agnolo fi parti.Auucn
ne che 1 frati de Serui di Fiorenza auendo volontà di
auere la tauola dello aitar' maggiore che fufsi fatta da
perfòna famofa; mediante la partita di Lionardo da
Vinci che fene era ito in Francia Paueuano renduta a
Filippino:& egli quando n'ebbe fatto la metà d'vna di
due tauole che v'andauano, pafsò di querta all'altra vi
ta.Onde i frati per la fede che aueuono inPietro,glife
ciono allogazione di tutto il lauoro- Aueua Filippino
finito in quella tauola doue egli faceua C H R 1 s t o de
porto di croce,i Niccodemi che lo depongono; & Pie
trofeguitòdi fotto lo fuenimento della Nortra don-
na^ alcune altre figure. Andauanoin querta opera
due tauole , che l'una voltaua inuerfb il coro de' frati;
& l'altra inuerfb il corpo della chiefa ; dietro al coro fi
aueua a porre il diporto di croce , & dinanzi l'aifun-
zionc di Noftra donna,la qual Pietro fece tanto ordi-
naria che fu me ffo il e h risto deporto dinanzi,&
l'aifunzione dalla banda del coro . Et qu erte oggi per
metteruiil tabernacolo del Sacramento fono fiate l'u-
ZZ iii
fl° PARTE, ir.
na& l'altra leuateuia ,& per la chiefà trelTe in lucerti
altari è rimafto in quell'opera folamentt fèi quadrilo
ne fono alcuni Sati dipinti da Pietro in certe nicchie.
Dicefi che quado detta opera fi fcoperGpoi fu datut
ti inuoui artefici affai biafìnata . Erafì Pietro feruito
di quelle figure,ch' altre volte era vfàte mettere in o-
pera,doue tentandolo gli amici fuoi diceuano,che afl
faticato non s'era3& che aueua tralafcia:o il buon mo-
do deli'operare,& per auarizia,& per n?n perder tem
pò era incorfb in tale errore. A 1 quali P etto rifponde
ua5io ho meffo in opera le figure altre \olte lodate da
loro3& fongli infinitamete piacciute:fèora gli difpiac
ciono , & non le lodano,che ne poffo io ì Ma coloro
afpramente con fònetti & publiche vilanie lo faetta-
uano . Onde egli già vecchio partitoti ca Fiorenza &
tornatofi a Perugia condulfe alcuni lauori a frefeo nel
Cambio di quellacittà , & comincio vr' lauoro a fre-
feo pure di non poca importanza a Cafìello della Pie-
ue.Soleua Pietro,fi come quello che di nefiuno fi fida
ua,mentre andaua Se veniua da Cafìello della Pieue a
Perugia,portare di molti danari addoffe , anzi quanti
n'aueua^ per il che alcuni afperttatolo le rubbarono ;
Se raccomandandofì molto gli lafciarono la vita per
Dio. La onde egli operando mezi, crupuren'aueua
affai ,in fine della liberazione gran pare ne riebbe',
ma fu per dolore vicino a morirli . Era Pietro perfòna
di affai poca religione , & non fi gli puctè giamai far
credere l'immortaliti deH'anima,anzi coi parole acco
modate al fuo ceruello di porfido,ofìinacifsimamente
recufaua ogni buona via. Aueua ogni fla fperanza ne
beni della fortuna, & per danari arebbe fitto ogni mal
contratto.Guadagnò infinite ricchezze^ in Fioren-
zamurò Si. comprò cafe y Se in Perugia & a Cafìello
PIETRO PER VG INO. tfi
della Pieuc fimilmente acquiftò molti beni ftabili. Tol
fé per moglie, vna donna bellissima, & ebbene figliuo
li;& dillcttofsi molto,ch' ella portafle leggiadre accori
dature in cala & fuori. Et venuto in vecchiezza d an-
ni lxxviii. di vn mal di febbre continua finì la vi-
ta fua nel Calìello della Pieue, & da fuoi parenti & fi-
gliuoli con pompa & pianti infiniti onoratamente fu
fcpoltol'anno mdxxiiii. Ne dipoi e mancato chi
gli abbia fatto quefto epitaffio .
Gratta fi qua fuitpìctttrtjfi qua uenujìat;
Si uiuax^irdens3conJpicuufque color :
Omnia fub Petri(fuit he Perujìnm ~4ppelles)
Duina referunt emicuijfe manti .
Perpulchre htc pinxitjniraque ebur artepoliuit ,.
Orbk qm totus uidit & obftupuit..
Fece molti maeftri di quella manierala vno fra tutti
eccede , che datofi a più onorati ftudi di gra lunga vin
fé il maeftro , & fu quefto il miracolofo Raffaello San-
zio da Vrbino3ilquale molti anni lauorò con Pietro in
compagnia di Giouanni de Santi fuo padrejil pintv
B. i e e h i o pittor Perugino , che Tempre tenne lama-
nieradiPietrojROCCo zoppo Fioretino;il mon
TE VARCHIpÌttOie;BACCIO VBERTINI&ilfilO
fratello Fiorentini: cerino pjst ole s e pittore:
& Niccolo^ soggi Fiorentino3ilquale in Roma
lauorò il quadro di Santa Pra (Tedia ; & a Prato fece la
tanola della Madonna delle Carceri3& fi mifè ad abita
tare in Arezzo :dou e fece vna ftoria nella Madonna
delle Lagrime vicino a vna volta della minor tribuna,
& nel medefimo luogo lauorò vna tauola della Nati-
uità ,& altre opere infinite in quella città & altroue..
55*
PARTE IT.
Attefe continouatnente alla profpettiua ; & in quella
città vifle & mori . Lafcio Pietro ereditaria la pit-
tura d'una maniera vaga & onorata di colori cofi nel
fre{co,come all'olio :& durò tal cofa per Italia a imi-
tarli fino che venne 'la maniera di Michele Agno-
lo Buon arr oti . Et molilo a gli artefici 5 che chi
lauora continuo, & non a ghiribizzi;
lafcia opere^nomejfacultà,
& amici .
IL FINE DELLA
li. PARTE.
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